Gabriele aveva appena finito di pronunciare il discorso pubblico. Uno scrosciante applauso riempì le pareti della sala come fosse stato in un palazzetto dello sport a sentire un concerto. Si sentiva davvero orgoglioso del discorso fatto, era una degli oratori più in gamba della circoscrizione, riusciva sempre a catturare l'attenzione del pubblico. All'ultimo momento era stato chiamato per sostituire il fratello che doveva fare il discorso in quella congregazione. Come sempre gli capitava in quelle situazioni aveva accettato, era sempre bello sentirsi importante, riuscire a stare sul podio e farsi “ammirare” e “idolatrare” dagli altri testimoni di geova. Sceso dal podio aveva ricevuto un sacco di pacche sulle spalle, alcune affettuose, alcune di circostanza.
Guardò la sua famiglia, seduta nel bel mezzo della sala. Erano come sempre orgogliose del “papà”. Era un anziano importantissimo nello scacchiere dell'organizzazione, aveva il potere decisionale sulla maggior parte delle questioni “di peso”.
La sua parola arrivava fino alla filiale italiana, aveva un fratello che era un noto sorvegliante di circoscrizione quindi gli appoggi non gli mancavano.
In un paio di occasioni era persino riuscito a coprire grosse manchevolezze dei figli senza che nessuno potesse protestare. Nessuno osava contraddirlo. Per molti era l'esempio dello zelo tramutatosi “uomo”.
Eppure...
Eppure qualcosa nello stomaco gli rodeva. Il discorso che aveva appena pronunciato parlava del destino avverso che avrebbero incontrato i peccatori impenitenti.
Lui era almeno un paio di settimane che si portava questo enorme fardello sulla coscienza. Aveva cercato di contattare Carlo, dovevano parlare in privato di quel che era successo a casa di quell'uomo. Non riusciva più a convivere con l'idea di aver scopato la figlia di Carlo e di essersi unito ad un'orgia. Le sue figlie erano all'incirca dell'età di Alessandra, anche se erano già sposate con dei zelantissimi fratelli e vivevano ormai fuori dalle mura di casa. Si chiedeva come si sarebbe sentito se una di loro fosse stata invischiata in una storia del genere. La perversione della congregazione di Carlo era a livelli inimmaginabili.
“Anche a Sodoma e Gomorra è cominciata così e son stati sterminati tutti” - pensava Gabriele mentre con la testa fra le nuvole faceva finta di ascoltare la Torre di Guardia.
E quel pompino di Carlo non riusciva a spiegarselo. Poteva capire Alessandra, era una ragazza, seppure con un atteggiamento sessuale molto “libertino”. Ma Carlo. Carlo era un maschio. Gli aveva succhiato l'uccello. L'omosessualità era una delle cose che Gabriele più detestava nell'umanità. Per questo si augurava che geova avrebbe stroncato presto la gente di questo mondo. Odiava profondamente le perversioni.
Ma Carlo. Carlo era comunque un amico. E gli aveva succhiato il cazzo. La cosa che lo turbava di più era che sotto sotto gli era anche piaciuto.
“Il seme del peccato è tra noi” . Pensò Gabriele. Il seme del peccato era entrato nella sua vita e come un virus si sarebbe trasmesso anche alla sua famiglia, ne era certo. Per colpa sua anche la sua famiglia avrebbe cominciato a far cose “detestabili a geova”.
Guardava sua moglie, con la testa china sul cellulare che seguiva lo svolgimento della rivista. Aveva sottolineato praticamente tutte le frasi di tutti i paragrafi. Si scambiarono un'occhiata affettuosa e lei gli diede un leggero buffetto sulle guance.
Lui amava sua moglie. Gabriele era un marito esemplare. Riusciva a far quadrare tutte le attività della vita: un lavoro impegnativo, era pur sempre un imprenditore, le attività di anziano di congregazione, la predicazione, la cura della famiglia.
Però da due settimane a questa parte si era accorto che la sua vita sessuale non era po così interessante a casa. Sua moglie non succhiava il cazzo, non lo aveva mai succhiato, invece a lui sarebbe piaciuto ogni tanto farsi spompinare. Dopo aver provato l'esperienza eccitante con Carlo, Alessandra e quell'altro uomo sentiva di dover fare di nuovo quelle cose.
Il suo cazzo iniziava ad aver bisogno di sentirsi eccitato.
Finita l'adunanza tornarono a casa, non aveva fame però Gabriele. Si mise sul computer e fece il login sul server dell'organizzazione.
Andò a cercare tutti quei “files” riservati che trattavano di “sesso” e “disassociazione per peccati sessuali”.
Negli anni aveva partecipato a tantissimi comitati giudiziari, aveva un database immenso con schedate tutte le attività “disciplinate” da lui e dal resto dell'organizzazione.
Da quando era arrivata la direttiva di far sparire tutto il cartaceo avevan dovuto mettere tutta quella enorme serie di dati “in digitale” e lui detestava stare sul computer, gli veniva male agli occhi e già lo utilizzava al lavoro, era una rottura di palle doverlo utilizzare anche per le cose di congregazione.
Cerco nel “database riservato” la scheda di un fratello che era stato disassociato anni prima per gravi immoralità sessuali. Lesse il resoconto e impallidì. Non era poi così diverso da quel che aveva fatto anche lui. Se fossero stati scoperti avrebbero avuto la stessa “onta”, sarebbero stati disassociati in massa come fratelli e addio previlegi di “anziano”. Non sarebbe servita nemmeno l'influente parentela del fratello sorvegliante. Chiuse la pagina “confidenziale” coi dati del fratello e cercò altri documenti nel server.
Era tutto così umiliante. L'organizzazione schedava tutti gli appartenenti e gli ex appartenenti al credo geovista, nessuno era al sicuro. La privacy era costantemente violata. Qualunque cosa uno avesse fatto era li, a disposizione degli “anziani”, sul server “segreto”. Tutti i dati personali dei fratelli e degli ex fratelli erano li. Per questo Gabriele non si sentiva al sicuro. Anche se solo fosse stato ripreso per aver fumato una sigaretta, il “rapporto confidenziale” sarebbe finito “per l'eternità” a disposizione di chi tirava le redini dell'organizzazione. Figuriamoci se avessero scoperto quelle attività sessuali impure a cui aveva partecipato. Per l'eternità il suo nome sarebbe stato legato indissolubilmente a quei gravi peccati.
Suonarono alla porta. La moglie di Gabriele andò ad aprire.
Alessandra si era presentata a casa di Gabriele, la moglie dell'anziano aveva riconosciuto la giovane. La conosceva bene ancora prima della “storia” che la vedeva protagonista di tutti i pettegolezzi porno della teocrazia.
Rimase un attimo sbalordita di trovarsi la ragazza in casa sua ma la fece entrare.
Posso parlare con il fratello Gabriele? E' una cosa importante.
E' su nel suo studio, lo trovi appena salite le scale.
La moglie di Gabriele non si fece troppe domande. Dei pettegolezzi di Alessandra ne parlavano tutti, probabilmente era venuta a confessarsi con un anziano di congregazione che non fosse uno di quelli della propria congregazione. Era una cosa abbastanza normale e non ci diede peso. Spesso e volentieri fratelli o sorelle venivano a casa loro per parlare privatamente con Gabriele.
Alessandra entrò nella stanza dove Gabriele era ancora intento a guardare sul Pc. Gabriele rimase sorpreso di trovarsi li Alessandra. Non poteva neanche ammettere a lei o a se stesso che eran due settimane che stava pensando a lei.
Alessandra chiuse la porta dietro se e Gabriele le fece cenno di accomodarsi, c'erano un paio di sedie dietro la scrivania.
Devo parlarti Gabriele.
Di cosa Alessandra?
Di quel che è successo...
Gabriele fece un cenno con la mano ad Alessandra. Doveva abbassare il volume della voce, non voleva che la moglie potesse sentire qualcosa di quella conversazione.
Cosa devi dirmi Alessandra? Sei qui per ricattarmi?
Assolutamente no Gabriele... anzi, son qui per ringraziarti e per chiederti come stai... so che la cosa potrebbe averti turbato...
Beh Alessandra... certo che mi ha turbato. Mi ero preparato per fare una visita pastorale e mi son ritrovato a partecipare ad un'orgia...
Mi dispiace... so che ora vedrai me e mio padre con occhi diversi...
Non mi aspettavo aveste una relazione incestuosa. E non mi aspettavo che tuo padre... insomma che tuo padre mi praticasse del sesso orale.
Però ammettilo è stato eccitante Gabriele, no?
Si Alessandra... è stato molto eccitante ma...
Ma?
Ma è stato anche profondamente sbagliato. Io son due settimane che vivo con i sensi di colpa. Son un rinomato anziano di congregazione, uno dei più importanti a livello regionale e nazionale. Mio fratello è un famoso sorvegliante di cirscoscrizione... e io se dovesse venir fuori questa storia non sai che fine rischierei di fare... Tutta la mia vita imploderebbe in un attimo...
Basta tenere nascoste le proprie trasgressioni Gabriele … è così semplice, no?
Tenere nascoste? E la coscienza? A te non rimorde la coscienza per quello che fai Alessandra? Eri una giovane così brava, così zelante, così devota a geova... ora convivi con un uomo molto più grande di te e scopi con chiunque... persino con tuo padre... e poi fai quei video porno che girano in rete... tutti ti conoscevano come una brava pioniera regolare e ora...
e ora Gabriele? Cos'è cambiato? Solo perché esprimo la mia sessualità devo essere giudicata come una troia?
Io prima di scoprire questo mio lato più spregiudicato fingevo di essere felice come testimone di geova. Ora mi sento più libera Gabriele. Libera di scegliere. Magari faccio cose sbagliate, ma sono io a scegliere. Nessuno può impormi nulla. Prima ero in gabbia Gabriele... ora non più...
Non capisco comunque perché tu sia venuta qui, è rigirare il coltello nella piaga Alessandra...
Alessandra notò l'imbarazzo di Gabriele. Da una parte avrebbe voluto fare l'anziano “ammonitore”, dall'altra capiva che anche lui era finito in un bivio.
Se da una parte si sentiva in colpa per quel che aveva fatto dall'altra la trasgressione lo eccitava.
Gabriele si era alzato e stava andando verso la porta, per invitare gentilmente Alessandra ad andarsene.
Alessandra si avvicinò all'uomo e gli mise la mano sui pantaloni, all'altezza del pisello.
Gabriele, ora ti faccio un pompino. Se hai il coraggio mandami via ora, altrimenti lasciami fare...
Alessandra si inginocchiò e pian piano slacciò la cintura di Gabriele. Gabriele non si muoveva. Non l'aveva comunque cacciata dalla stanza, quindi voleva che lei succhiasse il suo uccello. Faceva tanto lo “spirituale” ma poi un pompino non si rifiuta mai.
Slacciata la cintura, i pantaloni caddero a terra lasciando in bella vista le mutande, da cui proveniva un forte odore di sperma. Probabilmente Gabriele si stava già eccitando prima che lei si inginocchiasse. Tirò fuori il cazzo dalle mutande, era già bello umido e con la cappella gonfia di piacere. Lo annusò ben bene e lecco la punta dell'uccello, tenendolo con la mano sinistra ben eretto. Leccò fino in fondo, arrivando alle palle e leccò pure quelle. Gabriele aveva chiuso gli occhi, non se la sentiva di guardare quello che Alessandra stava facendo. Alessandra si passò l'uccello su tutta la faccia e impresse nelle narici quel forte odore di cazzo che emanava l'uccello di Gabriele. Non si era legata i capelli e svolazzavano liberi sul pisello di lui, coprendo la faccia di lei, impregnandosi anche loro dell'odore del pisello dell'anziano di congregazione.
Si infilò per bene tutto l'uccello in bocca e cominciò a succhiare con veemente dolcezza. I capelli le andavano sul viso e con la mano li spostava continuamente. Gabriele aveva paura di toccarla e rispetto agli altri uomini non le teneva la testa premuta sul cazzo. Succhiava e guardava Gabriele, cercando in lui uno sguardo complice che tardava ad arrivare. Lui stava fermo immobile, con gli occhi chiusi, si mordeva le labbra dal piacere, non voleva che Alessandra smettesse ma in cuor suo un po' di colpa la sentiva per quel che stava succedendo. La moglie era giù di sotto a fare le faccende di casa e non immaginava quel che stava accadendo a pochi metri da lei, nello studio privato di Gabriele. Alessandra succhiava sempre più forte, aveva messo in bocca l'uccello tante volte, ci aveva sputato sopra, si aiutava anche con la mano, massaggiando la punta dell'uccello e masturbandolo.
Gabriele ogni tanto accennava un timido ansimare di godimento.
A bassa voce, senza perdere il ritmo Alessandra gli disse pure di venire nella sua bocca senza farsi problemi, non doveva avvisarla quando era pronto per sborrare.
Gabriele annuì con un cenno del capo e istintivamente portò finalmente le mani sulla chioma di Alessandra. Prese alcuni capelli tra le mani e iniziò a massaggiare la testa della ragazza, poi come fosse un robot le prese la testa all'altezza delle orecchie e iniziò a dettarle il ritmo della succhiata.
Non le spingeva la testa fino in fondo, Gabriele non era al corrente che si potesse ingoiare il cazzo fino in profondità, non era così esperto. Alessandra succhiava con molta più dolcezza rispetto al solito, non voleva “turbare” ulteriormente Gabriele, non era ancora pronto per un sontuoso “deep throat”.
L'alito le puzzava di cazzo, il pisello di Gabriele emanava un forte odore e cominciava ad avere un intenso sapore di sperma. La saliva scendeva dalla bocca, qualche goccia di liquido le era finito pure nella camicetta, sentiva la goccia bagnata arrivarle fino le tette.
Gabriele era quasi pronto, sarebbe venuto da li a poco. Sentiva il pulsare del cazzo dentro la bocca di Alessandra.
Fu un attimo, disse “Vengo...” e lasciò defluire una bella quantità di sborra nella bocca della ragazza.
Alessandra raccolse tutto sulle proprie labbra, sulla propria lingua. Non mandò giù tutto lo sperma in un momento.
Aprì la bocca in modo che Gabriele potesse vedere il contenuto che le aveva riversato. Tirò fuori la lingua, era tutta ricoperta di quel liquido biancastro. Gabriele era notevolmente eccitato vedendo Alessandra in quella posizione, col suo sperma ancora in bocca. Alessandra giocava a fare i gargarismi con la sborra, sempre inginocchiata, sempre con quell'intruglio biancastro in bocca. Poi si alzò dalla posizione in cui era e pur essendo leggermente più bassa dell'uomo andò a posizionarsi quasi faccia a faccia, voleva guardarlo negli occhi. E mentre Gabriele la guardava negli occhi deglutì la sborra. Poi con la lingua che ancora sapeva del cazzo di Gabriele iniziò a baciarlo. Lui acconsentì a farsi baciare e abbracciò la ragazza. Alessandra voleva fargli assaggiare lo sperma che aveva ingurgitato, lo baciò con passione mentre lui la teneva stretta stretta fra le proprie braccia.
Si guardarono negli occhi. Lei era li, diabolica e seducente, con gli occhi “furbi” e uno sguardo che faceva venir voglia di farsi una sega.
Lo lasciò così, col cazzo di fuori, in mezzo alla stanza, aprì la porta e scese le scale. Salutò la moglie di Gabriele e tornò a casa sua e di Francesco.
Gabriele rimase qualche secondo impietrito, poi si tirò su i calzoni, non voleva che sua moglie lo trovasse in quella posizione sconveniente.
Sodoma e Gomorra si erano impossessate anche di lui.
La congregazione era in fermento.
Alessandra si era presentata in sala del regno. Nessuno riusciva a spiegarsi come mai non fosse stata ancora disassociata nonostante quello che aveva combinato e che ancora stava combinando.
Entrando salutò calorosamente Marco, Michela e Marianna, i suoi amici più intimi e con cui aveva condiviso le prime “immoralità sessuali” della sua vita.
Si piazzò di fronte al vecchio Sebastiano che stava parlando con una vecchia sorella, Alessandra notò che era sempre più rincoglionito. Lui non sapeva cosa dire, era visibilmente imbarazzato, ma non dalla presenza di Alessandra, ma perché sapeva di essere anche lui con la coscienza sporca.
Pochi passi più avanti Daniele e Gianni stavano discutendo su come posizionare le sedie quando videro Alessandra da dietro che li stava guardando. Anche loro erano visibilmente imbarazzati. Un silenzio generale aveva invaso la sala del regno. Carlo e Angela non si aspettavano che la figlia venisse in sala, gli altri fratelli ormai se l'erano quasi dovuta dimenticare. Era vestita come “al solito”, il “solito” di quando frequentava regolarmente le adunanze.
Molti si chiedevano come mai si fosse presentata in sala, vestita da adunanza, dopo aver fatto tutto quello che aveva fatto.
Nessuno osava salutarla. Erano tutti sbalorditi.
Una sorella, pioniera regolare che era al banco dei Territori fece una smorfia di disapprovazione. Sua figlia anni addietro per molto meno era stata disassociata. Questa si era permessa di fare video porno, di andarsene di casa, di gettare il biasimo su geova e sull'intera organizzazione e poteva impunemente presentarsi come nulla fosse in sala del regno.
L'adunanza stava per cominciare, gli uscieri invitarono le persone a sedersi. L'adunanza quella sera prevedeva i discorsi di esercitazione alla Scuola di Ministero e molti fratelli attendevano il proprio turno per salire sul podio ed essere “giudicati” dal Sorvegliante della Scuola di ministero, che quella sera era proprio suo padre Carlo.
Alessandra si era seduta in fondo, non voleva dare troppo nell'occhio. Marianna, Marco e Michela si erano seduti qualche fila più in la. I genitori di Marianna la tenevano costantemente sott'occhio, l'influenza negativa di Alessandra aveva corrotto lo spirito candido della loro figliola.
Gianni faceva l'usciere, era seduto in fondo, con la sedia appoggiata al muro e la borsa dell'adunanza aperta a fianco della seggiola. Ci fu il cantico e poi la preghiera, poi iniziarono le parti dell'adunanza.
Alessandra avrebbe voluto commentare ma non si era preparata, forse non le avrebbero nemmeno permesso di commentare in quella adunanza, per quanto gli anziani le avessero formalmente salvato il culo da una probabile disassociazione sarebbe stato imbarazzante lasciarla commentare liberamente come se nulla fosse successo.
Era passata una mezz'oretta, Alessandra si alzò per andare in bagno. Daniele e Gianni notarono. Anche Marco, che in quel momento era microfonista notò Alessandra che stava per alzarsi e andare in bagno.
Nel bagno della sala c'era sempre un viavai continuo. I fratelli e le sorelle andavano li non per pisciare ma per estraniarsi cinque minuti dalla noia soporifera dell'adunanza.
Alessandra lasciò che il viavai si levasse dalle palle, poi rimasta sola, si lavò le mani e si guardò allo specchio.
“Perché son venuta?” - si chiedeva tra se e se.
L'usciere, Natan, era entrato in bagno a controllare che non succedesse nulla di strano o sconveniente. Gli erano stati dati precisi ordini. Nulla di “immorale” sarebbe stato più tollerato in sala del regno.
Alessandra si era sentita imbarazzata dal vedere Natan entrare in bagno per controllarla. Si sentiva davvero spaesata. Era un pesce fuor d'acqua, non apparteneva più a quel mondo. L'aveva capito sin da quando si era messa un vestito “dignitoso” e si era presentata in sala quella sera. Francesco era fuori per lavoro quella settimana, all'estero e forse Alessandra aveva iniziato a sentire la solitudine e la mancanza di quel tempo che aveva passato come testimone di geova attiva.
Ormai il suo status era quello di sorella inattiva, non consegnando il rapporto di servizio per mesi e non presentandosi alle adunanze in pratica era “diventata una del mondo”. Non aveva firmato il foglio sulla privacy, quindi non aveva autorizzato gli anziani di congregazione a potersi fare i fatti suoi privati. Si chiedeva se sui server dell'organizzazione ci fosse qualcosa che la riguardasse. Chissà se il suo nome era associato a qualcosa in quel grande database.
Quando viveva coi suoi genitori aveva a disposizione tutto quel che riguardava l'organizzazione dei testimoni di geova. Aveva letto il manuale confidenziale degli anziani, che solo gli anziani di congregazione potevano possedere e consultare. Il famoso “KS” che non era a disposizione dei semplici proclamatori.
Conosceva il contenuto di tutte le circolari che la betel mandava agli anziani, con tutte le nuove disposizioni.
Conosceva persino la situazione finanziaria della congregazione, conosceva dove finivano i soldi delle contribuzioni, conosceva ogni singolo “dettaglio” di come veniva fatta funzionare questa enorme macchina “del terrore”.
Suo padre ingenuamente le aveva sempre lasciato a disposizione tutto il materiale riservato.
E lei, li davanti a quello specchio era sola contro un intero mondo che le stava ingarbugliando lo stomaco.
Marco e Marianna avevano seguito Alessandra in bagno. Marco aveva fatto cenno a Natan di starsene fuori e farsi gli affari propri. Natan ubbidì, Marco era figlio dell'anziano “più influente” della congregazione e ambiva a nuovi incarichi in congregazione, non era il caso di inimicarsi proprio lui.
Quando Alessandra vide entrare i suoi due amici si gettò ad abbracciarli. Loro erano contentissimi di vederla. Loro erano invidiosi della libertà che lei era riuscita a guadagnarsi con la trasgressione. Marco e Marianna avevano provato a parlare ai rispettivi genitori del fatto che fossero stufi di quella vita ma li avevano minacciati di cacciarli di casa se fossero usciti dall'organizzazione. Era meglio che fingessero di essere felici ma pur sempre dentro i testimoni di geova.
Ti voglio bene. - disse Marianna ad Alessandra.
Anche io te ne voglio amica mia.
Sai che ora io e Marco stiamo ufficialmente insieme? Fra qualche mese ci sposiamo. Cosi hanno deciso i nostri genitori.
Marco guardava le due ragazze, lui nel “segreto” dell'opinione generale era riuscito a farsele entrambe. Solo Michela mancava all'appello del suo cazzo.
Vi va di fare una slinguacciata insieme? - disse Alessandra ai due fidanzatini
Marco e Marianna si guardarono in faccia. La cosa era allettante ed eccitante, anche se pericolosa.
Marco aprì la porta del bagno e andò da Natan. Gli passò una banconota da 100 euro. Si guardarono negli occhi. Natan sapeva come comportarsi, non c'era bisogno di tante spiegazioni.
Marco chiuse la porta dietro se ed andò ad abbracciare le due ragazze. Alessandra da una parte e Marianna dall'altra gli avevano ficcato la lingua nelle orecchie e lo coccolavano ed accarezzavano. Entrambe le ragazze portarono una mano sul pacco di Marco. Si stava ingigantendo e lo sentivano. Marianna slacciò la zip del vestito e prese il cazzo di Marco in mano e cominciò a segarlo mentre Alessandra lo baciava sulla bocca, infilandogli la lingua in gola.
Anche Alessandra prese il cazzo di Marco in mano e aiutò l'amica a segare il fidanzato. Non c'era felicità più grande di avere quelle due troiette che lo masturbavano, ancora li dove tutto era cominciato, nel bagno della sala del regno mentre dall'altra parte si stava svolgendo l'adunanza.
Alessandra si abbassò e prese in bocca il membro di Marco, era così delizioso, così profumato, così gustoso da tenere tra le labbra. Marianna non era gelosa, voleva condividere a passione del suo fidanzato con la sua migliore amica. Alessandra spompinava con passione mentre era il turno di Marianna a baciare Marco.
Alessandra si alzò e lasciò il cazzo alla bocca di Marianna che continuava la succhiata dell'amica aggiungendoci qualche sputo. Alessandra si alzò la gonna e tirò giù le mutandine. Mise poi le mani sul lavandino e guardò lo specchio. Dal riflesso dello specchio muoveva la lingua in maniera eccitante verso Marco. Il ragazzo lasciò la bocca della fidanzata a prendere aria e si mise dietro ad Alessandra. Tirò su la gonna del tutto e con il cazzo ben in tiro cercò il buco del culo della ragazza e iniiziò a penetrarla con forza. Il cazzo le stava bruciando il buco del culo, Alessandra faceva fatica per non urlare dal dolore e dal godimento. In sala nessuno si stava accorgendo di quel che stava avvenendo nei bagni.
Anche Marianna voleva essere penetrata, si alzò la gonna e disse a Marco di scoparle la figa. Marco fece ancora qualche violenta penetrazione nel culo di Alessandra e poi diede attenzione alla fidanzata. Si abbassò e levò le mutandine alla ragazza. Ci infilò un paio dita e le fece un ditalino, poi con grande eccitazione iniziò a infilare la lingua nella figa di Marianna, muovendola come un serpente impazzito. Si alzò, schiacciò Marianna contro il muro e infilò il cazzo duro e bagnato nella sua figa. Lei gemeva e ansimava mentre Marco sbatteva con forza il cazzo nella passera fino a farla venire. Ancora eccitato il ragazzo la giro su se stessa e la inculò, così come aveva fatto con Alessandra, tenendole la testa schiacciata contro il muro. La stava possedendo con rabbia e con forza, la stava inculando a sangue. Marianna godeva come una troia.
Alessandra voleva la sborra, aveva bisogno di bere quel nettare prelibato. Si avvicinò al culo di Marianna mentre Marco la stava penetrando e cominciò a leccare le natiche dell'amica e a cercare con la bocca il contatto del cazzo di Marco.
Marco se ne accorse, tolse il cazzo dal culo rosso e bagnato di Marianna e lo ficcò con forza in bocca ad Alessandra. La forza taurina che aveva quella sera Marco era spaventosa. Il cazzo era sempre più duro e potente e lo sbatteva con rabbia pure nella bocca di Alessandra, senza avere voglia o intenzione di addolcire la penetrazione in quella morbida boccuccia. Dalla bocca della ragazza usciva un sacco di saliva mista a sperma. Marco stava per venire, chiuse gli occhi. Marianna si mise a bocca aperta vicino all'amica, anche lei voleva ricevere il gustoso nettare del fidanzato. Marco sborrò nella bocca di Alessandra, la ragazza aveva la bocca completamente inondata dello sperma di Marco, come la prima volta. Guardò negli occhi l'amica che con la bocca aperta aspettava che Alessandra le sputasse in bocca la sborra del fidanzato. Alessandra baciò Marianna e le vomitò sulla lingua un po' della sborra, poi abbracciandosi iniziarono a slinguarsi beatamente mentre Marco soddisfatto e col cazzo penzolante ancora in tiro osservava la scena.
Giusto il tempo di rimettersi in ordine e di darsi una sciacquata alla bocca, Marianna e Marco tornarono nella sala principale come se nulla fosse accaduto. Prima di andar via Marco diede una pacca sulle spalle a Natan che li aveva coperti e gli lasciò altri 50 euro in mano come ricompensa per il silenzio.
Alessandra era rimasta in bagno, a leccarsi lo sperma rimasto in bocca e si guardava allo specchio. Pensava alla scopata appena avuta e a tutto quello che stava vivendo.
L'avevano guardata come fosse un'aliena entrando in sala. Lei che fino a qualche tempo prima era una gemma preziosa di quella comunità. Lei che aveva avuto il coraggio di esternare la propria vera natura doveva sentirsi colpevole per quel che aveva fatto.
Non ci stava Alessandra. Non era giusto. Una persona non può essere condannata e giudicata da altri uomini solo perchè vuol essere “libera”. Che poi, cosa aveva fatto veramente di male?
Aveva solo scopato, ed era consenziente. Aveva scopato, mica ucciso qualcuno. Conosceva i cazzi privati di ogni singolo componente di quella congregazione e quelli che dovevano vergognarsi erano altri. C'erano quelli che scopavano senza farsi scoprire, c'erano quelli che rubavano, quelli che evadevano le tasse. C'era quella sorella pioniera che tutti sapevano tradiva il marito con uno “del mondo” ma nessuno aveva il coraggio di dirle qualcosa.
Tra gli appunti di suo padre aveva trovato anche le prove che un fratello della congregazione era stato accusato di pedofilia da un ragazzino, ma il nome della persona coinvolta era secretato. Quello faceva veramente schifo ad Alessandra, che un pedofilo potesse girare impunemente in sala senza che nessuno fosse messo al corrente della pericolosità. Se solo avesse preso quei documenti dalla scrivania di suo padre quel giorno. Li avrebbe portati ai Carabinieri, perché era deplorevole che una persona non fosse denunciata alle autorità per quel gravissimo reato. Quello era deplorevole, che l'organizzazione dei testimoni di geova non denunciasse alle autorità i pedofili. E chissà quanti pedofili venivano nascosti nelle congregazioni di tutto il mondo, chissà quanti segreti questa diabolica organizzazione teneva sotto chiave.
E invece per quel branco di coglioni la persona da guardare storto era lei. Lei che aveva solo dato del suo senza far del male a nessuno. Anzi, aveva a suo modo fatto del bene, le persone erano felici di come scopava. Aveva dato nuova linfa vitale al cazzo di suo padre, a Gianni, a Daniele, all'anziano dell'altra congregazione Gabriele. Aveva fatto godere quel vecchio porco di Sebastiano, che il suo cazzetto minuscolo mai avrebbe avuto l'onore di incontrare la sua boccuccia da troia se lei e Marianna non avessero fatto le zoccole al comitato giudiziario.
Tutti erano coinvolti in quell'enorme porcile impuro che si era creato in sala. Non c'era persona libera dalla macchia del peccato.
I suoi stessi amici avevano la macchia del peccato scritta in fronte e insieme a lei avevano disonorato la sacralità della sala del regno e dell'adunanza scopando in tre nei bagni.
Non aveva voglia di tornare in adunanza, sarebbe andata a casa, quello che doveva fare l'aveva fatto ed era stato anche abbastanza soddisfacente. Dei commenti e degli sguardi di quel branco di ipocriti pervertiti poteva tranquillamente farne a meno.
Uscì dal bagno e diede un bacio sulla guancia a Natan, sapeva che Marco l'aveva corrotto per comprarsi il suo silenzio, andò verso la grande porta a vetri che divideva l'antisala dalla sala. Aprì la porta, andò verso il suo posto e prese la borsetta.
Si girò giusto per salutare Gianni con un cenno e prese la via dell'uscita.
Prima di uscire si voltò un'ultima volta indietro.
Non aveva ne timore di geova ne degli uomini, tanto quello era solo un mondo falso e ipocrita, un mondo da dove era meglio fuggire.
Le dispiaceva solo per i genitori che erano costretti a recitare ancora quella farsa. Suo padre prima o poi avrebbe trovato la forza di confessare a sua madre la vera natura della sua sessualità e chissà magari col tempo sarebbe riuscito anche a dirle di come si era eccitato a scopare la figlia.
Uscì dalla sala del regno, si accese una sigaretta e in alito di fumo anche quella serata aveva preso la piega che più preferiva: una bella sborrata in bocca.
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