Era il sedici di ottobre 2019 quando ritornai dalle ferie estive, durate due settimane, in una delle città più belle che abbia mai visitato: Amsterdam.
Amsterdam era bellissima. Piena di vita di gente cordiale e di posti da vedere. Avevo visto i suoi musei la sua storia. Avevo immortalato la sua arte e la sua gente. E le foto che avevo fatto erano infinite.
Avevo visto anche la sua parte più nascosta, tra la Red Light District che era però ormai diventata uno specchietto per le allodole per i turisti, e i vari bordelli che erano disseminati per la città. Avevo visto anche i cosiddetti Privhuis o FKK (Freikörperkultur o “cultura del corpo libero”) che erano molto simili ai bordelli ma molto più raffinati. E mi ero perso in questo mondo.
Certo avevo incontrato anche qualche ragazza in giro per la città con cui avevo avuto notti di fuoco ma non mi bastava mai.
Non mi bastava visto che fino all'ultimo giorno ero rimasto a scopare per tutta la notte in albergo dopo che avevo conosciuto una ragazza in uno Swinger Club.
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Ci volevano ancora due ore prima che la sveglia suonasse e nonostante la stanchezza, il sonno non accennava a prendere il sopravvento. Certo come poteva, visto che la ragazza che in quel momento dormiva accanto a me era nuda e ad ogni respiro che faceva il suo petto si alzava e si abbassava sensualmente.
L'avevo conosciuta la sera prima quando in un raptus avevo deciso di andare al Sameplace, uno Swinger - Adult Club.
Il posto non era granché e la maggior parte dei clienti che c'erano quella sera erano tutte persone mature e non era quello che cercavo. Poi mentre stavo ormai per andare via l'avevo notata, una ragazza dai capelli rossi, ricci, che entrava lentamente nel locale con passo sensuale e sculettando da una parte all'altra mentre i suoi occhi da cerbiatta scrutavano in giro, come una cacciatrice in cerca della sua preda.
Ed io non avevo resistito. Mi ero letteralmente perso nei suoi occhi.
Quando lei poi aveva posato i suoi occhi nei miei, automaticamente avevo alzato la bottiglia di cocacola che avevo preso al bar (si sono astemio) e lei, a quel gesto aveva sorriso, senza però dimostrare alcuna intenzione a raggiungermi. Semplicemente si era diretta al bar. Si era seduta ed aveva ordinato da bere.
Neanche cinque minuti dopo l'avevo raggiunta e mentre lei con calma beveva mi ero seduto accanto a lei.
-Hi, I have noticed you since you entered and I could not fail to come and say hello. Pleased to meet you, I'm Marco.
Le avevo detto mentre lei sorrideva.
-Is it the first time you've come to a place like this?
Mi aveva domandato mentre finalmente si voltava e con calma allungava una sua mano sulla mia coscia e lentamente risaliva sul bozzo che si stava formando in mezzo alle mie gambe.
A quel tocco semplicemente non avevo resistito e mi ero allungato verso di lei mentre la guardavo e poi annullando ogni distanza che si era creato tra di noi e l'avevo baciata.
Lei a questo punto si era alzata mi aveva preso per mano e ci eravamo diretti verso una delle stanze che il locale aveva. Neanche il tempo di aver aperto la porta ed essere entrati dentro che eravamo letteralmente avvinghiati mentre ci spogliavamo in fretta ed in furia. Una volta nuda mi ero staccato da lei e l'avevo contemplata.
Era una bella ragazza, alta circa un metro e settanta, una terza di seno con due capezzoli rosei e duri, due gambe affusolate su cui spiccava il suo lato B e una figa completamente rasata se non fosse per un piccolo triangolino di ciuffi rossi come i suoi capelli.
A quella vista non ero riuscito a resistere e senza troppi preamboli mi ero inginocchiato vicino a lei e portando il viso vicino alla sua passera avevo aperto la bocca e poi avevo tirato fuori la lingua mentre lei sollevava la sua gamba sinistra e la faceva passare sopra la mia spalla. In quella posizione avevo dato il via alle danze.
La leccavo come se fosse la prima figa che assaggiavo in vita mia, come se fosse la cosa più prelibata che mi fosse capitato sotto mano o, in quel caso, in bocca.
Partivo dal suo fiorellino anale e poi lentamente risalivo su fino ad arrivare al suo grilletto che era ancora coperto. Man mano però la figa si era aperta e quando il suo clitoride era spuntato fuori avevo iniziato a succhiare, mordere e sputare sul bottoncino e ad ogni succhiata, ad ogni morso e ad ogni sputo lei mugolava come una gatta in calore.
Non sapevo quanto tempo era passato so solo che lei con un "-I'm cumming... I'm cumming" era letteralmente venuta mentre con le mani mi teneva il viso attaccato alla sua passera, intrecciando le sue dita tra i miei capelli, e mi inondava il viso, ansimando pesantemente ed accasciandosi, per quello che riusciva, su di me.
A quel punto volevo solo possederla, ma il club non era il posto dove volevo farlo.
-What do you think if we go to my hotel room? We can continue in total tranquility and without anyone coming to disturb us.
Le avevo detto, con la bocca impiastricciata, mentre con calma lei toglieva la gamba dalla mia spalla e io mi rialzavo.
Lei semplicemente mi aveva preso il viso di nuovo tra le sue mani e mi aveva baciato.
-Sure, why not. I'm going to change and see you at the entrance to the club.
Mi aveva risposto anche se pensavo che mi scaricasse. Eppure dopo che mi sono rivestito, sono andato ad aspettarla fuori dal locale e, neanche dieci minuti dopo, era arrivata lei.
-Sorry I'm late. Come on, let's go get the car that's on this way. You'll just have to give me directions to your hotel.
Poi si era avvicinata a me ed io l'avevo presa sottobraccio. In queste condizioni avevamo raggiunto l'auto distante una decina di metri dal club, dalla parte opposta al canale navigabile.
Era una Mini color nero e le rifiniture in verde posteggiata tra una Smart e quello che sembrava essere una Fiat Cinquecento, topolino, del 1930.
-Come on, otherwise it turns out that I literally jump on you and end up raping you here on the street.
A questa sua affermazione, le avevo sorriso.
-For me there is no problem, although most likely that family could call the police and put us both in jail.
Le avevo risposto mentre guardavo una famiglia passarci vicino.
Eravamo quasi arrivati e dopo un ultima svolta avevo scorso l'albergo in fondo alla strada e di conseguenza le avevo detto di posteggiare. Una volta fatto ci eravamo diretti verso l'hotel e la reception.
-My room keys please.
Avevo domandato al receptionist che me le aveva date e con un "-Good evening sir" da parte sua ed un mio "-Thankyou", eravamo saliti in camera.
Una volta entrati mi aveva chiesto se poteva andare in bagno e ad una mia risposta affermativa, si era tolta la giacca e con calma era entrata nella toilette. O meglio ci voleva entrare visto che poi si era fermata sulla porta e mi aveva guardato.
-You're not coming?
E così entrai assieme a lei non prima di essermi completamente denudato.
Come potevo non dirle di no visto che una volta sotto la doccia avevamo iniziato a stuzzicarci con lei che, quando avevo il belino ormai in tiro, lo aveva preso in bocca, iniziando a massaggiare il glande con le labbra e la lingua mentre saldamente mi teneva con una mano i fianchi e mi torturava le palle.
-You are soo good... soo... fucking... good.
Le avevo detto mentre con un colpo solo lei si era ingoiata il cazzo fino alla base.
Ero in estasi, con l'acqua della doccia che mi massaggiava la testa ed il corpo e con una rossa che mi faceva toccare le vette più alte con il solo uso della sua bocca. Ed infine con un rantolo ed un lamento come di un animale ero venuto pure io, tenendo saldamente la testa della ragazza che per tutta risposta mi teneva le natiche da una parte e dall'altra aveva infilato un dito su per il mio culo. Voleva solo e soltanto la mia sborra ed io glielo avevo dato tutto.
Quando ero ormai finito di venire, lei si era staccata, mentre guardandomi negli occhi, aveva deciso di aprire la bocca e mostrarmi quanto ero venuto. Poi aveva richiuso la bocca ed aveva ingoiato tutto ed infine aveva semplicemente commentato "-Delicious.". Poi eravamo usciti dal bagno.
Un'asciugamano in testa ed una sigaretta elettronica in bocca, seduta sul letto e con le gambe aperte mentre parlavamo di tutto e di più, eppure si vedeva che si stava eccitando. Semplicemente senza dirle niente mi ero per la seconda volta disteso tra le sue gambe, l'avevo presa per le natiche e l'avevo avvicinata a me portando la sua figa alla mia bocca ed iniziando a leccarla. Quando stava per venire però mi ero semplicemente fermato, mi ero sollevato e poi mi ero disteso sopra di lei, con il cazzo durissimo che lo avevo appoggiato sulla passera ormai fradicia. Con un veloce bacio in bocca ed una spinta poderosa del mio bacino ero entrato mentre lei aveva cacciato un urlo e mi aveva affondato i suoi denti sulla mia spalla.
Entravo ed uscivo da lei alternando spinte forti, possenti e veloci a spinte leggere come a volerla torturare. Ad ogni spinta talvolta le davo degli schiaffi sui seni o sul sedere, non forti beninteso, ma quel tanto che le procurava non solo elettricità per tutto il corpo ma che le facevano rimanere anche le manate rosse sulla sua pelle bianca.
-Choke me!
Mi aveva detto ad un certo punto mentre era piegata a novanta con la faccia incollata alla testiera del letto.
-Choke me! Please!
Ed io avevo fatto quello che lei mi aveva chiesto. Eppure per lei non sembrava abbastanza visto che con voce soffocata mi aveva chiesto ancora una volta:
-Choke me hard please! Choke me hard!
Di nuovo eseguii quanto mi aveva chiesto e apparentemente a questa sua richiesta e alla mia esecuzione lei si era letteralmente bagnata e con un rantolo ed un "-I'm cumming!!" era venuta mentre io le assestavo gli ultimi colpi di bacino, sempre più veloce e sempre più forte finché, con un guizzo di lucidità, non avevo estratto il cazzo da lei e con un due su e giù sulla mia asta, eseguito con la mia mano, le avevo riversato tutta la sborra che avevo nelle palle, sul suo culo e la sua schiena.
Stanchi poi ci eravamo accasciati uno sopra l'altro, mentre dolcemente la baciavo. Con calma mi ero tolto da lei e mi ero posiziono al suo fianco mentre le prendevo la mano e la posizionavo di nuovo sul mio cazzo e poi le tastavo il seno.
-Do you want a seconda round?
Mi aveva chiesto eppure non le avevo risposto. Semplicemente volevo rilassarmi e sentire il suo seno e la sua mano sul mo cazzo mi aveva letteralmente rilassato. Eppure lo volevo fare ancora ed ancora. Ma era tardi e il giorno dopo mi sarei dovuto svegliare presto. E visto che era tardi le avevo detto:
-I thought... Since it's so late... You could sleep here with me tonight... Also because I have to get up early tomorrow, since I have to catch a flight and we could leave the room together. Moreover, for the hoteliers of this hotel there are no problems.
Lei mi aveva sorriso si era distesa e una volta scesa con la testa all'altezza del mio cazzo lo aveva imboccato.
-Okay, there are no problems for me too. I just wanna fuck one more time if that's okay with you and if you're not tired...
Mi aveva risposto tra una ciucciata e l'altra ed io semplicemente non ero riuscito a dirle di no.
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Il giorno dopo mi ero svegliato stanco, avevo guardato la dea che mi stava accanto le avevo dato un bacio come se la conoscessi da una vita, con il rischio di svegliarla, mi ero alzato e mi ero infilato sotto la doccia.
A fine doccia uscito dal bagno avevo iniziato a prepararmi per la partenza e visto che non avevo ancora preparato la valigia avevo impiegato più tempo a riordinare tutto quello che avevo, mentre la ninfa si preparava a sua volta.
Una volta pronti per uscire mi aveva preso sotto braccio, ed insieme avevamo lasciato la stanza e l'albergo.
Una volta in strada mi aveva dato un ultimo bacio, aveva preso un pezzo di carta ed una penna dalla sua borsa e aveva scarabbocchiati un numero. Poi lo aveva messo nella mia mano.
-Call me if you came back to Amsterdam.
Mi aveva detto baciandomi sulla guancia e sparendo poi tra le strade affollate della città.
Di sicuro ci sarei ritornato. Non solo per lei ma per tutto quello che Amsterdam poteva ancora offrire.
Avevo infine chiamato un'uber e mi ero diretto in stazione per il mio viaggio di ritorno verso l'Italia.
Il viaggio era durato circa cinque ore tra treni, taxi ed aereo e più il tempo passava più diventavo impaziente e nervoso.
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Tornato a casa il pensiero indelebile delle notti che avevo passato in buona compagnia non era svanito per niente e nonostante cercassi di mantenere un certo contegno non riuscivo a rimanere calmo. Volevo assolutamente scopare ancora, ancora e ancora visto il ricordo vivido dell'ultima notte che avevo ancora nella mente.
Così ero teso, come una corda di violino.
Due giorni dopo al mio arrivo a Trieste avevo così deciso di uscire a prendere un po' d'aria fresca per cercare di calmare i bollenti spiriti e magari passare per il parrucchiere visto che avevo finito lo shampoo, ma di sicuro non potevo immaginare il drastico cambiamento degli eventi che si sarebbero susseguiti di lì a poco.
Così quella mattina del diciotto di agosto mi ero preparato in velocità e poi una volta salutato i miei ero uscito dicendo loro che sarei tornato per il pranzo e che magari sarei passato per il salone del parrucchiere.
Una volta uscito ero andato verso il centro commerciale per prendere un paio di jeans e una camicia, di quelle eleganti, e poi una volta pagato mi ero diretto verso il salone.
Era ormai da dieci anni che andavo da lui. Dieci anni visto che avevamo cambiato casa nel 2009 e quindi molte erano le cose che avevamo dovuto cambiare.
Insomma, quel giorno ero entrato dentro al suo salone solo per lo shampoo ma quando entrai Stefano, dopo avermi scrutato chiese:
-Sicuro che vuoi solo lo shampoo? Dovresti accorciarti i capelli visto che sono assai lunghi. Cosa ne dici?
Mi ero così specchiato e diamine se avevo bisogno di un taglio.
Avevo così deciso che magari una spuntatina non sarebbe stata una cattiva idea.
Presi di conseguenza un appuntamento.
Me lo diede per lo stesso giorno per le tredici in punto.
Guardai l'orologio e vidi che ci volevano ancora due ore di tempo.
Decisi così di ritornare a casa per mettere fuori dalle borse i jeans e la camicia e magari metterli anche a lavarli.
Così feci.
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Alle tredici in punto arrivai in salone.
Non c'era nessuno a quell'ora come constatai una volta entrato.
-Ciao Stefano.
Salutai.
-Come stai tutto bene?
Lui per tutta risposta mi sorrise e mi fece accomodare.
-Tutto bene Marco. Un po' stanco ma bene.
-A chi lo dici! Sono appena tornato da Amsterdam e sono distrutto! Ho dormito poco e camminato tanto.
-Amsterdam eh?! Bella città. Così sei andato anche al distretto a luci rosse o ti sei limitato ad andare per i musei e canali?
E poi aveva riso. Una risata infantile e giocosa allo stesso tempo.
Io d'altra parte ero rimasto a bocca aperta e con gli occhi sgranati.
-Ero giovane anch'io sai? Anzi ti dico che fino a sei mesi fa ero alquanto... scatenato. Se si può dire così.
-Insomma... prima di avere la ragazza.
-Già.
Aveva risposto lui rimanendo però un po' vago.
Nel frattempo mi aveva fatto sedere sul lavatesta e mi aveva lavato i capelli, me li aveva avvolti in un asciugamano pulito e mi aveva fatto accomodare su una sedia di fronte a degli specchi.
-Allora... come li tagliamo i capelli questa volta?
Aveva chiesto mentre mi metteva una mantella nera attorno al collo.
Per tutta risposta avevo preso lo smartphone e una volta acceso avevo aperto la galleria immagini e avevo poi selezionato una foto. Lo avevo poi mostrato ad Stefano.
-Se riesci a farmi un taglio come questo sarebbe fantastico.
-Ci proverò Marco. Anche se i tuoi capelli sono differenti rispetto a quello del modello. Oltretutto sei abbastanza stempiato quindi non li accorcerò molto.
Detto questo aveva iniziato a tagliare.
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-Allora in che modo eri scatenato?
Avevo chiesto mentre sorridevo e lo guardavo arrossire.
-Diciamo che sono andato in diversi posti. Prima però volevo sapere cosa hai fatto tu ad Amsterdam.
-Sono stato un po' in giro...
-Andiamo mi serve qualcosa di più che un semplice "sono stato in giro". Sputa il rospo!
-Oh va bene!
Avevo poi preso il coraggio a due mani e avevo raccontato tutto quello che avevo fatto. Gli avevo raccontato di come ero rimasto deluso dalla Red Light District e di come avevo scoperto dei bordelli. Gli avevo raccontato dei Swinger Club e poi gli avevo raccontato di alcuni bordelli in cui ero stato ma che non assomigliavano per nulla a dei bordelli. Erano più raffinati, più alla moda.
-Magari era un FKK.
Aveva detto lui una volta che avevo finito il mio racconto.
-Un che?
Avevo domandato perplesso.
-Un FKK. Ovvero una SPA per adulti. Sai con sauna, piscina, buffet e alcolici inclusi... oh scusa mi dimenticavo che tu sei astemio... e tante ragazze.
-In effetti era qualcosa di simile a quello che hai descritto... anche se il nome che hanno dato loro era più simile a "Privhuis". Parecchio elegante come luogo. Immerso nel verde e situato in mezzo a ville di lusso. Aveva anche una piscina interna e saune. Per non parlare delle tante stanze.
-Privhuis o FKK sono la stessa cosa anche se sono nati in Germania e poi si sono allargati in giro per l'Europa. In Austria addirittura c'è n’è uno.
-E scommetto che tu lo sai perché ci sei già stato.
-A dir la verità... sì.
-E...?
-E... cosa?
-Andiamo non mi puoi tenermi sulle spine.
-Va bene, va bene. Sono stato con alcuni amici in... una... SPA se si può chiamarla così anche se in realtà era un FKK. A Villaco. O meglio più precisamente ad Arnoldstein. A circa due ore di auto da quì. Certo l'entrata costa, come anche le ragazze, ma vale la pena. Addirittura hanno un albergo con ingresso alla SPA stessa.
Aveva concluso mentre rimanevo esterrefatto dalla notizia.
Lo avevo così fermato nel suo lavoro. Mi ero girato verso di lui e con un sorriso a trentadue denti, guardandolo dritto negli occhi avevo domandato:
-Come si chiama il posto?
Lui per tutta risposta aveva solo detto un nome e poi aveva sorriso.
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-Ho finito. Che te ne pare?
Già a forza di parlare lui aveva finito di tagliarmi i capelli e contemplava la sua opera.
-Forse un po’ di gel non starebbe male.
Risposi mentre mi guardavo nello specchio ammirando quello che era riuscito a fare partendo solo da una foto trovata in rete.
Lui aveva solo accennato un sì con la testa e poi aveva preso il gel, lo aveva messo sul palmo della mano come una piccola noce e sopra aveva aggiunto un po’ d’acqua con un piccolo spruzzino. Una volta fatto aveva spalmato la noce di gel sulle mani e poi lo aveva applicato uniformemente sui capelli.
-Ecco fatto.
Aveva detto una volta finito l’opera.
-Sai che ci penserò su?
Gli avevo detto mentre lo stavo pagando.
-Anche se non so come arrivarci visto che non ho ancora l’auto e sono ormai anni che non guido visto che utilizzo soltanto i mezzi di trasporto pubblico.
Avevo continuato.
-Comunque grazie mille per la dritta. Ci vediamo per il prossimo taglio Stefano e grazie mille ancora.
-Figurati.
Mi aveva risposto mentre uscivo dal salone e mi avviavo verso casa.
Benvenuti in questo nuovo racconto. La storia appena raccontata è una storia reale anche se un po'romanzata. Secondo voi che cosa è reale e che cosa è romanzata? Non vedo l'ora di saperlo nei vostri commenti. Vi auguro una buona lettura e una buona giornata.
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