A chi tocca non s’ingrugna
Ormai vicino ai sessanta, Mirko, un imprenditore di grande coraggio che era riuscito nel tempo a costruire un solido impero con le attività da lui controllate, sentì anche il bisogno di rinnovare un poco le emozioni sessuali che negli anni passati lo avevano visto grande protagonista e che, nei decenni recenti, specialmente l’ultimo, aveva visto frenate e limitate a quel poco che il ruolo e la ricchezza gli potevano consentire.
Stanco di escort più o meno credibili che gli poteva fornire facilmente un’agenzia, di cui era peraltro anche socio, cercava altri territori dove esprimere la sua capacità di inventare situazioni intriganti e stimolanti; in maniera del tutto imprevista, gli balzò agli occhi un sito per incontri mentre si trastullava sul computer di casa; nella curiosità di capire cosa si sviluppasse all’interno, capitò in una chat erotica dove incontrò personaggi che lo colpirono per la fantasia con cui si proponevano.
Effettuò l’accesso, registrandosi, senza nessuna fantasia, come Mirko60 e si avventurò sia nella chat dei colloqui pubblici che nelle sale riservate; per qualche mese si dilettò a parlare con donne assai interessanti; facendo la cresta sulle dichiarazioni, specialmente quando puzzavano apertamente di fandonie inventate per attirare l’attenzione, selezionò alcuni personaggi che gli suonavano decisamente intriganti.
In particolare, legò con due ragazze sui trent’anni, la metà dei suoi, che si dichiaravano assolutamente aperte e disponibili anche nei confronti di maschi ‘maturi’ come lui che ne aveva dichiarati cinquanta; un’altra lo affascinava perché, quarantenne, sembrava essere disposta ad ogni esperienza; con quelle tre avviò anche un dialogo più intimo che in qualche caso arrivò alla masturbazione in diretta e all’orgasmo contemporaneo, sempre per via telematica; i volti rimasero sempre coperti.
Ormai erano la sua droga personale e quattro giorni a settimana si nascondeva da sua moglie con il tablet e avviava lunghe e deliziose divagazioni con una delle tre preferite; in alcuni momenti di stasi provò a saggiare un colloquio con una Biancanove65; capì presto che il numero in coda al nickname era l’anno di nascita, di una decina di anni inferiore a quello dichiarato; ci chattò spesso, ma ebbe la sensazione di essere preso in giro e la tenne di riserva, perché comunque lo intrigava.
Quando il sito lanciò la proposta di una ‘serata al buio’ in un locale di una cittadina vicina, aderì immediatamente alla proposta delle sue interlocutrici privilegiate, che decisero di partecipare tutti insieme; era l’occasione per verificare in concreto la corrispondenza tra le dichiarazioni e la realtà; attese con ansia che arrivasse la data fissata e si preoccupò di trovare i capi d’abbigliamento per aderire al personaggio.
Per mantenere, allo stesso tempo, una certa irriconoscibilità, adottarono una maschera che copriva la testa e il viso scendendo fino al naso e lasciando quindi libera la bocca; la proposta era stata lanciata da una delle trentenni ma divenne in pratica la ‘divisa’ per il loro gruppo; la festa era stata denominata ‘A chi tocca non s’ingrugna’ ricavando l’espressione dalla parlata romanesca.
In sostanza, si suggeriva che, una volta accettata la proposta della partecipazione, nessuno se la potesse prendere anche se si fosse trovato davanti a sorprese come una moglie o un marito in incognito; Mirko considerava questa ipotesi lontana anni luce da se, perché non gli riusciva nemmeno di immaginare per lontana possibilità vedere l’autorevole e integerrimo avvocato che era sua moglie Lina, cinquantacinquenne assai conosciuta e apprezzata nel Tribunale del territorio, giocare con una chat erotica e partecipare ad una serata di sesso libero.
Il venerdì precedente il sabato fissato, uscì dall’ufficio e prese una macchina noleggiata per una settimana da una sua azienda per particolari necessità; evitò di andare con la sua, per non rischiare di lasciare un elemento di facile individuazione; se anche fosse stata effettuata, per qualsiasi motivo, una identificazione delle auto in parcheggio; la sua poteva benissimo essere stata usata da uno qualsiasi dei dipendenti.
La sala non era molto affollata; una decina di coppie, venti persone in tutto, si aggiravano tra i tavoli e il buffet con appetiti più che evidenti, di ogni natura; individuò il gruppo delle ‘sue’ donne dalle maschere simili, si aggregò e scambiarono pochi convenevoli; la musica alta, il filtro della maschera e la velocità di scambiarsi banali saluti fece sì che non riuscì a capire i nomi anagrafici; i cartellini forniti dall’organizzazione e applicati sui vestiti indicavano solo il nickname.
Approfittando che la filodiffusione mandava nell’aria musiche di lenti, da ‘pomicioni’ in sostanza, afferrò la più giovane del gruppo, decisamente sui trenta come aveva dichiarato nella chat, e la trasportò sulla pista dove l’abbracciò con estrema voluttà; non ballarono affatto, né lui avrebbe potuto perché da sempre sua moglie lo aveva etichettato ‘orso’ quando partecipavano a feste da ballo, da fidanzati o da sposati.
Ma la donna aveva ben chiaro l’obiettivo del finto ballo e rispose alla sua stretta con una altrettanto vigorosa; sentì immediatamente premergli contro il torace il seno matronale, coperto da un reggiseno che sottolineava i globi maturi e prepotenti ma non li doveva sostenere visto che per possanza sfidavano le leggi di gravità e si ergevano forti e decisi; uno scialle nero di tulle copriva, ma solo per esaltarlo, l’intimo compreso un perizoma infinitesimale.
L’indumento si era nascosto tra le grandi labbra carnose della vulva e nel vallo tra le natiche, ampie, dure e disegnate da un angelo artista; sembravano chiamare il sesso a sfondare il retto perché era quello che la donna aspettava; la strinse a se e il fallo balzò violento in tutta la sua possanza; sculettando opportunamente, lei lo fece appoggiare direttamente sulla vulva e Mirko si trovò sin dal primo approccio a copulare con stellaamorosa che stimolava la sua mazza con grande sapienza.
Le maschere a mezzo volto consentirono che si scambiassero un bacio di grande intensità e in un niente lui si trovò la bocca piena della lingua aguzza e mobilissima di lei che gli perlustrava tutta la cavità orale; una bellissima Milf che passeggiava nei pressi usò il telefonino per immortalarli, ma non ci fecero caso; il rispetto della privacy era tassativo e forse la donna aveva solo ammirato la mise di lei per copiarla; chinandosi a baciare la parte alta del seno, lui ammirò il tatuaggio di un piccola rosa.
Il suono di un campanello annunciò che erano aperte le danze vere, quelle del sesso libero; si avviò con la partner alla stanza col numero cinque e vide, con interesse, che le altre due occupavano le successive, sei e sette; stellaamorosa si era già liberata dello scialle, si era stesa sul letto e sembrava quasi che lo aspettasse ansiosa; si liberò in fretta degli abiti e salì accanto a lei; le sfilò il reggiseno e fece esplodere al cielo un seno meraviglioso, ritto come pietra e soffice come panna.
Si piegò a leccare le carnose mammelle e le tormentò a lungo con mani e bocca, assaporandone il gusto come se assaggiasse un dolce particolare; osservò compiaciuto che i capezzoli, piccoli e rosei, mostravano di non avere allattato, segno che non aveva avuto maternità; pregustò una vagina stretta, soprattutto per la sua mazza notevole; succhiò i capezzoli, uno per volta, e la sentì gemere di goduria e lanciare piccoli urli quando ne stringeva uno tra i denti, delicatamente.
Si perse per un poco sul seno meraviglioso e succhiò i capezzoli come per popparne il latte vitale; ne ricavò solo un piacere infinito che lo portò vicino all’orgasmo; scese con la lingua e con le dita lungo il ventre piatto, teso, morbido e attraente come calamita; giunto al perizoma, tirò giù i laccetti liberandolo dalle tumide grandi labbra e dalle natiche che lo imprigionavano, si spostò verso i piedi e si chinò a baciare la vulva.
Cominciò a leccare l’interno della coscia da sopra il ginocchio e arrivò lentamente alle grandi labbra; le catturò nella bocca e poi tra i denti, prima una poi l’altra, gioendo ad ascoltare i gemiti di languore che le sfuggivano dal petto ansante; infilò la lingua fino a far aprire il fiore delle piccole labbra e lambì dolcemente il clitoride; la mano di lei gli artigliò la testa e la spinse con forza sul pube rasato; succhiò con forza, prese tra i denti il piccolo fallo emergente e lo tormentò.
Stellaamorosa gemeva come il suono di una sirena e si abbandonava al piacere che lui sapeva darle con la bocca, la lingua e i denti; dopo il terzo orgasmo consecutivo che la privò di energie, si sollevò a sedere, lo spinse supino sul letto e si gettò quasi affamata sulla mazza che si levava imponente al cielo; la sua piccola bocca si aprì in una sorta di nuova voragine ed ingoiò la cappella che leccò a lungo, tenendola nella cavità orale.
Ci sapeva fare, la giovane donna, e teneva tra le mani l’asta fuori dalle labbra, regolando la penetrazione; bastò un terzo della mazza per raggiungere il velopendulo; ma doveva essere abituata a fellazioni ardite, perché ne fece entrare ancora una buona parte, mentre mandava su e giù la testa pompando con forza il sesso in gola; lui dovette frenarla per non arrivare ad un orgasmo che ne poteva inibire le funzioni, almeno temporaneamente; voleva copulare con le tre e ne aveva il tempo, ma non le energie.
Dopo che si furono sollazzati ampiamente con bocche, mani e sessi, lei si dispose carponi sul letto, invitandolo implicitamente a prenderla da dietro; si accosciò alle spalle e passò devotamente la lingua, a larghe spatolate, su tutta la superficie, dall’ano alla vagina, strappandole intensi brividi e gemiti; penetrò più volte con la punta della lingua nel canale vaginale, cedevole ed ampio, e nell’ano che rilassava progressivamente le grinze per aprirsi a una prevedibile penetrazione.
Quando sentì che colava umori di orgasmo, puntò decisamente il fallo all’ingresso della vagina, afferrò da dietro i seni e, facendo forza su essi, spinse l’asta fino in fondo, colpendo con vigore la cervice dell’utero; stellaamorosa lanciò un piccolo urlo; poi i muscoli vaginali abbracciarono il fallo e aiutarono il movimento di vai e vieni; la libidine che travolse Mirko fu di quelle che raramente si dimenticano; la montò selvaggiamente a lungo, frenandosi spesso per non eiaculare.
Quando la sentì rilassarsi perché ‘ultimo orgasmo era stato enorme, sfilò dolcemente l’asta dalla vagina, spazzolò con la punta lungamente il perineo, raccolse da lei gli umori che l’orgasmo aveva scaricato e spostò l’asta all’ano; afferrò di nuovo i seni per fare forza e spinse; lei lo fermò con un gesto quando lo sfintere reagì con forza; poi si rilassò e fu lei stessa a spingere indietro il sedere, penetrandosi fino in fondo; i testicoli picchiarono sulla vulva e fu certa di averlo tutto dentro.
Si meravigliarono entrambi che il retto avesse accolto una mazza così dura e possente fino all’intestino; lei la sentì anche nello stomaco, perché tutto il pacco addominale fu spinto in avanti; ma il piacere che le dava il fallo che scivolava nel ventre era sublime; lui, a sua volta, si perse felice nelle sensazioni di estrema voluttà che gli dava il canale rettale stretto intorno all’asta a sollecitare tutte le fibre dell’organo che vibrava riempiendolo di gioia.
La cavalcò a lungo così aggrappato ai seni e spingendo con voglia e con forza; picchiava e penetrava fino a che i testicoli quasi forzavano la vagina; lei aveva infilato una mano fra le cosce e li accarezzava lussuriosamente, usandoli per strofinarsi il clitoride libidinosamente; poi lui estraeva l’asta lentamente, fin quasi a farla uscire, e seguiva con gli occhi la violenza su quell’ano spanato che la sua mazza dilatava spropositatamente; il piacere visivo si accompagnava a quello tattile.
Finché, con un ultimo violento colpo, affondò fino all’inguine nel sedere spalancato e sparò uno tsunami di sperma direttamente nell’intestino; lei accolse con goduria ed urla di piacere i singoli spruzzi che si perdevano nel ventre; delicatamente, lui accompagnò la riduzione del sesso finché, barzotto, lo sfilò garbatamente dall’ano; si sdraiò bocconi sul letto e lei lo seguì stendendosi accanto; il suono di una campanella disse che l’ora prevista era scaduta; lui si vestì ed uscì.
Vide emergere dalla porta accanto uno dei giovanissimi che aveva notato nella sala comune; appariva stravolto, segno che aveva copulato bene e volentieri; entrò e trovò la seconda giovane stesa sul letto, a gambe larghe, reduce forse da una signora copula col ragazzo; montò sul letto, al suo fianco; ma lei se lo tirò addosso e lo baciò con una passione inaspettata, per una situazione che era di puro sesso brutale.
Per un poco lei lo carezzò con baci intensi e con carezze su tutto il corpo che davano il segno di un desiderio appassionato vicino all’amore, piuttosto che ad una copula stabilita in anticipo; si abbandonò volentieri alla passione che la ragazza esprimeva e si perse nel piacere della scoperta, per molti versi; la prima nasceva dalla visione del suo seno giovane e acerbo, nonostante l’età non freschissima; era una delle cose che l’aveva colpito anche durante le chat con videocamera attiva.
La sentiva molto più giovane della precedente esperienza, quasi che avesse avuto col sesso un rapporto non molto intenso e frequente; fu felice di questa sorta di ‘strana verginità’ che conferiva alla copula un sapore tutto nuovo; gli sorse persino il sospetto che la copula precedente, col giovane partecipante, non avesse avuto riflessi e conseguenze forti, forse per inesperienza del partner o per una dotazione limitata; certo non denunciava le tracce di un grosso amplesso.
Rinunciò a riflettere e si dedicò alla ragazza; lei lo prese subito sopra di se, facendosi letteralmente sommergere dalla figura notevolmente più grossa di lui; infilò una mano tra di loro, prese il fallo e lo direzionò immediatamente alla vagina; lui non avrebbe voluto penetrarla immediatamente ma l’impeto di lei lasciava intendere che chiedeva soprattutto di essere posseduta; non appena la cappella ebbe superato l’imbocco della vagina, gli girò intorno le gambe e intrecciò i piedi dietro la schiena.
Spinse il bacino verso l’alto, più volte, contro il suo ventre; lui sentì che la mazza penetrava con difficoltà un canale assai stretto, segno che davvero la ragazza non aveva dimestichezza con falli della stazza del suo; la fermò premendole sulle spalle e cominciò a penetrarla lui, cercando di fare entrare la mazza un poco per volta; ogni avanzamento era per lei causa di piacere infinito e di gemiti che segnavano il progresso nel ventre; per conseguenza, lui era colpito da brividi ogni volta.
Quando avvertì, anche dall’urlo disumano di lei, che la cervice dell’utero era stata colpita, si fermò prudenzialmente e cominciò a cavalcare con dolcezza; il piacere che la inondava spinse la donna a cercare la penetrazione ancora più profonda, fino a che non si rese conto che tra i loro corpi non sarebbe passata una velina; solo allora si strinse con rinnovata passione all’uomo e sembrò impossessarsi di un corpo desiderato da tempo.
Mirko era certo che le norme a salvaguardia della privacy erano state rispettate a puntino e non aveva nessun dubbio di essere estraneo alla ragazza con la quale stava copulando con una passione troppo vicina all’amore, per lei; sperò che dipendesse solo dalla voglia che la sua mazza le ispirava e la montò a lungo, frenando ogni stimolo all’eiaculazione per non crollare prima del tempo.
Quando si rese conto che l’orgasmo l’aveva soddisfatta pienamente e forse svuotata, almeno per il momento, si sfilò e si sdraiò a fianco a lei, supino; allungò una mano e artigliò la vulva con tutto il palmo; fece scattare il medio e le titillò dolcemente il clitoride; lei rispose afferrando il sesso barzotto ed avviando una leggera masturbazione che in breve lo portò ad una durezza compatibile con un nuovo assalto; ma la ragazza aveva altro in mente.
Si alzò inginocchio sul letto, piegò la testa verso il ventre e lambì l’asta con la punta della lingua; si spostò verso il fondo del letto, si allungò fra le cosce di lui e prese in bocca l‘arnese con qualche evidente difficoltà che superò facilmente; ripartì da capo, leccando i testicoli e prendendoli in bocca uno per uno; grossi come albicocche e gonfi di voglia, di passione, forse di sperma, la stimolavano prima mentalmente poi fisicamente; godeva a leccarli e a tenerli in bocca.
Passò la lingua su tutta la superficie dell’asta rigirandosela voluttuosamente tra le mani mentre la lingua percorreva ogni centimetro della mazza che si faceva enorme; raggiunse la cappella e girò intorno alla base sempre leccando e stringendo tra le labbra; affondò la mazza in bocca e cercò, contemporaneamente, di leccare tutto quello che poteva; frenò con una mano la parte esterna alla bocca e gli proibì di spingerne troppa dentro.
Si fece copulare in bocca, dal basso verso l’alto, cercando di non irritare ugola e gola; era chiaro che godeva terribilmente a sentirsi posseduta fino in fondo e manifestava una lussuria infinita assaporando l’asta in bocca come una dolcissima presenza; fece durare la fellazione il più a lungo possibile, fermandosi ogni tanto o bloccandolo per impedirgli di concludere; quando sentì che le mascelle le dolevano per lo sforzo, si sganciò e si stese bocconi sul letto.
Lui si stese sulla sua schiena e le piantò il sesso tra le natiche, strusciandolo su ano e vulva; una leggera pressione della punta segnalò immediatamente l’intento della penetrazione anale; lei allungò un braccio sulla testiera del letto e prese un tubetto di gel; Mirko la guardò come a chiederle se era disposta; lei accennò di sì con la testa e suggerì ’con cautela’ con il gesto della mano; dilatò le natiche, osservò il buchetto e si rese conto che doveva prepararlo bene per ricevere la sua mazza.
Si abbassò sui lombi e passò la lingua varie volte sul buco decisamente stretto; aveva trovato una giovane probabilmente verginale, quella sera, e gli venne fatto di chiedersi come mai avesse scelto di partecipare ad una kermesse dove il rischio di incontrare sesso duro e violento era alto; ma non era un problema suo, che doveva solo occuparsi di prendere quell’amplesso con la lussuria che comportava; si predispose a preparare quel didietro come meritava, prima di sfondarlo.
Spese quasi tutto il tempo previsto per quel secondo round nella preparazione dell’ano; lo leccò con cura, facendo mettere la donna a quattro zampe, e vi affondò le dita progressivamente, da una a tre, ogni volta verificando che si muovessero disinvoltamente rilassando lo sfintere; usò poi il gel lubrificante per favorire la penetrazione delle dita fino a quando osservò che quattro strette a cuneo allargavano sufficientemente le pieghe e lo sfintere.
Accarezzò con dolcezza il viso di lei, nonostante la maschera, e le premette dolcemente le spalle per avvertirla che era il momento; lubrificò col gel, abbondantemente, il canale rettale e l’ano, unse largamente il sesso e accostò la cappella; prese da dietro i seni e li strinse, per usarli da leva; spinse con forza e lei urlò; si fermo e accennò a ritirarsi; lei lo fermò con un gesto, sospirò con forza e appoggiò il sedere al ventre; lui spinse definitivamente e fu dentro, fino ai testicoli.
Stettero un poco immobili, per dare l’agio al ventre di accogliere l’ingombro della mazza, poi cominciò la cavalcata che progressivamente trasformò in lei il fastidio in libidine, in piacere, in orgasmo che le esplose dall’ano quasi naturalmente; lui non voleva godere nel retto; aspettava di prenderla in vagina; non si erano scambiati una sillaba durante l’amplesso che durava da quasi un’ora; resosi conto che aveva goduto, sfilò con dolcezza la mazza, spostò la punta e la fece entrare in vagina.
La ragazza, sorpresa in parte della scelta ma anche felice di sentirlo di nuovo dove voleva godersi la sua eiaculazione, gioì infinitamente di sentire il membro penetrarle fino all’utero, fino al ventre e allo stomaco, per lo sconvolgimento del pacco addominale spinto dalla copula; la cavalcò a lungo, osservando lussuriosamente l’asta che entrava ed usciva dalla vagina decisamente stretta ed accogliente; esplose in un orgasmo stellare, insieme a lei che urlava.
Crollarono insieme sul letto, supini, e si tennero la mano per un po’; poi lei si girò sul fianco verso di lui, che fece altrettanto; il bacio con cui si incollarono non era da utenti di un sito per incontri, ma da innamorati veri, forse ridicoli per la enorme differenza di età, come veniva fatto a Mirko di riflettere in quel momento di pace; li interruppe il suono della campanella dell’organizzazione che segnalava l’inizio del terzo ed ultimo round; uscì un poco a malincuore.
Sembrava quasi che la terza donna della sua scelta lo aspettasse da tempo; la trovò nuda, nello splendore della maturità che accompagnava due gambe toniche, forse da cura ginnica, su cui troneggiava un sedere maturo ed ampio ma che prometteva piacere infinito; la vulva depilata era una provocazione, con le piccole labbra e il clitoride sporgenti tra le grandi; su tutto si ergeva un seno maturo e pieno, da donna non più giovanissima eppure tonica, bella, affascinante, insomma da letto.
Lo accolse tra le braccia, ai piedi del letto, e lo avvolse in un bacio cannibalesco; si persero nel piacere del duello delle lingue per alcuni minuti; una mano di lei artigliò il sesso libero, perché non si era rivestito nel cambio di stanza; pochi movimenti sapienti di una mano che di masturbazione doveva saperne molto e il fallo fu pronto a fare tutto il suo dovere; sollevò una delle gambe sul letto e, così scosciata, si portò l’asta alla vagina e si penetrò senza sforzo, in piedi.
Si sentì quasi sconvolto da un’accoglienza così vivace; reagì sfilando il sesso, facendola girare e infilandola da dietro; il sesso penetrò tutto, profondamente, nella vagina e andò a picchiare dolorosamente contro la cervice dell’utero; la donna ebbe un gemito forse di dolore poi spinse con forza il sedere contro il ventre; si fermò spingendo le natiche contro il pube; sembrava quasi che fosse al corrente dei suoi gusti nella copula.
Davvero tenere il fallo piantato in vagina, da dietro, con le natiche contro il ventre, era una delle cose che lo mandavano in orbita, ma non lo aveva mai confidato alle sue amanti occasionali; solo sua moglie sapeva esattamente come farlo godere in ogni occasione, in qualunque movenza; e quella era una delle posizioni che preferivano, specialmente quando lei si abbandonava raggomitolata voluttuosamente di schiena contro il suo ventre e si masturbava con gusto.
Non aveva nessuno dei tratti che connotavano la figura di Lina, quindi escluse che si trattasse di lei in incognito; ma era certo che almeno le avesse parlato; oppure era solo un caso che due preferenze si fossero incontrate in una copula al buio; preferì non appurare e si limitò a picchiare con gusto e con voglia contro quel sedere invitante e ben disegnato, forse più bello ed eccitante di quello di sua moglie che vantava un bellissimo posteriore.
Frenò un paio di volte l’orgasmo per non sciupare subito la copula che, terza della serata, sarebbe risultata letale per le sue forze e per la capacità di resistenza; mentre frenava e faceva scivolare il sesso avanti e indietro dalla vagina grondante, ammirò ancora da vicino il sedere attraente e lo prese la voglia di una immediata penetrazione anale; sfilò la mazza e spostò leggermente da punta verso l’ano; lei lo fermò con gesto e gli indicò il lubrificante sul comodino.
Lo prese e tornò ad occuparsi del buchetto che prese a leccare da dietro, in ginocchio, passando voluttuosamente la lingua lungo tutto il perineo e soffermandosi su ano e vagina con gemiti languidi della donna; spalmò il gel sulle dita e le infilò progressivamente, da una a quattro chiuse a cuneo, nell’ano che si dilatava rapidamente; quando si rese conto che era abbastanza aperto, la infilò con un solo colpo e fu tutto dentro il ventre; lei gemette di libidine.
La portò all’orgasmo un paio di volte, favorito dalla masturbazione che lei praticava al clitoride con una mano infilata fra le cosce; dopo la seconda rumorosa conclusione, sfilò l’asta e spinse lei sul letto supina; le prese le caviglie e le portò in alto scosciandola; si abbatté con forza su vagina e ano totalmente esposti e li leccò con gusto, quasi a stemperare con la lingua la forza delle precedenti penetrazioni; lei si abbandonò al languore del cunnilinguo.
Catturò la testa di lui fra le mani e la carezzò dolcemente; la guidò a leccare con voglia su tutto l’apparato sessuale e abbassò le gambe per stringerla e tenerla su di se; si fece leccare per un tempo infinito e sembrava non essere mai sazia di versargli in bocca squirt continui e orgasmi sapidi e pieni; lui scoprì una sintonia di intenti che lo esaltò; godeva molto di quella situazione e sentiva il sesso gonfiarsi fino a dolergli, ma non abbandonò la posizione.
Fu lei, alla fine, a decidere di mollare il cunnilinguo e passare ad altra ‘specialità’; lo spinse supino sul letto, si levò in ginocchio e si abbassò sul ventre; lambì delicatamente la punta dell’asta e raccolse i residui degli umori che la vagina aveva largamente versato sull’asta; leccò devotamente la mazza dalla punta ai testicoli, che raccolse tra le mani e portò nella bocca, uno per volta, godendosi la tensione da orgasmo che li rendeva grossi e tesi.
La fellazione fu da manuale e lei ci mise tutta la passione di donna matura ed esperta che strappava dal sesso tutto il piacere possibile; lui, avvezzo alla pratica con tutte le numerose amanti, la seguiva nel piacere e stimolava il suo titillando abilmente il clitoride mentre lei succhiava, leccava, faceva copulare il batacchio nella bocca fino a raggiungere il punto della gola dove il piacere sfociava nel rigurgito o nel soffocamento.
Dopo un tempo che risultò istantaneo e infinito, con emozioni contrastanti, lui la spinse supina accanto a se e le prese la vulva in una mano; lei accarezzò il sesso duro come un palo; per qualche minuto si godettero il piacere di sentire fisicamente l’altro senza azzardare movimenti di copula, anche se ormai la voglia di esplodere in un orgasmo definitivo e letale li prendeva entrambi; Mirko si spostò e le montò seduto sullo stomaco, appoggiando il sesso durissimo nel canale tra i seni.
Avviarono così la più saporita copula alla spagnola che ricordassero e lui spinse l’asta il più avanti possibile finché la punta raggiunse le labbra di lei; bastò quello per indurla a schiuderle e a lasciare entrare la punta almeno; si armonizzarono istintivamente e lei mise in atto una doppia sollecitazione, con i seni e con la bocca, per portarlo all’orgasmo; godeva infinitamente mentre sentiva il sesso palpitare tra le labbra.
Sentì i brividi di una ‘piccola morte’ attraversare i testicoli, dalla prostata alla punta del pene, e capì che la nuova stimolazione stava portando lui all’orgasmo; partecipò all’emozione con tutta se stessa e cercò di portare una mano sulla vagina per masturbarsi; lui era in posizione più favorevole, portò dietro una mano e afferrò tra due dita il clitoride; una lava di sperma passò dalla prostata alla bocca di lei dove venne accolta con somma gioia e ingoiata tutta, fino all’ultima goccia.
L’orgasmo di lei fu sentito forse da tutto l’edifico, perché finalmente si lasciò andare al piacere di una esplosione mai provata; si abbatterono sul letto quasi disfatti proprio nel momento in cui la campanella dell’organizzazione segnalava che la serata al buio poteva ritenersi conclusa; Mirko andò nel bagno e si rinfrescò un poco; ritornato in camera, si rivestì ed uscì; lei era rimasta languidamente sdraiata a godersi gli spasmi del suo stratosferico ultimo orgasmo.
Non c’era quasi più nessuno, nella sala comune; tutti avevano ripreso la strada del ritorno; Mirko andò all’auto e partì diretto a casa; rientrò con moltissime cautele, perché non sapeva se la moglie fosse ancora sveglia; non c’era e dopo poco sentì che una macchina si fermava sotto il portone; lei aprì la porta d’ingresso.
“Ciao, sei stata fuori?”
“Sì; sono andata ad una festa con le amiche … “
“Mi hai tradito?”
“E tu? Mi hai tradito?”
“Lasciamo perdere, diciamo che scherzavo.”
Cercò di recuperare un normale rapporto di coppia.
“Ciao, amore; sono felice di ritrovarti qui con me.”
“Anch’io!”
Andarono a dormire; non accennò neppure ad un approccio; si girò su un lato e sprofondò nel sonno; lei si trattenne un poco in bagno, poi lo raggiunse e si accoccolò senza disturbarlo; la sveglia suonò alle sette e si alzò bestemmiando; era domenica e avrebbe voluto starsene un poco a letto; Lina gli ricordò che aveva promesso a Ursula di andare insieme a trovare un amico col quale doveva discutere alcuni progetti di lavoro; chiese a che ora fosse previsto che arrivasse.
“Dovrebbero essere già qui, lei e suo marito.”
Si precipitò in bagno, passò velocemente sotto la doccia e si vestì a tempo di record; si era appena seduto a bere il caffè, quando bussarono ed entrarono; Lina era rimasta in vestaglia, sembrava non volere affatto affrettarsi; stavano chiacchierando amenamente quando si accorse che aveva un solo orecchino; glielo fece notare; verificò quasi per accertarsi, poi fece spallucce; le piacevano quegli orecchini che le aveva regalato la sua amica del cuore; non sapeva dire dove potesse essere finito quello che mancava, ma sembrava preoccuparsene poco; prima o poi sarebbe saltato fuori.
In quel momento trillò il suo cellulare; era Elvira che la avvertiva che il suo orecchino le era stato consegnato da Mauro, il suo giovane amante, che l’aveva trovato sul letto.
“Quindi era con lui che stavo copulando, quando l’ho perduto; bene; lo davo già per perduto … “
“Lina, ho sentito bene? Stavi copulando con l’amante di Elvira?”
“Scusa, tu puoi copulare con tua figlia, con la tua segretaria e con Elvira; e io non posso farlo con Mauro e con altri due giovani di bella stazza?”
“Mamma, che vai dicendo? Copulare con me? … “
“Ursula, possibile che non ti sia accorta che il maschio attempato che ieri sera, prima che ti scatenassi coi due ventenni, ti ha sbattuto così bene, era tuo padre? Mirko, come hai fatto a non riconoscere tua figlia e la tua segretaria particolare mentre le possedevi in ogni buco?”
“Mamma, sragioni!”
“Ursula, l’unica cosa che non ti ho insegnato è mentire spudoratamente; Mirko, hai visto che tua figlia non ha più la rosellina tatuata? Guarda questa foto. Siete o non siete voi due?”
“Allora eri tu che ronzavi intorno col telefonino … “
“Si, figlia bella; c’ero anch’io alla serata al buio ed ho fatto esattamente quello che avete fatto voi.”
“Oh, mio dio; Biancanove65; stupido io a non ricordare il nomignolo che ti avevano affibbiato al liceo perché eri molto brava e che il 65 è il tuo anno di nascita … “
“Come il 60 è il tuo; io almeno ho usato il nomignolo; tu addirittura il nome di battesimo; ho fatto male a presentarvi per farvi ammettere … “
“L’hai fatto tu?!?!?”
“Quando sarete un poco più lucidi, vi accorgerete che sono assai più anziana di voi, sul sito; credete davvero che vi sia capitata per caso quella pagina sul computer? Se non avessi chiuso l’apparecchio senza chiudere la pagina, non avreste mai avuto la curiosità di spulciare la cronologia; in pratica, vi ci ho spedito io e, quando avete presentato la richiesta di iscrizione, sono stata la io la prima ad avallarla, visto che ci tenevate.”
“Sei stata ignobile; mi hai fatto le corna … “
“A parte il fatto che siamo tutti e tre paritari, non dimenticare il titolo della serata, ‘ti è toccato e non ti devi ingrugnare’; se lo fai, riveli quello che sei, uno sporco maschilista talebano e stupido. Mi dispiace solo per Nicki che è l’unico a restare fuori e danneggiato … “
“Ma che danneggiato, mamma? Lui sa tutto, pelo per pelo; lo amo alla follia e lui mi ricambia; io mi sono presa la mia libertà; ma il mio ‘bambino’ è ancora il ‘bamboccione’ che cerca tutte le milf disponibili e ci fa l’amore per il tempo che vuole; vero, amore mio?”
“Sì, Lina; abbiamo un rapporto chiaro, leale e aperto; io cerco ancora le braccia della mamma; adoro mia moglie, ma sto tuttora inseguendo il mito materno; è debolezza, se vuoi; ma è il mio carattere … “
“Guarda che mio marito ieri sera ha copulato con due trentenni, vale a dire con donne con la metà dei suoi anni, sua figlia e la sua segretaria; non dichiara che ha un complesso edipico che lo spinge a cercare le ragazzine, ma lo fa da sempre; stamane si è svegliato male e fa l’oltraggiato; ma se tiro fuori le mortificazioni fatte a me, lo massacro. Meglio se andate da quel tuo amico e parlate di cose serie; io mi prendo cura del ‘bamboccione’, visto che ho l’età giusta.”
I due uscirono e li lasciarono a guardarsi negli occhi.
“E’ vero, quindi, che cerchi le donne mature per fare sesso?”
“No; diciamo che ho massacrato alcune milf perché non riesco a possedere quella che è in cima ai miei desideri … “
“Mi stai dicendo che operi dei transfert per qualcuna che ami sul serio?”
“L’amore è tutto e solo per mia moglie; per la donna dei miei sogni provo trasporto, passione, desiderio, tutto insomma; ma l’amore è intatto per Ursula … “
“Scusami; i termini sono necessariamente impropri; ma spero che a qualcuna darai amore oltre che sesso, senza incidere sul sentimento per tua moglie; io non mi prenderei sesso bruto da un uomo che mi accendesse; non sei disposto a dirmi chi è questa donna per la quale senti un trasporto così vivo da cercarti le sue simili solo per operare il transfert e amarle al posto della tua desiderata?”
“Devo proprio dirlo espressamente? Non ci arrivi da sola?”
“Vuoi farmi capire che stiamo parlando di me? Perché non hai mai accennato niente? Andiamo a teatro io e te perché loro non amano andarci; ascoltiamo concerti sinfonici tra la derisione degli amici; mi trascini all’opera lirica e ci vengo con tanto entusiasmo contro la loro ironia; perché non hai provato nemmeno una volta a baciarmi in macchina, per esempio, mentre andavamo fino a Verona o mentre tornavamo a notte fonda?”
“Perché il massimo terrore di un bamboccione è di fare un gesto che possa offendere la mamma e perderne la fiducia e la disponibilità … “
“Stupido ragazzino; i nostri legittimi coniugi ne hanno per qualche ora; adesso tu mi porti nella camera degli ospiti e mi dai tanto amore; attingi anche da quello per tua moglie, tanto resta in famiglia; da oggi, andiamo dovunque la tua sensibilità, la tua cultura, la tua dolcezza ti portano e sai che possono portare anche me; ti eleggo di fatto figlio putativo; ma ti voglio incestuoso e privo di scrupoli inutili e dannosi. Vieni!”
La camera per gli ospiti era attrezzata per accogliere anche persone assai esuberanti e, nel caso, contemporaneamente due coppie eccitate e vogliose; lo sapeva bene Mirko che talvolta, tacitando sua moglie, vi aveva fatto acrobazie eccezionali con amanti disponibili; Lina, appena entrata, dovette solo aprire la vestaglia che copriva la sua nudità; a Nicki per poco gli occhi non uscivano fuori dalle orbite, quando vide la sua bellezza esplodergli davanti.
L’uomo era da tempo, per la particolare natura delle sue pulsioni, impegnato a frequentare donne di una certa età ma in grado di godere comunque i piaceri del sesso; già era forte l’emozione di avere davanti, completamente nuda, sua suocera, la donna per la quale aveva sbavato negli ultimi sette o otto anni, da quando cioè aveva conosciuto Ursula, sua figlia che lo aveva innamorato fino a sposarla con un sentimento indefettibile ancora tanti anni dopo.
Bella da far girare la testa, statuaria nelle forme quasi perfette, vantava un seno matronale, da donna che, trent’anni prima, aveva avuto una figlia e l’aveva allattata per oltre un anno; adesso, ultracinquantenne, il suo petto statuario era decisamente ammaliante con le mammelle piene che sfidavano le leggi di gravità, le aureole che chiedevano di essere leccate e due capezzoli ritti e grossi come fragoloni da succhiare alla morte.
I fianchi larghi, da fattrice, morbidi, carnosi, disegnati da un angelo forse, sormontavano due gambe perfette, eleganti, slanciate, da concorso di bellezza; la vulva era coperta da una peluria curata e disegnata per essere ammirata, accarezzata, leccata, succhiata, titillata fino a farla esplodere di piacere; il ventre era teso, leggermente in carne ma morbido e dolce come un budino da consumare senza cucchiaio, con la lingua, fino all’ombelico a tortellino, saporito e affascinante.
Di tutte le Milf che aveva conosciuto, lei era sicuramente la più attraente, la più sensuale, la più appetibile, insomma la migliore in tutto; per anni, era stato il suo silenzioso e devoto ammiratore, con lei aveva trovato una sintonia perfetta, perché si poteva parlare di musica, di letteratura, di poesia, di teatro, di tutto insomma con la certezza di trovare una sensibilità parallela ed armoniosa; sfuggendo ai rispettivi coniugi, erano spesso insieme a teatro o a manifestazioni culturali.
Quello che non le aveva mai confessato era la grande passione che nutriva per lei, per il suo corpo desiderato; le tensioni sessuali insopportabili che gli scatenava e che era costretto a scaricare in altre vagine, nelle quali, al momento dell’orgasmo, vedeva sempre quella di Lina, desiderata, sognata, ambita e mai sfiorata; adesso quel corpo era davanti a lui, nella sua statuaria bellezza, e gli si offriva per un amplesso che aveva sempre immaginato.
Lei non aveva difficoltà a cogliere le intense emozioni di quell’uomo che non aveva mai guardato con gli occhi della passione e che ora le appariva come un amante adorabile; sapere che per anni era stata nei suoi desideri, nelle sue passioni segrete, forse nelle masturbazioni clandestine, certamente nei transfert che operava quando andava a cercare altre con cui copulare perché le somigliavano; tutto questo impeto amoroso la rendeva felice.
Gli fece cenno di spogliarsi, mentre gli sbottonava la camicia e portava a nudo il busto bellissimo, da scultura classica; lo baciò con impeto sulla bocca, mulinando la lingua e percorrendo la cavità orale; scese poi sulla gola e sul petto finché afferrò tra le labbra, e poi tra i denti, i capezzoli duri e sensibili; lo sentì fremere ed avvertì l’inguine che premeva sulla vulva facendogli sentire la mazza dura e grossa fin sul clitoride, anche attraverso il pantalone e lo slip.
Sapeva che non avevano moltissimo tempo a disposizione; si sedette sul bordo del letto, sganciò la chiusura del pantalone e lo tirò giù, alle caviglie, insieme allo slip; le balzò in viso una mazza notevole, oltre i venti centimetri per lo spessore di una lattina, che prese a due mani e masturbò con dolce eleganza; lui arrotava gli occhi al cielo e gemeva di piacere, davanti al sogno che prendeva le forme della mano di lei sulla verga.
Raccolse in una mano i testicoli grossi come albicocche e li strinse delicatamente, carezzò tutta l’asta, da cima a fondo; appoggiò la lingua in cima e ne colse l’afrore e il sapore; appoggiò le labbra strette a cuoricino e se le lasciò forzare dal sesso che penetrava, guidato dalla lingua e seguendo il palato, fino all’ugola; godeva in maniera indicibile, la donna, e i suoi umori cadevano già sul lenzuolo; lui vibrava come per scosse elettriche, pieno di passione e di amore.
“Non possiamo trattenerci troppo; tra poco i coniugi torneranno ed è meglio che non ci trovino in pieno amplesso … “
“D’accordo; ma io adesso non mi accontento di fare l’amore una volta; devo averti con me spesso.”
“Ragazzo, mio, basta che ci organizziamo per andare spesso a teatro, soprattutto fuori città, e avremo le notti che vorremo; già adesso almeno una volta al mese andiamo via insieme; basterà essere più assidui; voglio che siamo insieme nel godimento mentale e in quello fisico; godremo andando a teatro e poi a letto; non ti concedo una botta e via; sei il mio figlio adottivo incestuoso; i peccati sono gioia specialmente se vengono iterati spesso; adesso dammi amore e fammi godere.”
La spinse sul letto e la fece sdraiare supina al centro del lenzuolo, si sdraiò bocconi tra le cosce e le assalì la vulva; la lingua scattò immediatamente a leccare le grandi labbra, si insinuò a cercare le piccole, le separò delicatamente e lambì il clitoride; ogni passaggio era per lei causa di gemiti alti e lunghi; godeva come una scimmia e si lasciava andare al piacere che l’uomo le procurava; gli prese la testa e la premette sull’inguine; lui penetrava con la lingua nella vagina e succhiava gli umori.
“Nicki, ti voglio sentire nel corpo; penetrami, adesso; fammi sentire il sesso fin nei recessi della vagina; ho voglia di godere.”
Le scivolò sopra, leccando, succhiando e mordicchiando il ventre, l’ombelico, i seni e la bocca, alla fine; lei prese l’asta con una mano e la guidò alla vagina; si penetrò lentamente; passò le gambe intorno ai lombi, si aprì tutta e si sentì trafitta fino alla cervice dell’utero; urlò per il piacere; lui la cavalcava con energia e dolcezza; lei lo bloccò quando era profondamente immerso e gli impose di starsene fermo, per sentirlo coi muscoli della vagina, lui si sentì succhiare l’anima ed esplose.
Lei urlò per l’orgasmo simultaneo e tutti e due si abbandonarono al piacere del godimento straordinario; stettero così, come morti, l’uno sull’altra; poi si cominciarono a carezzare su tutto il corpo, quasi prolungando il piacere dell’orgasmo; il sesso scivolò fuori, barzotto, dalla vagina rilassata e lui si stese supino a fianco alla donna amata; continuarono a carezzarsi con dolcezza; lei si stava domandando se il suo maschio fosse in grado di riprendersi in tempi rapidi.
Lo fece immediatamente; lei sentì la mazza che tornava a gonfiarsi ed indurirsi; in un niente era il randello che l’aveva appena violentata in vagina con sommo godimento; allungò una mano verso il comodino e prelevò il tubo del gel; lo consegnò.
“Ti va di penetrarmi nell’ano?”
“Ti amo anche per questo; mi spiace per Ursula, ma non posso fare a meno di amarti; sei capace di prevenire i miei desideri.”
“Te l’ho già detto; se rubi un poco di amore a lei, resta in famiglia; sono certa che ti approverà, quando glielo diremo.”
“Come preferisci farlo?”
“Intanto, a pecorina perché è più semplice; poi vuol dire che lo sfili e mi penetri di nuovo vis a vis, perché amo guardare negli occhi chi mi stupra.”
La fece girare carponi e si dedicò amorosamente al perineo e all’ano; a lungo la leccò e le fece penetrare in ano la lingua per un tratto; poi infilò un dito e ruotò; seguirono le altre dita fino a tre, usando solo saliva e umori vaginali come lubrificante; usò il gel quando le dita diventarono quattro chiuse a cuneo e ruotarono per la massima dilatazione; quando la sentì pronta, passò con un dito il gel in tutto il canale rettale e sull’ano; unse abbondantemente la verga e appoggiò la cappella.
Lei gli prese le mani, le portò sui seni e glieli fece afferrare; li doveva usare per tirarla a sé nella penetrazione; spinse con forza e picchiò contro lo sfintere; lei lo fermò per un attimo poi lo invitò a continuare; in breve, i testicoli che premevano sulla vagina diedero il segnale che la mazza era nel retto; pochi momenti per abituare l’intestino al corpo estraneo, poi lei lo spinse via, ruotò su se stessa, sollevò al cielo i piedi e lo tirò per penetrarsi di nuovo nell’ano; si guardarono negli occhi, con amore.
Lo sguardo di lui era dolcissimo, mentre la cavalcava nel sedere; lei lo guardò intenerita e dolce; godeva moltissimo a sentirlo andare e venire dal suo ventre attraverso l’ano; l’utero era sollecitato enormemente da dietro e gli orgasmi si susseguirono a ritmo incessante; lei non riusciva a distinguere l’asta che scivolava nel corpo eccitato; lui invece si godeva lo spettacolo della vulva spalancata con le dita di lei che sollecitavano il clitoride e l’ano straziato in cui il sesso andava avanti e indietro.
Fu un momento di lussuria infinita, che lei si godeva con l’ano, con il clitoride, con il cuore e con la testa; il piacere era totale, fisico, mentale e spirituale; non aveva provato mai tanta gioia quanto quella che la pervadeva; sentiva che quel maschio era la soluzione ai suoi bisogni fisici e spirituali; cominciò a formulare ipotesi di soluzione che facessero tutti felici e si propose di parlarne al più presto.
Esaurita la pulsione enorme che li aveva spinti a copulare con tanto entusiasmo, scelsero di rivestirsi e considerare chiuso l’incontro; Lina andò anche a lavarsi e a vestirsi, dopo la mattinata in vestaglia; passò poco tempo e rientrarono padre e figlia che avevano fatto quello che dovevano; Ursula riprese immediatamente il tema del discorso interrotto; Lina le spiegò che sapeva tutto o quasi degli avvenimenti.
Chiarì allora che Mirko da prima che lei nascesse aveva cominciato a tradirla, inizialmente con qualche ‘sbandata’ occasionale, poi sempre più spesso, finché era diventato famigerato per l’impegno che profondeva per avere sempre almeno un’amante; lei in tutti quegli anni si era dedicata intensamente al lavoro, alla casa e a sua figlia; negli ultimi quattro anni aveva avvertito il peso dell’abbandono da parte di suo marito.
Aveva cercato di costruirsi una storia alternativa; pochi incontri in due anni avevano dimostrato la fragilità della storia e aveva cancellato anche la memoria di un’avventura ‘sterile’; era stata Elvira, l’amica del cuore, ad indicarle il sito dove lei aveva trovato l’ultimo suo amante, quello che aveva recuperato l’orecchino; sotto la loro guida era diventata esperta nelle masturbazioni in webcam senza mai mostrare il viso.
Quando aveva scoperto che sia il marito che la figlia erano intrigati dal sito, li aveva aiutati ad entrare, restando fuori dal loro ‘cerchio magico’; aveva coinvolto anche Cristina, la segretaria personale di Mirko, con la quale aveva avuto anche un’occasione di amore saffico; la ragazza, innamorata in silenzio di suo marito, aveva chiesto l’iscrizione per seguire lui; una volta che, nella loro casa, si era sfogata, si erano trovate a consolarsi sul letto ed avevano fatto sesso saffico con gioia.
Alla festa famigerata, in pratica, Cristina ed Elvira conoscevano le identità degli altri ignari; lei aveva giocato a costruire il puzzle identificando i protagonisti, compresi i due ragazzi di cui uno era figlio dell’amico da cui era stata col padre quella mattina; non metteva in dubbio che avesse lavorato, ma forse aveva voluto rivedere quel ragazzo che l’aveva posseduta, con un’eiaculazione precoce, per stabilire un contatto più serio; Ursula non negò, ma chiarì che niente avrebbe turbato l’amore per suo marito.
A quel punto, Lina non poté sottrarsi all’impegno morale di confessare alla figlia che, in loro assenza, lei e suo marito avevano realizzato un antico sogno di lui, copulare con la suocera, vero obiettivo del suo amore materno tracimato nel sesso; di fronte alle obiezioni di suo marito, ricordò che loro avevano già copulato, anche se non sapevano di essere padre e figlia; ricordò che il feeling con suo genero l’aveva da sempre perché amavano spettacoli che ai due davano l’orticaria.
“Se Nicki vuole, da oggi andremo ancora a teatro e all’opera, ma non faremo corse pazze e pericolose di notte per tornare da Verona, per esempio; ci fermeremo in albergo per la notte e faremo l’amore, badando sempre a non toccare quello matrimoniale che è sacro per entrambi; intensificando l’attività culturale, abbonandoci per esempio a calendari di manifestazioni, prevedo al massimo uno o due notti al mese da trascorrere amandoci, se la cosa non ti turba.”
“Mamma, mio marito è da sempre innamorato di te, quanto lo consente il matrimonio; preferisco sapere che va a letto con te piuttosto che con chissà quale megera; già vivete una vita separata, quando andate a teatro, ai concerti o all’opera; sapere che lo farete da innamorati non mi dà nessun fastidio; è solo l’amore filiale che tracima nella passione; abbiamo già chiari i limiti del nostro rapporto e lui mi lascia fare se vado a un concerto di cantautori con un amico e poi mi fermo con lui per una notte.”
“Quindi, da questo lato saremmo coperti, sempre che Nicki voglia accettare … “
“Se vuoi glielo dico io stessa; quando mi hai chiarito che sei tu il suo amore segreto, mi sono sentita quasi più sollevata; mi fa addirittura piacere e so che ti amerà a lungo, anche quando sarai più vecchia e meno attraente di adesso; mi farò spiegare solo perché non ha mai voluto dirmelo … è vero … c’era l’imbarazzo del rapporto filiale; questo vuol dire che sarete tenaci … “
“Quindi voi vi ritenete sistemate e a posto con la coscienza?... e io? … Reggo il moccolo a tutte e tre?“
Mirko sapeva essere insopportabile quando ci si metteva.
“Amore mio caro, e non c’è ironia, lo sei sul serio; tu sei stato adultero e fedifrago per trent’anni e nessuno ti ha mai contestato niente; io farò l’amore con Nicki una o due volte al mese; per il resto, continuerò ad essere la solita appassionata amante che hai sposato; se la cosa ti turba, dillo e divorziamo, seduta stante; ma sai bene che non lo vuoi e non ti conviene …
Piuttosto, hai capito che Cristina muore d’amore per te da quando è entrata nel tuo staff? Che ha fatto di tutto per seguirti nell’avventura del sito ed ha voluto partecipare alla serata al buio solo per farsi possedere, finalmente, da te? Ha anche sopportato una copula veloce col ragazzo dall’eiaculazione precoce e, dopo che sei uscito per andare a sollazzare Elvira, se n’è andata, perché aveva avuto quel che desiderava.
Hai capito che si farebbe zerbino pur di essere l’unica a farmi le corna se tu la promuovi amante fissa? Ti rendi conto che te ne parlo come di una cosa normale perché preferisco saperti con lei piuttosto che con una qualunque minorenne che ti fa rischiare la galera? Vuoi che proponga una soluzione definitiva anche per te, per non farti sentire escluso dai nostri progetti? Ce l’ho una ipotesi e dovresti rifletterci molto, prima di prendere stupidamente cappello.”
“Sentiamo questa ipotesi … “
“Mirko, tu sai con certezza che Ursula non accetterà mai di prendere le redini dell’impero che stai costruendo; non so neppure perché ti affanni a renderlo più forte, visto che non hai un erede da far sedere sulla tua scrivania; tua figlia e tuo genero non accettano; sono abbastanza ricchi col loro lavoro e non lo lasciano per te; io non posso più avere figli, perché la menopausa è micidiale; tu però hai ancora abbastanza energia e spermatozoi per fare un altro figlio. Ma con chi?”
“Che c’entra l’avvenire della mia azienda con i discorsi di copule e di amori più o meno pazzi?”
“Potresti fare una pazzia anche tu; per esempio, potresti innamorarti di Cristina, che hai già quasi sverginato, per quelle verginità che poteva conservare, ieri sera nella festa; ti sei accorto che era assolutamente fuori posto, perché troppo verginale e impreparata per quella kermesse? C’è voluta venire perché voleva fare l’amore con te; e ci è riuscita; sono convinta che sarebbe una buona madre per un tuo figlio legittimo da educare a succederti al controllo del tuo impero economico … “
“Stai dicendo che la vedi al tuo posto?”
“No, mio caro imbecille; non accetterebbe lei e te lo impedirei io; ma puoi smettere di correre in ogni lato per trovare una vagina disponibile; la eleggi a tua amante fissa, la sistemi, le fai fare un figlio e la rispetti come madre del tuo erede; lei lo educherà secondo gli schemi della tua attività e tu potrai morire in pace, quando lui diventerà padrone di tutto.”
“Fino all’amante fissa ti ho seguito; poi mi perdo un poco; io chiedo a Cristina di amarmi e di darmi un figlio; va bene; le trovo una sistemazione degna; e si può fare; la promuovo ad un ruolo importante nell’azienda; e sarebbe il minimo; poi, perché vuoi farmi morire?”
“Niente affatto; intanto, tu non te ne vai da questa casa e io resto tua moglie; alla peggio, Cristina viene spesso da noi, diventa mia amica e qualche volta dorme con te nel nostro letto, specialmente quando io sono in giro per teatri e concerti; quando vostro figlio avrà vent’anni, tu ne avrai non meno di ottanta; spera di arrivarci; quando ti metteranno da parte per raggiunti limiti di età, la tua amante che sarà ancora giovane e, vivendo con te, espertissima, insieme a vostro figlio si prenderanno cura del tuo impero e lo faranno proprio, nel tuo nome. E’ così difficile da capire? Pensi che si possa anche realizzare?”
“C’è una sola incognita, Cristina; credi che farebbe suo questo tuo progetto?”
“Intanto, tu dimmi se ti interessa innamorarti di lei, nel rispetto del matrimonio; la disponibilità di lei la verifichiamo a pranzo, se ti va; basta telefonare e chiederle di pranzare con noi; dopo pranzo puoi anche farci l’amore nella nostra camera!”
“Per caso l’hai già messa sull’avviso o vi siete accordate?”
“No, carissimo; so solo che è innamorata di te quanto tu non sarai mai di lei; il resto è logica e buonsenso; questo è il numero; chiama, se vuoi; se non vuoi, fai quello che ti pare; io la mia strada maestra l’ho scelta ed ho già provveduto ad uscire da quel sito che mi serviva solo per fare chiarezza su corna e prospettive future.”
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