Athina

  • Scritto da geniodirazza il 08/10/2023 - 05:01
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Athina

Quando comunicai a mio padre che sposavo Athina, non fece nessuna difficoltà, perché la pescheria ereditata da suo padre e da lui ammodernata e potenziata consentiva il benessere ai miei ed avrebbe garantito una vita agiata anche a noi, con lo stipendio di lei da insegnante e l’uso di un appartamento che avevo acquistato quando avevo deciso di andare a vivere da solo.

I ruoli nel lavoro non cambiarono perché ormai da tempo la mia competenza erano i rapporti coi fornitori per cui frequentavo mercati del pesce importanti o rappresentanti di ditte straniere fornitrici di prodotti speciali come le ostriche che ricevevamo direttamente dalla Normandia dove una ditta specializzata aveva prestigiosi allevamenti.

I rapporti interpersonali con mia moglie erano ampiamente sedimentati; avevamo fatto l’amore completamente qualche anno prima, quando, da fidanzati, ci incontravamo nel mio appartamento e ci accoppiavamo con l’intensità che ci suggerivano gli ormoni impazziti; avevamo sperimentato tutto quanto era possibile, senza esitare di fronte a niente; avevamo raggiunto una bella intesa che consentiva arditezze di ogni genere.

Durante un amplesso, lei, quasi casualmente, mi aveva sfiorato l’ano con un dito; la sferzata di piacere che ne avevo derivato era stata di nuovissima intensità; se ne era accorta ed aveva insistito; coi movimenti del corpo l’avevo invitata ad andare avanti; mi ero trovato a desiderare che mi forzasse lo sfintere; la pressione sulla prostata mi aveva scatenato un orgasmo esaltante.

Da quella volta, era frequente che, durante i rapporti, lei mi sollecitasse intenzionalmente l’ano, giocando a penetrarmi con soddisfazione e piacere; alla domanda se avessi delle tendenze omosessuali, mi fermai interdetto; non me ne ero mai accorto e avevo visto emergere il femminile, evidentemente latente in me, solo in quella occasione; le chiesi più volte scusa.

Mi rassicurò con estrema dolcezza, mi spiegò che era assolutamente naturale che emergesse, in un individuo, quella parte segreta della propria sessualità che normalmente si cerca di controllare o addirittura di nascondere; l’occasionale stimolazione l’aveva fatta emergere ed era meglio assecondarla; prese l’iniziativa e cominciò a giocare col mio sfintere.

Nei momenti di eccitazione, m’infilava nel retto carote o zucchine ed io ne ricavavo piacere ed orgasmi che facevano la sua felicità; la specialità diventò masturbarmi mentre mi penetrava con ortaggi di piccola entità; l’apice lo raggiungeva quando ci sistemavamo a 69; lei poteva giocare col mio sfintere mentre ci succhiavamo appassionatamente i sessi.

Quando la ditta che produceva ostriche fece venire dalla Francia il giovane figlio del proprietario, per fargli fare le ossa, ascoltai quasi distratto i discorsi che mi facevano per illustrarmi la situazione; ero preso dalla bellezza del giovane che si presentò come Francois e mi provocò un’emozione tale da farmi fermare incantato ad ammirarne i tratti e la struttura del corpo.

Non gli sfuggì la mia agitazione quando me lo trovai davanti; mi augurai che fosse stato colpito come me; non mi capacitavo di quel che provavo; mai avrei pensato di rimanere incantato di fronte ad un maschio, anche se questo era particolarmente bello; come Athina mi aveva avvertito, emerse chiara la coscienza di un mio femminino molto marcato.

Mi era capitato, specialmente quando, da più giovane, avevo praticato del calcio amatoriale, di trovarmi sotto le docce con ragazzi della mia età che giravano completamente nudi; mi ero meravigliato dell’attenzione che prestavo ai sessi; ma avevo ricondotto tutto al gusto infantile di confrontare; a quell’età, era quasi obbligatorio decidere il più dotato; e scherzarci su.

Qualche battuta, anche pesante, circolava sulla conformazione del mio lato B, che molti trovavano assai femminile, sfociando quasi sempre in scherzose battute su quello che avrebbero desiderato farmi; ma tutto veniva ricondotto alla goliardia che caricava le cose di trivialità voluta ed espressa senza veli; qualche volta mi ero reso anche conto di avere immaginato che mi facessero davvero quello che minacciavano; ma sempre avevo ricondotto tutto allo scherzo.

Davanti a Francois, però, lo scherzo non si affacciava neanche come idea vaga e lontana; molto sul serio, mi ero fermato incantato, nei pochi minuti che durò la presentazione, ad ammirare il volto angelico, favorito dai riccioli biondi che gli incorniciavano il volto; e lo sguardo aveva svariato su tutto il corpo, provocandomi emozioni forti, di cui avevo avvertito le simili solo nei primi brividi di passione, quando mi ero trovato di fronte a ragazze di cui mi ritenevo innamorato.

Quella sera feci l’amore con Athina con assai più passione del solito, perché nella mente mi rimbalzava la visione di quel maschio e del suo sesso che immaginavo di accarezzare e di far godere; non dissi niente a lei, per pudore; ma l’eccitazione non poteva rimanere nascosta e l’orgasmo fu passionale e abbondante; mia moglie, se ebbe qualche sospetto, non lo fece trapelare ed ero convinto che non avrebbe mai dovuto conoscere la radice della mia strana libidine.

Cercai di dimenticare l’episodio, lanciandomi a capofitto nel lavoro; sperai di dimenticare al più presto Francois; ma il destino, forse, o il coincidente impeto di passione che avevo colto anche in lui fece sì che me lo trovassi davanti qualche giorno dopo, alla vigilia della partenza; ero in negozio e, col suo italiano stentato, mi fece capire che voleva parlarmi in privato.

Non feci in tempo a chiudere la porta dell’ufficio che me lo trovai davanti, bello come sempre; fu istintivo abbracciarlo e baciarlo sulla bocca; da come mosse la lingua tra le mie labbra capii in un attimo che non ero stato io solo ad agitarmi; mi strinse a sé e mi piantò contro l’inguine il sesso duro; ci strusciammo a lungo, e carezzai con voglia le spalle e il petto vigoroso.

Mi prese una mano e se la portò sulla verga; percorsi delicatamente con le dita la forma e la dimensione di quel bastone di carne che avevo sognato ed abbozzai una masturbazione da sopra il pantalone; quando mi accorsi che stava per aprire la cerniera, fui costretto a fermarlo; l’ufficio era fin troppo frequentato e l’idea che mio padre potesse, come era sua facoltà, entrare all’improvviso e sorprendermi con un maschio, mi bruciò immediatamente.

Lo staccai garbatamente e lo allontanai cercando di dirgli, mezzo in francese e mezzo in italiano, che non era proprio possibile fare quello che volevamo ed avevamo in mente.

“Ma io ti desidero e domani parto per la Francia … “

Mi disse quasi in lacrime.

“Ci terremo in contatto per telefono o per skype; se ci riusciremo, un giorno soddisferemo il nostro desiderio.”

Sapevo che la risposta era la più ipocrita che potessi dare; ma non vedevo soluzioni in quel momento; rumori precisi oltre la porta indicarono che effettivamente mio padre stava per entrare; fummo costretti a ricomporci; prima di andare, mi segnò su un foglio il recapito skype e l’indirizzo di una chat dove avremmo potuto comunicare.

Cominciò per me una stagione stranissima di amore telematico; sin da quando rientrò a casa, Francois mi chiamò in chat ed avviò una conversazione che si fece sempre più intrigante ed intima; inizialmente, ci sforzavamo di essere formali e compassati, con saluti tiepidi e notizie generiche; poi l’amore esplose e cominciammo un epistolario intimo, fino ad esplodere in un dialogo senza freni in cui la passione si esplicitava.

Imparai ad usare la webcam incorporata al computer e cominciammo a scambiarci foto e piccoli filmati; tra i due, ero il più esigente e non mi bastavano mai le riprese dei particolari del corpo che amavo, dal viso al torace, con particolare attenzione ai capezzoli; mi esaltavano i primi piani della sua peluria bionda, delicata e dolce, da accarezzare; ma il ‘piatto forte’ della comunicazione fu la ripresa del suo sesso che non avevo mai visto al naturale.

Entusiasta come non avevo previsto, si riprese in webcam mentre si masturbava ed io mi eccitai come un mandrillo; arrivò a sparare una possente eiaculazione fin sul vetro del monitor ed io quasi mi sentii svenire quando vidi esplodere il primo getto di un orgasmo lungo e sapido; il desiderio di essere lì, a raccogliere tutto in bocca si fece tormentoso; non corrisposi al suo gesto con uno simile, perché preferivo ‘caricarmi’ con quegli scambi da lontano.

Infatti, non avevo smesso di amare Athina e di desiderarla con tutto me stesso; quasi sempre, dopo avere passato del tempo al computer a caricarmi di voglia, mi trovavo a letto con lei e le ‘imponevo’ assalti non abituali, nei quali scaricavo la libidine accumulata sovrapponendo emozioni ad emozioni, scene di omosessualità a realtà di passione fisica per la mia donna; sapevo di vivere una schizofrenia addirittura pericolosa; ma il duplice amore mi riempiva tutto.

In questo senso, il mio cruccio maggiore era tenere mia moglie all’oscuro degli avvenimenti; poiché le avevo taciuto la storia sin dalle scaturigini, mi preoccupavo che potesse adontarsene e rimproverarmi di non essere stato leale fino in fondo; con un gesto di pura viltà, lasciavo spesso il computer acceso sulla chat nella speranza che lei scoprisse il mio segreto e me ne parlasse; ma Athina era troppo rispettosa della privacy o, forse, aspettava la mia iniziativa.

Una sera decisi di portare avanti il dialogo telematico fino al momento in cui sapevo che sarebbe rientrata; mi feci trovare che ancora chattavo; quando mi venne vicino, le appoggiai una mano su un fianco, facendola scivolare lentamente sul sedere e le sussurrai ‘poi ti spiego’; non fece una grinza e sistemò le sue cose mentre io chiudevo la sessione di dialogo; mi attese seduta in cucina e, con molta vergogna per la scorrettezza usatale, le raccontai tutto per filo e per segno.

Ancora una volta, la scoprii assai comprensiva e disponibile; per un attimo, rivissi i momenti dell’infanzia in cui, sorpreso a rubare marmellata, mi trovavo ad essere rimproverato da mia madre che, affettuosamente, mi elencava i motivi per cui stavo sbagliando; Athina mi chiese infatti soltanto quale peso avesse in me la passione che mi era scoppiata; quello che più la interessava era, naturalmente, appurare se il mio femminile avesse annullato il maschile.

Per niente sopraffatta, come era lecito attendersi, dall’ira; né turbata per i pregiudizi che, inevitabilmente, correvano, nella nostra cultura del tempo, intorno alla ’diversità’ sessuale, mi fece osservare che, se si trattava di una tensione momentanea, come l’avevamo giudicata alla prima comparsa, era possibile senz’altro accettare e sostenere quella manifestazione che poteva convivere con la mia essenza di ‘maschio’, insomma di essere un bisessuale

Diversa cosa era invece se mi fossi dovuto arrendere all’evidenza di essere decisamente omosessuale, perché in quel caso rischiavo di perdere qualunque interesse all’altro sesso, di diventare insomma una ‘checca’ ad ogni effetto e mettere quindi in crisi la decisione stessa di creare una famiglia canonicamente intesa.

Le feci notare che le serate in cui ero stato più caldo, più ‘maschio’, erano quelle in cui avevo poco prima dialogato con Francois e che la mia, più che una vera omosessualità passiva, era probabilmente una bisessualità in cui la componente passiva era forte ma non determinante per l’altro problema che poneva, vale a dire avere un figlio ‘tutto nostro’ per non vedersi costretta a farsi inseminare da un amante; non pensava affatto alla rottura del matrimonio.

In pratica, non si preoccupava gran che del mio desiderio di essere posseduto da un maschio, se contemporaneamente le garantivo il mio amore e mantenevo la capacità di accoppiarmi con lei; le sarebbe bastato far nascere un figlio ‘nostro’ e sarei stato libero di usare la mia sessualità come meglio credevo; non escludeva affatto l’ipotesi di essermi vicina e di condividere la mia passione; ovviamente, quest’ultima considerazione mi lasciava perplesso, almeno in confronto con le altre.

Mi spiegò, con calma e mentre intanto mi guidava verso il letto per una sana copula matrimoniale, che potevamo comunque essere una buona coppia innamorata, se diventavamo anche complici di ‘trasgressioni’ che non intaccassero la struttura solida del rapporto, lo ‘zoccolo duro’, come si dice spesso, della nostra convivenza; mi chiese anche come pensavo di fare per realizzare il sogno di accoppiarmi almeno una volta con Francois; purtroppo, non sapevo che cosa risponderle.

Venne fuori la capacità tutta femminile di organizzare le cose per farle risultare assai più semplici del previsto; per non aspettare che ‘il francese’ trovasse un’altra occasione per venire da noi, la cosa più semplice era che organizzassimo, per l’estate che stava per arrivare, una vacanza in Normandia, il più vicino possibile agli allevamenti di ostriche; lei poteva godere di due mesi di libertà dalla scuola, luglio ed agosto; io potevo addirittura accampare come scusa una visita agli stabilimenti.

Effettivamente, mio padre accolse l’idea come geniale; potevo andare al mare con mia moglie e ‘fare una capatina’ agli allevamenti per verificare di persona il lavoro; la primavera fu tutta impegnata nei preparativi della nostra vacanza; con mia moglie, vissi i momenti più caldi ed entusiasmanti della nostra storia; capito quel che mi agitava, mi sollecitò a comprare, in un sexi shop, alcuni aggeggi utili a rendersi protagonista del mio piacere e a condividere il desiderio di trasgressione che ormai era diventato centrale alla nostra vita e ai nostri rapporti.

Athina fece ricorso a tutta la sua conoscenza delle lingue per prenotare in un hotel vicino al mare, a breve distanza dagli allevamenti di ostriche; la sua cattedra di insegnamento era per l’inglese, ma aveva fatto lunghi studi anche di francese ed aveva optato per l’insegnamento di inglese solo per la maggiore disponibilità di cattedre; la vacanza era per lei anche una sorta di full immersion per approfondire la pratica della lingua parlata.

Il lungo viaggio richiese due soste, anche perché ci fermammo spesso e volentieri lungo il percorso, per visitare località d’arte molto famose; raggiungemmo Cherbourg a mezzogiorno del lunedì e si aprirono per noi due settimane intense di un mare strano e diverso per noi, abituati alla calma dell’Adriatico e alle lunghe spiagge di sabbia; ne rimanemmo affascinati e ci tuffammo nella novità col gusto dei neofiti di fronte ad una bellezza ‘altra’.

Telefonai a Francois per avvertirlo che eravamo arrivati e che ci saremmo visti al più presto; mi sorprese arrivando ad ora di cena e l’incontro fu decisamente caldo ed affettuoso anche con Athina; avevo avuto modo, prima di partire, di avvertirlo dei colloqui intervenuti con mia moglie e sapeva che poteva essere fiducioso nella sua complicità; quindi non ci sorprese l’eleganza e il garbo con cui si comportò con ambedue.

Certamente mi sarebbe piaciuto completare lì e subito, il nostro incontro, portandomelo a letto; ma mi fece capire che non poteva trattenersi oltre un certo limite senza destare sospetti e noie in famiglia; stabilimmo che l’indomani pomeriggio sarebbe tornato e che avremmo avuto modo di sfogare tutte le nostre voglie senza creare problemi; incontrarlo e sentire di nuovo il suo corpo tra le mie braccia e il sesso contro il mio, eccitati entrambi, mi ispirò una voglia matta di fare l’amore.

Athina dimostrò ancora una volta la sua enorme intelligenza per le situazioni particolari e, in qualche modo, ‘di emergenza’; appena ci ritirammo in camera dopo la cena, tirò fuori da una delle valigie il set dei ‘giochini’ acquistati a casa e si fece possedere a lungo, mentre mi tormentava il retto con strap on di diversa dimensione quasi mi preparasse alla prossima violazione; quando lo applicò sul pube con un supporto che le titillava il clitoride, urlammo che ci sentirono dalla spiaggia, forse.

Per tutta la mattinata seguente non feci che tormentare mia moglie coi dubbi sulla violenza che mi apprestavo a subire, anzi a cercare; non riuscivo a vederne i contorni e mi spaventava l’idea che una mazza, che avevo sentito bella grossa sotto le dita, dovesse penetrare nel forellino del mio ano; la sentii innamorata e partecipe dei miei assilli, specialmente quando scherzò, anche pesantemente, sui dubbi che nutriva sulla ridotta dimensione del mio ano dopo le esperienze che mi aveva imposto.

Molto più seriamente, mi indicò le cose da fare, gli atteggiamenti da tenere e i pensieri da formulare per rendere appetibile e gratificante la penetrazione; mi venivano alla mente i suggerimenti che la mia bisnonna aveva dato alla nonna il giorno del matrimonio; ma osservavo quasi divertito anche che la natura dei consigli era assolutamente diversa ed opposta; non riuscivo a definire la mia profonda ammirazione per quella donna che, innamorata, mi consigliava come tradirla, in fondo.

Il mio residuo maschilista, mai sopito in realtà, mi avrebbe imposto di ribellarmi a quella situazione in cui lei risultava decisamente la più forte e determinata; ma la coscienza che, in fondo, era solo una compagna preoccupata di suggerirmi il modo migliore di godere di una trasgressione che volevo e che non turbava il suo amore per me, mi spingeva invece ad apprezzarne la solerzia e la capacità di vivere la situazione con disinvolta razionalità.

Mi avvertì che, quando fosse arrivato Francois, lei sarebbe andata a fare un giro per negozi, per lasciarci la libertà di cui avevamo bisogno; lui non aveva accettato che il nostro incontro si svolgesse alla presenza di mia moglie, perché desiderava incontrare solo me e vedeva qualunque interferenza come una riduzione della nostra passione, una limitazione al desiderio di lasciarci andare alla manifestazione totale e libera della nostra libidine.

Quando lo vide entrare, Athina mi augurò buon divertimento, mi baciò su una guancia e si allontanò senza neppure salutarlo; lo precedetti all’ascensore ed entrammo insieme; la presenza di un’altra persona gli impedì qualsiasi manifestazione; chiusa la porta di camera dietro le spalle, ci trovammo abbarbicati l’uno all’altro, con le mani che correvano su tutto il corpo; afferrai il sesso immediatamente e fui io, stavolta, ad aprire la cerniera e ad impossessarmene; l’emozione a sentirlo in mano fu enorme.

Ci spogliammo freneticamente, mentre io tentavo ad ogni costo di non mollare la presa sull’asta che sentivo palpitare viva nel palmo; due minuti dopo eravamo stesi sul letto che ci baciavamo e ci palpavamo su tutto il corpo; Francois mi prese la testa e la spinse con forza verso il suo ventre; cedetti alla dolce violenza e mi piegai a prendere in bocca il sesso che per mesi avevo sognato e desiderato; l’impatto fu stravolgente e mi trovai a praticare una fellazione di prim’ordine.

D’improvviso, mi bloccò e si ritrasse; il sapore asprigno del sesso mi suggeriva che era al limite dell’orgasmo; chinatosi su di me, prese a passare la punta della lingua sul perineo, la infilò nell’ano e lo preparò ad accogliere un dito che infilò fino all’attaccatura della mano; pareva sorpreso di trovarlo elastico e già aduso alla penetrazione; un breve sguardo alla valigetta sulla testiera del letto gli suggerì che avevo con me un set di dildi con cui mi ero esercitato.

Mi pareva alquanto contrariato dalla scoperta; mi chiese se avevo predisposto un lubrificante e mi spedì a prenderlo in bagno; ci andai e tornai con il tubetto portato da mia moglie e, insieme, un preservativo che l’altro rifiutò con sdegno dichiarando di volermi assaggiare a pelle; Athina si era raccomandata di farlo indossare per evitare noiose conseguenze, ma lui negò recisamente.

Non riuscivo a capire perché; non ebbi la prontezza di cogliere il senso di sfida del gesto, attraverso il quale lui intendeva sottrarmi al presunto controllo di mia moglie ed imporsi lui come dominante nel rapporto con me; non avendo letto in quello che aveva fatto Athina nessuna intenzione di rivendicazione, ma solo complicità e amore, non andavo neppure a pensare che la gelosia potesse ispirare i rapporti, nel momento in cui stavo per concedermi totalmente a lui.

Comunque, la voglia di sentirmi finalmente posseduto fin nel ventre era tanta e lasciai che Francois facesse le cose come voleva; mi unse a lungo l’ano e il canale rettale, infilò prima uno, poi due poi tre dita nel retto, spinse a fondo e ruotò la mano per dilatare il foro di accesso; unse il sesso e finalmente accostò la punta all’ano; spinse con determinazione e con delicatezza; sentii la verga forzarmi progressivamente il canale rettale; una breve fitta quando forzò lo sfintere; e piombò dentro.

Le indicazioni che Athina mi aveva fornito furono determinanti per accogliere col massimo piacere e col minimo dolore la grossa mazza nel corpo; riuscii a ricordare esattamente come mi aveva suggerito di atteggiarmi ed a manovrare i muscoli per agevolare la penetrazione; mentre la barra nerboruta mi sfondava le pareti del canale rettale, pensavo con gioia a quanto l’assistenza amorevole di mia moglie mi avesse fatto godere fino in fondo il piacere di una violenza ridotta a goduria.

La sensazione dominante fu di sentirmi riempire tutto il ventre, fino allo stomaco, dalla massa di carne che spingeva nel’intestino con foga e regolarità; un calore pazzesco mi montava dall’ano verso il sesso che si gonfiò al limite dell’impossibile; istintivamente vi portai sopra una mano e la scossi poche volte a masturbarmi; l’eiaculazione esplose incontrollata ed inondai completamente il lenzuolo.

Francois invece mi cavalcò lentamente e molto a lungo; era evidente, dai gemiti di piacere, che godeva sentire scorrere il fallo lungo il canale rettale fino a farlo uscire completamente, per poi ripiombare dentro con forza, in un sol colpo che mi squassava i lombi; anch’io ne ricavavo un piacere intenso e non lo nascondevo, gemendo di piacere fino ad urlare; per una mezza ora e più, mi cavalcò in quel modo; al culmine del piacere, mi inondò il ventre del suo sperma.

Per oltre un’ora e mezza andò avanti la nostra copula, in cui mi adattai serenamente a farmi possedere, dando libero sfogo al femminino che si nascondeva in me; qualche volta, nelle evoluzioni, pensai intensamente a mia moglie ed al piacere che con lei avevo già provato con le protesi di plastica; mi figurai quanta libidine avrei scatenato se avessi avuto, contemporaneamente, la sua vulva da riempire, mentre mi facevo violentare dall’altro che mi apparve brutale e dominante.

Quasi subito dopo che lui era uscito, mia moglie entrò in camera e mi trovò ancora in bagno che mi lavavo dal corpo le tracce del sesso che mi ero goduto in assoluta libertà; mi chiese come fosse andata e la rassicurai che avevo provato un immenso piacere; per onestà e per gratificarla, le confessai anche la nostalgia di lei che avevo provato e il grande desiderio del suo amore che mi aveva assalito proprio mentre lui mi possedeva come un toro su una vacca.

Rimase alquanto turbata dalla notizia che lui aveva rifiutato di mettersi il preservativo; ma la rassicurai perché Francois mi aveva garantito che, anche per il tipo di lavoro che svolgeva negli allevamenti, era soggetto a controlli settimanali dello stato di salute e che, da quel punto di vista, era tutto a posto; non riuscii a capire fino in fondo il discorso che Athina mi fece sulla volontà espressa dal mio ‘maschio da monta’ di volerci imporre, in quel modo, il suo ruolo di Master nel rapporto; ma glissai.

Sorrise e mi confidò che quelle esperienze avevano anche questo risvolto positivo, che a volte potevano cementare un rapporto di coppia, se il confronto faceva pendere la bilancia dal lato dell’amore, contrapposto alla sessualità violenta ed animalesca; mi aggiunse, con fare misterioso, che forse un giorno avremmo trovato il modo di sperimentare altro; intanto, si stese sul letto e mi invitò a fare l’amore con lei; accettai con gioia.

Dopo quella prima esperienza, comunque positiva, per un paio di giorni ci crogiolammo al sole della vicina spiaggia dove l’hotel metteva a disposizione sdraio ed ombrelloni per gli ospiti; il giovedì mattina avevo concordato con i francesi la prevista visita alle vasche di allevamento; fu una mattinata decisamente piacevole, durante la quale il lavoro attenuò solo di poco la beatitudine della vacanza; il pranzo nel ristorante a poca distanza delle vasche fu squisito.

Nel pomeriggio, dopo un breve rinfresco all’ombra dei tavolini di un bar, decidemmo di tornare in albergo; Francois mi chiese se desideravo ripetere l’esperienza precedente; gli dissi che ero venuto in Normandia per fare sesso con lui e che quindi ero disponibile ogni volta che me lo avesse chiesto; poiché guardava mia moglie con aria interrogativa, lo rassicurai che eravamo in perfetta sintonia; non avrebbe disturbato il nostro incontro.

Infatti, mia moglie ci lasciò campo libero per esprimere la nostra sessualità quasi aggressiva per tutto il pomeriggio del giorno seguente e Francois fu particolarmente violento e prepotente; entrò in camera senza appuntamento e mi trovò steso a letto, mentre Athina, già pronta ad uscire, infilava la porta salutandomi con un gesto d’intesa; mi fece inginocchiare davanti a lui e mi obbligò ad una lunga e sofferta fellazione, prima di penetrarmi e possedermi per un paio d’ore.

Quando mia moglie, rientrata, avviò con me una lunga e tenera copula, non potei fare a meno di scusarmi per il modo brusco in cui ci trattava il mio amante francese; si limitò ad avvertirmi che, soprattutto nei rapporti omosessuali, si possono innescare meccanismi strani e imprevedibili, per cui uno dei due tende ad assumere atteggiamenti di dominio e a rendere l’altro schiavo delle sue pulsioni; nel nostro caso, era evidente che Francois stava prendendo il sopravvento su di me.

“Io sento ancora molto viva la tua parte maschile e ti amo, per cui posso anche accettare la spartizione, se resta intatto l’amore tra noi; se però tu pensi di voler sottostare al potere sessuale e intellettuale del tuo amante, avvertimi perché prendo le mie precauzioni e mi preparo a fare altre scelte.”

“Athina, non considerarmi uno stupido. So di essere travolto da una passione soprattutto e forse solo ormonale, se ti dicessi che lo faccio controvoglia, bestemmierei contro me stesso; ma fare l’amore con te, anche quando c’è tanto sesso con lui, mi gratifica assai più di quanto tu possa credere. Questa storia sarà solo una vacanza di due settimane; lascia che me la goda al meglio; con te voglio vivere tutta la vita; a casa, ci organizzeremo; per ora, sto godendo moltissimo.”

“Perfetto; sono d’accordo con te; ma non ti meravigliare se farò qualche colpo di testa che non ti rovinerà la vacanza ma che farà capire a tutti e due che il mio amore è assai più potente e solido della vostra passione temporanea.”

Non avevo ben capito che cosa volesse dire; ma bastò poco per avere piena contezza di quello a cui si riferiva; in una delle occasioni successive, Francois, come al solito, entrò in camera mentre io mi crogiolavo tra le lenzuola; mia moglie era sotto la doccia; secondo uno schema collaudato, mi fece inginocchiare e cominciò a copulare nella mia bocca; mi godevo il sesso che scivolava tra le labbra e poi, lungo la lingua e il palato, mi penetrava fino all’ugola.

Di colpo, mi fece salire carponi sul letto, venne dietro di me e mi penetrò senza preparazione; mentre avvertivo, dolorosamente, la mazza violarmi lo sfintere e il canale rettale per spingersi fino all’intestino, mi resi conto che il mio sesso aveva subito l’erezione violenta che di solito si scatenava in me in quella situazione; mi trovai posseduto con foga nell’ano dalla sua possente libidine e col sesso duro che non riuscivo a manipolare perché dovevo tenermi con due mani al lenzuolo.

Con la coda dell’occhio, vidi Athina emergere dal bagno con addosso l’accappatoio; diede un’occhiata alla scena; lasciò cadere l’indumento; si stese sul letto a fianco a me, sotto lo sguardo inebetito del mio amante che continuava a spingere contro le mie natiche facendo schioccare il ventre ad ogni colpo; con movimenti acrobatici imprevedibili, scivolò sotto il mio corpo finché il sesso coincise con la vulva; adattò con le mani la punta alla vagina e si penetrò con un colpo di reni fino all’utero.

Era Francois a determinare il ritmo, quasi senza volerlo; ogni colpo che infliggeva alle mie natiche spingeva il sesso nella vagina e sentivo che mia moglie godeva di quella duplice penetrazione; trovarmi a sandwich tra i due, stimolato sia passivamente che attivamente, mi portava a livelli di ineffabile goduria che manifestavo con gemiti altissimi; mia moglie sembrava godere anche di più e raggiunse in breve due orgasmi, gemendo come e più di me; lui picchiava quasi con rabbia e penetrava a fondo.

Quando esplodemmo insieme, lui nel retto, io in vagina e lei sul mio sesso, fu come se fuochi d’artificio di ogni genere esplodessero nella stanza; ci sdraiammo sfiniti; mia moglie si alzò per prima, andò in bagno, si vestì ed uscì per andare come al solito a fare shopping; Francois non nascose il suo disappunto e mi disse fuori dai denti che lui intendeva copulare con me senza ulteriore interferenza; non gli interessava che fosse mia moglie; mi voleva per sé.

Mentre facevo l’amore con mia moglie, dopo che tornò in camera, le feci presente che la sua entrata era stata un diversivo sgradito; mi chiese se mi rendevo conto di quanto fosse paradossale l’atteggiamento del francese, che non teneva in nessun conto i suoi sentimenti; poiché cercavo di spiegare che la gelosia poteva essere ben giustificata in quella situazione, mi avvertì che forse mi avrebbe insegnato qualcosa in più.

Era l’ultimo giorno di vacanza; passammo la mattinata in spiaggia e mia moglie, improvvisamente, si dedicò con grande attenzione ad un ragazzo del vicino campeggio, che avevamo già incrociato e aveva dimostrato un grande interesse alle forme eleganti e abbondanti di Athina, particolarmente al suo seno rigoglioso ed ai fianchi opimi; lei attaccò bottone in inglese, lingua che a me suonava incomprensibile; ma era chiaro che lo corteggiava e si lasciava sedurre con gioia.

Lo invitò persino a pranzo e si intrattenne con lui in un’amena conversazione che andò avanti per l’intero pomeriggio, lasciandomi completamente fuori; l’unica cosa che coglievo era l’eccitazione del ragazzo, che esibiva nel costume una forte erezione che cercava di mimetizzare con frenetici movimenti; interruppe la delicata situazione che si era creata l’arrivo improvviso di Francois; appena lo vidi, mi alzai per andare in camera.

“Il tuo amante è venuto a salutarti, se non ho capito male, per l’ultima volta … “

Aveva parlato in italiano, solo per me; le sorrisi e mi avviai; salimmo insieme e, chiusa la porta alle spalle, ci lanciammo in una sessione di sesso che sapevamo essere l’ultima, per quella vacanza e forse per sempre; non me ne dispiacevo, ma ero deciso senz’altro a godermi quell’ultimo incontro per portare con me il ricordo di una passione consumata in pochi amplessi, ma decisamente fondamentali per riconoscermi e per chiarire molti rapporti, primo fra tutti con mia moglie.

Dopo lunghi e dolci preliminari, Francois mi aveva fatto stendere supino sul letto, mi aveva fatto alzare le gambe fino al viso e, dall’alto, era penetrato nell’ano, fin dove era possibile; mi godevo il piacere della penetrazione con tutto il mio essere; il sesso era duro sul ventre ma non avevo voglia di toccarmi e di arrivare all’orgasmo; la porta della camera si aprì e Athina entrò col giovane inglese che esibiva il sesso prepotentemente eretto; si spogliarono e lei si stese al mio fianco.

Poiché la guardavo al colmo della meraviglia, si limitò a ricordarmi, in italiano, che quella era anche la sua camera, che aveva lo stesso diritto a portarci un suo amante e che avevo il dovere di rendermi conto di quello che significasse la gelosia che le avevo imposto; Francois accentuò la violenza dei suoi colpi, mentre mia moglie si lanciava in una delle fellazioni che amavo tanto, sul sesso dello sconosciuto che chiaramente sbavava per quell’incontro inatteso che forse lo sconvolgeva.

Athina diede prova della sua grande determinazione a non lasciarsi travolgere dalle cose; spinse lo sconosciuto a scendere tra le gambe per un saporitissimo cunnilinguo, in cui il ragazzo sembrava particolarmente abile, perché lessi sul viso di lei tutte le smorfie del piacere al massimo dell’intensità; quasi istintivamente, poiché lo facevo sempre in quei momenti, le presi la mano; lei rispose intrecciando le dita con pressione più forte quando il piacere si faceva più intenso; mi sussurrò a fior di labbra ‘ti amo’ e mi resi conto che stava copulando con uno sconosciuto ma stava amando me.

Non mollò la mia mano, mentre portava il ragazzo su di sé e si faceva penetrare lussuriosamente in vagina; accompagnò tutta la copula con smorfie di piacere dedicate a me che le riconoscevo una per una; si torse a chiedere un bacio e glielo diedi; quando il ragazzo le eiaculò nell’utero, lei diventò improvvisamente quasi sbrigativa, andò in bagno e, tornata, si rivestì in fretta; anche lui si riordinò e si avviarono ad uscire.

“Per una sveltina, potevi anche andare in bagno … “

Ironizzò Francois.

“… ma non mi sarei presa insieme, l’amore di mio marito!”

Gli ribatté altrettanto ironica; ed uscirono; lui diventò ancora più violento e per due ore ancora mi sbatté come uno zerbino, copulò con tutto il mio corpo e mi violentò la bocca spesso al limite del soffocamento; era evidentemente fuori di sé per essere stato umiliato sul suo stesso terreno; lo salutai freddamente e, quando mi chiese se ci saremmo rivisti, gli risposi che io non sarei più venuto in Normandia; non sapevo se lui avrebbe potuto venire a trovarmi in Italia.

Non avevo nessun motivo per essere in collera con Athina; mi aveva solo indicato un percorso su cui riflettere; lei fu ancora più dolce; mi spiegò che aveva copulato senza amore e senza voglia, solo perché capissi che la contrapposizione non giovava al nostro amore; la complicità poteva invece arricchire e rafforzare il rapporto; come darle torto? Ne parlammo a lungo, sulla strada del ritorno, e mi chiarì le idee su molti punti.

Dato per scontato che non avevamo nessuna intenzione di distruggere il matrimonio, mi fece presente che le mie pulsioni ‘femminili’ potevano col tempo accentuarsi e distruggere il mascolino che ancora era forte in me; poiché i trent’anni li avevamo lasciati alle spalle, desiderava che la famiglia si completasse con un figlio che fosse sicuramente nostro; quindi, nei mesi successivi, dovevo obbligarmi ad avere rapporti solo con lei, col supporto eventuale dei giochini che già avevamo utilizzato.

Quando la gravidanza fosse stata certa, potevamo assumere quei principi di libertà che avevamo sperimentato in vacanza e con quelli vivere la nostra sessualità liberamente cercando, se possibile, di essere complici e creare situazioni che soddisfacessero il nostro amore e la nostra libidine; ero ancora frastornato per l’incalzare degli eventi che si erano succeduti e mi sentivo lacerato tra la passione che mi aveva spinto alla sessualità più libera e l’amore che comunque provavo.

Fu in quel frangente che mi resi conto della grande tempra di mia moglie, capace di una passione infinita che sosteneva il suo amore per me e per la famiglia che avevamo in mente, ma al tempo stesso capace di controllare se stessa, le persone e gli eventi per ottenere che le cose andassero secondo una linea che aveva predeterminato; decisa a perseguire i suo obiettivi ma anche a discuterli, prima di avviare qualunque iniziativa, e pronta a modificarli se necessario.

Avendo deciso che voleva rimanere incinta ma senza rischi per il nascituro, per più di un mese evitò qualunque eiaculazione in vagina perché smise la pillola ma per un intero ciclo dirottò gli orgasmi nell’ano o in bocca per evitare maternità considerate delicate per effetto del lungo periodo di anticoncezionale; solo all’arrivo del ciclo seguente, si lasciò andare e facemmo l’amore nella massima libertà, sperando ogni volta che fosse quella buona per rimanere incinta.

In compenso acquisimmo una sempre maggiore dimestichezza con le protesi sessuali che avevamo acquistato per il mio sollazzo anale e Athina si rivelò grande amante anche in quel ruolo, scegliendo i percorsi, i materiali e i modi per risultare quasi un maschio che mi montava ma con la dolcezza e la passione che solo una donna innamorata poteva metterci; comunque, continuava a studiare e a progettare per abbandonarci alla ‘mia’ perversione non appena fosse stato possibile.

Non appena il test casereccio diede le prime indicazioni ed il ginecologo confermò, per mia moglie fu come l’ultimo giorno di scuola; si aprirono davanti a noi le prospettive di una sorta di ‘vacanza sessuale’ di cui avevamo coccolato e pregustato i piaceri sin dal viaggio di ritorno dalla Normandia; le lunghe riflessioni fatte avevano portato ad escludere qualunque coinvolgimento di persone conosciute in un raggio di almeno dieci chilometri, considerata la notorietà sua e della pescheria.

Lo strumento principe di indagine si rivelò internet che consentiva una ricerca mirata attraverso siti e chat specializzati, per individuare singoli prestanti e vogliosi, che fossero disponibili a incontrare una coppia con particolari esigenze, prima fra tutta la natura bisex del lui di coppia e la possibilità di interagire con ambedue i componenti, contemporaneamente o in momenti diversi; l’analisi delle risposte fu lunga e delicata; per fortuna Athina aveva i pomeriggi quasi sempre liberi per lavorarci.

Dopo lunghissima e severa scrematura, appuntammo l’attenzione su un giovane di un cittadina distante alcuni chilometri, che sembrava abbastanza vicino ai requisiti richiesti; ci accordammo per incontrarlo in un bar del capoluogo, quasi un terreno neutrale; io ne rimasi affascinato, perché l’interesse andò immediatamente e solo al torace scolpito e alle gambe forti che un pantaloncino jeans metteva in massima evidenza; quando potei osservarlo, anche il pacco apparve interessante.

Mia moglie storse un po’ il naso, quando lo vide da lontano; la prima impressione fu di un torello da monta tutto muscoli e niente cervello; le obiettai che non era per invitarlo ad un pubblico dibattito, che lo incontravamo; ma per chiedergli di essere la parte istintuale in un rapporto che si fondava su una vasta intenzione dell’amore, di cui la parte sentimentale, emotiva, intensa, era delegata alla nostra capacità di arricchire l’amore con quella dose di sesso ferino che chiedevamo a lui.

Ci sedemmo al tavolo ed ordinammo due bibite; lui stava già bevendo; Ettore, così si chiamava, fugò rapidamente tutti i dubbi e i sospetti di Athina, rivelando una grande cortesia e modi molto garbati; si notava anche dai dialoghi una certa proprietà di linguaggio ed una padronanza culturale abbastanza elevate per il gusto un poco snob di mia moglie, che appariva sempre più interessata al personaggio; io ero intrigato soprattutto dalla muscolatura e dal sesso bello gonfio.

Nonostante avesse all’incirca la nostra età, ci raccontò di una vita pregna di esperienze, di cui alcune decisamente interessanti; disse che aveva risposto e preso appuntamento perché colpito dal modo di presentare la proposta; fece i complimenti a mia moglie per la bellezza davvero ammirevole e per il garbo dimostrato nel trattare una questione delicata con termini che ne rendevano l’effettivo valore profondamente umano e sentimentale.

Ammise, in sostanza, di sentirsi anche lui abbastanza diviso tra etero ed omo, con pulsioni enormi agli incontri eterosessuali nei quali aveva dato ampie prove di resistenza e di qualità; ma di portarsi sempre dietro una tensione al trasgressivo che aveva manifestato e sfoggiato in poche occasioni; l’intesa era più che evidente e si trattava solo di stabilire dove, come e quando incontrarci per una sana sessione di sesso.

La nostra casa era assolutamente fuori discussione, così come la sua; rimaneva la possibilità di un alberghetto ad ore o di un motel compiacente; ma Athina fece subito osservare che si trattava di luoghi per incontri mercenari, inadatti alle nostre intenzioni; forse un club o un circolo sarebbero stati più adatti; ero sorpreso dalla conoscenza matura di mia moglie, ma ci voleva poco, usando bene internet, a farsi un’ampia e precisa cultura.

Ettore disse che c’era un club molto ricercato e sicuro, che lui aveva frequentato in varie occasioni, ma che richiedeva l’iscrizione e costava un pochino; gli facemmo presente che per i soldi non avevamo grossi problemi, mentre per l’iscrizione non sapevamo come si facesse; ci rassicurò; ci si poteva tesserare su presentazione di un iscritto, pagando per un periodo prefissato, tre sei mesi o un anno; quando si andava, si affittava una saletta privata o si frequentavano quelle aperte a tutti i soci.

I costi non erano poi esorbitanti e la soluzione ci allettava; l’unico problema era il timore di incontrare gente conosciuta; ma anche a questo si ovviava, affittando all’ingresso delle maschere che rendevano irriconoscibili; valutammo che poteva essere una buona soluzione; esperto del territorio, ci suggerì di fissare per giovedì, giorno calmo e meno a rischio di ‘incontri’; la tessera si acquistava al momento; lui avrebbe anticipato la domanda di iscrizione e la presentazione.

Il giovedì, subito dopo cena, andammo sul posto; all’ingresso ci aspettava Ettore che già aveva svolto le pratiche per l’iscrizione e per l’affitto di una saletta; in jeans, polo e mocassini era davvero un bel vedere; io avevo indossato una mise parallela, jeans e maglietta, e Athina aveva un vestito leggero di cotone, quasi un velo che sottolineava, senza coprire, le sue forme bellissime; sotto, non aveva reggiseno e il perizoma spariva dentro le sue larghe natiche.

Il nostro provvisorio amante si rivelò davvero superlativo; come un esperto anfitrione, ci guidò per il locale indicandoci le diverse sale comuni e le funzioni; ne approfittò per segnalarci anche alcuni visitatori, ai quali avremmo potuto fare ricorso, se ne avessimo avuto voglia o bisogno; aprì la saletta privata che avevamo affittato, accese le luci e ci ritrovammo in un ambiente poco meno squallido di una camera d‘albergo di media categoria.

La cosa che ci colpì fu l’abbondanza di specchi, persino sul soffitto, che consentivano di guardarsi mentre si copulava, da ogni angolo di visuale; pensai che una soluzione del genere, in camera, sarebbe stata utile ma difficile da spiegare a chi entrasse per caso; il letto era ampio, con una coperta patchwork, forse per risparmiare sui lavaggi; tre o quattro poltrone intorno, un lavandino e un bidet, nascosti da una tenda di plastica.

Ettore si muoveva a suo agio e sin dal primo momento si rivelò abile e sicuro; nelle tre ore e passa che trascorremmo in quella camera dimostrò nei fatti di avere meritato gli elogi che gli venivano attribuiti sul sito dove mia moglie l’aveva individuato; si spogliò rapidamente e restò in boxer; spogliò anche Athina, sciogliendo solo un nodo e sfilandole il vestito come se fosse un accappatoio; io mi spogliai dall’altro lato e restai in slip.

Si baciarono per primi e vedevo netto lo strusciarsi dei sessi e l’eccitazione che dimostravano, in lui, il bastone sempre più duro e, in lei, le smorfie da orgasmo che conoscevo bene; ma restai fuori solo per poco; un attimo dopo cominciava la sarabanda di baci a due o a tre che per tutta la serata punteggiò la copula a cui demmo vita insieme; muovendoci abilmente come se avessimo studiato a lungo le mosse, cominciammo stringendo a sandwich Athina che si trovò tra due sessi.

Piantati tra le cosce, davanti, e tra le natiche, dietro; egualmente duri e vogliosi, i due falli non si sfioravano, chiusi ancora tra le mutande; fu mia moglie, con coordinato movimento delle mani, a tirarli fuori e a masturbarli, uno contro la vulva ed uno contro l’ano, mentre ci alternavamo a baciarci; quando si abbassò in avanti per avviare una fellazione a lui, io la penetrai da dietro, fino alla radice, e sentii il doppio piacere alimentare i suoi umori vaginali.

Quando Ettore si sdraiava sui suoi piedi per andare a praticare un intenso cunnilinguo, io appoggiavo il sesso sulle labbra per una fellazione ‘leggera’; quando lei si inginocchiava verso di me per succhiare l’uccello, lui la leccava da dietro, la stimolava con le dita, la penetrava col sesso, lievemente e per breve tratto; più volte Athina mi pose a sandwich tra noi due, come aveva fatto in Normandia; e lui coglieva il momento per accostare il sesso all’ano e prendere intimità.

Poi cominciò la lunga serie delle penetrazioni; avvertii la prima per la mole dell’attrezzo che mi forzò lo sfintere; ma succhiare i capezzoli di mia moglie, mentre lui mi possedeva, ridusse notevolmente l’impatto e lo accolsi volentieri nel ventre; mi montò per qualche minuto, ma non raggiunse l’orgasmo, almeno in quel momento; ne avrebbe avuti tre, in quelle ore, tutti con potente esplosione di sperma; l’ultimo coincise con quello contemporaneo di noi due, che segnò la fine della serata.

Per tutta la sessione, Ettore si rivelò uno stallone straordinario, instancabile; passava da una monta con me ad un amplesso con Athina, mai lasciando qualcuno a secco; ci armonizzavamo tra di noi in maniera che il piacere prendesse tutti e tre contemporaneamente; è da dire che neppure noi ci risparmiammo; mia moglie si fece possedere più volte in doppia penetrazione e distribuì le sue attenzioni con molta passione e buonsenso.

Alla fine, mi trovai ad essere il più passivo, diviso tra l’amore di mia moglie e la passione del mio amante; la mia libidine anale si scatenava non appena mi accostavo alla mazza di lui; una sensazione di generale sconvolgimento mi portava a passarmi il fallo su tutto il corpo e, alla fine, godevo moltissimo a sentirlo scorrere nel retto finché mi squassava con colpi violenti contro i lombi che sprigionavano calore e voglia da tutto il corpo.

Ma, quando era Athina a dedicarsi al mio fondoschiena, la dolcezza che emanava dai suoi tocchi delicati era infinita; mi penetrava con più dita contemporaneamente, leccando l’ano preventivamente e masturbandomi fin quasi all’orgasmo; intanto, offriva il basso ventre all’amante che la penetrava con gusto e piacere; io godevo non solo a sentirmi montato ma anche a vederla copulare con l’altro fino a che lei squirtava con gioia e noi trattenevamo l’orgasmo per non esagerare nelle eiaculazioni.

Ettore passava da un buco all’altro godendo in maniera chiara e ben segnalata da grugniti ed incitamenti; il meglio si registrava quando prendevamo mia moglie insieme, lui in vagina e io nell’ano, in un trio stupendo; più eccitante ancora, per me, era il trenino per cui lui mi montava da dietro ed io penetravo, sempre da dietro, mia moglie; andammo avanti fin oltre mezzanotte e ci trovammo alla fine, completamente sfiancati, ad esplodere nell’ultimo orgasmo tutti insieme.

L’esperienza era stata decisamente positiva e il piacere era stato inenarrabile; mentre andavamo via, ci congratulammo con Ettore per la scelta opportuna; ci fece notare che la tessera valeva per tre mesi e che potevamo approfittarne ancora se ne avessimo avuto voglia; si disse disponibile ad incontrarci ancora perché aveva trovato la coppia ideale per i suoi desideri sessuali; non prendemmo impegni ma eravamo certi che fosse un buon partner per eventuali trasgressioni.

A casa, quando ci dedicammo, benché stremati, all’ultimo amplesso, dolce, tenero, pacato, fatto non tanto di penetrazione quanto di carezze moine e baci nel nostro letto, mi venne spontaneo osservare che di tutte le esperienze fatte, anche quella sera, mi era rimasto scolpito dentro che la cosa migliore era il rapporto tra noi due; in fondo, i sessi altrui risultavano, alla fine, uno strumento utile a confermare il nostro amore; raggiungemmo un orgasmo dolcissimo sul quale ci addormentammo.

Andammo altre due volte insieme al privè; e tutte e due chiedemmo ad Ettore di accompagnarci; in un’occasione, Athina scelse un altro partner per fare sesso a quattro; l’incontro risultò anche più vario ed intrigante, visto che le possibilità di articolazione diventavano assai più numerose; ma anche alla fine di quell’incontro, ci trovammo a riflettere che il centro del mondo era e restava la nostra coppia, l’amore e il desiderio che la sosteneva; gli altri erano corollari utili.

Poi mia moglie decise di dare un taglio alle ‘scorribande’ perché temeva potessero danneggiare il nascituro, visto che la pancia si gonfiava in maniera notevole; non smettemmo di fare l’amore io e lei, aiutati da supporti artificiali; ma volle comunque che una volta almeno affrontassi l’avventura da solo; decisi di provare, ma dovetti fare a meno anche di Ettore che aveva altri impegni o, forse, non gradiva la compagnia solo mia, senza mia moglie.

Ebbi la fortuna di incontrare, appena all’ingresso, una coppia di cinquantenni che avevamo conosciuto e di cui si sapeva che lui era bisex attivo e lei molto focosa; ci appartammo in un privè e in una serata meravigliosa misi a frutto quanto avevo appreso da Athina e da Ettore; mi scatenai come un espertissimo amante e riuscimmo a trovare momenti di altissima libidine in amplessi multipli e vari, in cui eravamo indifferentemente in due o in tre, sempre al massimo del desiderio.

A casa, sentii il dovere di scusarmi con Athina per avere tradito per una volta la nostra intesa; mi diede dello stupido, perché era stata lei a volere che facessi l’esperienza; mi avvisò che per qualche mese, prima e subito dopo la nascita di nostro figlio, si sarebbe astenuta da qualsiasi rapporto che impegnasse la vagina; partecipava alla mia passione e la sosteneva con sapienti manipolazioni e succose fellazioni, ma rinunciò a qualunque penetrazione a tutela della gravidanza.

Subito dopo il parto, il ginecologo ci suggerì di evitare l’assunzione, troppo presto, della pillola; pertanto, ci consigliò molta attenzione per evitare una nuova maternità troppo ravvicinata; Athina mi avvertì che ero liberissimo di cercarmi soluzioni al mio desidero di sesso trasgressivo; la rimproverai dolcemente perché davvero lei era in grado di soddisfare tutte le mie voglie, anche le più trasgressive, senza che dovessi rivolgermi altrove.

Superata la prima fase di svezzamento, lei riprese la pillola anticoncezionale e potemmo di nuovo dedicarci al nostro sport preferito, l’amore fatto fino in fondo, con ogni mezzo ed in ogni situazione; diventammo frequentatori periodici del club privè, dove circa una volta al mese andavamo a sfrenarci in una serata di sesso libero da ogni limite; in casa, avevamo imparato a fare un uso disinvolto di tutti i sex toys disponibili sul mercato per il mio e per il suo piacere.

Oggi nostro figlio ha venti anni e frequenta l’università; in questo tempo, siamo stati una coppia di genitori ineccepibili; in camera da letto e, alcune sere all’anno, in un club privè, diventavamo amanti straordinari e ribelli a qualunque norma o limite; ma nessuno mai ha dubitato della nostra moralità quasi rigorosa; la nostra tensione si è però decisamente allentata e cominciamo a guardare con sempre maggiore interesse le vestaglie e le babbucce, il televisore, la poltrona e il camino.

Abbiamo avuto una vita intensa, soprattutto per un grande e granitico amore che ci ha sostenuto lungo tutto il percorso; un paio di incidenti si sono registrati, in una vicenda apparentemente lineare, ed hanno toccato sia me che la mia amatissima Athina; ma questa è un’altra storia.

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