Adele e Clara

Adele e Clara

Di tutte le cose che nella vita ci possono capitare, è sempre assai difficile valutare l’incidenza, il valore, la prospettiva; ‘sarà bene o sarà male’, è il dubbio che circonda ogni novità.

Quando mi fu diagnosticata, poco più che ragazzo, una forma lieve di priapismo, in qualche modo controllabile perché si manifestava solo in caso di eccitazione improvvisa, per molti miei amici fu una cosa da invidiare perché mi consentiva eccitazioni lunghe e durature che si concludevano in orgasmi spaventosi; per me si rivelò presto una tragedia, quando entravo in contatto con ragazze e mi diventava duro perché qualcuna mi piaceva e mi eccitava; anche controllare il vestito era un problema.

Col tempo e con l’esercizio, imparai a dominare la mia condizione; ma non riuscivo sempre a tenermi quando una gonna che si sollevava o un seno che sfuggiva prorompente da una scollatura mi obbligavano a correre in bagno a masturbarmi furiosamente per placare l’insorgere di un’inconfondibile erezione che spaventava persino me stesso.

Per colmo di sfortuna, mi appassionai al ballo di coppia e furono momenti quasi di panico quando mi trovavo in balera e cominciava il ‘ciclo dei lenti’; puntualmente, la donna che aveva accettato di ballare con me si trovava quasi immediatamente con la mia notevole asta piantata contro il ventre e la doveva accettare per tutta la durata del ballo.

Non si contarono le figuracce a cui andai incontro, quando la partner non sopportava l’idea che limonassi con lei per tutta la durata del ballo e cercava in tutti i modi di liberarsi del ‘fastidio’; qualcuna arrivò a svergognarmi pubblicamente a farmi additare come il ‘maiale’ che approfittava del ballo per strusciarsi contro una donna; mi presi anche un paio di ceffoni.

Ma, quasi a compensazione, non mancavano quelle che si eccitavano a loro volta e m’invitavano a fare insieme tutto il ciclo di lenti per poter soddisfare il loro bisogno di sesso sotto gli occhi degli altri ballerini inconsapevoli; in verità, erano momenti di entusiastica copula in piedi, vestiti, con eiaculazioni devastanti per il mio intimo, perché oltretutto avevo anche una produzione ricca di sperma; non furono poche le occasioni in cui mi andò bene e conclusi anche, dopo, con una copula assai soddisfacente.

Proprio per questa mia particolare attitudine, avevo preso l’abitudine di cambiare frequentemente posto per andare a ballare, cercando di tornare nello stesso locale solo dopo alcune settimane e spostandomi spesso per chilometri, allo scopo di trovare nuovi ‘territori di caccia’ dove la mia condizione non fosse nota o denunciata per episodi precedenti.

Quel pomeriggio di un settembre tiepido e invitante mi spostai di parecchio, perché l’abbigliamento quasi ancora estivo m’impediva di muovermi con disinvoltura, i locali della zona erano stati già da me visitati tutti e vi ero ‘marchiato’ da episodi incresciosi che vi si erano registrati; decisi quindi di affrontare l’ignoto in un paese abbastanza lontano da quello di mia residenza, dove potevo presentarmi da assoluto sconosciuto in una buona balera che avevo sentito molto frequentata.

Mi ci recai per tempo; appena entrato, mi diressi al bar e ordinai un ‘beverone’ che mi consentisse di prendere tempo di guardarmi intorno alla ricerca di una ‘preda’ utile per passare una serata interessante se non, con un poco di fortuna, indimenticabile; mi guardai intorno con l’attenzione che ormai avevo maturato in anni di esperienza, ma non trovai niente che potesse fare al mio caso; mi lanciai in un ballo vorticoso, senza contatti diretti, per evitare pericolose sollecitazioni.

Mentre mi scatenavo nei tre successivi, non potei fare a meno di notare una donna abbastanza bella, tonica, ben messa, non giovanissima ma decisamente brava, che dimostrò il suo interesse alle mie movenze e, in qualche modo, vi corrispose avviando una sorta di ‘riconoscimento’ della comune abilità e del piacere di esibirsi nelle figure di ballo.

Quando l’orchestrina attaccò i lenti, la vidi quasi disorientata sulla pista; decisi di provarci, la invitai e la strinsi a me; immediatamente le riconobbi una straordinaria eleganza nelle movenze e una capacità inusitata a coordinare con i miei movimenti le mosse quasi feline con cui mi catturava ed era lei a spingermi il pube contro il sesso provocandomi l’inevitabile reazione che, in altri momenti, aveva fatto incavolare le mie partner.

Con mia sorpresa, invece, quando sentì la mia asta picchiarle fra le cosce, contro la vulva, si adattò in maniera da sentirla più direttamente contro di sé e anzi, fece in modo da portarsi l’asta direttamente contro le grandi labbra, che avvertivo quasi fisicamente in tutta la loro conformazione sensuale e morbida, piena e disponibile; mi mossi per copulare da sopra i vestiti e la sentii, a un tratto, illanguidirsi e abbandonarsi tra le mie braccia, ufficialmente per una figura propria di quel ballo, in realtà per scaricarmi addosso il suo evidente orgasmo.

Per la prima volta nella mia vita mi sentii preso in un vortice di piacere che mi stordì con la sua intensità irrefrenabile; m’imbambolai ancora di più quando, parlandomi all’orecchio che era quasi nella sua bocca, disse.

“Io mi chiamo Adele …

“Ciao, io sono Aldo … “

Ebbi la forza di rispondere mentre mi abbandonavo al languore che la situazione mi provocava.

“Vedo che hai ottime figure di ballo … e non solo quelle … “

“Credi che possiamo dimostrarci le nostre capacità anche fuori della pista da ballo?”

“Penso proprio che abbiamo ottime carte per una dimostrazione … ma non nel locale … “

“Cosa proponi?”

“Abiti da queste parti?”

“No, vengo da … “

“Perfetto. Allora potremmo andare da me.”

“Sono a tua disposizione, qualunque cosa decidi.”

Recuperammo le nostre cose, uscimmo e ci dirigemmo al parcheggio; mi consigliò di lasciare la mia auto; l’avrei recuperata dopo; montai con lei e si diresse a casa sua.

Abitava un poco fuori mano, in un condominio nel verde; parcheggiò nello spazio riservato e mi fece strada all’ingresso, salimmo al secondo piano; nell’ascensore, ne approfittai per baciarla per la prima volta; sentii nel suo bacio una libidine irrefrenabile, una voglia infinita di sesso e di passione che scatenarono la mia bestia che, ancora una volta, si eresse prepotente e le si piazzò fra le cosce, spingendo con forza la vulva quasi volessi penetrarla lì, ancora vestita.

Prima di aprire la porta, si fermò e quasi mi ammonì.

“Spero che tu abbia la disponibilità che mi sembra di avere avvertito ad affrontare certe situazioni non molto ‘normali’ … “

Come risposta, le accarezzai il viso per farle capire che non temevo sorprese; entrai con lei in una sala a metà tra il soggiorno e la sala da pranzo; vidi subito, su un divano sistemato lungo la parete lunga, una donna circa della stessa età di Adele; poco più di quarant’anni probabilmente, ma non avevo avuto la sfrontatezza di chiedere; altrettanto piacente e alquanto ‘svestita’, con solo una vestaglia che poco nascondeva del corpo matronale ma tonico, decisamente da donna di gran fascino; Adele le si accostò, la baciò leggermente sula bocca e fece le presentazioni.

“Lei è Clara, la mia compagna … lui è Aldo, un amico molto interessante che ho incontrato al ballo … “

Clara mi fece un cenno di saluto, si alzò e avvolse Adele in un abbraccio caldissimo che diede immediatamente il senso del profondo rapporto che vivevano; rimasi per un attimo intontito; tutto quello che avrei immaginato, non sarebbe mai arrivato all’ipotesi di un amore saffico per una donna così eccitata ed eccitante; ma mi resi conto immediatamente che anche quel bacio era oltremodo stimolante e il mio ‘fratellino’ s’innalzò ancora più prepotente davanti alla prospettiva di una serata all’insegna di un possibile rapporto con due lesbiche, che in definitiva speravo abbastanza bisessuali, come Adele mi aveva dimostrato.

Le donne mi vennero vicino, mi presero tra loro due e mi guidarono delicatamente, accarezzandomi e baciandomi ciascuna da un lato, verso la camera, arredata con gusto da mobili antichi dominati da un letto quasi enorme, che troneggiava al centro, al quale si diressero immediatamente.

Mentre Adele in un angolo, si spogliava, gettando a terra un microscopico tanga ormai da strizzare, tanto aveva goduto e colato nel nostro erotico ballo, Clara mi spogliava lentamente, quasi celebrando un rito, baciandomi su tutta la pelle a mano a mano che mi scopriva e provocandomi già brividi dolcissimi di piacere; la libidine che mi aveva scatenato Adele col bacio in ascensore, si moltiplicava esponenzialmente in quelli che Clara distribuiva sul mio collo, sule spalle, sul petto fino a che raggiunse i capezzoli a cui si dedicò con particolare cura.

Quando arrivò a tirare giù, insieme, pantaloni e boxer, si fermò per un attimo, quasi meravigliata dalla bestia che si trovava davanti; mi sfilò in fretta dai piedi tutto, compresi i calzini, e mi spinse sul letto; dopo due secondi era piegata su di me e la mia mazza era per metà nella sua bocca; cominciò una fellatio straordinaria che mi diede la certezza che si trattava di due bisex, anche se vivevano insieme.

“Vedessi che mazza meravigliosa!”

Farfugliò, mentre mi leccava l’asta dai testicoli alla punta, rivolta ad Adele che era montata sul letto e mi appoggiava la vulva sul viso per essere leccata; non mi feci pregare e ci scatenammo in una doppia di bocca, con la fellazione di Clara su di me e il mio cunnilinguo ad Adele; lei rispose con un orgasmo rapido e violento mentre rispondeva entusiasta all’amica.

“L’ho sentita mentre ballavamo; ho subito intuito che era una mazza da assaggiare fino in fondo; per questo te l’ho portata; ma voglio godermela anch’io, dappertutto!”

“Bisogna vedere quanto regge!”

Fu il commento di Clara; l’affermazione m’indusse a diventare quasi cattivo; con un colpo di reni le spinsi il sesso in gola e la sentii barcollare per un attimo, sorpresa dal conato di vomito che la aggredì quando la punta maltrattò l’ugola; si riprese immediatamente e assorbì il colpo, muovendo la lingua intorno all’asta che la difficoltà della penetrazione in bocca le poneva; poi cominciò a succhiare spostando la testa per far arrivare le labbra fino ai peli del pube e, di ritorno, fino alla cappella che leccava amorosamente ancora nella bocca.

Adele aveva intanto avuto già il suo secondo orgasmo e si stava scaricando nella mia bocca; si spostò da me, spinse via l’amica e mi tirò letteralmente al centro del letto inchiodandomi a braccia aperte; salì sopra di me e si piantò sul sesso ritto come un campanile; sentii che la vagina assorbiva il mio bastone, decisamente grosso, con nonchalance facendo battere la punta contro la cervice e schiacciando le natiche sul pube; ballonzolò un paio di volte, copulando, e mi venne a baciare sulla bocca.

Per farlo, si era stesa completamente su di me, rannicchiando le gambe e spingendo il sedere assai in alto, fino a esporre l’ano alla vista dell’altra; sentii che qualcosa di duro penetrava nel ventre, attraverso l’ano, e sollecitava enormemente il mio sesso piantato in vagina; non raggiunsi l’orgasmo perché da sempre mi ero esercitato a controllarlo, ma l’emozione era quella che provavo quando ero giunto al tratto finale e mi restava solo da concludere.

Sforzando lo sguardo oltre il corpo di Adele, mi resi conto che Clara l’aveva penetrata analmente, probabilmente con un dildo assai grosso che adesso cercava di armonizzarsi con la mia mazza perché lei venisse stimolata, contemporaneamente, davanti e dietro da due protesi, una naturale e una artificiale; l’orgasmo che ebbe non si capiva da dove nascesse, se dall’utero violato o dallo sfintere massacrato; certamente fu un orgasmo da ricordare.

Non avevo perduto un millimetro della mia erezione e provavo un piacere, tutto mentale, indicibile e infinito; ma m’imponevo di riservare l’orgasmo per un momento migliore, quando cioè fossi stato in grado di imporre la forza del mio fallo a tutte e due e non ad accettare supinamente il piacere che loro cercavano con ogni mezzo; in fondo, Adele mi aveva cavalcato a suo gusto e l’amica l’aveva favorita penetrandola analmente ma, in effetti, amplificando il suo godimento con l’armonia dei due falli che copulavano concordi.

Dopo il grande orgasmo della compagna, Clara si era sdraiata al mio fianco; Adele si sfilò dalla mia asta, quasi esausta, e si andò a sdraiare dall’altro lato; ma la sua amica si trasferì al suo fianco e la invitò a salirle col pube sul volto, sistemandosi a sessantanove e restando sotto; così poteva leccarle l’apparato sessuale, dal monte di venere al coccige, soffermandosi con la lingua sull’ano martoriato e sulla vagina dolorante; lo faceva con garbo e tenerezza, quasi volesse lenire e favorire il recupero dei buchi che avevamo violentato; Adele prese fra le labbra il clitoride e lo solleticò a lungo con leccate, piccoli morsi e carezze.

Mi spostai sulla testa di Clara e infilai il sesso nell’ano che prima aveva ricevuto l’assalto del dildo; la penetrai dolcemente, quasi carezzando con l’asta i tessuti morbidi del canale rettale; e lei mi veniva incontro, spingendo il sedere contro il mio ventre per sentire la mazza penetrarle l’intestino, fino in fondo; la cavalcai così, sopra la lingua di Clara che leccava l’asta ogni volta che usciva dal retto; si sentiva con chiarezza che ambedue stavano godendo della penetrazione.

“Adesso lo dai anche a me!”

Clara parlò con decisione e spinse via Adele, la rovesciò e capovolse la situazione; mi spostai dall’altra parte, affidai il sesso ad Adele che lo succhiò e lo leccò a lungo, poi appoggiò la cappella all’ano della compagna e spinse l’asta perché entrasse; non c’era stata lubrificazione e l’operazione fu lenta e forse dolorosa, perché evidentemente Clara non aveva molta dimestichezza con il coito anale e con una mazza come la mia; riuscii a spingere finché i testicoli sbattettero sulla vulva e fui dentro.

La montai a lungo e sentivo il godimento di lei crescere a mano a mano che le sbattevo dentro la mazza sempre più libera di entrare e uscire, per tornare e sfondarla di nuovo nel retto; l’orgasmo le sgorgò in un’esplosione straordinaria di umori che inondarono il viso dell’amica fin quasi a soffocarla; l’urlo che lanciò al momento dell’apice del piacere si senti forse fino alla piazza del paese e lei gemette a lungo mentre si rilassava sul corpo dell’amica che, sfilato il sesso dall’ano, lo ingoiò tutto e mi succhiò l’anima con una fellatio da enciclopedia.

“Adesso in vagina; fammi urlare ancora.”

Fu l’unica cosa che disse la donna appena sentì il respiro farsi più regolare; Adele, da sotto a lei, si limitò a spostare la verga, che non aveva perso niente della sua erezione, verso la vagina; con un colpo di reni, le fui dentro; copulai con tutta l’anima e la possedetti come dovesse finire l’universo; gemette, si lamentò e urlò come forse non aveva fatto mai; arrivò all’orgasmo con la stessa virulenza di quando l’avevo penetrata analmente; Adele mi guardava incantata.

Quando uscii da lei e mi sdraiai accanto alle due, Adele mi si accostò e mi accarezzò a lungo, mentre Clara si riprendeva dalla doppia copula; le presi una mano e la baciai con affetto; capì che era il momento delle coccole e del riposo; mi appoggiò la testa sul petto, quasi a sentire il cuore palpitarmi; mi sentii languido come quando avevamo pomiciato in piedi in balera.

“Non sei venuto neppure una volta; hai dei problemi?”

“L’unico non dovrebbe dispiacervi; soffro di una leggera forma di priapismo; quando mi eccito, sono in erezione quasi all’infinito e comunque fino a che non ho un’eiaculazione; poi, recuperando, sono in grado comunque di reggere la tensione erettile anche all’infinito, almeno finché non ho un nuovo orgasmo; ma quello riesco a controllarlo io.”

“Quindi potresti farci fare l’amore a tutte e due anche fino a domenica?”

Clara si era ripresa e sembrava già avere di nuovo voglia.

“Teoricamente sì, perché domani è sabato e non lavoro; ma dovrei frenare l’orgasmo molte volte, perché non posso eiaculare per tutto il tempo senza scoppiare … “

“Ti va di farci godere per due giorni di fila?”

“Certo, se limitate le pretese a qualcosa di ‘umano’.”

Adele mi montò sopra e si stese sul mio corpo col suo.

“Possiamo darci un po’ di tenerezza, tra un amplesso e l’altro? Io ho bisogno anche di affetto, di amicizia, di star bene con gli altri.”

“Non sono un sesso ottuso o un fallo automatico; mi piace stare bene con voi; pensavo che lo avessi sentito in balera; amo anche giocare con la passione, con la simpatia, col sesso ‘leggero’ che non richiede necessariamente grandi assalti, anche se quelli non mancheranno; se veramente abbiamo la possibilità di stare insieme due giorni, avremo tante cose da fare, anche copulare con violenza e con rabbia; ma credo che gli intervalli di tenerezza non ci faranno male, anzi …”

Quello fu per me il più bello e più lungo week end della mia vita; ne uscii a pezzi, perché mi possedettero per ore in tutti i modi e in tutte le posizioni; ma, proprio per questo, mi diedero i piaceri più totali e inimmaginabili che potevo sperare; quando, la domenica sera, mi riaccompagnarono alla macchina, ebbi precisa la sensazione che stavo dicendo addio ad un mondo di gioie intravisto e che mai più sarebbe ritornato.

Incontrai di nuovo Adele, una volta che capitai per lavoro nello stesso paese; la incrociai al mercato, la riconobbe ed ebbi la certezza che mi avesse riconosciuto a sua volta, ma non diede nessun segno di avermi rivisto con piacere; glissai anch’io e passai oltre, perché era chiaro che la bella avventura doveva la sua bellezza al fatto che era capitato una sola volta, per caso, e non aveva lasciato strascichi.

Mi allontanai fischiettando ma contento, perché, in fondo, mi ero tanto divertito …

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