Vacanze in Giamaica – Parte Due: quanto è buona la passera della cognata (Ingrid 2)

  • Scritto da Lizbeth il 07/05/2024 - 16:28
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Mi chiamo Ingrid Lindström e sono la madre di Lizzy. Ho scoperto questo sito grazie a lei, che a quanto pare ha un'ottima fantasia. Leggendo alcune storie, ho pensato che, essendo in pensione, potrei raccontare un po' delle esperienze che ho vissuto dopo il divorzio. Così eccomi qui, pronta a immergermi nei ricordi, sperando di trovare qualcosa di interessante.
Prima di tutto, so che è importante descrivermi fisicamente, anche se le storie che racconterò spazieranno su un arco di 20 anni, durante i quali il mio corpo è cambiato continuamente. Sicuramente non sono più bella come un tempo, né tanto affascinante quanto mia figlia, sulla quale vi siete concentrati ultimamente. Nonostante ciò, non mi reputo ancora da buttare, e penso che la mia eleganza compensi la bellezza persa. Il mio viso è segnato dall'esperienza, e le rughe lo rendono seducente. I miei capelli biondi, con un po' di aiuto, riflettono ancora la luce del giorno. Gli occhi azzurri, a quanto pare penetranti, non trasmettono certo dolcezza. Nonostante l'età, cerco di mantenere la forma, con delle curve generose e un seno rigoglioso. Non so cos'altro dire, ma fornirò ulteriori dettagli nelle mie storie

Potrei condividere molte altre avventure accattivanti accadute al Jewel Paradise Cove, ma non desidero risultare ripetitiva. Quindi, forse è meglio raccontare direttamente ciò che è avvenuto durante l'ultima notte trascorsa in albergo. È stata una delle mie prime, o forse dovrei dire ennesime prime volte. Anche se, per essere sincera, questa affermazione non è del tutto precisa. Ma cominciamo dall'inizio.

Come ho descritto nel racconto precedente, sono giunta in quel paradiso grazie alla mia giovane cognata Sabrina. Lei aveva pensato, con ragione, che dopo il divorzio avessi bisogno sia di distrazione che di godermi il sesso senza complicazioni, che praticamente sono la stessa cosa. Mai avrei immaginato di trascorrere una serata come quella del 23 luglio 2003.
Avevo già un affetto sincero per mia cognata, ma durante quella vacanza ho iniziato ad apprezzarla ancora di più. Nonostante le nostra grande differenza di età, mi piaceva la sua simpatia, la sua voglia di vivere e, ammetto, anche il suo fisico che avevo avuto modo di ammirare più volte quando era nuda. Spesso ho pensato di provare esperienze lesbiche con lei, ma ero un po' arrugginita in materia, considerando che l'ultima volta l'avevo fatto da ragazzina e non mi era piaciuto molto.

Quindi, con molto dispiacere, giunse l'ultima notte di vacanza e, dato che avevamo l'aereo prenotato per le otto di mattina, decidemmo di rimanere nel bungalow a riposarci. Peccato che questa premessa fu smentita dopo cena. Era agitata sin dalla mattina. Nei giorni precedenti l'avevo vista poco, poiché aveva una relazione con uno del posto. Neppure io non riuscivo a rilassarmi del tutto; forse era il pensiero di lasciare quel paradiso che ci tormentava.

Torniamo a noi. Quella sera rimanemmo nel bungalow e mangiammo una semplice pizza, ma è stato un errore: non comprate mai una pizza in Giamaica. Ci sdraiammo sul divano, con lei sopra di me, come faceva da piccola, e parlammo per un po'. Dopo qualche minuto, infilò una mano dietro il divano e ne estrasse una busta trasparente: era marijuana, un piccolo regalo di fine viaggio.

Pensai: perché no? Estrasse una piccola quantità, usò una cartina per rollarla e l'accese. Il gusto era molto buono e iniziammo a rilassarci. Sarà stato l'effetto dello spinello, ma lei mi baciò sulla guancia e mi accarezzò il seno destro con delicatezza, dicendomi una cosa romantica: "Sono contenta di essere venuta con te e sono pure contenta che tu abbia lasciato mio fratello." Ok, forse non era la cosa più appropriata da dire. La sua bocca si avvicinò rapidamente alla mia e aggiunse: "Quello che abbiamo fatto l'altra sera è stato stupefacente", riferendosi al sesso con i due gigolò di colore.

"Dai, piccola, sei drogata, non fare cavolate", ero agitata. Lei mi baciò. All'inizio cercai di respingerla; lo so, ci eravamo già baciate qualche sera prima, anzi avevamo fatto altro, ma ora la mia mente ragionava di più, anche se pian piano l'erba stava facendo effetto. Lei non si arrese. Mi baciò ancora e, grazie a un attimo di distrazione, mi infilò la lingua in bocca, agitandola dentro di essa. Sbarrai gli occhi.

Ora posso confessare che la situazione iniziava a piacermi, anche se l'unica cosa che mi bloccava era il fatto che fosse mia cognata, o meglio, la mia ex cognata. Il caldo intenso ci aveva spinte entrambe a indossare i bikini; il mio era nero, il suo bianco. Il mio reggiseno scomparve in un attimo e lei mi leccò il capezzolo sinistro. Cercai di respingerla, ma era determinata - "Dai, cara cognatina, lasciati andare come l'altra sera" - non so se furono quelle parole o la sua determinazione a farmi sciogliere, ma finii per accarezzarle i capelli a caschetto.

Sentii la sua lingua scorrere sui miei addominali scolpiti; sono sempre stata in forma. Mi baciò l'ombelico. Sapevo bene qual era la sua meta finale e la lasciai fare. La raggiunse e mi disse: "Era ora. Ti sognavo da quando avevo 16 anni, eri la mia dea." Appena pronunciò quelle parole, abbassò le mutandine e mi infilò la lingua nella mia passera. Un brivido mi percorse lungo la schiena. Fu l'inizio di tutto, di quella sera e della nostra relazione segreta.

Dalle sue abilità, intuii che non era certo la prima volta. Attrasse il mio clitoride tra le sue labbra, lo succhiò, lo mordicchiò e poi lo tirò allungandolo di cinque centimetri. Ero eccitata e anche se avessi voluto, non sarei stata in grado di tornare indietro; il punto di non ritorno era stato superato.

Come il reggiseno, anche le mutandine volarono via, rivelando la mia passera pelosa. Continuava a baciarmi tra le gambe, ogni tanto mi ammirava sorridendo. Io non potevo fare altro che accarezzarmi il seno e mordermi la lingua con i denti. Mi spinse due dita nel culo e per poco non mi morsi il mio organo gustativo.

Tornò a baciarmi gli addominali, mi leccò l'ombelico. Il suo seno strusciava contro il mio sesso, e lei se ne accorse. Strinse il seno con le sue mani, lo appoggiò alla mia passera e con lenti movimenti lo fece scorrere contro di essa. Era una sensazione piacevole. Le sue tettone si umidificarono subito dei miei umori. Mi sentivo in un'altra dimensione, o forse preferivo pensare che non fossi io, che non fosse la mia cognata e che non fossimo due donne.

Poi smise, si alzò in piedi sul divano, si tolse le mutandine e si masturbò sopra la mia testa. Anche io feci lo stesso. Era uno spettacolo irresistibile. Le cose si fecero più intense. La sua passera si stampò contro la mia bocca e in quel momento cambiò atteggiamento - "Leccami, troia."

Obbedii, stringendo il suo divino sedere e spalmando la mia lingua sulla sua vagina. Non era la prima volta per me, ma dopo 25 anni era come se lo fosse. Cercai di introdurmi dentro di lei con la punta. Sabrina muoveva il bacino come se volesse farmi perdere il controllo. Per non farmi mancare nulla, mentre la leccavo, mi massaggiavo velocemente il clitoride, ormai bollente.

Mia cognatina è sempre stata un peperino; sin da ragazza non riusciva a stare ferma, e a quanto pare, neppure nel fare sesso. Era passato solo un minuto da quando avevo iniziato a leccarla, che si girò di colpo mostrandomi il sedere. Ovviamente lo baciai e, dato che c'ero, le penetrai l'ano con la mia lingua. Le mie papille gustative sentirono ogni sapore possibile, ma non importava. Ora volevo fare felice la mia piccola cucciola.

Come un serpente si mosse sinuosa lungo il mio corpo, si leccò due dita e me le infilò nella vagina. Credo che in quel momento fossi molto vicina a raggiungere l'orgasmo. Anche io non rimasi ferma e praticai un dolcissimo rimming al suo giovane ano e, visto che volevo esagerare, infilai tre dita nella sua passera. Si accorse e inclinò la schiena godendosi il momento. Le nostre dita e le nostre lingue lavorarono in simultanea. Ormai la sfida era chi facesse raggiungere l'orgasmo per prima.

Qualcosa mi disse che avrei perso. Ancora una volta si mosse. Si sedette sulle mie gambe, mi baciò dolcemente e con un sorriso mi chiese - “Facciamo una bella sforbiciata” - le risposi che non sapevo di cosa parlasse. Non perse tempo, leccandomi il seno infilò la mano tra le mie gambe e me l'accarezzò per pochi secondi. Con un brusco movimento mi aprì le gambe. Intersecò le sue gambe con le mie e, guardandomi sempre negli occhi, posizionò la sua giovane passera sulla mia più matura e iniziò a spingere. Per me fu una novità assoluta.

Sentivo il nostro piacere sfregarsi uno contro l'altro, le sue mani accarezzavano il mio corpo. Il suo ritmo aumentò dandomi dei colpi secchi come se avesse un pene. La insultai, mi eccitai. Il mio respiro andò in affanno.

“Troietta, fottimi ti prego” - “Sei la mia puttanella in calore” - “Mi sto scopando la sorella di mio marito”.

Queste furono alcune frasi che mi uscirono dalla bocca. Ormai avevo perso il controllo assoluto e in quel momento, tutto quello che avevo dentro di me, uscì dalla mia passera e invase le gambe di Sabrina, ma non si fermò. Anzi era come se non si fosse accorta di nulla, si inchinò verso di me e spinse più forte, poi ancora più forte. Tornai ad eccitarmi. Le afferrai il sedere, la spinsi verso di me, ci baciammo. Di questo passo era più prevedibile che venissi io una seconda volta che lei raggiungesse un orgasmo. Le palpai le tette. Le strinsi, erano sode e morbide nello stesso momento. Ne fui invidiosa.

“Sei la mia dea” - queste furono le sue ultime parole prima che le si bloccasse il respiro e crollasse accanto a me esausta.

Quella fu la nostra prima volta e, come avete pensato, ne sono sicura, non fu neppure l'ultima. Del resto, decidemmo che lei si trasferisse da me, appena tornate a Milano. Tra l'altro mi promise di farmi provare bellissimi giochini.

Ora questo è stato il mio viaggio in Giamaica, un aperitivo della mia vita da divorziata. Non so quando e come continuerò i miei racconti. Restate sintonizzati.

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