Autostrada
“Ingegnere, c’è qui una signora che chiede di parlare con lei; dice di chiamarsi Ortensia e di essere cugina di sua moglie … “
“Fai passare … “
Decisamente non riesco a capire perché Ortensia sia venuta nel mio ufficio in orario di lavoro; effettivamente, è cugina di mia moglie e insegna con lei nel liceo cittadino; ma mi sta poco simpatica per un’influenza negativa che esercita su mia moglie e per certi atteggiamenti e comportamenti troppo al di là del buongusto; per quel che ne posso sapere, a quell’ora dovrebbe essere in classe, come mia moglie, che è uscita con me diretta a scuola e ne dovrebbe avere per tutta la mattinata.
Bionda vaporosa, 38 anni, esattamente come mia moglie Maria, Ortensia si avanza col suo personale imponente che si fa notare immediatamente per uno stacco di cosce chilometrico su cui si adagia un sedere da brasiliana molto ben disegnato e fa da contraltare a un seno imponente, forse più di una quarta misura, assai sodo e tonico, sicuramente non rifatto, come le labbra carnose di una bocca da fellazioni su un viso bello, leggermente sguaiato, col naso tendente al grosso e occhi porcini.
“Scusami se ti disturbo sul lavoro, ma ho ritenuto che fosse importante. Ti ricordi la discussione che abbiamo avuto, che tutte le mogli sono per natura adultere e che ci provano gusto a fare cornuti i mariti? Tu hai insistito che non era il caso di tua moglie e io ti avevo promesso le prove che anche lei … ?”
Interrompe il discorso a metà, poggia sulla scrivania il tablet acceso e mi mostra la scena; mia moglie nuda su un letto sconosciuto; oscenamente spalancata, accoglie tra le braccia un giovane assai tonico, con un bastone di oltre venti centimetri, che si prepara a copulare in vagina con sommo gaudio; volto lo sguardo nauseato.
“Come vedi, neanche lei ha saputo resistere al fascino di Giovanni e si sta facendo possedere, in questo momento, con grande piacere, come si vede dall’espressione felice; siamo in streaming, c’è una videocamera segreta e lei non sa che la stai vedendo; devi ammettere che ho ragione e che sei uno stupido a non voler copulare con me, farmi diventare la tua amante e concedermi almeno una parte degli agi che fai godere a lei; adesso, ci ripensi?”
“Non ho mai detto che Maria sia una santa; tra noi due c è un’intesa; è possibile avere anche un scatto improvviso di trasgressione; se si può, avvertiamo prima e ne parliamo; se è una cosa improvvisa e imprevista, se ne parla dopo e passa via con l’acqua della doccia; ha sentito il bisogno di un sesso diverso, se l’è goduto; stasera quando ci troveremo, ne parleremo e cercheremo l’aggiustamento“
Prende il cellulare fa un numero e avvia una videochiamata; compare il viso del tipo che sta copulando con mia moglie.
“Ciao, Giovanni, vedo che stai facendo sesso; con chi?”
“Non lo sai?! E’ da mesi che lo faccio con tua cugina Maria; vuoi salutarla?”
“Ciao, Ortensia, perché interrompi mentre sono sul più bello? Non sei a scuola?”
“No; guarda la libreria di fronte a voi; c’è una webcam, la vedi la lucetta verde? Ti stiamo vedendo dal tablet; sai, sono con Luigi nel suo studio e gli sto dimostrando che da mesi gli fai le corna con Giovanni … “
“Vipera! Stai uccidendo il mio matrimonio. Perché?”
“Così impara a considerarti santa e a farmi passare per troia; adesso, se vuole, fa sesso con me e sarò l’amante più preziosa che si possa aspettare.”
“Sii maledetta! Luigi, ti prego, parliamone prima di prendere qualunque decisione; sono colpevole, ma possiamo ancora parlare.”
“Click!”
“Perché diamine fai lo struzzo e nascondi la testa? Perché hai chiuso la comunicazione?”
“Pronto? Vigilanza? Venite in studio, c’è da cacciare fuori una disturbatrice; segnatela tra gli indesiderati insieme a mia moglie e a tutti quelli che si proclamano suoi parenti … Esci coi tuoi piedi o impugno la pistola, dico che mi hai aggredito, come davvero hai fatto, e ti sparo in fronte … VATTENE!!!!!!”
“Vado, vado ma sempre cornuto resti … “
Squilla il mio telefonino; è Maria.
“Il cornuto non esiste quindi non può rispondere! Click”
Inserisco il dispositivo che impedisce a quel numero di chiamare e convoco Loredana la mia segretaria.
“Stai male, vero?”
“Che ne sai?”
Mi indica la telecamera del circuito interno.
“Hanno visto tutti?”
“No, solo io; quella donna non mi piaceva ed ho spiato perché temevo qualcosa del genere … A che cosa pensi di attaccarti adesso, ad una depressione che ti impedirà di lavorare per mesi? Ad una bottiglia che ti riduca uno straccio? Alla delusione che ti porterà all’ipocondria? O hai alternative positive?”
“Cosa avrebbe da suggerire la depositaria dei miei segreti negli ultimi dieci anni?”
“Chiodo scaccia chiodo. Non è una copula quello che ti sta consumando dentro; è la fiducia persa, la mancanza di lealtà; la fine del sogno di un amore pulito … “
“Concordo sulla diagnosi; il matrimonio è virtualmente finito; mesi di corna significano che non avevo capito niente di quella donna e che forse lei stessa non aveva capito niente di se; tirate le somme della diagnosi, hai qualche indicazione sulla terapia?”
“Gigi, sei diventato scemo o la mazzata ti ha bloccato l’uso del cervello? Chiodo scaccia chiodo significa che devi cercare qualcosa di equivalente e migliore; ce l’hai sottomano, qualcuna a cui trasferire quell’amore così disprezzato e calpestato.
O, dopo dieci anni, ancora devo stare a soffrire per i tuoi tormenti e godere per i tuoi successi senza che tu mi consideri un poco più del mobile di archivio? Lo vuoi capire che sto soffrendo più di te perché ancora una volta il mio sentimento esce calpestato non dall’immoralità di tua moglie ma da un tuo errore di valutazione? Sei stato fedelissimo come un cagnolino; e ti sei preso mesi di corna; ce la fai a pensare ad un’altra donna? Ci riesci a guardarmi come una femmina che ti ama da sempre?”
“Oh, mio dio; è con te che sto sbagliando, non con mia moglie; Ortensia ha ragione; ogni moglie è una adultera; ogni amante ha il merito di amare senza chiedere; tu addirittura te ne sei stata là ad accettare che scambiassi il tuo amore per disponibilità professionale, anche quando ti raccontavo le pieghe più intime del mio essere; scusami, Lory; hai visto giusto; la mazzata mi ha bruciato le facoltà razionali; come possiamo rimediare? Io non riesco ancora a fare chiarezza; te la senti di guidarmi?”
“Qui nessuno guida; mi hai costretta ad uscire allo scoperto e, da questo momento, camminiamo insieme; rimango la fida segretaria, ma sarò con te in ogni momento per decidere al meglio; vuoi che ti aiuti a scegliere? Allora rinfrescati il viso, recupera la tua dimensione, torniamo al lavoro e dimentica questa parentesi; ci sono impegni da rispettare che se ne fregano della vagina di tua moglie; alla chiusura dell’ufficio, se ti va, andiamo insieme a mangiare qualcosa, poi decidi se torni da tua moglie, se te ne vai in un albergo o se vieni da me; sei d’accordo sul progetto?”
E’ la soluzione più logica, riprendere a lavorare ed affogare in progetti e rilievi le ansie che mi soffocano; un momento di tensione si crea quando il capo della vigilanza mi avverte che mia moglie ha cercato di entrare nell’edificio e il portinaio l’ha bloccata; ordino di respingerla come indesiderata, ma devo fermare il magone; Loredana viene e mi accarezza una mano; sento l’impulso di baciarla, ma mi sposta; non è il momento; tiriamo avanti fino a sera mangiando panini a pranzo.
Alle sette chiudiamo l’ufficio e andiamo via, con la macchina di Loredana, lasciando la mia in garage; la trattoria in cui ci rifugiamo neppure la conoscevo, ma Lory vi è nota perché spesso cena lì; mi accorgo che conosco poco di lei, dopo che per dieci anni abbiamo vissuto a contatto di gomito e innamorati, adesso ne prendo coscienza, assai più di quanto avremmo ammesso e di quanto riusciamo adesso a riconoscere.
“Parliamo durante la cena o preferisci piangere dopo sulla spalla?”
“Ho deciso che mi fermo da te, stasera, e ti chiederò la pazienza di ascoltarmi.”
“Non ti consentirò di piangere tutto il tempo; io ti amo e voglio anche amore da te, non solo geremiadi … “
“Anche in questo hai visto giusto; eravamo innamorati e io non lo volevo ammettere, per essere un marito fedele … “
“La finestra temporale non è piccola; possiamo ancora recuperare molto.”
C’è qualcosa di sospeso, nell’aria, mentre consumiamo una cena casalinga saporita e stimolante; non c’è molto da dire, tra noi, perché veramente a Lory ho sempre raccontato tutto e lei ha colto la situazione forse prima e meglio di me; ci limitiamo a qualche carezza ‘rubata’ anche a noi stessi, per pudore; ma la voglia di innamorarci è sempre più forte e pressante; decido di comunicarlo; manco a dirlo, è unanime con me e manca poco che la bacio; rimanda ancora una volta, l’ultima.
Scopro che abita in un edificio vecchio, quasi nobile nelle architetture, ma ben ristrutturato e diviso in piccoli appartamenti; il suo è minimo, una sala con angolo cottura e una camera con un letto e un armadio; da perfetta segretaria efficiente, mi avverte che ci sono alcuni capi di abbigliamento di un fratello che talvolta passa a trovarla; dovrebbero starmi; mi chiede se voglio fare una doccia nel minuscolo bagno; chiedo a lei se la farà; mi viene vicino e mi abbraccia.
“Voglio te adesso; non te la prendere, ma non me ne frega niente di quello che è successo; se posso, voglio sentire che, almeno per stasera, sei mio.”
“Il cane fedelissimo, se adotta una padrona, le rimane vicino fino a quando lei non tradisce la sua lealtà … “
“Quello, da me, non te lo sognare neppure; ho chiaro quello che posso volere; e me lo prendo tutto, contaci! … a cominciare da questo!”
E’ il primo bacio che ci scambiamo; ed è la sintesi di dieci anni d’amore sofferto in silenzio; le bocche si divorano come a volersi fisicamente staccare e mangiare; le lingue intrecciano un duello dolcissimo di scambi di umori, di emozioni, di piacere, di libidine; le mani scorrono tutto il corpo che finalmente toccano con lussuria e non si stancano di esplorare l’altro con la voglia di sentire che si appartengono e si posseggono, al tempo stesso.
Il sesso mi si gonfia fino a dolermi, stretto negli abiti; lei si muove per adattarlo contro la vulva, fino a stimolare il clitoride; copuliamo da vestiti, in piedi, stringendoci reciprocamente le natiche per attirare il ventre; lei sente di bagnare di umori tutto l’intimo; io rischio un orgasmo che sarebbe deleterio per i pantaloni; Lory approfitta di un momento di sosta del bacio interminabile e mi sussurra sulla bocca un ‘ti amo’ che aspettavo da anni.
“Ti amo anch’io, ma solo adesso me ne rendo conto e mi accorgo di avere avuto per te sempre questo stesso trasporto; se solo avessimo avuto il coraggio di dircelo quando lo abbiamo scoperto, tanti anni fa … “
“ … Già! Adesso potrei portare il bambino a scuola; ma te l’ho detto, la finestra temporale è ancora ampia; non voglio un certificato che dica che sei mio; ma un figlio me lo farò dare, a costo di strappartelo con l’inganno; voglio la tua eternità, qualcuno da amare come amo te, con tutta me stessa, anche quando tu dovessi andartene … “
“Anch’io ti ho precisato che un cane fedelissimo abbandona la padrona solo se viene tradita la lealtà; ti sono fedele da dieci anni e mi ricambi con la stessa qualità; non esiste pericolo che me ne vada; portami nel tuo letto a celebrare la nostra luna di miele!”
”E’ da anni che non sono vergine; quale luna di miele vuoi celebrare?”
“Quella di due stupidi fidanzati che per dieci anni si sono contenuti e finalmente possono trovarsi di fronte e darsi l’amore che hanno coltivato. Non è una luna di miele?”
“Si, amore mio; voglio essere tutta nuova per te e amarti come desidero da anni.”
Siamo vicini al letto; la sollevo in braccio e la depongo al centro; le alzo la gonna fino alla vita e scopro il ventre asciutto, quasi verginale, ed un ridotto slip che disegna la vulva carnosa; mi abbasso a baciare per un attimo il monte di venere; apro i pantaloni, tiro fuori il sesso eccitato, duro come l’acciaio; ho una buona dotazione, di quasi venti centimetri; a detta di mia moglie faccio l’amore da dio, sicché è ancora meno comprensibile la sua scelta dell’adulterio.
Salgo sul letto e mi sdraio a coprirla tutta; la bacio con voluttà, infilo una mano a spostare lo slip e accosto la mazza alla vagina; lei mi favorisce muovendo opportunamente i fianchi e faccio entrare l’asta, lentamente, in vagina, mentre le sussurro dolcemente ‘ti amo’; la donna mi abbraccia con le gambe la vita e si spinge, dal basso, contro il sesso che fa penetrare fino a sentire male contro l’utero; capisco che è una vera deflorazione, nonostante la realtà, e la vivo come una dedica definitiva.
Mentre continuo a baciarla con autentica passione, la cavalco dolcemente; quando sento che l’orgasmo preme, le chiedo se posso concludere dentro; lei mi rassicura che è protetta dalla pillola; poi urla nella mia bocca il piacere dell’orgasmo che le ho scatenato nel ventre, quando libero il mio contro l’utero; non è durata che qualche minuto, la nostra prima copula; ma è frutto di una voglia infinita di possederci e ci rilassiamo, appagati, supini sul letto.
Non appena ci siamo ripresi dal languore che l’azione improvvisa e fulminea ci ha visto comunicarci l’amore di sempre, cominciamo a spogliarci l‘un l’altro con lentezza e passione; ogni capo di vestiario che cade è l’occasione perché l’uno o l’altro si fermi a carezzare, baciare, leccare una nuova parte del corpo appena emersa dall’abito; io mi dilungo sui seni giovani e forti di lei che titillo su tutta la superficie per dedicarmi poi totalmente ai capezzoli che succhio con grande passione.
Lei gode ad ammirare il mio corpo tonico e giovanile che reca evidenti le tracce di una vita dedicata allo sport e ad una condotta sana; sembra sciogliersi di piacere mentre passa voluttuosamente le mani sugli addominali forti, sul ventre solido, sui fianchi e sulle natiche disegnate; arriva alla mazza e se ne impossessa, con le mani, non tanto per masturbarla quanto per sentirla viva e palpitante; è il suo modo di manifestare dopo anni il desiderio di possedere quella mascolinità.
Su lei stesa supina, mi trattengo a lungo deliziando di baci leggeri e solleticanti il corpo che mi appare assai più bello e desiderabile di quanto abbia immaginato sotto la rigida divisa da segretaria precisa e puntuale; quando le sfilo lo slip, ormai zuppo di umori e di voglia, resto quasi incantato a rimirare la vulva rasata, con solo un vezzoso ciuffo in cima, che mi si offre tumida e grondante di piacere; sfioro con la punta della lingua il clitoride e lei sobbalza.
Comincia da lì il delicato processo di innamoramento e di conoscenza dei due corpi; non siamo ragazzini, ma l’entusiasmo è quello delle prime volte; quando siamo completamente nudi, Loredana mi si accuccia davanti, con le mani raccolte e puntate sul petto e il corpo che cerca il contatto con quello dell’uomo che adesso sente suo; passo le mani dappertutto, quasi a sentire la consistenza di quel corpo che scopro come un ragazzino al suo primo rapporto sessuale.
Il ‘momento magico’ è interrotto bruscamente dal gracchiare del telefonino di lei; legge ‘Maria’ sul display e me lo mostra; attivo il vivavoce.
“Buonasera, Loredana, scusi l’ora inopportuna; sono la moglie dell’ingegnere e sto aspettando che rientri ma non si è fatto vivo; per caso, mi sa dire dove posso rintracciarlo?”
“Professoressa, lei sa bene che la denominazione stessa della mia attività mi nomina depositaria e custode dei segreti del mio principale; se anche sapessi dove l’ingegnere è in questo momento, sarei tenuta istituzionalmente a non rivelarlo a nessuno; se non torna a casa, ha molti gravi e validissimi motivi; ritengo che debba rinunciare ad aspettare e convincersi che con l’acqua ha buttato anche il bambino; l’unica cosa di cui sono sicura è che finalmente sta bene anche con se stesso!”
Mi si è accoccolata contro, mentre lo diceva, e quasi gode di come diplomaticamente ha cercato di farle capire quello che l’altra, evidentemente, si rifiuta di accettare; interrompe la comunicazione e si dedica totalmente all’uomo che, dopo quella telefonata surreale, sente ancor più totalmente suo; ci baciamo appassionatamente mentre con le mani cerchiamo tutto il corpo e specialmente i punti erogeni per stimolare di nuovo il piacere di possederci.
Percorro la donna, adesso mia, dalla fronte ai piedi, delicatamente sollecitando con la lingua tutti i punti delicati, dalle orecchie alla bocca, dalla gola ai seni e poi giù verso il ventre e l’inguine; più che stimolarne la libidine, sembra quasi che voglia assaporarla tutta, per memorizzare il sapore della pelle, del sangue, degli umori; mi scateno sulla vulva e le provoco infiniti orgasmi, succhiando soprattutto il clitoride, ma giocando con vagina ed ano che sento disponibili e ricettivi.
Lory mi spinge supino sul letto e mi balza addosso, con la bocca sul ventre, mentre mi colloca sul viso l’inguine infuocato; prende in bocca il sesso amato e da inizio alla fellazione più bella che abbia mai fatto; sente che sto grufolando nella sua vulva e stringe le cosce intorno al viso per bloccarlo; non gradisce la doppia funzione che finisce per inibire il piacere di tutte e due; ci alterniamo allora a succhiare e a lasciarci titillare.
Per qualche minuto, è lei a farsi affondare fino al velopendulo la cappella tesa e gonfia, a leccarne la superficie nella bocca e godersela saporitamente; quando si ferma, sono io a passare a spatola la lingua su tutto il sesso, penetrando in vagina, a raccogliere gli umori di lei e i residui del mio stesso sperma ancora nell’utero; ci succhiamo a lungo, quasi instancabilmente, e godiamo di sentire gli odori, i sapori, le reazioni del partner in quel gioco piacevole di stimolazione e di godimento.
Quando la rovescio bocconi sul letto e mi stendo su di lei appoggiando la mazza tra le natiche, lei mi chiede se per caso voglia prenderla analmente; le rispondo che rinvio l’esperienza ad altro tempo; per il momento, mi gusto il piacere di sentire tutto il suo corpo, infilo la punta in vagina e spingo; il sesso penetra in fondo dolcemente e sento che lei vibra ad ogni centimetro di mazza che occupa il canale vaginale.
I giochi d’amore e di sesso ci impegnano per un tempo che non sappiamo valutare; prendiamo anche sonno, ad un certo punto; sono felice di tenerla accoccolata di schiena contro il ventre; lei mi ha raccomandato di non stimolare tropo vagina ed ano per poter finalmente dormire un poco; ma è lei che si agita sul sesso per trovare la migliore posizione contro il mio corpo; e io la ridesto spesso solo per baciarla e rinnovare la dichiarazione di amore.
Alle sette, quasi destata da un orologio interno, Lory è in piedi; si ficca sotto la doccia; in accappatoio, già in forma e pimpante, si dedica alla colazione; io mi sveglio che è vestita e sta preparando i documenti da portare in ufficio; passo velocemente sotto la doccia, trovo degli abiti del fratello di lei che mi possono consentire di cambiare i miei e mi siedo a sbocconcellare biscotti e caffè, ma soprattutto a scambiarci baci e dolcezze, presi in una vertigine di amore imprevedibile fino a poco prima.
Mentre andiamo in ufficio, le chiedo di regolarizzare le questioni in banca, chiudendo il conto comune e trasferendo i residui su quello mio personale; visto che siamo in tema, le chiedo anche di verificare, tra le nuove costruzioni in zona, vicino all’ufficio possibilmente, un appartamento utile; lei mi chiede se piccolo, per una sola persona; le ribatto che sto pensando ad un appartamento da vivere con lei e con un eventuale figlio.
Uscendo dal facile gioco delle allusioni, le chiedo formalmente se accetterebbe di essermi compagna, anche in una situazione di separazione di fatto da legalizzare, e se vuole prevedere di fare con me il figlio a cui ha accennato; lei si dichiara disposta, con la riserva che non vende e non affitta il suo miniappartamento, nell’ipotesi, che spera lontana, che mi dovessi stancare e lasciarla sola con il bambino; le rispondo sorridendo che resto un cane fedelissimo alla padrona meritevole.
Passando per il centro, noto che mia moglie sta entrando nel suo liceo; avverto quindi Loredana di lasciarmi davanti alla casa che abito con Maria, per prelevare almeno alcune cose urgenti, come vestiti e documenti; lei si avvierà allo studio e lo aprirà; lo facciamo e io rientro nella casa che è mia, di proprietà, e che è stato il nostro appartamento nei dieci anni di matrimonio; vado direttamente nello studio e mi siedo al computer per scaricare su una memoria esterna i documenti che ho in casa.
Mentre navigo tra i files, noto delle cartelle nascoste; sono state importate dal tablet di Maria e recano i nomi di lei e di sua cugina; mi prende il sospetto che si tratti di video delle loro performance; ne osservo uno, ricevo conferma e scarico tutto sulla memoria esterna; mentre il computer lavora, raccolgo in una valigia alcuni abiti e indumenti di intimo, la borsa per l’igiene personale che riempio con gli oggetti in bagno ed alcuni faldoni nei quali ho portato a casa lavori delicati.
Tornato al computer, per curiosità apro una delle cartelle che sta copiando; scopro, con autentico dolore, che la data indicata è assai precedente agli ultimi mesi e che il maschio con cui Maria si accoppia indecentemente è altro da quello mostratomi da Ortensia; prendo coscienza che mia moglie mi tradisce da molto tempo con diversi soggetti; in un raptus di ferocia, metto in valigia lo scrigno dei preziosi e dei gioielli di mia moglie.
Apro la cassaforte, prelevo quanto contiene di valore e lo metto in valigia, per depositarlo nella cassaforte d’ufficio; cambio la combinazione di apertura e la richiudo; devo attendere parecchio perché il computer scarichi tutte le cartelle che ho prelevato; ne approfitto per prepararmi un caffè, lo bevo con gusto e lascio, a bella posta, tazzine e caffettiera nel lavello; almeno, mia moglie sappia che sono passato come il vento e l’ho lasciata per sempre.
Quando il computer segnala che ha completato la trascrizione delle cartelle, recupero la memoria esterna, verifico che sia stato tutto copiato e chiudo l’apparecchio; do in giro un’ultima occhiata per accertarmi di non lasciare niente che mi possa servire e mi avvio all’ufficio; prendo un tassì alla postazione in piazza, perché la valigia pesa, e finalmente sono sulla mia poltrona di lavoro; appoggio il bagaglio in un angolo e scarico nella cassaforte i preziosi portati da casa.
Loredana è al suo posto, come sempre, e mi garantisce privacy e sicurezza; le chiedo del lavoro in banca; tutto è stato fatto e le carte di Maria riferite al conto comune sono ormai inservibili; l’indagine sulla casa ha dato buoni risultati; a pochi isolati dallo studio, un edificio ristrutturato dispone di un appartamento ideale per le nostre esigenze; le chiedo di attivare tutta la burocrazia necessaria e fare un giro per negozi per arredarla; oppongo la pigrizia ai tentativi di lei di coinvolgermi nelle scelte.
Avverto che ho bisogno di qualche tempo di solitudine per delicate incombenze e mi preparo a visionare le performance di mia moglie per costruirmi il palco di corna che mi ha regalato; la prima cosa che mi colpisce come uno schiaffo in piena faccia è la data che reca il più antico di video; risale a cinque anni prima ed è collocato in Calabria, in un villaggio turistico; ricordo bene quella vacanza ed anche il personaggio con cui mi tradì, un animatore assai prestante.
Viviamo una stagione assai felice della nostra esistenza; da poco ho ottenuto incarichi assai importanti da una ditta internazionale per dei rilievi sul territorio dove deve sorgere un importante complesso edilizio per abitazioni, negozi ed uffici; improvvisamente, il mio nome viene legato ad una realizzazione di risonanza internazionale; vista a posteriori, la vicenda spiega, forse, anche che lo scatto di Maria è stato determinato dalla mia crescita.
Fino a quel momento, socialmente e culturalmente, lei mi è stata superiore e si è sentita quasi una mecenate che protegge il suo ‘pupillo’ dall’alto della sua funzione di professoressa del liceo cittadino; in qualche modo, io sono il suo ‘paggetto’ che usa per decorare la sua bellezza e il suo ruolo; quell’incarico ribalta i ruoli e lei si trova ad essere ‘la moglie di’, quasi una figura di contorno alla mia celebrità e ricchezza.
Per tutti gli anni che abbiamo convissuto, mai mi sono posto il tema della presunta superiorità dell’uno sull’altro, ma ho inteso la nostra come la simbiosi di due persone legate dall’amore; solo adesso capisco che per lei non è stata la stessa cosa; si è adagiata nel ruolo dominante e, all’improvviso, l’esplosione professionale di suo marito la priva della possibilità di esibirsi; la reazione è passata dalla sessualità, l’unico terreno utile per umiliarmi, offendermi, ridurmi al ruolo di ‘cornuto’.
L’occasione l’ho fornita io stesso quasi su un piatto d’argento, quando ho insistito per passare due settimane in un villaggio turistico in Calabria; sin dall’arrivo, il bell’animatore l’ha ‘puntata’ e alla fine è riuscito a portarsela a letto, forse facendo leva sull’adulazione, in cui è un vero professionista; mentre io mi crogiolo al sole per recuperare qualche energia, lui la fa impazzare tra i giochi al villaggio, finché la stringe nel suo bungalow e lei è felice di cornificarmi.
La ripresa è stata effettuata forse con apposite webcam piazzate a bella posta dal seduttore in punti strategici per documentare le sue performance con le belle donne del villaggio; comincia con loro che entrano abbracciati e baciandosi; lui impiega un niente a sfilarle il pareo che copre un due pezzi ridottissimo su un corpo statuario come quello che Maria a quel tempo esibisce e che non è peggiorato negli anni; anzi forse è migliorato.
La mia quasi ex moglie è infatti abbastanza alta, oltre il metro e settanta, ed ha due gambe che sembrano colonne di un tempio greco, perfette per fattezza e bellezza, su esse poggia un sedere ampio ma disegnato straordinario per armonia, pienezza ed eleganza nel movimento; il seno ricco ma non eccessivo, forse una quarta misura, si fa ammirare agevolmente dagli scolli ampi e generosi e vi brillano due capezzoli da succhiare, autentiche fragole di bosco.
Il viso dolce, contornato da una chioma sempre perfettamente in ordine, corvina con effetti sapienti, voluti dalla sua estetista, è regolare, da quadro del quattrocento, con una bocca soave e da baciare, occhi grandi e luminosi, nasino all’insù, insomma un’autentica bellezza che, all’epoca, conta poco più di trent’anni; forma, oggettivamente, una coppia meravigliosa con l’animatore, autentico ‘bronzo’ classico per addominali scolpiti, muscolatura forte ed evidente, bellezza ‘saracina’.
Nel video, i due si dirigono rapidamente al letto e lui si lancia nella sua esperta e comprovata manipolazione della femmina da concupire; fa sedere Maria sul letto e si colloca di fronte a lei; il sesso arriva a sfiorarle il viso; è automatico, per lei, abbassare di colpo il pantaloncino e fare emergere il palo rigido che lo costituisce; non hanno molto tempo a disposizione, perché io, marito cornuto, aspetto disteso al sole ignaro delle corna che mi spuntano.
Si lancia nella fellazione più eccitante che abbia mai praticato; lei, quasi restia a prenderlo troppo in gola per paura di soffocare, fa scivolare dentro la mazza e assaggia con le labbra il pelo pubico, dimostrando a gemiti e gesti grande piacere nella manovra; copulano un poco in gola, lui spingendo e lei succhiando; poi la fa sdraiare supina, le sfila il mini slip e si fionda a leccarle la vulva con grande maestria; dopo pochi minuti sento che urla due grossi orgasmi consecutivi.
Lo prega di metterlo in vagina, perché ne sente il bisogno, la dolce mogliettina che di solito subisce gli assalti come una santa martire; lui l’accontenta e, salitole addosso, le infila di colpo una sberla di oltre venti centimetri a cui lei risponde con un orgasmo stellare; la monta per qualche tempo e, conscio sempre della pressione del tempo, la fa urlare di goduria più volte e infine le scarica nel ventre una lunga eiaculazione; si ripuliscono alla meglio e escono.
Non guardo i video successivi, ma è chiaro che è stata una lunga vacanza, per Maria, e che molte volte incontra l’occasionale amante esercitando con lui tutto lo scibile del sesso; lo spettacolo mi provoca brividi di ribrezzo e di rabbia soprattutto perché nello stesso periodo mi prende per i fondelli con proclamazioni di timidezza, di grande amore e di eccezionale riserbo di fronte ad altri maschi.
A quel suo primo amante non concede il lato B, perché all’epoca lo nega anche a me; ma in uno dei video successivi, con un altro sconosciuto molto ben fornito, si vede nettamente che, dopo aver copulato due volte in vagina, cede volentieri alle pressioni di lui perché si faccia penetrare analmente; sono nella nostra camera e la vedo che va fuori, in bagno presumibilmente, e torna subito dopo con in mano un tubetto contenente un lubrificante vaginale che talvolta usa.
Gli chiede se può andare; lui prende il tubo e le garantisce che non proverà quasi niente, anche se la sua nerchia va ben oltre la mia dotazione di venti centimetri; guardo allibito lei che si dispone a pecorina ai piedi del letto, lui che le lecca con passione ano e vagina; guardo la penetrazione vulvare, forse per preparare quella anale, e le lunghe manovre per lubrificare il condotto rettale, l’ano e la mazza; seguo ribollendo la penetrazione progressiva della sberla nell’intestino.
La monta a lungo, nell’ano dilatato; lei progressivamente ci prende sempre più gusto e gode infinitamente, specie quando le scarica nel ventre uno tsunami di sperma; capisco che hanno goduto insieme dalle urla che si levano al cielo; non mi fa schifo il fatto in se, ma la faccia di bronzo di lei che, qualche giorno dopo, facendo finta di concedere a me quella verginità, fa mille moine prima di farsi penetrare in una caverna già esplorata.
Il coito anale è accompagnato dalla solita dedica al ‘povero cornuto impotente’ che si prende le corna e crede di avere la moglie migliore del mondo; giuro a me stesso che, se ne avrò la possibilità, le farò pagare cara ogni offesa arrecatami coi suoi amanti occasionali; fermo la visione perché ormai sono al limite dell’esplosione; ripongo il lettore e la memoria esterna, apro l’ufficio e vado a trovare Loredana; la bacio lì stesso, contro ogni prudenza, e la carezzo a lungo, quasi grato per l’affetto.
Sono disorientato davanti alla piega che hanno preso gli eventi; istintivamente, sarei portato a sbattere in faccia alla troia, che mia moglie si è rivelata, tutto il mio schifo; la presenza di Loredana, mio angelo custode, mi aiuta a fermare la rabbia e a razionalizzare; mi impegna soprattutto con i progetti di vita comune e riesco a passare giorni di amoroso entusiasmo, occupandomi del lavoro e della sistemazione della mia vita, momentaneamente racchiusa nel miniappartamento di Lory.
Quando Giancarlo, l’amico comune di professione avvocato, mi telefona per avvertirmi che mia moglie si è rivolta a lui per essere rappresentata nella causa che mi vuole intentare per abbandono del tetto coniugale, gli accenno ai tradimenti e gli suggerisco di ricordare a Maria l’animatore del villaggio in Calabria, le offese che possono essere documentate e le maldestre umiliazioni che mi ha inflitto.
Lo avviso che la causa è delicata, che non solo avrei distrutto mia moglie, ma che, se mi prendeva il gusto feroce del sangue, avrei fatto male a chiunque l’avesse difesa dopo avere scoperto che le corna me le aveva fatte sin dall’inizio del matrimonio, dimostrando di essere sleale, infedele, ignobile e volgare; non solo avrei risposto privandola anche del minimo sostegno di cui si era largamente avvalsa mentre mi trattava da zerbino, ma avrei fatto tutto per distruggerla.
Mi obietta quasi timidamente che lei gli ha parlato di un solo tradimento di cui mi aveva informato una sua cugina invidiosa e desiderosa di diventare la mia amante foraggiata e sostenuta dal mio successo; gli dico di avvertirla che un uccellino mi ha messo a disposizione tutti i video delle sue bravate a cominciare da quella prima trasgressione in Calabria attraverso tutte le schifose intemperanze di cui si è macchiata compresa le verginità regalata ad altri e fatta risultare mio privilegio.
Non gli interessano, naturalmente, le copule che in tribunale contano poco, né le verginità di cui una femmina dispone come le pare; di fatto, io mi sono allontanato da casa e l’ho abbandonata; gli obietto che ho passato fuori solo qualche notte e posso documentare tutte quelle che lei ha trascorso in alberghi di lusso coi suoi amanti; comunque, ho uno studio legale a mia completa disposizione e si rivolga a quello.
Mia moglie forse è lì vicino, perché di colpo il tono si abbassa e diventa quello dell’amico dolente perché due persone innamoratissime si scontrano all’improvviso; gli suggerisco di chiedere alla signora se ha amato me o il Giovanni a cui proclama amore eterno contro il cornuto impotente; un attimo di silenzio mi suggerisce che le ha parlato; mi chiede se possiamo incontrarci per chiarire; ‘in tribunale’ rispondo; se vuole evitare il tribunale, l’unica via è la separazione consensuale.
“Gigi, io non considero morto il nostro matrimonio; devi parlare con me e dobbiamo ricucire … “
Finalmente Maria si è rivelata.
“Cosa vuoi ricucire? Dieci anni di matrimonio, di cui cinque passati ad amare altri uomini?”
“Non ho amato nessuno; ho fatto sesso, ma non ho amato nessuno.”
“Bene, io non ti riconosco più come compagna della mia vita; ho un’altra, a fianco a me, che mi ama da quando avresti dovuto farlo tu e che ora occupa nella mia vita il ruolo che le compete … “
“Eri da Loredana, l’altra sera?”
“Ce l’hai una telecamera per dimostrarlo? Io ho la registrazione di quello che mi ha mostrato Ortensia; i nostri sistemi antintrusione hanno registrato tutto quello che è stato proiettato nel mio ufficio; tu hai un documento di quello che dici?”
“No; io so che lei è la donna giusta per te; lei è stata diplomatica, ma già avevo intuito che ti stava dando lei l’amore che io non ho saputo darti; ti prego, rifletti un momento e non gettare con l’acqua sporca anche il bambino … “
“Quale bambino? Quello che ti sei rifiutata di fare fino a non poterlo avere più e che lei mi darà prima che divorziamo?”
“Oh, mio dio, anche il figlio; perché mi massacri?”
“Tu cosa hai fatto?”
“Ho fatto solo sesso, brutale, vergognoso, ignobile, tutto quello che vuoi ma solo sesso … “
“Già, fino a propormi immacolato un ano che ti eri fatta sfondare da una grossa mazza … “
“Dio, anche quel video hai visionato?”
“Per una volta, sii saggia; devi andare per la tua strada, con i falli che vuoi; con me hai chiuso; se ti opponi e resisti ti giuro su quanto ho di più caro che spenderò ogni mia energia, anche la più piccola, per vederti distrutta; lo sai che non vengo meno alle promesse; e questo è un giuramento.”
“Va bene; allora preparati a farmi male, se ci riesci; perché io te ne farò, stai attento …. !”
L’ultima sfida mi inferocisce; parlo al mio avvocato e gli chiedo cosa posso fare per fare davvero male alla mia ex; uno dei ragazzi dello staff suggerisce che pubblicare un video del tradimento può testimoniare che mi ha umiliato e danneggiato; il titolare fa osservare che si può risalire al responsabile della pubblicazione e accusarlo di violazione della privacy; il giovane, più smaliziato nel campo, mi chiede se lei ha un portatile personale e se ho i dati per l’accesso.
Gli dico che il tablet è certamente intestato a lei e che da qualche parte mi ha fatto segnare i dati di accesso, per un’occasione in cui doveva lasciarlo in revisione; mi dimostra che con un poco di malizia può lanciare i video e farli risultare partiti dal tablet di lei; la mia immagine di cornuto ne esce dichiarata, ma lei si espone al rischio di avermi umiliato su larga scala e rischia anche professionalmente; autorizzo l’operazione e in due minuti in rete ci sono due video, uno di lei e uno della cugina.
I video diventano immediatamente virali e in poche ore tutta la città è informata che due professoresse del liceo sono state riprese a copulare, una addirittura fuori del matrimonio; lo scandalo è inevitabile e sono additato immediatamente come cornuto; Loredana mi rimprovera la bassezza di avere esposto in piazza le corna solo per offendere mia moglie; le faccio osservare che è stata lei a promettermi di farmi male; la rassicuro anche sulle responsabilità della pubblicazione.
Due giorni dopo la questione esplode; lei e sua cugina sono state segnalate e punite col trasferimento d’ufficio in sede disagiata, in Calabria per ironia della sorte; nel mio ufficio si presentano due ufficiali della Polizia Postale, perché mia moglie mi ha denunciato di violazione della privacy per diffusione di materiale offensivo custodito nei loro computer; la mossa era prevista e il mio legale fa presente che il computer in cui sono custoditi i video è quello della denunciante e protetto da password.
Invita quindi gli inquirenti a verificare la provenienza della pubblicazione; bastano pochi minuti ai poliziotti per accertare che sono stati lanciati proprio dal tablet di Maria e che io sono estraneo alla faccenda; vanno via scusandosi; mossa successiva altrettanto prevista, è la richiesta di Giancarlo di incontrarmi nello studio del mio legale, che mi suggerisce di accettare per non manifestare rancore; accetto che ci sia anche la mia ormai ex moglie; Maria mi chiede da chi ho avuto i video.
“Non ha detto nessuno che li ho avuti; ti ho detto che qualcuno me li ha fatti vedere, forse per umiliarmi come hai fatto per cinque anni; evidentemente non è solo a te che da fastidio il mio successo … “
“Ortensia giura che non te li ha mostrati; ed è l’unica ad averli … “
“Avvocati, annotate che la mia ex moglie, che giura di amarmi, da fiducia a sua cugina e si rifiuta di credere alla mia parola, proprio come una moglie innamorata fa normalmente … “
“Maria, ti avevo pregato di rimanere zitta e di parlare solo se eri certa di quel che dicevi … “
“Ma solo loro possono essere stati e Ortensia è mia fedelissima amica … “
“ … che non ha esitato a venirmi a proporre in diretta la tua copula con l’ultimo amante e a chiamarvi in video per distruggere il matrimonio, come tu hai detto, ed è registrato nel servizio antintrusione dell’ufficio … “
“Perché lo avrei fatto?”
“Avvocato, la signora le ha per caso dichiarato il motivo per cui mi ha riempito di corna per anni?”
“Per umiliarti, per farti abbassare la cresta … “
“Avvocato, io parlo sempre a lei ma pare che la sua assistita preferisca rispondere personalmente. Ricordate l’ultima frase pronunciata dalla sua assistita? ‘io te ne farò, di male; stai attento’; se ricordate questa frase, va da se che pur di offendermi avrebbe anche potuto rischiare il posto; lo avrebbe fatto per umiliarmi; io credo che l’ipotesi sia la più praticabile; ‘muoia Sansone con tutti i Filistei’; nella speranza di farmi del male è rimasta sotto le rovine del tempio … “
“Caro collega, se la frase è stata pronunciata, l’ipotesi regge; forse è stata proprio la tua assistita, per danneggiare il marito, a farsi del male … “
“Cosa proponi?”
“Separazione consensuale, fine delle ostilità, ognuno per se e Dio per tutti.”
“Collega, sai bene che nessun giudice sentenzia una separazione e il successivo divorzio senza concedere un compenso per dieci anni di vita in comune … “
“Di cui cinque con corna documentate, con offese sanguinose e con dichiarazioni di disamore per un marito che era solo un bancomat per fare una vita più agiata; ricordati che ci sono le ricevute degli hotel di lusso, mentre la signora doveva essere in viaggio di studio con scolaresche; quella è una frode, visto che riceveva amanti, in quegli hotel.”
“Queste cose deve dimostrarle in tribunale, davanti a un giudice; caro ingegnere, le ci vorranno alcuni anni con le obiezioni che porremo, per liberarsi di un matrimonio che le risulta scomodo e che vorrebbe liquidare con un calcio.”
“Non abbiamo nessuna urgenza di concludere; abbiamo presentato istanza di legalizzazione di un separazione di fatto che esiste già; il mio amico ingegnere andrà a vivere con la sua nuova compagna e la sua rappresentata andrà a farsi almeno un annetto di destinazione coatta in una località dove forse le fedifraghe non sono viste di buon occhio; sa, internet, e specialmente i siti pruriginosi, arriva dappertutto; sarà preceduta dalla fama delle sue ‘bravate’.
Se Maria vuole la guerra, dovrà difendersi su diversi fronti; e quello dell’ex marito non è il più duro, forse; io, da amico e non da avvocato, posso solo suggerire di ridurre i danni; le colpe sono lampanti; le speranze di conciliazione non esistono, vista la tigna di lei a cui lui sta rispondendo con altrettanto orgoglio; prima di presentare esposti per opporvi alla richiesta di separazione legale, fate bene i vostri conti, perché potrebbero risultare salati.”
Lo scontro si conclude lì, senza vincitori né vinti ma con due contendenti più nemici ed agguerriti che mai; come sempre avviene, il grande amore che ci aveva uniti in gioventù si è trasformato in rancore distruttivo, in odio profondo e non perdiamo occasioni per punzecchiarci, anche in pubblico, pur di gettare fango sull’altro; Maria risulta pericolosamente feroce e cerca di seminare in tutti gli ambienti zizzania contro di me definendomi omosessuale, impotente, cuckold ed altre amenità.
Io sono tenuto a freno da Loredana che cerca di coinvolgermi quanto più le è possibile nell’allestimento del nostro appartamento che è stato acquistato e che viene ammobiliato con estremo buongusto; ormai è il nostro ‘nido d’amore’ dove viviamo giorni intensi e ricchi di fascinosi accoppiamenti; ci scopriamo molto caldi a letto e non lesiniamo niente per dare sfogo ai desideri più segreti; paradossalmente il rincorrersi delle voci malevoli messe in giro da Maria diventa uno stimolo sessuale.
Come ci eravamo ripromessi, la prima cosa che facciamo, quando per la prima volta dormiamo nella camera del nuovo appartamento, è stabilire che in quell’occasione proverò quella che non è una verginità anale in senso letterale, ma un modo per avvicinarci ancora di più, perché ci prepariamo a farlo come se davvero fossimo entrambi alla prima esperienza; durante i preliminari, che, come amiamo, sono lunghi e laboriosi, mi chino a leccare da dietro lei che sta carponi sul letto.
Passo la lingua a larghe leccate su tutto il sesso, dal clitoride all’osso sacro, e affondo con gusto nella vagina e nell’ano; non è solo un’impressione, la mia; quel buco non viene violato da molto tempo e non ha subito assalti di grande significato; per una situazione assai più deteriorata, avevo accettato il giuramento di Maria che me lo spacciava per vergine; solo dopo cinque anni ho scoperto che non solo era stato sfondato ma che era diventato un traforo per tir.
Forse anche sulla spinta di questo ricordo, mi dedico a quell’ano con tutta la dolcezza che si può riservare ad un oggetto amato, prezioso e delicato; lecco e titillo con appassionata cura e lo sento vibrare sulla lingua come un fiore che apre e chiude la corolla; desidero averlo io, adesso, penetrarlo dolcemente e sentire quelle vibrazioni sull’asta; ma non ho nessuna intenzione di lasciarla a guardare il lenzuolo mentre ci offriamo un altro gesto d’amore.
Gliene parlo e mi propone, per agilità di penetrazione, di violarla da dietro; sa che è più doloroso uscire che entrare, ma mi propone lei stessa che, dopo avere ‘aperto la strada’ alla penetrazione io la possegga vis a vis per seguire insieme le fasi dell’amore; ha già provveduto a dotarsi di un gel lubrificante decantato come ‘miracoloso’ e me lo porge perché prepari il retto a ricevere la mia mazza; ungo interamente il canale rettale e l’ano, passo abbondantemente il gel sulla mazza e accosto il sesso.
Non incontro difficoltà a penetrarla; mi ferma una sola volta quando la cappella forza lo sfintere e poi, con una leggera spinta indietro dei lombi, si penetra fino ai testicoli; mi ferma trattenendomi per le natiche e sento che attiva i muscoli per adattare il condotto all’ingombro nuovo, per lei; allungo le mani a prendere il seno e le titillo i capezzoli; il ventre vibra e titilla il sesso; mi spinge lentamente fuori, si rovescia sul letto e si offre scosciata; appoggia la cappella e rientro senza problemi in lei.
Ci guardiamo negli occhi che si comunicano amore; le prendo i seni e titillo i capezzoli; mi attira per un attimo e mi bacia sussurrandomi a fior di labbra ‘ti amo’; comincio a cavalcarla dolcemente; accentua lei stessa il movimento perché vuole sentirsi presa e possedere al tempo stesso la mia virilità; sento di essere in paradiso, con un angelo tutto mio; l’orgasmo arriva quasi a tradimento, per tutti e due, e le scarico nel corpo tutto il desiderio, tutta la voglia, tutto lo stupido amore di un ragazzino.
Ci rilassiamo e ci sdraiamo; sappiamo che la notte sarà lunga e tutta di sesso e di amore; come sempre, la mia efficiente segreteria non perde di vista la realtà, anche in un orgasmo da morirci; visto che ci andiamo adattando l’uno all’altra, la casa dovrà essere il segno della nostra armonia; ma vuole un figlio; il gap generazionale, coi miei 40 e i suoi 35 anni, è già forte; se aspetta ancora, perde la possibilità di una maternità sicura e controllata.
“Alla fine del ciclo, non prenderò più la pillola; dovrai aiutarmi a trovare altre soluzioni; hai visto che l’ingresso posteriore ti aspetta con amore, sempre; non sarei mai stanca di ingoiare te e il tuo seme; per un mese dovremo concludere così, perché non è prudente una maternità subito dopo avere assunto per anni la pillola; passato l’altro ciclo, potremo ‘avviare i lavori’ perché io in estate possa essere incinta di te; ma il figlio sarà sempre soprattutto mio.
Non voglio mettere in dubbio la tua paternità; sarai sempre suo padre e il mio compagno; se però un giorno dovessi perdere il tuo amore, mio figlio verrà con me e sarà il mio amore infinito, il sostegno per la vecchiaia, il mio compagno inossidabile. Ti è tutto chiaro, amore?”
“Se ti innamorerai di uno più bello e più giovane di me, arriverò a farti ammazzare per tenermi nostro figlio; io non ti lascio nemmeno se mi uccidono; ti tormenterei nei sogni; stiamo decidendo di vivere insieme e di dare vita a una famiglia, spazio a un’altra persona che sarà mia e tua, rappresenterà l’altro per ciascuno di noi. Non accennare mai più a rotture o separazioni; una mi basta; se mi trovassi nella situazione che mi fa vivere Maria, stai certa che non andresti in tribunale, ma al cimitero.”
Le professoresse lussuriose ed esposte al pubblico giudizio sono state trasferite d’ufficio e destinate in Calabria con sedi punitive diverse, ma non lontane; debbono raggiungerle dal settembre successivo, ad inizio di anno scolastico; vivono con una certa difficoltà il periodo di tempo che intercorre tra l’esplosione del caso e la fine dell’anno scolastico, esposte alla condanna esplicita delle colleghe che le vorrebbero subito espulse e alle proposte ambigue con cui i colleghi si fanno avanti.
Neanche nelle classi possono andare sicure, perché gli studenti, abituali frequentatori di certi siti e al corrente quindi di quanto hanno fatto, non lesinano battute, richieste oscene, commenti aspri ed insomma rendono la loro vita impossibile; il dirigente è costretto ad assegnarle a funzioni marginarli e ad invitarle a sfruttare tutte le possibilità che hanno di stare il più lontane possibile dall’Istituto; una sorta di ‘dagli all’appestato’ le emargina e rende loro la vita difficile.
Con una decisione che ai più sembrerebbe almeno azzardata, ma che per la loro tigna si propone come il gesto di forza più eroico possibile, scelgono di andare a fare vacanza in Calabria, in un villaggio equidistante dalle destinazioni, forse per familiarizzare con l’ambiente di gozzoviglie prossime venture; intanto l’avvocato presenta gli esposti per opporsi alla richiesta di separazione legale e cerca di allungare i tempi per ottenere benefici.
Il destino, che è spesso definito perfido, ironico, crudele, a seconda delle situazioni e dei protagonisti, anche in quell’occasione si diverte a giocare con le nostre vite; proprio mentre infuria la guerra tra me e la mia ormai ex moglie, mi arriva la proposta più ghiotta e straordinaria che potessi desiderare; una società internazionale mi incarica delle indagini preliminari per una bretella che unisca l’entroterra calabro alla zona costiera della statale e dell’autostrada.
E’ un incarico di grande responsabilità ed altamente remunerato, decidere il tracciato migliore; sono in molti ad avvertirmi che una nuova strada cambia il destino di un territorio; che il profilo che devo tracciare insiste su terreni sui quali dominano le diverse ‘famiglie’ e che sarà un problema evitare condizionamenti; l’importanza della sfida mi induce a maggior ragione ad accettare l’incarico; la fiducia di Lory e il suo invito ad affidarmi alla mia onestà nelle scelte, mi sono fondamentali.
La sede operativa della società committente è in una cittadina turistica assai rinomata, dove cinque anni prima abbiamo trascorso le fatidiche vacanze, io e mia moglie; ci vado, per una ricognizione sul territorio, e mi sistemo in un elegante albergo sulla strada costiera, a breve istanza dal villaggio dove Maria ha consumato il suo primo adulterio, almeno il primo documentato nei video di cui sono entrato in possesso.
Arrivo in mattinata presto, con un volo diretto, e mi sistemo in albergo; faccio un veloce giro nel territorio per rendermi conto della realtà e vado a pranzare, per una sorta di pellegrinaggio laico, nel ristorante del villaggio turistico dove ricordo di avere mangiato assai bene; anche se la direzione è cambiata, il livello è rimasto lo stesso; mi accingo a rientrare in albergo per riposare, quando mi rendo conto che il destino mi ha giocato un altro scherzo inaspettato.
Le due ‘cugine terribili’ hanno scelto, per la loro vacanza in Calabria, proprio quel villaggio; forse anche la mia ex moglie ha deciso una ‘rimpatriata’ ed ha convinto Ortensia a fermarsi proprio lì; le vedo andare verso la fila dei bungalow accompagnate da due giovani ‘bronzi calabresi’ di grande fascino e dalla figura aitante e salda che lascia intuire una buona dotazione ed esperienza da vendere nell’accalappiare signore vogliose.
Mi trovo a seguire la mia ex quasi con la libidinosa voglia di vederla all’opera; per fortuna, i bungalow hanno finestre che affacciano sul retro e riesco a rintracciare quella dove Maria si è appartata col suo ‘ganzo’; entrano in camera che già si baciano e si palpano; devo riconoscere che il ragazzo, avrà avuto poco più di vent’anni, ci sa fare assai; le sue mani corrono sul corpo di lei stimolandole una voglia che conosco assai bene.
In un attimo le sfila l’inutile pareo che non copre niente e fa cadere il reggiseno del costume facendo esplodere letteralmente i seni superbi e carnali che pastrugna con sapienti movimenti per andare ad artigliare i capezzoli; dalle reazioni del viso di lei è chiaro che la sta facendo godere molto; una sua mano è già sul sesso, dentro il pantaloncino, e tira fuori una sberla oltre i venti centimetri che prende a manipolare con una sapienza che non le ho mai visto usare.
Siede sul letto, abbassa il pantaloncino e imbocca la mazza; la lecca a lungo e con gusto, dai testicoli al meato urinario; impiega un tempo interminabile ad attraversare tutta la dimensione, mentre una mano freneticamente si agita nella vulva alla ricerca del suo piacere; verifico, e riprendo anche col telefonino, almeno due orgasmi forti, mentre succhia con gusto mai visto la mazza che infila tutta in gola fino a sfiorare con le labbra il pelo pubico di lui.
E’ in gamba, il giovane amante; la spinge schienata sul letto e si inginocchia fra le sue gambe; da il via ad un cunnilinguo stratosferico; sento i gemiti di lei e gli urli ad ogni orgasmo violento, tanti che smetto di contarli; dopo avere leccato l’ennesimo squirt che lei gli ha sparato sul viso, la fa girare carponi sul letto e, in piedi accanto al bordo, la infila a pecorina in vagina; lei lo incita, con gli occhi fuori dalle orbite, a spingere sempre più dentro la nodosa mazza che accoglie con libidine estrema.
Il partner sfila l’asta alla vagina e appoggia la cappella all’ano, senza lubrificazione; lei non batte ciglio ed accoglie la mazza nel retto finché i testicoli le picchiano sulla vulva; tra lui che spinge a morte contro il sedere e lei che gli urla di romperle tutto, non è facile stabilire chi copuli con chi; quando lui, con un urlo, si stringe col ventre contro le natiche di lei, si capisce con chiarezza che ha avuto un lungo orgasmo; gli spruzzi stimolano quelli di lei che urla ad ogni godimento.
Si distendono sul letto quasi per riposare, quando la porta si apre e lascia entrare l’altro giovanotto, che evidentemente fino a quel momento ha copulato con Ortensia; basta un cenno e si danno il cambio; il nuovo venuto sembra alquanto più delicato; monta sul letto e si distende subito sopra la mia ex, succhiandole i capezzoli e ravanando con una mano in vagina; lei si abbandona golosa al nuovo piacere e se lo tira addosso, afferra la verga e la porta alla vulva.
Il nuovo venuto la possiede immediatamente alla missionaria e vedo le mani di lei artigliare la schiena, fino a graffiarla nell’empito del piacere; il ragazzo è molto resistente e la pompa per una mezz’oretta senza eiaculare; quando si stacca sfilandosi dall’utero, lei prende a baciarlo su tutto il corpo, quasi con amore, ma sicuramente con una passione infinita; vanno avanti per più di un’ora e lui la possiede in tutti i buchi.
Stanco e nauseato dallo spettacolo, mi allontano, faccio il giro e mi vado a sedere su una sdraio di fronte al bungalow; quando i quattro escono, vedo Maria sbiancare.
“Gigi, che ci fai qui?”
Non le rispondo in aperto disprezzo.
“Allora, mi dici che cavolo ci fai qui?”
Mi rivolgo al ragazzo che l’ha posseduta per ultimo.
“Dica alla signora che la legge ci vieta di parlare, perché siamo in regime di separazione di fatto e in attesa della legalizzazione; la avverta che ho filmato la sua performance e che ora sarà anche più semplice divorziare.”
“Scusa, ma tu chi diavolo sei?”
“E’ il mio ex marito; non so cosa ci faccia qui … “
“Faccio il mio lavoro … “
“Spiarmi mentre copulo?”
“Dica alla signora che se mi rivolge ancora la parola, dovrà renderne conto al giudice …. “
“Allora te lo chiedo io, che non sono tua moglie. Perché ci spiavi?”
“Oh, la carissima Ortensia, le gemelle del sesso inseparabili. Io qui ci lavoro; se la sua apertissima cuginetta avesse mai avuto il buonsenso di occuparsi della casa, saprebbe che faccio l’ingegnere e che sono qui per la nuova bretella tra l’hinterland e la costa; delle vostre copule non me ne frega niente; l’utero è vostro e, a quel che mi risulta, lo gestite con moltissimi soci, quando, dove e come vi pare; non è un problema mio, ma l’avvocato saprà come usare questi eventi … “
Le lascio alle loro considerazioni e vado via; passo il pomeriggio ad incontrare persone; per la cena, decido di andare allo stesso ristorante, per la bontà del cibo, ma anche perché ho la sensazione che le avrei trovate ancora lì; cosa che puntualmente avviene; quando se ne accorge, il giovane amante di lei viene verso di me con aria aggressiva.
“Si può sapere che ci fai qui?”
“L’ingegnere è un nostro caro amico; è qui per i lavori alla bretella autostradale; la signora è la sua ex mogie; tu sparisci e aspettati quello che compete agli imbecilli che offendono gli amici.”
Ha parlato un tale sulla cinquantina comparso quasi dal nulla.
“Ragioniere, mi creda, io non sapevo; … ho visto una bella tardona, mi ha chiesto di fare sesso e non mi sono tirato indietro; … non volevo offendere nessuno, tanto meno le persone protette dalla famiglia … “
“Prega Iddio che ti conservi ancora il sesso; ho paura che pagherai cara la tu ignoranza … Ingegnere, sono il suo interlocutore per la faccenda dei lavori, ragioniere Bonaiuta, capo dell’ufficio amministrativo; sono a sua disposizione per la ricognizione che deve fare … “
Maria è allibita.
“Che diavolo significa tutto questo? Da quando hai amici in Calabria? Che storia è questa, della bretella?”
“Signora, per essere una professoressa, lei pecca molto sul piano della morale; ma le manca anche un poco di intuizione; non si deve essere casti né particolarmente intelligenti per capire che l’ingegnere suo marito in primo luogo non può rivolgerle la parola; che neppure lei dovrebbe farlo, visto che siete in tribunale per la separazione; che è qui per un lavoro adeguato alla sua qualità professionale, di cui lei evidentemente non si rende conto; che sarà una realizzazione di grande utilità al territorio e che molte persone influenti gli sono grate per quello che fa.”
“Mio dio, tu fai tutto questo?”
“Signora, ma da dove crede che piovano i soldi che lei sciupa in lusso e in amanti prezzolati? Dagli alberi? Il lavoro che il suo ex marito sta facendo frutta molto, ma è innanzitutto socialmente fondamentale e lo rende una persona di tutto rispetto; se lei sapesse cosa significa il rispetto in Calabria, non avrebbe commesso tutte le castronerie che sta accumulando per meritarsi una punizione terribile.”
“Maria, andiamocene; qui la situazione si fa delicata e pericolosa; l’hai fatta grossa anche stavolta. Perché hai voluto trascinarmi proprio qui? Il discorso di questo signore è ambiguo e mi fa temere per l’anno che dobbiamo trascorrere qui; ti rendi conto che abbiamo offeso un amico dei potenti del territorio?”
“Ti ricordi per caso chi ha innescato questo terremoto? Chi ha voluto dargli le prove del mio adulterio? Chi ha istigato tutte le cattiverie che gli ho combinato? Chi diceva che avrei vinto, alla distanza? Adesso sei ancora sicura del nostro trionfo?”
“No; mai avrei pensato ad una serie così maledetta di coincidenze, la Calabria, il villaggio turistico, la bretella autostradale … Parla con l’avvocato e cerca una scappatoia o qui finiamo male … “
Il ragioniere è di parola e mi accompagna nella ricognizione; lo avverto che non mi sarei fatto condizionare nella scelta; mi dice di agire secondo coscienza; ma sa già che la mia scelta sarebbe stata favorevole alla sua famiglia che controlla la zona abitata dove sarebbe passata la bretella risparmiando quella, più a monte, dove avrebbe distrutto boschi secolari; gli chiedo di ignorare l’arroganza del ragazzo e delle donne, ma commenta che le scelte non le fa né lui né io; competono ad altri.
Lascio al loro destino le due donne, che per la prima volta tremano all’idea di affrontare un territorio minato senza appoggi; appena rientro a casa, il mio legale mi avverte che mi è stato chiesto un nuovo incontro con l’avvocato della controparte; stavolta sono ancora più duro con Giancarlo, mio amico un tempo ed ora legale della mia ex; lo avverto che continua la vita sregolata di Maria e lo invito a chiudere la partita al più presto.
Sa che ho sorpreso lei con un nuovo giovane amante in situazioni scabrose, ma afferma anche che ci sono state larvate minacce contro di lei; mi chiede di intervenire a tutelarla; lo accuso di prestare fede a vaneggiamenti di una prostituta che passa le giornate a cercare sesso violento e che si inventa complotti mentre è lei che briga per fare quanto male può; lo invito a starmi lontano e a non tentare più nessun contatto se non quelli obbligatori per legge.
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E’ passato l’intero anno scolastico; io e Loredana viviamo insieme nella nostra casa e lei ha partorito il figlio che abbiamo voluto con tutto il nostro amore; c’è comunque nell’ambiente che frequentiamo una certa animosità nei miei confronti, in parte per l’invidia nemmeno nascosta contro il successo della progettazione e contro l’avvio dei lavori per la bretella stradale; in parte, perché alcune amiche della mia ex moglie hanno raccolto da lei notevoli lamentele per la difficoltà di un ambiente ostile.
Non è successo niente di concreto, in realtà; ma l’atteggiamento del personale scolastico, del corpo docente, degli studenti e persino della popolazione è tale da metterle continuamente in imbarazzo con riferimenti assidui ai motivi che le hanno portate in quelle scuole; come sempre, mi accusa di fomentare l’odio contro di lei; riesce addirittura a rendere credibili le sue lacrime, specialmente ad alcune amiche fidate, quelle che hanno scheletri nell’armadio.
Ma soprattutto ha fatto scalpore, ed è stato oggetto della massime lamentele di Maria, la notizia che, uno per uno, tutti gli amanti, coi quali lei ha costruito il palco di corna contro di me, sono stati vittime di sanguinose aggressioni che li hanno ridotti piuttosto male; l’opinione dominante è che io abbia rapporti con gente di malaffare che ha perpetrato una vendetta contro chi mi ha offeso; l’unica volta che uno stupido lo dice ad alta voce, il padrone di casa, giudice, lo sbatte fuori perché calunniatore.
Cerca di parlarmene, in un salotto, con tono ipocritamente amichevole, il legale della mia ex; gli suggerisco di consigliare alla sua cliente che non c’è nessuna mia vendetta ma che la decisione è del potere alternativo, forte sul territorio di punire certi gesti contrari alla sua etica; contro quella scelta nessuno può fare niente; la reazione di Maria è di quelle che producono frane inarrestabili; pochi giorni dopo, il ragioniere mi avverte che è diventata amica di uno della famiglia avversaria.
Sono costretto ad avvertirlo che certamente cercherà di tentare qualcosa contro di me e, quindi, contro il mio lavoro in Calabria; mi chiede come deve comportarsi.
“Caro ragioniere, io sono ingegnere e progetto strade; lei deve far quadrare i conti; li saldi come ritiene opportuno e presenti i bilanci a chi controlla.”
Il ciclone comincia presto, con un assalto ad un cantiere della bretella, che avvia la lotta sul territorio; se ne discute amenamente in un salotto in cui sono stato ‘costretto’ a rendere omaggio ai padroni di casa; il più caustico è il mio ex amico avvocato che non lesina aspri commenti alle condizioni del territorio dove le faide sono pane quotidiano; si dichiara convinto che si tratta di una lotta tra famiglie e non di una lotta ‘ad personam’; il riferimento a Maria è chiaro.
“Egregio avvocato, se è una lotta per il controllo del territorio, i problemi sono interni e non ci toccano; se è un attacco personale, ricordi che le faide non risparmiano nessuno, familiari, amici, protettori e conoscenti; io mi auguro che sia una lotta di potere e si chiuda in poco tempo; se sono entrati in gioco gli odi personali, la faida sarà vasta, pericolosa e raggiungerà persone e luoghi che non immaginiamo.”
Mi guarda impressionato; sa che Maria ha simpatia per la famiglia ostile a me e che la guerra mira a distruggere me e il mio lavoro; solo adesso capisce che le diramazioni delle ‘ndrine possono arrivare alla nostra città e che, in una faida personale, lui non sarebbe esente da pericoli; mi guarda spaventato, non sa cosa dire e cerca di avvicinarmi, forse per ottenere più informazioni; mi fiondo nella marea di commenti a vanvera e lo ignoro.
Ormai lo sviluppo della vicenda della strada da me progettata ha affascinato tutta la cerchia dei conoscenti; ogni giorno arrivano notizie fresche di commenti che vengono soprattutto da Maria e da Ortensia; la mia ex moglie fa sapere con gioia che i lavori sono stati fermati perché gli operai sono stati minacciati; la costruzione della strada sembra bloccata e lei si aspetta che venga rimesso in discussione il progetto; l’amica informata gode anche lei a dire che forse non ne sarò più autore.
Giancarlo ne approfitta per prendermi in disparte e farmi sapere che ha abbandonato la difesa della mia ex moglie; sa per certo che a guidare l’azione contro la strada è un uomo che lei ammira e che, dietro la lotta di potere, si cela anche un suo desiderio di vendetta; teme che, in una riscossa della famiglia Bonaiuta, lui possa essere travolto dalla vendetta; per questo, ha mollato l’incarico e spera, se la situazione dovesse precipitare, in un mio intervento per non essere messo nel libro nero.
Non so cosa rispondergli, perché davvero non ho nessuna notizia né idea; l’unica cosa che potrei contestargli è la tenacia con cui ha difeso il libertinaggio di Maria; mi rendo conto però che cercava il fare il suo mestiere al meglio; ora che la questione è ben altra da corna e divorzio, capisco che la paura lo prenda e che sia travolto anche lui dagli eccessi e dagli equivoci di interpretazione dell’idea di libertà che hanno mosso la mia ex; ma non posso aiutare né lui né la sua ex cliente.
La prima aggressione viene assorbita e i Bonaiuta fanno riaprire i cantieri e riprendere i lavori con la protezione di un autentico esercito privato; ma la convinzione che l’assalto iniziale troverà una risposta forte e decisa è nella testa di tutti e si resta, da spettatori, ad attendere gli sviluppi, che purtroppo non tardano; un attentato proditorio coglie di sorpresa alcuni familiari dei Tartaglione e la prima strage conta tre morti; tutti sanno che è solo l’inizio, che quella strada si costruirà sul sangue.
Ben presto, infatti, il sangue comincia a scorrere e Maria ha decisamente paura; la sua posizione ambigua, di ex mia moglie, per una famiglia, e di simpatizzante degli avversari, per l’altra, la pone perennemente tra due fuochi; continua a tempestare di telefonate Giancarlo implorandolo e supplicando di convincermi a tirarla fuori dalle rogne, in qualunque modo possibile; lui cerca di evitare il cedimento totale, ma alla fine è costretto, anche dalle pressioni degli amici, a parlarmi.
Furbescamente, lo fa a casa nostra, davanti a Loredana, certo che, come puntualmente avviene, lei sia assai più bendisposta nei confronti di quella che non sente più come avversaria ma solo come un’amica in difficoltà; è la mia compagna infatti a chiedermi di usare tutto il mio prestigio presso certi personaggi per fare in modo che le due amiche, Ortensia e Maria, possano prendere un aereo che le riporti a casa; Giancarlo si inventerà l’iter burocratico per metterle in congedo per tutto l’anno.
Le cose procedono per il meglio; le due professoresse vengono fatte venire via, con la benedizione della famiglia dominante, e sono presto a casa; una richiesta di aspettativa per aggiornamenti le terrà lontane dal servizio per un altro anno; poi l’avvocato brigherà per ottenere il trasferimento alla sede iniziale, vale a dire il liceo cittadino; si pongono non pochi problemi strategici perché Ortensia ha mantenuto l’appartamento che abitava prima della partenza, ma Maria non ha un alloggio.
Loredana mi prende in disparte e mi ‘obbliga’ a mettere a disposizione della mia ex moglie il suo miniappartamento, almeno finché non trovi una sistemazione dignitosa; adattandosi agli spazi ridotti, potrà avere una vita per lo meno accettabile; continuando a fare la buona samaritana, la mia compagna fa presente che l’aspettativa a stipendio zero mette in grave difficoltà la mia ex e che qualunque giudice mi imporrebbe di mantenerla per la conclamata impossibilità di provvedere a se stessa.
Sono rabbioso con tutte e due, l’una perché la sua mentalità contorta e distorta scarica su di me errori infantili; l’altra, perché la sua eccessiva bontà mi impone di accettare corna e conseguenze senza poter nemmeno muovere un rimprovero; per Loredana, quelli che la coscienza impone a Maria sono abbastanza pesanti per punirla adeguatamente; non posso dimostrare il contrario e devo accettare il suo punto di vista.
Siamo in qualche modo alla ‘resa dei conti’, lunghi e salati, per tutto quello che in poco più di un anno è successo, ma che ha radici antiche; mentre io e Loredana siamo totalmente presi dal bambino e dalle sue necessità, Maria se ne sta seduta al tavolo di cucina, meditando forse sugli errori commessi; la ‘sparata’ ci coglie decisamente alla sprovvista.
“Che mi rispondereste se vi proponessi di tenermi qui, nella casa che ora è vostra? Loredana potrebbe riprendere il suo posto al lavoro, se ci fossi io ad occuparmi del bambino … Lo so che sto dicendo una delle mie assurdità, ma molte cose sono successe che hanno cambiato le prospettive; oggi so che devo affidarmi a qualcuno; e più di voi non riesco a vedere amici sinceri e affidabili; non inciderà sulla pratica di separazione e di divorzio. Mi adottereste, in pratica?”
Io sono decisamente sconvolto da un tanto repentino cambio di atteggiamento; Loredana invece sembra quasi assentire; non riesco ad articolare parola, tanto mi ha spiazzato la proposta; non so se considerarla un’altra follia della mia ex, che non ne ha fatto poche da quando la conosco; se temere che sia anche questo un tentativo per colpirmi alle spalle e farmi ancora del male, addirittura negli affetti più cari; o se considerarla sul serio una richiesta di aiuto.
Loredana non ha dubbi e parte subito all’approfondimento; chiede a Maria cosa sia successo per farle cambiare di colpo atteggiamento; lei le spiega che la morte vista così da vicino col terrore di rimanere uccisa, l’odore del sangue, le esplosioni, tutto quello che ha vissuto negli ultimi mesi di soggiorno in Calabria l’hanno profondamente scossa ed ha rivisto tutta la sua vita; quello che un tempo le appariva da sogno, ora è una quotidianità serena , equilibrata, di affetti e di dolcezza.
In un lampo, si è resa conto di avere sprecato tutta una vita, persa dietro un’idea di libertà che si è rivelata libertinaggio, immoralità, perversione; ha capito di colpo che l’amore è stato il grande assente della sua vita; neanche di me è stata mai veramente innamorata, io sono stato il ‘partito sicuro’, l’uomo che poteva garantirle sicurezza economica e, quindi, anche autonomia e possibilità di disporre di se stessa.
La rivelazione in parte mi sconvolge; esasperato, le chiedo che cosa voglia adesso da me, dopo le mortificazioni impostemi, compresa quest’ultima rivelazione.
“Gigi, se ce la fai, perdonami; le mie colpe sono state quelle di una ragazza senza personalità che si è attaccata a suggerimenti esterni per costruirsi una vita di eccessi e di imbecillità; dopo avere sfiorato la morte, sento il bisogno di sentire intorno a me qualcosa di vivo, di autentico, di pulito; voi siete tutto questo, tu la tua compagna e vostro figlio, una famiglia vera, strutturata, senza bisogno di certificati; ti chiedo solo di lasciarmi sfiorare questo cerchio magico, di stare ad ammirarvi.
“Guarda che la vita non è una recita; non sono disposto ad esibirmi per una ragazzina spaesata … “
“Gigi, non bestemmiare; questa donna che hai vissuto per anni come compagna, con tutti gli equivoci che vuoi, per la prima volta parla chiaro e ti dice che cerca, innanzitutto, amicizia; io sono pronta a diventare davvero sua amica, se lei saprà ricambiare l’affetto con la stessa intensità; lei vuole recuperare l’amore materno, attraverso nostro figlio; io sono pronta ad affidarglielo, se saprà viverlo come suo e costruirsi un centro su cui far ruotare la sua vita.
Vi siete scannati abbastanza; è tempo di percorrere altre vie; non escludo che, tra le altre cose, impari anche a recuperare l’amore, spero non per te che sei mio ormai, e che possa ricostruire la felicità in cui si è agitata senza riuscire a coglierne il senso.”
“Gigi, non voglio rubare niente a nessuno; se non ti va di avermi tra i piedi, posso vivere nel mini che hai detto, ma vorrei avere la vostra amicizia e costruirmi l’amore di vostro figlio; ti costa tanto pazientare per vedere se funziona?”
“No; mi fa anche piacere l’idea che, almeno in parte e con ritardo, io possa avere tra i piedi la donna che avevo sognato ma che esisteva solo nei miei vaneggiamenti; spero solo che non me ne farai pentire; non avrei pietà, in quel caso!”
Hanno bussato e Loredana va ad aprire ad Ortensia che esordisce con la solita aggressività contro di me; la risposta di Maria spiazza tutti; un colpo violento sulla guancia con la borsa la sbatte giù dalla sedia.
“Troia, hai finito di plagiarmi; mi hai distrutto la vita, da quando eri una ragazzina traviata e mi svendevi ai tuoi compagni di bagordi imbonendomi con discorsi assurdi di libertà, fino alla realtà che volevi rendere mio marito schiavo alle tue perversioni come hai fatto col povero Giovanni che ha pagato tutto mentre tu te la sei cavata con la mia complicità; ho capito che sei ignobile e troia dentro, che hai perseguito il tuo desiderio di annientare la mia serenità e di avere Gigi ai tuoi piedi.
Adesso la misura è piena e ti giuro che, se non sparisci dalle nostre vite, quello che hanno fatto a Giovanni ti apparirà dolcissimo rispetto a quello che farò fare a te, a costo di prostituirmi ad uno di quei malavitosi che hai coccolato e raggirato come sai fare solo tu. Vattene e non comparire più sul nostro orizzonte o saranno guai per te.”
“Maria stai dicendo che è stata lei a plagiarti, da quando non ancora eri sposata con Gigi?”
“Sì, Lory; il mio problema è la mancanza di autostima; mi ha raggirato, concupito e costretta a fare le peggio cose per realizzare, attraverso di me, le sue perversioni; lei se ne stava a guardare mentre caproni amici suoi mi sfondavano, mentre mi comportavo da adultera con mio marito che mi aveva indotto a non amare perché troppo potente … basta, vattene vattene VATTENE!!!!!”
“Ortensia, esci da questa casa e non sfiorarla più nemmeno con lo sguardo; ho buoni amici, lo sai; sarò io a trasmettere l’ordine di fare quel che Maria ha minacciato; Lory, se credi che la tua amicizia può fare bene alla mia ex, io sono d’accordo; anche io imparerò ad esserti amico e a cancellare gli errori; se vuoi frequentare questa casa e prenderti cura di nostro figlio, sei la benvenuta; nonostante tutto, sei stata mia moglie per dieci anni e io ti amavo, sul serio, anche se tu mi hai fatto solo male.”
“Vi ringrazio; ci proverò e voglio riuscirci, stavolta; so di essere più forte di come mi comportavo; Lory, non cercherò mai di rubarti l’uomo che ami; ma se l’amore che non ho saputo cogliere saltasse fuori sarò l’amante clandestina, la terza donna, quella della terza piazza; non te la prendere; non è un membro di qualche centimetro a determinare il rapporto; sono ben altre cose l’intesa, l’amicizia, il rispetto e l’armonia; quelli ce l’hai e sono il vostro patrimonio vero.”
Ci pensiamo ancora, a quel pomeriggio a casa nostra, mentre, un anno dopo, il bambino annega nei giocattoli sparsi sul tappeto ai piedi del letto ed io mi devo barcamenare tra due donne amate ed eccitate che non mi danno requie; finora ce la faccio a tenere testa a due Erinni; ma più avanti negli anni?
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