“Accidenti che gran bella Milf” è la frase che a volte mi sento dire dopo aver incrociato la gente camminando per la strada.
Essere milf è apparire una donna sui 40; certo affascinante, piacente, in ordine con un po’ di trasgressione (basta un pantalone e una gonna con spacco a mezza coscia o una maglia con scollatura sufficiente a mostrare la rotondità del seno e la crana centrale) profumata, sensuale ed intrigante che ti fa bollire il sangue e i genitali appena la scorgi e che, come luogo comune, ha certamente da dare qualcosa in più: di darti e farti ogni cosa la tua immaginazione possa pensare e desiderare: da una semplice e lunga profonda sega a un bocchino con ingoio fatto con la dovuta devozione; dalla eccitante scopata alla pecorina, dove lei aspetta maliziosa la verga a labbra bagnate e spalancate alla donazione completa del suo umido e rodato sfintere impalato a dovere mentre lei ti guarda con espressione di piacere. O, per il gentil sesso, dal semplice bacio con la lingua ad una esasperante poppata di capezzoli e una intensa lappata di vagina o, al top, di una scopata incrociate una nell’altra vagina contro vagina clitoride a struscio contro clitoride. Si perché anche fra noi femmine c’è la libido e il desiderio di farsi le milf e scambiarsi i baci, le carezze e i palpeggiamenti ché, con dolcezza e la giusta violenza, a volte solo una donna ti sa dare.
Voglio premettere che si mi sento una bella donna alta 1 e 75 sempre in ordine e profumata e il mio corpo è decisamente piacente ma mai ostentato. Pelle chiara i capelli rosso Tiziano a media lunghezza lisci che cadono su un rigoglioso seno (non prorompente e volgare) ancora sodo sormontato da audaci capezzoli che, durante la stagione estiva, quando l’abbigliamento è più leggero, fanno capolino rendendo piacevole la vista dell’intero seno.
E anche vero che la milf è il sogno dei giovani, adolescenti e ventenni, che si sentono i promettenti stalloni del futuro e che vedono nella persona più matura quella capace di insegnargli qualcosa in più.
Così è successo anche per me. La ricerca della persona più matura ed esperta.
Certo la pratica e la grammatica sono due cose diverse ma visto che al liceo in italiano ero davvero brava e promettente il consultare riviste, vedere alcuni programmi, ascoltare i discorsi degli adulti (tutto debitamente di nascosto) e frequentare un gruppo di amiche di qualche anno più mature di me che di pratica ne facevano, o almeno così raccontavano, mi fu sufficiente quando, al momento che ritenni più opportuno, mi trovai nella situazione di mettere in pratica ciò che avevo imparato di “grammatica”.
Devo ammettere che frequentare le persone più mature di me mi ha sempre intrigato è tutt’ora mi piace.
Quando ero più giovane il mio aspetto fisico decisamente piacevole e intrigante da poter dimostrare qualche anno in più davo la dovuta soggezione così da poter pilotare ogni avance o rapporto come più preferivo.
Ricordo ancora quella volta che in discoteca, mentre stavo riposando un attimo bevendo un Gin Tonic, al banco mi si avvicinò un tipo; avrà avuto sui 35, 15 anni più di me. Beh che dire: era decisamente un bel tipo: alto, viso e capello curato, occhi azzurri e fisico asciutto quel tanto che basta.
“Posso offrire io?” Chiese nel chiaro tentativo di abbordare e di rimediare una scopata con la fresca e intrigante ventenne quale ero.
“Si perché no” risposi senza neanche girarmi.
Quando alzai il bicchiere col gesto di ringraziare lo fissai negli occhi: il suo sguardo era fisso su di me ed ebbi la netta sensazione che, se avesse potuto, mi avrebbe scopata seduta stante sul bancone davanti a tutti.
Lo guardai da cima a fondo.
Tanto era la sua voglia che il suo corpo palesava il suo desiderio: il sorriso da becco, il petto gonfio, le braccia leggermente flesse e le mani strette quasi a pugno. Lascio a voi immaginare che sorta di minchia ostentava dal pantalone bianco: anche il contorno della cappella era vergognosamente visibile; qualsiasi femmina ne avrebbe colto il sapore e la consistenza prendendolo in bocca e menandolo a dovere.
A raccontalo ora mi eccito ancora.
I miei amici mentre ballavano in mezzo alla pista avevano seguito la situazione incitandomi a concludere: Cinzia ballando simulava con la bocca il movimento della fellatio; Antonio, fingendo un trenino, strusciava il suo uccello sul didietro di Sabrina la quale, ancheggiando e buttando il culo indietro, sembrava gradire il massaggio rettale.
Certo che questo pezzo di Marcantonio non faceva una grinza (ancor meno il pantalone deformato sul davanti da quel cilindro di carne che gridava vendetta e voleva sfogare la sua esuberanza); era bellissimo, non c’era alcun dubbio, e ben dotato ma non mi intrigava, non mi eccitava.
La pochette nel taschino della giacca e il suo abbigliamento era comune, scontato da classico fighetto che va in discoteca a passarmi la serata e a rimediare figa. Anche il suo modo di muoversi e di porsi era scontato e per nulla coinvolgente.
Una cosa mi incuriosiva: vedere dal vivo le forme di quella minchia, sentirne l’odore e palparne la consistenza.
“Posso farti una domanda?”
“Certo” rispose lui convinto sempre più di avermi facilmente sua.
“Ma quella ciola è tutta roba vera?” Gli domandai fissando il pacco nel pantalone.
“Beh, provare per credere!”
A questa risposta, altrettanto squallida è scontata quanto tutto il resto, mi calò quel briciolo di libido che avrei potuto provare; ma non la curiosità e la voglia di divertirmi.
Era un merlo da prendere in giro e l’idea di spolparmi un uccello più maturo di me di 15 anni cominciava a prendermi.
“Ma scusa per chi mi hai preso? Non sono mica una di quelle”. Dissi per provocarlo.
“Ma no, cosa pensi? Volevo solo fare amicizia”
“E tu vuoi fare amicizia con me offrendomi un Gin Tonic? Mi hai preso per una scema?”
Sembrò imbarazzato e si mise sulle sue anche se il termometro della sua febbre, il cazzo tosto e dritto (una minchia così non l’avevo mai vista) manteneva le sue dimensioni imperiose sotto il mio sguardo fisso un po’ da puttanella che a quel punto volevo mostrarmi.
Lui allungò sul banco 50 Euro ed io, credendo che il gesto fosse rivolto a me dissi “Ti costerò più cara tesoro, seguimi”.
Diedi uno sguardo di intesa a Cinzia e mi incamminai.
Il maschio arrapato mi seguiva come un cagnolino e io sculettavo dandogli la vista delle mie sode natiche appena vestite da fusó bianchi: attillati e trasparenti da sembrare nuda e con la cucitura che mi correva nella crana del culo dividendomi le natiche: davanti erano evidenti le carnose labbra della vagina e la spacca.
In un angolo isolato e semi buio lo bloccai come un soldatino sull’attenti.
Mi avvicinai a lui strusciandomi sulla sua mazza gonfia tanto da senti infilato fra le labbra quel dardo di carne.
Lui tentò il palpeggio del seno e la presa dei capezzoli dritti e gonfi ostentati ad arte.
“E no bello il mio uccellone” dissi scostandomi leggermente per tirargli un po’ i nervi e aumentargli il mal di coglioni che ormai sembrava esasperante come la voglia di svuotarli.
Lui capì, mise una mano in tasca, estrasse dalla tasca una mazzetta che poteva essere da 1000 euro e la appoggio sul tavolino.
“Bravo il mio maschione”
Un paio di massaggi sull’asta eretta e poi slacciai cintura e pantaloni: la vista della minchia che mi si presentò davanti come una molla in tiro fu da sogno: un calibro di carne da 25 centimetri pieno di vene pulsanti a contorno della canna e un fungo di cappella odorosa ed invitante rosso paonazzo.
Con decisa e forte presa afferrai la base dell’eccellenza e con l’altra mano il resto dell’asta che pareva marmo tanto da lasciare in vista la cappella che imboccai.
Cazzò non mi era mai capitato di avere fra le mani tanto calibro di uccello e una cappella che a mala pena riuscivo a tenere in bocca.
Beh avevo fatto abbastanza.
Da quel maschio che dava fuori di matto in totale balia delle mie seghe profonde e del mio pompino avevo imparato ed incassato abbastanza.
Il gesto veloce di prendere i soldi dal tavolino, levare la bocca tappata da quella cappella e Cinzia era lì pronta per darmi il cambio.
Accidenti se quella troia perdeva la minima occasione.
Ancor prima di levare entrambi le mani quella aveva già afferrato l’uccello indemoniato segandolo con decisa presa e con grande velocità. E la bocca infornava la minchia come se non ci fosse un domani.
Cinzia era davvero una femmina nata per scopare e sapeva bene come dominare un cazzo e gestirlo a suo godimento totale.
Io a breve distanza mi gustavo lo spettacolo e tanto fradicia ero che seduta stante non vedevo altra soluzione che cominciare a masturbarmi così com’ero frugandomi nel fusó per sbattermi con le dita la fessa e la clito con precisione e velocità.
Da apprendista troia mi ricalavo nei panni della giovane verginella alla quale piace il cazzo, e come le piace !!! ma la grattata di figa autogestita è la migliore soluzione per godersi la propria vagina, l’odore e la crema degli umori e lo scoppio dell’orgasmo tanto desiderato.
Mi frugo fra le cosce spalancate, in un attimo divarico il pelo rosso e le labbra carnose della figa, scopro la clito pronta ad essere scappellata e la masturbo finché non diventa duro come una nocciola.
Mi sgrilletto freneticamente a ritmo di musica e le dita impastate mi fottono a più non posso mentre la fighetta allargata si prende lo stantuffo ondeggiando. Non ne posso più: voglio sborrare e pisciare e il mio orgasmo alla vista dei due che ormai freneticamente ne combinano di ogni.
Il taglio biondo a caschetto di Cinzia ondeggiare mentre sta pompando a grandi boccate quel cazzo che più che mai sta dritto e duro come una spranga.
Il maiale fa smorfie di totale libido quando i denti che quelle fauci si piantano nelle carne dell’eccello.
Ecco che lui se la prende, la piega sui divanetti e comincia a scoparsela alla pecorina con impressionanti mazzate di cazzo. Cinzia si lascia fare tutto e quando lui gli punta lo sfintere appoggiando la cappella lei inarca la schiena pronta a riempire anche quell’orifizio. Quasi un rullo di tamburi e con una spinta l’arnese scompare completamente nel culo della malcapitata che asseconda l’inculata con continui ondeggiamenti del ventre.
A quello spettacolo continuo a sgrillettarmi gli ultimi massaggi alla clito e vengo come una pazza scatenata chiudendo gli occhi. Quando li riapro quello ha appena estratto la sua spada dal culo di cinzia e con una serie di seghe risolutrici schizza a fiotti la schiena di Cinzia; poi frettolosamente si riveste ancora gocciolante e si dilegua.
Cinzia è incazzata a morte: il maiale ha goduto ma lei no. Beh, non posso lasciarla con sangue in corpo che le bolle. La abbraccio sentendo il profumo dello sperma di cui è ricoperta e le carezzo la schiena impastandomi le mani di quel liquido bianco ancora tiepido e poi comincio a masturbarla. Cinzia spalanca le cosce accettando le mie dita che frugano in quella figa ora slabbrata e tutta bagnata. La vulva allo spasmo si contrae e pulsa e Cinzia scoppia urlando il suo agognato godimento.
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