Arroganze e prevaricazioni

  • Scritto da geniodirazza il 15/04/2024 - 09:43
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Arroganze e prevaricazioni

Nicoletta è rimasta incinta a 18 anni del suo primo ragazzo, Alberto, un valido artigiano con un’avviata bottega, lavoratore infaticabile che la sposa immediatamente e moltiplica il suo impegno per garantire a sua moglie e alla figlia che nasce, Laura, il migliore tenore di vita che può conseguire; tra i suoi coetanei ventenni c’è Marco, amico da una vita, profondamente legato a lui e alla sua famiglia; ha avviato un’attività da imprenditore edile con un certo successo.

Quando Laura ha dieci anni, Alberto rimane vittima di un incidente stradale e lascia nella peste più nera moglie e figlia; Marco non esita un momento e si fa in quattro per svolgere le attività necessarie a risolvere le pendenze che l’amico ha lasciato; gli ci vuole assai poco per rendersi conto che, tra debiti e commesse non soddisfatte, la bottega fallisce; la banca si mangia la casa per un’ipoteca insoddisfatta e le due donne sono sul lastrico.

Marco ha sempre amato profondamente Nicoletta, forse anche più e prima di Alberto; ma si è tenuto in disparte quando lei ha scelto l’amico; si è affezionato a Laura più che a una figlia e l’ha sempre adorata più che se fosse stata carne della sua carne; Nicoletta ha sempre conosciuto i sentimenti di lui; in qualche modo, ne è rimasta coinvolta, anche se si è tenuta sempre al di qua del lecito.

Quando Marco propone a lei e alla bambina di andare a vivere nella sua casa, troppo grande per una persona sola, ha solo un attimo di esitazione; poi capisce che è manna che piove dal cielo e, forte anche della disponibilità che ha sempre provato per l’amico di suo marito, accetta; per qualche tempo vivono nella stessa casa senza accennare a rapporti intimi; la più felice è Laura che scioglie il suo dolore nel profondo affetto per Marco che lei ha sempre considerato alternativo a suo padre.

Vivere nella sua casa diventa il modo per stargli sempre più vicino e goderselo anche fisicamente; lui la guida con amore nei primi inciampi scolastici, consiglia e suggerisce, insomma manifesta in tutti i modi il profondo amore che nutre per quella bambina e per quello che rappresenta nella sua vita; in qualche modo, anche l’amore per la figlia diventa un elemento di spinta perché i due decidano di cadere l’uno nelle braccia dell’altro.

Sei mesi possono essere finanche troppi per una vedova abituata ad avere con suo marito rapporti sessuali più che quotidiani; Alberto le ha insegnato tutto, dell’amore e del sesso, e lei ha appreso con gioia ed entusiasmo; fino alla sera prima del tragico incidente, lui è stato un vulcano a letto e l’ha scopata con l’entusiasmo di un trentenne nel pieno vigore delle sue forze ed abituato con sua moglie a percorrere ogni sentiero del piacere.

Quando si rende conto che è inutile sacrificare ancora la sua sessualità, la sua libidine, la sua passione alla memoria del morto, Nicoletta si dice che forse anche a suo marito farebbe piacere che a sostituirlo nel cuore e nel letto di sua moglie sia l’amico fraterno di sempre; Laura, manco a dirlo, sarebbe ben felice di vedere stabilizzarsi una situazione di convivenza che le garantisca la continuità di un amore che coltiva da sempre; si lega ancora di più a Marco.

E’ lei ad assumere l’iniziativa una sera che lui, tornato dal lavoro e consumata la cena in cucina, come sono soliti fare, si siede in poltrona per guardare la tele; invita Laura ad andare a letto, ve la porta con garbo, dopo il bacio delle buonanotte a Marco, e si siede sul bracciolo della poltrona di lui offrendogli apertamente il seno prorompente che lui spia spesso e volentieri con malcelata cupidigia.

“Senti, Marco; non è il caso di girare intorno alle cose; non so se ci sia un destino scritto, se Alberto sta inorridendo o se ci sta invitando a farlo, insomma non so se ci sia nessun motivo valido perché tu continui a portarti a letto qualche ragazza disponibile ed io mi consumo di ditalini perché ho bisogno di sesso e di amore; non possiamo continuare a vivere sotto lo stesso tetto ignorando quello che proviamo; sei mesi non sono molti per una vedovanza, ma sono troppi se c’è trasporto tra noi.”

“Nico, sai perfettamente che non osavo per un rispetto al tuo dolore e alla memoria dell’amico; ma non ti devo neppure dire che ho sempre provato un grosso sentimento per te e sapevo dal primo momento che ti volevo; se sei venuta in questa casa è per restarci, come mia compagna; aspettavo solo che le nostre volontà coincidessero.”

Si prendono per mano e vanno verso la camera da letto; lui è stranamente il più emozionato dei due, perché il discorso gli è arrivato imprevisto anche se atteso e desiderato; lei si spoglia da un lato del letto e appoggia gli abiti sulla sedia; lui, più che dalla cerimonia della spoliazione, è preso dalla voglia di conoscere quel corpo che ha sempre adorato e che ha talvolta sfiorato; la prende per le spalle, la fa girare e le stampa sulla bocca un bacio di voluttà indicibile.

Lei risponde al bacio, lo stringe al seno con voglia e comincia a mulinargli la lingua in bocca eccitandolo allo spasimo; spinge il pube contro la mazza che avverte notevole, e si struscia alla ricerca dei primi palpiti di piacere; quando riesce a far coincidere il cazzo col clitoride duro e gonfio, si strappa un primo orgasmo che la fa gemere, illanguidire e salivare rendendo ancora più lussurioso e intenso il bacio; fa scivolare una mano lungo il corpo e va a catturare la mazza per valutarne la consistenza.

Apre la cerniera, infila la mano nel pantalone e finalmente lo sente a pelle, vivo e fremente; lui le sta sollevando la gonna sui fianchi, appoggia il cazzo in mezzo alle cosce, sposta lo slip e porta la cappella alla vagina; la penetra in piedi, ancora parzialmente vestiti; con mosse acrobatiche fa entrare il cazzo fino all’utero, riempiendosi orecchie e cuore dei gemiti di lei che sente la mazza percorrere tessuti ormai tesi allo spasimo; affonda su di lui e lo bacia appassionatamente.

La fa crollare supina sul letto; lei solleva le gambe e si fa penetrare fino in fondo; accompagna i movimenti in figa con gemiti di goduria infinita e lo sente eccitarsi; non si aspettava una mazza così grossa, così dura, così sua, alla fine; e se la gode tutta tenendolo stretta al suo corpo, per le natiche, quasi per accentuare il senso di penetrazione; c’è in quel primo amplesso non solo l’attesa di sei mesi di astinenza, soprattutto per lei, ma anche anni di amore non confessato, di desiderio messo sotto il tappeto.

L’orgasmo esplode inatteso e imprevisto e fa scattare in ambedue un senso di esaltazione al di là dell’immaginabile; sentirsi esplodere nelle orecchie il suono di campane angeliche, negli occhi un caleidoscopio di colori inimmaginabili, nel corpo una sensazione di abbandono, di rilassamento, di dolcezza infinita sono emozioni che vivono in comune, senza neppure doverselo dire, ma leggendole sull’espressione del viso estatico.

Si riprendono dopo un breve periodo di languore dolce che li tiene avvinti in un abbraccio che sintetizza la voglia che hanno di essere insieme, uniti, quasi fusi in un solo corpo; per quella prima volta, scopano per quasi tutta la notte e Nicoletta si sente felicissima di avere fatto il passo decisivo per ritornare a vivere, dimenticando per un attimo la tragedia che l’ha colpita; Marco sente di non fare offesa all’amico morto, prendendosi la donna che ama da sempre.

Comincia per i due una fase di entusiasmo di vita che si trasferisce a letto, dove vivono ore meravigliose di amore e di sesso; Nicoletta rivela una natura calda che, intuita da giovanissima, esplode in tutta la virulenza della passione; scoperebbe sempre, in ogni posto, in qualunque situazione; gli succhia il cazzo anche mentre sta seduta sul water, fanno insieme la doccia e si titillano libidinosamente, non passa momento che non si accarezzino e si bacino in continuazione.

Anche Laura ispira a Marco un desiderio quasi fisico di rapporto; la ragazzina si è legata a lui profondamente, lo ha definitivamente sostituito al ricordo del padre che si fa con gli anni sempre più sbiadito ed ideale, nascosto in un angolo della coscienza; con Marco esprime la fisicità del suo bisogno d’amore, stringendosi a lui e alla madre ogni volta che riesce a sentirli concretamente vicini, si fionda nel lettone ogni volta che può, accarezza il padre putativo come una bambola pregiata.

A mano a mano che cresce, si fa sempre più vivo il desiderio di sentirlo sulla pelle, come vede fare a sua madre, gioca col petto, con le cosce, col ventre, carezza il viso e lo percorre, lo riempie di baci dappertutto; Marco si fa coinvolgere dalla passione della ragazza e non cerca di frenarla, ma ne favorisce apertamente i tentativi di stargli stretta addosso anche se deve stare attento che la durezza del cazzo non appaia evidente e non disturbi i loro giochi.

L’idillio va avanti per cinque anni durante i quali Nicoletta assume decisamente il carattere e l’atteggiamento della donna decisa ed esigente, che dal suo uomo pretende soprattutto tanto sesso e tanta passione, qualche volta in concorrenza con la figlia che gioca con lei a chi si impossessa di più del maschio di casa; Marco è profondamente legato alle due e non passa fuori che il minimo indispensabile per seguire da vicino e bene il suo lavoro.

Per il resto, preferisce stare in casa e tampinare la sua compagna anche quando sfaccenda; non è raro che le pianti il cazzo duro tra le natiche, da sopra i vestiti e il grembiule da cucina mentre lei bada alla salsa che cuoce; sa bene che è solo il preludio; subito dopo manderanno Laura nella sua stanza a studiare o a giocare e si scateneranno in una delle scopate che tutto il vicinato conosce, tanto alti sono gli urli di passione che gli orgasmi scatenano.

Altre volte è il turno di Laura a sequestrarlo, specie quando si siedono alla tele e lei va a sedersi sulla sua poltrona, fra le cosce, e sembra farlo apposta, a stuzzicare il cazzo contro il culetto duro e sodo per farlo eccitare; l’apice lo raggiunge quando, la domenica mattina soprattutto, si fionda nel letto grande tra i due e fa a gara con sua madre a chi si prende il maschio di casa; quasi sempre è Nicoletta a disarmare e a lasciare che la figlia si goda l’uomo come vuole.

Difficile capire quando scatti la reazione violenta di Nicoletta; di colpo, la lettura della convivenza si stravolge e lei si sente asservita ad una condizione che non le piace; sa di dipendere totalmente da Marco, dal suo lavoro, dal suo potere e, forse anche in conseguenza di discorsi strani uditi o fatti negli incontri con altre donne, comincia ad avvertire la sensazione di essere un semplice orpello al successo del suo uomo.

Non manca una punta di gelosia verso sua figlia, di cui Marco sembra apprezzare sempre più da maschio il seno acerbo appena accennato, le natiche che si fanno morbide e tonde, le cosce snelle ed eleganti; più che da una figlia putativa, la ragazza implicitamente adottata dall’amico morto, lui sembra preso fortemente da una gazzella giovane e irruenta che sta nascendo dalla bambina informe che era entrata nella sua casa.

Per tutto il liceo, lei non fa che parlare del compagno di sua madre come del suo amore unico e insostituibile, rifugge dalla frequentazione di compagni di scuola per rifugiarsi in braccio al padre putativo anche quando deve studiare; lo incita e lo costringe a fare shopping con lei e gli chiede di verificare e di toccare dal vivo l’intimo che sceglie solo per indurlo a palparle il seno e il culo, a carezzarle il viso o le cosce.

Non ha perso l’abitudine di sedersi tra le cosce davanti alla tele, ma adesso sembra accompagnare la seduta con manipolazioni ambigue alla figa e al cazzo; se si ferma al di qua del sesso è solo per una forma di educazione inculcata; da quando sua madre si è allontanata da Marco presa da altri interessi, sembra aver occupato tutto lo spazio e gestirlo come da protagonista della vita anche sessuale del compagno di Nicoletta.

Quando decide di iscriversi all’Università, ad Economia la facoltà più vicina agli interessi di Marco, lui non esita ad acquistare un miniappartamento per evitarle l’inevitabile trafila dei fuorisede; ma Laura non aspetta che il venerdì per prendere il treno, tornare a casa e scatenarsi per il week end ad amoreggiare platealmente col ‘suo’ Marco, incurante delle smorfie di fastidio di sua madre; non arrivano a fare sesso esplicito per una remora atavica; ma sono decisamente coinvolti.

Nicoletta è già da qualche anno che ha deciso di cambiare rotta; ormai qualsiasi atteggiamento del suo compagno le suona offensivo e provocatorio; ha deciso dentro di se che gliela farà pagare e con l’unico mezzo che sa di possedere per colpirlo duro, umiliarlo, offenderlo e sfruttare per il suo piacere quella ricchezza e quel potere che lui le impone come segno del dominio; decide che un paio di corna gli sta bene e che se dovesse accorgersene, non la lascerà per amore a sua figlia.

Sceglie il complice in questa sua vendetta e lo individua in un personaggio di scarsa rilevanza, un piccolo imprenditore di livello medio basso, assolutamente lontano da Marco; non le è difficile irretirlo in un’atmosfera di seduzione che lo sconvolge, considerata l’alta qualità della bellezza e del garbo; stabilisce che si incontreranno in un hotel a breve distanza; per completare l’oltraggio al tiranno, paga tutto con una carta di credito di cui il compagno la lascia libera di disporre.

E’ anche questo un gesto di libertà, perché è lei a pagare per le corna che fa al suo uomo; l’altro figura quasi come un ospite nella camera che lei paga; ci mette poco, a passare dall’entusiasmo per la scelta coraggiosa alla delusione, di fronte al caprone che l’uomo rivela di essere; non sono quasi neppure entrati in camera che lui l’ha avvinghiata con forza, la palpa e la maneggia come una bambola di gomma; prima ancora di spogliarla, l’ha sbattuta sul letto e le ha infilato in figa un cazzo di media - bassa dimensione che a malapena la solletica.

Manco a dirlo, niente a che vedere non solo con la dimensione della mazza di Marco che si fa sentire, e come, per tutta la vagina fino all’utero; ma soprattutto con il garbo e l’eleganza con cui prepara le scopate; con un sesso meno di quindici centimetri, Nicola le procura intensi fastidi picchiando come un maglio con l’osso pubico contro il suo; alla fine, si troverà con un grosso livido sull’inguine che sarà una prova inconfutabile dell’adulterio.

Decide di ‘educare’ il caprone, lo frena e lo induce a spogliarsi con garbo, alternandosi a privare ogni volta l’altro di un capo dell’abbigliamento; le fa rabbia dover ricorrere alle conoscenze acquisite con il compagno a letto; ma è fin troppo evidente la differenza di classe tra le scopate e non vuole certo farsi trattare da bambola di gomma, mentre sta liberandosi, o almeno intende farlo, dal dominio di un dittatore.

Il caprone riesce a cogliere la dolcezza dei modi di lei e, poiché ha già scaricato la prima sborrata che gli premeva, la lascia fare; Nicoletta riesce a farlo ripartire e lo guida lentamente a scoparla come piace a lei, che in realtà è come la scopa Marco abitualmente; dopo che si sono denudati, aggredisce i capezzoli, li succhia e li mordicchia eccitandolo; lui reagisce ricambiando e, guidato da lei, riesce in breve a succhiarla a dovere e a provocarle un grosso orgasmo, compiacendosene con se stesso.

Subito dopo, lei lo aggredisce con un pompino da manuale; in piedi accanto al letto, con lei seduta sul bordo, gli succhia il cazzo con immensa abilità, leccando, mordendo e facendolo scorrere in gola, cosa non difficile viste le dimensioni, e mandandolo in visibilio con l’azione combinata della copula e della leccata, col risucchio e la masturbazione; lo ferma frequentemente, perché non vuole farlo sborrare subito.

Quando tocca a lui leccarla, lo deve quasi guidare passo passo per obbligarlo a usare la lingua delicatamente, le labbra per succhiare il clitoride e i denti per mordicchiare le labbra, piccole e grandi, fino a che ottiene l’orgasmo desiderato; poi si fa montare; visto che in figa non le da il piacere che cerca, prende il gel che ha portato, si gira a pecora, unge il culo e il cazzo e lo invita ad incularla; lui non crede a se stesso e si lancia con entusiasmo.

Nel culo il piacere è più intenso e vivo, finalmente sente il cazzo lungo il canale rettale e può mungerlo a suo piacimento, quello che la fa godere di più, è la coscienza che sta manovrando un maschio, o presunto tale, che ha fatto partorire a sua moglie quattro figli per la sua tendenza a scopare senza criterio; la sua soddisfazione è di avere un giocatolo umano a sua disposizione, anche se forse un oggetto di gomma l’avrebbe fatta godere di più.

Quello che sta domando non è un maschio che meriti; è semplicemente un caprone senza sensibilità; si sente quasi una nave scuola che insegna ad un troglodita cosa sia fare sesso intelligente e godere con passione; la sborra che le schizza nell’intestino comunque le dà una certa soddisfazione; lui, avendo a casa la moglie, non può trattenersi oltre una certa ora; lei potrebbe anche impegnare la serata; sarebbe un’ulteriore mortificazione al tiranno; decide di farlo sborrare in bocca e si rivestono.

Sulla strada del ritorno, avverte nel fondo della gola un sentore d’amaro nauseante; sa che il senso di colpa la sta aggredendo; teme anche possibili reazioni di Marco se e quando si accorgerà che l’ha tradito, ma decide di godere anche per questo; se dovesse cacciarla, ci penserà; mentre sta seduta sul water e lui si lava i denti, vede lo sguardo sul suo inguine e capisce che ha capito; ma non fa una grinza; lui si allontana disgustato e la ignora per tutta la notte.

La mattina seguente sente che parla col direttore di banca e capisce che sa; ma vuole che si pieghi a chiedere conto delle corna, per lo meno; Marco la ignora, come fosse un attaccapanni; lei fa lo stesso; ci ha riflettuto e sa che, se la caccia, lei si porta via Laura e lui ne soffrirebbe troppo; sa che accetterà il ricatto e la sopporterà o, finalmente, le consentirà di parlargli e di sbattergli in faccia la sua arroganza.

Non succede niente di quello che lei ha previsto, ma in realtà solo sognato e sperato; Marco sembra vivere in attesa del venerdì pomeriggio quando la ‘sua’ Laura tornerà dall’Università e sarà tutta per lui; quella volta, va addirittura alla stazione ad accoglierla e la porta a cena fuori, in un ristorante per innamorati; sua figlia gli dirà poi che è stato delizioso, veramente innamorato cotto e che lei ha deciso che, quando si farà sverginare, sarà Marco a farlo.

Intanto, la figlia è lo strumento di ricatto che ha contro il compagno e decide di riempirlo di corna; non vuole un amante fisso, perché l’uomo che ama è sempre lo stesso e non conosce nessuno in grado di sostituirlo; ma si farà un harem di maschi, si prenderà tutta la passione che cerca, li schiaccerà ai suoi piedi e sarà come umiliare il suo oppressore; a quel punto, che lui ami sua figlia e tratti lei peggio di un mobile non le interessa; l’unica cosa importante è umiliarlo.

In quella assurda situazione di sospensione di ogni rapporto umano scorrono cinque anni; Marco si concede ogni tanto con lei una scopata senza storia e senza amore; ha dimenticato ogni gesto d’affetto; sembra vivere cinque giorni della settimana in attesa del week end che potrà trascorrere col suo amore vero, la splendida Laura che è diventata ormai una donna di eccezionale bellezza, dolce e sensibile come l’uomo che le dato l’imprinting.

Forse è anche calda come sua madre, vista la passione con cui si attacca al ‘suo’ Marco e si struscia su di lui per fargli sentire il seno fremente, il ventre caldo e la figa vogliosa; le sue manovre mirano anche a sentire il cazzo del maschio che avverte abbastanza nettamente, nonostante gli abiti; a sua madre ha assicurato che non ha avuto rapporti di nessun genere con maschi ed aspetta solo di offrire la verginità all’uomo che ama.

Nicoletta sorride alle dichiarazioni della figlia, mentre pensa ai quattro maschi che ha scelto per avere ogni giorno, da lunedì a giovedì, la sua razione di passione alternativa, espressa col dominio totale su maschi di scarsissima consistenza; dopo la prima esperienza, ha stabilito che Nicola è ‘l’uomo del lunedì’ e, settimanalmente, lo incontra allo stesso posto, con meccanismi identici e con uguale spirito.

Quello che è riuscito a modificare, è stato l’atteggiamento nel sesso; l’uomo si è rivelato più duttile del previsto, è rimasto avvinto nella rete di lussuria che lei gli ha teso e adesso, incontrandosi, ha imparato a farla godere con garbo, cominciando da baci lussuriosi e avvolgenti, godendosi lunghissimi, sapienti ed elaborati pompini, leccandole prima di ogni scopata la figa in lungo e in largo e, prima delle inculate che lei predilige, leccandole il culo con passione devota.

Per non renderlo ‘l’amante’ unico e alternativo, ha preso a scopare con un suo collega, Luigi, un piccolo imprenditore che gestisce l’attività con Evelina, la moglie energica e intelligente; da lui si prende le coccole e le tenerezze; non vale niente, a letto, come ha immediatamente dimostrato, anche per una dotazione ben misera che mai potrebbe dare il piacere che cerca; allora il gusto è quello della libidine mentale di passeggiare, carezzarsi, baciarsi e farsi mille moine prima di finire a letto.

Usa il suo pisello, non può definirsi altrimenti, per sollazzare con qualche titillamento il clitoride e l’ano, perché comunque il suo punto di forza è diventato l’inculata, nella quale Marco, ottimo insegnante, ha perfezionato la sua tecnica, dopo che i due insieme, il defunto marito e l’attuale compagno, avevano ‘aperto la strada’ sfondandole il retto ad appena diciassette anni, durante un memorabile falò in spiaggia, un’estate meravigliosa di un tempo dimenticato.

Comunque, al di là delle nostalgie, Luigi è l’amante che ha ridotto a piccolo slave dei suoi capricci e si fa guidare in posti nuovi e sconosciuti, allacciati come ragazzini, scambiandosi un’infinità di baci e di carezze; spesso cenano, a carico del ‘cornuto’ Marco e si concedono lunghe serate di titillamenti, dai quali ritorna sempre con uno strano senso di leggerezza, quasi che quegli incontri non pesassero sul palco delle corna che va facendo.

Il mercoledì è la giornata dedicata a Giuseppe, Beppe per gli amici, l’unico la cui mazza, sui diciotto centimetri al massimo dell’erezione, meriti una qualche attenzione; il limite è la rapidità di eiaculazione che rende ogni scopata una mezza avventura per intuire quando l’orgasmo si avvicina e deve intervenire a imprigionargli i coglioni per frenarlo ed indurlo a far durare un poco più a lungo le singole scopate; in compenso, è molto resistente ed è capace di scoparla anche quattro volte ad incontro.

Dei quattro è quello che meno la lascia disgustata per l’inutilità dell’avventura adulterina che potrebbe anche risparmiarsi se avesse il buonsenso e la calma per rendersi conto che sta combattendo una guerra senza nemici, sbagliata nei presupposti e nei metodi e soprattutto pericolosa per molti gravi errori che commette; Marco non ha nessuna delle colpe che gli attribuisce, è vittima di un ricatto biologico dettato dall’amore per sua figlia e viene trattato come pezza da piedi da individui miseri e indegni.

In questo senso il peggiore è l’amante del giovedì, Sandro, avvocato; dovrebbe essere in grado, se solo usasse un minimo di lucidità, di capire che, registrandosi col suo nome accanto alla signora che usa la carta di credito di un terzo con cui non ha nessun legame giuridico, commettono una frode passibile di gravi pene; ma anche lui, irretito nel fascino perverso di Nicoletta, non resiste alla tentazione di quel corpo giovane e tonico che gli chiede sesso a go go, senza rischi e senza contropartita.

Si limita a darle quello che vuole usando con gusto il cazzo per penetrare la bella signora in tutti i buchi, farglielo sentire dappertutto e godersela alla grande; neppure lo frena l’idea che sta tradendo un amico che non ha nei suoi confronti che benemerenze perché lo ha aiutato spesso a scegliere in qualche suo investimento; e non si preoccupa di sua moglie, avvocato anche lei, e penalista per di più, con la quale divide anche lo studio.

L’andazzo prosegue per anni; e Nicoletta neppure bada al fatto che, ormai, Laura non è più sotto la sua responsabilità, che è libera di scegliere di restare con Marco, al di là di qualunque certificato di anagrafe, e privarla quindi dello strumento di ricatto col quale tiene avvinto mani e piedi il compagno; la sua sicumera le proibisce di pensare che qualcosa possa svilupparsi in forme diverse da quelle che lei ha in mente.

Prosegue imperterrita, nella determinazione che solo quando Marco si inginocchierà ai suoi piedi e diventerà succubo della sua volontà, lei gli perdonerà di averla ingannata trascinandola con la figlia nella sua casa alla morte del marito; ha perso ormai ogni lucidità, non ha nessuno a cui rivolgersi per confessare le sue pene e si crogiola nella sua rabbia, facendola crescere ogni giorno, ad ogni incontro che lei stessa sa inutile e perverso.

E’ un giovedì qualsiasi e, come sempre, Nicoletta è fuori con l’avvocato col quale vivrà una nuova serata di sesso selvaggio; Marco è tornato dal lavoro e nella cucina vuota sta cercando di capire cosa deve fare per cenare da solo; Laura piomba in casa assolutamente inattesa; l’indomani non ha lezioni ed ha scelto di passare una giornata in più col suo amore, per coccolarselo al meglio; lo trova affranto in cucina; un sorriso lo illumina quando la vede.

“Marco, che ci fai qui triste e solitario? Mia madre dov’è? Dio, non mi dire che è con uno dei suoi amanti!”

“Non ci fare caso; ormai è così e ho abbracciato la croce. Non ho niente per farti da cena; vuoi che andiamo alla trattoria sotto casa e mangiamo qualcosa?”

“Andiamo pure a cenare; ma poi ti devo fare un discorso assai serio e lungo; questa situazione deve sciogliersi, prima o poi.“

Scendono nella piazza, vanno alla trattoria dove da anni vanno spesso a pranzo o a cena e passano un’oretta a farsi moine da eterni innamorati, sbocconcellando e scambiandosi cibo, sorseggiando vino e approfittandone per darsi piccoli baci casti e leggeri; che siano innamorati, appare evidente anche ai rari clienti distratti; che lui stia male e sia macerato da un dolore interno appare evidente alla ragazza che non apre il discorso in quella sede.

Quando vanno sopra, però, prepara il caffè, che bevono comunque anche la sera, e lo serve sul tavolo di cucina; invita lui a sedersi e decide che sia il momento della verità; sa che sua madre da anni ormai non è più fedele a Marco; lei evita gli incontri nel fine settimana, per non esporsi al rischio di farlo sapere a sua figlia, ma sa con certezza, da molti indizi evidenti, che ha uno o più amanti che incontra nel corso della settimana; gli chiede quello che sa.

Marco spiattella che Nicoletta ha almeno quattro amanti, che incontra settimanalmente, dal lunedì al giovedì, in un albergo che lui conosce benissimo; che, quello che è peggio, paga con la sua carta di credito conti che ammontano a centinaia di migliaia di euro; non conosce i motivi che l’hanno indotta a scegliere quel comportamento; sospetta che, ad un certo punto, si sia sentita parassita e mantenuta; per reazione ha accusato lui di prevaricazione.

Da qualche frase strappata qua e là, lei sembra convinta di essere stata raggirata sin dalla morte di Alberto; in questa nuova logica, Marco avrebbe strappato lei e Laura dalla casa del marito, divorata dalla banca per ipoteche non pagate, e le avrebbe condotte schiave nel suo dominio; il potere economico e sociale sarebbero l’arma contro cui lei combatte la sua rivolta al maschio prevaricatore; la figa è l’unico strumento di lotta ed usa quello per umiliarlo.

Laura è allucinata di fronte a questa strana follia lucida di sua madre, si rende conto che discorsi strani e deviati ascoltati al supermercato, al bar o nei circoli degli amici hanno convinto sua madre di essere vittima di una sorta di complotto per schiavizzarla a un maschio prevaricatore; qualche cosa però non le quadra e lo dice a Marco; in questi casi, che possono capitare, c’è sempre una gelosia per un’altra donna che sua madre non prospetta.

“Tua madre è gelosa di te; ha capito che da quando sei entrata in questa casa sei diventata per me la ragione di vita; si è andata convincendo che amo te al di sopra di tutto e che non le ho dato più peso; anche se ora ha sedimentato questa idea e quasi non ci pensa più, è evidente che la ‘nemica’ per lei sei stata sempre tu, da quando venivi nel letto per abbracciarmi, da bambina, a quando ti fai toccare per farmi sentire la seta dei tuoi reggiseni … “

“… Quindi, quando le ho detto che resto vergine per darmi tutta a te deve essere diventata una bestia feroce … “

“Le hai detto questo? Allora è chiaro che, se non ha dato di matto, ci è andata vicino! Ma tu davvero hai fatto questo?”

“E tu davvero sei così innamorato?”

“Poniti un’altra domanda. Perché sto sopportando da cinque anni questa situazione mentre potrei cacciarla fuori dalla mia vita senza colpo ferire?”

“Già … perché sopporti tutto questo?”

“Perché, se la caccio, rischio che ti porti con se; in pratica, se caccio via lei, rischio di cacciare anche te. E questo mi ucciderebbe, credimi … “

“Marco, ma sei pazzo? Se cacci la troia, io non mi muovo da qui nemmeno se arriva l’esercito. Non ho detto a caso che voglio che sia tu a rendermi femmina; io ti amo, ti ho amato sempre; adesso, tu dimentichi la tua infedele compagna, mi porti di là, nella camera degli ospiti, e mi fai fare l’amore, me ne fai fare tanto da compensare anni di pazienza e di sopportazione. Non ti è consentito dissentire e non ci sono argomentazioni contrarie che tengano; oggi conta solo che ti amo e che mi ami, che tu lo voglia o no!”

Lo sta conducendo per mano alla camera degli ospiti; lui la segue docile, titubante; esita molto; la ferma per un momento, cerca di spiegarle i suoi dubbi; ma Laura è ormai determinata; in certe cose, è tutta sua madre; ma anche i cromosomi di Alberto la muovono in quella direzione; era impossibile fermarlo quando aveva deciso, anche se rischiavano spesso, e molto; ed è forse la coscienza che è la figlia dell’amico a chiedergli amore che lo spinge ad essere lui ad avvolgerla nel primo vero, grande bacio.

Se lo scambiano appassionatamente, sulla soglia della camera; la prende in braccio e la va a depositare sul letto; di fronte allo sguardo interrogativo, le spiega che un’antica tradizione indicava quello come segno di rispetto alla vergine sposa; lei sorride e gli fa presente che la sua generazione quei gesti li consuma in un bagno, coi vestiti addosso e spesso di spalle, senza neppure guardarsi.

La spoglia sul letto, lentamente, con delicatezza e con amore, baciando ogni brandello del corpo che scopre; lei non sta ferma e spoglia lui, con voglia, con frenesia e ricambia baci e profonde leccate in ogni dove; quando scopre il seno possente, sodo, con le aureole dolci e i capezzoli appena emergenti, non resiste alla tentazione di prenderli in bocca, uno per volta, e succhiarli da affamato; sente i gemiti soffocati e dolci e sa che sta godendo.

Ma Laura non se ne sta supina; si attacca ai suoi capezzoli ben più netti e duri e li succhia con lo stesso ardore; sente che si eccita, avverte la mazza che si appoggia rigida alla figa e gode del suo stesso piacere; sa che lo sta facendo godere ed insiste; lui le sfila di colpo la gonna e lo slip, con una sola mossa, e si ferma incantato davanti alla figa vergine di lei, segnata da una sottile striscia di peli lasciata dopo la rasatura a decoro della fessura; il clitoride è nascosto tra le labbra.

Scende verso il ventre e comincia a leccare con passione; lei si sente sciogliere e si abbandona in attesa che lui le dia il piacere che si aspetta; la punta della lingua separa le grandi labbra, solletica le piccole e finalmente il clitoride affiora; lo prende nella bocca e lo succhia; l’urlo scatta dalla gola imprevedibile e irrefrenabile, si morde una mano per paura di avere svegliato l’edificio ma sente che il piacere le è esploso di colpo e l’ha inondata; cerca di rifarsi e si rivolge al pantalone per abbassarlo.

“Sta ferma; adesso ti rubo la verginità e ti do tutto l’amore del mondo; avrai tempo per imparare il sesso e l’amore; ora è il momento di decidere che ci apparteniamo; ti voglio più di quanto puoi credere.”

Si sfila insieme pantaloni e slip, senza spostare di molto il corpo da quello di lei, guida il cazzo che è una barra rovente di passione e lo dirige alla figa; trova l’accesso alla vagina e spinge; è vergine ed oppone una certa resistenza, ma la passione ha il sopravvento e la infila di colpo, fino all’utero; lei urla di piacere e, un poco, di dolore, perché il colpo è stato improvviso e violento; poi un calore intenso si spande per il corpo e sente la libidine sciogliere i dubbi e le incertezze.

La monta lentamente, dolcemente, seguendo i gemiti di passione che le scatenano la penetrazione e la copula; sente progressivamente il corpo aprirsi al piacere ed ha la sensazione di riceverlo tutto dentro; l’ama, davvero, e non ancora ha coscienza che davvero sono fusi insieme, che il sogno coltivato per tanti anni s’è realizzato nel cazzo che le riempie il ventre e la fa godere infinitamente; tra un bacio e l’altro, scherza.

“Secondo la tua generazione, adesso devo dirti che sono felice di essere tua?”

“Secondo i miei valori, adesso sono io che sono tuo; non vedi che è la mia mascolinità ad essere catturata nella tua femminilità? Io posso averti penetrata, ma chi mi tiene imprigionata sei tu.”

“Possiamo concludere che ci apparteniamo e che siamo fusi insieme?”

“Adesso sarebbe pericoloso venire dentro; per questo errore, nascesti tu … “

“Vuoi dire che mamma rimase incinta perché mio padre non si fermò e sborrò dentro?”

“Non te l’ha mai raccontato, tua madre?”

“No; ma tu che ne sai? Mica eri lì.”

“No, ero là vicino e Alberto mi disse tutto, subito dopo; fu anche una frecciata perché amavo Nicoletta e lui sapeva che avrei voluto esserci io al suo posto … “

“Quindi hai rischiato di essere sul serio mio padre?”

“Non è successo; per fortuna, aggiungo; altrimenti questo sarebbe un incesto … “

“Questo è amore; ce la fai a sborrare fuori?”

“Sì, senz’altro; ma forse il tuo piacere sarà dimezzato.”

“La metà di quello che ho provato mi basterebbe per una vita. Ti amo, lo sai?”

“Anch’io ti amo; quando starò per venire, ti avvertirò; se ne avrai bisogno, potrai aiutarti con le dita … “

“Non ci sarà bisogno, sto godendo già da adesso; quando uscirai per sborrare sul ventre urlerò che si sentirà in piazza … “

E’ così; quando avverte l’orgasmo montargli dai testicoli, lui avverte la ragazza che è già all’apice del godimento; quando lui si sfila di colpo e le scarica nell’ombelico uno tsunami di sborra, lei urla come un animale sgozzato e il suo piacere si diffonde per tutto l’edificio; si abbandona sul corpo di lei languido per l’orgasmo e, dopo qualche momento, prende a baciarla su tutto il viso; lei gli prende la testa e incolla le labbra in un bacio di immensa sensualità.

Lui si stacca e si stende supino accanto alla ragazza; lei, dopo un attimo, sgancia la mano che stringeva la sua e va in bagno a lavarsi sangue, sperma e umori dal corpo; lui fa lo stesso nel bagno di servizio; poi tornano a letto e si abbracciano con dolcezza; lei si accoccola languida contro il corpo dell’amato e deposita piccoli baci su tutto il petto, fin dove può senza spostarsi; il languore intenso suggerisce di non muoversi finché non avranno esaurito il piacere infinito che provano.

“Mi insegnerai tutto quello che c’è da sapere sull’amore?”

“Tutto quello che so; da sapere c’è tantissimo che non conosco; ma non tutto stanotte; questa è la nostra luna di miele, anche se voi la celebrate nei bagni; io l’ho consumata a letto, con la donna che amo più della vita e ti insegnerò quello che so, quando potremo vederci … “

“Già … bisogna inventarci qualcosa per eludere mamma, per non turbarla eccessivamente; se non vengo per i fine settimana, tu puoi raggiungermi in città; lì c’è un rifugio che può diventare nido d’amore … “

“Si; credo che tua madre, oggi come oggi, non si opporrebbe a nessuna tua assenza; le fa persino comodo; ed io posso senz’altro raggiungerti nel tuo alloggio universitario … “

“ … che tu hai comprato per me; quindi, non c’è niente da eccepire.”

“Si, ma possiamo anche fare qualche puntatina fuori città, andare in posti che ti piacciono …. Ci organizzeremo … l’importante è che ci amiamo, perché quello per me conta, amarti e sentirmi amato.”

“Quello lo avrai sempre; ti amo!”

Ricominciano; facendo appello anche a notizie apprese da amiche nei pettegolezzi e conversari all’Università, lei lo masturba a lungo e Marco reagisce resistendo alla pressione degli orgasmi; lui ricambia con ditalini dolcissimi e lei si lascia andare ad orgasmi anche rumorosi; lei gli fa notare che è in debito di un rapporto e accosta la bocca al cazzo; spetta a lei leccarlo ma non sa con esattezza cosa fare; si lascia guidare dolcemente e in breve gli fa un pompino meraviglioso.

Lui le succhia amorevolmente i capezzoli e la fa godere più volte; torna sulla figa e prende a leccarla; lei lo afferra per le ascelle se lo riporta sopra, prede in mano il cazzo e lo dirige alla vagina; ‘Ancora!’ suggerisce e lui la monta ancora; si ferma e le chiede se vuole provare da dietro, visto che ne ha parlato a proposito dei bagni; lei si sfila e si mette carponi; lui la penetra dolcemente e i gemiti di lei diventano il suono di una sirena ininterrotta, tanto sono frequenti.

La cavalca a lungo; quando sente che l’orgasmo è in arrivo, l’avverte, si sfila, deposita il cazzo sulle natiche e lascia esplodere la sborra; lei ha portato una mano sulla figa e gode; crollano l’uno sull’altro, esausti sul lenzuolo e stanno così aspettando che il respiro torni normale; quando si staccano, lui prende dal tavolino dei tovaglioli e pulisce il culo di lei dalla sborra; subito dopo, lei corre in bagno a lavarsi.

Prendono fiato e si sdraiano supini, vicini, tenendosi solo per mano, quasi ad evitare qualunque altra provocazione; l’orologio segna le due di notte; lui sa che da un momento all’altro Nicoletta farà ritorno dalla sua scopata del giovedì chiede a Laura come vuole regolarsi; lei ritiene che sia meglio non farle sapere che è già casa; puntualmente, la chiave gira nella porta e la donna entra con passo felpato; seguono i rumori in cucina e nel bagno.

Marco suggerisce a Laura di nascondersi dietro l’armadio; come aveva previsto, la compagna apre la porta e si affaccia in camera.

“E’ inutile che fai finta di dormire; lo so che sei sveglio e che mi stavi aspettando; vieni a letto con me?”

“Neanche se chiami l’esercito; da quanto non dormiamo insieme? Hai scopato bene?”

“Io si; tu ti sei masturbato bene?”

“Molte cose stanno cambiando; forse sarà bene che parliamo … “

“Se ti sei arreso e vuoi chiedermi perdono in ginocchio, si può fare … “

“E se invece ti stessi per distruggere?”

“Provaci; cornuto sei e cornuto resti.”

“Anche questo è da discutere; il concetto di cornuto impegna una parentela che non c’è; tu sei una troia che scopa con dei farabutti; io me ne fotto di te e dei tuoi amanti; ti avverto però che tra poco pagherai tutto, assai salato … “

“Ah sì? E perché?”

“Laura tra tre mesi avrà vent’anni; se decide di fare la fame con te, rinuncio anche a lei; se sceglie di stare con me la fame la vai a fare da sola.”

“Vedremo, vedremo, buonanotte.”

“Buongiorno; tu non torni mai prima dell’alba … “

“Vai al diavolo!”

Si allontana, sente che chiude la porta di camera; Laura torna sul letto con lui.

“Sta male; è fuori di testa; cosa credi che speri?”

“Forse in un miracolo; non vedo altre possibilità

Quando si sveglia, Nicoletta va in cucina e trova Marco che ha preparato il caffè; si siede con lui a berlo; nota una terza tazza e guarda lui con aria interrogativa; in quel momento arriva Laura e la madre è sorpresa.

“Ma non dovevi arrivare stasera!?”

“Sono arrivata ieri sera, ero in camera mia e ti ho sentito!”

“Ah, va bene hai sentito un litigio; e allora?”

“Mamma, sei un poco fuori di testa; spero che riesci ancora a ragionare; sei in totale errore e rischi grosso.”

“Perché mai?”

“Perché io fra tre mesi ho deciso che sceglierò con chi stare.”

“Come, non vuoi stare con tua madre?”

“Che lavoro fai? Che reddito hai? Hai un alloggio? Sei in grado di assicurarmi che completerò gli studi universitari? Chi ha pagato finora i miei studi, chi mi mantiene e chi mi ha mantenuto? Se Marco mi accetta ancora in casa sua, se mi fa usare l’appartamento che mi ha comprato in città, se mi paga ancora le tasse e i libri, io sto con lui; non ti fare illusioni; i tuoi pruriti di figa possono solo uccidere il mio futuro; ti è tutto chiaro, cara mammina?”

“Quindi il potere dei soldi vince ancora?”

“Soprattutto se lo si usa per fare del bene alla vedova di un caro amico ed all’orfana di lui per farla crescere al meglio; non so ancora quale fastidio abbiano dato a te quei soldi che sperperi senza criterio e rubi pericolosamente.”

“Io non rubo niente!”

“Ah, no? E chi ti da il diritto di usare un conto senza neppure farlo sapere al titolare?”

“Lui dice di amarmi e quindi me lo deve!”

“E tu rispondi sbattendogli in faccia le corna che gli fai con individui più squallidi di te!”

“Ragazze, calmatevi e ragioniamo. Nico, fra me e te è finita; fra tre mesi Laura sceglierà che fare, comunque vadano le cose, devi decidere il tuo destino; devi trovarti un lavoro e un alloggio perché, se non ti accoglie uno dei tuoi amanti, vai sotto i ponti o a battere su un marciapiede; non esagero; ti parlo di un’ipotesi realistica; non hai mai lavorato, non sai fare niente, non hai un curriculum, non hai specializzazioni; devi cercarti un lavoro umile.

Devi trovare anche una casa dove alloggiare tu da sola, se Laura resta con me, o tu e tua figlia, se la porti via come minacci da cinque anni, da quando pensi di farmi cornuto e ti comporti solo da troia; per quanto riguarda il denaro che mi rubi, i conti li faremo in un altro momento e non saranno a tuo favore; ti ho amato da prima che ti sposassi ed ho continuato ad amarti, anche quando non l’hai più meritato; la legge dice che si deve mantenere una moglie, non una compagna.

Ho fatto soldi e li ho usati per fare il meglio, anche per correggere gli errori che Alberto aveva commesso prima di morire; ho messo le mie energie al servizio tuo e di tua figlia; tu invece pretendi di avere diritto su tutto quello che è mio e non hai la più vaga idea di quanto sia assurda la tua pretesa; Laura ha ragione, stai male e sragioni; ti prego di tornare in te e di fare alcune cose che ti possono ancora salvare.”

“Cosa comanda di fare il potente padrone?”

“Laura, cerca di ragionare e decidi cosa farai; tua madre ha ancora il delirio di onnipotenza che l’acceca.”

“Mamma, ti accorgi che dici cose insensate?”

“Si; più me ne accorgo, più carico il peso; sto male; ma sto peggio quando me lo sbattete in faccia. Marco, cosa potrei fare per arginare la frana?”

“Se ti impegni a leggere le frasi con la serenità della logica, parlo; se rischi di falsare anche la verità, meglio che sto zitto.”

“No, parla; non dirò niente.”

“Posso ancora aiutarti e farti dare un lavoro nelle mie fabbriche; posso farti assegnare una casa tra quelle che faccio costruire per i miei operai; se esci dalla logica dell’oppressione e capisci che voglio aiutarti, ti indico con chi parlare per avere un lavoro e una casa; poi deciderai che fare; se continui a volere la guerra contro un oppressore, posso solo annunciarti che la sconfitta sarà pesante per te e per tanti altri.”

“Mi cacci via adesso o aspetti che Laura decida?”

“Non ho aperto io la questione; è stata tua figlia che ti ha invitato a discutere; grazie Laura, so che lo fai per salvare tua madre dalla rovina, comunque ti sono grato perché aiuti a fare chiarezza. Quando vorrai, deciderai tu; ho resistito cinque anni; tre mesi sono ancora sopportabili. Buongiorno.”

“Mamma, hai capito bene sull’orlo di quale burrone ti sei messa?”

“Anche se lo avessi capito, cambierebbe qualcosa?”

“Allora che farai?”

“Per ora vado avanti; quando ci sarà il terremoto, vedremo chi si salva.”

“Mamma, tutti, tranne che tu; mi dispiace, ma non riesco a farti ragionare; o sei gelosa, o sei suicida, insomma, non stai bene con la testa.”

“Lo amo, imbecille tu e lui; lo adoro; avrei voluto che si dedicasse a me e non alla figlia dell’amico morto; volevo che mi riservasse tenerezze, attenzioni; ho provato a tradirlo per vendetta; ho sbagliato e non so più tornare indietro. Morirò? Benissimo! Andrò a fare la puttana? Bene così; ormai non torno indietro; volevo il suo amore e ho perso tutto.”

“Mamma, l’amore si da, e anche gratis, non lo si impone, non lo si richiede a forza; anche lui ti ama; sta sopportando cose che qualunque tribunale condannerebbe a vita; mi dispiace; peggio per te, io voglio vivere, voglio laurearmi, non rinuncio al benessere che Marco mi garantisce; quando ti caccerà, resterò con lui; può darsi anche che prenderò il tuo posto nel suo letto, e non farò i tuoi errori.”

“Buono per te, figlia mia; io continuerò la mia vendetta fino al tuo compleanno; poi sarà quello che dio vorrà; se è destino che debba finire male, mi arrendo al destino, non a un uomo che non mi ha saputo amare.”

I tre mesi per il compleanno di Laura sono febbrili per tutti; Nicoletta non è ancora riuscita a decidere cosa fare della sua vita e resta ferma sulle sue pessime abitudini; sua figlia le ha comunicato che non intende passare neppure i fine settimana presso di lei e rinuncia a tornare dalla città; in definitiva, trova anche più comodo avere per se tutta la casa da giovedì a domenica, visto che il compagno sparisce anche lui per lo stesso periodo senza lasciare indicazioni di quello che fa e di dove va.

Vive in un limbo che sarebbe del tutto incomprensibile ad una persona normale, visto che è sola, lasciata a se stessa ma libera di scialare perché Marco non controlla le sue carte di credito e lei va a pranzo e a cena fuori ogni giorno, spesso in compagnia di amanti; trovandosi a fare le corna, con l’angoscia che da un momento all’altro il terremoto le farà piovere tutto addosso, lascia ogni remora e vive una decina di fine settimana in assoluta anarchia.

Neanche per un attimo pensa ad una storia tra sua figlia e il compagno, sicché non la sfiora neppure una vaga idea di quello che realmente avviene, e cioè che Marco il giovedì passa in ufficio la mattinata ma ad ora di pranzo monta in macchina e va ad incontrare sua figlia nell’appartamento che le ha messo a disposizione in città e che ormai è diventato quasi ufficialmente il loro particolare nido d’amore.

Nella stragrande maggioranza dei casi, l’impegno è uscire dalla città e dirigersi ai laghi, ai monti o alle città d’arte, fermarsi per l’intero week end e godersi la natura e le bellezze monumentali; al tempo stesso utilizzano alberghi raccolti e dolcissimi per dare sfogo alle loro voglie d’amore che esplodono dopo anni di preparazione e dopo vicende anche molto dolorose che hanno segnato la loro storia.

Poche volte, in quei mesi, specialmente quando capitano giornate particolarmente brutte e piovose, che invitano a starsene chiusi al tepore del riscaldamento e al caldo delle coperte, si fermano nel nido d’amore tutto il tempo, facendosi consegnare pranzo e colazione da un apposito servizio, e trascorrono le giornate e le notti a scopare; Laura vuole imparare e praticare tutto quanto è possibile nel sesso; Marco la segue docilmente e le insegna tutto quello che sa.

La prima cosa che Laura chiede è l’inculata che era rimasta sospesa sin dal loro primo incontro; lui le spiega di cosa si tratti e le illustra anche le difficoltà che presenta far penetrare il cazzo nel canale rettale, previa un’ottima preparazione; poiché nel genere è autentico maestro, le prepara il forellino leccandolo a lungo, al punto di sentirlo spontaneamente dilatato al massimo prima di utilizzare il gel; usa le dita in numero progressivo per penetrare e ruotare, per consentire la massima dilatazione.

Quando unge ano, canale rettale e cazzo con il gel apposito, scelto anche per le proprietà di leggera capacità anestetizzante che possiede naturalmente, è chiaro che la voglia della ragazza è al punto massimo della potenza; spingere la mazza fino in fondo comporta solo qualche leggero intoppo ed una sosta quando forza lo sfintere; alla fine Laura si sente nel corpo una mazza di oltre venti centimetri che sembra spaccarla in due e che invece le provoca un immenso calore sessuale in tutto il corpo.

Le pratiche a pecorina sono quasi naturale conseguenza; la ragazza coglie così in concreto quello che significa quando le sue amiche dicono che sono state scopate così da sconosciuti in un bagno, contro un albero o contro il cofano di un’auto; il piacere che le dà la mazza quando entra in figa e le palle che sbattono contro il ventre è immenso; quando lui le spinge nel culo il pollice di una mano o le dilata il buco spesso con due dita, la sua goduria diventa incommensurabile.

Marco le insegna a cavalcare all’amazzone, faccia a faccia, quando la bacia o prende contemporaneamente in mano i capezzoli e li titilla per accentuare il piacere dell’orgasmo; oppure, di spalle, quando lui si dedica alla schiena e al culo con lascive carezze e penetrazioni nell’ano di dita diverse, provocandole intensi orgasmi; quando si siede sullo stomaco e stringe il cazzo fra i seni, la lascia un poco disorientata; poi coglie a volo, si fa spingere il cazzo in bocca e pratica insieme spagnola e pompino.

Divertendosi molto a confrontare le abitudini di generazioni, la invita alla masturbazione e al pompino sempre più elaborati, ricordandole che sono le pratiche più diffuse e semplici nei bagni e nel carsex; lei avverte una nota di preoccupazione perché ha già osservato molto spesso le amiche sparire nei bagni e tornare gioiose per aver fatto una sega, un pompino o averlo preso in figa a pecorina; la stessa scena ha visto nei cortili dell’Università.

Capisce che il gap generazionale a quel punto gioca a sfavore di Marco, che teme che lei possa lanciarsi in quel genere di piacere e diventare per lui un’amante improponibile, specie se impara a farlo alle sue spalle e contro di lui; non è in grado di garantire che così non sarà, perché forse qualcosa dalla madre ha ereditato e l’idea di qualche cornetto irrilevante non le dispiace molto; per il momento, vive ancora l’ansia dell’amore unico e fedele.

La vigilia del suo ventesimo compleanno cade, per fortunata coincidenza, di giovedì; Marco l’avvisa che sarà lei, stavolta, a venire da lui, in abito da sera, e che le offrirà una cena degna dell’occasione; si trovano alla stazione, monta in macchina con lui e vede che si dirige ad un hotel a qualche chilometro di distanza; deve aver predisposto tutto perché gli assegnano un tavolo a breve distanza dalla reception.

Vede comparire sua madre, all’improvviso, con accanto un signore più o meno della sua età; l’atteggiamento è, inequivocabilmente, quello di una coppia di amanti clandestini; guarda Marco e si sente bloccare il cuore; Nicoletta sta passando alla reception una carta di credito Marco la blocca a voce.

“Nico, che fai? Paghi con una mia carta di credito?”

“Marco, che ci fai qua tu?”

“Festeggio i venti anni di Laura … direttore, come fa lei ad accettare una carta di credito senza verificare la titolarità?”

“Lei chi è, scusi?”

Esibisce un documento di identità e lo invita a controllare sia la titolarità della carta che l’elenco dei soci di maggioranza.

“Oh, mio dio, mi scusi ingegnere, non sapevo che lei fosse socio di maggioranza; la signora sono anni che paga con questa carta di credito … “

”E lei non si è mai preso la briga di avvertirmi; mi stampi la lista delle somme addebitate su questa carta nei cinque anni passati e l’elenco dei beneficiari, insieme a quello della signora … “

“Marco che significa tutto questo?”

“Avvocato, ti prendi tu la briga di spiegare?”

“Nico, questo è un furto; stai pagando, hai pagato sempre con soldi non tuoi; non è neppure tuo marito e non avete conti comuni; adesso Marco può denunciare te e tutti noi per furto continuato; il direttore è stato sorpreso a commettere irregolarità da un azionista di maggioranza; stai distruggendo sei famiglie, la tua, le nostre e quella del direttore.”

“Cosa vuoi farci, Nico, è la potenza della legge, questa, non del denaro; sei una ladra come i tuoi amanti e complici; come tali, finirete in galera.”

“Marco, scusa, da avvocato so avviare anche transazioni e pacificazioni; c’è una piattaforma su cui discutere, oltre allo scandalo e alla vergogna?”

“Non mi pare che la troia con cui ti accompagni abbia il senso della vergogna; sono cinque anni che non vi vergognate; io sono un imprenditore e sono ben abituato a trattare; so già cosa offrire; se sottoscrivo un documento in cui dichiaro di avere autorizzato la mia compagna ad usare liberamente la carta, il reato non sussiste e nessuno si fa male; io metto questo, sul tavolo; voi cosa potete proporre? Non pensare a figa per figa perché di figa non ho nessun bisogno; amo una donna e sono un compagno fedele, non come la tua amante in comproprietà con gli altri … “

“Cosa possiamo offrirti in alternativa alla denuncia?”

“Io sono un impresario, lavoro per azioni, per contratti, per commesse, per concorsi, per incarichi; se avete qualcosa di concreto, utile e equivalente al valore materiale e morale del danno che mi avete arrecato, sono disposto a discutere davanti a tecnici e responsabili.”

“Stai pensando all’Abruzzo?”

“Io penso spesso e volentieri all’Abruzzo; è una regione che amo e dove vorrei impiantare qualche interesse.”

“Puoi darmi un appuntamento?”

“A te non do neppure i calci che meriteresti; parla col mio ufficio; fai fissare una tavola di trattative e ne riparliamo. Addio.”

“Bene, io vado a casa.”

“Nico, quale casa?”

“La m … la tua; posso andarci?”

“Dammi la chiavi di casa; non ti ci voglio; ci entrerai solo con me o con Laura, dopo che avrai chiesto il permesso come qualunque mendicante.”

“Va bene, vado in centro, allora.”

“Con che cosa?”

“Con la macchina … tua.”

“Consegnami le chiavi e guai a te se la tocchi per errore. Forse il tuo amante può darti un passaggio a casa sua e ospitarti là … non puoi, eh? Sarà piacevole analizzare la cosa con l’avvocato tua moglie, sai?”

“Io vado; quando sarà fissato l’incontro sarai avvertito. Buonasera a tutti.”

“Io che faccio, ora?”

“Resti a cena con noi, mamma.”

“Laura! Sei qui?”

“Lo hai sentito, ha scelto il posto ideale per festeggiare il mio compleanno … “

“Ma non è domani?”

“Si, ma la cena l’abbiamo anticipata. Siediti e mangia con noi. Marco, tu permetti vero?”

“Certo; se festeggi anche con tua madre posso solo esserne contento. Ragazzo un altro coperto al tavolo.”

“Ingegnere, mi perdoni; se trovate un accordo e lei firma quel documento, la mia posizione risulta sanata.”

“Direttore, lei ha commesso una grave leggerezza; se firmo quel documento, il reato sparisce ma la sua leggerezza resta; forse me ne dimenticherò alla prossima riunione degli azionisti di maggioranza.”

“Direttore, non stia a preoccuparsi; Marco è un uomo generoso; la lezione era ai due bastardi e a mia madre in particolare; lei non corre nessun rischio, perché i pecoroni si piegheranno e lui la smetterà di recitare il ruolo del potente cattivo.”

“Signorina, mi permette di far preparare una torta speciale per il compleanno?”

“Certo; grazie … Mamma, hai sentito il terremoto? Chi c’è rimasto sotto?”

“A quanto pare, solo io!”

“No, ci siete rimasti in cinque; le quattro coppie scoppieranno, quando la cosa verrà a galla; il prezzo che pagheranno è milionario; capisci adesso che il tuo compagno non ti ha mai torto un capello, anche quando hai meritato di essere massacrata?”

“Sai fare davvero male, quando vuoi!”

“Non hai visto niente … “

“Marco, cosa vuoi dire?”

“Che siamo ancora all’interno dell’umanità; se volessi una vendetta sanguinosa le cose andrebbero assai peggio … “

“Puoi provare questa affermazione?”

Chiama un cameriere e gli da indicazioni; arriva al tavolo un signore distinto.

“Ingegnere, le porto gli omaggi del capo.”

“Grazie, Francesco, ricambi pure; ho bisogno di un listino per un oltraggio grave, che costi avrei?”

“Soluzione finale 100, viaggio in carrozzella 75, tatuaggi indelebili 50, ripassata dura 30 e ripassata ordinaria 10. Avete un’indicazione’”

“No, era solo curiosità mia. Grazie. Saluti al capo.”

“Un mafioso che parla di uccisioni, azzoppamenti, sfregi permanenti e cazzotti vari?”

“Tu quale sceglieresti, per te?”

“L’amore quanto vale?”

“Non è in listino; è dentro di noi.”

Nicoletta è rimasta inebetita; mai avrebbe ipotizzato che addirittura potesse essere a rischio la sua personale incolumità, se non addirittura la vita; le lacrime le gonfiano il cuore e il viso; ha bisogno di piangere, di urlare il suo pentimento, di ammettere la sua stupidità; la figlia se ne rende conto e l’accompagna al bagno, per farla sfogare sulla sua spalla; Marco resta impassibile ad aspettare che tornino; fa servire e versare il vino; le due si risiedono e Nicoletta è più rilassata.

“Marco, senza acrimonia e mettendo da parte per un momento i motivi di rancore, mi ripeti a chi devo rivolgermi per il lavoro?”

“Se provvedo io stesso, mi garantisci che non urlerai di nuovo alla prevaricazione?”

“No; è evidente che, se accetto il lavoro da te divento automaticamente una tua dipendente; sarei stupida a provare rancore per uno che è naturalmente il capo … “

Lui forma un numero e mette il vivavoce; rispondono al primo squillo.

“Buonasera, ingegnere; qualche problema?”

“No, Acampora, nessun problema; lei è a casa o ancora in ufficio?”

“Sono a casa ma il mio computer è connesso all’ufficio …. “

“Ricorda il quesito che le ho posto per un lavoro e un alloggio?”

“Si, quelli per la sua compagna, la signora Nicoletta; ho trovato un escamotage per assumerla come impiegata in un ufficio; lei mi ha detto che ha fatto qualche pratica in un laboratorio artigianale, nel passato; lo stipendio non è altissimo, sui mille euro, ma è il meglio che possiamo offrire; per l’alloggio, ho individuato un monolocale nell’ultimo blocco che lei ha fatto realizzare; il prezzo è altino, rispetto al contesto, ma è il più bello realizzato.”

“Nico, un lavoro da impiegata; tu stavi con Alberto alla guida del laboratorio; dovresti essere in grado di reggere e di farti valere, se ti impegni; lo stipendio è sui mille euro, un terzo di quello che pagavi qui all’hotel ogni volta; ci devi vivere per un mese; te la senti o rinunci?”

“A questo punto, meglio questo che un calcio in bocca, forse più meritato; ma mi preoccupa il costo dell’affitto; se è troppo alto, rischio la fame … “

“Acampora, va bene così, fissi l’assunzione come impiegata e fermi il monolocale; il prezzo dell’affitto lo scarichi sul mio conto personale, come spesa di rappresentanza. Domani mattina la signora si presenta al suo ufficio e lunedì comincia a lavorare. Grazie per la solerzia e la comprensione.”

“Grazie a lei, ingegnere; felicissimo di esserle utile.”

“Quindi, la nostra separazione è fatta; tu, Laura, cosa decidi? I privilegi all’Università non si toccano; quando vieni in città, vai a stare da lei?”

“No; mamma, mi dispiace; dove tu vedi un tiranno io vedo un uomo molto generoso; ti garantisce anche l’affitto; a me assicura che completerò l’Università; ci vedremo e ci saluteremo, ma io resto a casa di Marco; ci sono troppo affezionata!”

“E’ persino giusto che non paghi anche tu errori che ho commesso io; non considerarmi ancora una parassita; come reggo fino al primo stipendio? Non ho un centesimo … ?“

Marco fa cenno all’impiegato alla reception che si precipita al tavolo; gli chiede se può versargli dei contanti da caricare poi sul conto della cena; l’altro assicura che non ci sono problemi né limiti; si fa dare millecinquecento euro e li consegna alla compagna.

“Nico, non è una buonuscita né un compenso per gli anni d’amore vissuti; è un contributo per metterti in condizione di avviare la tua nuova vita; al di là di quello che è successo, so che hai un vero pallino per gli affari e che ti farai valere in fabbrica; spero che questa situazione andrà migliorando col tempo; spero anche che troverai un compagno col quale dare vita ad una nuova famiglia … “

Lei trattiene a stento le lacrime.

“Laura aveva ragione; stasera una luce ha squarciato il buio della mia follia; non voglio piangere sugli errori e sulle perdite; voglio solo dirti che ti amavo e ti amo ancora; voglio che sappia che non bisogno di uomini che mi calpestino o mi esaltino; non ho voglia di uomini; se ne incontrerò uno sarà, dio sa quando, l’unico che ho amato dopo Alberto. Grazie per quello che fai; non te ne pentirai, stavolta … “

“Lo so, cara; lo so bene; è stata una follia ma è durata cinque anni, gli stessi della nostra felicità; non riesco a mandare giù il rospo; non sono più innamorato di te, anzi sono innamorato come sempre di due donne; ora l’altra è più vicina a me; finché lei ci sarà, ti sarò amico come sono sempre stato, anche quando filavi con Alberto e piangevo in disparte ma non mollavo la nostra amicizia.”

“Due donne amate insieme? Quindi, quella che ha preso il mio posto nel tuo cuore, può essere solo Laura; figlia mia, è così?”

“Si mamma; te l’avevo confidato; è stato Marco a sverginarmi e voglio essere la sua donna, spero con esiti più felici del tuo.“

“Adesso lascia che vada a piangere da sola; questo è il vero terremoto che rade al suolo tutta la mia vita; cominciate a mangiare; io non so se riesco, a questo punto.”

Non riescono a gustarsi la delicata cena, con a tavola Nicoletta che per tutta la sera piange i suoi errori, le perdite e la rinuncia anche alla figlia che ora è altro da lei; nessuno dei due è in grado di sollevarle lo spirito di niente e devono accettare il tormento di una festa trasformata in funerale; il peggio viene quando Laura si mette alla guida dell’auto che sua madre ha sempre considerato un suo patrimonio e deve viaggiare con lei a fianco mentre ripensa ai momenti e versa nuove lacrime.

In casa, dopo una breve esitazione, Nicoletta si dirige alla camera degli ospiti e i due prendono possesso della camera da letto; fanno l’amore, a lungo; ma c’è tristezza, anche in loro, di fronte allo sfacelo di una vita brillante e gioiosa, nonostante gli errori, ed esposta ora ai dubbi della povertà e forse della solitudine.

La mattina presto, Nicoletta è in piedi e si prepara ad uscire; Marco, che si siede a fare colazione, la invita a stare serena; andrà con lui in fabbrica; non c’è bisogno che tanto platealmente la lasci sola, sempre che lei non continui a leggere ancora i fatti con gli occhiali della ribellione al padrone; lo rassicura che la sua è solo frenesia di operatività e, se a lui sta bene, vorrebbe continuare a mantenere l’amicizia di sempre, anche prima che lei sposasse l’amico; lui le stringe le braccia con affetto.

Avvertono Laura che torneranno per pranzo e che tutto sarà come era stato sempre nei week end; andrà via lunedì e possono usare quei due giorni per riappacificarsi quanto possono; Nicoletta si sbriga assai in fretta e decide di tornare in autobus a casa, dove sa che Laura si è immersa nello studio perché ha esami impegnativi a breve; le comunica rapidamente che da lunedì sarà impiegata a tutti gli effetti e che l’indomani andranno a vedere il monolocale non lontano dalla fabbrica.

Va in cucina e, per la prima volta dopo un tempo che sente infinito, si dedica ala preparazione del pranzo per loro tre; per loro, appronta le pietanze che sa amate infinitamente dalla ‘sua famiglia’ e vi mette tutto il cuore; ogni tanto si terge una lacrima che non sa dire se di rimpianto per quel che è stato o se di gioia per una soluzione almeno accettabile; specialmente l’amicizia che Marco le conferma ad ogni piè sospinto l’aiuta a credere che i nuvoloni forse passeranno.

In un momento di stasi per tutte e due, chiede alla figlia se si sente sicura delle sue scelte; Laura è decisa nel ritenere la migliore, la scelta che ha fatto; ma non le può nascondere che certo rigore logico di Marco talvolta l’imbarazza, nel confronto con la mentalità giovane dei suoi amici, più propensi a seguire l’istinto che il buonsenso; il gap dell’età è forte ed incide molto; spera di non farsi prendere la mano.

Nicoletta non può che farle presente che ha assistito dal vivo al suo fallimento; evitasse di fare lo stesso percorso, ricordasse che con Marco il fulcro vitale della convivenza sono la sincerità e la lealtà; la figlia non riesce a rassicurarla che non cederà al fascino del piccolo inganno, specie se sarà per episodi di scarso valore; assolutamente inutile ribadirle che lealtà e sincerità valgono per le piccole e grandi cose; teme che sua figlia stia per perdersi ma non può farci niente; è il suo sangue che urla, forse.

Il fine settimana passa tra piccole incombenze, prima fra tutte la presa di possesso, da parte di Nicoletta, del monolocale che le appare gradevole e idoneo; subito dopo il pranzo della domenica, lui trasporta la compagna alla nuova casa e la figlia alla stazione; per la prima volta avverte un senso di angoscia di fronte alla casa vuota; in cucina, Nicoletta ha lasciato la cena da passare al microonde, ma non ha nessuna voglia di pensare; crolla sulla poltrona.

Non riesce neppure a rilassarsi; il campanello di casa lo sveglia; va alla porta e, dallo spioncino, riconosce Ottavia, la moglie dell’avvocato; le apre in camicia e ciabatte; la accoglie con garbo e si scusa per la mise da riposo; lei è sicura e decisa, gli chiede un caffè e, mentre lo prepara, si toglie la giacca ed esibisce una vaporosa camicetta che lascia trasparire un reggiseno rosa su un seno prorompente e sodo.

Mentre prendono il caffè, squilla il telefonino; è Laura che lo avverte che è arrivata e tutto procede bene; sente rumori di fondo molto vivaci, chiede dov’è; quando la ragazza, parlando quasi con difficoltà, gli dice che è al bar con gli amici, capisce di colpo l’errore che ha commesso, cedendo all’entusiasmo per una ragazzina; quasi a confermare che la distanza è emersa tutta e di colpo, lei gli ribadisce che per un giovane il sesso è cosa leggera e facile; stacca la comunicazione e si dedica ad Ottavia.

Si è distesa sulla poltrona, ha tirato su la gonna e lui riesce a penetrare con lo sguardo fino al perizoma perso nelle pieghe del sesso; gli chiede se era la ragazzina di cui è innamorato; lui ribatte che è la figlia della ex compagna a cui è legato da antico affetto e che sta dimostrando assai meno amore di quanto sempre dichiarato; cominciano a beccarsi sul gap generazionale e sull’enormità dei quasi venticinque anni di differenza; non può che ammettere.

“Tu hai bisogno di una donna in grado di apprezzare valori come lealtà amicizia e passione … “

“Ma sai esattamente che cosa ha combinato sua madre … “

“Una rondine non fa primavera; se non cerchi l’amore eterno, hai molte frecce al tuo arco; sei assai appetibile per tantissime e mi piaci immensamente, ma non vivrei una vita matrimoniale con il rigore, con il buonsenso, con la logica indefettibile che usi normalmente; ti chiederei passione, trasporto, amore durante le ore trascorse insieme; poi amicizia, rispetto e correttezza.”

“Sei venuta per proporti per una sessione di grande amore?”

“Cosa te lo fa pensare?”

“Il bellissimo reggiseno che sottolinea un seno meraviglioso, una linea di gambe e di fianchi perfetta; un perizoma che è un invito a fare l’amore; se sei venuta a conoscere il vostro avversario, sei bene attrezzata per concupire, oltre che per conoscere.”

“E se anche fosse? Ti turba l’idea di armonizzare la logica ineccepibile con l’entusiasmo di una passione momentanea?”

“No; basta la chiarezza e tutto si fa possibile.”

“Mi manca la chiarezza?”

“No, hai quella ed anche il fascino; so che faremo l’amore, anche perché il momento è quello giusto; parliamo della vertenza prima o dopo?”

“Non c’è da parlare; ti porteranno le azioni e l’impresa in Abruzzo sarà tua; firmerai la liberatoria e non avranno paura di finire in galera; si stanno già separando e pagano in famiglia. Che c’è da valutare ancora?”

“Quanta chimica c’è tra noi, quanto amore sei disposta a dare e a ricevere, chi fa il primo gesto.”

Lei si alza, lo solleva in piedi, gli slaccia la camicia fino a scoprire il torso, lo avviluppa in un bacio sensualissimo, gli fa ruotare in bocca la lingua in tutte le direzioni e intanto gli passa le mani a palma larga su tutta la pelle finché artiglia i capezzoli e li stritola fra le dita; lui risponde sfilandole la camicetta e il reggiseno, si fionda sul seno e succhia avidamente i capezzoli grossi e duri di eccitazione; con l’altra mano le solleva la gonna e infila un dito in figa.

Mentre lui la masturba saporitamente, lei ha già aperto il pantalone ed ha tirato fuori il cazzo che si ferma ad ammirare quasi sorpresa; ‘Uhmm’ borbotta davanti allo spettacolo; si abbassa a terra e lecca la cappella; Marco vuole che la scopata sia degna della persona; la tira su e la guida dolcemente alla camera; la spinge a sedere sul bordo del letto, sfila insieme pantaloni e slip e le offre la mazza davanti agli occhi.

Lei cambia decisione e comincia a leccare dai testicoli, strappandogli gemiti di piacere; si dedica poi alla mazza e la percorre con la lingua in lungo e in largo, mentre con una mano la masturba per tenerla ritta e in tiro; appoggia la punta alle labbra e comincia a succhiarla dentro; si sente che ha familiarità con una mazza notevole, ma il maggiore spessore la induce a soste, movimenti e sforzi diversi dal solito; lui allunga una mano fra le cosce e le titilla il clitoride.

Gli orgasmi di lei sono continui e sempre più forti, sempre più densi e liquidi; arriva persino a squirtare; la fa spostare sul letto, le monta sopra a sessantanove e succhia anche lui clitoride e culo; si rovesciano finché lui, finito sotto, ha davanti il culo maestoso, con l’ano grinzoso e provato; lei affonda in gola il cazzo; blocca con le cosce il movimento in figa; poi si ferma, allenta la presa e lascia succhiare lui; vanno avanti a lungo; lei sborra in continuazione; lui regge il ritmo e non raggiunge l’orgasmo.

“Non so se sei d’amianto; adesso ti voglio dentro e gradirei che sborrassi; poi possiamo continuare all’infinito!”

Le sale addosso, si sistema con le ginocchia fra le sue, divarica le gambe e le solleva; entra di colpo nella figa spalancata e lei urla di piacere; si ferma e lascia che sia lei a succhiarlo dentro; ‘scopami maledetto’ gli urla e lui la cavalca a lungo con determinazione, potenza e dolcezza; lei sente di toccare i vertici di tutti i paradisi del godimento; quando avverte che non ha più niente da dare ed ha bisogno di sosta, stringe le cosce e lo cattura.

“Non so che diavolerie combini per resistere così; voglio la tua sborra dentro, te lo ripeto.”

“Non preferiresti che ti montassi a pecorina o che ti inculassi, per esempio?”

“Se questa è un’occasione unica e irripetibile, percorri tutti i sentieri del sesso e sborra quando vuoi, una sola volta; se questo è un momento divino che mi consentirai di ripetere ancora, allora scopami in figa come stai facendo e come sei grande a fare; le altre volte mi percorrerai tutto il corpo, dal culo alle tette alla bocca; ma mi farai godere, come minimo quanto in questo momento; sei un amante straordinario e ancora non capisco quella stupida … “

“Amore, posso chiamarti amore e sentirmi innamorato in questi momenti? … Amore, io ci sarò quando ne avrai bisogno; ti darò sempre questo amore; è quello che ti fa sembrare diversi meccanismi che sono unici e uguali a se stessi.”

“Amore mio, e te lo impongo, non devo consentirtelo; sarebbe vero se dietro un cazzo non ci fosse un uomo, e che uomo; dammi l’amore che senti; solo nelle ore in cui saremo fusi nel corpo mi dovrai chiamare solo amore e mi dovrai amare; io farò altrettanto; non voglio un amante a scadenze fisse; ma, nei momenti che ti cercherò, perché avrò bisogno del tuo amore, mi basterà sapere che ci sarai; adesso amami con tutto te stesso, cuore, cervello e corpo.”

Passano alcune ore a scopare come se fosse la prima volta per tutti e due; Marco dimentica Nicoletta, le corna, le lotte; dimentica anche Laura e la disillusione per l’evidente tradimento di anni di coccole e di amoreggiamenti; dimentica persino che tutto deriva dall’errore commesso sottovalutando il gap della differenza eccessiva di età; capisce che la sua strada è un’altra e si abbandona alla lussuria con Ottavia come a un’ancora di salvezza.

Quando si rivestono, perché lei deve tornare a casa, finalmente si siedono a parlare del tema che aveva spinto Ottavia, la trattativa con gli ex amanti della sua compagna; lei non ha funzioni ufficiali, ma, conoscendolo di fama, ha voluto mettere le carte in tavola per capire a cosa mirasse la sua richiesta; lo avverte anche che la storia ha scombussolato alcune famiglie; lei ha diviso lo studio da quello del marito per non farsi travolgere dallo scandalo; ma non l’ha cacciato.

Come ha dimostrato proprio in quell’occasione, si è ripresa invece la sua libertà e la sua vita; Evelina, la moglie di Luigi che con lui gestisce una fabbrica, l’ha presa peggio di tutte; vuole chiedere la separazione legale e uscire dall’attività, a costo di tornare a fare l’operaia; è quella che conosce meglio il progetto abruzzese, ha preparato un nutrito dossier ma gli altri, arroganti e ottusi, non l’hanno degnata.

Marco la ferma; all’incontro, quei signori gli cederanno le azioni che possiedono, un quarto per ciascuno, e lui diventerà unico proprietario; se, come Ottavia dice, Evelina ha un progetto che merita attenzione lui è disposto ad esaminarlo e, se va bene, affidare a lei il compito di Amministrazione, altro che tornare operaia; è in grado di farglielo sapere? E’ ovvio che nessuno deve sapere niente prima che la transazione sia conclusa felicemente; la donna si limita a fare un numero e mette il vivavoce.

“Ciao, Evelina, sono Ottavia … sono a casa di Marco; mi ha appena fatto fare l’amore da dio; gli ho parlato del tuo progetto; è fortemente interessato e vuole parlartene; te lo passo.”

“Ciao Evelina, io della transazione so solo che fra qualche giorno entrerò in possesso di un’azienda importante in una regione nuova … “

“Io ne conosco tutti i particolari e sono certa di poterla portare ad essere leader in Europa nel settore; ha già una promessa di contributo e contratti che aspettano la firma … “

“Se divento proprietario, tu accetti di trasferirti e amministrare per conto mio?”

“Non vuoi prima esaminare i miei castelli in aria?”

“Te lo avrei chiesto dopo; immagino che accetteresti; allora domani, all’intervallo del pranzo, vieni da me con le carte; poi aspetteremo che tutto venga ratificato dal notaio e, a quel punto, ti nomino Amministratore e realizziamo la tua utopia.”

“Ottavia, lo sai che sto per piangere?”

“Fallo domani, davanti a lui poi fatti asciugare le lacrime coi baci e fatti portare in paradiso. Io ci sono appena andata ed era la prima volta che tradivo mio marito … “

“Anche per me sarebbe … no, sarà la prima volta.

“Ragazze, ma io conto qualcosa per voi?”

“Tutto, Marco; e non sai cosa significhi sentirsi libere e realizzate; io so che tu ed Evelina ce la farete; tu vincerai un’altra scommessa, ma lei finalmente apparirà per come è brava.”

“Ma sei bella almeno come Ottavia?”

“No, lei è più bella di me, in assoluto; io faccio bene la mia parte … “

“ … ma hai il vantaggio di essere sognatrice; mi sta bene, il mix; se tutto procede, ti prometto una visita agli impianti al momento della presa di possesso; la possiamo fare insieme … “

“E faremo insieme anche altre cose!”

“Brava Evelina; vedrai che ce la farai; auguri, amica mia!”

“Grazie, Ottavia, a domani, Marco.”

La transazione si sviluppa esattamente come aveva previsto; i quattro consegnano al notaio le loro azioni; lui rilascia la dichiarazione richiesta e la polemica è composta; appena i protagonisti sono usciti, fa entrare Evelina e la presenta ai suoi tecnici; si appartano per discutere i progetti che lei ha portato e alla fine, il convinto placet garantisce la posizione di Evelina che lui nomina A.D. per la fabbrica in Abruzzo; la notizia colpisce Nicoletta e i correi che ancora non sono andati via.

“Il maledetto cava sangue dalle rape; anche dalle corna ha trovato modo di ricavare benefici.”

Il commento è di Luigi ma l’opinione è comune; Nicoletta si sente ribollire.

“Non valete un cazzo e volete paragonarvi a lui; è stata la mia e la vostra imbecillità a dargli lo spunto per tutta l’operazione; il caro avvocato neppure si rendeva conto di commettere un reato. Quali corna? Quelle che pare che Ottavia abbia fatto a te? Oppure quelle che ti farà Evelina? Non hai sentito che andranno a visionare la struttura di cui lei sarà a capo? Ci andranno loro due, e ti assicuro che, se lui ama, una donna lo seguirebbe all’inferno; prova a chiedere a Ottavia!”

Decide di parlare col suo ex compagno; ne ha bisogno, ora come ora; si fa annunciare; lui avverte la segretaria che per la sua ex compagna non c’è bisogno di formule; è sempre ben accetta.

“Mi pare che tutto si sia risolto bene, alla fine.”

“Non credo; ci sono famiglie sfasciate, la nostra prima delle altre; ci sono persone che soffrono, tu innanzitutto; possiamo dire che il terremoto è passato e le macerie sono spazzate; ma quello che è perso, non si recupera.”

“Come va con Laura?”

“Già non va più; ho commesso un errore enorme; ho fondato una vita comune sull’entusiasmo di un amore infantile ed ho scoperto che non abbiamo niente in comune … Spero di non essere costretto a trattarla peggio di sua madre!“

“Che vuoi dire?”

“Io, tu e la nostra generazione crediamo in certi valori; la generazione di Laura non ha valori; per loro il sesso è un affare ’leggero’ senza significato; lei sta entrando in quella logica e si concede in giro senza remore e senza controllo; siamo al capolinea e la colpa è stata solo mia; ho combattuto contro una ex compagna attraverso la figlia che ha quasi venticinque anni meno di me; lei si sta riprendendo la sua dimensione di vita e prima o poi dovrò cacciarla … “

“Non le fai finire l’università?”

“Questo no; ma non per lei né per te, per la memoria di un amico caro che era tuo marito ed è suo padre. Quando mi dovessi trovare concretamente di fronte ai suoi tradimenti, o almeno a quelli che per me sono tradimenti e che per lei sono scopate senza conseguenze, dovrò obbligarla a rinunciare ai privilegi che le concedo e riaffidarla a te; so che è abbastanza intelligente da non buttare anni di studio, ma dovrà pentirsi amaramente, lasciare tutto quello che non le compete e tentare di sopravvivere.”

“Non pensi che la punizione sia esagerata?”

“Ricordi il menù delle punizioni al suo compleanno?”

“Dio mio, non arrivare a questo, ti prego, è sempre mia figlia.”

“Non ci sono arrivato, non ci arriverò e non voglio arrivarci; volevo solo farti capire che quelle sarebbero punizioni, anche per te; i miei sono inviti a riflettere e a pentirsi degli errori … “

“In questo hai ragione; io sto pentendomi assai amaramente della slealtà, dell’arroganza, dei fraintendimenti.”

“Che significa?”

“Che sono sola e piango su me stessa.”

“Perché non ti cerchi un compagno?”

“Un altro uomo nella mia vita, nel mio letto? Per ora lo preferisco vuoto e freddo; se un giorno, e lo spero con tutto il cuore, toccherò il corpo di un altro uomo, sarà quello dell’unico che ho amato sempre, anche quando lo umiliavo e lo offendevo per stupidità; non esiste nessuna possibilità che il sesso diventi leggero; pesa nella mia vita e la condiziona; mi ha sverginato Alberto, ma mi hai amato tu e amo te che sei vivo come amo lui, solo nella memoria.”

“Nico, stai cercando di incastrarmi? Lo sai che provo le stesse emozioni?”

“Lo spero, ma non lo so; e capisco anche che cinque anni di offese richiedono anni di pentimento; se il tuo amore resiste fino a cancellare le colpe, verrò a chiederti di darmene ancora le briciole; se sarà troppo tardi, ti avrò amato come Alberto; è da sempre così, amarvi tutti e due allo stesso modo, adesso solo nella memoria.”

“Cerca di parlare a Laura, se ti riesce; sta scavando un baratro ancora più pericoloso del tuo e rischia di caderci; la memoria di suo padre mi lega, ma non l’autorizza a sfruttarmi per comportarsi da libertina e non le garantirà fino alla fine il corso di laurea.”

“Ci proverò. Ho sentito che a qualcuna hai consentito di incontrarti quando ne sentisse un bisogno inderogabile. Non te la senti di farlo anche con me?”

“Nico, tu non sei una qualsiasi; sei la donna che amo; se mi chiedessi di cenare insieme, potrei accettarlo, per parlare di noi, soprattutto; ma se provassimo ad andare un poco al di là, temo che non ce la farei; non per il momento almeno … “

“Diciamo allora che, se avessi una voglia irrefrenabile di starti davanti ad un tavolo di trattoria, posso cercarti; quando tu sentirai il bisogno di portarmi da quel tavolo a casa tua, sarai tu a dirmelo?”

“Questo possiamo farlo; appena avrai notizie da Laura, fammi sapere e ti porto a cena.”

“Posso dirti che ti ho sempre amato, anche quando mi comportavo da troia?”

“Io devo solo dirti che ti amo con la stessa intensità anche quando nel mio letto c’è un’altra, compresa tua figlia; in fondo, il mio amore vero sei tu, sciupato, malridotto, maltrattato, ma sei l’amore.”

“Grazie. Ciao.”

Parte per l’Abruzzo, con la speranza di attenuare un poco la rabbia che il comportamento inaccettabile di Laura gli provoca, Evelina è decisamente bella e in gamba; decide per il meglio e rapidamente; consiglia e si fa consigliare senza arroccamenti, collabora, studia e analizza, decide insieme e lo rende orgoglioso di essersi affidato ad una mente brillante per la direzione di un centro delicato ma che in poche settimane lei renderà protagonista con scelte opportune.

Ma è sul piano dei rapporti personali che la donna rivela sorprese infinite; il viaggio è lungo, specialmente da fare in auto; quando si siede al posto del passeggero, Evelina non da molti segni di disponibilità, rintanandosi pudicamente in un angolo del sedile; ma Marco non può fare a meno di apprezzare la linea elegante delle gambe e l’attacco ai glutei che danno al culo una forma quasi perfetta; la camicetta leggermente ampia fa intravedere un seno decisamente importante.

Il viso affilato quasi spigoloso, finisce per sottolineare la bellezza dei grandi occhi e l’ingombro di una bocca carnosa, sensuale, segnata da un rossetto acceso, vivace; la sensazione complessiva è di una donna abituata a dirigere e a mantenere rapporti anche con personaggi di grande rilievo senza perdere né la determinazione né la sensualità femminile che cattura; la domanda di Marco è quella che scatta in quei casi, come diventerà nell’estasi dell’amore.

Non tarda molto a trovare la risposta; la lunghezza del viaggio impone varie soste, alcune per esigenze intime, altre per ristorarsi e per fermarsi a pranzo; decidono alla fine di pernottare in un motel quasi a fine percorso, per non arrivare di sera e cercare un albergo in città; quando si avvicina alla reception, Marco, per una sorta di correttezza, si appresta a chiedere due camere separate; lei lo anticipa e chiede una matrimoniale; la guarda sorpreso ma lei si è già avviata con la chiave.

Un motel dell’autostrada non è l’ideale per un primo approccio con una donna di quella fatta; Marco non può nascondersi un certo disagio quando si trova al centro di una stanza spoglia; lei appare invece solo meravigliata.

“Ti ho prevaricato? Avresti preferito mantenere le distanze?”

“No, sto studiandomi la mia collaboratrice e mi tocca chiedermi se ho accanto una compagna meravigliosa.”

“Questo lo valuterai solo dopo che avrai assaggiato la tua accompagnatrice; se c’è chimica … “

“Vuoi che facciamo l’amore?”

“Io la vedo diversamente; voglio festeggiare un risultato epico nella mia vita; voglio farlo con un uomo che Ottavia ha etichettato come straordinario; forse voglio scoprire i difetti che hanno spinto la tua compagna a preferire un’ameba che non stimo, neppure come amante; vuoi che ordino champagne per festeggiare o brindiamo in altri modi?”

Lui l’ha presa in vita e stringe contro il torace il seno pieno, maturo e solido; accosta l’inguine e sente la figa vibrare mentre il cazzo si rizza tra le cosce; continuano a parlare con le bocche sempre più vicine.

“Cosa succede se domattina mi scopro innamorato di te?”

“Ti fermi a riflettere e prendi una decisione; io lo sto già facendo perché anche solo essere abbracciata mi fa sentire non solo passione e trasporto per te, ma anche un sentimento più profondo che temo sia amore … “

“Che succederà se ci innamoriamo sul serio?”

“Che sarai il mio amore lontano finché il grande capo non verrà a verificare lo stato della mia amministrazione … “

“Oppure convocherà nella sede centrale gli amministratori locali, o deciderà di incontrare la sua amata anche solo per un week end o sceglieranno di passare una settimana in un posto che sarà magico solo per loro … “

“Come vedi, la sintonia consente un grande amore.”

“Sai che non ti sarò fedele?”

“E tu sai che, se incontro quello che ti vale, ti avverto e scelgo un’altra strada?”

“Uno che mi vale, mi pare difficile … “

“Presuntuoso! Vuol dire che quando non ce la farò a resistere, cercherò qualcuno che meriti una serata di sesso e ti amerò mentre mi farò scopare da un tizio anonimo. Adesso vuoi decidere se mi scopi, se mi ami, se mi violenti? Insomma, vuoi fare qualcosa o devo violentarti?”

“Ti amo, pazza; e ti voglio.”

L’ha spinta sul letto, le solleva la gonna sino alle anche e le piomba addosso, apre la patta, tira fuori il cazzo ritto come un palo e lo appoggia alla figa, spostando il leggero tessuto dello slip; la penetra con forza, quasi con violenza; lei soffoca l’urlo mordendosi una mano; teme di averle fatto male e si blocca col cazzo contro l’utero.

“Ti ho fatto male?”

“No; sì; mi hai sverginato praticamente, mi sono sentita squartare; hai una mazza bella grossa e non me l’aspettavo; ma ora è tutto passato, è solo passione, libidine, piacere, goduria; continua ad amarmi così; ti voglio.”

La scopa a lungo, con delicatezza, facendole sentire la mazza in tutta la sua lunghezza; lei lo accoglie con goduria e si stringe all’inguine per sentire il cazzo fino in fondo; Marco si solleva un poco e gioca a passarle la cappella sulla spacca fino al buchetto stretto e grinzoso, decisamente verginale.

“Per il momento, lì non puoi entrare; non l’ho mai fatto e la tua bestia potrebbe farmi molto male; non abbiamo lubrificante; domani in una farmacia compriamo del gel e avrai quella mia verginità; lo voglio, ti amo, voglio celebrare e il culo sarà la mia offerta a questo nuovo grande amore; voglio darti tutto quello che posso; non osare contraddirmi; hai fatto di tutto per innamorarmi, adesso mi dai tutto quello che puoi per farmi felice!”

“Abbiamo previsto una settimana per i controlli; le notti saranno solo nostre; se hanno completato l’appartamento previsto per te, ci staremo; se no, un albergo va bene lo stesso.”

“Basta che mi dai tanto amore e vengo anche all’inferno con te.”

“Pensi che stiamo correndo troppo?”

“Mi hanno insegnato a seguire il cuore; se lui corre, io corro. Tu fai come ti senti … Io mi sento di seguire il mio cuore, te e il tuo cuore; visto che siamo in quattro a correre sarà una corsa meravigliosa. Adesso fammi godere; scaricami nel corpo il tuo amore e dormiamo; ho chiesto la sveglia alle sette e non voglio tardare, nemmeno se me lo chiedesse l’amore per te.”

Ricominciano da capo; si spogliano ordinatamente, ciascuno da un lato del letto, e ripiombano sul materasso insieme, lei si apre alla penetrazione e lui e entra in figa di nuovo, deciso stavolta a godere, finalmente; lei lo accoglie con tutto il corpo e si lascia pervadere dal piacere che lui le dà attraverso il cazzo per tutto il corpo; sborra più volte prima che lui le scarichi nel ventre un fiume di sborra che sembra scatenarsi da lunghi momenti di difficoltà e di delusioni; è felice, in quel momento.

Si adagiano sul letto, lei gli si accoccola contro, viso a viso, e lo copre continuamente di piccoli baci su tutto il viso e sul petto; lui la frena e le suggerisce che è il caso di dormire, prima che il fratellino si svegli e chieda ancora tanto piacere; riescono a prendere sonno e si svegliano di colpo al suono della sveglia; lei si fionda nella doccia e finalmente si libera delle scorie della scopata della sera precedente; blocca lui che vorrebbe entrare e lo fa passare quando esce in accappatoio.

Passano insieme una settimana straordinaria, nella nuova location; professionalmente, lei da prova immediata della capacità di dirigere e stabilire, guidare ed ordinare; nell’appartamento che le è stato assegnato, vive con Marco i momenti più intensi della sua vita sessuale, specialmente quando, come gli aveva promesso, gli offre la verginità del culo, dopo essersi garantita le necessarie accortezze per rendere lo stupro un momento di estasi amorosa.

Infatti, appena giunti in città, si è premurata di andare in farmacia ed ha chiesto il più efficace e sicuro lubrificante anale, perché nutre molte preoccupazioni sulla sua salute, considerando il rapporto tra il buchetto del suo culo e la mazza di Marco; la farmacista è la persona giusta, confessa di avere avuto lo stesso problema con un amante focoso e le vende il prodotto più indicato per una vergine destinata a un grosso cazzo.

Appena le consegnano le chiavi dell’appartamento, lo gira tutto ammirandone la dotazione e gli angoli con entusiasmo fanciullesco; trasmette anche a lui un desiderio mai provato; lo abbraccia entusiasta e gli schiocca innumerevoli baci su tutto il volto; lui la blocca e la stringe in un abbraccio sensuale che trasforma immediatamente l’euforia in passione e trasporto; quando le bocche si catturano e le lingue combattono, è libidine pura che si scatena.

Si ferma per un momento, preleva il tubetto del gel dalla borsa e l’appoggia sul comodino al lato del letto; lui capisce tutto ma ha ancora solo una piccola remora.

“Sei sicura di volerlo? Ti farò male!”

“Mi farai un poco male all’inizio, poi sarà passione pura; l’amore trasformerà tutto in libidine; ti voglio, ho deciso e non torno indietro nemmeno se mi sventri; ma so che mi darai solo piacere e amore.”

Non può eccepire nulla, la spoglia delicatamente e la stende sul letto; la fa girare carponi per avere la migliore angolazione e si abbassa dietro di lei e leccare amorosamente culo e figa; passa la lingua a spatola su tutto il perineo e infila la punta nella vagina e nell’ano; succhia e mordicchia più volte il clitoride; sente che la donna si rilassa in tutte le fibre e ammira la dilatazione dell’ano che favorisce inserendo prima un dito, poi due e ruotando per abituare il foro alla violazione.

Preleva dal comodino il gel e se ne spalma una piccola parte sulle dita; ricomincia da due e avverte che entrano con facilità; resosi conto che il lubrificante funziona, aggiunge un terzo dito senza rilevare fastidi; aggiunge il quarto e il buco del culo si apre al massimo della dilatazione, certamente oltre lo spessore del cazzo; abbonda col gel e lubrifica ampiamente il canale rettale e il foro di ingresso; ne passa abbondantemente sul cazzo, accosta la cappella e spinge.

Evelina reagisce ritirando il corpo in avanti; non è il dolore della violazione dello sfintere, che quasi non avverte, a darle timore, ma la spinta improvvisa su tutto il pacco intestinale che travolge anche lo stomaco; impedisce a lui di ritrarsi, come aveva accennato, respira profondamente e spinge indietro il culo e i fianchi consentendo al cazzo di entrare profondamente fino all’intestino; un calore intenso si dirama dal cazzo e le raggiunge il cervello.

Sente il corpo scosso tutto dalla spinta, ma la libidine le monta fino al cuore; partecipa con emozione al piacere dell’inculata e si sente finalmente posseduta come voleva; è la prima volta che si sente tanto profondamente fusa con un maschio ed è felice, perché lo ha voluto e se lo sta godendo con autentico amore; Marco la scopa assai lentamente, quasi a farle sentire tutta la lunghezza della mazza e a farle godere il piacere dell’inculata; continuano per molto tempo a godersi la scopata anale.

Quando lui sente che è vicino il limite per esplodere, la avverte e lei artiglia il clitoride per mettersi in pari; esplodono insieme in un orgasmo che nessuno dei due aveva mai provato prima; lui le afferra da dietro i seni e la tiene appiccicata a se quasi che lo sperma dovesse fare da collante; lei si abbandona alla carezza lussuriosa; quando avverte che sta per uscire, lei respira profondamente e si sposta di colpo in avanti; il cazzo esce e lei si sente di colpo vuota.

Mentre se ne stanno stesi sul letto, lui supino e lei bocconi, quasi per inevitabile conseguenza si dicono che non sarà l’unica volta e che, finché non troveranno un’alternativa, quell’amore durerà immutato; da quella sera e per tutta la settimana si consumano scopando ed ogni mattina è difficile alzarsi per fare il lavoro di verifica, di controllo e di direzione; ma sono ambedue persone dedite soprattutto al lavoro e, quando lui parte, lei è già padrona dei meccanismi di amministrazione.

Marco prova un pizzico di nostalgia mentre si allontana dalla fabbrica abruzzese, soprattutto perché in quel momento fuggire dalla realtà quotidiana gli farebbe solo bene; ma sa che i suoi doveri sono dove la sua vita si sviluppa; torna verso casa con tanta tristezza per quello che sa di trovare ma anche con la certezza che le radici sono là, ad onta di tutto.

Quando rientra in sede, gli basta poco per essere informato che Laura, una volta sverginata e abbandonata l’immagine della figlia devota, si è scoperta una vena imprevedibile di assoluta impudicizia; ha cominciato a frequentare, nell’ambiente universitario, i gruppi più scalmanati di giovani assertori di una libertà incontrollata, che spesso e volentieri scivola e decade nel più squallido libertinaggio; la convinzione diffusa è che fare sesso sia un’attività piacevole, leggera e non soggetta a vincoli.

L’idea di Marco è invece che faccia sesso a go go alle sue spalle, incurante di ogni rispetto anche a chi le garantisce la sopravvivenza; anzi, con un comportamento assai vicino a quello che aveva avuto la madre, sfrutta le sue disponibilità contro di lui; è evidente che non prova nessun sentimento per chi aveva detto di amare, prima come padre putativo poi come uomo; ed anche lui sente il disamore come leva principale nei rapporti con la ragazza.

Accetta di incontrare a pranzo Nicoletta per parlarne; la poveretta sembra cadere dalle nuvole, perché davvero ha scarse notizie della figlia; le chiede scusa se adotta criteri drastici; in sua presenza, ordina alla banca di bloccare la carta di credito che le ha lasciato e tutti i carichi di spesa che arrivassero; passa solo qualche ora e la donna va nel suo ufficio a dirgli che la ragazza l’ha chiamata, non essendo riuscita a parlare con lui che ne ha bloccato il numero.

Le fa rispondere che certe cose si discutono faccia a faccia, non per telefono; le fa imporre di essere a casa della madre il venerdì seguente per mettere tutte le carte in tavola; Laura appare sconvolta dalla novità e assicura che ci sarà; non appena si trovano nel monolocale, lui perentoriamente si fa consegnare le chiavi del suo appartamento; l’altra esita un poco, poi esegue; chiede perché le ha bloccato i finanziamenti.

“Perché dovrei finanziarti?”

“Per consentirmi di laurearmi; dicevi che era un debito morale con mio padre … “

“E tu non hai debiti morali con nessuno? Il tuo pensiero leggero ti autorizza a prendere quello che ti pare senza rendere conto a nessuno?”

“Non ti amo più; non sono disposta ad accettare la tua condotta di vita tutta logica e buonsenso; voglio vivere la mia vita e non sarai tu a impedirmelo!”

“Laura, fai attenzione perché il terremoto da me provocato mi ha ridotto a chiedere l’elemosina del perdono. Stai facendo lo stesso errore.”

“Tu eri la compagna e gli hai fatto le corna; io non sono nessuno e scopo con chi mi pare!”

“Hai già chiarito; io dispongo dei miei beni come mi pare; se non sei nessuno, non ti devo niente; poiché sono un uomo con  principi e valori, voglio rispettare il mio impegno morale, MORALE capisci; tu che giustifichi con la leggerezza l’estrema immoralità pretendi di venirmi a chiedere conto degli impegni morali che ho con l’amico morto; ho deciso di rispettarli al minimo sindacale perché non meriti altro.”

“Quale sarebbe questo minimo sindacale?”

“Tu usi un appartamento che è di mia proprietà; se lo fai diventare un bordello per scoparci coi tuoi amanti, non hai un documento per provare che puoi tenerlo; te lo riprendo in un’ora e ti faccio sfrattare per legge; alla memoria di Alberto devo il pagamento delle tasse universitarie e dei libri dove dovresti studiare; poiché sono ancora molto legato alla memoria di tuo padre e a tua madre, ti passo il minimo per la sopravvivenza.”

“Laura, Marco non ha nessun dovere nei tuoi confronti; io lo ricattavo con te, tu non credere di poterlo ricattare con la memoria di tuo padre; rischi la stessa fine, forse anche peggiore.”

“Va bene; come pensi di fare?”

“Questa è una scheda prepagata; ci sono 750 euro; li rinnoverò ogni mese e con quelli dovrai vivere e permetterti il bar e i bagni dove ti fai le scopate che ti fanno sentire tanto importante ma ti rendono solo una puttana che la da gratis.”

“Mamma, possiamo arrangiarci qui da te, stasera? Capo, molte grazie per la beneficenza che mi fai in nome di un vecchio amico; ma sei vecchio e i tuoi modi non valgono per una giovane come me. Così, ti risparmi un sacco di corna e rispetti la tua morale della quale io faccio a meno volentieri.”

“Nico, se vuoi, è valido l’invito a cena in trattoria, ma solo per te; con certe puttanelle non mi faccio vedere in giro.”

“Scusami, Marco; non me la sento di lasciarla; forse ha bisogno di parlare con qualcuno … “

“Va bene; alla prossima occasione … Ciao.”

“Non sai quanto avrei voluto cenare con te; ma la vita non è mai come la sogniamo; e lo sto imparando a mie spese.”

“Dovresti insegnarlo a Laura; ma non è facile insegnare, specialmente a chi non vuole imparare.”

Comincia il biennio più duro per quasi tutti; per Laura è quello che la porterà alla laurea; sul piano scolastico lo affronta con piglio e determinazione; gli ultimi scontri con Marco in parte le hanno chiarito che cammina sul filo di un rasoio; una sola défaillance e potrebbe andare in fumo tutta una carriera; non ci tiene affatto e si impegna a mantenere il ritmo degli esami e il livello di votazione.

Sul piano della vita quotidiana, la stretta radicale che il suo tutore ha imposto al contributo la obbliga a fare salti mortali; molto spesso è costretta a rivolgersi a sua madre, pur sapendo che vive con quasi meno di quanto può lei; per vie strane e segrete, riesce a farle avere sottobanco quanto le basta per arrivare a fine mese; in cuor loro, sanno che è Marco a farle arrivare le integrazioni, ma nessuna delle due lo ammetterebbe mai.

E’ sulla vicenda dei comportamenti che le cose vanno malissimo; del gruppo di amici che frequenta, soprattutto al bar quando può, lei ha scelto l’ala dei ‘leggeri’, quelli che guardano alle cose con il massimo disimpegno; non confesserebbe mai che essere stata tanto innamorata dell’ex compagno di sua madre l’ha portata a rinnegare l’amore tout court; per questo si è incancrenita nella pratica del sesso veloce nei bagni; di usare la casa, non ci pensa neppure, memore delle minacce.

Sa anche che tra gli amici solo pochi ne condividono le idee; molti la condannano apertamente; ma ha preso quella strada ed è determinata a stare lontana dall’amore; la paura di cadere nel vortice della passione per Marco la induce a negare tutto, ad ogni costo, ad affermare a voce alta un libertinaggio che all’inizio non sentiva ma che ora è per lei una forma di ninfomania.

Per Nicoletta è durissima, la vita; deve mettere insieme, se ci riesce, il pranzo e la cena, con mille euro al mese, per fortuna senza affitto che le paga Marco; ha solo il camice da operaia, fornito dalla fabbrica, per coprire pochi stracci poveri tenuti con la massima cura; non sa più chi sia un parrucchiere o un’estetista, usa pochissimo trucco e insomma si è trascurata al punto da risultare, se non brutta, ameno sciatta.

Ha tentato e spera continuamente che Marco la inviti una volta a pranzo o a cena, perché ha un bisogno fisico di parlare con lui in amicizia, anche di stupidaggini, per sentire che le cicatrici si vanno rimarginando; ma, dopo il rifiuto della serata con Laura, ha perso quasi le speranze; è stato come se lui l’avesse posta di fronte all’alternativa tra la figlia e lui; lei ha scelto la figlia e non ne è pentita, anche se non sono lievi le rogne che le procura.

Si fa viva solo quando è con l’acqua alla gola, perché i soldi non le bastano fino a fine mese e la carta di credito è esaurita; si trova a parlarne con Loredana, la segretaria personale di Marco, e improvvisamente le piovono emolumenti extra sufficienti a soddisfare le esigenze di Laura; basta guardarsi in faccia per capire che, come al solito, Marco interviene senza figurare; vorrebbe approfittare del tema per chiedergli l’invito a cena, ma non sarebbe in grado di indossare un vestito adatto.

Loredana, che ha perfettamente colto il disagio dei due, convoca Nicoletta a colloquio col capo; a lui dice che è stata lei a chiedere un incontro; quando li vede impacciati a chiedersi perché, chiude la porta dell’ufficio e stacca l’interfonico; Marco capisce che la sua segretaria lo ha incastrato e abbraccia la donna; il fiume di lacrime che gli scorre sulla spalla è voluto, provocato, ma serve a rompere il ghiaccio; si trova a baciarla senza rendersene conto.

“Ti amo, Marco, non ho mai smesso di amarti … “

“Zitta, non diciamoci parole inutili; vai da quella strega di Loredana, fatti accompagnare al Centro Estetico qua vicino, fai restaurare la bellezza che era la mia donna, rimettiti a nuovo e vediamoci stasera alla trattoria sotto casa mia, quella che è stata per anni la ‘nostra’ trattoria.

“Posso chiederti se ce la fai ad amarmi per una sera, anzi per una notte, come in quella vecchia canzone spagnola che ti piaceva tanto, ricordi?”

“Una notte ancora? Certo che la ricordo; ma non mettere il carro davanti ai buoi; stasera ceniamo insieme; poi vedremo se sono rose o spine.”

“Va bene; ma io ti amo lo stesso, rose o spine che ci siano.”

“Anch’io non ho mai smesso di amarti; e so che lo sai perfettamente … Senti, megera; la prossima trappola che mi prepari di questo genere te la stringo al collo; accompagna Nicoletta e fai quello che hai già deciso, maledetta imbrogliona.”

“Capo, perché te la prendi? Era nell’umano ordine delle cose; ho dato una piccola spinta … “

Quando le due tornano dalla ‘spedizione’ al Centro Estetico, Marco si trova incantato, come la vedesse per la prima volta, davanti a Nicoletta, la donna con cui ha vissuto dieci lunghi e intensi anni; sembra davvero tutta rinnovata; già l’impressione di quell’ultimo recente bacio l’aveva sorpreso; aveva trovato nella sua bocca un calore, una voglia, una passione forse mai avvertiti prima, anche per effetto di un amore antico e rinnovato improvvisamente in quell’attimo.

La donna che gli sta davanti è ancora più affascinante di quella che lo ha tradito a lungo e che lui è stato costretto a massacrare; liberata dal fagotto del camice da operaia, ha fatto riesplodere tutta l’immensa bellezza di un seno maturo e pieno, il profilo di fianchi disegnati col compasso, la snellezza delle gambe statuarie; per un attimo, si sente travolgere dalla passione e dall’amore; è certo che la cena, a quel punto, non si ridurrà ad un incontro conviviale.

Per la seconda volta in quella giornata, chiude la porta dell’ufficio, fatto più unico che raro, e la prende fra le braccia; lei si sente sciogliere dentro; ricaccia il groppo che, inopportuno, sente emergere dal cuore e lo bacia con una passione che non ricorda uguale nella vita; mangia le sue labbra e succhia la sua lingua quasi volesse cibarsene, gli preme conto il torace i capezzoli duri di voglia, spinge il pube finché non incontra il cazzo desiderato e lo accoglie fra le cosce, da sopra il vestito.

“Nico, non sciupare il trucco che è costato tanta fatica alla ragazza; aspetta stasera; mi sa che c’è ancora tanta chimica tra noi; vedremo se l’incubo del passato si frapporrà alla voglia che abbiamo o se riusciremo, una noche mas, ad essere le persone vive per amore che abbiamo saputo essere per almeno cinque anni.”

“Io ho solo da ingoiare il rospo di un pentimento assai amaro; voglio ricucire con te qualunque sia la condizione che vorrai dettare; sei tu che devi verificare se ti riesce di perdonare e, soprattutto, di cancellare, anni di stupidità.”

“Aspettiamo stasera che la nuova Nicoletta e il nuovo Marco riescano ancora a trovare intesa e amore. Ti prometto che sarò tutto per te e spero che, per lo meno, usciremo con un armistizio che ci consenta di non guardarci più con rancore.”

Va a prenderla nella sua nuova casa e non può fare a meno di osservare le occhiate che, da dietro le persiane, bersagliano la macchina del capo, inconfondibile, venuta nel quartiere a prendere la donna meravigliosa che scende da una delle case popolari; la sorpresa è ancora maggiore per chi riconosce in lei quella che fino a pochi mesi prima era stata la sua donna, potente ed amata.

La serata si svolge in una delicata atmosfera di incontro, tra due che, da quando erano ragazzini, sulle spiagge della riviera, si incontravano con inspiegabili batticuori ed emozioni; oggi, superata la soglia dei quarant’anni e dopo avere vissuto lunghe stagioni di amore eccelso, si incontrano non tanto a fare i conti col passato recente e remoto ma con il desiderio di rinascere o, almeno, di ricucire una storia troppo bella per essere cancellata.

Marco, avvezzo ormai a cenare con belle donne, è compitissimo come sa essere; Nicoletta sente alternarsi tutte le emozioni della ragazza al primo appuntamento anche se il compagno di tavola è stato suo compagno di vita per tanti anni; l’ansia principale è sapere o almeno intuire se ci sarebbe stato un dopo; la cena passa quasi senza che si renda conto di quello che mangia; e dire che è ben altro dalla sbobba della mensa a cui si è rassegnata due volte al giorno.

Ma il piacere del cibo è schiacciato da quello delle mani che si toccano, spesso per caso, e le sembrano bruciare, dai calici scambiati talvolta per bere dallo stesso bicchiere, dai vezzi infantili che dicono il desiderio e l’amore che stanno alimentando; quando la cena si conclude e lui si dirige alla macchina, per riaccompagnarla a casa, a Nicoletta il cuore si ferma per un attimo, nel timore che il sogno finisca lì; per fortuna, lui ha solo avuto un attimo di esitazione.

“Nico, se andiamo da me, te la senti domani mattina di mettere nei ricordi questa notte e tornare ad essere i nemici di sempre?”

“Marco, quando è stata la volta che hai fatto questa premessa a una donna mentre andavate a fare l’amore?”

“Hai ragione; perdonami; ho paura che gli incubi abbiano il sopravvento … “

“Se non provi, non saprai mai; uno come te non brucia le esperienze prima di consumarle.”

“Sei sempre più la ‘mia’ Nicoletta; vieni, ti amo e voglio fartelo sentire.”

“Voglio morire in braccio a te; spero che il percorso non abbia inciampi.”

Non ci sono inciampi possibili, a quel livello di tensione; si trovano abbrancati in un abbraccio tutto sesso e libidine, non appena hanno varcato la soglia; si conoscono bene e non impiegano molto a denudarsi quasi prima di essere arrivati al letto; contrariamente alle sue abitudini, Carlo non si prende il tempo per prepararla e ‘scoprirla’, ma si impossessa di lei in un sol colpo; la penetra prima ancora che abbiano realizzato che sono a letto e stanno per fare l’amore.

Sente un sesso reattivo e quasi verginale; si ferma e la interroga con lo sguardo; lei gli risponde con un luogo comune.

“E’ l’esercizio che sviluppa l’organo; la mancanza fa rischiare l’atrofia! Il tuo è ben esercitato; il mio è in disuso da mesi; sii paziente e sverginami.”

Capisce che davvero la figa, rimasta inoperosa per mesi, ha recuperato tutta la tensione muscolare ed è da violentare di nuovo; prova un piacere indicibile a seguire, momento per momento, la penetrazione della mazza nel canale vaginale fino all’utero; palpa per un momento il culo e trova un buco grinzoso, chiuso come un’ostrica; lo ha lasciato pronto a ricevere la sua mazza senza problemi; capisce che gli tocca riconquistare la sua compagna; la gioia interiore è superiore a un orgasmo.

Nicoletta, che finalmente sente il suo maschio penetrarle fino al cuore, ha una serie infinita di piccoli e grandi orgasmi, gode di sentire la mazza nel ventre, ma anche la pelle di tutto il corpo sul suo, l’umido delle labbra sui capezzoli; e si lancia a baciare lui dappertutto, senza permettergli di uscire un centimetro dalla figa; ne assorbe e ne recupera il sapore, l’odore, il calore del corpo amato e innamorato.

Carlo non si concede molte carezze; sborra di colpo, urlando come un maiale e scatenando gli urli di lei che scarica finalmente tutta una vita sofferta attraverso l’orgasmo; poi comincia da capo, con un rituale che è il ‘loro’ rituale e prevede lunghissime succhiate carezze libidinose e titillamenti su tutto il corpo; lei ritrova il suo immenso amante di un tempo e si abbandona alle carezze con l’anima, prima che col corpo.

“Nico, stanotte non riesco a dormire e non ti lascio dormire; è la nostra notte; domani il tuo capo ti giustificherà il ritardo e la distrazione; stanotte sei la ragazza che contendevo al Alberto e ora vinco io, però.”

“Ti amo; non ce la faccio a dirti altro; so solo piangere di gioia!”

Passano una notte quasi in bianco; ambedue vorrebbero riprendersi una storia passata attraverso tutte le esperienze del sesso e dell’amore che avevano sperimentato in gioventù; lei è certamente più calda e non passa un attimo senza il cazzo piantato da qualche parte, in figa come nel culo, in bocca come tra i seni, o semplicemente tenendolo in mano in deliziose masturbazioni; l’importante è sentire quella mazza ‘sua’, finalmente, dopo averla desiderata per mesi.

Lui vuole allo stesso modo riappropriarsi di quel corpo che sente appartenergli; non gli basta penetrarla in figa da ogni lato, in ogni posizione, viso a viso alla missionaria; da dietro, a pecorina; o da sdraiati, da dietro tenendole alta ogni volta la gamba libera; oppure da seduti, con lei che lo cavalca faccia a faccia o di spalle, masturbandosi fino a sborrare con forza; la incula più volte in tutti gli atteggiamenti, dalla classica pecorina al faccia a faccia fino a incularla dall’alto, schiacciata per le spalle al letto.

Si accorgono che sono le quattro del mattino e la loro voglia non è del tutto esaurita, anche se sono stanchi morti; decidono di riposare qualche ora e lei si accoccola davanti a lui, offrendogli il culo magnetico; lui resiste alla voglia di incularla ancora e si lasciano dormire; si svegliano giusto in tempo per essere puntuali al lavoro; c’ è un velo di tristezza, quando sono costretti a salutarsi, al cancello sella fabbrica; ma sanno ambedue che non è stata un’occasione unica.

Si ritrovano ancora, nell’arco di mesi seguenti; ed ogni volta si riscoprono innamorati e disposti ad amarsi cancellando gli anni del dolore e del rancore; per Marco è, per un verso, la tentazione di riprendere con Nicoletta dove è cominciata la frattura anni prima; per altro verso, il disperato tentativo di considerare Nicoletta alla stregua dei suoi amori dominanti, almeno da quando ha scoperto la natura vera di Laura, incapace di lealtà o di fedeltà.

Dopo la telefonata ricevuta mentre era con Ottavia e che l’ha spinto a rompere il senso di fedeltà che lo aveva distinto, è intervenuta la vicenda con Evelina che vede abbastanza spesso e con cui passa giornate meravigliose; ma ormai ogni donna interessante che si propone è per lui il diversivo a Laura e alla disillusione che ha provato di fronte al netto rifiuto; forse anche la cena con Nicoletta ha la stessa scaturigine, ma è diventata altro e si trova spesso a pensare a un ritorno.

Laura invece, chiusa nelle ristrettezze economiche, ha dato un grosso giro di vite al suo modo di vivere; non ha rinunciato al sesso ‘leggero’ ed è comunque assidua frequentatrice del bar e dei suoi bagni; ma, anche per l’impegno che deve profondere nello studio per non perdere la possibilità di laurearsi, non può dedicare che pochi giorni alla settimana al suo sport preferito, la scopata in piedi; in un eccesso di sicurezza, decide di forzare il divieto a farlo a casa sua.

Un giorno alla settimana, riceve un qualche ragazzo e ci scopa alla grande; più ingenua ancora di sua madre, non capisce che lui la fa controllare, che sa tutto in tempo reale e prepara subito la contromossa.

Marco ha scoperto che Laura usa un trucco assai semplice per fare soldi; compra alla libreria convenzionata testi universitari per amici di altre facoltà; il costo viene caricato sul conto che ha aperto per lei; agli amici rivende il testo a metà del prezzo di copertina ed incassa il ricavato; nell’arco di un anno, ha incassato varie decine di migliaia di euro, tutto a sue spese e con la gratitudine degli amici; ha scoperto anche che usa l’appartamento per i suoi incontri di sesso.

Come legittimo proprietario dell’immobile, gli ci vuole poco per far installare un articolato sistema di videoregistrazione nel miniappartamento che ha acquistato e concesso in uso a Laura per il suo soggiorno nella città universitaria; alla ditta specializzata, che si occupa dell’installazione, lo giustifica come allarme anti - intrusione; in breve, è in grado di fare registrare tutto quello che avviene nella casa e di trasferirlo sul suo computer.

La raccolta delle scopate che Laura fa nel suo letto diventa in breve un autentico archivio di video porno; ne parla con Nicoletta che chiede di vedere qualche filmato; l’avverte che lo spettacolo non è molto raccomandabile, ma insiste per vedere direttamente; le fa avere una memoria esterna da usare anche sul tablet e sul telefonino; dopo un paio d’ore, gli chiede di vederlo in privato per affrontare il problema.

Gli domanda cosa voglia fare davanti a quella violazione, ma solo etica, del comportamento; è costretto a far venire in ufficio il capo dell’ufficio legale e a prospettargli la situazione, sia per il chiaro furto in libreria che per la violazione di un accordo per la concessione in uso gratuito dell’appartamento; il giudizio legale è che è possibile sia la denuncia per il furto in libreria, ben documentato, che lo sfratto immediato per uso distorto dell’appartamento.

L’obiezione che fa Nicoletta, che la ripresa abbia violato la privacy di una persona, si scontra con la destinazione del sistema anti - intrusione che tendeva a tutelare, ed ha tutelato, anche la dignità del locale di sua proprietà; aggiunge a Nicoletta l’avviso che provvederà a bloccare il pagamento dell’ultima tranche delle tasse universitarie alle quali non è tenuto; in pratica, Laura è sul lastrico, in condizioni quasi peggiori di quelle in cui si era trovata lei per analoghi motivi.

La donna è distrutta; prova a chiamare la figlia che le risponde bofonchiando.

“Laura, mentre stai scopando, sei finita nella miseria più nera assai peggio di me.”

“Mamma che dici, chi sta scopando, di che miseria parli?”

“Parlo di te che a pecorina ti stai facendo inculare da un biondo al centro del tuo letto nell’appartamento che Marco ti ha concesso in uso a patto che non lo trasformavi in bordello.”

“C’è un sistema di registrazione? Perché non sono stata avvisata?”

“Perché la tua è una concessione; guardati il vocabolario e parla con un avvocato; tu non paghi niente, come minimo, dovevi rispettare gli impegni; Marco ha un’intera collezione delle tue scopate.”

“Maledetto! I suoi soldi vincono ancora!”

“Però ti hanno fatto comodo e li hai rubati!”

“Che cosa ho rubato?”

“Hai comprato testi di legge, di medicina, di tutte le facoltà; ci sono testimoni che li hai rivenduti ai tuoi amici.”

“Mamma, possiamo parlarne a voce, faccia a faccia?”

“E che risolviamo, io e te? Stai per essere denunciata come ladra e sfrattata ad horas; sei anche fuori dall’università, perché è stato bloccato il pagamento dell’ultima rata di tasse; non puoi laurearti e non so se Marco ti darà un posto da operaia … “

“Mamma, io devo laurearmi; non puoi fermare la vendetta di questo talebano?”

“Non è lui il talebano, sei tu una svergognata senza anima, senza pudore e senza dignità; ti aveva chiesto solo il rispetto di piccole norme morali … “

“Ed io le norme le so solo calpestare.”

“Addio, ragazza, fai i bagagli e vattene; forse ti risparmia la denuncia per furto ed è già troppo!”

“No, aspetta, fammi parlare con Marco; non può abbandonare l’impegno solo perché sono diversa da lui; sono puttana e ladra, ma sono sempre la sua pupilla; ho sbagliato tutto, come te esattamente, ma deve trovare la forza di pazientare cinque mesi; ho bisogno di soli cinque mesi e sono fuori; Marco, lo so che mi stai sentendo e guardando; non ce la fai a portare la croce quest’ultimo tratto?”

“Ti vedo e ti ascolto, purtroppo, da molto tempo; e soffro per i tuoi errori.”

“Ti prego, non gettare il bambino con l’acqua sporca; io sono sporca ma il sogno di mio padre è vivo ancora; ed è il tuo sogno; volevi che mi laureassi; lasciamelo fare; stavolta prometto formalmente di cambiare registro, fino alla laurea, fino al tuo Golgota; poi forse ti spiegherò anche qualcosa che secondo me non hai capito.”

“La signorina con un laurea che non vale niente mi spiegherà che hanno sbagliato, lei e sua madre, solo perché mi amavano? Lo so, ragazza; io sono uno che non dimentica niente; sei stata tu a dire a tua madre che l’amore non si contratta; voi avete preteso che leggessi i vostri desideri senza che li esprimeste, avete voluto condizionare l‘amore a certe vostre pretese e me l’avete negato apertamente quando non vi siete sentite soddisfatte.

Sei tu che non hai capito quanto ho avuto pazienza e quanto ho pagato, soprattutto in onore e dignità; sei tu che non ricordi un certo listino; io non ci ha fatto mai ricorso, visto che non sei stata mai punita; ma al prossimo errore ti giuro che la punizione sarà la più dura possibile, non quella finale, ma quella che ti impedirà di vivere bene il resto della vita. Stai attenta; finisci la tesi, concludi la tua inutile laurea e sparisci.”

“Lo ricordo il listino e mi fa venire gli incubi, quando faccio le mie cazzate; ma continuo a credere che mi vuoi bene e che sarai paziente; perché dici che non vale niente la laurea?”

“Parla con Loredana; lei non ha solo la tua laurea, ma è un gradino più su, perché è anche abilitata alla professione; alla fine trova meglio fare la segretaria del tiranno!”

“Davvero non capisco, l’abilitazione a che?”

“Laura, sono Loredana; a parte che hai tutto il mio disprezzo per quello che hai fatto e fai, cerca di aprire gli occhi; se scopare è leggero, lavorare è molto pesante; domanda in giro ai laureati e capirai a che cosa vai incontro. Io non ho la pazienza di Marco; arrangiati, informati e forse potrai essere in grado di parlare a ragion veduta.”

“Grazie lo stesso; terrò in conto quello che dici. Posso sperare di finire la tesi?”

“E’ tutto a posto; quell’uomo meraviglioso a cui ti diverti a sputare in faccia non ha fatto niente contro di te. Cinque mesi, ricorda; poi potrebbe essere la fine, anche fisica; tutto dipende dalla mia telefonata, anche al punitore.”

“Grazie, scusami il fastidio. Ciao mamma. Marco, ti voglio bene.”

Scivolano più agilmente di quanto ciascuno pensava, gli ultimi cinque mesi degli studi universitari di Laura; forse perché qualcosa è stato smosso dalle denunce esplicite delle sue malefatte; forse perché un pizzico di pudore le è rimasto e il rispetto della memoria di suo padre non è del tutto morto, forse perché davvero è stanca di una vita decisamente al limite, riesce alla fine a contenersi sul serio; marginalmente, le pesa anche la minaccia della punizione severa che sarebbe terribile.

Nicoletta si sforza di creare con Marco la massima intesa che la situazione le consente; poiché ha vissuto quell’uomo da quando era adolescente e lungo tutti i travagli della vita, riesce quasi sempre a coglierne gli stati d’animo; sa che, benché si proponga sempre deciso ed autorevole, ha spesso momenti di abbandono in cui avrebbe bisogno di un amico a fianco; quando riesce a farlo, si fa invitare a pranzo o a cena, senza nessuna mira particolare, e riesce a farlo scaricare.

Non ci vuole molto, perché Marco si accorga che, ad aspettarlo ai cancelli di uscita, c’è Nicoletta proprio quando dentro di lui preme una forte tensione a cercare uno sguardo familiare; dopo un paio di intuizioni della donna, si decide ad essere lui a chiamarla o a farla avvertire quando vuole passare una serata con se stesso e con un’amica disimpegnata; arrivano persino a guardare la televisione come una vecchia stanca coppia di sposi, quando serve.

Qualche volta finiscono a letto e passano ore intere di sesso quasi violento, ma sempre entusiasmante; ma la maggior parte delle occasioni è quella in cui si fermano solo per cenare e per chiacchierare un poco; naturalmente, l’argomento principe è Laura e i suoi problemi, per la laurea e, soprattutto, per il dopo laurea; il tarlo della laurea che non vale neanche come carta igienica si è instillato anche in testa a lei, che ha sempre conservato il mito, di suo marito, della laurea come toccasana.

Marco le spiega che la proliferazione delle università, anche e soprattutto telematiche, negli ultimi tempi; del numero degli studenti e dei laureati; dei corsi più o meno brevi che si seguono da casa, in teleconferenza, insomma la facilitazione delle lauree ha fatto sì che molte operaie, anche sue amiche, abbiano già conseguito persino diverse lauree ma non abbiano trovato sbocchi praticabili; un servizio del telegiornale, per un concorso pletorico, dà forza alle sue affermazioni,

Avverte che il mondo del lavoro è una giungla; Laura potrebbe avere qualche vantaggio se fosse più umile e disponibile; lei deve superare un esame che abilita alla professione, ma è necessario che uno studio commercialistico garantisca due anni di praticantato; cuore di mamma le impone di chiedere se lui può fare qualcosa; il suo ufficio commerciale è abilitato a questo, ma i corsi sono rari e affollati; se non ci fosse la pregiudiziale dell’odio al tiranno, lui ne parlerebbe volentieri.

Alle sollecitazioni della madre, Laura risponde che per ora si interessa della laurea; poi penserà al lavoro; è chiaro, controluce, che spera di fare da sola e non accetta discussioni; Nicoletta desiste e resta in attesa della data di proclamazione della laurea; viene fissata per la metà di giugno e i due fibrillano in attesa di celebrare la figlia e pupilla che, come dio vuole, ce l’ha fatta; naturalmente, sono felici di andare insieme e di abbracciare Laura.

Il giorno della proclamazione, sono in prima fila ad applaudire la ragazza che finalmente ha raggiunto il risultato; partecipano con gioia ai festeggiamenti che gli amici organizzano per lei; Laura prega Marco di non andare via, per non guidare di notte e per mettere a punto la situazione dell’appartamento che adesso lei deve restituire; le invita a cena e passano la serata in dolcezza a familiarità, quasi che le nuvole fossero tutte oltre l’orizzonte.

Laura proibisce che prendano una camera in un albergo cittadino; dormiranno tutti e tre nella casa che ha utilizzato per tanti anni come sua, il loro ‘nido d’amore’; lui si ribella alla definizione, alla luce degli eventi successivi; Laura gli rimbecca che quello è stato sempre il nido del loro amore, anche se lui non lo sapeva, non lo capiva e non l’avrebbe mai accettato; Nicoletta coglie l’intenzione della figlia e, appena si dispongono per dormire, va ad occupare il divano nella sala; Marco la guarda sorpreso.

“Amore, Laura ha raggiunto il traguardo sognato dal padre, da te e da lei; adesso vuole ‘una notte in più’ senza chiedertela, non gliela puoi negare; solo una notte d’amore; poi la potrai dimenticare; e, se cerchi di mentire dicendo che non ti va, ti eviro a mani nude.”

Si lascia convincere ‘solo per una notte ancora’ e va a prendere posto accanto a Laura che l’aspetta già nuda, a braccia spalancate, con uno sguardo lucido d’amore; ritrova di colpo il corpo agile e giovane che ha, solo per qualche mese, goduto come veramente suo, da quando l’ha sverginata fino alla dichiarazione di libertà in nome della ‘leggerezza’; si abbandona al piacere dell’emozione e fa finta di non accorgersi dei movimenti da vera puttana, ormai rotta ad ogni esperienza.

Lei parte quasi all’assalto con un pompino da far resuscitare i morti; quando li pratica ad amici o estranei di passaggio, nel bagno del bar, riesce a farli sborrare in pochi secondi, chiunque sia, anche perché la situazione non consente lunghi accoppiamenti, essendo un locale di uso pubblico; l’abilità raggiunta nella fellazione le consente di strappare orgasmi spesso da tsunami con grande piacere sia suo che degli ospiti, più o meno occasionali.

Ma Marco è uno tosto e si prende con grande nonchalance le succhiate e le leccate miracolose; gode da matti al passaggio della lingua su tutta la mazza e sui coglioni, ai giochi raffinati di ghirigori intorno alla cappella, alle lunghe succhiate, alla masturbazione sulla mazza che resta fuori, al gioco delle labbra che si stringono per farsi violare come una figa vergine, ai risucchi rumorosi con le palle in bocca; ma resiste e non sborra.

Alla fine, lei cede e lascia che sia lui a passare al contrattacco; ed è lei, invece, a starnazzare come una gallina a cui stiano staccando il collo, quando lui aggredisce con la lingua le grandi e le piccole labbra, quando prende tra le labbra il clitoride e lo succhia come un piccolo cazzo; urla anche di più quando lo prende fra i denti e lo mordicchia; implora quasi piangendo che lo vuole in figa, ad ogni costo.

Quasi si incazza quando lui, girandola carponi, si accosta al culo e la infila in figa da dietro, a pecorina; avrebbe voluto guardarlo negli occhi, mentre la scopava; ma lui ha scelto l’anonimato; quella, per lui, è e deve essere una scopata, una delle tante che la troia ninfomane si va a fare nei cessi del bar col primo che le passa davanti; il gesto d’amore che Laura si aspettava non arriva e lei si sente ancora umiliata per avere chiesto una notte d’amore e trovarsi a subire una scopata anonima.

Lui non sborra ancora ma la fa sborrare a lungo e con grandi urla; quando si fermano ansanti supini tutti e due, gli chiede perché la sta trattando da puttana, mentre gli ha chiesto una notte d’amore nel loro nido d’amore; lui le domanda se era amore quello che metteva nel pompino a regola d’arte e se lui ricordava male certi sessantanove che avevano il retrogusto intenso e lungo dell’amore.

“Hai ragione; ho cominciato io ad essere tecnicamente brava; avevo dimenticato le nostre sedute d’amore; ce la facciamo a ricominciare e a darci, per questa volta almeno, l’amore di una volta?”

“Una poesia di Verlaine recita che il vaso, una volta infranto, anche riparato, reca le ferite profonde della rottura; i giapponesi suturano le crepe con l’oro perché anche le crepe sono una parte della storia; non so se le crepe che hai provocato nel nostro amore possono cancellarsi in una notte. Voglio provarci; ma dobbiamo essere in due, come in tutte le altre cose; e tu sei, in tutto, ormai da sola e aggressiva, per abitudine.”

Riprendono a baciarsi e finalmente lei ritrova dentro di se l’amore che professa ma che ha nascosto sotto la montagna di fango con cui ha cercato di sommergerlo, rimanendone invischiata; lui l’abbraccia con tutto il corpo e la sente stranamente piccola e fragile sotto di se, accosta la cappella alla figa e la penetra lentamente quasi con delicatezza; quando la punta urta la cervice dell’utero e lei lancia un gemito più lungo, si ferma immobile e lascia che i corpi cavi si riempiano di sangue e la titillino.

Resta a lungo senza cavalcare e lascia che sia lei a prendere coscienza del cazzo che la possiede e lo usi per il suo piacere; lei attiva i muscoli della vagina e viene dominata dalla sensazione di possedere quel corpo possente e meraviglioso; se ne sente quasi inorgoglita e si gusta il cazzo con gioia, fino in fondo; alla fine, dopo una lunga serie di orgasmi, attivando i muscoli anche dell’utero, gli strappa una fiumana di sborra dai testicoli che la fa urlare e sentire piena di lui e del suo amore.

Per un momento, Marco viene assalito dal dubbio che non sia protetta e le chiede se non sarebbe stato meglio usare un preservativo; lei gli obietta che quelli li usa per le scopate leggere; per fare l’amore, ci voleva la sensazione della pelle e del corpo vivo; del resto, il problema era solo suo e lui non doveva occuparsene, una volta tanto; non gli resta che accettare il punto di vista e vivere il resto della notte con tutto l’amore possibile in quella situazione paradossale.

Scopano ancora, più volte, da varie posizioni; su richiesta di lei, la incula a secco, senza lubrificante; si rende conto con dolore che il suo culo è decisamente spanato, frutto dell’abitudine a lasciarsi inculare con una sveltina in bagno anche da cazzi notevoli; ha già deciso che sarà l’addio definitivo e neppure vi fa caso; anche la figa, d’altronde, reca evidenti tracce di una lunga consuetudine alle scopate più diverse; passa la notte, per fortuna, e i dubbi sfumano.

All’alba sono tutti e tre in piedi; Laura ha raccolto in vari scatoloni tutte le sue cose e gli chiede se può caricarli sull’auto o se dovrà mandare qualcuno a ritirarli; la station wagon con cui è venuto è sufficiente a caricare tutto; vuotano l’appartamentino. Si fa consegnare le chiavi e salgono in macchina; il dialogo nel viaggio è banale e scarso; lui accende la radio su una stazione di musica ed evita qualunque discorso; ha un leggero magone per l’abbandono del nido d’amore, ma lei è rimasta indifferente.

Arrivati a casa, Laura chiede dove la portano a stare; Marco dichiara ad alta voce che non speri di tornare mai più a casa sua; sua madre, se vuole, può dividere con lei il monolocale, con le difficoltà inevitabili; Nicoletta fa presente che non c’è possibilità di spazio per i libri; Laura chiede a Marco se può ospitarli nella camera che fu la sua; potrebbe averne bisogno per l’esame di abilitazione; può farlo, ma lei entrerà ed uscirà subito solo per prelevare quelli utili, non si fermerà a studiare.

Le chiede, a proposito, cosa ha deciso per il corso di abilitazione; per ora si prende un po’ di vacanza, poi ci penserà.

“Ma in azienda è stato predisposto un corso per i mesi estivi; Marco ti aveva prenotato … “

“No, mamma, grazie, da questo momento l’aiuto di Marco è superfluo; voglio fare da me e, soprattutto, non ho voglia di riprendere a studiare appena finito.”

“Potrei farti molte obiezioni; la prima è che proprio la freschezza di studi è l’ideale per continuare; ma la differenza fra leggero e pesante è solo tua e te ne lascio la responsabilità; la seconda è che dovrei sbatterti in faccia gli scatoloni dei libri, visto che dichiari che fai a meno dell’aiuto mentre lo stai chiedendo; questo è esattamente il tuo comportamento, pretendere per dovuto quel che non ti spetta e negare quello che dovresti dare per legge.

La terza è che il problema del lavoro ti assillerà prima che te ne accorga. L’unico avvertimento è che stai per commettere un altro del tuoi gravi errori; se si ritorce solo contro di te, mi limiterò a guardare; se mi colpisce e mi offende in qualsiasi modo, stavolta non la passi liscia ma la paghi assai cara. Ho sbagliato a non presentare il conto a tua madre; sto sbagliando a non presentarlo a te; ma ormai è finita, se dio vuole. Scendete, siete arrivate e non vi voglio più tra i piedi, stronze!”

Nei giorni seguenti, Nicoletta cerca inutilmente di incontrarlo da sola per chiedergli scusa dell’arroganza di sua figlia; ma sbatte contro il muro di indifferenza che lui ha alzato; sa da Loredana che si sta preparando per un’estate al calor bianco, con un viaggio che sognava da anni, forse d’intesa con suo marito buonanima; ricorda benissimo le chiacchiere vuote sul giro della costa mediterranea, dalla Francia attraverso Spagna, Portogallo e di nuovo Francia per scendere ai Balcani fino alla Grecia.

Rivive attimo per attimo le ricerche accanite che facevano di quel viaggio un sogno ad occhi aperti; lei doveva essere della partita con un’altra ragazza; chiede a Loredana chi sarà la sua compagna di viaggio; l’altra ammutolisce e non c’è verso di tornare sull’argomento; un magone la prende all’idea dei sogni infranti che si ripropongono; ma anche per questi recuperi lei ha commesso gravi errori; sua figlia ha caricato il basto col suo comportamento ed ha interrotto l’inizio di ricucita che s’era avviato.

La sorpresa peggiore la porta Laura, quando si presenta in fabbrica inaspettata, alcuni giorni dopo; Nicoletta è a colloquio, finalmente, con l’uomo che ama inutilmente, quando la ragazza piomba senza bussare nell’ufficio e annuncia gorgheggiano che è in partenza per una crociera nel Mediterraneo che durerà tutto luglio e tutto agosto; il tono è trionfante, quasi da vincitrice che si rivolge allo sconfitto al tappeto, secondo lei Marco; sua madre la fulmina.

“Marco, è vero che realizzi il sogno di noi giovani, il periplo del Mediterraneo via terra? Mi puoi dire con chi ci andrai? Con quale mezzo, con quale itinerario? Con Alberto avevate studiato tutto; l’hai fatto anche adesso? Non sono invidiosa;sono felice per te e per la memoria di mio marito; mi piacerebbe poterti immaginare mentre sei via … ”

E’ la voce di Loredana a levarsi.

“Ci vado io, stavolta, in motocicletta; prenderò il posto della tua amica, visto che tu saresti andata con Alberto; saranno due mesi favolosi lungo tutte le strade d’Europa, fermandoci in campeggi, alberghi o sulle spiagge, quando si potrà.”

“Farete anche l’amore, immagino.”

“A tutte le ore del giorno e della notte, a costo di portarmi il viagra se il vecchietto non regge.”

“Stai attenta al vecchietto, amica mia; questo ti fa tornare che devi andare in restauro; non lo conosci quando sta bene e si scatena; questo viaggio l‘ha sognato con noi da ragazzi e lo realizza adesso con te che sei perfetta per lui. Ma il tuo fidanzato?”

“Lui va per affari suoi; io non gli do fastidio; vado col mio amore eterno e guai a chi mi tocca il progetto.”

Laura, demoralizzata, cerca di gettare acqua sul fuoco.

“Ma come si fa a circumnavigare il Mediterraneo? Ci sono Paesi non bagnati.”

“Ragazzina, ti manca la geografia e la creatività; scendiamo a Genova e giriamo in Francia, di lì in Spagna, in Portogallo, di nuovo in Francia, per i Paesi Bassi fino alla Germania e all’Austria; scendiamo in Slovenia e nei Balcani fino alla Grecia, sbarchiamo a Brindisi e risaliamo fino a Milano; dici che non è circumnavigazione?”

La settimana successiva, a cavallo tra giugno e luglio, è di autentica frenesia, per Marco che vuole lasciare tutto predisposto perché l’assenza sua e della sua efficientissima segretaria non pesi ai collaboratori; un’ultima questione rimane sospesa e l’affronta apertamente con Nicoletta che non ha progetti per quell’estate; lei gli fa presente che ad un’operaia è consentita solo una breve vacanza a cavallo di ferragosto, in coincidenza con la chiusura delle fabbriche; non ha soldi per progettare vacanze.

“Se ti regalo io una vacanza, ti offende come gesto di un potente su una subalterna?”

Gli accarezza il viso dolcemente.

“Marco, ti prego di cancellare quell’errore; finché non lo riuscirai a fare, saremo a rischio; se mi fai un regalo, anche solo da amico, non posso che essertene grata; sapere che Laura è in crociera, tu in viaggio di piacere e restarmene chiusa in casa a ferragosto non mi fa bene; se vuoi farmi un regalo, posso solo essertene grata.”

Loredana, che ha udito tutto ed ha smanettato sul computer, interviene.

“Due settimane tutto pagato a Rivabella; ti va bene?”

“Hai fatto questo per me? Grazie!”

“Lory, aggiungi una gratifica speciale per andare a cena con qualche prestante bagnino; ci vedremo a settembre e spero di trovarti con l’abbronzatura che ti fa bellissima.”

“Grazie, Marco; spero che al tuo ritorno mi porterai il bagnino che mi auguri; grazie anche a te, Lory. Divertitevi e pensatemi, ogni tanto, vorrei che almeno la memoria di me ci fosse, in quel viaggio che è comunque ‘nostro’, ad onta del tempo passato.”

Partono quasi all’alba chiusi nelle pesanti tute di pelle per motociclisti; lei deve abituarsi a tutto, a cominciare dallo stare avvinghiata a lui aderendo col corpo; le riesce dolcissimo ed esagera persino; il primo momento importante è la sosta che fanno in un motel in Francia, dove fanno finalmente l’amore; l’emozione, per il viaggio, per i paesaggi ammirati, per la gioia di essere stata mezza giornata abbarbicata all’uomo che ama hanno portato al massimo la libidine di lei; lui è preso dalla fresca bellezza.

Si trova a sfilarle la tuta come se le togliesse una seconda pelle; sotto, appare quello che in anni di vicinanza gomito a gomito, pur avendo intravisto, non aveva mai notato, un corpo tonico e forte, ancora giovanissimo e tutto da accarezzare; la spoglia con le mani, con gli occhi e con le labbra, baciando ogni pezzettino, dalla gola al seno al ventre e giù fino ai piedi; lei un poco si divincola, perché è sudata; poi si accorge che è il suo odore, il maggior eccitante; e si lascia andare.

La lascia in completo slip e reggiseno e accenna a spogliarsi; ma lei è pronta a fermarlo e a ripetere su di lui l’operazione; la sua tuta va giù e scopre il torace forte e in perfetta forma, il ventre solido, lo slip che a malapena contiene la vela di un’asta eccezionale e il resto del corpo; anche Loredana accompagna le mani con lo sguardo godurioso e con le labbra che depositano baci lussuriosi su ogni centimetro di pelle che va scoprendo.

Il primo vero grande bacio da innamorati se lo scambiano al centro della camera anonima e bruttina di quel motel; ma la passione che ci mettono dentro è quella che nasce dall’accumulo di anni di desiderio.

“Marco quanto è che aspettavo di sentirti finalmente un poco mio!”

“Perché non hai mai parlato; in tanti momenti ti avrei dato volentieri tutto l’amore del mondo … “

“Perché sognavo giornate come queste! Per due mesi, sessanta giorni, tu sarai mio e solo mio; ti stancherò col mio amore; non dovrai mai più dimenticare quest’estate!”

La stende sul letto, le inchioda le mani e le impone di non muoversi; va a leccarle la pianta dei piedi e le impone di resistere al solletico, di trasferirlo alla figa e godere; vibra e si agita come tarantolata ... e gode, evidentemente; scivola con la lingua lungo i piedi e le caviglie, da una parte e dall’altra e sente la pelle rabbrividire di piacere, geme e soffoca lamenti ed urla perché gli orgasmi vengono a ripetizione; vorrebbe muoversi ma il piacere la inchioda.

Quando arriva all’inguine, lui le prende lo slip dai due lati, lo tira giù e lo manda a terra grondante del suo piacere; la lingua passa sulle grandi labbra e la goduria tocca il paradiso; sposta le piccole labbra e lei freme nell’attesa, lambisce il clitoride e lei soffoca un urlo; quando i denti afferrano il piccolo organo, balza sul letto come per una scossa di rianimazione; la punta che penetra la vagina la fa impazzire; chiude gli occhi e vede le stelle.

La succhia e la lecca a lungo su tutta la figa; allunga le mani sul letto e le artiglia i capezzoli giovani, rosei, irti dal piacere fin da quando, sulla moto, glieli puntava contro le spalle attraverso le due tute; vede il cielo scoppiarle e miliardi di stelline scenderle sulla figa, nel cuore; quando avverte che i suoi orgasmi sono assai violenti e rapidi nella successione, sottovoce le chiede se vuole averlo dentro.

“Non ora! Non ora! Adesso fammi ancora sentire il coro degli angeli mentre ti prendi il mio piacere, i miei umori, il mio sudore; nessuno mi ha mai amato né mi potrà mai amare tanto quanto tu adesso, che ti prendi tutti i miei afrori e li rendi stimolo per eccitarci; solo quando avrai finito di impossessarti del mio corpo, io mi prenderò il tuo e la penetrazione sarà il sigillo su quest’amore.”

Continua a leccarle il ventre e lo stomaco, per alleggerire la tensione di libidine; quando arriva sui seni, lei riprende a gemere e a godere; quando le succhia i capezzoli, si morde le mani per impedirsi di urlare il piacere inaudito che prova; la bocca che si appiccica a ventosa sulle labbra è la conclusione di un percorso di lussuria purissima; dopo un ennesimo grande orgasmo, si sente come svuotata e si abbandona al languore; ma non demorde.

Rovescia la posizione e stavolta è lui a subire gli stimoli violenti e libidinosi della lingua di lei che attraversa tutto il corpo e lo manda ai matti; quando arriva all’inguine, fa scivolare via lo slip e prende in bocca i testicoli gonfi, uno per volta; è chiaro dalle prime mosse che Loredana non vuole farlo sborrare con quel pompino; forse vorrà anche la sborrata in bocca, ma intanto sembra godere lei di sentire sotto la lingua la mazza; si è portata in figa un alluce, che la masturba durante il pompino.

Anche quando lecca il cazzo ritto lungo il ventre, non è la sollecitazione di lui, il suo obiettivo; ma è lei a godere del piacere dell’asta sotto la lingua; quando alla fine appoggia il cazzo alle labbra strette, è quella sorta di figa vergine a sollecitarla, non il cazzo che la violenta; così avviene quando l’accarezza con la lingua e se lo posa sul palato, lungo le gote e in fondo fino all’ugola; Marco non aveva mai provato una simile sensazione.

Non aveva mai conosciuto una che di un pompino godesse tanto per il piacere di leccarlo, si succhiarlo, di sentirlo in ogni millimetro di pelle che si muove; in genere, la goduria è arrivare a far esplodere la sborra dal meato e inondarsene; Loredana gode di sentirsi accarezzata; è costretto a frenarla perché il piacere nuovo e mai provato gli induce una stimolazione della prostata che è garanzia di sborrata.

Decide che ora vuole e ‘deve’ penetrarla, che ‘deve’ assaggiare quella figa non nuova ma che sa di verginale, di puro, di desiderio vero; le scivola sul corpo e arriva viso a viso; le legge nello sguardo che le mancano troppe cose, prima di concedersi; le carezza con dolcezza il viso, mentre con un mano appoggia il cazzo alla figa e spinge una prima volta; reagisce come se venisse sverginata e gli occhi le si illuminano.

Solleva le gambe e gliele gira intorno alla schiena; con un colpo di reni si spinge verso il cazzo; lui lascia fare immobile, finché lei sente che è tutto dentro, che i ventri sono appiccicati, se lo tira addosso e restano immobili, cazzo in figa; si guardano e si baciano, si carezzano e si sorridono, ma non scopano; lui non vuole forzare e lei trattiene i muscoli vaginali per ‘sentire’ la mazza nel profondo; finché è la natura a fare il suo corso e lui esplode.

Ma anche lei, contemporaneamente, sta mordendosi le mani per non urlare un orgasmo che non ha simili; si perdono nel mondo del piacere e restano per lunghi minuti in quella postura, finché non hanno scaricato gli effetti dell’orgasmo; poi lei scioglie il nodo dei piedi dalla schiena e deposita le gambe sul lenzuolo, le stringe insieme e lo tiene catturato; lui ha la forza per ironizzare.

“Questo si chiama tenere per i coglioni!”

“Finalmente puoi dire di essere stato posseduto da una donna, anziché possederla!”

Corre in bagno, scopre che non c’è bidet e si deve arrangiare con una tovaglietta sul water; torna in camera e gli chiede se vuole riposare per essere in forma o se vuole perdersi nel suo amore.

“Abbiamo tempo per fare l’amore fino a saziarci; preferisco che tu stia in braccio a me e ti addormenti così.”

“Cavolo, quante considerazioni … hai una mazza che dio mi scampi, fai l’amore come un dio, ti devo dare ancora tutto dell’amore, l’usato e il nuovo …. Insomma, come inizio mi ha esaltato; ma ti aspetto a prove assai più impegnative!”

“Che succede se alla fine dei due mesi ci troviamo troppo innamorati per rinunciare?”

“Ingegnere, lei dimentica che sono il prodotto perfetto, la migliore creatura di un genio dell’imprenditoria e della finanza; lei ignora che la sua segretaria tende ad essere la sua copia perfetta perché l’adora da anni e la imita anche nell’uso delle parole; due geni come noi sanno esattamente che, usciti dal ‘tunnel dell’amore’, torneremo a casa, dalla visita alle giostre; io l’anno prossimo mi sposerò e metterò su una piccola famiglia borghese.

Tu sceglierai tra le donne che ti girano intorno al cuore; io faccio il tifo per Nicoletta, ma le altre non sono da meno, compresa l’imbecille che equivoca l’amore e ti sputa in faccia per non dire che vuole farsi scopare; quindi anche tu metterai su una forma di famiglia; ma non smetteremo di amarci; tu sarai nel mio cuore anche quando sarò vecchia e rattrappita perché voglio vivere fino a cent’anni e amarti sempre; quindi, tra due mesi rinunceremo, ma solo alla vacanza, non ad amarci.”

“E come ci comporteremo in ufficio sul lavoro?”

“Ogni tanto ti guarderò con l’amore di oggi e mi basterà; un attimo dopo saremo presi dal lavoro e chiuderemo la scatola dei ricordi, tanto avremo mille occasioni per riaprirla, anche per fare l’amore, una volta ogni tanto, perché no?”

“Se è vero che mi somigli, allora sono davvero cinico … “

“ … con un cuore generoso che ti rende ancora più prezioso; hai detto che vuoi dormire abbracciati; viso a viso o col mio culo meraviglioso sul tuo cazzo straordinario?”

“Il tuo culo è troppo magnetico per rinunciarci.”

“Allora prometti che non me lo metterai dentro e che mi lascerai dormire.”

“Parola di giovane per bene!”

Durante il lunghissimo percorso, Marco scopre un altro aspetto della personalità da lui inesplorata della compagna di viaggio, il gusto spiccato per l’esibizionismo elegante e quello per l’ironia intelligente; fin dalle prime spiagge dove si fermano per brevi periodi, uno due o tre giorni, vede che sfoggia sempre nuove combinazioni di abbigliamento e in ogni caso fa in modo che risaltino le sue forme meravigliose fino a scatenare le bave di tutti i maschi.

Seduta a un bar a bere una bibita fresca, stesa al sole sulla spiaggia, passeggiando pigramente sui lungomare, si accorge che sceglie le pose i punti e le angolazioni per esibirsi a gruppi di giovani arrapati in chiara caccia di figa; quando ne ha portato allo stremo l’eccitazione, testimoniata spesso da costumi e pantaloncini che fanno vela, si va a stringere lussuriosa a lui e a carezzarlo come una gattina quasi a dire che lei è di quel maschione da cui è meglio stare alla larga.

“Oggi i mosconi sono più numerosi; il tuo numero riscuote molti applausi … “

“Te n’eri già accorto? Ti da fastidio se mi esibisco ingenuamente un poco?”

“Non ho mandato giù che m’hai usato senza avvertirmi.”

“Mi vieti di mettere alla prova la nostra sintonia e la solidarietà?”

“No, perdonami; era tutto così alla luce del sole che dovevo capire ed ho capito; certo che sei un fenomeno e non solo come corpo al sole.”

“Davvero trovi bello il mio corpo? Non è che l’amore carica i toni?”

“L’amore può fare rizzare tanti cazzi?”

“Touché; il mio corpo, a trentacinque anni, attira ancora i maschi; posso esserne orgogliosa?”

“Devi; e devo esserlo anche io che questo corpo lo amo, lo adoro, lo vivo ogni giorno, dalla moto al letto.”

“Visto che ci siamo, che mi dici dei capezzolini ritti e delle manine che si agitano tra le cosce di tutte quelle ninfette che fanno la ruota ad un certo pavone?”

“Puoi non crederci, ma lo vedo solo adesso; credi che siano della scuola del sesso leggero, da consumare in bagno?”

“In bagno, nelle docce, nelle cabine vuote, nei capanni degli attrezzi, sulla sabbia di sera ed anche di mattina; se fai la radiografia delle teste, trovi litri della tua sborra versati su corpi giovani e caldi, di sole e di passione; non sanno però che tutta quella sborra serve come crema del corpo e del ventre per una sola donna.”

“Lo sanno, da quando ho la mano sulla tua figa sanno che tu sei la mia dea e si stanno ritirando,”

“Ti stai esibendo anche tu? Non è periglioso fare insieme anche qualcosa di osè?”

“Certo che lo è; ora sappiamo che c’è anche complicità tra noi, e non solo sul lavoro.”

“Si, ma adesso che la pressione mi è salita, quando mi scopi?”

“Appena torniamo al bungalow … ma quante volte al giorno facciamo l’amore?”

“L’obbligo sindacale è tre, colazione pranzo e cena; ma la norma tra noi è almeno quattro; qualche volte sei arrivato a dieci o dodici, ma sono state maratone che imponevano la situazione e l’ambiente.”

“E, solo per curiosità, tu a che numero sei arrivata?”

“Conosci Orazio? In una satira invita a non misurare quel che gli dei concedono; non chiedere e stai sereno; sappi solo che qualche volta stavo scomoda in sella perché i lombi erano malridotti dalla notte precedente … E’ anche per questo che ti amo,”

In effetti, in due mesi fanno l’amore quanto una persona normale non fa in una vita, visitando nel contempo paesaggi, monumenti, spiagge e località straordinarie; quando si avvicina il profilo noto della loro città, il magone è forte in ambedue e li soffoca fino ad impedirgli di parlare; l’ultimo bacio di lussuria in un motel alla periferia, prima di avviarsi a casa di lei dove arriva già senza tuta, in pantalone e camicia; si salutano affettuosamente, da colleghi, e si danno appuntamento al lavoro.

Lei va via nascondendo il pianto, di felicità e di rimpianto; lui ingoia il magone e chiama Nicoletta; ha voglia di rivederla, ora che la bellissima vacanza è finita; quel viaggio era parte del suo patrimonio di ragazza e parlarne può fare bene ad entrambi.

“Ciao, Marco; sei tornato?”

“Si; dove sei?”

“Ti aspetto a casa mia.”

“Io sono in moto e in tuta; ti va di venire con me a casa mia? Mi cambio, andiamo a pranzo e parliamo tanto di un sogno diventato viaggio.”

“Se con te c’è il bagnino è meglio.”

“Quale bagnino?”

“Quello che mi avevi promesso a Rivabella e che non ho trovato … “

“Ah, sì, ricordo; non è proprio quello ma forse è come piace a te.”

“Vieni, mi preparo per te.”

Siede sul sedile posteriore con gonna e camicetta, come quando erano giovani; vanno in camera e lo aiuta a togliere la tuta; quando rimane in slip, gli chiede se non si prendono un aperitivo, ammirando il corpo abbronzato e reso brillante dal sole; lui la rovescia sul letto e scopre la parte inferiore del corpo; la rovescia su di se e le pianta il cazzo fra le cosce, spostando lo slip; mentre pomiciano da ragazzini rasente la figa, attraverso l’indumento, le sussurra baciandole.

“Mi sa che la megera ha visto giusto; prima o poi mi devo rifare una famiglia e tu sei l’ideale.”

“Chi è questa veggente?”

“Loredana; il viaggio è stato da innamorati, come lo sognavamo noi; l’anno prossimo si sposa col fidanzato e mi ha detto che forse sono maturo per una nuova esperienza; lei fa il tifo per te; ma credo che lo dicesse solo perché stavo raccontandole del nostro sogno di viaggio, ti vedeva con Alberto a fianco a noi; ora che lui è morto, crede che sia naturale la nostra coppia.”

“Sappiamo che ha funzionato … “

“Come sappiamo che ha naufragato … “

“Però i relitti siamo ancora qui e forse una nuova zattera la possiamo rabberciare.”

Vanno a pranzo e Nicoletta compra due bistecche per la cena; non hanno bisogno di spiegarsi; fanno ininterrottamente l’amore per tutto il pomeriggio; si fermano per cenare con le bistecche, in cucina, come due giovani sposi ardenti di sesso; e continuano a farne per tutta la notte; Marco sembra chiedersi da quanto lei non fa sesso, vista la voglia matta; lui, reduce da una lunghissima maratona, deve controllarsi molto.

“Marco, non prendertela se lo dico; l’ultima mia sessione d’amore è stata quella con te; ho promesso a me stessa che farò l’amore solo con l’uomo che amo al di sopra di tutto; non lo capii quando mi stavi vicino e pazientavo con Alberto che mi tradiva con tutte; non l’ho capito quando mi amavi ed io rispondevo coi miei tradimenti ottusi; adesso ho una certa età; la voglia non è venuta meno, ma la selezione è diventata esigenza; farò l’amore con te ogni volta che potrò; non voglio altri.

Non ti chiedo fedeltà, meno che mai quella del sesso naturalmente; trovo più sano che tu viva tutto quello che provi; spero solo che l’amore vero, sostanziale, profondo, sia per me; ti sto amando e spero che tu sta amando me al di sopra di tutto; poi le altre possono essere anche amiche mie; non faccio colpe; non chiedo monopoli; mi basta la certezza che sei l’uomo che era al mio fianco e mi consolava quando il tuo amico mi tradiva con tutte; prendeva il suo posto senza toccarmi quando Alberto abbandonava me e la bambina; che ha atteso gli chiedessi di essere il mio compagno quando rimasi vedova; solo questo voglio.”

“Lo avrai sempre, anche quando tua figlia, che di queste cose non sa niente, mi darà il tormento; ti ha dato notizie?”

“No; credo che la vedrò arrivare da un momento all’altro; ma non so cosa aspettarmi … “

“Nico, ci sarò sempre per te, lo sai … “

Si incrociano, una volta che Nicoletta va da Loredana; rimprovera ambedue affettuosamente, perché gira per la fabbrica la voce di una vasta messe di foto del viaggio che ha fatto con la segretaria e perché si sprecano i commenti sulla strage di cuori che i due hanno fatto; le chiede ancora di Laura; gli dice che è tornata ma che è strana e che ha minacciato un giorno di piombargli in ufficio, come al solito quasi; la rassicura che non la tratterà male ma sarà inflessibile.

Viene a sapere che è tornata ma non si fa viva ed è quasi felice che l’abbia lasciato finalmente in pace; ma non è così; arriva in fabbrica, con una camicetta che espone totalmente il seno ancora più matronale, ed una minigonna che lascia vedere netto il perizoma il cui filo si perde dentro le natiche abbronzate; entra con aria spavalda ma si scontra con la porta sigillata dell’ufficio; Loredana la blocca.

“Signorina, lei non ha appuntamento; quindi, adesso si siede ed aspetta che l’ingegnere trovi il tempo per riceverla!”

“Ma io sono Laura e sono qui per Marco, non per l’ingegnere … “

“Signorina! Questo è l’ufficio del massimo dirigente dell’azienda; ha regole precise; se lei non le rispetta, faccio intervenire la vigilanza; si sieda e aspetti!”

Si siede fremendo e borbottando; Marco la fa cuocere nella sua rabbia per quasi un’ora, anche se non sta facendo niente; Loredana con cinica perfidia gira verso di lei il portaritratti elettronico con tutta la serie delle bellissime foto riportate dal periplo del mediterraneo in motocicletta; la poveretta è costretta a guardarsi tutto il viaggio con le istantanee più significative, soprattutto dei bellissimi corpi al sole; sopraggiunge Nicoletta, convocata da Marco, e si va a sedere compunta.

Finalmente lui decide di porre fine alla pantomima e invita Loredana a entrare insieme alle ospiti; la segretaria col notes e la ex compagna si siedono compunte; Laura passeggia e borbotta; lui alza gli occhi da un faldone.

“Signorina, in questo ufficio si sta seduti e in silenzio si parla solo di affari e se lei si agita ancora sono costretto a cacciarla!”

“Marco, ma sono io, Laura, anche per me valgono le regole?”

La guarda inferocito; lei ha quasi paura di quello sguardo freddo, abbassa gli occhi si rassetta la gonna e si siede vicino a sua madre.

“Cosa ti induce venire qui? Non ti avevo detto che non volevo più vedere nemmeno la tua foto?”

“Ho due gravi problemi e solo il mio padre elettivo può risolvermeli … “

“Ho rinunciato ad essere padre elettivo quando la mia pupilla ha rivelato la sua vera natura. Cosa vuoi?”

“Ho bisogno di abilitarmi al lavoro … “

“Vatti a cercare uno studio di commercialisti.”

“Ne ho visitato a decine; le uniche cose che mi proponevano erano sconcezze che facevano vergognare anche me.”

Loredana non si risparmia un commento.

“Scusa, ragazzina, ti avevo avvertito che il lavoro è pesante … “

“Hai avuto ragione; avete avuto ragione; ho sbagliato tutto; possiamo per un attimo mettere da parte il passato e parlare del presente? … Mi puoi aiutare a sostenere gli esami di abilitazione’

“Hai rifiutato il corso estivo perché dovevi andare in crociera .. “

“Ti prego, Marco; puoi per qualche minuto fingerti smemorato e dimenticare cosa sono stata? Ce la fai a fare un altro passo sulla via crucis per aiutarmi?”

“La via crucis che mi hai imposto ha raggiunto la lunghezza della rotta oceanica, visto che ami la marineria! Lory, si può fare qualcosa per darle una mano?”

“Il reparto commerciale sta preparando il corso autunnale, ottobre e novembre; posso far ricavare un posto in più, se me lo chiedi.”

“Hai presenti le norme? Sono più dure di quelle che rispettavi volentieri al liceo; orario fisso, giustificare le assenze e recuperare le ore perse; abbigliamento consono; in questa azienda nessuna va in giro col sedere in vista; camice obbligatorio e studiare, studiare … “

“Sarò la liceale più corretta che avrai mai conosciuto; voglio e devo mettermi a lavorare per essere indipendente; solo così posso sperare di essere libera; posso fare conto sui testi che hai depositato a casa tua?”

“Tu entri a casa mia solo se chiedi permesso con decoro e cortesia; ci entri con me o con tua madre e ci resti il tempo di prendere i libri che ti servono, non ti fermi a studiare.”

“Mamma, hai le chiavi del suo appartamento?”

“Tua madre era ed è rimasta la donna che amo di più al mondo; abbiamo ricominciato a frequentarci, gode di tutta la mia fiducia e spero che non la tradisca per favorire un tuo capriccio.”

“Marco, è mia figlia; perché non vuoi accettare che mi arrenda ai suoi errori?”

“Non ho detto questo; ho detto e ripeto che spero che tu non perda la mia fiducia perché diventi sleale per coprire tua figlia; un caso banale può essere, ad esempio, se vai con lei a casa senza avvertirmi e lei si diverte a strafare senza che tu la blocchi.”

“Ci starò attenta; grazie se le dai a possibilità dell’abilitazione.”

“Non lo faccio solo per lei; lo faccio per amor tuo e perché sono convinto che dentro quella fogna ci sia del talento.”

“Tu mi stimi fino a questo punto?”

“Io contesto la tua filosofia epicurea, non il tuo rendimento scolastico; io ti condanno per avere scelto la crociera, ma non posso rovinarti l’abilitazione; ne sarei colpevole con te. Devi dire altro? A proposito, perché cammini male?”

“Diciamo che mi sono comportata come la peggiore delle puttane … “

“Cioè, sei partita con un corriere della droga, siete stati arrestati in Libia e si sei fatta sfondare da neri possenti per uscire dalla galera?”

“Si; ma mi aveva anche obbligata ad andare con certi ceffi suoi amici che non sono stati teneri.”

“Sfondata davanti e dietro, sopra e sotto; bella cloaca sei diventata; è successo anche alle altre tre?”

“Che ne sai?”

Loredana scoppia a ridere.

“I giornali raccontano tutto con tanto di foto; a proposito, tu l’hai fatta la tua raccolta delle foto di viaggio? Noi sì; hai visto che belle? Anche il nostro servizio di informazione è assai valido; sappiamo tutto delle vostre eroiche avventure sui mari europei e nelle carceri africane! Lo sai che i tuoi amici sono finiti nelle maglie della finanza in Olanda, e che hanno sequestrato la barca? Se mi piacesse il mare, chiederei a Marco di comprarmela; all’asta si vende per poco!”

“Mamma, ma tu sapevi di questo viaggio? Dove hai passato le vacanze?”

“Si, il mio ex compagno mi ha pagato una vacanza a Rivabella che mi ha fatto assai bene; lui aveva progettato quel viaggio con tuo padre; dovevamo andare con loro io e Agata, una ragazza che teneva molto a Marco; poi tutto sfumò, perché quel puttaniere di tuo padre cambiò idea e Marco non volle andare con Agata, perché amava me ma se ne stava in disparte perché avevo già sposato Alberto.”

“Per favore, lasciami digerire le cose; Loredana ha fatto con Marco il viaggio che tu e lui sognavate e che non avete fatto perché mio padre si tirò indietro; mio padre era un puttaniere e ti sposò perché eri rimasta incinta; che vita aveste?”

“Squallida; l’unica consolazione era l’amore infinito di Marco che mi fu vicino sempre; quando nascesti tu, Alberto era da qualche parte con la puttana di turno; quando morì, stava correndo da una che gliela aveva promessa; mi lasciò nella melma e Marco mi salvò; ci ho messo venti anni a capirlo; godere della loro felicità era il minimo che dovevo a una gioventù di sbagli.”

“Per questo mi perdoni tutto; hai tanto da rimpiangere … “

“Ma soprattutto ho da pentirmi per avere risposto a chi mi amava col tradimento; lo senti che batte sempre sulla lealtà? Lo capisci che Loredana sarebbe perfetta per lui, perché è la sua amica più leale?”

“Lory, perché non te lo sposi?”

“Perché lo amo ma non ci vivrei insieme per sempre; diventa noioso e farei la fine di Nicoletta; perché mi sposo l’anno prossimo con un altro più abbordabile; siamo d’accordo che restiamo innamorati e talvolta farò qualche cornetto a mio marito che non è un santo; Nicoletta lo sa fin da adesso e non mi pare che faccia storie.”

“Nessuna storia, perché il tuo amore è limpido, pulito, non è contro di me; perché ancora Marco non mi ha chiesto di tornare a vivere insieme … “

“Te lo dirà, abbi fede … te lo dirà più presto di quanto speri tu … “

“Per favore, la smettete di fare gossip sui miei amori? C’è altro, Laura?”

“Si, c’è il peggio, o il meglio, come vuoi … sono incinta … “

Le due donne sussultano per la sorpresa; Marco nasconde le sue reazioni.

“Bene, ci fa piacere. Auguri e figli maschi … “

“Il padre sei tu!”

“Questa la racconti in uno spettacolo comico. Da quanto non facciamo l’amore?”

“Dalla sera della mia laurea; mamma, ricordi? Marco, io non ero protetta e tu eri preoccupato; ti dissi che erano cavoli miei; infatti adesso sono cavoli miei.”

“Un corno! Mi ricordo quella sera; so di averti amato moltissimo, so che ti ho rimproverato il tecnicismo e che hai cominciato ad amarmi; è possibile che tu ci sia rimasta come era capitato a tua madre con te. Sono un uomo corretto e onesto e sarei felicissimo di essere padre; la mia fortuna avrebbe un erede; non sapremo che è scientificamente mio fino al test del DNA, che si può fare solo ad un neonato, non all’embrione; vuol dire che tua madre si occuperà della tua salute e della gestazione.

Se il bambino che nascerà è mio figlio, ne trarrò le conseguenze; se è un bastardo che cerchi di rifilarmi, farò scattare per te la punizione definitiva; a occhio e croce bisogna aspettare fino ad aprile; io sarò il padre in attesa più agitato dl mondo; se è una trappola, te la faccio pagare assai cara!”

“E’ tuo figlio; solo a te potevo dare l’amore per avere un figlio.”

“Vai a stare con tua madre, e vieni a casa mia per ritirare i libri; Nico, di qualunque cosa tu possa aver bisogno per tua figlia e per tuo nipote, sai che Lory è qui per te e che siete veramente amiche; lei ha la chiave del mio cuore ma anche del mio portafogli; sentitevi libere e siate discrete; se è mio figlio, non avrà i problemi di sua madre, questo è certo; spero che le sorprese siano finite, per oggi; ci rivedremo presto, immagino.”

“Marco, stasera avrei bisogno di parlare con te, di tutto questo; mi porti a cena, solo a cena e solo per parlare?”

“Nico, tra un poco te l’avrei chiesto io; anch’io ho bisogno della tua spalla, stasera.”

“Lory, dove trovo un camice da operaia per il corso?”

“Vieni a trovarmi uno di questi giorni; io preparo le carte e tu parlerai per gli adempimenti preliminari.”

“Va bene … grazie, amica mia!”

“Vai al diavolo, ragazzina capricciosa e amabilissima; curati il culo e la figa; sei in età per recuperare tutti i danni; le spese te le paga il tuo tutore, attraverso di me.”

“Grazie, non ti deluderò.”

I due mesi del corso passano quasi lineari; Laura incassa persino il plauso della commissione, per l’applicazione e la diligenza; anche il suo comportamento è perfettamente in linea, per abbigliamento, modi, puntualità e preparazione; sua madre non ha da lamentarsi della convivenza perché, nonostante i fastidi della gravidanza, Laura non invade la sua vita con molti fastidi; se va a fare qualche pompino nei bar, nessuno se ne accorge perché episodi casuali e lontano da casa.

Non è in grado, d’altronde, di svolgere attività sessuali perché sta cercando di porre rimedio ai danni di una terribile stagione di sesso al limite; l’equipe che la cura le ha proibito qualsiasi iniziativa; si limita quindi a studiare, partecipare ai corsi e preoccuparsi della salute; di tanto in tanto, si fa accompagnare da sua madre a prendere libri a casa di Marco, ma si limita a sguardi intensi e forse a tanti rimpianti inespressi.

Il giorno in cui consegnano i diplomi che fanno accedere agli esami, passa dall’ufficio di Marco e dice a Loredana che vuole ringraziarlo per l’aiuto; gli indica che è al bar per un caffè; lo raggiunge; si siede al tavolino e, dopo i convenevoli, gli chiede con la solita arrogante sfrontatezza se accetta di festeggiare come per la laurea; dopo un attimo di esitazione, lui non resiste alla tentazione di ricucire un rapporto con la ragazza che comunque ama ancora e accetta.

Si trovano ai cancelli, a fine giornata, e lei gli chiede di andare a casa sua, per cenare; la porta alla trattoria dove di solito va con Nicoletta; telefona a quest’ultima per avvisarla che Laura è con lui e forse ci resterà; mangiano velocemente una bistecca e si chiudono in casa; la ragazza non ha nessuna esitazione ad aggredirlo con uno dei suoi baci sensuali a cui sa che lui non resiste.

Il duello delle lingue che si inseguono e si succhiano va avanti per un tempo assai lungo, mentre le mani si palpano in ogni dove alla ricerca di antichi piaceri, sepolti sotto una montagna di eventi, non sempre piacevoli, che li hanno affossati; non è difficile per lui trovare i capezzoli duri e dolcissimi da succhiare e da titillare; lei si frena prima di chiedergli di morderli a sangue come spesso le capita di fare nelle sue prestazioni sessuali.

Ma molti suoi comportamenti hanno già messo sull’avviso Marco che quella che lo sta concupendo non è la donna che ama da una vita, piuttosto la sua deformazione estrema in una prostituta quasi di professione; quando infila la mano fra le cosce e va a prendere a pieno palmo la figa, qualcosa di flaccido gli fa capire che ci sono stati autentici prolassi; quando infila le dita e le sente ballare, insiste più volte fino a che la mano a cuneo entra quasi inavvertita da lei.

Le infila il pugno chiuso e s’accorge con ribrezzo che va dentro senza problemi l’intero avambraccio, non piccola cosa; la convinzione che sia abituata al fisting è inevitabile e dolorosa; decide di provare la verifica dell’ingresso posteriore, la fa girare e la piega a pecorina; lei gode dell’interesse che crede di suscitare e si ritiene quasi amata; lui appoggia il pugno chiuso all’ano e spinge; il retto si apre a ricevere disinvoltamente l’avambraccio.

A Marco viene da vomitare, specialmente quando osserva lo sguardo irridente e divertito di lei; gli viene quasi voglia di fare la telefonata per chiedere per la donna una punizione che la costringa in carrozzella per il resto della vita, dopo che ne ha sprecato ignobilmente gli anni più belli; poi si rende conto che non è tempo di vendette e che serve solo il coraggio di cacciarla; ad aggravare il suo senso di colpa, lo stato di gravidanza che solo ora gli torna in mente.

“VATTENE!”

E’ l’unica cosa che gli viene di dire; il sorriso ironico di lei si spegne di colpo; nel momento in cui era quasi convinta di avere di nuovo conquistato l’uomo potente alle sue voglie, il verbo sibilato con la forza di una scudisciata la lascia interdetta; mentre raccoglie le sue cose, piagnucola che non può tornare dalla madre che è andata a cena con altre operaie e non sa quando tornerà; se ne ricorda anche lui; le indica la camera degli ospiti.

“Chiuditi a chiave e non uscire finché non verrà tua madre; piscia in una bottiglia, caga in un vaso ma non mettere il naso fuori della porta finché non sarò ad autorizzarti.”

Sa che lei soffre di una leggera forma di claustrofobia, ma ne ha le palle piene fino alla rottura, di lei e delle sue stupidaggini; la maternità e l’ipotesi che il figlio sia suo, lo costringono a subire un vile ricatto come tante volte è accaduto; ma stavolta è determinato anche a farla ammazzare; la perfida è riuscita a portare tutto sul piano di una sfida avendo in mano un asso che ritiene vincente; fa buon viso a cattivo gioco e la guarda sparire oltre l’uscio che si chiude a chiave.

Non ha strumenti per controllare la sua ira, il malessere, la voglia di vomitare; si siede sul letto e il cervello comincia a ripercorrere l’autostrada delle malefatte di Laura, dopo la scopata con cui si fece sverginare; anche quella scelta oggi tende ad apparirgli come una predeterminata mossa per arrivare a sostituire sua madre nel dominio dell’uomo di potere; sente di odiarle entrambe; ma soprattutto è con se stesso che ce l’ha, per essersi fatto invischiare da sempre in quel gioco perverso.

Si sente scoppiare la testa e teme di impazzire, tra il desiderio di spararle e dichiarare che aveva temuto fosse un ladro; fare una telefonata e ordinare che l’ammazzino alla prima occasione; mandarla in mezzo alla strada o darsi una calmata in qualche modo; a ‘giocare contro’ è lo stato di gravidanza e l’ipotesi che quel figlio da nascere possa essere il suo unico erede legittimo.

Lo salva dalla follia la telefonata di Loredana che, con voce squillante, lo prende in giro perché se ne sta solo in una serata che per tanti è di gioia; capisce dal tono della voce che ha bisogno di aiuto; saputo che è in casa, gli indica il locale dove si trova e gli impone affettuosamente di raggiungerla, in pantalone leggero, maglietta e mocassino come nei giorni belli del viaggio.

Non si sogna neppure per un attimo di deludere la sua fidatissima collaboratrice, Marco che ancora non ha assorbito la terribile disillusione di toccare con mano il punto più basso di degrado della sua pupilla; si veste in un lampo come gli è stato suggerito e si precipita al locale indicato; vede immediatamente, a un tavolo, Loredana con una donna di particolare bellezza, assolutamente sconosciuta, con la quale sembra in affettuosa dimestichezza.

“Ciao, capo, ci hai messo poco a venire!”

“Perché esordisci col ruolo? Mi hai invitato come il tuo capo?”

“E’ proibito prenderti per i fondelli?”

“No quando c’è tra noi il grande amore che ci unisce … Chi è la fata accanto a te?”

“Non puoi parlare del nostro amore e fare subito dopo il lumacone con la mia più cara amica; lei è Cornelia, di professione terapeuta, mia grandissima ed antichissima amica; sa tutto di noi e in particolare di te; quindi risparmiati il fascino da conquistatore.”

“Ciao, Cornelia, io sono Marco; visto che Loredana ti ha detto tutto di me, non è necessario che mi presenti; quello che non accetto è che mi consideri un lumacone pronto a sbavare per conquistarti; sa bene che so essere molto corretto, buon amico e persona degna di fede; se mi innamoro, come ho fatto con lei, è solo perché ho una spiccata sensibilità alle persone belle, dentro e fuori.”

“Che io sia bella fuori, me lo dicono già fin troppi; so di essere ammirata e corteggiata; chi ti garantisce, invece, che sia bella anche dentro?”

“In primo luogo, l’amicizia che Loredana ti manifesta apertamente è già una cedola di garanzia; in secondo luogo, la mia spiccata sensibilità mi consente anche di ‘sentire’ istintivamente chi mi da fiducia; in terzo luogo, queste semplici osservazioni dicono che sei intelligente e vivace; infine, la tua professione non può essere praticata da una che non sia sensibile e intelligente; se non lo fossi, faresti un qualsiasi altro lavoro di minore impegno ed importanza.”

“Da quel che mi racconta, però, mi risulta che il tuo intuito per le donne non sia poi sempre tanto felice … Prima una compagna che ti tradisce tanto a lungo, poi la figlia, addirittura, che diventa altro da quel che credevi … Non è vero che ti abbiamo distolto da un meeting amoroso con il tuo ultimo grande amore equivocato? Se sei qui è segno certo che hai dovuto affrontare un altro errore di valutazione!”

“Non ho detto che scelgo con intelligenza; ho amato per tutta la vita un donna che poi ha rivelato di scambiare la generosità con l’arroganza; sono stato visceralmente preso da una bambina, prima, da una ragazza poi e da una donna infine, senza rendermi conto che il gap generazionale aveva prodotto un baratro tra noi due. Ma questo attiene alle scelte, non certo alla capacità di cogliere i talenti spesso inutilizzati … “

“Stai soffrendo molto?”

“Mi stai psicanalizzando? Non vedo il divano … “

“Sto offrendo a un amico la possibilità di scaricare su una spalla asciutta il dolore che leggo tra le righe, nelle rughe del volto, nella luce spenta degli occhi … “

“Quindi, dimostri che sei davvero bella dentro almeno quanto lo sei fuori; e l’esterno è da ammirare semplicemente … “

“Hai voglia di parlare?”

“Qui? Adesso? Mentre beviamo qualcosa?”

“Preferisci farlo a casa tua, davanti ad un pessimo caffè, perché so che lo fai male, o addirittura a letto mentre facciamo l’amore?”

“Diamine, vedo che non ami le mezze misure; vai diritta al punto!”

“Come reagiresti se ti trovassi di fronte a me, dopo che per due ore ininterrotte la persona che stimi di più ti avesse detto tutto di me, dei miei amori delusi, delle mie sofferenze continue e infinite, di un viaggio straordinario in moto lungo la costa del Mediterraneo? Quanto tempo ti occorrerebbe per desiderarmi?”

“Tu mi hai affascinato al primo sguardo; sono dieci minuti che parliamo e sento che mi appassiono a te; tra poco sarò pronto ad innamorarmi; se Loredana mi avesse già fatto l’elogio della tua bellezza interiore, sarei entrato già innamorato.”

“Per l’appunto, Loredana è da due ore che mi parla di un uomo straordinario di cui da anni è innamorata, di cui ha seguito tutti i palpiti dell’amore e del dolore, col quale ha vissuto un’estate che non potrà mai dimenticare … ti meravigli ancora che sia disposta ad approfondire la conoscenza, anche biblica, nel caso?”

“Se andiamo via, Loredana resta sola.”

“Solo per poco; aspetta il fidanzato che verrà a momenti; a quel punto saremmo di nuovo davanti alla necessità di gestirci la serata insieme, io e te.”

“Tu non hai un fidanzato?”

“Io, purtroppo ho addirittura un marito, capitano di lungo corso al comando di una nave in crociera nei mari del sud; puoi immaginare il rapporto di fedeltà che c’è tra noi; lui segue le sue stelle; io, se vedo una stella nuova sul mio orizzonte, mi ci perdo e la seguo. Ho idea che stasera la mia nuova stella sei tu. Ti imbarazza un discorso del genere?”

“La tua amica di sicuro ti ha detto che i miei amori e i miei dolori sono nati quasi sempre dalla generosità verso donne vittime di situazioni per lo meno discutibili; se dobbiamo essere stella di riferimento l’uno per l’altra, sono qui e non aspetto che di conoscerti, anche biblicamente, come suggerivi.”

Salutano Loredana che abbraccia l’amica e le augura una notte meravigliosa, come se tutto si svolgesse lungo una trama prevista; Marco prova un affetto profondo per ambedue le donne e si sente attratto inesorabilmente da Cornelia che gli sembra di scoprire sempre più affascinante e intrigante; parlano a lungo, sin da quando si avviano alla casa di lui; e lei riesce a cogliere con molto acume i cardini del disagio che Marco sta provando.

Quando si siedono al tavolo di cucina e lui le offre un caffè potabile, non schifoso come ha raccontato Loredana, lei sa già molto della presenza nella camera degli ospiti di Laura coi suoi problemi, della posizione delicata di Marco rispetto al figlio che aspetta e di quella ancor più difficile di Nicoletta, madre di una figlia troppo ‘leggera’ ed ex compagna di un uomo che ha sempre amato, ma che ha ignobilmente tradito; sa anche delle storie con Evelina e con Ottavia, nate dall’errore di Nicoletta.

Lo ascolta con interesse, soprattutto professionale, e lo lascia libero di sfogare il suo risentito dolore; ma non riesce a fare a meno di prendergli una mano quando lo sente accalorarsi; quando finalmente ricorda la vicenda di Loredana, la voglia di accarezzarlo si fa acuta e una mano si appoggia alla guancia; lui piega la testa a catturare quella mano e la bacia; un attimo dopo sono in piedi e si baciano, sul serio stavolta, con molta più passione di quanto avrebbero voluto.

La prende per la mano e la guida alla camera che chiude alle sue spalle; riprendono a baciarsi con foga e le mani si muovono come tentacoli a ‘saggiare’ il corpo, quasi per conoscerlo; Marco sente il seno compatto e morbido, senza reggiseno, e si eccita; le abbassa il corpetto sfruttando l’ampio scollo e passa a baciarle il collo, il petto e il seno; arrivato su un capezzolo eccitato e ritto, lo succhia con amore; lei gli sta sfilando la maglietta dalla testa ed è lei, adesso, a baciarlo sul petto.

Si lancia sui capezzoli e li succhia alternativamente; intanto slaccia la cintura e abbassa i pantaloni che lui scalcia lontano, mentre le abbassa completamente il vestito e lo fa scivolare ai piedi; sono entrambi in mutande e i corpi giovani si cercano e si scambiano calore e sensazioni; Marco rivela la sua eccitazione dalla mazza che si innalza prepotente, fa vela nello slip e forza per liberarsi; allunga una mano e la infila nel perizoma, incontra il lago che la figa è diventata; c’è chimica tra loro.

Cornelia se ne rende conto e lo spinge finché rotolano insieme sul letto, avvinti nel bacio sempre più lussurioso; i corpi si cercano e lei afferra il cazzo e lo appoggia tra le cosce, rasente la vulva; lo mette sotto e si agita per un poco con tutto il corpo sul suo, finché l’orgasmo le esplode con forza e deve soffocare l’urlo nella bocca di lui; si sfila il perizoma, abbassa lo slip e appoggia la figa a vivo sul cazzo, quasi prendendone possesso.

“Marco, so che ami molto le coccole e i titillamenti; ma io ho bisogno di sentirti in me; è da quando è partito mio marito, più di un mese fa, che non provo il piacere del sesso; prendimi adesso; poi avremo tutto il tempo per viverci l’amore con tutti i suoi corollari; per adesso, fatti possedere totalmente, fammi godere col tuo corpo nel mio!”

C’è quasi l’accoratezza di una preghiera, nella richiesta; Marco non se la sente di rinviare ancora; anche a lui è montata una voglia matta di sentirla, tutta, in un amplesso che sia fusione di due spiriti oltre che di corpi; appoggia la cappella alla figa e spinge leggermente; Cornelia si sente violare come fosse la prima volta, complice anche lo spessore della mazza; geme e biascica frasi di godimento, di piacere, di passione, forse d’amore.

“Si … così … ti sento centimetro per centimetro … sento che mi invadi il ventre, il cuore, il cervello … stringimi, tienimi avvinta a te … ti amo, maledetto … non vorrei ma ti amo … mi sento squarciare e ti voglio … aspetta!”

Divarica le gambe e le porta dietro la schiena, finché i piedi si intrecciano sul corpo di lui; adesso sono veramente fusi, non c’è spazio tra di loro e il cazzo è profondamente immerso nella vagina.

“Ti prego, non ti muovere … lascia che ti senta tutto … sei enorme … ma è enorme il piacere che mi dai … muoviti solo un poco … fammi sentire che sei mio, che ti tengo stretto in me e non te ne vai … “

“Cornelia, sei protetta? Io sto per godere … “

“Sì … vieni … non ti preoccupare .. vienimi dentro e fammi godere ancora … baciami forte … non lasciarmi urlare .. svegliamo la piazza … dio, che gioia averti e sentirmi possedere … vengo, amore, sto per venire, fallo anche tu …. Godiamo insieme!”

L’orgasmo arriva con violenza inaudita; ambedue hanno molto da chiedere a quell’esplosione di gioia, di vita; lei settimane di solitudine e di astinenza, lui una delusione profonda da scaricare nel sesso; è un momento catartico in cui tutto si dissolve nelle nuvole rosa del piacere; entrambi si sentono trasportati fuori di se, in una diversa dimensione tutta luci e colori; crollano come morti, lei sgancia i piedi e stringe le gambe per non permettergli di uscire.

Se ne stanno per un po’ l’uno sull’altra, imprigionati nel sesso e nell’amore; poi lui si sposta e si sdraia a fianco a lei; si tengono la mano sui sessi quasi a confermare l’avvenuta fusione tra due desideri finalmente scaricati; poi Marco si muove e prende a baciarla delicatamente, a cominciare dalla fronte per scendere lungo il viso, giù giù fino al seno; afferra in bocca i capezzoli e succhia come un poppante; lei riprende a gemere dolcemente.

Quando Marco fa per accostarsi alla figa, lei lo blocca, corre in bagno a lavarsi, forse per non metterlo nella condizione di succhiare dalla vagina lo sperma che lui stesso ha versato; quando torna a letto, è fresca e nuova; lui deve ricominciare a baciarla, ma non gli dispiace affatto; si fionda ancora sui capezzoli e, dopo averla a lungo succhiata fino a farla godere, passa decisamente alla figa e comincia a leccare devotamente le grandi e le piccole labbra.

Cattura nella bocca il clitoride e lo mordicchia delicatamente provocandole intensi brividi di piacere; Cornelia lo costringe a rovesciarsi supino sul letto, gli monta addosso a sessantanove e ingoia il cazzo quasi di colpo; lui ha davanti agli occhi la figa ancora grondante della recente scopata e il meraviglioso culo, di cui saggia la disponibilità; infila prima la lingua poi un dito bagnato in figa; lei lo accoglie con desiderio; capisce che le piace essere inculata.

Mentre continuano a leccarsi reciprocamente, lui continua a saggiare la resistenza del buco del culo, infilando progressivamente le dita, a cui spesso sostituisce la lingua fino a che sente lo sfintere completamente rilassato; diventa chiaro a quel punto che l’obiettivo è per entrambi una sborrata nel culo; va in bagno, prende il gel e prepara lungamente e dolcemente lei che aspetta ansiosa di assaporare nel retto l’enorme mazza.

La porta sul bordo del letto e lui se ne sta in piedi guardandola in tutta la sua oscena bellezza; le solleva le gambe fin oltre la testa spalancandole a compasso; appoggia la cappella al culo e spinge lentamente; il gel anestetizzante fa sì che la mazza sprofondi liberamente nel canale rettale; tranne qualche momento di forte pressione, lei gode a guardarlo negli occhi mentre la stupra col suo cazzo enorme; quando le palle toccano il coccige lui la chiava con garbo; esplodono insieme nell’enorme sborrata.

Vanno avanti così per quasi tutta la notte; dormono per poche ore a sprazzi; di tanto in tanto, è lei a prendere il cazzo e succhiarlo finché non raggiunge la consistenza per infilarselo in figa e farsi scopare; altre volte è lui che, nel dormiveglia, sente il piacere del culo contro il ventre e infila il cazzo già duro nella figa; scopano fino a che quasi non ne hanno più; lui sborra ameno quattro volte nella notte; lei perde il conto delle sue sborrate.

Si ritrovano disfatti la mattina a muoversi a stento, per la stanchezza e per le grandi scopate; si riprendono un poco sotto la doccia e lei impone attività separate, per evitare che andare insieme nella doccia produca inevitabili ulteriori scopate; un poco rinfrancati, vanno in cucina; qui trovano Laura che già sta facendo colazione; le donne si guardano un poco con astio, Marco fa le presentazioni; Laura avverte che è in arrivo anche sua madre.

Mentre siedono al tavolo di cucina, Nicoletta rimprovera aspramente alla figlia che aveva tentato comunque di fare l’amore pur essendone stata vivamente sconsigliata dal ginecologo perché le sue condizioni non lo consentivano; la ragazza, come è ormai suo solito, fa spallucce; Marco è costretto a farle presente che anche le sue condizioni di gestante suggerirebbero di fare molta attenzione al sesso; la ragazza continua a fare orecchie da mercante.

Decidono di pranzare alla trattoria sotto casa; Marco avverte le due sue ex donne che con Cornelia si è stabilita una relazione impegnativa e che farebbero bene a tenersi lontane da loro due se vogliono evitare rogne pericolose; Laura stringe i pugni rancorosa, Nicoletta lo rassicura che non avrà fastidi da loro; mentre pranzano, si avvicina al tavolo Francesco, uno degli operai della fabbrica, il sindacalista più combattivo ed acceso.

Saluta tutti con amicizia, perché anche nella contrapposizione dei ruoli ha una grande stima per Marco; chiede a Cornelia se è lei la psicoterapeuta che ha lanciato la proposta dell’ambulatorio di sostegno psicologico in fabbrica; lei gli dice di si e lui ne approfitta per comunicare enfaticamente a Marco che nella prossima assemblea sindacale vuole portare quella proposta ed indicare proprio lui come l’imprenditore in grado di avviare un progetto innovativo e importante.

Marco chiede lumi e Cornelia gli spiega che stanno ipotizzando di creare piccoli ambulatori per gli operai delle fabbriche da assistere anche per problemi che si riferiscano alle situazioni umane e familiari; fa osservare che il tema è delicato perché comporterebbe enormi investimenti; Cornelia e Francesco, accalorati, gli obiettano che, con un orario limitato, un piccolo spazio e tanta buona volontà si potrebbe realizzare un’ottima iniziativa e che, se la sua fabbrica fosse la prima, molti si accoderebbero.

Marco chiede di andare al sodo e quantificare, considerati i prezzi astronomici degli analisti per seduta; Francesco illustra la proposta, secondo la quale per due giorni a settimana poche ore per giorno, potrebbe inquadrare Cornelia come un dirigente di media levatura; per il locale, l’ufficio di Loredana potrebbe essere usato in quella funzione; scherzando, Marco osserva che quell’ambiente comunica col suo ufficio e potrebbe spesso sedere sul divano dell’analista.

Concretamene, garantisce che, sulla fiducia nel sindacalista, che conosce serio e professionale, e su quella in Cornelia, alla quale offre disponibilità illimitata, è pronto a far approvare dal Consiglio quella proposta; parlerà con Loredana per farla trasferire nel suo ufficio e occuparsi delle due funzioni contemporaneamente; sa che l’amicizia tra le due sarà la spinta giusta; Francesco esulta, Cornelia sorride sorniona, Laura è livida dal rancore, Nicoletta la calma.

Dopo pranzo, si separano; mamma e figlia se ne vanno insieme; Marco raccomanda a Nicoletta di tenere d’occhio le intemperanze della ragazza; lei assicura che sarà vigile e che, fino al parto, almeno, la frenerà ad ogni costo; Laura sbuffa platealmente ed afferma di essere in grado di badare a se stessa; Cornelia manifesta con le espressioni del volto tutti i suoi timori per un personaggio tanto difficile; Marco le chiede cosa intenda fare.

“Io fino a domattina sono libera di me stessa; se ti va, continuiamo la nostra conoscenza.”

Si avviano a casa di lui e si preparano a vivere un’altra notte di grande passione; lei ha da chiarire alcune cose.

“Marco, a proposito del progetto di Francesco, sei davvero convinto di quello che gli hai detto o era solo l’entusiasmo per questa fiammella d’amore che ti spinge a volermi vicina?”

“Posso chiamarti solo Lia? Bene, quando mi innamoro, e di te mi sto innamorando, io faccio andare avanti il cuore e solo dopo mando il cervello a controllare; quando lavoro, il cervello si è avviato prima che il cuore possa palpitare; chiedi a Loredana e qualcosa saprà dirti. Con Francesco la ragione aveva già esaminato il tutto, prima che mi impegnassi; il fatto che tu possa venire a lavorare a fianco a me, mi può solo fare felice; ma viene dopo l’innovazione in fabbrica; il discorso tra me e te prenderà la piega che vorremo; ma succederà solo dopo.”

“Invece lo facciamo da adesso; abbiamo vissuto una notte da paradiso e stiamo per viverne un’altra, spero; la fiammella dell’amore è accesa; ma io non sarò mai la tua compagna; non vivrei mai con te perché non sono come Loredana che ti vuole emulare e superare; e ne ha tutto il diritto e il talento; io voglio il tuo amore senza problemi, essere l’amante nell’armadio se preferisci; quindi, non pensare né a convivenza né a divorzio.

Amo molto la mia libertà e il mio matrimonio, così com’è, è perfetto; ciascuno è libero di tradire quando e come vuole; io sono più selettiva ed ho scelto di abbandonarmi a te; e ti voglio, con tutto il cuore, con tutto il sentimento di cui sono capace; ma ti voglio anche con tutta la passione che mi ispiri; il sesso mi piace e con te è meraviglioso farlo; per questo, ti dico che voglio essere la tua amante ma non la tua compagna; quando uno dei due si stancasse, la rottura non avrebbe conseguenze.

Se hai bisogno di un compagna, studiati meglio Nicoletta; professionalmente, ti dico che è un donna combattuta; ti ama da oltre venti anni; per cinque anni è stata meravigliosa come compagna; poi ha commesso un errore grave e lungo; ma sta pagando quell’errore e non desidera altro che tornare quella di prima dell’errore; sta male, con questo desiderio che la tormenta e con una figlia che ha perduto completamente; lei è la compagna giusta per te.

Non credere che le voglia lasciare campo; sono pronta a cacciarla dal tuo letto, per occuparlo io, o di arrivare alla spartizione, se necessario; ma lei è la donna che puoi avere come compagna; io sono più che felice se accetti l’esperimento, per quelli che ci lavorano con me, compreso Francesco; ma anche per avere un ambulatorio da dove la sera, a fine lavoro, posso venire qui con te e passare infinite notti come quella che abbiamo vissuto e quella che ci prepariamo a vivere.

Adesso basta con le parole e andiamo a fare l’amore, ma tanto tanto tanto.”

Lo fanno; la mattina seguente, nei posti di lavoro, tutti possono leggere sui loro visi che hanno avuto una notte di grande impegno e di grande felicità.

In pratica, da quel momento comincia un nuova vita per tutti; Cornelia sistema il suo ambulatorio nell’ufficio a fianco a quello di Marco; Loredana si occupa della segreteria per tutti e due; spesso, alla chiusura, vanno via insieme e Cornelia si ferma da lui tutta la notte; Nicoletta, stretta tra i capricci della figlia e la nuova storia d’amore del ‘suo’ Marco con la psicoterapeuta, può solo vivere di sofferenze e attesa; Laura vegeta per inerzia e per la gravidanza.

Proprio la sua condizione obbliga la madre a chiedere a Marco di parlare; il monolocale non è più idoneo ad ospitare lei e sua figlia, sempre più bisognosa di attenzioni e di premure; gli chiede, quasi in ginocchio, di trovare un diversa soluzione; Cornelia e Loredana, a due passi, sentono tutto e la psicologa quasi lo aggredisce.

“Senti, Marco, tu sei convinto che questo figlio sia tuo; la certezza l’avrai fra qualche mese; ma il buonsenso suggerisce che te ne occupi adesso, da padre; Nicoletta e sua figlia hanno vissuto per anni in quella casa; qualunque possa essere la colpa che le attribuisci, non puoi evitare che almeno durante la gestazione lei stia nell’ambiente che vostro figlio vivrà dalla nascita, perché lei te lo scaricherà addosso e dovrai essere tu ad accudirlo; allora, il minimo della logica è riportarle nella tua casa; la tua camera resterà sempre tua e dei tuoi amori, ma loro potranno muoversi meglio e saranno sotto il tuo controllo.”

“Stai dicendo che dovrei farle tornare a casa mia?”

“Sto dicendo che devi prenderti cura della madre, del figlio che aspetta da te e della nonna che rimane comunque il tuo grande amore!”

Nicoletta è esterrefatta; mai avrebbe pensato che il sostegno le potesse venire dalla donna che occupa il cuore di Marco, un tempo, tanti mesi prima, suo personale appannaggio; accetta di buon grado l’abbraccio di Loredana che segnala così di concordare con l’affermazione dell’amica; Marco si rende conto che Cornelia usa esattamente la logica a lui tanto cara per metterlo all’angolo e dice a Nicoletta di traslocare da lui con la figlia.

Laura non è facilmente contenibile, ma da tempo si è abituata ai sotterfugi per sfuggire ai controlli di sua madre ed esercitare il suo sport preferito, i pompini e le seghe nei bagni; evita di scopare per via del pancione e dei rischi per il bambino; Nicoletta fa finta di non vedere e di non sapere; nel suo intimo, disprezza profondamente la figlia che, al tempo stesso, non può impedirsi di amare.

Alla fine di marzo, il bambino nasce ed è molto bello; Nicoletta lo accoglie come il salvatore e vorrebbe chiamarlo così, ma concorda con Marco che prenda il nome del nonno, Alberto, e che Salvatore sia il secondo nome; Laura ha l’aria di chi si è liberata di un fastidioso ingombro; come Cornelia ha previsto, Marco deve chiedere a Nicoletta di rinunciare al lavoro mal retribuito per starsene a casa a fare la nonna a tempo totale; la madre riprende le sue pessime abitudini.

Il test del DNA conferma che Alberto è figlio naturale di Marco che lo dichiara legittimo e sin dal primo giorno ne diventa schiavo e dipendente; inevitabilmente, si trova a passare ore a contatto di gomito con Nicoletta e a condividere le pene per la figlia che non si cerca un lavoro e vive parassitariamente una vita superficiale e vuota; l’annuncio arriva sorprendente ma non sconvolgente una mattina nell’ufficio di Marco.

Per una strana coincidenza, Cornelia sta ricevendo un’assistente sociale, per problemi di attribuzione di un figlio ad un’operaia che sta divorziando; è presente il legale dell’azienda; arriva anche Nicoletta col nipotino, perché pranzerà con Marco; piomba come un razzo Laura per annunciare che avrebbe passato di nuovo l’estate in crociera, con un altro spasimante, precisa, anticipando la battuta sferzante di Marco.

Nicoletta le chiede come farà col bambino; ha un padre legittimo, se ne occupasse lui; Cornelia chiede all’assistente sociale lumi su quella situazione; l’altra dice che la madre deve firmare una rinuncia all’affidamento a favore del padre; la mancanza di una figura femminile può essere ovviata con l’assunzione di una tata; sotto lo sguardo schifato dei presenti, Laura chiede il modulo e firma l’affidamento.

“Se il padre contrae un matrimonio, anche fittizio, quella ragazza perde il diritto all’affidamento.”

E’ il commento dell’assistente sociale; Marco getta uno sguardo circolare sui presenti, prende Nicoletta per le mani.

“Nico, te la senti di sposarmi?”

La poveretta rimane senza parole.

“Che aspetti a dire sì? Dopo anni di tira e molla, stai ancora a pensarci? Se dici di no, giuro che rompo il fidanzamento e me lo sposo io, il mio grande amore!”

Loredana non ci va mai leggera.

“Marco, io vorrei che me lo chiedessi per l’amore che c’è sempre stato tra noi, anche nei momenti più difficili; non solo per vincere ancora una scontro!”

“Te l’ho chiesto e ti rinnovo la proposta nella massima coscienza, perché lo voglio, perché sento che l’amore tra noi è più importante di qualunque cosa, perché voglio per mio figlio una madre vera; lo voglio anche perché due donne che amo e che mi amano mi hanno fatto un buco in testa ripetendomi che sei la donna della mia vita; è vero, Cornelia; è vero, Lory?”

Le due confermano; Cornelia prende Nicoletta per le mani e la bacia su una guancia; le sussurra qualcosa all’orecchio.

“Voglio sposarti, voglio essere tua moglie; sarò anche la madre di mio nipote; ma non chiedermi di odiare mia figlia o di abbandonarla a se stessa; sono stata una pessima madre; se voglio cominciare ad essere degna del nome, non comincio da Alberto, ma proprio da quella sciagurata di Laura.”

“Ti chiedo di essere buona moglie ed ottima madre; non odio nessuno e non voglio fare del male a nessuno. Mi vuoi sposare?”

“Si, voglio sposarti e voglio essere la moglie di cui hai bisogno, leale e di buonsenso.”

“Avvocato, fa le pratiche; nel tempo più breve voglio sposarmi e scrivere la parola fine a una storia finanche troppo lunga.”

“Se l’hai chiamato Alberto, hai solo ripreso dall’inizio questa storia che è cominciata con un Alberto, non lo dimenticare … “

“Ma lo sviluppo sarà diverso, ti assicuro.”

“Lory, non c’è più spazio, per noi, nella vita di Marco!”

“Lo dici tu; sono molto amica di Nicoletta; so che nel ‘buonsenso’ di cui ha parlato ci sono anche le ‘trasgressioni’ di suo marito con me e con te; non cambia niente, solo la camera dove dormirà Nicoletta, quando non sarà occupata.”

“Sei terribilmente simile al tuo capo; deve averti plagiata totalmente; anche dalle tragedie ricavate vantaggi, e non solo per voi; è vero, c’è spazio nel cuore immenso di Marco per i suoi grandi amori, quelli veri; a me basta avere il mio uomo e il mio figlio-nipote, che riempiranno la mia vita come non è mai stato finora. Marco, non lo capisci, perché non vuoi; ma sono felice da piangere; ti voglio vicino a me, sempre, perché sei il mio riferimento; saprai cancellare anche l’incancellabile, credimi.”

“E tu pensi che un imprenditore intelligente non le capisca queste cose? Forse ho impiegato un po’ di tempo; e Laura ha dato una spinta; ma già da qualche mese avevo voglia di dirtelo; sono riuscito a trattenermi e a nasconderlo, ma, da quando vivete in casa mia, sei mia moglie, e non l’hai capito.”

“Si, ma non hai fatto l’amore con me non ricordo più da quanto tempo .. “

Loredana ha smanettato a lungo sul computer.

“Senti, capo, un matrimonio che si rispetti impone per lo meno un viaggio di nozze; voi però avete un figlio a cui badare; ho pensato che la luna di miele potreste andare a trascorrerla in una località straordinaria, molto chic, per soli VIP, con tante barche milionarie nel porto turistico, le villette immerse nel verde della pineta, i grandi alberghi e una pletora di personaggi a passeggio sul lungomare; sto prenotando la villa per Nicoletta e Alberto; tu ci vai almeno per una settimana; per gli altri due mesi quando vuoi e quando puoi; conoscendoti, avrai modo di fare affari anche in vacanza; che ne dite?”

“Io, per un paio di mesi con Alberto, al sole, in pineta, ci vado volentieri; mi fa paura l’idea che sia un posto da ricchi; ma se pensi che sia il posto giusto per Marco, ci vado anche volentieri; se poi mi verrete a trovare, mi farete solo felice.!

“Nico, guarda che Loredana ci verrebbe solo quando ci sono io, e non per stare con te … “

“Ti turba l’idea che vengano da noi Lory e Cornelia e che tu debba dedicare a ciascuna una notte?”

“Non ti darebbe fastidio”

“Dipende da quanto amore mi rubi per passare la notte con loro … “

“Lory, fissa la villa e assicurati che ci sia servitù adeguata per un bambino così fragile … “

“Capo, sei nelle mani di un’artista; segnati che almeno una volta devi andarci con me, da tua moglie.”

“Io invece ci verrò la settimana di chiusura delle fabbriche, ma ti ruberò solo un paio di notti.”

“Cornelia, non ruberesti niente; vorrei che fossi veramente mia amica; a un’amica si offre qualunque cosa, anche il marito; sei così leale che non potrei temere, neanche volendo.”

Nel giro di una settimana, sono sposati e pronti a partire per la vacanza; non sono agitati come sposi novelli, ma una certa fibrillazione c’è, ad affrontare un’esperienza non nuova, perché lo hanno fatto quando Laura era piccola, ma decisamente particolare, almeno per loro; già dalla prima uscita, la sera, a passeggio sul lungomare, Marco si rende conto che peggio non poteva capitare e maledice Loredana; il primo che incrociano è Sandro, l’avvocato che è stato amante di Nicoletta.

Lo ignorano volutamente, ma sono certi che il pettegolezzo partito da lì farà il giro della cittadina; proprio in quel momento, però, esce da un bar Ottavia, la moglie di Sandro, che si fionda su Marco e lo bacia con una passione inequivocabile che fa accapponare la pelle a suo marito e agli amici con cui sta ironizzando; abbraccia e bacia anche Nicoletta, si informa sulla novità del matrimonio e si ferma a scherzare col piccolo Alberto.

Si fa spiegare il processo per cui lei è al tempo stesso nonna e matrigna del bambino; ad alta voce chiede a Marco se il matrimonio ora è di ostacolo al loro amore segreto; lui la dirotta alla moglie; Nicoletta, sempre ad alta voce, le dice che lei si occupa primariamente del bambino; se loro due vogliono andare a cena e passare la notte insieme, per lei non ci sono problemi; le basta l’amore di suo marito e sa bene che non sarebbe in gioco, in una notte di passione tra loro.

Ottavia, che conosce l’ambiente, parlando sempre in modo da farsi sentire dal marito e dai suoi compagni di gozzoviglie, dice che vicino alla loro villa c’è il migliore ristorante della località, che fornisce anche servizio di cene a domicilio; se sono d’accordo, possono farsi portare la cena in villa; cenare insieme; poi la nonna si occuperebbe del bambino e il padre darebbe a lei tutto l’amore consentito; avendolo già ampiamente sperimentato, sa che andrà in paradiso.

Sandro, suo marito, accenna ad abbozzare una reazione di fronte alla sfrontatezza delle dichiarazioni; lei lo avverte che l’istanza di divorzio è già pronta, se solo lui azzarda una mossa sbagliata; lui ripiega e a testa bassa va via con i suoi amici; Ottavia comunica che a giorni tornerà da una gita in barca anche Evelina col nuovo compagno e gli chiederà una notte d’amore; Nicoletta osserva che lei è aperta a qualunque idea; finché il cuore è suo, il resto può essere usato.

Vanno a casa e la serata si svolge esattamente come Ottavia ha previsto; la mattina dopo, leggermente stanca per la notte insonne e di passione irrefrenabile, lei va in albergo, si cambia e raggiunge Sandro sulla spiaggia, deridendolo per la sua stupida gelosia fuori luogo; la scena si ripete più o meno sulla stessa falsariga quando attracca al molo uno yacht e ne sbarca Evelina., stupenda nella sua abbronzatura, con un bikini ridottissimo che ne esalta le forme perfette.

La scena del bacio appassionato a lui e dell’affettuoso abbraccio a lei si ripete; anche lei sa del matrimonio e ammira Alberto; con lei c’è un individuo mediocre che tenta una qualche reazione; dimostrando un polso deciso, Evelina lo manda a sedere su una panchina e gli accenna che quell’uomo è il suo unico vero grande amore, che è il proprietario dell’azienda per cui lavorano e che quindi badasse bene a quello che dice e fa; l’altro si fa piccolo piccolo e si dilegua.

Passano la serata come con Ottavia, tra ricordi e considerazioni; poi Nicoletta si ritira col bambino che dorme e i due si possono abbandonare ad una notte di passione che rinverdisce quelle che erano frequenti tra loro fino ad un anno prima circa; la mattina seguente, mentre fanno colazione, lei gli chiede conto della novità instaurata, l’ambulatorio psicoterapeutico in fabbrica; ne ha letto su riviste anche internazionali e vuole conoscere i particolari.

Marco le parla del discorso fatto con Francesco, il sindacalista che lei ha conosciuto, e di Cornelia che ha costruito su quell’iniziativa una realtà operativa nelle sue fabbriche ed una questione internazionale; le suggerisce di adottare l’idea; Evelina lancia la proposta di una conferenza da fare in quella località dove sono concentrati moltissimi imprenditori nazionali; Marco non può assicurare niente se prima non parla con Cornelia; decidono di collegarsi con l’azienda, almeno con Loredana.

Trovano al lavoro anche Cornelia ed Evelina le accenna l’ipotesi; sarebbe felicissima di andare a stare qualche giorno a casa di Marco; Loredana interferisce e dice che, se il suo capo sta lavorando, il suo posto è accanto a lui; lo scambio di battute è forte e ricco di riferimenti, tra la segretaria che accusa il capo di viltà di fronte a certe iniziative ‘paludate’ che invece lo dovrebbero vedere protagonista, e Marco che l’accusa di violentare persino la privacy con i suoi interventi.

Inevitabilmente, anche Nicoletta ed Evelina si schierano con Loredana e alla fine sua moglie lo invita a ricostruire in villa il suo harem, visto che ci sono già Ottavia ed Evelina e che presto si aggiungeranno Loredana e Cornelia; più seriamente, Loredana gli fa presente che il suo atteggiamento è per lo meno blasé di fronte al nuovo; suo figlio ed erede dovrebbe avere un’educazione più aggiornata ed essere protagonista anche nei salotti; avrebbe bisogno di lei come assistente.

Decidono che si ‘deve’ fare ed Evelina si attiva subito per trovare sala e modi di pubblicizzazione; rimasti soli, Nicoletta lo prende tra le braccia e gli dice che lei, povera operaia, certe cose neppure le capisce; ma che le sue donne, tutte le sue donne, sono abili e partecipi; quindi, lasciasse fare e si sbizzarrisse a letto, che è la cosa che sa fare meglio; la prevedibile risposta è che fanno l’amore con profonda intensità di sentimenti.

La serata della conferenza risulta un autentico successo; la sala è gremita di imprenditori interessati; Cornelia è assolutamente magnetica mentre illustra il progetto; Evelina è perfetta nell’organizzazione; Loredana da prova di una immensa capacità direttiva nei rapporti con gli interessati e nell’organizzare le adesioni; Marco è abbastanza pesce fuor d’acqua e Nicoletta gli si stringe vicino per sostenerlo.

“Marco, non credi che Loredana possa ricoprire un incarico più significativo di segretaria personale? Mi sembra che sia perfetta per efficienza e capacità.”

“Nico mi stai suggerendo di cominciare a pensionarmi, perché invecchio?”

“No, amore; per tante cose sei impeccabile; per altre denunci i limiti della formazione; non ti incazzare, ma sto pensando allo scontro con Laura; lei è una stronza, ma tu hai dimostrato che il gap pesa a te, non a lei; lo stesso vale per Loredana; il gap ti pesa e, quando Alberto avrà l’età, dovrà avere la mentalità giusta; forse Loredana, libera di scegliere, ti può assicurare maggiore iniziativa e indirizzare tuo figlio fin da piccolo; guarda Evelina che maturità ha raggiunto; ed è di poco più giovane di te.“

“Hai gettato il sasso; adesso lasciami riflettere un poco … “

“Dimmi sinceramente; ti ho offeso?”

“No, amore; sono io che mi sento cadere addosso gli anni; ma sai che reagisco bene ai colpi, specialmente se servono ad aprirmi gli occhi; hai fatto bene a farmeli aprire; ora lascia che mi abitui … “

“Fai tutto quello che ritieni e scusami se sono stata brutale; ma Alberto è anche mio e voglio che erediti un patrimonio in crescita, non un peso morto.”

Lui si allontana e va al tavolo dove servono da bere; chiede un cognac; una ragazza assai giovane, sui vent’anni, bionda e con un corpo quasi esile ma ben strutturato, si avvicina e lo provoca strusciandogli il culo solido e compatto sul pacco; il gesto non è casuale; la guarda e lei ammiccando si dirige ai bagni; capisce che è quello il mondo che non ha mai capito, in cui vive Laura; decide di seguirla per capire fin dove arriva; la trova nell’antibagno che lo aspetta.

Lo prende per la mano e si avvia alla cabina per disabili; chiude la porta dietro le spalle e lo avvolge in un bacio sensuale; risponde facendo appello a tutta la sua esperienza e la travolge in una passione che l’altra non si aspetta; le mani si muovono tentacolari a palparla su tutto il corpo, dalle natiche dure e puntute al seno forte e saldo, dal ventre morbido e caldo alla fighetta che sente verginale ma non disavvezza alle scopate.

Sente di violare ogni principio etico del suo fare l’amore; sta mettendo in evidenza tutta la sua capacità sessuale, tutta la sua esperienza nella scopata; non pensa ad altro che a quel corpo giovane da possedere e lo tormenta sapientemente, da sopra il bikini in cui si infila agilmente e facilmente; i capezzoli reagiscono immediatamente e, dopo qualche strizzata, lei si morde una mano per non urlare; tutto sta avvenendo nel più assoluto silenzio.

La fa girare, tira fuori il cazzo, le prende una mano e la stringe intorno all’asta, sente le vibrazioni di lei quando scopre la possanza del sesso; le sposta il costumino, la spinge in basso e, quando è ben china, le infila la mazza in figa; sente ogni centimetro della vagina non strettissima, abituata a certi spessori; la scopa con foga e con estremo piacere; la sente sborrare più volte e inondargli l’inguine; si augura che non si vedano macchie sul pantalone; lo slaccia e lo abbassa alle caviglie.

Riprende a scoparla e lei ricomincia a godere e a squirtare; il cazzo è ormai coperto di umori biancastri di lei; sposta la cappella al culo e la sfonda; ancora si morde le mani per non urlare; la mazza è dentro, col solo ausilio degli orgasmi di lei; la scopa per un poco, poi molla i freni e le scarica nel culo una sborrata-fiume; si pulisce alla meglio con la carta igienica, tira su il pantalone ed esce con un lieve bacio sulla bocca; lei resta a pulirsi e rimettersi a posto.

Non ha imparato niente che non sapesse, non ha capito molto di quel che pensano i giovani della ‘leggerezza’, ma forse deve rivedere qualche atteggiamento; soprattutto, si vergogna di avere tradito volgarmente sua moglie; si precipita a cercarla e le chiede perdono; capisce subito.

“Ti sei scopato la biondina in bagno?”

“Si, te ne sei accorta?”

“No; se stavi zitto non lo avrebbe saputo nessuno … “

“Ma lo sapevo io e mi sentivo in colpa; ho voluto toccare con mano il ‘sesso leggero’ di Laura; forse qualcosa ho capito ma non riesco ad accettarlo; comunque, hai ragione; devo adeguarmi ai tempi; la prima cosa è sistemare il ruolo di Loredana. Ti va di comunicarglielo tu? Da me risulterebbe troppo formale … “

“Mi chiedi, per la prima volta, di partecipare al tuo lavoro?”

“Non te la senti?”

“Se mi tieni la mano, vado a tirare la coda a Satana … “

La biondina si è avvicinata con un ragazzo intorno ai trent’anni.

“Ciao, prima non ci siamo presentati; io sono Natascia e lui è il mio ragazzo, Loris.”

“Ciao, io sono Marco; Nicoletta è mia moglie e Alberto è il nostro bambino; queste che arrivano sono Loredana, Evelina e Cornelia, tre pilastri della mia azienda. Ragazze, siete state straordinarie, in tutto. Vi amo follemente.”

“Lory, tu non puoi fare più solo la segretaria; Marco ti nominerà amministratore delegato con poteri pari ai suoi; sei tu che hai le idee più brillanti e sei forte come dirigente.”

“Nico, ma vaneggi? Se non lo decide lui … “

“Lo ha già deciso; lo ha detto solo a me; ora io lo dico ufficialmente.”

“Capo, davvero mi promuovi?”

“Vi siete già promosse, Cornelia col magnetismo del suo discorso, Evelina con un’organizzazione impeccabile e tu sostituendomi in quest’ambiente che a me da l’orticaria.”

“Nico, io ti plagerò il figlio; deve crescere al passo dei tempi ed essere migliore del padre, ma in linea con la sua età.”

“Lory, voglio solo che mio figlio abbia un avvenire più limpido di Laura; fai quello che ritieni giusto; ti voglio troppo bene ed amo troppo mio figlio per contrastarvi.”

Natascia, la bionda del bagno, e Loris, il suo ragazzo, sottopongono a Loredana il problema dell’azienda del padre di lui che rischia di perdere una commessa europea per le attrezzature obsolete; si guardano, Marco e la sua segretaria, ora socia, e lei va a colloquio con i piccoli industriali che sembrano attendere un segnale; tornando, avverte che si costituirà un pool di piccole aziende e vogliono un coordinatore.

Marco indica i due giovani che, da quel che ha constatato, hanno idee chiare e progetti pronti; Loredana chiude la vertenza convincendo anche il padre del ragazzo; naturalmente, i due giovani saranno sotto la loro tutela e lavoreranno anche in funzione delle loro aziende; Natascia è strabiliata dalla situazione inesplicabile dei rapporti amorosi di Marco ma finisce per capire che il grande amore che circola tra loro è la leva che li spinge e li tiene uniti.

Alla fine, Nicoletta sembra ribellarsi e chiede di cominciare la vacanza vera, perché fino a quel momento hanno trasformato tutto in lavoro estenuante; tutti concordano e la villa diventa la sede dell’amore di Marco per le sue donne, ma anche il regno del ‘reuccio’ Alberto e la palestra di esibizione delle bellezze in gioco compresa Evelina che abbandona spesso gli amici dello yacht per stare col suo ‘capo’ e le sue donne.

In una conversazione privata, Natascia cerca di spiegare i meccanismi che spingono alcune ragazze ad abbandonarsi a pratiche libertine; Nicoletta, che ha posto il problema per capire sua figlia, chiede se lei è uscita da quel tunnel e come; la ragazza spiega chiaramente che trovare il proprio posto nel mondo fa cambiare prospettive; anche Laura, prima o poi, rinsavirà; basta avere la pazienza di aspettare che qualcosa la scuota; la madre non può che sperare in una rinascita.

Ormai nessuno si preoccupa per la fabbrica; affidata al primo dirigente, si aspetta solo la chiusura di ferragosto, per riprendere a settembre a pieno ritmo; quindi le donne si lasciano andare al piacere di sfoggiare i costumi più arditi coi loro corpi bellissimi in spiaggia, sul corso o nelle feste; la ‘lotta’ tra Ottavia e Cornelia a chi è più bella è accesa; Loredana le surclassa in esibizionismo; Evelina si accontenta di ‘rubare’ tutte le occasioni per avere l’attenzione e l’amore di Marco.

Solo Nicoletta è lacerata tra la cura del bambino, l’amore a suo marito e la fibrillazione per la figlia che non dà segni di vita; Marco cerca tutti i percorsi per rintracciarla in qualche modo, Evelina prova ad individuare, tramite gli amici navigatori, la posizione della barca; ma le scarne notizie la rendono irreperibile; come forse era anche prevedibile, compare di colpo, del tutto inaspettata, una mattina che tutte sono in casa, in attesa che Marco torni col gelato che è andato a comprare.

“Buongiorno; ciao, mamma!”

A Nicoletta per poco non prende un colpo a vedersela apparire così all’improvviso; si precipita ad abbracciare la figlia che l’accoglie a braccia aperte.

“Laura, amore mio!”

Poi giù mille domande e poche vaghe risposte; le altre donne sedute all’ombra della tenda parasole fanno solo qualche gesto di saluto; passata l’euforia, Nicoletta le chiede come mai sia tornata così presto e inattesa; Loredana è irridente.

“Nico, che domanda del cazzo; se è qui in piena stagione, è chiaro che qualcosa ha mandato in vacca la splendida crociera; lei è tornata all’ovile in cerca di foraggio; in fabbrica qualcuno l’ha aggiornata su tutto ed eccoti la signora qui perché non ha dove andare, non ha un centesimo, non ha un reddito e deve chiedere aiuto a mamma e adesso anche al patrigno che è anche il padre di suo figlio; diciamo che è venuta a portarti anche in vacanza la solita arroganza e i guai che l’accompagnano sempre.

Mi dispiace dirlo, ma sai che non so tacere; temo proprio che la signora sia qui per rompere i coglioni come sempre; ma stavolta spero proprio che non trovi la solita anima pia che si fa sfruttare in cambio di qualche calcio in faccia che prima o poi vi rifilerà, alla prima prossima occasione.”

“Lory, per favore non essere dura come sempre.”

“Scusami, Nicoletta, in fondo non sono neppure cazzi miei; ma, credimi, sono stufa di vedere recitare sempre la stessa scena; purtroppo, secondo me, tua figlia non è cambiata, non vuole cambiare e non cambierà mai; lei è ancora quella della vita leggera contro gli imbecilli che preferiscono la pesantezza del lavoro; adesso, devi solo aspettare che ti racconti quali guai ha combinato per mezzo mondo e che alla fine versi le solite lacrime finte per intenerirti.”

Laura fa un cenno e dall’ombra si avanza un bel ragazzo di una trentina d’anni.

“Nicola, questa è mia madre e quel bambino è suo nipote-figlio; ti ho già detto che l’ho partorito io; ma ho rinunciato all’affidamento ed è stato assegnato al padre che mia madre ha sposato. Mamma, lui è Nicola, il mio fidanzato.”

“Il tuo fidanzato?!?!?! E’ la prima volta che usi una definizione del genere … “

“Si, Lory; ed è il primo segnale che sono qui non per combinare guai, come hai previsto in base all’esperienza che hai fatto; ma per chiedere aiuto, come hai detto bene; ho bisogno dell’aiuto del mio patrigno, se vuoi definirlo così, perché abbiamo bisogno di lui per mettere su famiglia.”

Loredana balza letteralmente in piedi, per la meraviglia della novità; Cornelia aguzza l’attenzione; il tono pacato e sommesso di Laura le suggerisce che davvero qualcosa di nuovo c’è, in quella donna.

“Marco è andato a comprare il gelato; dovrebbe essere qui a momenti; avete bisogno di rinfrescarvi, tu e Nicola?”

“Si, il viaggio non è stato semplice e il suo catorcio di automobile non ha nessun comfort; se non vi disturba, vorremmo anche metterci il costume e approfittare della giornata al mare.”

“Se parli con questo tono, è chiaro che siamo tutti pronti a chiederti scusa per l’accoglienza che ti ha riservato Loredana. Nicola, io sono Cornelia, psicoterapeuta e dipendente di Marco, il marito di Nicoletta e nume tutelare di Laura; lei è Loredana, da qualche settimana socia di Marco; non è come si è proposta; è un’amica meravigliosa, anche e soprattutto della tua fidanzata; la villa è affittata da Marco per se, per la famiglia e per le amiche del cuore; tu a questo punto sei, almeno provvisoriamente, della famiglia; muovetevi liberamente; il tuo, diciamo, suocero è persona straordinaria e non aggredirà Laura.”

“Grazie, Cornelia; lo so che Loredana è ben altra persona; mi è nuova la promozione, ma so che l’ha ampiamente meritata; da sempre è la vera suggeritrice di Marco ed è fin troppo leale e chiara; ma io le voglio bene e lei lo sa.”

“Già!!!! Infatti, per testimoniare la tua amicizia, hai abbracciato solo tua madre e hai ignorato i mobili intorno!”

“Perdonami; sono troppo emozionata!”

Abbraccia calorosamente le due donne e si apparta con il fidanzato in bagno; arriva intanto Marco, ma nessuno gli fa cenno delle nuove presenze, per non privarlo della sorpresa; poco dopo, i due escono dal bagno e lui rimane di sasso, soprattutto incantato dalla forma splendida di Laura che sfoggia un elegantissimo bikini minimo sul corpo statuario e abbronzatissimo; non pronuncia una sillaba e si limita a stringerla tra le braccia; forse è anche molto emozionato

“Ciao patrigno; sono ancora la tua pupilla?”

“Chi è questo bellissimo giovanotto? Quali nuove rogne mi porti?”

“Nicola, questo è Marco, marito di mia madre, padre di mio figlio, padrone e despota di un impero di cui le signore presenti, io compresa, sono l’harem privato; Marco, lui è Nicola, l’uomo di cui mi sono innamorata e che, se mi dai ancora il tuo aiuto, conto di sposare presto.”

“Sono felice di sentirti fare discorsi che non siano il sesso leggero; di che avete bisogno?”

“Io di un lavoro; Loredana ha perfettamente ragione; la mia laurea non serve a nulla se non ho la spintarella giusta; finora la mia ricerca ha ottenuto solo rifiuti e proposte oscene anche per me; lui è laureato in legge e abilitato alla professione; lavora in uno studio di negrieri che lo mettono a fare fotocopie per una miseria; se ci aiuti ad uscire da questo imbuto, svoltiamo e ti liberi di me.”

“Senti, Nicola, nel nostro ufficio legale c’è un posto che si è liberato da poco, perché un giovane avvocato ha scelto la libera professione; ti va di farti schiavizzare da tuo suocero per uno stipendio rispettoso del tuo lavoro?”

“Sai già che Loredana adesso ha facoltà di decidere al mio posto? Adesso la sua poltrona è quella accanto alla mia, dietro la scrivania del padrone e despota.”

“Ho saputo e ne sono veramente felice; è una donna eccezionale e riuscirà a pilotare anche nostro figlio ad essere despota come suo padre! Nicola, che ne dici?”

“Chi devo abbracciare, per ringraziare?”

“Abbraccia sempre e solo me; tu non sai quanto io abbia tiranneggiato il despota e quanta pazienza sa avere con me; gli potrei anche chiedere di mantenerci a sue spese, se fossi della pasta che vorrebbe lui!”

“Sfrondati i termini eccessivi, usati solo con affetto, credo di avere capito abbastanza; Loredana, posso darti del tu o devo chiamarti signora e usare il lei?”

“Un bell’uomo come te, se mi chiama signora, mi offende.”

“Lory, tra le grandi novità, ho imparato ad essere egoista e gelosa; non appuntare lo sguardo sul mio fidanzato; poi mi farai da testimone di nozze, ma ti comporterai impeccabilmente.”

“Ma io mi sposo prima, il prossimo autunno; e il mio testimone sarà Marco, a costo di portarlo all’altare con una pistola alla nuca.”

“Toglimi una curiosità; come mai non lo hai sposato tu?”

“Perché da sempre lui ama Nicoletta e sua figlia; siete in due; impossibile battervi! Parliamo di cose serie; c’è un nostro vecchio commercialista che a mesi va in pensione per limiti di età; te la senti di mettere le mani sul suo archivio, riordinarlo e rilevare tutta la sua attività? Marco, sto pensando al vecchio Attanasio; anziché cercare chi lo sostituisca, mando allo sbaraglio Laura; ce la fa sicuramente … ”

“E se va in crisi?”

“E noi che ci stiamo a fare? Le diamo una mano, rimettiamo tutto in ordine e abbiamo la certezza di un riferimento in famiglia.”

“Socia, adesso le decisioni le prendi tu … “

“Bene, è andata; ragazzo, tu alla fine delle vacanze vieni a lavorare da noi; Laura mette in ordine lo studio e inizia l’attività; manca qualcosa?”

“Sì; manca il peggio; Laura, Alberto è mio; tu il figlio te lo fai con Nicola; non dico che devi dimenticarlo; sei la madre naturale; ma guai a te se cerchi di riprendertelo; questo figlio sarà nostro per sempre. Chiaro?”

“Mamma, sono stata così pessima madre e tu sei stata così meravigliosa che puoi solo avanzare tutti i diritti; è chiaro che voglio vedere spesso il mio bambino - fratellastro; ma non muoverò un dito per sottrartelo; con quello che abbiamo passato, anzi con quello che ti ho fatto passare, è il minimo che ti devo; una sola cosa non è cambiata in me; vi voglio bene, in modi diversi, a tutti, a te sopra ogni cosa, al mio amore di sempre Marco, a Loredana che è stata il fantasma presente a correggermi e a rimediare e a Cornelia che pesa più di quanto vorrei ammettere. Voglio cominciare un nuovo capitolo.”

“Con una lunga e bella vacanza in panciolle, arrangiata perché adesso siamo in troppi per la villa, ma, finalmente, felici.”

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