Cantautore

Cantautore

Quando, poco più che maggiorenne, Chiara ‘sbarcò’ nel capoluogo per seguire il corso di laurea in Lettere, si rese conto immediatamente che si era addentrata in un mondo vagheggiato ma mai neppure intravisto; la totale indipendenza dal rigore educativo dei suoi genitori scatenò un desiderio di libertà che si distese fino al libertinaggio; scoprì che per nessuna delle ragazze la verginità era un valore e che tutte l’avevano data via.

Cominciò la fase ‘avventurosa’ della sua esistenza, quella in cui imparò a gestire il suo tempo e il corpo; l’alloggio nella Casa dello studente le consentiva di muoversi con una certa libertà e, adottando particolari cautele, di ricevere in camera, anche per la notte, gli amici con cui si dilettava amenamente a fare sesso; per un periodo abbastanza lungo, si limitò alle pratiche  già sperimentate al liceo, mani, bocca, seno e didietro; per un poco, preservò la vagina.

Al primo incontro con Antonio, laureando in Legge due anni avanti a lei, si rese conto che non ce l’avrebbe fatta a resistere e che per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa; era decisamente uno dei più bei ragazzi che avesse mai conosciuto e certamente il più corteggiato nell’ambiente da lei frequentato; quando la agganciò per dirigersi ai bagni, capì che era arrivato il suo momento e non si tirò indietro.

Non le piaceva l’idea che a sverginarla fosse un ragazzo meraviglioso ma in uno squallido bagno, in una copula veloce; gli propose di andare da lei; lui accettò senza esitare; in pochi minuti arrivarono alla casa dello studente; con gli espedienti in cui era diventata maestra, lo fece entrare clandestinamente e si rifugiarono nella sua camera; lei aveva già deciso che quel maschio sarebbe stato suo e lui scoppiava dalla felicità all’idea di una nuova conquista particolarmente interessante.

Chiusa la porta dietro le spalle, lei lo travolse in un bacio appassionato che lui ricambiò con molto trasporto; le sfilò il maglioncino e sganciò il reggiseno; la quarta taglia di lei esplose davanti al suo sguardo ammirato; si gettò come affamato sui capezzoli e prese a succhiarli come un neonato goloso all’ora della poppata; lei si sentì l’anima scorrere dai seni e dalla vagina; sapeva che quel giorno sarebbe stato il più importante della sua vita.

Se ne stette ferma, in piedi, a lasciarsi succhiare il seno; mentre la mano di lui entrava sotto la gonna e arrivava a prendere a palma larga la vulva, due dita partirono quasi autonomamente a titillare il clitoride; temendo di essere sverginata con le dita, gli suggerì sussurrando di non insistere perché rischiava di deflorarla con le mani; lui si bloccò sorpreso, che per lei fosse la primissima volta che faceva sesso in maniera completa.

Sistemò meglio le dita nella masturbazione e la titillò con passione e con foga; Chiara si sentì scuotere, violentare e spaccare tutta, quando esplose nell’orgasmo più bello che ricordasse; senza dubbio era il fascino della prima volta che contribuiva a rendere unico quell’amplesso; ma il perché la interessava poco; l’importante era provare finalmente l’emozione di darsi completamente a un uomo.

Antonio sganciò la gonna e la fece scivolare lungo le gambe fino alle caviglie; lei la scalciò lontano; lui la spinse supina sul letto e le sfilò delicatamente il collant e lo slip; Chiara fu davanti a lui nella sua splendida nudità; il maschio la rimirava incantato e quasi non riusciva a credere che gli fosse toccata la fortuna di ‘battezzare’ alla sessualità una donna bella come lei; la accarezzò a lungo su tutto il corpo, forse anche un tantino innamorato.

Si spogliò rapidamente, salì sul letto e si perse a baciare quel corpo statuario, soffermandosi con gusto sui capezzoli che succhiò a lungo e lussuriosamente; scese poi sulla vulva e leccò a lungo le grandi e le piccole labbra che si aprirono ad esibire il clitoride duro e ritto come un piccolo fallo; lo prese tra le labbra, prima, e tra i denti, poi, scatenandole piaceri infiniti segnalati da gemiti appassionati; quando la sentì languida e cedevole, le montò addosso e si preparò a violarla.

Chiara aveva già praticato la copula in vari modi, esclusa la penetrazione in vagina; non ebbe difficoltà, quindi, a prendere in mano l’asta e a guidarla lei stessa; quando lui, con una spinta secca, le violò l’imene, lei avvertì solo una leggera fitta, quasi una puntura un poco più forte, poi le si scatenò il terremoto nella testa, con luci straordinarie che si accendevano e si spegnevano in un nero assoluto, suoni dolcissimi che le cantavano l’imeneo più dolce.

Non fu delicato, Antonio, e la cavalcò al massimo della potenza; Chiara godette molto e nacque in quel momento il suo gusto prevalente per la copula selvaggia e dura, il piacere della mazza che le sbatteva contro l’utero; con una rapidità finanche eccessiva, lui esaurì il suo amplesso e le versò in vagina un fiume di sperma; lei, quando se ne rese conto, gli urlò diverse maledizioni perché non voleva rischiare una precoce maternità.

Ma lui la rasserenò; la prima volta è assai poco probabile che ci sia un’inseminazione per le tensioni forti che accompagnano la copula; comunque, il giorno dopo avrebbe preso la pillola adatta; avrebbe fatto meglio, se voleva continuare a copulare normalmente, a farsi prescrivere la pillola al consultorio; superato lo scoglio della ‘distrazione’, tutto procedette per il meglio e si dilettarono nelle copule più varie, di cui lei aveva già buona esperienza.

Passarono allegramente i primi due anni di corso; i risultati scolastici erano zoppicanti, ma nessuno recriminava o ci faceva caso; invece, i rapporti a letto diventarono sempre più intensi e soddisfacenti; la ‘mazzata’ arrivò quando lui, dopo la laurea, evaporò letteralmente; da vaghe informazioni di corridoio, seppe che era stato accettato da un famoso studio legale del capoluogo, aveva superato l’esame di Stato ed era stato associato nello stesso studio, avviando una brillante carriera.

Si era specializzato nelle cause di separazione e di divorzio, specialmente tra personaggi in vista della città; ma soprattutto aveva formalizzato il rapporto che da tempo aveva con una collega, anche lei laureata in Legge e associata ad un altro importante studio legale, anche lei con specializzazione nelle cause di separazione e di divorzio; quel che le fece più male fu la presa di coscienza dell’inganno prolungato di lui, da tempo promesso sposo alla ragazza di buona famiglia.

Chiara si rimboccò le maniche, impose uno stop al libertinaggio e si dedicò totalmente allo studio; recuperò gli esami arretrati e nei quattro anni si laureò brillantemente; tornata alla cittadina di origine, strinse amicizia con Mario, giovane professore di letteratura al liceo dove aveva studiato, e con lui valutò le prospettive di lavoro; escluse quasi immediatamente la via crucis delle supplenze temporanee nell’insegnamento e accettò un lavoro nella libreria più antica e prestigiosa della città.

A quel tempo, era condotta da due anziani coniugi appassionati di libri, di letteratura e di poesia che in breve le trasmisero l’amore per la carta stampata; non avrebbe avuto molte prospettive, il locale, per la nascita repentina di grandi centri commerciali che soffocavano le piccole botteghe e per l’avanzare degli e-book che soppiantavano il libro cartaceo; ma intervenne la storia d’amore che contemporaneamente aveva avviato con Mario.

Passando dal ruolo di amico fidato e consigliere a quello più intrigante di innamorato fedele, il giovane professore rivelò un talento innato nel progettare e realizzare manifestazioni culturali in grado di catturare l’interesse di un pubblico soprattutto giovane; le conversazioni con gli autori, le presentazioni di volumi di nuova edizione, gli incontri di poesia con autori di buone speranze animarono la vita della libreria e ne fecero un centro di cultura assai valido.

Contribuiva anche il naturale talento di Chiara nell’organizzazione materiale degli eventi; si resero conto in breve di essere una coppia formidabile; lui presentava idee e progetti, lei li faceva diventare iniziative, performance, kermesse; la frequenza di visitatori nelle sale divenne notevole; gli anziani proprietari ben presto non ressero al nuovo ritmo e misero in vendita la libreria.

Chiara sprofondò nella disperazione più nera; con la vendita, perdeva un lavoro che era diventato la sua ragione di vita ed anche una sorta di legame assai profondo con Mario; lui non si perse d’animo; le propose di rilevare l’attività e farla diventare la piattaforma di una convivenza armoniosa e felice; la necessità che si sposassero, prima di procedere alla concreta realizzazione, nacque dalle famiglie, dalle esigenze della banca, dalla loro voglia.

Fissarono per l’autunno il matrimonio e intanto, utilizzando i risparmi dei consuoceri, quelli di lui e il mutuo che la banca concesse, rilevarono la libreria e cominciarono ad organizzare serate con concerti da camera, letture poetiche, esibizioni di giovani cantautori dai testi assai impegnati, partecipazione ad eventi nazionali di grande rilevanza; in pochi mesi riuscirono a mietere tanti successi da potersi assicurare una serena vita dell’attività.

In una serata d’onore di particolare risonanza, con la crema della società della provincia, Chiara si trovò improvvisamente di fronte ad Antonio, il suo primo grande amore; il cuore le balzò in gola; l’entusiasmo per il successo della serata, qualche brindisi in più, l’emozione di ritrovarsi la spinsero tra le braccia di lui e la ripiombarono nell’atmosfera di sensualità aggressiva e violenta a cui era stata abituata; chiudendo le porte a fine festeggiamento, se lo trovò a fianco e salì in macchina con lui.

Avvisò il promesso sposo che passava la notte da una imprecisata amica e indirizzò lui ad un motel poco fuori città, dove sapeva che facevano pochi problemi all’assegnazione di una camera; ritrovarsi di nuovo di fronte al corpo nudo dell’uomo che l’aveva svezzata al sesso le provocò un’emozione che nemmeno lei si sarebbe aspettata; in fondo, lui le era rimasto ‘impigliato’ fra le cosce, non certamente nel cuore.

Ma la memoria delle copule stratosferiche di cui lui era capace le tornò appena chiusa la porta; si trovò catturata in un bacio celestiale mentre le mani di lui vagavano su tutto il corpo; istintivamente recuperò il senso dei loro amplessi e ricambiò, intrecciando il gioco di lingue per avere il massimo dell’eccitazione; sculettò per avere il fallo, che era diventato durissimo, direttamente contro la vulva che versò decilitri di umori di orgasmo.

Si rese conto che quella violenza era il parametro del suo piacere e si abbandonò a lui con lussuria; Antonio non perse tempo; anche lui aveva ritrovato con lei il piacere delle copule che lo avevano deliziato quando frequentavano l’università; la spinse verso il letto, ve la fece cadere supina e le piombò addosso; non cercò neppure di toglierle il leggero vestito che a malapena la copriva dalle spalle al pube, spostò di lato il perizoma, martellò il clitoride con le dita, sfilò il sesso dal pantalone e lo spinse in vagina.

Mario non aveva un sesso più piccolo; ma il garbo con cui la preparava a lungo, con fellazioni, cunnilinguo, baci, leccate e succhiate su tutti i punti erogeni, prima di penetrarla, le davano la sensazione che ogni copula fosse una carezza di piumino, anche se di diciotto centimetri e decisamente duro; non aveva mai avuto, nei mesi in cui avevano fatto l’amore, un gesto meno che delicato, carezze meno che lievi.

Invece quest’uomo la mandava ai pazzi forse proprio perché si preoccupava poco per lei e le offriva momenti di piacere enorme perché mirava unicamente a godere; le derivazioni dalla poesia e i dolci messaggi mentre copulavano non appartenevano al suo patrimonio; Chiara era entusiasta di ambedue i modi di rapportarsi del maschio e si perse nel piacere tutto fisico dell’amplesso violento fine a se stesso; rifletté che forse preferiva la violenza fisica a quella mentale del fidanzato.

Lo avvertì che non era protetta e che era sicuramente nel periodo fertile; quando capì che stava per eiaculare, lo spinse via e si fiondò sull’asta raccogliendo nella bocca lo sperma che lui spruzzò a lungo e con violenza; anche il sapore della mascolinità di Antonio era più intenso, più corposo, più carico, di quello di Mario e godette molto anche di questo particolare che la riportava indietro, agli anni più belli della sua esperienza.

Quando si fu ripreso dall’emozione di quel primo orgasmo, il suo amante si alzò da lei, scese dal letto e si spogliò; mentre anche lei si liberava dei vestiti, Chiara ammirava quasi con orgoglio il corpo di lui assai tonico e muscoloso, da uomo vero che concedeva assai poco alle debolezze del romanticismo; come antidoto alla sua quotidianità di letteratura, poesia e musica, con un promesso sposo tutto versi e delicatezze, le stava benissimo; o almeno attenuava il senso di colpa.

Come negli antichi incontri di sesso, lo fece stare in piedi davanti a lei seduta sul bordo del letto; afferrò il sesso a due mani, una per manipolare l’asta ritta lungo il ventre e l’altra per raccogliere i testicoli che ricordava grossi come pesche e morbidi altrettanto; con poche manate lo riportò alla massima durezza; mentre guardava di sottecchi le smorfie di piacere dell’altro e godeva intimamente per esserne l’autrice, accostò la bocca al meato e raccolse la goccia di preorgasmo che spuntava.

Il sapore acidulo del liquido le confermò il piacere che provava un tempo e che le esplose vivo ed immediato, ricordandole le lunghe eiaculazioni in bocca bevute con gioia; massaggiando con delicatezza i testicoli, aprì di pochissimo le labbra, vi appoggiò la punta e si fece penetrare lentamente e cautamente il sesso in bocca; con la lingua, carezzava la cappella e la spingeva contro il palato per agevolare la copula contro le gote e contro l’ugola.

Antonio le prese le tempie tra le mani e spinse con forza il ventre; cominciò per lei quella fase temuta e amata della fellazione in cui l’amante spingeva il fallo fin otre il velopendulo, nell’esofago; usò una mano per trattenere ferma l’asta fuori dalle labbra e fermare la penetrazione al limite del soffocamento; usò l’altra per infilarsi due dita in vagina ed accompagnare la copula in bocca con una saporita masturbazione; il clitoride reagiva con spasmi, fitte e brividi.

Il maschio non aveva nessuna intenzione di concludere in bocca; aveva eiaculato da poco e voleva sollazzarsi a lungo con lei, prima di esplodere nell’orgasmo più intenso che avesse mai avuto; usò la presa sul viso per dare ritmo e ampiezza alla fellazione, spingendo il fallo fino al soffocamento e ai conati, in un gioco di vai e vieni contro il palato e l’ugola per stimolare la punta sensibile.

La possedette a lungo in bocca e sul volto, tirando spesso fuori il fallo per passarglielo su tutto il viso, picchiare con violenza sulla bocca e sugli occhi per farle sentire la consistenza della mazza, spingendo in fondo alla gola con brutale violenza, alla ricerca di emozioni nuove e diverse in una copula orale di cui si era già ampiamente saziato negli anni precedenti; lei godeva anche di quella violenza e trattava l’asta con tutto il garbo di cui era capace per sentirla dura ed eccitata.

Quando ritenne di averne abbastanza, lui fermò il ‘gioco’ per non rischiare un orgasmo involontario; la fece salire carponi sul letto, tirò a se i fianchi e leccò a lungo ano, vulva e perineo; Chiara si perse nel piacere che le dava la lingua che scivolava a spatola su tutto il sesso; le grandi labbra si spalancavano a lasciarsi lambire dalla lingua umida e insalivata; le piccole labbra si schiudevano a scoprire il clitoride gonfio di voglia e rorido di umori; gli orgasmi si susseguivano senza sosta.

Quando la sentì rilassata al massimo, si alzò dietro di lei, aggiustò il corpo all’altezza del fallo e spinse con forza la mazza nella vagina; la botta contro l’utero colse lei quasi di sorpresa, ma godette molto e il gemito fu di piacere; subito dopo avvertì che lui tirava fuori la mazza e spostava la cappella verso l’ano; avrebbe voluto dirgli di lubrificare, ma sapeva che il gusto massimo di lui era sfondarle il retto; gli orgasmi e la lingua avevano ben lubrificato tutto; la mazza entrò violenta, ma fu solo piacere.

La copula anale fu lunga e goduta meravigliosamente da tutti e due; Chiara si aspettava un orgasmo violento nell’ano, come sapeva che amava fare il suo amante; ma lui si trattenne con molta energia e copulò assai a lungo; dopo averla posseduta da dietro, la fece girare sulla schiena e rimise il fallo nel retto standole di fronte; lei godette intensamente, anche perché da quella posizione poteva ammirare il maschio che la dominava ed anche, in parte, il movimento del fallo che entrava ed usciva dall’ano.

Dopo una spossante copula da quella posizione, la sdraiò sul letto, su un un lato, e continuò la penetrazione anale, tenendo sollevata la gamba libera; prima su un lato, poi sull’altro, la possedette per un tempo lunghissimo; si fermarono ansanti e stanchi della lunga performance; mentre stavano distesi supini, fianco a fianco, lui si spostò con la testa verso la vulva e le passò il corpo addosso, col sesso all’altezza della bocca.

Chiara si illanguidì in un dolcissimo sessantanove in cui teneva lei il ritmo alternando le fellazioni con i cunnilinguo per non accavallare i due momenti e ridurne il piacere; si leccarono, si succhiarono, si mordicchiarono libidinosamente i sessi per un tempo infinito; poi lui la fece stendere supina, le salì seduto sullo stomaco, appoggiò la mazza tra le mammelle e portò le mani di lei a stringere i globi mentre lui praticava il coito tra i seni; poiché l’asta arrivava al mento, lei ci aggiunse un fellazione finale.

Lei aveva avvertito il fidanzato che si tratteneva fuori per la notte; non si preoccuparono quindi di limitare le copule e andarono avanti fino al giorno possedendosi in tutti i modi possibili e immaginabili; a notte fonda, lui esplose una seconda volta con una cavalcata epica nell’intestino ed una eiaculazione nel retto; Chiara godeva molto più del piacere che lui manifestava che dei suoi orgasmi, di cui perse il conto.

Alle prime luci dell’alba, decisero di porre fine alla kermesse; poiché lei doveva aprire la libreria ed aveva dormicchiato solo poche ore; decise di lavarsi alla meno peggio e di tornare a casa per mettersi in ordine; prima che andasse in bagno, per desiderio evidente di ambedue, lui la volle possedere un’ultima volta, a missionaria; lei si stese supina, sollevò e divaricò le ginocchia; lui si adagiò su di lei, accostò il fallo e spinse; Chiara gli girò le gambe intorno alla vita e spinse coi piedi sulle natiche.

Non durò molto a lungo, la monta, anche perché lui era al limite ultimo di resistenza; dopo una ventina di colpi possenti contro l’inguine, le sparò nell’utero un’eiaculazione possente e ricca; lei si perse nell’orgasmo più bello che avesse mai realizzato, uno di quelli che i francesi definiscono ‘piccola morte’; quando si risvegliò dal languore dell’orgasmo, però, le apparve nuda la verità che lui aveva goduto nell’utero, nonostante l’avesse avvertito che era pericoloso.

Lo aggredì con improperi, parolacce e volgarità; era letteralmente disperata perché dai suoi calcoli era al massimo della fertilità; lui si difese affermando che non copulava né con l’amore né col buonsenso, ma col fallo; questi aveva ricevuto delle stimolazioni ed aveva eiaculato senza problemi; comunque, visto che parlava di matrimonio, non le restava che fare l’amore col fidanzato e fare in modo che fosse lui a concludere in vagina; bastava usare un preservativo bucato.

Non le riusciva nemmeno di incavolarsi; aveva sfidato lei il buonsenso, andando a letto con un caprone che conosceva bene; anche se le ripugnava ricorrere a un espediente tanto squallido, non poteva mettere a rischio il matrimonio e il lavoro che stavano svolgendo in due per un errore di valutazione; tanto valeva cogliere il suggerimento; la paternità del nascituro, Mario se la sarebbe conquistata con la cura e l’affetto di cui era certamente capace.

Per tamponare la possibile conseguenza, avrebbe voluto fare immediatamente sesso col fidanzato, ma lui era già in frenesia perché doveva partire per una gita con la scuola e sarebbe stato via una settimana; rimediò come aveva suggerito Antonio e il ritardo del ciclo le impose di affrettare i tempi del matrimonio, perché nascesse coi crismi della legittimità il frutto di una follia d’amore; Mario attribuì alle scadenze amministrative la pressione ed accettò di sposarla nel giro di qualche settimana.

I sospetti che si addensavano nella testa del marito non turbavano l’incosciente serenità di Chiara che gli si concedeva con la disinvoltura che avevano da tempo sperimentato; riuscì a rappresentare benissimo il ruolo della moglie innamorata e fedele; ogni tanto, saltuariamente, incontrava il suo amante e passava con lui ore meravigliose di sesso violento; la molla che la spingeva sotto lo stallone che la montava era un rancore sordo che stava maturando contro suo marito, da cui dipendeva per progettare.

Agli altri, appariva grande protagonista degli eventi; e lo era, perché titolare della libreria; ma sapeva perfettamente che era lui a tessere le trame, a tenere le fila, a suggerire e ad intervenire per correggere gli errori che lei inevitabilmente commetteva; non aveva dubbi sul suo amore sconfinato per l’uomo che aveva indirizzato la sua vita; ma non riusciva ad accettare fino in fondo le debolezze che rivelava solo a lui; si sentiva ancella del suo potere soprattutto culturale e lo colpiva dove poteva.

Sapeva che tutti i giovani che frequentavano i locali e le manifestazioni della libreria erano in qualche modo legati al ‘prof’ e al carisma di cui era vittima lei stessa; lo adorava perché ne ammirava la grandezza nell’ideare, nel proporre, nell’affabulare, nel trascinare; ma avrebbe voluto essere sola a decidere; ogni volta che commetteva un errore, sapeva che lui non la giudicava ma si sentiva incapace, si odiava e scaricava su di lui l’odio, trasformandolo in adulterio offensivo.

Gli anni scivolarono pigri, tra una serata di gala e un pomeriggio di corna, tra un amore conclamato e il rancore sotterraneo; era nata Laura, in largo anticipo sulle previsioni, quasi un mese; Mario per un attimo era stato attraversato dal sospetto di non essere stato lui a fecondare sua moglie perché proprio non ricordava di avere fatto sesso non protetto prima della cerimonia di nozze; ma la sicumera di lei lo inchiodava e, soprattutto, amava quella figlia come nient’altro al mondo.

Si occupò della bambina sin dal primo vagito; la presenza in libreria teneva sua moglie lontana da casa per l’intera giornata; lui, con l’orario scolastico, aveva i pomeriggi da dedicare allo studio, alle correzioni, ai colloqui con gli studenti; ma preferiva cambiare pannolini e preparare pappe, sorvegliare il sonno e giocare con la sua bambina; era felice che Chiara potesse dedicarsi al lavoro, in cui sapeva che c’ era anche tanto di suo; non si curava dei pomeriggi che sua moglie trascorreva fuori casa, senza motivo.

La ragazza aveva compiuto sedici anni e studiava nel liceo dove suo padre insegnava; anche lei era stata rapita dal fascino del ‘prof’ che faceva amare immensamente la poesia; partecipava agli incontri che suo padre ed un’altra professoressa tenevano con i ragazzi; ammirava quelli che, usciti dal liceo, avevano mantenuto vivi i rapporti ed erano dei cantautori che, come insegnava Mario, applicavano al meglio il concetto di ‘carme’ come musica, come facevano i latini fino a Dante e oltre.

La notizia scoppiò come un’atomica nel centro della cittadina; un sito di gossip pubblicò le ‘avventure in rosa’ di una scuola, segnalando tutti i casi di rapporti tra professori, studenti e personale nel liceo dove Mario insegnava, con nomi, date e documenti; tra le altre, era segnalata un’occasione in cui tra lui e Sabrina, la collega che con lui lavorava con gli studenti, era scattata una scintilla, dopo una splendida performance poetica; avevano fatto l’amore in macchina, sulla via di casa.

Non si poteva negare quello che era vero e documentato; Sabrina affrontò la questione con suo marito, apertamente, lealmente e con chiarezza; lui, dopo un primo attimo di sbandamento, si rese conto di mettere in gioco, su un episodio in fondo marginale, una vita di armonia familiare con due figli bellissimi e coinvolti nello stesso entusiasmo per la poesia che aveva condizionato la madre; decisero che l’episodio si poteva dimenticare, con la promessa di una lealtà convinta, in futuro.

Chiara non fu dello stesso avviso; il giorno che la notizia esplose, al marito che era passato con Laura dal negozio per pranzare insieme, impose categoricamente e autorevolmente di non mettere mai più piede nella sua casa; si sentiva umiliata e non voleva più saperne di un individuo falso e spergiuro; la figlia cercò di intervenire a placare le ire materne; con il peggiore malgarbo e qualche frase volgare la mise a tacere e la pregò, se proprio voleva, di frequentare il padre solo a scuola.

Cominciarono mesi durissimi, per Mario, straziato da un amaro senso di colpa e dall’ira contro sua moglie che non riusciva a ridurre a buonsenso un episodio ormai lontano e che non aveva inciso sui loro rapporti; rivolse le sue premure ad un’avvocatessa che aveva conosciuto, dalla quale apprese che era stata moglie di un avvocato da cui si era separata perché adultero incallito; tra l’altro, rivelò che, all’Università, l’aveva tradita anche con Chiara, che aveva vissuto una stagione di sesso forse non conclusa.

La notizia lo sconvolse, perché molti dubbi accantonati tornavano ad affacciarsi prepotenti; ebbe la certezza dell’infedeltà di sua moglie prima e dopo il matrimonio; anche la paternità genetica di Laura entrò in discussione; dovendo sottoporsi a controlli della prostata per piccoli problemi, chiese uno screening e il risultato lo prostrò per un tempo assai lungo; i suoi spermatozoi risultavano inadatti alla fecondazione e questo metteva in forse la paternità; ma a quel punto, la figlia era sua per vita vissuta.

Incontrava Nadia, l’avvocatessa, solo una o due volte a settimana; lei viveva e lavorava nel capoluogo; lui aveva intensificato, con Sabrina, il lavoro di ricerca sulla poesia con i suoi studenti e con quelli che, pur usciti dal liceo, lo frequentavano assiduamente; Laura si lamentò più volte di sua madre che teneva ormai atteggiamenti al limite della volgarità e che spesso si portava a casa l’avvocato suo amante che non esitava a girare dappertutto in mutande, con profonda noia della ragazza.

Un pomeriggio che trascorsero nel piccolo appartamento del padre, Laura gli confidò che in un diario che portava sempre gelosamente con se raccoglieva tutte le cose che la colpivano, compresi alcuni tentativi di componimento poetico di cui un poco si vergognava ma che le sarebbe piaciuto sottoporgli per avere il giudizio di una persona di qualità e di sicura esperienza.

“Ragazza mia, ‘mio padre’ e ‘oggettività’ nella stessa frase sono un ossimoro; non puoi sperare che, con l’amore che provo per te, io possa essere obiettivo nel giudizio. Sono felice e ansioso di leggere cose tue, ma non aspettarti un giudizio sereno; ti voglio troppo bene per sperarlo!”

“Io so che sei capace di essere spietato e obiettivo anche con tua figlia; se però tu non te la senti, a chi posso fare leggere i miei scritti per avere un parere?”

“Bada che Sabrina è una persona meravigliosa con cui ho una grande sintonia; lascia stare le stupidaggini che sono state dette su un incontro di amore adolescenziale, in macchina; nacque dall’empito per una meravigliosa serata di poesia; lei potrebbe leggere lucidamente; se neppure lei ti convince, ci sono giovani poeti e cantautori che possono benissimo fare questa cosa … “

“Papà, sai perfettamente che adoro Ogrò e la sua scrittura; conosco a memoria tutti i suoi testi; mi fanno impazzire; puoi fare leggere i miei tentativi ad Ogrò?”

“Se lo conoscessi, forse glielo chiederei; conosco Mario Rossi, mio ex studente, bravissimo poeta e che, per quel che ne so, si accompagna con la musica o almeno con la chitarra; se ci tieni, ti faccio parlare con lui.”

“Se ci tengo!?!? Tu hai voglia di scherzare. Te lo chiedo per favore; fai leggere i miei testi a questo tuo pupillo?”

“Stammi a sentire; c’è un localino assai simpatico, molto semplice, non di lusso come quelli che ama tua madre; si chiama ‘la taverna dei poeti’ perché giovani poeti e cantautori improvvisano serate di musica e di poesia; io ci vado spesso e mi aggrego, con Sabrina ti dico subito ad evitare equivoci; se vuoi, chiedi a tua madre di farti restare stanotte; andiamo a mangiare qualcosa alla taverna e aspettiamo a vedere chi viene; sceglierai a tua fiducia chi leggerà i tuoi scritti segreti.”

“Niente segreti; appena avrò avuto un parere esterno, leggerai tutto, anche l’intimo che nessuno conosce; siamo d’accordo?”

“Telefona a tua madre; tra poco si va, perché si cena presto, poi si guarda lo spettacolo.”

“Ciao, mamma; posso restare stanotte da papà? Vorremmo cenare insieme … Aspetta che chiedo ...Papà, mamma chiede se può cenare con noi … “

“Di’ a tua madre che non ho mai cacciato nessuno; mi fa piacere cenare con voi.”

“Okay, mamma; noi ci avviamo; sai dov’è? ... Bene, raggiungici.”

La taverna era quasi vuota, in prima serata; in un angolo, alcuni ragazzi accordavano le chitarre; salutarono affettuosamente il prof e guardarono con curioso interesse la ragazza che uno di loro conosceva come sua figlia.

“Laura, ti andrebbe una carbonara? La fanno stupendamente!”

“Va benissimo, per me; prendiamo un po’ di vino?”

“Anche gli alcoolici? Questo è traviamento di minori … “

“Senti, vecchio bacucco; in discoteca bevo anche qualche superalcolico …”

“Qualche?!?!”

“Smettila, papà; lo so che ti fidi e sai che puoi fidarti; ordina il vino e non rompere; questo è il mio diario … !

“E quello è il mio pupillo. Carlo, vieni un momento?”

“Ciao, prof; tu sei sua figlia?”

“Si, Laura; tu sei il cantautore di cui papà si fida?”

“Te l’ha detto lui? E’ vero, canto le mie poesie.”

“Io ho scritto alcune cose; volevo un giudizio tecnico dal tuo prof, ma lui teme che mio padre non sarebbe obiettivo … “

“Quindi passa a me la patata bollente di stroncarti … “

“Proprio così … “

“Dammi il quaderno e ordina la cena; prima che abbia finito di mangiare, prometto di darti una risposta.”

“Grazie, sei gentilissimo … “

“Sono solo il pupillo di tuo padre; l’hai detto tu … “

“Ma io sono innamorata di mio padre … “

“Perfetto; se saremo concordi, ti innamorerai anche del tuo fratellone putativo. Buon appetito.”

“Grazie, dolcissimo fratellone!”

Prima che avessero il tempo di ordinare, entrò Chiara, meravigliosa come sempre, leggermente stonata in quell’ambiente boheme; salutò il marito, baciò la figlia e si sedette compunta; chiese cosa mangiassero e rifiutò la carbonara per una insalata di stagione; mentre consumavano quanto richiesto, Laura fu attirata dal movimento dei ragazzi sul palco che si accordarono per cominciare a suonare; dopo poco si levarono note da lei immediatamente riconosciute.

“Papà, senti, questa è una canzone di Ogrò … “

“Devo desumere che ti piace … “

“A te no?”

“Certo, tutto quello che scrive Carlo mi piace a prescindere .. “

“Che stai dicendo? Carlo ed Ogrò sarebbero la stessa persona?”

“No; Ogrò è il titolo di un film che parla di un rivoluzionario spagnolo, non proprio raccomandabile; Carlo l’ha scelto come pseudonimo; non so se siano identici, ma spero che il mio ragazzo sia più ragionevole e dotato di buonsenso; ha pubblicato da poco un volume dei testi con un disco annesso; so che sta andando bene … “

“Bene!?!?! Papà, la smetti di farmi sorprese? E’ in testa a tutte le classifiche; Ogrò legge i miei scritti e tu mi prendi in giro?”

“No, amore mio; si tratta di subreptio, secondo il diritto canonico; non ti ho detto tutta la verità per lasciarti il piacere di scoprirla per conto tuo; Carlo leggerà i tuoi scritti, ti farà sapere e, dopo, li leggerò con più gusto anche io.”

Intanto avevano cambiato motivo e Laura era interdetta.

“Piccola, che ti succede? Non la conosci, questa? Meraviglia!!! C’è un brano di Ogrò che Laura non conosce … “

“Papà, tu sei pazzo e i tuoi alunni sono da manicomio; questo è un testo mio e lui lo sta cantando … Ti rendi conto cosa significa?”

“Significa che ha letto, che ha apprezzato e, col talento che ha, ci ha messo della musica intorno; lasciami ascoltare; se è piaciuta a lui, ho il dovere di apprezzarla … “

Laura era scattata come una pantera verso il palco; montò su e abbracciò il ragazzo che la guardava con occhi languidi mentre proseguiva nell’esecuzione; la tirò per un braccio vicino a se e la invitò a cantare insieme; lei colse il motivo e, ricordando a memoria il testo, cantò con lui; quando si spense l’ultima nota, i due si stavano abbracciando fra i complimenti degli altri giovani evidentemente contenti di quel che avevano suonato.

Rimasto solo a tavola con sua moglie, Mario volle fare chiarezza.

“Chiara, dobbiamo parlare a quattro occhi di qualcosa che sarebbe incauto portare in aula, con avvocati e giudici presenti.”

“No; non dovremmo nemmeno incontrarci e cenare insieme; quel che vuoi dirmi, deve passare per il mio avvocato!”

Non le rispose e le passò un documento che lei lesse.

“Oh, dio; che significa ‘sterile’?”

“Significa che ho una debolezza congenita che mi impedisce di riprodurre … “

“Che comporta questo?”

“Ci sei o ci fai? Questo documento dice che Laura non è mia figlia; testimonianze di compagni di studio dicono che al tempo dell’università eri l’amante del tuo avvocato, all’epoca promesso sposo di quella che sarebbe diventata sua moglie; accertamenti ulteriori dicono che la vostra relazione continua e che oggi disturba persino tua figlia. E’ lui il padre genetico?”

“Non è un problema che ti riguarda ... “

“Chiara, per favore, abbassa la cresta; con questa rivelazione, posso denunciarti per frode continuata; per sedici anni ho mantenuto come mia una tua figlia nata fuori del matrimonio. Se vuoi la guerra, hai già perso.”

Lei si allontanò a cresta ritta, ma solo per salvare la faccia; doveva telefonare ad Antonio prima di dare risposte; Laura era tornata da suo padre felice come una pasqua e non smetteva di abbracciarlo e di sbaciucchiarlo.

“Papà, mamma dov’è finita?”

“Sta telefonando al suo avvocato … “

“E’ successo qualcosa che devo sapere?”

“Qualcosa è successo ma forse dovrei tacertelo … “

“Senti, adesso più che mai ho bisogno di un riferimento vero e forte; anche se fosse qualcosa che mi potrebbe fare male, ti prego di usare quella lealtà che chiami sempre a fondamento dei rapporti … “

“Permettimi una piccola premessa; tu stai leggendo Fedro, conosci la favola del cane e dell’agnello?”

“Stai per dirmi che sei mio padre anche se mia madre mi ha concepito con un altro?”

“Si; sei veloce di intuizione! Ricordi le analisi per la prostata? Ho saputo che sono sterile dalla nascita; non posso averti concepito io; ho saputo che tua madre aveva sin dall’università un amante che ha mantenuto fino ad oggi. Voglio e devo dirti che mi sento ancora più tuo padre, ora che so di non poter avere figli miei; conta poco di chi fosse lo spermatozoo che ha vinto la corsa; ti ho sentito mia dal primo vagito e mi fermo a quello; il pregresso riguarda la mancanza di coscienza di tua madre … ”

“Ho letto Fedro; come al solito, usi la letteratura per insegnare la vita; io so, perché me ne hanno parlato, che mi hai cambiato i pannolini, preparato le pappe e cullata quando piangevo; so che mia madre si nascondeva dietro il suo impegnativo lavoro per non badare a me e alla casa; io so, perché c’ero, che aspettavo al cancello della scuola che mi venissi a prendere per fare i compiti insieme; so che mi hai seguito e protetto come un angelo custode per tutti questi anni.

So che sei mio padre, perché con te sto esaminando la scelta per l’università; so che amo la poesia perché tu ce la fai amare; so che scuoti il mondo perché io sia felice come stasera; tu sei mio padre, ad onta di qualunque evidenza scientifica; non ti azzardare a pensare di passare l’affidamento ad altri; se mia madre vuole farsi sbattere, perdonami papà ma a questo punto il bon ton mi offenderebbe, lo faccia lontano da me; io vengo a vivere con te, se mi accetti.”

“Non esasperare lo scontro; sta parlando con il suo avvocato che oltretutto è ben altro che quello; lascia che torni e comunichi le sue scelte; già manca di autostima; se la offendi, la distruggi.”

Chiara aveva chiuso la telefonata.

“Mario, ho parlato col mio avvocato; dice che è opportuno che io ritiri la richiesta di assegno per la figlia; in mancanza di questo, possiamo ritirare l’istanza e scegliere la separazione consensuale davanti a un giudice di pace, se vogliamo … “

“Che ti ha detto per vostra figlia?”

“Rifiuta ogni responsabilità; dice che potevo anche avere altri amanti e averla concepita con un altro … non sono riuscita a controbattere niente … sono stata più vigliacca di quel verme … per favore, non farmi altro male; sono al limite … “

“Chiara, nessun male; non ho voluto scatenare lo scandalo; cerca di capire che mi ha ucciso sapere che non sono in grado di concepire un figlio mio; per fortuna, l’amore di Laura mi riempie da sempre il cuore; ma devo attaccarmi a questo, se non voglio crollare perché impotente.”

“Non sei impotente; la sterilità è un’altra cosa; se consideri lo schifo di un vigliacco stallone che si nasconde dietro la viltà per nascondere la sua miseria, tu diventi ancora più immenso, più padre, più uomo vero; sono io che devo fare i conti con la mia incapacità di vedere le cose nella giusta luce.“

“Papà, mamma, smettetela di stracciarvi i panni; io stasera sono qui per provare la mia autostima; tu, mamma, non puoi demolirmi con i tuoi dubbi; e tu, papà, non azzardarti ancora una volta a dire che non hai figli; io sono tua figlia, anche per compromessi, ma tua figlia; la libreria è vostra figlia, la più delicata e difficile; l’avete costruita col sangue e l’avete allevata coi sacrifici e con l’amore; perché non la prendete a paradigma?”

“Perché la mia stupidità ha ucciso anche quella; la sto buttando via con l’acqua sporca, anzi con l’acqua che io ho sporcato e che non si recupera più … “

“Chiara, ma che dici? Che farai, se chiudi la libreria? Come vivrai?”

“Il mio ineffabile avvocato mi ha suggerito di chiedere lavoro a un istituto privato … “

“Tu devi essere pazza … Sai quali trattamenti schiavistici si praticano in quegli istituti, dove ti pagano una miseria per un lavoro massacrante? Sai che quel lavoro è male considerato ai fini dell’assegnazione di cattedre nelle scuole pubbliche? Se cominci adesso, con più di quindici anni di ritardo, non sarai mai stabilizzata.”

“Che posso fare in alternativa?”

“Continui con la libreria, ti inventi altre situazioni; è un pilastro della cultura cittadina, ormai; non puoi buttarla con l’acqua sporca … “

“Vedi, Mario, il problema è in questo; cosa mi sono mai inventata io? Fai finta di ignorare che c’eri tu, dietro ai progetti? E’ stato questo che mi ha fatto male, da sempre; all’apparenza ero io la padrona di casa, quella che reggeva tutto; per gli altri era automatico attribuirmi tutti i meriti, anche l’esibizionismo della bella signora che organizza; ma io sapevo che, senza di te, la recita si smontava; è stato per questo che ho cominciato ad odiarti.

Più ti amavo, più mi faceva rabbia la tua bravura, ti odiavo e ti umiliavo; anche la serata terribile del concepimento di Laura è nata così; ho voluto essere più realista del re, più furba di te e ti ho ingannato, per quindici anni; è criminale, non devi dirmelo tu; è da ragazzina non cresciuta; un certificato medico ha scoperto il gioco; come posso rimediare a tanti errori?”

“Non buttando il bambino con l’acqua sporca; se veramente hai voglia di recuperare, comincia a riparare il riparabile … “

“Perché fai lo gnorri? Per riparare, la prima cosa sarebbe rappezzare la separazione; se non sei con me, la libreria è un peso; se sei con me, possiamo sostenerla; sai bene che non frutta moltissimo; ma per fortuna c’era il tuo stipendio che ci garantiva e c’erano gli eventi; ma, per quelli, servivi tu; la tua moglie imbecille ha preteso la separazione perché una sera hai pomiciato con un’amica in macchina, come due ragazzini; ha ignorato che ti aveva affibbiato la figlia di un altro; si può riparare questa rottura?”

“Mamma, è certo che si può riparare; se tu la smetti con le corna, puoi anche chiedere a tuo marito una separazione in casa; viviamo insieme, mettete sotto un tappeto le colpe e la vita precedente; ricominciate da soci, da amici, da collaboratori ma dormite separati e non vi portate a casa gli amanti … è così difficile accettarlo?”

“Dopo avere toccato con mano quanto poco valgono gli amanti, preferisco votarmi alla clausura, se mio marito non vuole più darmi amore … “

“Ancora usi la tua intelligenza per giocare di fino e ribaltare le colpe? Non è tuo marito a negarti amore; tu non ne hai mai provato, perché assai prima di conoscerlo avevi dato tutto all’altro che non hai mai dimenticato né cacciato benché tutti ti dicessero che era un verme indegno, a cominciare dalla ex moglie che ha avuto il coraggio di cancellarlo.”

“Hai parlato anche con Nadia?”

“Mi ha detto molte cose; ma ho parlato con molte persone; prima, non pensavo neanche per un momento di indagare nella vita di mia moglie, perché me ne fidavo ciecamente; poi tutti gli altarini sono emersi e ci ho fatto la figura dell’imbecille cornuto e contento.”

“Papà, ti prego … “

“Laura, non è un giudizio; sono fatti puri e semplici … tu sai che non ho una relazione ma una storia importante; sì, sono abbastanza leale da dirlo; se si tratta di sopravvivenza economica, posso anche pensare di essere vicino a mia figlia che amo e accettare la separazione in casa; ma devo anche mantenere l’appartamento che abito da solo, per incontrare una donna e fare l’amore; la mia ineffabile signora che cosa ha in mente per se?”

“Masturbazione fino a consumarmi; sesso solitario e saffico, se necessario; tutto tranne il sesso maschilista; solo il tuo amore potrei accettare, per riuscire finalmente a dartene anche io; è vero che avevo riversato tutto il mio amore su un caprone, negli anni universitari, prima di conoscerti; poi lui era sparito, ti avevo incontrato e mi ero votata a te anima e corpo; purtroppo, come ti ho detto, si è insinuato il tarlo della inadeguatezza e del rancore che ha ucciso ogni mia dignità; ti chiedo ancora di tornare ad apparire una coppia; aiutami a rinascere, prima che sprofondi; tieniti tutti gli amori che vuoi.

Dammi solo il tuo talento per continuare a credere di essere centrale alla vita cittadina con la nostra figlia mongoloide, la libreria; sai, è proprio come una bimba incapace di muoversi, senza di noi; se la assistiamo, se la portiamo avanti, ci da soddisfazioni; se la lasciamo sola, muore; sulla paternità di una puoi dovere ricorrere a compromessi; ma la mongoloide è mia e tua, è solo nostra; riesci a sopportare una socia imbecille, per mantenere in vita la mongoloide che ci è costata lacrime e sangue?”

“Papà, visto che anche chiamarti papà è fasullo ma mi riempie di gioia, ricostruisci una parvenza di famiglia, fallo per me; anche questa sarà fasulla ma ci farà felici, almeno a sprazzi; prometti che ci penserai prima di decidere … “

“Non devo pensarci tanto; anche sul terreno concreto, non vedo molte alternative; la libreria non può dare da vivere a due persone; abbiamo sempre fatto aggio sul mio stipendio e sugli eventi in libreria; Chiara ha ragione; la figlia mongoloide è stata da sempre il cemento per unirci e il limite della resistenza; tornerò a casa con voi da separati; mi riservo di fare l’amore se e quando ne avrò bisogno, ma nell’appartamento piccolo; se il tempo dovesse guarire le ferite, vedremo.”

Era entrata Sabrina nel locale, ma visto il fervore dei colloqui, si era tenuta distante, salutò da lontano; quando si calmarono, Mario la prese in disparte e uscirono lasciando madre e figlia a godersi l’esibizione dei cantautori; con poche battute, comunicò all’amica innamorata tutto quel che era emerso dal colloquio con sua moglie.

“Perbacco, la signora che ti riempie di corna ti ha cacciato per una pomiciatina con me; avrei voglia di ricambiarla … “

“Tuo marito e i tuoi figli che c’entrano?”

“I miei figli sono perfetti per la loro generazione; il primo mi ha detto che sono stata stupida a farlo in macchina; se ti amo, e lui sa che io ti amo davvero, dovrei inventarmi i modi per dimostrartelo; il piccolo addirittura dice che, nel caso di una copula, una lavata un’asciugata e non è stata neanche usata; dice che faccio più corna amandoti castamente che copulando come dio comanda.

A mio marito ho spiegato per filo e per segno che avevamo realizzato un’entusiasmante serata di poesia, che stavi riaccompagnandomi a casa e che, sull’onda dell’euforia, ci siamo fermati al belvedere dove è successo qualcosa; ha preteso che gli raccontassi i particolari; forse qualche problema di identità sessuale ce l’ha, ma lo nasconde bene … “

“Quindi gli hai detto che ti ho baciato?”

“Amore, guarda che ricordi male; sono stata io a ficcarti in gola la lingua sbavando dalla voglia; fosse stato per te, sarei tornata a casa a bocca asciutta.”

“Io forse ricordo male, ma l’odore del tuo seno, quello che mi è arrivato dalla scollatura del vestito quando mi sono chinato su di te è ancora fisso nella memoria; posso garantire che sapevi di casa, di letto, di neonato, di sesso, di amore … “

“La smetti di eccitarmi? Dimentichi la mano che ravanava sul tuo pene da sopra l’armatura del vestito? O ricordi di più le tue dita che sfioravano il perizoma e mi afferravano il clitoride? Giuro che ho visto gli angeli con arpe e chiarine, quando mi hai fatto scoppiare l’orgasmo.”

“Capisci che è la prima volta che parliamo ricordando?”

“Perché tu non ci sei accanto a me, quando mi consumo la vagina masturbandomi; ogni gesto, ogni emozione di quella sera è dentro di me; quando sono da sola, rifaccio mille volte lo stesso percorso e godo come una scimmia.”

“Perché non ci abbiamo più provato?”

“La storia di tua moglie dimostra che siamo due imbecilli cornuti che si fanno scrupoli con chi non ne ha … “

“E se rubassimo qui pochi minuti per rinnovare quelle emozioni meravigliose?”

“Lo sai che si chiama sveltina? Io sono qui; ma stavolta, come da adolescenti, spetta a te svezzarmi all’amore in un androne … “

“’I ragazzi che si amano si baciano in piedi’; immagino che non devo recitarti io la poesia di Prévert; è possibile che dobbiamo incontrarci sul filo della poesia, sempre?”

“Ragazzo che vuole baciarmi, io sto aspettando … “

Il bacio che si scambiarono era da adolescenti eccitati; le mani correvano sulle natiche, sui seni, fra le cosce; le bocche salivavano a fiotti e i due si mangiavano le labbra famelici; Mario aveva già scoperto il seno matronale di lei e stava succhiando i capezzoli con una voglia provata solo anni prima; lei gemeva roteando gli occhi al cielo, mentre la vagina lasciava scorrere fiumi di orgasmo; lui aveva infilato una mano sotto il vestito e teneva stretta una natica fino a farla dolere; lei ricambiò afferrando il sesso.

Non smettevano di baciarsi, di leccarsi, di succhiarsi, di mordere il viso, le orecchie, la bocca; scoprivano il corpo dell’altro con un’ansia che solo da adolescenti si può provare perché il corpo amato è un mondo da scoprire; Mario portò alla bocca le dita umide degli orgasmi di lei, che si precipitò a catturare la lingua per riprendersi il suo sapore dalla bocca di lui; intanto, smanettava sul pantalone per arrivare a sentire in mano il sesso vibrante; la spinse nel portone e si appoggiarono a una parete.

Lei aveva tirato fuori il pene e lo manipolava nervosamente e scoordinatamente; lui stava ravanando sotto la falda fra le cosce che percorse con voglia libidinosa; raggiunse il perizoma, lo spostò e infilò due dita in vagina; massacrò il clitoride e la fece esplodere, soffocando nella bocca il grido di piacere; lei sembrava quasi svenire di lussuria; quando sentì che lui stava guidando il sesso alla vulva, sollevandole una gamba appoggiata al suo braccio, lo avvertì che non era protetta.

“Come preferisci che faccia?”

“Non ho mai bevuto lo sperma; se vuoi, mi faccio sverginare da te, qui stasera; se preferisci sacrifico il lato B, da dietro, a pecorina; l’ho già fatto, ma il tuo randello è particolarmente grosso e distruttivo … “

“Non siamo in condizione di praticare correttamente un coito anale; meglio prendermi la verginità orale .. “

“Mi possiedi in vagina fino al limite e scarichi l’orgasmo in bocca? Lo voglio … con tutta me stessa.”

Si montarono così, in piedi, con una gamba sollevata; poi lei lo bloccò, si sfilò, si girò e lo invitò a prenderla da dietro; con le mani alla parete, assunse una postura più adatta; lui la penetrò in vagina e sbatté più volte il ventre contro il sedere ampio e carnoso; il rumore dei corpi che si scontravano li eccitava da morire; lei raggiunse un orgasmo squassante e, soffocando l’urlo, glielo sussurrò; lui l’avvertì che stava per concludere; lei si girò di colpo, si abbassò e prese in bocca il fallo umido e fremente.

Lui esplose in un orgasmo violento; lei tenne ferma con forza la cappella contro l’ugola e accompagnò gli spruzzi con altrettanti orgasmi vaginali; erano sfiancati, rischiavano quasi di cadere ma si sostennero a vicenda; Mario l’abbracciò con tenerezza e schiacciò il corpo col suo; lei si sentì fusa in un solo amore; sparse mille dolci piccoli baci su tutto il volto, quasi a sentirlo più suo; dovevano rientrare e si fecero forza; avvertì che rientrava per prima, andava in bagno per rinfrescarsi un po’; lui raggiunse la figlia.

Laura era andata sul palco e si era unita al gruppo dei giovani cantautori con i quali eseguì alcuni suoi testi; Chiara la seguiva incantata, non si era accorta che suo marito era sparito senza avvertire per quasi un’ora; gli sorrise e gli chiese se avesse visto com’era brava Laura.

“Lo so; credo che si prepari ad una nuova difficile fase.”

“Perché?”

“Entrare nel modo dello spettacolo non è facile, specialmente se si fa cultura di impegno; non ho nessuna intenzione di frenarla; ma spero che non costruisca troppi progetti ambiziosi; sarebbe doloroso vederli sfumare nel tempo.”

“Ma tu sarai vicino a lei?”

“Discorso difficile, se fatta da una che due minuti fa voleva parlare solo per il tramite degli avvocati.”

“Mario, stasera sono alla canna del gas; puoi fare il favore ad un’amica che un tempo amavi di non picchiare ancora sulle colpe e lasciarmi l’illusione che posso ancora salvare il salvabile?”

“Scusami, hai ragione; ma il problema è che questa tua disillusione è proprio il modello a cui mi riferivo; tu scavi tra le macerie; non vorrei che ci fosse costretta anche tua, anzi nostra, figlia.”

“Io non voluto né saputo seguirti; avevo già sbagliato prima di incontrarti, sono arrivata a te deformata; Laura è creatura tua, come Carlo, come altri utopisti che ti amano; con loro puoi essere più sincero e leale, meno protettivo e più incoraggiante.”

Videro Sabrina uscire dai bagni; Mario la invitò al tavolo; si scambiarono qualche battuta, lei e Chiara, beccandosi affettuosamente sul tema dei tradimenti; era evidente che l’atmosfera si era profondamente rasserenata; ne approfittò la nuova arrivata per segnalare a Mario che Carlo e il suo editore, Alessio, volevano parlargli.

Il giovane imprenditore riassunse rapidamente che da una settimana era uscito il volume di poesie di Ogrò con annesso disco e che aveva incontrato un buon successo; avevano in animo una serie di presentazioni; per la prima, avevano ipotizzato a due artefici della formazione del giovane, il prof e la profia, come lui li indicava; se avessero potuto organizzare la cosa nella libreria più importante della città, sarebbe stato successo assicurato.

Laura intervenne a sollecitare suo padre e Sabrina perché accettassero; ricordò a sua madre che era in tempo per inserire il progetto nel programma della kermesse nazionale di letteratura dalla quale aveva deciso di astenersi, con un brutto danno di immagine; Mario ironizzò sulla coincidenza che due professori oggetto di scandalo si trovassero a costruire insieme un progetto la cui realizzazione era affidata alla moglie tradita; Laura lo fulminò con lo sguardo; Carlo calcò la mano.

“Prof, se la cosa si fa, vorrei che lavorassi intorno ad alcune idee; va bene presentare il libro e il disco; stupendo se a presentarlo foste tu e Sabrina; sai quanto vi ammiro; benissimo la firma di copie; ma vorrei inserire alcune novità … Non guardarmi brutto … la parte musicale non la dedicherei ai brani del volume edito; preferirei proporre quattro o cinque inediti, molto recenti, e alcune cose di un’altra mano; vorrei anche cantare a due voci … “

“Esci dalle ambiguità o ci costringi agli indovinelli?”

“L’anteprima l’hai avuta qui stasera; canterò in coppia con Laura ed eseguiremo brani inediti, miei e suoi; insomma, se proprio la vuoi nuda e cruda, vorrei che fosse il ‘battesimo’ di una coppia di cantautori con brani di tutti e due ed eseguiti insieme. Ti sembra un’idea troppo folle?”

Fu Sabrina a intervenire.

“Carlo, sai bene che se non sono matti non li vogliamo; con quello che succede qui alla taverna e quel che è capitato dentro e fuori dalla scuola, questa idea è semplicemente meravigliosa; ho sentito Laura e ho letto i suoi testi; credo che sarebbe un’idea straordinaria, se vi armonizzate solo un poco; in sostanza, presenti il materiale edito, e quindi ‘vecchio’; ma proponi insieme novità assolute e interessanti. Mario, che ne dici?”

“Io su mia figlia non voglio pronunciarmi; se il mio pupillo garantisce, ci sto; scusaci, Chiara, non abbiamo chiesto a te.”

“Mi sta benissimo che si presenti il volume; non ho sentito Laura perché avevo altro per la testa; se per voi va bene, farò la mia parte. Quello che mi interessa veramente sapere è più privato e parlerò poi con Laura e Carlo … “

“Mamma, se vuoi indagare la natura dei nostri rapporti, fino a questo momento Carlo è il ‘fratellone’ adorato; non so se ci stiamo innamorando; se così fosse, non saresti certo tu a potermelo impedire; ti spaventa che possiamo fare sesso? Lo saprai, quando deciderò di farlo; finora è solo il fratello che non ho avuto ... Strano, però, che all’improvviso ti preoccupi tanto per me; alla mia età, so che ne avevi già fatte di tutti i colori; è per questo che ti preoccupi?“

“Scusami, sono stata approssimativa e intempestiva; troppi discorsi questa sera mi hanno sconvolto; il mio equilibrio labile è a rischio, quando mi fate scoprire che hai un diario segreto di cui parli a tuo padre e ad un ragazzo appena conosciuto ma non a me; quando mi raccontate che puoi diventare cantautrice e non ne avevo nessuna idea; voi vivete un’atmosfera che posso solo invidiare; sai cosa ci siamo detti con tuo padre; sono spiazzata; perdonami, non volevo offenderti; mi agita non sapere .“

“Chiara, abbiamo già detto che dei panni sporchi parleremo a casa, stasera stessa; proprio per quello che ci siamo detti sui separati in casa; pensa al progetto; Sabrina stasera lo mette giù, nei termini proposti da Carlo; domani lo mandi al Ministero per la kermesse, poi ci lavori come sai fare e sarà un successo; la mongoloide si muoverà da sola e saremo felici.”

“Papà, ti voglio bene quanto non te ne ho mai voluto; Carlo, dobbiamo lavorare molto sull’armonia delle voci; non abbiamo molto tempo.”

Decisero di tornare a casa; Mario andò con la moglie e la figlia; si pose immediatamente il problema della sistemazione; Chiara suggerì che andasse a stare nel suo appartamento; la collaborazione non impegnava la convivenza; Laura obiettò che andava col padre e ci dormiva insieme; lui propose che gli lasciassero la camera della ragazza e dormissero madre e figlia nel lettone; Chiara gli chiese perché non se la sentisse di dormire insieme, in castità; lui sorrise e la guardò con intenzione; Laura chiese nervosa.

“Papà, perché hai tanti problemi a dormire nel letto che è stato tuo per anni?”

“Ragazza, credevo che stasera avessi capito quali sono i problemi che nascono quando ti accosti troppo al corpo di un maschio; io e tua madre siamo stati intimi per decenni; se siamo nello stesso letto, le voglie non si controllano … “

“Perché vorresti controllarle? Mamma è una bella donna e tu l’hai amata tanto … “

“Mi prendi per i fondelli o cerchi di incastrarmi?”

Impossibile parlare con una figlia, anche se solo elettiva, che ha deciso di imporsi ai genitori; la ragazza li fece sedere intorno al tavolo e servì il caffè; Mario e Chiara restarono a lungo a squadrarsi in silenzio; difficile dire quali sentimenti li animassero; come sempre, lui fu costretto a prendere l’iniziativa.

“Chiara, tua figlia pone una questione delicata; secondo lei, dovremmo dormire inseme, come per anni, cancellando con un colpo di spugna errori e colpe gravi. Tu cosa pensi?”

“C’è un’ipotesi alternativa?”

“Almeno due; io dormo nella sua camera e lei con te nel letto grande; oppure tu dormi al suo posto e lei prende il tuo con enorme difficoltà per me.”

Come facilmente prevedibile, Laura si inalberò.

“Perché dovresti avere difficoltà? La seconda ipotesi è la più sensata; non sei mio padre, quindi non c’è incesto; sei il mio Mentore, mi insegni a fare l’amore e non hai colpe; non è necessario che mi svergini; basta che mi insegni l’amore.”

“Se è questo che vuoi, il tuo è il migliore maestro possibile … “

“Perché, mamma?”

“Ci sono uomini che fanno l’amore e ti trattano da principessa; sono pochi e meno ancora quelli che lo sanno fare per bene; tuo padre, scusami Mario non riesco a non vederti padre di nostra figlia, nonostante le mie colpe; tuo padre, dicevo, è il top del top; non l’ho mai visto fare sesso, ma solo dare e prendere amore infinito … A proposito, mi puoi spiegare perché tu e Sabrina, ormai ultraquarantenni, sposati e con figli, vi siete lasciati andare a fare l’amore in macchina, come adolescenti sprovveduti?”

“Chiara, ti viene in mente una sola occasione in cui lo abbiamo fatto io e te? Non c’è stata possibilità; ci siamo conosciuti che tu eri fin troppo abituata al sesso, forse dovrei dire al caprone; ci avrei fatto la figura dell’imbecille e mi avresti riso addosso, quella volta … La voglia di un rapporto adolescenziale mi è rimasta addosso; con Sabrina uscivo da un momento di estasi poetica; ho operato il transfert e ho immaginato che ci fossi tu, in macchina con me; ha capito e l’ha spiegato al marito che ha accettato l’idea.

Capisci che è esattamente quello che mi propone Laura adesso, tornare ragazzino, saziarmi di baci e di carezze, arrivare al massimo a fare l’amore fra le cosce, quello che feci con Sabrina? Poi sperare di tornare ad essere padre e figlia; ma sappiamo tutti e tre che non saremmo più le stesse persone … “

“Vedi, Lauretta, cosa è l’amore quando a provarlo è un uomo come tuo padre? L’ho ingannato, da prima che ci mettessimo insieme, l’ho tradito per più di quindici anni, ho fatto passare per sua una figlia concepita con l’altro; e lui opera il transfert per fare con me l’amore che tu gli chiedi; dovrei essere io, ora, a istigarti a fare l‘amore con lui, perché mia figlia prenda il mio posto e riscatti un mio errore; peccato che io non abbia la sua forza e sia troppo egoista per concedervelo.”

“Perché parli di egoismo? Che c’entra coi nostri discorsi.”

“Mario, se adesso mi spacchi la testa col centrotavola di cristallo che scelsi con tanto amore e tanta tigna, non possono fartene una colpa; sarebbe solo un’azione terapeutica per una malata inguaribile. Laura, non ti ho completato l’analisi; mio marito sa solo fare l’amore; il mio amante è il classico caprone senza sensibilità; lui ha solo un obiettivo; ho capito che sei informata e posso essere chiara; il caprone vuole solo sbatterlo dentro, possibilmente in tutti i buchi; non esiste altro che montare ed eiaculare.”

“Perché ti sei lasciata andare a un soggetto così e hai ripetuto l’errore per tanti anni?”

“E’ qui il motivo per cui vorrei che fosse Mario la tua nave scuola, quello che ti avvia al sesso come amore; io beccai il caprone che mi fece conoscere il sesso violento; fu come assumere una droga; fai conto che io sia diventata un’alcolista, una tabagista, una cocainomane, una morfinomane; non ne esci; ci ricaschi sempre, finché non ti distruggi; Mario, non mi ammazzare, anche se lo meriterei; mio marito, dopo che gli ho combinato quello che sai, ancora non sa se cacciarmi o perdonarmi.

Il caprone, quando gli ho detto che era stata scoperta la verità sul tuo conto, mi ha detto che, come avevo tradito mio marito con lui, si sentiva autorizzato a ritenere che avessi tradito lui con altri e che, quindi, non assumeva nessuna responsabilità nei confronti miei e di mia figlia; anche se ti è difficile accettarlo, e ti capisco, ho realizzato che ho sempre amato mio marito, anche quando lo umiliavo perché lo sentivo troppo superiore e gli attribuivo un’arroganza che era solo nella mia testa.”

“Papà, proprio non ci riesci?”

“A fare cosa?”

“A insegnarmi a fare l’amore .. “

“Non chiedermi di violare la tua purezza … “

“No, io vi ho sentiti, quando facevate l’amore; fammelo vedere … insomma, fai l’amore con mamma e lasciami guardare!”

“Chiara, le hai suggerito tu l’escamotage per indurmi a fare di nuovo l’amore con te?”

“No, papà; mamma non c’entra; sono io che ti amo anche fisicamente e che vorrei trasferire il mio desiderio a tua moglie … “

“Io mi sistemo in camera tua; voi andate nel lettone.”

Mario decise di troncare un discorso spinoso; non aveva con se il necessario per la notte, si infilò coi soli slip sotto il lenzuolo; dopo poco sentì lo scalpiccio dei passi di Chiara che si sedette sul lettino a fianco a lui.

“Lo so che competerebbe a me parlare con mia figlia; so anche che non è tua figlia e che sarebbe umano e naturale se ti venissero certe voglie; ma Laura non prende sonno se non le parli di amore, di sesso, di noi; ha ascoltato troppe cose dolorose e non trova il bandolo; per favore, aiuta nostra figlia, lasciamelo dire, io ci credo davvero; cerca di evitarle esperienze deformanti come quelle di sua madre; sii il suo mentore e insegnale l’amore, ti prego.”

Non era facile resistere ad una proposta chiara e semplice; Laura si era scontrata con la prima esperienza importante di amore e di voglia; se non le faceva un minimo di chiarezza, rischiava di essere responsabile dei suoi errori; andò nella camera e si stese sul letto, accanto alla ragazza; lei lo catturò nell’abbraccio e lo strinse da fargli male.

“Che ti succede, piccola? Cosa ti turba?”

“Carlo … tu .. mamma .. tutti i vostri discorsi … Mi sono sentita sconvolgere la pancia quando ho cantato con Carlo; è l’amore?”

“Forse è l’avvio di un amore; la certezza la puoi avere solo con un po’ di tempo …

“Cosa succede? Che cosa ti fa capire quando sei innamorata?”

“Cosa provi davanti a Carlo?”

“La voglia di baciarlo, ma non a stampo, come con gli amici; voglia di sentire il sapore, gli odori del corpo, la voglia uguale alla mia … ecco, questo è quello che provo!”

“E laggiù, fra le gambe?”

“Il ventre che mi esplode; il desiderio di fondermi con lui, di essere una sola cosa … “

“Lui ti ha seguito in questa voglia?”

“Sì e no; la sua lingua mi ha dato enormi brividi, percorrendomi tutta la bocca; più mi divorava, più volevo che lo facesse; provavo gioia assaporando la sua carne, la sua saliva, ma non mi è sembrato che si abbandonasse alla voglia … “

“Perché?”

“Il mio ventre desiderava il sesso e spingevo per sentirlo contro di me; lui sembrava fuggire, evitare di farmi sentire la potenza della sua voglia; avrei voluto fare non so cosa, per dirgli che lo volevo con me, in me; lui sembrava sforzarsi di mantenere le distanze … Perché?“

“Perché tu sei figlia di tua madre e lui è il mio figlio putativo; tu seguivi l’istinto ferino del sesso per la riproduzione; lui aveva la testa sulle spalle e valutava i problemi; lui ti vuole più di quanto tu voglia lui; ma sa che l’entusiasmo va verificato, per essere amore; tu sei già alla passione pura, violenta, come tua madre col caprone.”

“Non posso sentirti teorizzare oltre; fai l’amore con mamma, fallo come didattica per me; non pretendo che faccia sesso con me; ma con lei puoi fare tutto; dimostrami come si ama … “

Chiara si era sdraiata al fianco di suo marito e nascondeva la testa sulla sua ascella; lui le aveva passato una mano dietro le spalle e sentiva la pelle fremere d’amore, come tante volte era accaduto; le sollevò il mento e appoggiò le labbra sulle sue, spinse la lingua e aprì la bocca desiderata; lei si precipitò ad abbracciarlo; singhiozzava, le lacrime le scorrevano a fiotti e le labbra divoravano quelle di lui; il corpo si agitava come tarantolato finché i pubi si incontrarono.

Gli scivolò addosso, mentre una mano si allungava a prendere quella della figlia adagiata attenta accanto al padre.

“Ti amo, Mario; senza remissione, sono una troia impenitente; ma adesso so che ti amo, come quando ti conobbi, come ti ho amato sempre, anche quando mi perdevo nell’imbecillità; vedi, Laura, l’amore è questo che neppure io avevo capito bene; sentire e assaporare odore, calore, consistenza del corpo amato; sentire che ti attira e che vorresti essere una sola cosa con lui.

Non è la prima volta; ma solo stasera so che questo stavo cercando, l’altra parte di me, forse la migliore; ti ho fatto molto male, ma era a me che lo facevo e lo volevo fare; per cercare di mortificarti, mi umiliavo e mi facevo trattare da prostituta, da essere inferiore, da zerbino; e intanto tu mi vestivi da principessa e i tuoi paggetti si inchinavano a me prima che a te; hai una moglie stupida; ma solo tu puoi correggerla e farla crescere.”

Laura era scivolata addosso a suo padre e aveva catturato la sua bocca; di colpo, rivelò un talento naturale al bacio; lui la frenò per un attimo con aria interrogativa; lei colse a volo.

“Ti ho visto farlo con mamma; è straordinario; smettila di indagare e guidami … “

“Ma i tuoi amici saranno impreparati, al tuo confronto … “

“Ed io gli insegnerò a darmi tanta gioia, tanto piacere, tanta lussuria quanta ne prendo in questo momento dalla bocca che amo di più al mondo.”

“Mario, non cercare di sconfiggerla; lei è tua figlia, comunque la metti; se non vuoi commettere incesto, ti conviene sopportare di fare l’amore con la tua perfida moglie e lasciare che Laura impari solo guardando.”

“Sei scema, mamma? Credi davvero che mi fate assaggiare un dolce così soave e mi chiedete che ti lasci divorare tutto? Per lo meno, esigo una spartizione!”

“Che facciamo, Mario? Vado via e ti lascio alle tue responsabilità o cerchiamo di tamponare insieme la falla che abbiamo aperto?”

“Stavolta non mi faccio irretire; avete chiesto separazione in casa; non ti credo più, Chiara, specialmente quando prometti la fedeltà; non è nel tuo DNA; lì c’è l’inganno; Laura, tua madre si è paragonata a una drogata che non regge all’astinenza; la sua droga si chiama ninfomania e forse ti ha contagiato; mi spiace, ma preferisco cercare la compagnia di chi non mi inganna.”

“Giustissimo, professore! La figlia prostituta minorenne di una troia drogata non può macchiare la tua purezza; domattina mi faccio sbattere dal primo imbecille che passa; poi mi cerco un amante che mi mantenga; so che le minorenni sono ambite da molti vecchi bavosi e danarosi; oppure mi cerco un protettore; anche le escort o le prostitute giovani sono ricercate!”

La sberla le arrivò imprevedibile.

“Tu sei la mia bambina e non ti permetto di usare certe espressioni; tua madre mi ha riempito di corna per alzare la sua presunzione contro la mia; tu minacci il degrado per costringermi a fare quello che non voglio … sei la degna figlia di tua madre!”

“Lo so che sono la tua bambina; ma anche quella di mia madre; non riesci ad accettare che vi voglio insieme, che voglio essere come voi; questa povera imbecille non ha avuto la sberla che mi hai rifilato; sei stato troppo tenero; ma, forse, mi ami davvero fino a picchiarmi per correggermi; lei, non so più; vuoi una figlia e ti ribelli perché Chiara si è fatta ingravidare da un imbecille; mi vuoi far crescere e ti spaventi a fare l’amore davanti a me; papà, chi ha i problemi più seri tra noi tre?”

“Io so ammettere che ho molti problemi; voglio una figlia e non posso averla; ne ho una che amo da sempre e non ti permetto di comportarti da sciocca perché sei mia figlia; tua madre ti ha concepito con l’infedeltà; non è un problema se ha copulato, l’ha fatto a tradimento; questo è fin troppo evidente; è questo che mi turba; se torniamo insieme, potrò fidarmi mai di lei?”

“Papà, forse mi sto innamorando di Carlo; gli chiederò amore e lealtà; chi mi dovrebbe garantire che meriterà la mia fiducia?”

“Nessuno; io sono certo che è un uomo leale; ma non posso garantirti niente; devi essere tu ad amarlo tanto da credergli .. “

“Maledetto razionale! Io per mia madre giuro anche il falso, se lei mi dice che è la verità; io garantisco che ha capito e vuole rimediare; avrei anche giurato che avresti capito; devo ricredermi su entrambi o darvi fiducia?”

“Mario, convinciti, per favore; abbiamo due figlie difficili, una perché è testarda come me e te, l’altra perché è inanimata e mongoloide; ambedue hanno bisogno di noi e di un gesto di fede; se senti un pizzico di affetto, almeno a loro, prova a giocare d’azzardo un’altra volta; sai che ho barato e puoi solo fare un atto di fede dandomi fiducia; se vuoi provare a vivere da solo, dimentica e lasciami affondare con le mie figlie; però, ti prego, esci dalle ambiguità e scegli da che parte stai.”

Lui prese a baciare con dolcezza sua moglie su tutto il viso, dall’attaccatura dei capelli al mento, soffermandosi a lungo sugli occhi, sulle orecchie ed infine sulla bocca in cui si immerse con passione; aveva gli occhi chiusi, perso in una sua immagine segreta; Chiara era stata presa dal vortice della passione e si abbandonava languida alla carezza della sua bocca; sentiva che le viscere si agitavano e le stimolavano orgasmi piccoli e grandi; strinse il seno al torace e precipitò in un vortice di dolcezza.

“Ti amo, maledetto, ti amo, ma sono troppo imbecille per fare altrettanto … “

Lui fu quasi sull’orlo di uno scatto violento; solo a quel punto si rese conto della bocca della ragazza immersa nei suoi capelli, allungò dietro una mano e si accorse che Laura si stava masturbando baciandogli la nuca; carezzò delicatamente l’interno di una coscia e la sentì vibrare di piacere; spostò lentamente la mano verso la vulva finché sentì l’umido dello slip impregnato di umori da strizzare; sussurrò un ‘ti amo’ che a Chiara suonò suo ma che era per la figlia.

E fu Laura a corrispondere farfugliando qualcosa con la bocca schiacciata sulla sua testa, sulla guancia, sul collo; si girò su un fianco e Chiara fece altrettanto, restandogli attaccata con tutto il corpo; ma anche Laura si era appoggiata, su un fianco, alla sua schiena e si stringeva al corpo alla ricerca di un contatto eccitante; la vulva strusciava contro l’osso sacro e si sentiva che stava copulando col suo fondoschiena.

“Laura, ti è chiaro il senso del fare l’amore con tutto il corpo?”

“A chi pensavi, mentre baciavi mamma?”

“Non farmelo dire; sarebbe una tragedia … “

“Lo so che hai operato il transfert, la mamma per la figlia; te l’ho chiesto io sin dall’inizio; anche io stavo trasferendo il corpo di Carlo nel tuo; ti amo, forse anche da femmina, ma il mio riferimento assoluto è il ragazzo con cui voglio vivere la mia felicità; con te sto scaricando una voglia antica; ti offendo con queste dichiarazioni?”

“No, amore mio; anch’io so bene che tu sei l’alternativa ad un amore desiderato e mai avuto … “

“Sentite, sapientoni; ma davvero credete che io sia solo una cavia da laboratorio? Tu sperimenti l’amore per mia figlia che credevi anche tua; lei si prepara ad amare il suo ragazzo come il padre presunto ama una troia come sua madre; mi concedete di esserci, almeno?”

“Chiara, io ce la faccio ad amarti come sempre; ma tu dovresti stare attenta anche a quello che chiedi; tu mi crei l’illusione di ritrovare una donna che amavo; se dovessi restare deluso sarebbe la fine, per i miei sogni e per la tua serenità … “

“Vuoi provarci  o preferisci rinunciare e decidere che non sono degna di un atto di fede?”

“Papà, non puoi negare una seconda occasione … “

Spinse sua moglie supina sul letto, le divaricò le gambe e abbassò la testa a lambire il ventre, dall’ombelico in giù fino alla vulva che titillò con la punta della lingua; Laura guardava perplessa e ammirata le smorfie di piacere di sua madre che gemeva e balbettava frasi sconnesse; aguzzò la vista e vide il clitoride, rosso e ritto come un fuso, catturato dalle labbra di lui che succhiava con fervore scatenando autentiche urla dell’amata; vide i denti mordicchiarlo mentre lei accentuava il piacere.

La ragazza era quai spaventata all’idea di qualcosa di tanto antigienico fatto con un amore indicibile; sentiva di partecipare alla libidine della madre e si martellava il clitoride fra due dita fino ad esplodere in un violento orgasmo; quasi istintivamente afferrò il sesso di lui che pendeva ritto tra le cosce; tentò una impacciata masturbazione finché lui le prese il polso e la guidò; in un momento fu come se non avesse fatto altro per tutta la vita.

Chiara si sottrasse quasi di forza, stese supino il marito e si fiondò con la bocca sul sesso, ingoiandolo fino ai testicoli; conosceva bene quella mazza che aveva vissuto per anni; spinse sua figlia a montare sul viso del marito; lui prese a leccarle la vulva da sopra lo slip; fu la ragazza a spostarlo perché la lingua arrivasse alla carne viva; quando lui catturò il clitoride, il mondo le esplose in testa e fu solo piacere quello che sentiva, con luci straordinarie e suoni angelici.

Crollò sul letto, spostandosi per non gravare su di loro; Chiara scivolò sul corpo di lui e si impalò; ritta alla cavallerizza, montò il maschio con tutte le sue energie; Laura guardava stranita sua madre copulare con tanta forza, lontana dalla femmina che si lasciava sbattere come un tappetino dall’amante; dopo un ennesimo orgasmo, anche la madre si stese sfinita sul letto; Mario sembrava non desiderare affatto concludere; infilò lo slip e se ne andò nella camera a fianco.

La settimana seguente fu animata dai preparativi per la serata di poesia e musica; Chiara non riuscì a chiedere al marito perché avesse abbandonato il letto senza godere; gli eventi la sopraffecero; Laura si impegnò tanto nella preparazione dello spettacolo che quasi dimenticò il terremoto che aveva scatenato tra i genitori; Mario si divideva tra i preparativi dello spettacolo, gli incontri occasionali con Nadia e quelli a cui aveva dato il via Sabrina, ormai invischiata nell’amore per lui.

Tutti avevano coscienza che, in qualunque modo si fossero evoluti gli eventi, la serata in libreria era il discrimine per molte cose, forse le stesse vite individuali e collettive; Mario doveva e voleva capire se continuare ad avere fede in sua moglie; Carlo e Laura aspettavano una risposta alla loro avventura di cantare e scrivere insieme; Chiara aspettava di verificare la tenuta della solidarietà con suo marito; le due speravano che la situazione chiarita consentisse di organizzarsi spazi d’amore e di sesso.

La sera del meeting in libreria c’erano tutti, e tutti armati e pronti a dare battaglia; Chiara si era messa ‘in tiro’ per essere, come al solito, la star della serata; Nadia era venuta pronta ad avanzare aperti diritti di priorità sull’amore di Mario, se ci fossero stati varchi in cui infilarsi; Carlo e Alessio, il suo giovane editore, avevano i nervi tesi come ad ogni ‘prima’; quella presentazione valeva il successo di un’iniziativa editoriale

Mario era particolarmente nervoso perché quella sera il giovane poeta e cantautore suo pupillo affrontava il giudizio della ‘loro’ città; più ancora, Laura veniva proposta come nuova autrice ed esecutrice con una scelta per molti discutibile; la ragazza si teneva stretta al padre putativo perché cominciava ad avvertire il peso e la paura del tentativo assai azzardato; Sabrina era molto coinvolta tanto dalla serata di cui era creatrice, con Mario, quanto dal nuovo rapporto col collega ed amato.

La presenza imprevista e sconvolgente fu quella di Antonio, l’amante di Chiara, nessuno sapeva se perché padre naturale di Laura, vera protagonista della serata; se per il diritto di ‘stallone della padrona’; o se solo per creare fastidio in un momento di trionfo per tutti; Chiara, in un raro momento di buonsenso, gli parlò in privato; subito dopo, avvertì Sabrina che non avrebbe creato nessuno scandalo; la donna si preoccupò di rasserenare Mario.

“Dice che è non è qui per sollevare scandalo o pettegolezzi; forse è qui per lei. Mi dispiace, amore, ma ci sono in sala mio marito e i miei figli che vogliono gioire di questa mia iniziativa; non potrò esserci dopo, a sostenerti se le cose andranno male … “

Nadia che era lì vicino e aveva ascoltato, interferì.

“Sabry, vai serena; sono qui proprio per rovinare le uova nel paniere al mio ex odiato marito; se le cose prenderanno una brutta piega, guiderò io il nostro Mario a rendere pan per focaccia ... “

Mario sorrise di se stesso, all’idea che, mentre la moglie credeva di mortificarlo con l’amante di sempre, lui si districava addirittura tra due donne, senz’altro superiori a lei intellettualmente, che erano legate a lui da una passione importante, per direzioni diverse; quando Laura gli fece osservare la presenza dell’ospite inatteso, si limitò a raccomandarle.

“Stai vicina a tua madre, domani, perché le arriverà un conto salato e dovrà pagare senza sconto, anche con molti addebiti per mora; piuttosto, stai attenta tu; l’evoluzione voluta da tua madre potrebbe azzerare gli effetti del successo che avrai stasera.”

“Vuoi dire che mi cancellerai dalla tua vita o abbandonerai anche Carlo che ha bisogno del tuo sostegno?”

“Le scelte di tua madre condizioneranno tutti; quello che è certo è che, come le ho promesso davanti a te, se sbaglia anche stavolta paga tutto con gli interessi.”

Vide la ragazza che parlottava con la madre la quale a gesti sembrava cacciare via un moscerino e dirle di badare alle sue cose; Laura, passandogli accanto, gli chiese sussurrando se avesse bisogno di prove che attestassero l’inaffidabilità di sua madre.

“Se non ti reca dolore, mi basta che domattina presto mi fai sapere cosa succederà dopo la festa in libreria.”

Chiara aprì la serata esibendo soprattutto il suo fisico notevole, un abbigliamento ricercato e accurato, mille smorfie da gattina, utili più ad affascinare un ammiratore che a catturare l’interesse di un pubblico di appassionati di letteratura; dopo la sua esibizione quasi da discoteca, Sabrina riportò immediatamente la riflessione sul libro pubblicato di recente, di cui si intuiva che possedeva fino in fondo i contenuti e i sensi.

Ci fu un lungo periodo di sosta per consentire l’acquisto del libro presentato e la firma, o la dedicatoria, dei volumi da parte di Carlo; poi toccò a Mario introdurre il clou della serata, lo spettacolo di musica e poesia; tracciò le linee della storia della ricerca di giovani talenti fatta in città, celebrò l’edizione lì stesso presentata, ed annunciò che, con l’autore, avevano scoperto una giovane autrice che Ogrò aveva scelto per un duo di scrittura e di canto.

Poi furono Carlo e Laura ad esibirsi; lui dominava la scena per una esperienza più lunga in quel genere di cose; lei si vedeva che gli restava accanto come un’ombra e lo seguiva, lo accompagnava, lo precedeva; fu una scena d’amore lunga più di un’ora che emozionò tutti, persino il prof, padrino letterario di lui e padre legittimo di lei, e i musicisti che li accompagnavano; gli applausi furono lunghi, sentiti ed emozionanti.

Chiara comunicò agli amici che preferiva andare a casa perché la giornata era stata dura; tutti avevano però capito che correva dall’amante per festeggiare con lui; Nadia trascinò letteralmente Mario alla sua macchina e stettero fermi a guardare finché l’auto di Chiara si allontanò, con Laura che accennava un saluto dal finestrino; subito dopo, partì la macchina di Antonio.

“Mario, andiamo da te o vuoi venire con me in città?”

“Andiamo a casa mia; ci staremo bene come sempre; domani è domenica e non hai da lavorare; lunedì forse avremo da fare parecchio … “

Mario sapeva di avere bisogno di rilassarsi in un incontro di vera armonia; con Nadia aveva sempre realizzato una pace interiore di grande efficacia; quella sera, in particolare, di fronte al crollo di ogni speranza, anche minima e labile, di recuperare con sua moglie un rapporto di lealtà e di buonsenso, la necessità quasi fisica di abbandonarsi ad un incontro di grande amicizia, prima ancora che di passione intensa, gli premeva sul cuore e nella testa.

Si trovarono abbracciati, anzi avvinghiati in un frenetico desiderio di scaricare nei gesti la voglia di comunicarsi delusione, dolore, fastidio forse per i comportamenti insani di cui erano vittime, lei con un ex marito incapace di uscire dalla visione unilaterale del sesso aggressivo e violento come espressione di un potere maschile fuori luogo e fuori tempo; lui con una moglie incapace di superare la condizione di bambina capricciosa e desiderosa di primeggiare anche quando erano manifesti i suoi limiti.

Le mani correvano ansiose su tutto il corpo; lui sembrava voler rendersi conto che davvero quel corpo armonioso, morbido, ricco, fosse disponibile alle sue voglie; lei voleva quasi impossessarsi della bontà di lui, della sua intelligenza e sensibilità, divorandone il corpo; nei baci voraci, nelle carezze languide e lunghe, entrambi cercavano di sintetizzare un desiderio assai più intenso e antico; nessuno dei due sembrava voler affrettare i tempi di un amplesso desiderato e pregustato.

Nadia però lo aveva seguito perché aveva bisogno e voglia di fare l’amore con un uomo che le desse il senso di un sentimento, anche se offuscato e represso per la forte tensione verso sua moglie, comunque pieno, intenso e manifestabile in una serata di grande entusiasmo anche sessuale, sull’onda del successo della manifestazione; non era disposta a rinunciare e spinse il maschio verso il letto; lo fece cadere supino e si fiondò su di lui, aprendogli con gesti rapidi il pantalone.

Mario aveva altrettanta voglia di un rapporto coinvolgente e dolce; la frenò per un attimo e l’attirò sopra di sé riprendendo il bacio e caricandolo di una voglia anche più intensa, lei si abbandonò a lui e gli si strinse fino a sentire l’asta premerle sulla vulva con grande efficacia; si agitò a lungo sul suo corpo, alla ricerca del contatto del clitoride con la mazza, che riuscì da solo, nonostante i vestiti, a farle raggiungere l’orgasmo; urlò il piacere nella bocca di lui e si accasciò languida sul maschio.

Lo sentì fortemente eccitato e pronto ad amarla, quando si riprese dal languore che l’aveva assalita; si spostò in piedi accanto al letto, sfilò insieme pantalone e boxer e portò alla luce la mazza tanto desiderata; si chinò sul ventre e rimirò a lungo il bastone del piacere che si preparava a godersi al massimo; lo prese con una mano e lo masturbò ammirandone la possanza; con l’altra mano, raccolse i testicoli e ci giocò strappandogli gemiti di piacere.

Mario si sollevò in piedi e fece sedere lei sul bordo del letto; le presentò sul viso il sesso duro da fargli male e le prese in mano le guance accarezzandola con affetto; Nadia spinse fuori la lingua e con la punta andò a saggiare le tracce di precum che apparivano; giocò un poco sulla cappella che le procurava un piacere intenso, con il sapore di seta della parte delicata dell’organo, strinse leggermente le labbra e spinse dentro il sesso come in una vagina stretta; sentì che stringeva le guance e godeva.

Cominciò la fellazione più bella che avesse mai praticato, soprattutto perché non ebbe nessuna fretta e cominciò la penetrazione e la copula in bocca con la massima delicatezza; guidava l’asta con la lingua, trattenendo con una mano il grosso fuori dalle labbra e accarezzando, contemporaneamente, i testicoli con grande sensualità e con risultati eccezionali per la libidine di lui; spingeva spesso la punta in gola e si fermava al primo accenno di soffocamento.

Andò avanti un bel poco, succhiando e leccando, mordicchiando e copulando in gola; lo portava al limite dell’orgasmo e si fermava o strizzava un attimo i testicoli per rinviare l’eiaculazione; lui si abbandonava alla fellazione, limitandosi a spingere le mani fino al seno, che scoprì per afferrare i capezzoli e strofinarli delicatamente tra le dita; il piacere per Nadia era intenso e stimolante; desiderava che qualcosa le titillasse la vagina.

Era impossibile che lo facesse lui, né lei voleva abbandonare i testicoli per dedicarsi a se stessa; la voglia cresceva col proseguire la fellazione ed ambedue aspettavano il momento che la situazione si ribaltasse e lui, come lei sapeva già bene, prendesse l’iniziativa per deliziare la vagina con uno dei suoi saporitissimi cunnilinguo; nell’attesa, gli orgasmi si facevano intensi e continui; ma non era che un’anticipazione delle gioie che si aspettava dalla copula.

Mario si staccò con una dolce violenza; le sfilò l’abito e le tolse l’intimo; quando la ebbe tutta nuda davanti a se, si spogliò del tutto, la spinse sul letto lasciando a terra i piedi e si lanciò sulla vulva generosamente scosciata dalla posizione delle gambe; le alzò anche i piedi sul lenzuolo e divaricò le ginocchia, per avere un accesso più ampio ed agevole al sesso; lei lo aiutò a sistemarsi per il cunnilinguo e lo prese anche lei per le tempie, per guidare la lingua laddove sapeva di godere al massimo.

Mario partì da lontano, come era solito fare, lambendo dolcemente l’interno coscia, a destra e a sinistra, per arrivare con la lingua sulle grandi labbra, che leccava, succhiava, mordicchiava e titillava dolcemente procurandole continue sferzate di piacere; dopo avere percorso più volte la via della libidine all’interno delle cosce, affrontò decisamente la corolla serrata delle piccole labbra che stimolò con la punta della lingua finché si aprirono ad offrire il prezioso fiore del clitoride.

Lo prese tra le labbra e gli dedicò la più lunga ed appassionata copula che avesse mai realizzato; succhiava come fosse un piccolo pene; leccava come fosse il gelato più desiderato; mordicchiava per strappare brividi di piacere ed urli di goduria; passava dalla lingua alle labbra e ai denti, cercando le emozioni più diverse per lei che si sentì travolgere da una passione indicibile; accolse con gioia lo squirt che le spruzzò in bocca; bevve tutto con devozione e l’adorò.

Con un brusco movimento, la fece ruotare e la dispose carponi col sedere sporgente dal letto; leccò accuratamente e titillò con le dita, contemporaneamente, la vulva e l’ano; succhiava e leccava il clitoride mentre infilava due dita, preventivamente bagnate negli umori di lei, nell’ano; stimolava l’utero dal retto mentre succhiava il clitoride; percorreva il sesso, dal monte di venere al coccige, con larghe spatolate della lingua che facevano vibrare il corpo di lei.

Nadia non reggeva più; voleva sentirlo dentro al ventre, dall’ano o dalla vagina importava poco; glielo disse a voce alta; lui accostò l’asta alla vagina e spinse leggermente; contemporaneamente, infilò nel retto tre dita e stimolò l’utero dai due fronti; lei urlò il suo piacere fin quasi allo svenimento; spinse indietro i fianchi con forza e si fece arrivare la cappella all’utero, con grande gioia, con un piccolo fastidio e con un orgasmo stellare.

Lui si fermò e copulò delicatamente penetrando con vigore in fondo all’utero e uscendo quasi ad estrarre il sesso; tornava a spingere in fondo e si fermava a sentire la presa dei muscoli vaginali sull’asta; poi riprendeva da capo; sfilò la mazza dalla vagina, dopo il terzo grosso orgasmo, e spostò la punta all’ano; lei usò le mani per tenere separate le natiche ed esporre il foro alla vista; sentì nettamente la mazza notevole e dura di lui farsi varco nel canale rettale e si godette la penetrazione fino in fondo.

Quando lui cominciò a montarla nel retto, godette molto soprattutto al suono che accompagnava la spinta del ventre sulle natiche; il rumore delle carni che si scontravano le risultava quasi più eccitante della copula in se; andarono avanti per un bel poco, nella pratica anale; poi lui la fece sdraiare sul letto, senza staccare il fallo dall’ano, e la montò standole premuto sulla schiena; il movimento di vai e vieni nel retto coinvolgeva nella monta tutto il corpo.

Si fermarono ancora una volta e Mario la prese da dietro, steso su un fianco; le infilò ancora la mazza nel retto, da quella posizione, e le tenne sollevata la gamba libera per montarla meglio; l’asta scivolava dentro profondamente e usciva quasi del tutto dall’ano; più volte ripeté il giochetto poi le fece cambiare lato e la prese ancora di fianco a gambe spalancate; la stese poi supina e si portò le gambe sulle spalle, la sollevò finché solo le spalle di lei poggiavano sul letto.

Erano in grado, in quella posizione, di guardarsi in viso e di parlarsi; lui ammirava davanti a se il foro innaturalmente spalancato dell’ano e vi sbatteva dentro la mazza con vigore; lei aveva portato una mano sulla vulva e si masturbava con evidente lussuria; quando ebbe raggiunto due orgasmi violenti, lei lo prese in giro per la durezza della copula; per uno che passava per amante assai delicato, quelle monte erano decisamente troppo; per di più, non l’aveva ancora posseduta ritualmente, viso a viso.

Mario la depositò delicatamente sul letto, le tenne le gambe sollevate e si chinò su di lei, penetrandola finalmente alla missionaria; Nadia lo accolse con amore e lo baciò a lungo mentre artigliava con i piedi la schiena e lo stringeva fortemente a se; si fece montare assai a lungo, partecipando con gioia all’amplesso; non mollò la presa se non quando sentì che stava eiaculando con grande soddisfazione e in maniera irresistibile.

Si fermarono ansanti e si concessero una sosta; stesi supini sul letto, fianco a fianco, si accarezzavano dolcemente e sensualmente; lei lo avvertì che non pensava affatto di lasciarlo e tornare a casa sua, nel capoluogo; provarono ad imbastire un dialogo per prepararsi ad affrontare moglie ed ex marito; ma la voglia li sopraffece e, dopo un breve riposo, erano di nuovo lì a fare l’amore come ragazzini sovreccitati; passarono la notte a copulare con brevi concessioni al sonno.

Erano la nove passate quando furono in condizione di uscire; Nadia aveva già preparato alcuni documenti che sarebbero serviti; andarono difilati a casa di Chiara, quella che sulla carta era la loro residenza da sposati; Mario bussò e, dopo qualche inutile scampanellio, Laura venne ad aprire in pigiama, sorpresa e ancora stravolta dalla sera precedente.

“Papà!?!? Che ci fai? Oh, dio, avvocato, anche lei?”

“Di’ a tua madre e al suo caprone che abbiamo bisogno di parlare a tutti e due.”

“Mamma, c’è papà con Nadia; devono parlarti urgentemente; sbrigati, per favore; anche il tuo stallone sarebbe benvenuto … “

Dopo alcuni minuti di attesa, venne fuori Chiara, scapigliata, sconvolta da una notte di copula, con una vestaglia gettata addosso con noncuranza.

“Che diavolo vuoi a quest’ora di una mattina di festa?”

“Sono venuto ad avvertirti che domani mattina andrò in tribunale a portare una domanda di legalizzazione della separazione di fatto in cui viviamo; finirà per sempre la pantomima della troia e del cornuto; poiché sono una persona corretta, mantengo fede agli impegni e avviso prima di colpire alle spalle, sono venuto a dirti che se firmi per la separazione consensuale, sarà tutto risolto semplicemente in una settimana.

Se credi di volere opporti, dovrò portare in tribunale i documenti per dimostrare che per sedici anni mi hai derubato facendomi mantenere una figlia avuta da una relazione extraconiugale; poiché mi rappresenterà un’avvocata esperta, rischi di finire in galera per frode continuata; se non ci credi, chiedi il parere del tuo stallone; se sa fare anche l’avvocato oltre a montarti come una bestia, ti confermerà che rischi di finire in galera.”

Uscì dalla camera Antonio, che aveva indossato il pantalone e una maglietta; Chiara gli mostrò la carta che le aveva sottoposto il marito e gli chiese con lo sguardo se fosse vero.

“Molto probabilmente, data l’abilità e il prestigio dell’avvocata, rischi di essere condannata; meglio se firmi; ti sganci da un matrimonio inutile; in una settimana sarai una donna libera … C’è altro da verificare?”

“Quest’altra carta avrà in allegato un test di paternità, da cui risulta che Laura non è mia figlia; eviterò di allegare l’altro che indica con chiarezza il padre genetico. Se vuoi tenerti la figlia, devi dichiarare che non ha niente a che vedere con me e farle cambiare cognome per assumere il tuo; non posso lasciare che una sconosciuta possa avanzare pretese sul mio patrimonio; spero che l’avvocato che ti dovrebbe rappresentare, nel caso che tu faccia obiezione, sia in grado di suggerirti … “

“Mario, allora è come ti avevo detto; mi cacci dalla tua vita … “

“No, Laura; devi assumere il cognome di tua madre o del padre naturale, se ti legittima e si assume la paternità; ma dubito che lo voglia fare; ciò non esclude che tua madre rinunci alla potestà patria e ti affidi a me, ancora tuo padre legittimo e comunque putativo, lasciando al giudice la facoltà di fissare i modi e i tempi in cui potete incontrarvi, non a casa mia, naturalmente.”

“Vuoi dire che devo denunciare che Laura è nata da un mio tradimento e farle assumere il mio cognome; devo rinunciare, contemporaneamente, a qualsiasi diritto su di lei ed affidarla totalmente a te?”

“Nessuno dice quello che DEVI fare; mi limito a domandarti se, singola e senza reddito, sarai in grado di mantenerla all’università e farle fare la vita che merita e che desidera.”

“Io dirigo ancora la libreria … Quello è il mio lavoro da cui ricavo il reddito … “

“Non per molto; io posseggo il 50 % della libreria che tu dirigi nominalmente; domani metto in vendita la mia metà; se tu puoi rilevarla, che ne so, con l’aiuto del tuo amante, te la prendi tutta e la gestisci a modo tuo; se non ce la fai, l’impresa edilizia a cui la vendo sicuramente vorrà abbattere il fabbricato per farci nuovi condomini … “

“Stai dicendomi che ti sganci dalla gestione della libreria e mi lasci sola? Cosa potrò fare io, se mi lasci in mezzo a una strada?”

“Sono certo che sei in grado di provvedere a te stessa, con l’ottima compagnia con cui sei; hai detto che ti ha suggerito di rivolgerti agli istituti privati; sai bene che ti ha guidato meravigliosamente, in tanti anni di relazione; io non ho nessun motivo di restare ancorato al tuo fallimento commerciale ... “

“Non ti suggerisce niente il successo della manifestazione di ieri sera?”

“Sì; mi ricorda che quelle iniziative di una sola cosa non hanno bisogno, di una ballerina di lap dance che esibisca il corpo sul palco … “

“Che vuoi dire?”

“Mamma, vuol dire quello che tutti abbiamo pensato; con quell’abbigliamento, con quelle luci, con quelle mossette, eri piuttosto una prostituta da lap dance in discoteca che un’intellettuale che presentasse una raccolta di poesie … “

“Laura, questo quindi pensi di me?”

“Quello che penso di te è assai peggio; te lo risparmio perché sei comunque mia madre; ma neppure di questo vado orgogliosa; avvocata, posso dire la mia al giudice, se si discute del mio affidamento?”

“Puoi certamente chiederglielo; se il giudice è una persona di buonsenso, ne tiene senz’altro un gran conto.”

“Mamma, cosa decidi di fare?”

“Ti prego, non mi mettere fretta; sono già in ansia e non mi raccapezzo davanti a queste terribili minacce; vuoi chiedere la separazione e poi il divorzio; va bene; non sei il marito che fa per me e puoi anche andartene con le tue poetesse o con le avvocate che ti apprezzano; io mi tengo i miei stalloni. Vuoi vendere la libreria? Ti farò la guerra fino alla fine del mondo … Per quanto riguarda te, Laura, decidi quello che vuoi; se il tuo padre solo putativo ti accoglie, sarò felice di cavarmela da sola”

“Mamma, un processo è lungo e costa; non avrai di che mettere insieme il pranzo con la cena; come pensi di pagare le spese giudiziarie? Credi davvero che il tuo caprone accetterebbe di rappresentarti per anni con un enorme dispendio, solo per il gusto della tua vagina?”

“Perché diamine parli così? Antonio mi aiuterebbe certamente … “

“Già!!!!!! Infatti, non appena ha visto la mala parata, si è già eclissato e sta montando in macchina per scappare; pensa; dieci minuti fa stava sbattendoti sul tuo letto; appena ha visto il nemico, è scappato a gambe levate; credi davvero che ti verrà a sostenere? Perché dai tanta fiducia a un caprone e la neghi a un uomo leale e incero?”

“Io comunque me ne vado; vedo con piacere che ci hai messo poco ad abbandonare il progetto di musica e poesia che riguarda il tuo pupillo e la tua figlia putativa … “

“Chi ha detto che lo abbandono? Una povera incapace vissuta sempre al traino di chi la guidava? Io posso gestire le cose che affidavo a te e alla libreria che presumevi tua; quale contributo di progettazione o di impostazione hai mai dato tu? Hai sempre usato le manifestazioni per ballare la lap dance in costume succinto; ti ho tenuta lì perché qualcuno apprezzava le tue forme e c’ero io a riportare le cose alla loro essenza; una bella donna che si esibisca la trovo in qualunque bagno di discoteca.

Hai dimenticato dove ti trovavano i maschi che ti volevano sbattere? Guarda che ce ne sono ancora tante nei bar, nei pub, nelle discoteche, che aspettano solo di essere messe su un palcoscenico a esibirsi, per mettere in mostra tutto, seni, vulve e natiche; lo stesso progetto che ritieni tuo, solo perché io ti ho consentito di realizzarlo nella nostra libreria, sabato prossimo posso organizzarlo in un centro commerciale; avrei un pubblico più numeroso e più rumoroso, uscirebbe su tutti i social e sommergerebbe la tua iniziativa per pochi addetti.”

“Mario, quindi le mie speranze di fare un poco di strada con Carlo non muoiono anche se mamma fa casino e ti esaspera?”

“No, Laura; perdonami; so che questo evento per te era la piattaforma per lanciarti in una certa realtà; ma se tua madre dimostra un’altra volta di essere indegna di fiducia, sleale e stupida; se anche Carlo deciderà altre soluzioni, da domani Ogrò camminerà da solo; in sostituzione, penseremo ad un altro da far affermare; ci sono molti giovani validi e ansiosi di avere un’occasione; ma so di poter fare totale affidamento su Carlo, il mio leale pupillo; tu, purtroppo, dipendi dall’utero di tua madre.”

Non si poteva aggiungere molto, ad una interlocutrice che non voleva capire, non stava a sentire e si arroccava su convinzioni solo sue e fondate sul nulla; il lunedì successivo, furono presentate le richieste di separazione e di rigetto della paternità di Laura; Chiara, come la figlia aveva previsto, si trovò da sola ad affrontare la rovina della famiglia e il suo personale fallimento; con un colpo di testa proprio delle persone come lei, decise che, anziché gettarsi sotto un treno, era preferibile sparire.

Ebbe solo il buonsenso di firmare la separazione consensuale e l’affidamento di Laura al padre, al momento legittimo e comunque putativo; Laura completò l’iter chiedendo al giudice l’affidamento a Mario, e l’ottenne; Chiara firmò la cessione della sua quota di libreria alla figlia; Mario ne ebbe l’amministrazione unica; di colpo, la donna sparì senza lasciare traccia di se; nessuno la cercò e presto fu dimenticata.

Sabrina, nel marasma totale, si scontrò con suo marito, che di colpo alzò feroci proteste per l’onore calpestato; prese con se i figli e si trasferì nella casa che Mario aveva abitato con Chiara; intensificò i rapporti col collega amato; insieme organizzarono la sopravvivenza della libreria e, soprattutto, delle attività culturali coi giovani; ma vissero separati, lui con la figlia, lei coi figli; Nadia dopo qualche tempo trovò una relazione alternativa, con un avvocato, e in breve si dileguò.

La calma sopraggiunta consentì a tutti di esprimere il meglio nella direzione che avevano scelto; Mario si mise a scrivere, raccontò la sua vicenda personale, la pubblicò col giovane editore di Carlo ed ebbe successo; Laura intensificò i rapporti con Carlo e col suo linguaggio musicale e poetico; finirono per innamorarsi e frequentarsi, in attesa di organizzare la vita insieme; arrivarono ad accordarsi, ‘padre’ e figlia, per amarsi liberamente, lei col suo giovane amante e lui con la fedele collega, senza ostacolarsi.

Mario aveva trovato con Sabrina la direzione vera della sua vita; condividevano un amore viscerale per la letteratura e per la poesia; questo divenne la piattaforma della loro armoniosa convivenza; pur vivendo separati, lei con i figli nella casa che era stata di lui, lui con la figlia nell’appartamento preso proprio per loro, al tempo delle feroci battaglie con Chiara, non perdevano occasione per stare inseme tutte le mattine, perché insegnavano nello stesso istituto.

Stavano insieme anche tutti i pomeriggi, perché si occupavano della libreria, per la quale avevano assunto una ragazza che la teneva aperta tutti i giorni; ma il meglio lo vivevano quando si dedicavano all’organizzazione di manifestazioni che ormai facevano risuonare il nome della libreria a livello nazionale, in certi circuiti; la cura e la ricerca di nuovi talenti li impegnavano a lungo e attivamente; d’intesa con l’editore preparavano manifestazioni in tutto il paese.

Dopo ‘l’esplosione’ nell’androne di un palazzo vicino alla taverna dei poeti, avevano avuto spesso l’occasione per vedersi e per dare sfogo finalmente alla passione che, sepolta sotto la cenere, emergeva adesso con vampate autentiche; le separazioni contemporanee dai rispettivi coniugi li avevano condotti a diventare apertamente amanti; ma i momenti più frequenti erano quelli in cui si organizzavano incontri musicali o poetici in libreria o in altre sedi prese in prestito da enti vari.

In genere, lavoravano a contatto di gomito per un’intera giornata; dopo i rituali delle serate, si ritrovavano a chiudere le porte loro due soli; di norma, rifiutavano di andare a cena con gli amici e si rifugiavano a casa di lui; Laura aveva il buonsenso di muoversi con molta delicatezza e di usare i tappi per le orecchie quando li sapeva a letto insieme; d’altronde, anche se a parole non ne avevano mai parlato, lui ignorava la ‘figlia’ e il pupillo quando si chiudevano in camera e gli urli arrivavano in piazza.

Con Sabrina, il livello di aggressività nel sesso era decisamente basso; lei preferiva di gran lunga le dolci carezze, gli amplessi arricchiti da espressioni amorose; anche nelle copula i rumori erano come ovattati, come anche i gemiti e gli urli di piacere; ma non si risparmiavano affatto; facevano l’amore per ore e, in molti casi, duravano tutta la notte, soprattutto tra sabato e domenica, per darsi tutto quello che potevano.

Sabrina lasciava a lui l’iniziativa, invitandolo ad una forza dolce o una dolcezza forte, come amava dire, per farle sentire prepotente la virilità ma per possederla con la tenerezza di una carezza; d’altronde, parlava per esperienza diretta; sin dalla prima volta era rimasta ammirata della possanza del suo sesso, ma l’aveva apprezzato sin da quando aveva accostato il viso e l’aveva carezzato con la lingua, tutto intorno e via via per tutta l’asta.

Quando l’aveva penetrata in bocca, si era aspettata almeno la brutalità di suo marito che praticava la fellazione con una violenza maggiore di quella che metteva nella copula anale; benché fosse di gran lunga più grossa di quella di suo marito, la mazza di Mario le scivolava lungo il palato con la dolcezza di una piuma; andava a colpire l’ugola e la trapassava fino alla gola, ma lei si sentiva solo invogliata a prenderla tutta.

Amava molto i giochi preliminari di lui specialmente quando praticava dolcissimi cunnilinguo; il suo preferito si realizzava quando si appollaiava carponi sul letto, col didietro sporgente dal materasso; aspettava con libidine che la lingua di lui percorresse il perineo partendo dal monte di venere per arrivare al coccige attraverso vulva e ano; ogni sosta a leccare l’una o l’altro, a infilare la punta dentro, era per lei un momento di dolcezza, di passione, di forte orgasmo.

La libidine era tale che, una volta, arrivò ad esplodergli in bocca un densissimo squirt; quasi si vergognava di averlo fatto; ma scoprì che lui assaporava tutto lussuriosamente e lo amò di più; si ripromise, alla prima occasione, di ricambiarlo ingoiando lo sperma, in una fellazione; col marito non ci aveva mai neppure provato e voleva che col suo amore niente fosse proibito o limitato; ma questa stessa idea le folgorò il cervello ogni volta che scopriva in Mario un modo nuovo di fare le stesse cose.

Montargli seduta sul viso e lasciarsi titillare dalla lingua fin nei recessi del canale vaginale; trovarselo seduto sullo stomaco che le adagiava il fallo tra i seni invitandola a portare le mammelle grosse e carnose a sollecitare l’orgasmo con un movimento di copula tra i seni; spingere, nella stessa manovra, il fallo fino alla bocca per realizzare una doppia funzione, copula alla spagnola e fellazione, furono tutti momenti di entusiastica scoperta dell’amore nel sesso.

Quando, dopo un lungo ed estenuante gioco di preliminari che poteva protrarsi anche per ore, lui finalmente esaudiva la voglia ormai irrefrenabile della penetrazione in vagina, accoglieva la mazza dura e grossa con tutta la passione di cui era capace; quasi sempre, come a coronamento di un percorso amoroso di grande dolcezza, gli passava le gambe intorno al corpo e lo catturava a se premendo coi piedi sulla schiena; sentiva di essere fusa con lui in un empito d’amore ineguagliabile.

Ma godeva anche, e talvolta lo preferiva, quando lui la prendeva in vagina da dietro, artigliando i seni per aiutare la spinta e forzava il ventre tra le natiche; questa movenza le ricordava anche le penetrazioni anali a cui si concedeva con dolcezza; meglio ancora, se la penetrava analmente guardandola negli occhi e dicendole il suo amore; il movimento era più faticoso ma la dolcezza di guardarsi negli occhi compensava tutto largamente.

Avevano cominciato a frequentarsi circa un anno dopo la scomparsa di Chiara; erano quindi cinque anni che facevano l’amore quasi come freschi sposi; almeno tre volte la settimana; eppure si sentiva ancora euforica ed attendeva con ansia che lui le chiedesse di passare la notte insieme; sapevano che, prima o poi, i figli sarebbero andati e, per non restare soli, avrebbero deciso la convivenza; per il momento, si vivevano con amore convinto e con grande dolcezza.

Quando Mario decise di mettere nero su bianco la personale vicenda tormentata del rapporto con Chiara, Sabrina fu compagna, assistente, consigliera, correttrice, insomma la spalla perfetta per affrontare con serietà l’impegno ed ottenerne il massimo risultato; ci lavorarono per quattro anni e alla fine concordarono con Alessio, il giovane editore, che si poteva pubblicare il romanzo e proporlo per eventuali concorsi; soprattutto, organizzavano presentazioni e conferenze.

Anche Laura e Carlo, con lo pseudonimo di Ogrò, lavorarono di impegno e in pochi anni realizzarono dischi e volumi di testi che entrarono rapidamente tra le preferenze dei giovani; nel giro di qualche anno, anche loro erano volati via con le proprie ali e marciavano speditamente di successo in successo; molti brani erano derivati dalla storia narrata nel romanzo da Mario, quella che Laura aveva vissuto da vicino e addirittura sulla propria pelle.

Erano ormai passati sei anni da quando Chiara era sparita dalla loro vita; né Mario né Laura quasi si ricordavano di lei, anche se talvolta la figlia aveva un attimo di nostalgia e di curiosità di sapere che sorte avesse trovato la madre; i primi anni, si era verificato più spesso, in coincidenza con eventi particolari come il diploma e la laurea; ma subito dopo la rassegnazione era subentrata e Laura aveva deciso di tagliare il cordone ombelicale con un passato da dimenticare.

I primi tempi aveva addirittura cercato di rintracciarla in qualche modo; Mario le aveva fatto osservare che forse Chiara aveva deciso di scomparire del tutto; il fatto che non risultasse in nessuno dei social più diffusi diceva che forse per una sua convinzione non desiderava ritrovare il passato; la ragazza si arrese e rinunciò a cercare, anche se, evidentemente, la decisione le costava un certo dolore.

Per quella estate era prevista una tournée in alcuni alberghi della riviera; la location era ideale per il loro genere, poesia e musica insieme, e per i loro linguaggi; Alessio, che aveva trattato il programma, aveva fatto sapere che una associazione di albergatori aveva deciso di offrire al meglio dei loro ospiti una serata particolare, per palati culturalmente raffinati; il programma prevedeva diversi recital negli alberghi più prestigiosi; la base per loro sarebbe stato l’hotel del presidente.

Dovevano girare per diverse località per alcune settimane, con interventi una volta a settimana; la serata conclusiva era appannaggio del presidente che aveva fatto in modo, nella stessa occasione, di organizzare una presentazione del romanzo di Mario, invitato a essere presente quella sera; le aspettative erano numerose e importanti; in quella zona villeggiavano notevoli personaggi della cultura, dello spettacolo e dell’economia.

Carlo era ansioso di dare il meglio; si domandava come avesse fatto Alessio ad ottenere quel contratto ma, in fondo, non si guarda in bocca a caval donato e non si commentano occasioni fortunate; Laura, più sospettosa, era angustiata da molti perché; anche lei, però, si rendeva conto che poteva essere un colpo di fortuna; sperò anche che il motivo primario fosse la presentazione del romanzo, che aveva avuto un successo largo e popolare; forse a loro era affidato il compito di trainare l’evento.

Ad ogni buon conto, partirono felici per la nuova esperienza; anche la possibilità di passare qualche settimana al mare non era da buttare, come regalo della vita; arrivarono all’hotel del presidente un tardo pomeriggio di venerdì e presero possesso della suite che ai due frontman era stata assegnata; per i ragazzi del complesso, erano state previste camere in una pensione; depositati i bagagli, Carlo e Laura scesero alla reception e chiesero del presidente.

Lo chiamarono e si staccò da una bella donna con un bambino molto piccolo a fianco, forse la moglie e il figlio; a Laura il cuore si fermò per un attimo; quella donna aveva tutti i tratti di sua madre; tacque, recuperando il sangue freddo, e seguì con le orecchie il dialogo di Carlo col personaggio, mentre gli occhi non si staccavano dalla donna che non riusciva a nascondere un certo disagio; era sul punto di avvicinarla per parlarle, quando fu lei a sedersi al tavolo dove erano rimasti solo loro due.

“Buonasera, io sono Chiara e questo è mio figlio Valerio … “

“Figlio del mio stesso padre?”

“No, Laura; è senz’altro figlio di mio marito.”

“Ciao, Valerio; la mamma ti ha detto che sono tua sorella grande?”

“Lui non può sapere assolutamente niente; è troppo piccolo; se ti starà bene, un giorno gli spiegherò … “

“E tuo marito? Ci ha contattato proprio perché sono tua figlia?”

“Vi ha contattato perché io l’ho chiesto; non frequento i social e non sono iscritta a nessuno di essi; ma vi seguo attraverso quelli e so abbastanza di voi e di Mario … “

“Noi invece non sapevamo niente di te e non ti nascondo che avrei preferito continuare a non sapere … “

“Hai ancora tanto rancore contro di me?”

“Hai il coraggio di fare queste domande? Sono sei anni che sei sparita senza dare notizie; ora ti presenti come una nuova mecenate … io quasi quasi rifiuto gli spettacoli e vado via … “

“Commetti molti errori in una sola volta, quasi come faceva tua madre quando era folle … “

“Almeno hai capito quali errori hai fatto e quanto dolore hai provocato?”

“La vita non è semplice e lineare come credeva tua madre; tu sei cresciuta con un uomo eccezionale; non è degna di te e di lui la scelta stupida che vuoi fare; non lo è giuridicamente perché hai un contratto da rispettare; puoi accusare un malessere, che sarebbe anche credibile, ma lasci da solo Carlo; la Chiara che continui ad odiare avrebbe fatto questa stoltezza; però poi dovresti odiarti e fare i conti con Carlo che lasceresti a pagare mie vecchie colpe e tuoi nuovi errori.

Questa scelta sarebbe stupida sul piano logico; siete qui perché un pool di albergatori ha capito che siete l’ideale per fare spettacolo e cultura in una località turistica; che tu sia frutto di un mio peccato è problema tra me e Mario; non puoi pagare né tu né Carlo, che tutti ammirano; sono certa che il tuo padre putativo, per me sempre e solo tuo padre, non si rimangerà l’impegno e non scapperà, se mi trova a aspettarlo con mio marito e mio figlio, anche se dovrà parlare di noi tre e del male che vi ho fatto.

Sarebbe una scelta stupida perché giudichi senza sapere; tuo padre dovette sbattere il muso contro le mie perversioni e i miei tradimenti, i miei oltraggi, prima di decidere la colpa e la condanna; io ho commesso l’errore assurdo di scappare prima di capire che stavo sbagliando tutto; scappa, se vuoi; ma credo che Mario ti suggerirebbe di ascoltare, almeno, e poi di mettermi al muro, se credi. Carlo, vorrei che accettaste di fare il tour programmato, cogliendone, se vi interessa, tutte le opportunità che vi offrirà.

Se credi che sia meglio condividere l’odio di Laura, potrò solo chiedervi scusa per avervi fatto fare il viaggio a vuoto; non hai un buon ricordo della mia organizzazione; sei anni sono tanti e la gente cambia; sei un uomo libero, allievo e figlio ideale di un uomo con un grande senso della libertà; fatemi sapere che cosa decidete; posso solo assicurarvi che sono felice ed emozionata di avervi visto e parlato; se dovesse essere solo questo, sono comunque contenta di avervi incontrato.”

“Ascoltami, Chiara; io sono effettivamente figlio ideale di Mario; forse non sai che sono anche il compagno di tua figlia; già solo avertelo potuto dire personalmente mi sta benissimo; se Laura impazzisce e va via, io non resto qui e non la lascio andare da sola; so che sarebbe un errore assai grave e che Mario, il faro per tutti noi tre, per quel che ricordo, insisterebbe perché mettiamo da parte i rancori e facciamo lo show.

Laura, stai prendendo cappello senza ragione; non so perché l’abbia fatto, ma tua madre corre un grosso rischio; molti dei brani che hai scritto e canterai sono uno sputo in faccia alla donna che ti ha abbandonato; io non lo sopporterei; se lei, che sicuramente conosce il romanzo e il nostro repertorio, ha deciso di esporsi, tu non puoi vigliaccamente urlare improperi e scappare; ci sono lunghe soste, tra uno spettacolo e l’altro; le passeremo qui e parlerete.

Tu vuoi bene a tua madre e non smetti mai di confessarlo e di dimostrarlo; adesso la rabbia ti acceca; ma tra qualche minuto staresti a rimproverarti di non averla ascoltata; sono certo che tuo padre ti direbbe le stesse cose; i bagagli non sono stati disfatti; rimettiamo in macchina tutto e torniamo a casa se è questo che vuoi; oppure ci dormi sopra e ne riparli, con me, con lei, con tuo padre, col tuo confessore, con chi vuoi, ma ne parli.”

“Ti odio, mamma; ed è un ossimoro; non è vero che ti odio; sei mia madre e mi hai fatto star male … “

“Laura, sei mia figlia e ti amo, più di quanto dimostro, più di quanto credi; aspetta domani; forse riuscirò a raccontarti anche il mio dolore e, se non mi giustificherai perché non lo merito, forse capirai qualcosa di più … “

“Ti consiglio di non ascoltarmi quando canto; ti farò pesare ogni sillaba di odio, nello spettacolo … “

“Mi prenderò tutte le punizioni che vorrai infliggermi; volevo ritrovarti; sapevo che ci saremmo graffiate a sangue, ma è il sangue a dirmi che devo parlarti e ascoltarti, anche quando urli il tuo dolore contro di me che ti ho fatto soffrire … “

“Hai visto che sa a memoria tutti i tuoi brani?”

“Carlo, voglio bene a mia figlia e sono ancora innamorata del suo padre putativo; con Francesco vivo bene e con affetto, perché è una brava persona e abbiamo un figlio; ma Laura è la mia vita; e tu ne fai parte.”

“Chiara, io non ho nessun diritto a giudicare; ma sei la madre della donna che amo; mi dicono che un tempo alle suocere spettasse il titolo di mamma; ti turba se ti considero madre anche io?”

“Solo se non lo dici ad alta voce in pubblico; non mi piace essere considerata più vecchia della mia età. Io preferisco abbracciare il mio genero innamorato di mia figlia.”

Carlo si alzò, la sollevò in piedi e l’abbracciò, baciandola sulle guance; Laura stava piangendo; lui la prese e la spinse in braccio alla madre; l’abbraccio fu toccante; sopravvenne Francesco.

“Avete già avuto modo di parlare?”

“Abbiamo cominciato; ci sono sei anni da raccontarci … “

“Avrete tempo; si vede che c’è amore tra voi, l’armonia la realizzerete; ragazzi, per le prove avete il salone nel seminterrato; domani sera vi aspettano al ‘Kursaal’; sono venti chilometri; potete partire nel tardo pomeriggio e tornare a notte, se non decidete di fermarvi.”

“Mamma, tu vieni con me?”

“Se mi vuoi con te, certo che veniamo, tutti e tre, vero Francesco?”

“Non vorrei impedirvi di parlare in viaggio; ma sarei felice di esserci e farmi bello per questa scelta.”

La mattina del sabato fu dedicata ai preparativi per lo spettacolo della sera; Carlo e Laura la passarono coi ragazzi nel salone indicato, che avrebbe ospitato anche la serata finale; bastò poco per trovare la sintonia, dal momento che avevano trascorso gli ultimi cinque anni a girare l’Italia con quello spettacolo; trovarono il tempo anche per andare in spiaggia, ma non incrociarono Chiara e il bambino, forse perché evitavano di tenerlo al sole.

A pranzo si trovarono allo stesso tavolo; Laura ne approfittò per familiarizzare col fratellino; scoprì, con una certa meraviglia, di provare un grosso affetto per quel bambino e che, ad onta del burrascoso passato, amava profondamente sua madre; quando, tra le righe, saltò fuori che aveva avuto una vita molto tormentata, dopo la ‘fuga’ da Mario, capì che forse doveva a quella donna una maggiore comprensione; quasi a sottolinearlo, le chiese quali fossero i suoi sentimenti per Francesco.

“Mamma, lo ami?”

“Se dicessi di sì, mentirei ed offenderei l’unico uomo che adesso so di avere veramente amato, tuo padre; ti disturba se indico ancora Mario come tuo padre?”

“No, mamma; io lo sento come mio padre, immutabilmente; e so che lui mi vive come una figlia vera; ma, se dici che lo ami, mi spieghi perché lo hai tradito così a lungo, perché sei scappata così e non ti sei più fatta viva? Ma, soprattutto, avevi dichiarato che l’uomo che amavi era il mio padre biologico, Antonio; mi spieghi qualcosa?”

“Tesoro, ti ho già spiegato una volta; dovrei ripetermi … “

“Parli della coincidenza tra ninfomane, eroinomane, alcolista e tabagista?”

“Sì; figlia bella, se tu stessi sbagliando adesso, vedendo in Carlo l’uomo della tua vita, ti considereresti colpevole? Se scoprissi, tra qualche anno, che non è quello che tu credevi e intanto ti fossi assuefatta a lui, come ti regoleresti? Oggi queste cose posso ripeterle e so che puoi capire; ho conosciuto l’amore aggressivo e violento alla prima esperienza importante; mi ci sono assuefatta; poi ho incontrato un uomo meraviglioso che avrei dovuto solo amare.

Ma è scattato un rancore inspiegabile; non è facile vivere con tuo padre, in una condizione oggettiva di inferiorità; è troppo preciso, ordinato, quasi perfetto; e mi sentivo sempre inadeguata; colpa mia, non mi rimproverare ancora; è stata la mia fanciullaggine a farmelo vedere ‘professore’ che giudica e condanna; col tempo, ho imparato la differenza tra la passione violenta di Antonio e l’amore tenero e infinito di tuo padre; ma era già troppo tardi.

Adesso ti ripeto la domanda ma so che non c’è risposta; cosa faresti tra quindici anni se scoprissi che esiste un modo diverso di vivere l’amore? Non posso portare indietro le lancette dell’orologio; non vale più la pena di umiliarsi e chiedere perdono; ho capito che l’amore è un’altra cosa; Francesco me ne da, ma non come Mario; mi accontento, vivo con lui da tre anni e abbiamo un figlio meraviglioso.

Se ti preme sapere anche questo, una volta scappata da voi, non ho provato interesse alle passioni violente, ho cercato l’amore di Mario, ma ho incontrato solo inganni e maltrattamenti; ho sofferto molto, finché non venni qui a ‘fare la stagione’; a quel tempo, accettavo qualunque lavoro per sbarcare il lunario; Francesco mi corteggiò e trovai in lui molte caratteristiche di tuo padre, almeno quelle che soddisfacevano i miei bisogni.

Non ha la stessa cultura, sensibilità e delicatezza di Mario; ma è intelligente, con un buon senso degli affari e dell’organizzazione; ha tanta velleità di fare cultura, ma non è stato capace di andare oltre la corsa nei sacchi e il concerto del cantante di successo; seppe che avevo una laurea in lettere e che avevo lavorato per una libreria; gli dissi che ero stata la moglie di un intellettuale già in edicola con un romanzo straordinario, almeno quanto la storia d’amore che vi racconta …

Si, lo so, per questo lo dico … la mia storia d’amore, perdonami la presunzione, forse tu preferisci che dica la nostra storia d’amore; in quel momento era solo mia; insomma, gli sottoposi i social network che parlavano di voi e decise di portare in assemblea il progetto del vostro tour e della presentazione di tuo padre; ne ebbi paura, per un attimo; poi mi sentii felice perché potevo realizzare un vecchio sogno, tornare a parlare con te e con Mario, a costo di farmi massacrare.

Avrai capito che a mio marito non ho nascosto niente; sa anche che amo il ricordo di Mario più di quanto amo lui; ma si accontenta di sapermi fedele e in armonia con lui; e lo sono, anche se nel tuo giudizio sembra impossibile; sono cambiata dentro e fuori; so che ero una stupida ragazzina da lap dance, quando presentavo le manifestazioni in libreria; ma ho dovuto imparare ad essere donna d’affari ed esigente, per accorgermene; la ragazzina mi serviva per irritare tuo padre; è stupido, ma è vero. Tuo padre si è rifatto una famiglia?”

“No; si è rassodata l’amicizia amorosa con Sabrina, che ha divorziato dal marito, abita dove vivevamo noi e qualche volte passa la notte con papà; ma non accennano ancora a mettersi insieme; credo che lo faranno quando li prenderà il terrore della vecchiaia da soli, perché io e i figli di lei andremo per la nostra strada; ma sta benissimo; dal romanzo si capisce che ha amato una sola donna profondamente, quella che io nella mia canzone chiamo urlando prostituta; non te la prendere, mi veniva così.”

“Non me la prendo, sono felice che anche quel brano sia dedicato a me, con tutti i graffi che comporta; spero che i miei errori servano a te per non commetterli. Pensi di avvertire tuo padre o gli lasci intatta la sorpresa?”

“No, mi voglio divertire un poco anch’io; ho già smaltito la prima rabbia e sono felice di essere accanto a mia madre rigenerata e rasserenata; sono sicura che anche per lui sarà cosi; ti odierà, in un primo momento; poi si ricorderà di quanto ti ama e ti capirà; non sapevo, e non voglio sapere, quanti calvari hai sopportato; adesso ti vedo in pace con un bimbo dolcissimo, con un uomo forse limitato, come dici tu, ma buono; è vero, ha molto di mio padre nella personalità, ma è agiato, che non guasta.”

“Dovete pensare a prepararvi, se dovete allestire il palco e gli strumenti, se per voi due va bene, Francesco ha una grossa auto e in cinque, con Valerio, ci staremo comodi.”

Quella prima esperienza nel tour fu un autentico trionfo; andarono con due macchine, in una i musicisti con gli strumenti e nell’altra la ‘famiglia allargata’, vale a dire Chiara Francesco e Valerio insieme a Carlo e Laura; la ragazza volle tenere in braccio il fratellino per tutto il percorso, quasi a prendere confidenza col consanguineo; Carlo scherzò più volte, ipotizzando un loro figlio, invece di un fratellastro; Laura lo picchiò scherzosamente e gli proibì il termine in ‘astro’.

Quando furono nella sala predisposta per il concerto, mentre i ragazzi preparavano gli strumenti, Francesco si premurò di avvertire Laura e Carlo che era certa la presenza, nel parterre della manifestazione, di noti produttori, dj ed esperti; Carlo scherzò che per una star come lui non era strano che si muovesse certa gente, per di più in panciolle e in vacanza; Chiara commentò con sua figlia che, a quelle condizioni, poteva anche mettere a frutto la notevole esperienza fatta con la libreria.

Nell’albergo di suo marito, poteva individuare una sala permanente per concerti e manifestazioni culturali; sapeva di insegnanti del locale liceo sostenitori dell’attività che Mario realizzava da anni nella loro città; forse poteva cercare il Mario del territorio o la Sabrina parallela per avviare un progetto di Associazione anche nell’hotel; in inverno, potevano dedicarsi ai giovani del territorio e, in estate, pensare a manifestazioni nazionali importanti.

“Mamma, per caso sei ancora invidiosa del talento di papà e pensi di imitarlo?”

“Stai zitta, viperetta; se ci fossero condizioni diverse, sai con quanta gioia cercherei di ricucire quegli anni meravigliosi a questi miei, oggi, da adulta e matura? Francesco è un bulldozer quando si tratta di affari e di soldi; ma la cultura non fa per lui.”

“Chiara, guarda che Mario e Sabrina ci lavorano da anni; io sono certo che tanti giovani nel territorio sono nella situazione in cui ero io prima di diventare Ogrò; sono certo che, se studi il territorio e prendi i giusti contatti, puoi fare un ottimo lavoro. Io credo che tu abbia imparato molto dal primo matrimonio; parlane con gli insegnanti più disponibili … “

“Mamma, Carlo ha ragione; i dati delle vendite dicono che papà ha nel territorio un buon successo; lui sarà qui a presentare il romanzo; se organizzi un incontro con dirigenti scolastici e insegnanti, sono certa che metti in relazione due cose tra le quali puoi collocarti come mediatrice, forse come editrice o impresaria; sai quante sorprese ti darebbero i giovani!”

“Laura, tua madre non è cambiata da quella che ti faceva rabbrividire coi vestitini da lap dance; non che mi comporti così, ma l’entusiasmo è lo stesso; tuo padre sa quanto cuore ci mettevo; se ci metto lo stesso spirito di avventura, forse vado a spaccarmi il muso, ma se mi va bene faccio decollare la ‘nuova libreria’ e posso avere più risultati di Alessio, perché posso avere il supporto dei soldi che Francesco sa spremere anche dai sassi; se ci aggiungi che tutti gli imprenditori turistici sono con lui … “

“Mamma, come minimo, sposti in estate e nel tuo albergo la cerimonia del Festival della poesia; sicuramente sarebbe una bella calamita turistica … “

“Credi che Mario accetterebbe di parlarne, se glielo proponete voi?”

“Mamma, anche se glielo metti davanti tu, è un piatto ghiotto; lui capirà subito che sei una donna diversa; crederà nel progetto e ti darà tutti gli aiuti che potrà.”

“Quando è previsto che arrivi?”

“Mi aveva parlato di sabato mattina o di venerdì pomeriggio … “

“Puoi chiedergli di anticipare a giovedì? Avrei tempo per digerire l’incontro e parlare di sogni e progetti … “

“Se proprio ci tieni tanto a incontrare il tuo grande amore, lo sfido a venire domani stesso per fare un po’ di mare con noi … “

“Io ne sarei felice … “

“Senti, mammina cara; stavolta non ti permetto di rompere vasi e lasciare agli altri i cocci; Mario significa anche Sabrina; Chiara vale anche Francesco e Valerio; io non ti consento di pensare al sogno infantile del grande amore uccidendo persone e assetti, sia ben chiaro … “

“Laura, amore mio; il mio futuro è qui, con mio marito e con mio figlio; l’amore per Mario è nel libro dei ricordi; tu eri per me viva, presente e ancora determinante; se puoi, prova a invitare tuo padre con la compagna per il tempo che vuoi; sei mia figlia e puoi anche usare le mie disponibilità come fossero tue … “

“E Francesco?”

“Chi mi chiama?”

“Ah, sei qui; sto pensando una cosa assurda; hai presente l’associazione che ha lanciato questi giovani? … Bene, sto pensando di organizzare qualcosa di simile anche da noi … “

“Perché sarebbe assurda?”

“Perché a noi manca un tassello importante, il mio primo marito, che di quella iniziativa è anima e mente … No, amore, non è vero che fossi io il pilastro; ti ho proposto un’iniziativa che già girava il mondo per conto suo; qui dovrei lavorare da sola e forse non sono in grado … “

“Stai pensando di incaricare Mario di una consulenza?”

“Mamma, questa non è una cattiva idea; incarichi papà di tenere un corso per operatori qui e prepari in sede il personale che ti serve; se vengono qualche giorno prima lui e Sabrina, fai qualche incontro coi docenti del territorio e vedrai che i talenti e i volontari vengono fuori … “

“Carlo, posso fare una domanda blasfema? Come si potrebbe ricavare vantaggi, non in soldi ma in attività e in immagine, da uno sforzo simile?”

“Una cosa l’ha già detta Laura a tua moglie; se riesci a fare spostare qui le cerimonie di apertura e di chiusura del Festival Nazionale di Poesia e Narrativa, diventi un’attrazione importante per un pubblico di media e alta cultura; se fate un’attività permanente, ci guadagna tutto il territorio come crescita culturale; se vengono fuori giovani come noi, capisci già che vantaggio ne avete; insomma, anche per tirare l’acqua al mio mulino, basta avere fantasia e inventiva, diventa una fonte di vantaggi.”

“Chiara, l’unico problema, se non ho capito male, è la paura di un ritorno di fiamma in te per il tuo primo marito? Sappi che questo è slegato dai fatti; può succedere dovunque e in qualsiasi momento; se lo fai venire per qualche giorno, ci chiariamo tutti, i dubbi passano e viviamo felici. Lo avvertite voi o lo chiamo io?”

“Io non posso, perché ancora non sa che sono qui e non voglio che lo sappia prima di essere costretto ad incontrarmi; solo Laura o Carlo possono invitare lui e Sabrina per qualche giorno; puoi ospitarli in albergo?”

“Laura, ti prego di chiedere a tuo padre se accetta l’ospitalità, per lui e per la sua compagna, per tutto il tempo che decide.”

“Mamma, io chiamo; incrocia le dita, se vuoi … “

“Francesco, se Mario viene prima, dobbiamo organizzare un incontro o anche un paio con tutti professori della zona; sei in grado di farlo?”

“So già che moltissimi hanno telefonato per prenotare credendo che ci siano biglietti da acquistare; si sta poco a fare una telefonata ai dirigenti e far passare parola; l’unica difficoltà è se sono fuori, in vacanza; ma proverò con tutti.”

La telefonata di Laura con la proposta di passare, con Sabrina, una settimana pagata di ferie nella località marina, con lei e con Carlo, colpì Mario per la stranezza; ma i suoi due pupilli lo avevano abituato a sorprese spesso strane; interpellò la  compagna e decisero che poteva andare bene; chiese della loro prima serata del tour e si assicurò che filava tutto liscio; sentiva che qualcosa bolliva, dietro l’offerta, ma non volle farci caso; promise che per fine settimana sarebbero stati da loro.

A metà pomeriggio, Francesco, preoccupato della serata inaugurale del tour, ricordò che dovevano prepararsi e obbligò Chiara a lasciare in pace sua figlia, che doveva recitare e cantare; si allontanò col bambino e si apprestò a vivere con emozione l’esordio, per lei, della figlia avanti al pubblico, dopo che si erano ritrovate; si aggirava fibrillando tra i tavolini del ristorante e la reception; incrociò al bar Carlo e lo guardò con occhi pieni di lacrime; lui colse la sua ansia, l’abbracciò e le sussurrò.

“Stai serena, mammina; Laura è forte e lo dimostrerà … “

“Lo so, che ha anche la forza del vostro amore; spero che abbiate una vita più semplice della mia … “

“Non abbandonarti alle lacrime e sii forte; ne ha bisogno … “

“Grazie, figlio mio … “

La serata risultò eccezionale; Francesco, assai attento a queste cose, colse commenti di elogio tra i discografici e gli editori presenti; si avvicinò a sua moglie e le comunicò che trovava fattibile quel percorso propositivo, per unire i vecchi costumi di lei e le esigenze nuove, sue, di spostare il baricentro dell’industria turistica verso progetti culturali; anche l’ipotesi di una iniziativa editoriale, bene organizzata, era praticabile e ricca di prospettive.

Quando Laura annunciò che avrebbe eseguito la parte dedicata al volume di Mario, aggiungendo, con un pizzico di perversione, che dedicava l’esecuzione alla protagonista della vicenda, presente in sala, si ritirò in un angolo, tra una pianta e il pianoforte, e si coprì gli occhi con lenti grosse e scure, per nascondere le lacrime che temeva sarebbero sgorgate; divorò la recitazione in musica dei versi che erano coltellate.

Ma si emozionò irresistibilmente quando esplose, alla fine, l’applauso incontenibile della sala; capì che sua figlia era altro da lei ed era stata educata da suo padre che l’anagrafe riconosceva legittimo anche se non era quello genetico; respinse indietro, assai nel profondo, la grinza di questa considerazione e si perse nella voce di Laura che cantava tutto il dolore provato; l’ultimo brano, a sorpresa, fu un inedito e narrava dell’abbraccio tra due donne che avevano sofferto, si erano ritrovate e si amavano senza limite.

Il pianto a dirotto la obbligò a nascondersi; andò ad abbracciare Laura e si limitò a stringerla, ricambiata.

“Quest’ultimo testo, quando lo hai scritto? Non c’è nella produzione nota.”

“L’ho scritto qui, vicino alla mia mamma; ti sono piaciuta?”

“Piaciuta?! Ti ho adorato come tutta la sala; sei meravigliosa ed hai emozionato anche i severi imprenditori; di che hai bisogno, adesso?”

“Anche se dovessi scandalizzarti, te lo dico lo stesso; ho bisogno di una notte d’amore col mio uomo! … “

“Più che sacrosanto! Se lo ritieni opportuno, saltiamo la cena collettiva e torniamo al vostro nido d’amore, posso chiamarlo così?”

“No; l’immenso mio padre mi ucciderebbe se saltassi un momento conviviale dove può succedere tutto; non vedi come sono agitati Carlo e Francesco, tra quei personaggi? Potrebbero nascere nuovi progetti, credimi; adesso bacio il mio fratellino e la mia mamma con tutto l’affetto del mondo, poi vado a recitare da primadonna, come mi compete; farò l’amore tutta la notte e domani poltriamo a letto tutto il giorno. Da quale dei tuoi due amori credi che abbia preso questa frenesia?”

“Tu sei in tutto figlia di Mario, il mio unico vero amore; Antonio, il mio amante, la cui volgarità avevi capito e rifiutato, non sarebbe stato capace di pensare ad una notte d’amore; tuo padre, invece, avrebbe cominciato a farti sentire il suo amore da quando si fosse seduto lì davanti, a bere le tue parole, per condurti nell’Eden per tutta la notte; non c’entrano più gli spermatozoi; sei sua figlia, in ogni fibra del corpo e dell’anima, credimi! Piuttosto, con Carlo come va a letto?”

“Dimentichi che è il pupillo di Mario? Sto già bagnandomi solo a stare con lui sul palco; figurati cosa succederà quando potrò sbatterlo sul letto e soffocarci di carezze, di amore e di copule violente … ”

“Anche di questo, mi sono privata, parlare a mia figlia col cuore in mano e provarne un piacere quasi fisico.”

“Mamma, in due giorni siamo arrivate ad essere così disinvolte; non vedi un futuro più sereno?”

La cena fu l’occasione per scambi, proposte e progetti vari; Carlo non poteva prendere impegni e rinviava tutto al momento in cui ci sarebbero stati Mario e Alessio, i veri responsabili, culturale ed editoriale; Francesco cercò informazioni che riportava ogni volta alle ipotesi formulate da Chiara e non esitò ad anticipare che prevedeva un’attività stabile di iniziative culturali per il loro hotel e per quelli che avessero aderito, suscitando il vivo interesse degli sponsor presenti.

Era piuttosto tardi, quando decisero di rientrare; Laura viaggiò letteralmente perduta nel suo Carlo; annunciò che aveva parlato con suo padre del successo della serata; lui aveva ipotizzato per il sabato seguente, alla tappa successiva del tour, l’arrivo con Sabrina; Chiara strinse con gioia il braccio di suo marito e lanciò un intenso sguardo d‘amore a sua figlia; Carlo commentò scherzando che ‘il divo’ avrebbe senz’altro oscurato il loro successo, ma che era felice di passare con loro qualche ora di relax.

Al momento di salutarsi per la notte, Chiara, baciando sua figlia, raccomandò scherzosamente a lei e a Carlo di andarci piano e di stare attenti; la figlia, di rimando, le chiese se aveva la camomilla per la tisana a Francesco che sembrava troppo gasato dalla bellissima serata; Carlo chiuse lo scherzoso scambio assicurando che loro avevano energie per lunghe battaglie; ai veterani raccomandava il controllo delle coronarie per evitare infarti; si separarono ridendo.

Chiara e Francesco si ritirarono nel loro appartamento e si prepararono ad una ‘notte matrimoniale’ neppure tanto normale considerato che entrambi si sentivano esagitati dalle emozioni di una serata particolare; se Chiara era confusa dalle emozioni della vita ritrovata, da letture poetiche con accompagnamento musicale arricchite dall’esordio di sua figlia come autrice e cantautrice, Francesco cominciava a carezzare il sogno di essere protagonista alla pari con produttori ed editori famosi.

La moglie entrò nel letto con una voglia esplicita di scaricare, dalla vagina fatta esplodere, tutte le ansie, i timori sconfitti, il desiderio di una nuova dimensione del rapporto con sua figlia, l’ambizione di ‘mettersi in pari’ con Mario e Laura organizzando, di nuovo, uno spazio di lettura ed ascolto nell’hotel che possedeva con suo marito e dove sperava di rinnovare i fasti celebrati con Mario, al tempo della meravigliosa avventura con una biblioteca ereditata con dolore e guidata con stenti e sofferenze.

Suo marito era altrettanto carico di emozione per gli avvenimenti che, in poche ore, rischiavano di trasformare il suo ruolo, da semplice e rozzo albergatore, in determinante esponente della cultura nel territorio, se fosse riuscito ad incastrare bene tra di loro elementi eterogenei, da una moglie sposata per amore, dalla quale aveva avuto anche un meraviglioso figlio, ad una figlia frutto di complesse vicende amorose, ad un padre affettivo grande protagonista culturale e tutto da scoprire.

Al centro, rimaneva comunque una donna enigmatica, amata con tutto se stesso e desiderata ardentemente, anche dopo anni di convivenza e di rapporto non sempre facile; sapeva che non era possibile mettere sul tavolo tutte le tessere di un puzzle complicato, lungo anni e con risvolti difficili anche da accettare; al momento, quello che gli bruciava di più era la grande passione che Chiara gli ispirava con un desiderio inarrestabile di averla e di sentirsi ricambiato.

Ma, di questo, ebbe la prova appena salì sul letto ed accennò a spogliarla; non solo lo precedette denudandosi e lasciandosi ammirare per l’immensa bellezza che anni di passione, di copule infinite e di tormenti indicibili non avevano minimamente intaccato, ma precipitandosi ad accoglierlo in un bacio voluttuoso in cui lui sentì tutto il calore che la donna riusciva a dargli ogni volta che si possedevano con furia mista a dolcezza infinita.

La stese supina sotto di se e la dominò con la stazza possente della sua mole; il fallo scattò naturalmente ad appoggiarsi durissimo tra le cosce e lei si mosse per farlo aderire contro la vulva già grondante; mentre lo stringeva contro di se con grande passione, lo baciava ripetutamente su tutto il viso; lo fece staccare da se, portò la bocca sul torace e immerse il viso nei pettorali leccando e succhiando avidamente i capezzoli.

Francesco sentì in quei piccoli gesti tutto l’amore che Chiara gli portava; le sue paure si sciolsero come neve al sole; i fantasmi degli amori precedenti, che pure avevano prodotto una persona meravigliosa come Laura, divennero sempre più evanescenti; la donna sentì quasi d’istinto il timore che lo aveva attraversato, si sentì ancora più legata a lui, padre stupendo di un figlio adorabile; guidò con una mano la mazza alla vagina e si penetrò quai con violenza.

“Amore, stai attenta; non vorrei ti facessi male … “

Gli passò le gambe intorno ai lombi e intrecciò i piedi dietro la schiena.

“Francesco, ti amo con tutta me stessa; non farti opprimere dalla presenza di Laura e di quello che rappresenta; per non lasciarti ancora dubbi, sappi che ricevo da te tutto quello che gli amori precedenti possono avermi dato; tu sei l’amante vigoroso che era Antonio, il padre naturale di Laura; ma hai anche le dolcezze, la sensibilità, le delicatezze, il grande amore che mi dava Mario, il padre putativo e mio primo marito; con te sento di avere raggiunto l’apice di ogni desiderio; sei tu il mio uomo.”

“Scusami, se talvolta esito perché mi sento inferiore, inadeguato a te; stasera, ascoltando Laura, sentivo in lei compiutamente espressa la sensibilità che ti appartiene, esaltata e sublimata da un’educazione che non avrei mai saputo darle; se tu fossi ancora innamorata di un uomo capace di quei miracoli, non lo riterrei strano; per questo, ho bisogno di sentire che sei mia e che ti appartengo … “

“Te lo ripeto; sei meravigliosamente completo; Mario non sarebbe mai riuscito a darmi la passione violenta che la tua mazza mi ha comunicato in questo momento; tu invece sei capace delle sue stesse dolcezze; non ha fatto miracoli, anche se è stato un grande; ha solo preso della creta che c’era e l’ha plasmata; io e te riusciremo a fare qualcosa di simile; e tu non avrai problemi di finanziamenti perché sai spremere soldi dai sassi; non ti amo astrattamente, sono tua perché ti voglio e lo meriti.”

“Passando nel corridoio fino a qui, ho sentito che anche i ragazzi ci stanno dando dentro con amore e con passione; ti crea qualche disagio sapere che tua figlia copula a due passi da noi?”

“Scherzi? In vita mia non ho provato un momento di orgoglioso amore come quello in cui mia figlia mi ha confessato che, per celebrare la gioia del successo, aveva voglia di fare l’amore per tutta la notte con il suo uomo; sarei capace di andare a spiare, a guardarla godere come merita; ma ho paura che, per lo meno, dovrei masturbarmi, per l’eccitazione; non avrei mai pensato che mia figlia mi facesse una tale confessione; anche questo mi eccita terribilmente; ti da fastidio?”

“Se ti eccita tanto, decido di copulare in due letti vicini; mai sentita una donna calda come te in questo momento, nemmeno le prime volte che abbiamo fatto l’amore … “

”In questo momento, sto riassumendo in un solo attimo la gioia di averti mio, di avere mia figlia a fianco felice dei suoi successi e del suo amore; se non ti turba, mi stimola anche l’idea di essere in pari col mio primo marito; questa cosa è nostra, mia e tua; lui è l’ispiratore remoto, ma in prima linea ci sei tu e, accanto a voi, mi godo le vostre qualità; ho un milione di motivi per amarti e per volere fare l’amore alla grandissima; attento al cuore; stasera ti faccio venire un infarto … “

“Uno che è in paradiso è fuori da ogni malanno; e tu mi stai facendo levitare fino al cielo; sai, ho fatto tutto per benino, ma non pensavo affatto che potesse essere così gratificante; ti prometto che farò anche meglio per la nostra ‘libreria’ anche se non sarà una rivendita di libri ma una sede per fare cultura.”

“Attento, perché, se ti allarghi troppo, divento invidiosa e ti calpesto … “

“Come hai fatto con Mario?”

“Stupido, non lo dire mai più; quella era una ragazza ottusa e capricciosa; io sono tua moglie, un’albergatrice attenta agli spiccioli e senza grilli; lavoreremo insieme e sarò meravigliosamente tua come moglie, come compagna, come socia, come complice, come sarà giusto … “

“Lo so, Chiara; ne sono perfettamente convinto; e sono ben determinato. Vuoi fare l’amore o parliamo dei sogni?”

“Ti voglio dappertutto; se non mi riduci male, lo faccio io a te ... “

Non aveva nessuna intenzione di farle del male, Francesco; stava scoprendo in sua moglie una sensibilità, una capacità di invenzione, un’ansia di fare bene che lo eccitava quasi sessualmente; l’incontro con la figlia gli aveva rivelato una sfera impensabile della sua personalità complessa, tormentata, sofferta, ma tanto bisognosa di amore; scopriva che era la stessa intensità che metteva nel rapporto con lui e con il loro figlio; sapeva di essere amato con la stessa forza.

Neanche l’ombra del primo marito era ora così ingombrante come aveva temuto; era decisamente un uomo eccezionale e l’aveva plasmata, istigandola a ribellarsi; lui poteva limitarsi a starle vicino, a seguirla ed aiutarne l’impegno; l’avrebbe conquistata ogni giorno, come lei gradiva; le avrebbe dato tutto lo spazio che cercava, ma sapeva che in cambio avrebbe avuto tanto amore da riempirsene per una vita.

Quasi per cominciare il percorso, la cavalcò come non gli era mai riuscito; la sentì partecipe, entusiasta, innamorata; le sue urla forse arrivavano in piazza, ma erano di gioia immensa, di godimento vissuto fino in fondo; Chiara sentiva ogni fibra del corpo vibrare alle mazzate che il marito infieriva alla vagina, all’utero, a tutto il corpo; ricambiava aprendosi e accogliendo la mazza fin dove fosse possibile; si teneva abbarbicata a lui come un naufrago a un rottame.

Sentiva che il nuovo capitolo che si stava aprendo partiva proprio da quella copula intensa che segnava un’ulteriore tappa del loro percorso di vita e di amore; in più sapeva che gli urli che venivano da qualche porta più avanti erano quelli del piacere di sua figlia, che stava dando al suo compagno lo stesso amore intenso, profondo, totale che lei dava a suo marito; sentiva che la libidine che le montava dall’amplesso con Francesco era amplificato dalla gioia di sua figlia che godeva.

Anche nell’altra camera, infatti, le emozioni di quei giorni portavano in cielo il livello di testosterone; Laura si sentiva pervasa da un entusiasmo strano e da una sorta di gioia interiore che forse confinava con la felicità; per tutta la serata aveva segnalato a Carlo il suo bisogno di fisicità, comunicandoglielo con tutti i mezzi, dal gomito stretto sul seno per fargli quasi sentire la lussuria ai toccamenti veloci della patta, quasi ad accertarsi che l‘oggetto del suo desiderio fosse lì disponibile.

Nel viaggio di ritorno, stretti appiccicati sul sedile posteriore, approfittando del buio dell’abitacolo, aveva viaggiato tenendogli il sesso tra le mani, appoggiandosi libidinosamente al suo corpo e obbligandolo a infilarle una mano tra le cosce, sopra il pantalone, senza cercare contatti diretti ma sentendosi quasi protetta dalla mano che copriva, sosteneva e proteggeva la vulva; ardeva dalla voglia di far scorrere le mani sulla pelle nuda.

Varcata la soglia della camera, si era liberata in fretta e furia degli abiti e gli si era mostrata nuda, statuaria nella sua bellezza piena, vogliosa e irrefrenabile; ma Carlo non era da meno; il buon esito della serata lo aveva esaltato e migliaia di idee, di progetti, di desideri si affollavano in mente; tutti finivano per scaricarsi nell’inguine, quasi che il fallo potesse essere la valvola di scarico delle pulsioni; molto spesso un orgasmo era stato liberatorio di altre pulsioni.

Si spogliò quasi più in fretta di lei; la strinse in un abbraccio asfissiante, piantò il sesso durissimo tra le cosce, puntando alla vagina, e la tirò su per le natiche; l’asta scivolava tra vulva e ventre; lei colse il reciproco desiderio, guidò con una mano il fallo, mentre si attaccava al suo collo, sospesa da terra, e si lasciò penetrare lentamente, assaporando l’asta mentre lo baciava con accanimento e gli sussurrava dolcezze sconce.

Urlarono all’unisono, quando il primo orgasmo li stroncò in quella difficile posizione; lei si lasciò andare di schiena sul letto, se lo tirò addosso e continuarono a baciarsi; Laura avrebbe voluto andare a pulirsi dal fiume di sperma che lui le aveva versato nell’utero; ma lui la fece ruotare e le sollevò le anche mettendola carponi; le andò dietro e la penetrò di colpo, a pecorina; afferrò le tette e le usò per fare leva nella copula; lei urlò più volte per l’impatto forte e desiderato.

Nel silenzio della notte, si udiva solo lo ‘sciaff’ potente del ventre contro le natiche piene e i lamenti, che diventavano urla, di lei che godeva; quasi per telepatia, le venne di chiedersi cosa provasse sua madre a sentirla godere come le aveva annunciato; ma gli urli che rispondevano dall’altra camera dicevano tutto; si sentì felice che la memoria di Mario non incrinasse la gioia dei due amanti; ebbe un orgasmo ancor più intenso e bloccò il compagno.

Una copula anale avrebbe perfettamente concluso una giornata intensa; spostò l’asta di pochi centimetri e sentì la punta sullo sfintere; i molti orgasmi e lo sperma ancora gocciolante della copula precedente fecero da lubrificante e sentì che la meravigliosa mazza percorreva dolcemente il canale rettale mentre Carlo si imbizzarriva nella seconda violenta copula in un’ora e la possedeva con infinito amore; esplosero insieme, urlando d’amore; poi crollarono disfatti e addormentati.

Il risveglio fu pigro e lento, per tutti; si trovarono al tavolo per la colazione tutti un po’ acciaccati, a scherzare su quanto viagra fosse servito e chi dovesse abituarsi ad andare a letto con tisana di camomilla; i due maschi scherzavano familiarmente; Chiara teneva gli occhi fissi in quelli di sua figlia, quasi in attesa di sentire la sua gioia; lei lo capì, le andò vicino, le strinse le mani e l’abbracciò, sussurrandole in un orecchio ‘sono felice’.

Abbracciò la figlia e la baciò vicino alle labbra, in un gesto che, in una donna con la sua storia, si caricava di emozione; Laura sfiorò le labbra con le sue, quasi a cementare un rapporto al limite tra affetto e complicità; proprio in quel momento chiamò Mario, per confermare che sarebbero andati, a giorni, lui e Sabrina, a passare qualche giorno ‘in famiglia’; Laura dovette trattenere lacrime di gioia; Francesco annunciò che doveva lavorare quella mattina per organizzare gli incontri con Mario.

Passarono in spiaggia quella giornata e molte ore di quelle successive; la famiglia allargata sembrava cementata e Carlo diventava più figlio di Valerio, Francesco più padre di Mario; su tutto, l’affetto profondo e caldo tra madre e figli che faceva bene a tutti, anche a Mario, che ancora non era là.

Non era insolito, per Mario, ricevere notizie strane ed impreviste dai pupilli; Laura sicuramente aveva ereditato dalla madre la tendenza a fare senza riflettere la prima cosa che la intrigasse, in maniere e forme ben diverse dagli azzardi a cui lo aveva spesso costretto Chiara, ma anche con la stessa convinzione e imperatività; Carlo, da quando convivevano, si lanciava spesso e volentieri, come d’altronde avevo fatto lui con sua moglie, in avventure eccitanti.

Da quando erano partiti per quello strano giro per gli alberghi della riviera, più volte avevano accennato a situazioni particolari, ma si erano rivelati successi notevoli di cui rendevano conto in lunghissime telefonate; le ultime pressioni che avevano fatto, perché lui e Sabrina andassero al più presto nell’albergo dove avevano fatto base per stare un poco di tempo insieme, destarono una grande curiosità; avevano accettato di essere lì per il sabato, quando avevano la loro performance.

Ma le pressioni di Laura perché anticipassero al massimo l’arrivo li incuriosivano non poco; ne parlarono, lui e Sabrina e convennero che, se era comodo andare per presentare il volume, non era da buttare l’idea di allungare la vacanza e andare qualche giorno prima; considerato che li avevano avvertiti che era disponibile una camera per loro, Sabrina decise di verificare se fosse possibile prenotare per più giorni eventualmente a loro spese.

Dopo una convulsa serie di telefonate, appurò che avevano a disposizione addirittura una suite, se avessero voluto anche a tempo indeterminato, e che erano ospiti della proprietà per ogni esigenza; era perplesso; lo lusingava l’idea che il successo del libro spalancasse porte, ma non voleva che ci fosse dietro una solenne truffa; la compagna scherzosamente condannò la sua sfiducia nel prossimo, comunicò alla scuola la loro assenza e preparò le valigie; due ore dopo scendevano all’hotel.

L’accoglienza fu gradevole; chiamarono il proprietario che si precipitò ad accoglierci; Francesco era la persona che aveva organizzato il tour dei ragazzi e la sua conferenza; gli risultò simpatico e interessante; fece portare i bagagli in camera e li invitò a sedere a un tavolo con una bibita in attesa degli amici; fece una telefonata e si accomodarono ad un tavolo in ombra, vista la giornata particolarmente calda.

Il viavai era intenso, e solo di gente in costumi alquanto osé ed eleganti, visto che il retro dell’hotel dava direttamente sulla spiaggia; Sabrina sussurrò che avrebbe dovuto aggiornare il suo costume, ormai obsoleto per i tempi; la prese in giro garbatamente; vedeva il proprietario dialogare con varie signore che accennavano a lui; immaginò che fossero lettrici desiderose di conoscerlo; ma era ansioso di incontrare Laura e Carlo.

Avevano gli occhi fissi all’ingresso e non si accorsero che erano entrati dalla spiaggia; guardò con amore e con gioia Laura, davvero bellissima nel costume brasiliano che lasciava assai poco all’immaginazione; Carlo faceva benissimo la sua parte di compagno di una venere; poi il cuore gli si fermò e rimase inebetito; la donna bellissima, scultorea, giunonica, che dava la mano a sua figlia e teneva in braccio un bambino, era lei, Chiara, sei anni dopo e bella come sempre.

Scattarono in piedi simultaneamente, lui e Sabrina, e si lanciarono letteralmente verso di loro; il viso preoccupato di lei si aprì in un sorriso che, come sempre, illuminava tutto il corpo; istintivamente la strinse senza una parola; Sabrina quasi gliela strappò dalle mani per abbracciarla e baciarsi sulle guance; due lacrime scesero dagli occhi occhi dell’ex moglie, ma di gioia.

“Vi è piaciuta la sorpresa?”

Diede un buffetto amorevole a sua figlia, ed agitò il dito a rimprovero; ma c’era felicità in tutti; Chiara gli spiegò che Francesco era suo marito e che il piccolo era il loro bambino, ‘il mio fratellino’ ci tenne a precisare Laura; Sabrina e la sua ex si erano già lanciate a raccontare e spiegare; i ragazzi lo accompagnarono al tavolo ansiosi di raccontargli per filo e per segno il successo delle loro performance; Laura gli anticipò che Chiara doveva parlargli di lavoro; la guardò sorpreso.

“Non fare quella faccia; è una donna diversa, assai migliore di quel che ricordi … bada che è ancora innamorata di te e suo marito lo sa; non fare casini e pensa a Sabrina; la nuova Chiara deve interessarti solo come collaboratrice … “

L’arrivo di Francesco venne a sciogliere i dubbi; accennò brevemente al progetto di sua moglie, sua ex, di fondare in albergo un’associazione come quella a cui avevano dato vita loro; aggiunse che alla reception stavano aspettando alcune insegnanti ed una preside, sue ammiratrici, che volevano organizzarsi per dare vita al progetto; cercò con lo sguardo Sabrina per metterla a parte della cosa; gli fece cenno con la testa che sapeva e che era d’accordo; Laura si congratulò per l’intesa.

Di fatto, la compagna e l’ex moglie avevano deciso di spendere le poche ore prima del pranzo per fare shopping; Sabrina voleva un costume, dei sandali ed altri accessori per il mare, Chiara e Laura l’avrebbero accompagnata; Francesco suggerì alla moglie che i conti li mandassero all’albergo; Carlo lo avvertì che andava con lui a parlare con le signore; fu scelto il locale destinato ad auditorium, per non occupare i tavoli da preparare per il pranzo.

Dopo le presentazioni e gli smaccati complimenti, venne fuori che in settimana si poteva incontrarsi per gettare le basi dell’iniziativa; davvero c’era molta energia tra le volontarie che erano lì e che garantivano anche per altri che sarebbero stati presenti all’incontro; una ragazza che era con loro chiese a Carlo se era Ogrò; avutane conferma, chiese se voleva leggere alcune sue cose; un’insegnante disse che aveva alcune cartelle interessanti e che poteva, col tam tam di internet, convocarne altri.

Gli bastò consultarsi con Carlo con lo sguardo per decidere; dall’indomani mattina, dalle dieci a mezzogiorno, Sabrina e Carlo avrebbero incontrato i giovani e valutato con loro i lavori prodotti; si potevano far intervenire i musicisti, nel caso che qualcuno si volesse cimentare nella recita con accompagnamento; sarebbe stata la base per il progetto generale; Francesco, che non perdeva occasione, chiese se fosse possibile organizzare nei giorni successivi una serata, in hotel o sulla spiaggia, coi ragazzi scelti.

“Non perdi tempo, tu; in due giorni che siamo qua sei diventato un vulcano di proposte; per caso vuoi fare anche l’editore?”

“Carlo, quest’idea in testa a Chiara l’hai messa tu; ha deciso che il suo ruolo è di imprenditrice e vuole curare lei questa cosa; io la seguo anche all’inferno e le procuro il necessario per il viaggio; se voi decidete di essere con noi, lo sai che siete i benvenuti.”

“Aspettate un momento, voi! Mi state dicendo che la mia ex moglie capricciosa e avventata è diventata imprenditrice e tu vorresti farle prendere il posto di Alessio? Sarebbe sleale!”

“Mario, calmati; primo, la tua ex moglie ha confessato di avere fatto molti errori; da quando è diventata mia moglie, amministra l’attività con successo e mi è di grande aiuto; è ancora innamorata di una bambina mongoloide e vorrebbe farla rinascere qui con il vostro supporto, senza pestare calli; forse non ti rendi conto che il supporto ce lo stai già offrendo … “

“Caro Francesco, non intendevo affatto sminuire i talenti di Chiara; mi hanno detto che sai che c’è ancora amore tra noi, ma solo attraverso la letteratura e il ricordo di una figlia mongoloide che ora è mia e di Sabrina; felicissimi tutti, io, Carlo, Laura e Sabrina, di essere protagonisti con voi di questa avventura; ma fa parte del nostro gruppo anche Alessio che è editore di riferimento, anche se di nicchia; il mio romanzo è stato edito da lui; ti chiedevo solo che rapporti stabilite con lui.”

“Devi chiedere a Chiara; so che si è posta il problema, con Carlo, ed ha un’ipotesi di soluzione; parlane con lei; ti suggerirei di occuparti dell’Associazione, per competenza; appena possibile, ci mettiamo intorno a un tavolo e parliamo delle specificità.”

“Carlo, ma secondo te Chiara è così cambiata, oggi, che devo accettarla a occhi chiusi?”

“Sì, Mario; ha aperto gli occhi; è lucida, decisa e innamorata, del marito, del figlio, di sua figlia soprattutto; anche di te, per certi aspetti; ma è meravigliosa nell’organizzazione; se create tra voi una sinergia, andate molto più in alto che con la libreria; Francesco è un mostro, quando cerca sponsor; hanno già richiesto, ed ottenuto, che l’anno prossimo il Festival Nazionale della poesia si aprirà e si chiuderà qui, nell’auditorium a cui darete vita.”

“Cavoli! Punti al bersaglio grosso; allora, decidiamo che da domani Carlo, Laura e Sabrina selezionano giovani e testi; io, Chiara e Francesco gettiamo le basi dell’associazione e dell’editrice; poi in corso d’opera verifichiamo … “

Le signore, tornando dai negozi cariche di borse, vennero messe a parte delle determinazioni raggiunte; Sabrina garantì la sua collaborazione; Chiara chiese scusa per l’assenza, ma era perfettamente d’accordo; per la gioia, Laura abbracciò suo padre e baciò Carlo; Mario avvertì Chiara che dovevano chiarire tra di loro i rapporti con Alessio per non apparire sfruttatrice di un lavoro già esistente a danno di chi l’aveva fatto; lo rassicurò che tutto sarebbe andato per il meglio.

Per un attimo, il timore di un rigurgito di passione tra i due attraversò l’atmosfera; Laura pizzicò sua madre in un fianco e le minacciò un livido da obbligarla a rinunciare al costume, se non fosse rinsavita; lei afferrò per la vita il marito.

“Sai, Francesco, per un momento mi sono emozionata, all’idea che, dopo la figlia naturale, anche la mongoloide tornava da me; ma so che sei tu che me la riporti e la coccoli con me; ti da fastidio se ti dico che avrei voglia di fare tante capriole a letto con te, per la pienezza di entusiasmo?”

“Puoi aspettare fino a dopopranzo o affidiamo Valerio a una ragazza?”

“No, dopo pranzo andiamo a riposare ma non ti darò requie … Spero che il piano nobile, con tre suite occupate da ospiti rumorosi e vogliosi, non crei scandalo in piazza … “

Ne fecero, di rumore, le tre coppie, travolte da un’insperata evoluzione di progetti considerati irreali e risultati persino semplici; Francesco e Chiara diedero vita alla kermesse più intensa; la presenza in albergo di Mario eccitava la donna, anche se teneva a freno la fantasia; suo marito era decisamente scatenato all’idea che Chiara operasse un transfert mentre copulava con lui; arrivò a chiederle i particolari delle loro copule; ma dovette arrendersi all’idea che si erano amati molto, specie poeticamente.

Ricordando che la moglie aveva sottolineato che in lui c’era una componente del padre naturale di sua figlia, venne istintivamente indotto ad usare tutta la passione, la violenza e la forza che metteva nei loro amplessi; le sfilò solo l’abitino che copriva il costume, spostò laccetti ed aggredì la vagina con una penetrazione che riassumeva tutto il suo amore, tutto il desiderio e la violenza di un maschio possessivo; lei lo favorì aprendosi al piacere; Mario era ben lontano dai suoi pensieri mentre godeva.

Mentre si rilassavano tra una cavalcata e l’altra, sentirono urla quasi disumane che provenivano dalle altre abitazioni; Francesco ipotizzò che fosse Laura ad urlare, forse perché Carlo la stava penetrando analmente e con la stazza del suo membro la stava sfondando; Chiara scattò quasi spaventata dall’idea che sua figlia fosse stuprata con tanta violenza dal suo maschio; lui la derise e le chiese quanto aveva urlato nelle copule anali; lei confessò di non essersene mai resa conto.

Di colpo, lui infilò l’asta nel retto e forzò lo sfintere fin quasi a farle male; lei urlò, ma era piacere quello che esprimeva perché il fallo che percorreva, quasi delicatamente ma con forza, il canale rettale le dava al tempo stesso una sensazione di violento stupro e di amore infinito; i suoi gemiti si fecero sempre più dolci finché lo incitò urlando a sfondare, a farla godere; quando si adagiò contro le sue natiche, il marito le chiese se si era resa conto di avere interrotto la siesta sulle navi in lontananza; risero.

Per due ore si scatenarono nelle copule più varie e si diedero tanta di quella passione che ne uscirono con il corpo snervato e squassato dagli orgasmi, urlati a piena voce fin nella reception dove molti, che sapevano, sorrisero sornioni mentre rassicuravano gli ospiti che erano cose normali; Chiara non ebbe remore, né pudore, ad affermare che era l’amplesso più ricco, più vero, più passionale che avesse mai praticato e che era felice di essere sua moglie.

Nella suite a fianco, Mario mantenne il solito aplomb; ma il dubbio che qualche turbamento tra lui e Chiara avesse intaccato la fiducia della compagna lo indusse ad essere particolarmente intenso e forte negli assalti; copulò a lungo, complice anche la condizione di benessere in cui era piombato; soprattutto, però, si preoccupò di prestare la massima attenzione alle emozioni di Sabrina e ne seguì con ansia i numerosi orgasmi, quasi divertito dagli urli di lei che gareggiavano con quelli di Chiara.

Quando lei si rese conto che il compagno la stava quasi prendendo in giro paragonando le reazioni delle due donne, gli chiese se normalmente lui faceva urlare così tanto la ex moglie; le ribatté che non era nel suo stile cavalcare una donna per farla urlare; preferiva farla godere in silenzio e raggiungere l’orgasmo spesso senza quasi muoversi; mentre lo diceva, l’aveva presa per i seni e, da dietro, la aveva infilata in vagina lasciando che fosse il membro a gonfiarsi di passione e il canale vaginale a mungerlo.

Quando si sentì irrorare l’utero dallo sperma che lui espulse a fiotti, Sabrina confessò timidamente che era stata lei ad innescare la gara a distanza per superare Chiara anche nell’urlare il piacere; poi aveva ricordato che la ex moglie era stata svezzata e ingravidata da Antonio, che usava il sesso come un ariete e che era stato stupido gareggiare; ma, sorridendo, aggiunse che non era affatto male copulare con violenza e godere facendolo sapere a tutto il mondo.

Laura era al settimo cielo; l’armonia registrata tra sua madre, il suo ex marito e la sua compagna; l‘equilibrio tra i vari protagonisti del progetto tutto da elaborare; la coscienza che nasceva qualcosa che li univa al di là dei certificati, le dava un’infinita gioia che, come sempre, si trasferiva al sesso e la portava a desiderare di copulare come non aveva mai fatto col suo uomo, che a sua volta era in brodo di giuggiole per le prospettive di lavoro in un campo che amava e dove era dominatore.

Ne nacque una sessione amorosa dove veramente tutti i sentieri del piacere venivano percorsi e si caricavano di una passione sconfinata che ne esaltava l’oggettiva lussuria; la voglia di lei si fece infinita, il desiderio di Carlo di favorirne gli orgasmi le provocò punte di piacere che la facevano urlare come un agnello sgozzato, tanto da impressionare sua madre, a due appartamenti di distanza, e il padre putativo, che copulava nella suite a fianco.

Le ‘grandi manovre’ si protrassero a lungo; solo verso le cinque e mezza, Francesco decise di rinfrescarsi dalle battaglie amorose e di scendere al posto di lavoro; subito dopo chiamò Chiara e Mario per avvertirli che le persone con cui avevano parlato prima di pranzo erano di nuovo lì ed attendevano di scambiare ancora opinioni con loro; Mario un poco sbuffò perché si stava crogiolando nel piacere di starsene nudo a fianco alla compagna, altrettanto nuda, a giocherellare coi sessi.

Chiara scattò più rapidamente; quel progetto la vedeva grande protagonista e verificarne lo sviluppo rapido le dava fiducia ed energie per impegnarvisi con tutta se stessa; per prudenza, bussò alla porta di sua figlia e l’avvertì dell’evoluzione; anche i ragazzi erano molto tesi al nuovo progetto e si precipitarono in sala, dove una delegazione di studenti ed insegnanti aspettava di presentare l’ipotesi già elaborata per la nuova iniziativa.

Ci furono inevitabilmente le congratulazioni a Mario, per il romanzo, e a Carlo e Laura per le performance poetiche; si sedettero ad un tavolo e le competenze furono definite; a Chiara fu affidato il compito di strutturare l’associazione coordinandosi con i tre presidi presenti; a Francesco fu chiesto di ottemperare a tutti gli obblighi amministrativi per registrare l’iniziativa; a Mario chiesero suggerimenti operativi per ‘costruire’ un calendario annuale ed eventi speciali estivi.

In un’altra sala, Laura, Carlo e Sabrina parlavano con insegnanti e studenti esaminando moltissimi testi e facendo una dura selezione; furono fatti venire in tutta fretta i musicisti e alcuni brani furono proposti in musica; quando Francesco si affacciò per sentire lo stato dei lavori; Carlo gli comunicò che, sulla base della visione degli elaborati, la kermesse in spiaggia poteva anche prevedersi per una serata della settimana ultima del loro soggiorno; ulteriori approfondimenti non potevano che confermare.

Per l’ipotesi della edizione di un antologia, era un poco presto, ma si poteva parlarne anche con Alessio; Laura non perse l’occasione per celiare con il suo uomo al quale chiese a che punto fosse la sua scalata per sostituire il ‘prof’ nel ruolo di guida dei nuovi gruppi; lui la rimbeccò chiedendole se si sentiva già più forte di Sabrina, che sorrideva in un angolo sorniona; Francesco guardava ammirato quella strana congerie di padri, madri e figli deputati come un miracolo della natura; amò ancor più Chiara.

Nel corso di un pomeriggio, furono definite competenze, fissate scalette e fermati gli appuntamenti per le tornate successive; nei giorni seguenti, le mattinate e i pomeriggi furono frenetici; Mario più volte protestò per essere stato invitato al mare e vedersi costretto a lavorare; di fronte all’entusiasmo delle persone più care, girò tutto in burla e dichiarò, convinto, la sua felicità per vedere nascere la ‘gemella mongoloide’ che ancora teneva viva la fiammella dell’amore spirituale con l’ex moglie.

Per fine settimana, il progetto fu pronto; il sabato i ragazzi avevano una nuova performance e ci furono tutti, compreso Alessio, fatto correre a precipizio per partecipare agli atti costitutivi, con cui si definì anche la nascita di una editrice, diretta da Laura, consociata a quella di Alessio e in grado di proporre ex novo le edizioni che sarebbero state concordate, o di riproporre in una veste grafica più ricca ed ambiziosa opere già edite, prime fra tutte il romanzo di Mario e la raccolta di Ogrò e Laura.

La serata fu entusiasmante, oltre ogni attesa; Mario fu ‘costretto’ a dialogare con gente in abbigliamento estivo ma quasi tutte persone di buona qualità culturale, firmò autografi e subì decine di selfie con ragazze sue ammiratrici, con tanto di volume in mano, al punto che Francesco sibilò, quasi, all’orecchio di sua moglie che doveva bruciare i tempi per ristampare, nella versione che voleva graficamente molto importante, la storia delle pene dei due amanti.

Carlo, in sfida indiretta col suo prof, esibì tutta la sua verve di performer per strappare almeno in parte la scena a Mario; Laura fu tutta per lui, contro suo padre putativo che vedeva, con somma gioia, sbancare la scena con la sua affabulazione e con la qualità del racconto; furono Mario e Sabrina a presentare la serata e a spiegare la storia di Ogrò e del gruppo i giovani intorno a lui; annunciarono anche la nascita di un’organizzazione analoga sul territorio.

Chiara se ne stette in disparte, abbracciata a suo marito, e versò non poche lacrime alla performance di sua figlia che denunciava le sue colpe con la dolcezza di una cantautrice di classe; per celia, Sabrina le chiese se voleva fare da annunciatrice in costume da bagno; la picchiò affettuosamente sui seni e invitò una ragazza bellissima, reginetta di bellezza nella regione, a sostituirla; Mario le sorrise sornione e le mandò un bacio che Francesco fece finta di intercettare, geloso.

A fine serata, parteciparono alla cena che era stata allestita in loro onore; la grande abilità diplomatica di Francesco, favorita dall’eleganza dei modi di Mario e dal fascino indiscutibile delle loro donne, conseguì contatti di grande interesse; Laura non si risparmiò una frecciatina a sua madre e le sottolineò che, come le aveva detto la settimana precedente, assentarsi dalla cena sarebbe stato un errore gravissimo, imperdonabile per suo padre, come continuava ad indicare Mario; lei le sorrise con amore.

Il ritorno a casa con tre macchine ebbe il carattere della scampagnata in famiglia, nonostante l’ora tardissima; le tre suite furono ancora una volta sede precostituita per copule infinite, con entusiastica attività di tutti i protagonisti che celebravano così la materializzazione di un grande successo; il giorno seguente furono costretti tutti a poltrire a letto fin quasi ad ora di pranzo e tutti recavano chiari i segni di una ‘notte brava’ con tanto sesso e tanto amore.

La serata all’hotel, con la presentazione del romanzo, era prevista per la fine della seconda settimana; il sabato successivo era fissata una serata in altra località vicina; nei giorni che mancavano, riuscirono spesso a sbracarsi al sole, senza perdere di vista l’impegno a realizzare quanto prospettato con le signore della neonata associazione, che era già stata registrata; tutti si diedero una decisa frenata e cercarono di non trovarsi travolti dalla passione e dal sesso ogni giorno; ma copularono molto, tutti.

Sabrina si trovò un giorno da sola con Chiara sotto l’ombrellone e non resistette alla voglia di scandagliarne lo stato d’animo.

“Come ti senti, Chiara, in questa convulsione di amori, ex amori, odi viscerali e recuperi di affetti? Non sei sconvolta?”

“No, amica cara; con Francesco sto assai meglio di quanto dichiaro e di quel che può sembrare; è il mio uomo ed abbiamo un figlio che è la luce dei nostri occhi; se la tua domanda è più intrigante e si riferisce al tuo compagno, posso assicurarti che una fiammella è rimasta del nostro grande amore, come lui racconta; ma è qualcosa di puramente intellettuale, un sentimento dolce di nostalgia del passato e di impegno per il futuro.

Non sento il bisogno dei suoi baci, delle sue carezze, del suo sesso; per quelli, sono felice con mio marito; ma non posso nascondere a me stessa che saperlo consonante con me su certi progetti, su certe ipotesi, mi riempie di orgoglio, prima che di affetto; quella che sta nascendo qui è la copia della ‘figlia mongoloide’ della libreria; ma è tutt’altra cosa; ha l’imprinting di Mario, ma la struttura è mia e di Francesco; sono felice di avere ritrovato Mario, ma mi accontento di questo.”

“Vuoi dire che non desideri vederlo ancora o venire da noi per qualche manifestazione?”

“Sabrina, fissiamo qualche punto; sai che quest’hotel è una certezza; conosci la suite; sappi che quella è a vostra disposizione, tua, di Mario e dei tuoi figli, in qualunque momento dell’anno vogliate approfittarne per venirci a trovare; l’anno prossimo terremo qui la chiusura del festival; so che ci tenete molto; se venite a stare con noi il tempo che desiderate, fatelo anche senza avvertire; questo per quello che riguarda i vostri movimenti; per i miei, certo che mi piacerebbe tornare sul luogo del delitto.

Ma devo fare i conti con molte cose; e Mario c’entra come i cavoli a merenda; parti da un dato; Francesco non si schioda da qui nemmeno per andare a raccogliere oro a piene mani da una fonte miracolosa; lui è abituato a dirigere dalla sua scrivania un’ira di dio di cose senza fare un passo; dovrei venire da sola o, al massimo, con mio figlio; ma anche i miei movimenti sono vincolati all’hotel, perché partecipo notevolmente alla gestione.

In un periodo di ‘stanca’ dell’attività potrei fare un blitz, ma non mi va di correre per stare poche ore; pensare di andare in un albergo, da sola, mi fa tristezza; tu stai coi figli; da sola con Mario sarebbe un bel problema; non so se Laura potrebbe ospitarmi; se tu e il tuo uomo viveste insieme, sarebbe già più semplice; ma so che stai in casa coi figli all’università che ti raggiungono al fine settimana, se si ricordano; insomma, dovrei studiarmi tutto per bene, prima di decidere.”

“Scusami se ho avviato questo discorso, ma sento la voglia di rivelarti alcune cose; la prima è che Mario ha cominciato a scrivere un altro romanzo; se tu venissi da noi per qualche giorno, lo obbligheremmo a farti leggere per dire la tua; questo è il primo motivo per cui ti vorrei a casa nostra per qualche giorno; del suo nuovo lavoro siamo a conoscenza lui, io ed ora tu; se ti riuscisse di venire a trovarci, potremmo parlare della nuova pubblicazione; è chiaro che lui non ne sa niente.

L’altra cosa che devo confessarti è che, al ritorno a casa da questa vacanza, abbiamo deciso che andiamo a vivere insieme; lo faremo nella casa che fu vostra; Laura andrà ad occupare quella che ora è la mia casa; sarebbe tua figlia ad ospitare te, tuo figlio e tuo marito, se vi riuscisse di venire insieme; egoisticamente, è te che voglio vicina, nella nostra casa, nel suo studio; non mi preoccupo di eventuali pruriti o di ritorni di fiamma; sai come ci siamo amati per anni prima di uscire allo scoperto.

So che puoi amarlo letterariamente; io avevo un marito indegno; tu hai un marito favoloso; io fui cacciata da casa; Francesco ti ucciderebbe se tu parlassi di abbandonarlo; so che puoi venire a trovarci, salutare di nuovo la figlia mongoloide, nata vostra e divenuta ora ‘nostra’, anche tua dopo le alleanze editoriali, e vivere per una sera quell’atmosfera, senza nessun Antonio che venga a turbare i nostri equilibri; per questo, insisto con l’amica e con l’editrice perché venga ad aiutarmi a far tirare fuori il manoscritto.”

“Il discorso è diverso, specie se tu vai a stare col tuo compagno e mia figlia può ospitarci; ne parlo a Francesco e a novembre mi ritaglio almeno una settimana, per venire a rompervi l’anima nel freddo della città; non credo di doverti confessare quanta nostalgia ho dei miei posti; come minimo, vorrei andare alla taverna dei poeti, snodo vitale di tutta la nostra storia, se ancora esiste e fa quell’attività.”

“C’è, è molto vivace ed oggi Laura e Carlo ne sono soci di maggioranza; che stupida!, ho dimenticato di parlarti di un posto fondamentale; sai che fu lì che per la prima volta feci sesso con Mario?”

“Non era successo in auto, quella volta di cui parlò il giornale?”

“No, fu una serata di romanticismo poetico, quello di cui mi parlavi poco fa … “

“Insomma, tutto è cominciato da un equivoco?”

“Per me, quella sera fu più intensa e determinante di tante altre esperienze.”

Per fortuna, Laura arrivò in quel momento e pose fine alle confidenze; Chiara non seppe tacere.

“Che ne diresti se trovassi una settimana per venire a trovarti e cenare alla taverna dei poeti?”

“Dico che verremmo a prenderti per portarti in braccio, dopo il terremoto di questi giorni.”

“Carlo, sei sicuro di volerlo?”

“Se fosse necessario, ti cederei il mio posto nel letto di Laura, per averti a tavola con me e cantarti le ultime cose … “

“La smettete di emozionarmi, fuori e dentro lo spettacolo? Tra voi due, tuo padre e la sua compagna non fate che stendermi tappeti trionfali; non credo di meritarli; ma vorrei tanto rivedere la libreria, la taverna, casa vostra e tutto quello che appartiene a un passato doloroso ma dolcissimo.”

“Mamma, concorda con Francesco, organizzati e vieni; mi piacerebbe ripercorrere con te i nostri luoghi.”

“Francesco, giusto tu! Stavo valutando con Sabrina la possibilità di andare una settimana da mia figlia; in novembre posso assentarmi … “

“Vuoi andare da sola?”

“Ma tu abbandoneresti il posto di comando?”

“Se vai in pellegrinaggio, io ho il dovere di essere con te; o sarei di troppo, per le tue rimpatriate?”

“Non sei di troppo; sei solo uno stupido amore mio, se sei geloso … “

“Allora si va insieme, se per te va bene.”

“Mario, Sabrina mi ha detto che devo visitare il tuo studio perché hai qualcosa da farmi leggere. E’ vero che al ritorno decidi finalmente la convivenza con la tua donna?”

“Sabrina, sai essere molto odiosa, in certi momenti; che motivo avevi per parlare di certi segreti?”

“Due, amore mio; il primo è che, se vengo a stare con te, Chiara, Francesco e il bambino possono stare con Laura e Carlo senza andare in albergo, fanno famiglia se proprio vuoi; il secondo è che Chiara è anche la tua editrice di riferimento ed ha diritto di seguire lo sviluppo dei tuoi scritti, anche se sei così scorbutico; ma quello che domina su tutti è che l’amore letterario è altra cosa dall’amore astratto e dal sesso; lei è la persona più idonea a seguirti mentre scrivi. Laura, che ne dici?”

“Dico che mio padre può anche tenermi nascosti i suoi scritti; il problema è suo; io gli faccio leggere tutto, anche quello che so che non merita; a mamma non puoi nascondere niente, per il vostro passato e per il futuro editoriale. Mamma, Francesco, vi aspettiamo a casa nostra e non accetto rifiuti; vi voglio troppo bene!”

Post New Comment

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.