Capodanno 2019 – Prima parte (Ingrid 22)

  • Scritto da Lizbeth il 31/12/2024 - 11:57
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Appena uscita dalla casa, inspirai a fondo l'aria fredda, cercando di calmare il battito accelerato del cuore. Non era disperazione quella che mi spingeva a farlo, ma un'esigenza vitale, un bisogno di sentire il sangue scorrere nelle vene. Ogni incontro era una scarica di adrenalina, una sfida a me stessa, un modo per sentirmi davvero viva. E poi c'era il denaro, la conferma tangibile del mio ascendente sugli altri.

Presi il cellulare e chiamai Sabrina.

«Ingrid? Ma che fine hai fatto?» esclamò Sabrina, con un tono di finta innocenza che mi fece ribollire il sangue. Come si permetteva? Sembrava avesse completamente rimosso l'anno di silenzio, le mie chiamate senza risposta, i miei messaggi ignorati.

«Devo parlarti» risposi, la voce ferma. «Ho saputo che stai dicendo in giro che faccio la puttana». Sentii il suo silenzio.

Sentii il suo silenzio. «Ma... non lo fai?».

«Sì, Sabrina, lo faccio. Ma è una cosa mia, una scelta mia, e nessuno doveva saperlo. Soprattutto non per bocca tua. Hai tradito la mia fiducia».

«Facciamo così» continuò Sabrina, la voce improvvisamente calma. «Se accetti un mio ultimo incarico, non ti contatterò più, non dirò più a nessuno cosa fai nella vita, anzi ti cancellerò per sempre». Nonostante la rabbia e la diffidenza, una parte di me era curiosa. Volevo capire cosa avesse in mente Sabrina, quale fosse il suo piano. E poi c'era l'adrenalina, il brivido della trasgressione che mi mancava. Forse, pensai, poteva essere l'occasione per chiudere definitivamente con il passato e ricominciare. «Va bene» dissi, cercando di mascherare l'inquietudine. «Di che si tratta?». «Sto organizzando una piccola festa per Capodanno» rispose Sabrina, con un sorriso che non mi piaceva per niente. «Una… diciamo… orgia. E penso che tu saresti perfetta per l'occasione». Accettai, senza immaginare che quel "perfetta" avesse un significato così sinistro. Non potevo ancora sapere che quella non era solo un'altra orgia, ma la sua vendetta definitiva, una trappola mortale che mi avrebbe cambiato la vita per sempre, un nodo che non sarei più riuscita a sciogliere."

Come al solito, la mia ex amica mi mandò a casa una busta con indicazioni precise e i miei soldi. L'indirizzo era "Villa degli Angeli Neri" sul Lago di Como, un luogo che avevo già frequentato e di cui conoscevo anche il proprietario, quindi la festa era organizzata ancora da lui. L'invito riportava questa descrizione: "Intrigo notturno - Lasciatevi avvolgere dal mistero di una notte senza tempo a Villa degli Angeli Neri. Un'atmosfera di intrighi e segreti vi aspetta, dove l'anonimato delle maschere vi permetterà di svelare la vostra identità più nascosta". Dress code: abito elegante con un tocco dark. Maschera obbligatoria.

Inoltre, sotto c'era scritto che potevo invitare chi volevo, e allora decisi di invitare la mia ex cognata. Non ci vedevamo da anni, e quella era una bella occasione. L'idea di rivedere Sonia, la mia ex cognata, mi eccitava non poco. Ricordavo il suo spirito libero e la sua apertura mentale. Sapevo che non si sarebbe tirata indietro di fronte a nuove esperienze. Forse, questa festa a Villa degli Angeli Neri poteva essere l'occasione giusta per... esplorare qualcosa di nuovo insieme.

Presi il telefono e cercai il numero di Sonia. Non la sentivo da quando… scacciai quel pensiero. Dopo qualche squillo, sentii la sua voce dall'altro capo del telefono. ‘Sonia, ciao, sono io. Come stai?’ Iniziammo a parlare del più e del meno, poi, con un certo imbarazzo, le proposi di accompagnarmi a una festa. ‘Una festa in maschera? A Villa degli Angeli Neri? Non ci credo!’ esclamò, con un tono di voce che mi fece capire che l'idea non le dispiaceva affatto. ‘Il tema è "Intrigo Notturno"’, aggiunsi, ‘dress code elegante e dark. Penso che ti piacerebbe… soprattutto con la possibilità di rimanere anonimi dietro una maschera’. Sentii una leggera risata dall'altro capo. ‘Mi hai convinta,’ rispose. ‘A che ora mi passi a prendere?’ Decisi di dare appuntamento a Sonia a casa mia un'ora prima della festa.

Il cuore batteva forte mentre aspettavo Sonia. Non la vedevo da anni e l'attesa mi consumava. Mi guardai allo specchio per l'ultima volta: abito nero in velluto, maschera di pizzo e rossetto scuro. Poi il campanello. Sulla soglia, Sonia era mozzafiato. L'abito di seta rossa le scivolava addosso, i capelli ora più lunghi le incorniciavano il viso dai lineamenti decisi, gli occhi nocciola mi scrutavano intensi. "Ciao," disse con voce vellutata. "Sono in orario?"

Quelle poche parole bastarono. Non resistetti. La presi tra le braccia e la baciai. Era un bacio pieno di ricordi, di passione sopita che si risvegliava prepotente. Le mie mani la cercarono, la toccarono, il suo corpo atletico sotto la seta era una tentazione irresistibile. Era stata la mia prima donna, un legame indimenticabile. Ma non era il momento per andare oltre. La festa ci aspettava.

"Dobbiamo andare," dissi, a malincuore, staccandomi da lei.

Uscimmo di casa, diretti alla mia macchina. Eravamo davvero bellissime, una coppia che non passava inosservata. Durante il tragitto, l'atmosfera era elettrica. Sguardi complici, sorrisi accennati, la tensione tra noi era palpabile. Non vedevamo l'ora di arrivare alla villa e vedere cosa ci riservava la notte.

Giunti alla villa, la porta ci venne aperta dal maggiordomo e da Sabrina. Sabrina, ancora più incantevole nel suo abito di pelle nera, un modello a tubino che le fasciava la figura con eleganza senza costringerla, mi baciò. Il taglio impeccabile e le spalle leggermente strutturate del vestito le conferivano un portamento regale e sicuro di sé. Un sottile cinturino in vita ne accentuava le curve, mentre una semplice collana d'argento completava il look con un tocco di sobria raffinatezza. Era ora che ci facessimo vedere, del resto, erano arrivati tutti gli ospiti e noi eravamo gli ultimi. «Scusa il ritardo,» le dissi, prendendola dolcemente per mano. «Spero di non averti fatto aspettare troppo.» In risposta, Sabrina mi sorrise con uno sguardo che mi fece sciogliere. «Affatto,» rispose con voce suadente, «L'attesa, a volte, rende le cose ancora più preziose.» Non riuscii a trattenermi oltre. Mi avvicinai e la baciai, un bacio leggero ma intenso, che esprimeva la mia ammirazione e la mia gratitudine. Ricordo che quella sera ero stranamente euforica, una sensazione che, ripensandoci ora, assume i contorni di un'ironia beffarda, considerando gli eventi che sarebbero seguiti. Stavolta ci portarono nel salone principale.

La sala era gremita. Sicuramente non ci avevano aspettate; erano tutti impegnati a fare sesso in quell'enorme salone, e mi sentii imbarazzata. Tutti indossavano maschere, un tripudio di fogge e colori, ma riconobbi subito alcune figure, non dai tratti del volto celati, ma da qualcosa di più intimo: il modo di muoversi, un gesto, una vibrazione che conoscevo fin troppo bene. Appena guardai con attenzione, mi venne un colpo al cuore: conoscevo tutti quelli presenti. Com'era possibile? Sembrava uno scherzo. Sabrina mi diede una spinta e mi disse di non fare la timida, che aveva organizzato quella festa proprio per me. Cercai il conforto di Sonia, ma era già sparita; si era avvicinata a un uomo del nostro passato: Marcus, un giamaicano conosciuto in vacanza, una statua vivente. Cosa ci faceva lì? Era la cosa più improbabile. Volevo scappare, ma ero stata pagata, e in ballo c'era il mio benessere. Per fortuna, mi raggiunse una donna con una maschera di velluto nero; la riconobbi subito: era Layla. Il suo portamento regale e le forme perfette, che avevo ammirato nel sari rosso durante la festa di Alessandro, erano inconfondibili. Anche sotto la maschera percepivo la sua aura di maturità e la sensualità che la contraddistingue. Notai che indossava un audace intimo di pizzo nero che lasciava intravedere le sue forme morbide. Mi accarezzò il viso, era commossa nel vedermi, e mi disse che lei e suo marito Alessandro avevano pensato spesso a me.

Mi prese per mano e mi trascinò verso un divanetto in mogano dove era seduto suo marito. Lo riconobbi subito: l'uomo elegante e raffinato che avevo visto in vestaglia, a torso nudo, con quell'aria pregevole che lo contraddistingueva e che, pur con un accenno di pancetta, manteneva un innegabile fascino. Indossava solo una vestaglia di seta nera, aperta sul davanti, e sul volto portava una maschera riccamente decorata, da uomo di mondo. Il suo pene era già eretto. Ero ancora sconvolta per tutto quello che stava succedendo, confusa e incredula di trovarmi in quella situazione. Layla si sedette sul lato destro del divanetto e mi invitò a sedermi dall'altra parte. Senza esitazione, iniziò a masturbare Alessandro, mostrando una sicurezza e una disinvoltura che mi lasciarono interdetta. Poi, senza smettere di guardare suo marito negli occhi, si voltò leggermente verso di me e, con una voce calda, mi disse: «Aiutami».

La mia mano scivolò lentamente sulla vestaglia di Alessandro e raggiunse il pene che mi attendeva; la sua pelle era ruvida. Sotto la mia mano, il suo pene era caldo, pulsante, vivo. Un leggero tremito lo percorse mentre la mia presa si faceva più decisa. Eppure, la mia mente era altrove. Un nodo allo stomaco mi stringeva la gola. In quella stanza, in quel preciso istante, era racchiuso tutto il mio passato recente, come in una prigione dorata. Ogni corpo, ogni profumo, ogni volto, mi riportava a momenti, a scelte, a conseguenze che cercavo disperatamente di dimenticare. Forse era per questo che la sala mi appariva cupa, opprimente, come uno specchio del mio stato d'animo. Forse era per l'ennesima volta che Sabrina mi aveva ingannata, l'ennesima pugnalata alle spalle, l'ennesima promessa infranta. Il suo tradimento aleggiava nell'aria densa, appesantendo ulteriormente l'atmosfera già carica. Eppure, ero lì, seduta accanto ad Alessandro, la mano che si muoveva quasi autonomamente sulla sua erezione che premeva contro il tessuto.

Mi guardai intorno per studiare la situazione. Il salone era imponente, un tripudio di lusso e sfarzo che, in altre circostanze, mi avrebbe affascinato. Alte colonne di marmo si ergevano verso un soffitto affrescato con scene mitologiche, mentre un enorme lampadario di cristallo diffondeva una luce calda e soffusa. Appoggiata a una di queste colonne, notai subito Sonia. Si era sollevata il vestito e si stava abbandonando alle attenzioni del nostro vecchio amante, Marcus. Ricordavo bene il suo pene: un’imponente massa di carne nera che riempiva completamente. Il viso della mia ex cognata era un’ode al piacere, un’espressione di pura estasi.

Il pavimento era un mosaico intricato di marmi policromi, su cui si stendeva un tappeto persiano dai colori profondi. Lì, su quel tappeto, riconobbi una certa stronza che mi ostinavo a chiamare Eva, la stessa che mi aveva dato della troia e mi aveva fatto perdere un lavoro importante solo perché avevo baciato suo marito, o dovrei dire il suo ex marito. Ora lui le era sopra, il pene affondato nel suo prezioso sedere; a quanto pare si erano riconciliati. Ma non era tutto: sotto di lei, con il pene nella vagina, c'era il figlio di Sabrina, Ludovico. A quanto pare, era ancora succube di sua madre e faceva tutto ciò che lei gli ordinava.

Eva indossava un abito di velluto nero, aderente come una seconda pelle, che lasciava intravedere le sue curve sinuose. Una maschera di piume corvine le celava lo sguardo, concentrando l'attenzione sulle labbra sensuali. Piccole corna stilizzate sulla maschera le conferivano un'aura demoniaca e seducente. L'ex marito, quasi completamente nudo, con un drappo di seta rosso sangue avvolto ai fianchi, portava una maschera di metallo nero a forma di teschio stilizzato, le cui orbite vuote sembravano scrutare nell'anima. Ludovico, sotto Eva, indossava solo attillati pantaloni di pelle nera, dalla cui zip si intravedeva il suo pene adolescenziale. Una maschera di cuoio scuro gli copriva la metà inferiore del viso, lasciando trasparire dagli occhi un misto di desiderio e sottomissione; sottili catene che pendevano dalla maschera lungo il collo accentuavano il suo aspetto da schiavo.

Il crepitio del fuoco nel monumentale camino di pietra dipingeva ombre danzanti sulle pareti di velluto rosso, creando un’atmosfera densa e sensuale. In quella penombra, due figure si stagliavano, distinte ma avvolte nel mistero: Aiko e Zara, insieme a Roberto. Aiko, alta e sinuosa, offriva la sua schiena liscia e dorata alle mani esperte di Zara. La sua pelle, calda e vellutata sotto le dita, emanava un profumo inebriante di sandalo e spezie. Le scapole, appena accennate sotto l'epidermide tesa, ondeggiavano sinuose al tocco di Zara. Quest'ultima, il volto parzialmente nascosto da una maschera tribale di legno scuro ornata di conchiglie che risuonavano ad ogni minimo movimento, mostrava labbra piene e voluttuose, di un rosso intenso che contrastava con la sua pelle ebano. I suoi occhi scuri, illuminati da una luce maliziosa, saettavano sguardi carichi di significato su Roberto, facendogli fremere il corpo. I loro corpi, illuminati dal bagliore delle fiamme, si fondevano in un abbraccio sensuale e avido. I seni sodi di Aiko, appena percepibili sotto la luce soffusa, si premevano delicatamente contro il petto di Roberto, mentre le gambe lunghe e affusolate di Zara si intrecciavano alle sue in una morsa languida.

Roberto, il viso celato dietro una maschera di vetro nero opaco, si abbandonava alle loro attenzioni con un'eccitazione che lo pervadeva completamente. Il suo corpo, ancora giovane e inesperto, reagiva con impazienza al loro tocco. Le dita di Aiko, adornate di sottili anelli d'argento che sfioravano la sua pelle con una pressione leggera ma ferma, massaggiavano con maestria il suo membro eretto, il suo orgoglio finalmente risvegliato e pulsante di desiderio, mentre le labbra scure e umide di Zara gli sfioravano il collo con baci leggeri e infuocati, provocandogli brividi di piacere lungo la schiena. Il calore intenso del camino si irradiava nei loro corpi, accendendo una fiamma che divampava non solo tra le pietre, ma anche nei loro cuori e nelle loro carni, un desiderio primordiale e irresistibile che li avvolgeva completamente.

Divani in pelle capitonne e poltrone in velluto, disposti strategicamente nella sala, formavano accoglienti angoli conversazione. In quel momento, però, la mia attenzione fu catturata da una figura che avrei preferito non vedere. Al centro della stanza, su un imponente tavolo intarsiato coperto da una spessa tovaglia di velluto bordeaux, giaceva a novanta gradi, con i pantaloni abbassati, Giacomo Brambilla, il mio ex cliente dedito al sadomaso. La vista non mi turbò affatto; anzi, mi diede una certa soddisfazione.

Accanto a lui, Sabrina, in un abito di pizzo nero, si faceva leccare i piedi da Giacomo. Entrambi indossavano maschere veneziane: una bauta bianca per Sabrina e una larva nera per Giacomo. Ma era la presenza di Isabella a dominare la scena. Alta e muscolosa, con lunghi capelli corvini che le ricadevano liberi sulle spalle, indossava un abito rosso fuoco aderente e una maschera a colombina dorata ornata di piume. Con un gesto deciso, Isabella alzò l'abito, rivelando la sua virilità e sottolineando la sua identità trans. Con movimenti fluidi e sicuri, penetrava Giacomo, strappandogli gemiti di voluttà che si mescolavano alla musica soffusa.

Layla mi riportò alla realtà con un bacio sulle labbra, poi le sue mani scivolarono sul mio seno, accarezzandomi delicatamente. Con una dolcezza che mi sorprese, mi guidò verso il basso, invitandomi con un gesto a prendere tra le labbra il pene del marito. Un leggero odore salato mi solleticò le narici mentre lo prendevo in bocca senza esitare. La sua pelle era calda sotto la mia lingua, liscia e tesa. Iniziai a muovermi lentamente, assaporando il gusto leggermente metallico sulla punta della lingua. I suoi gemiti, prima flebili, si fecero via via più intensi, e sentii le sue mani stringere i miei capelli, guidando il mio ritmo. Il battito accelerato che sentivo nel petto iniziò a placarsi, sostituito da un calore crescente che mi avvolgeva. Mi lasciavo andare sempre di più, rispondendo al suo piacere con movimenti sempre più sicuri e decisi, mentre la musica soffusa che proveniva dall'impianto stereo riempiva la stanza. Anche se una piccola parte di me era ancora agitata, sentivo che mi stavo sciogliendo tra le sue braccia, completamente immersa in quel momento di intimità intensa.

Certo, ecco la scena arricchita con più dettagli sensoriali, cercando di rendere l'esperienza il più vivida possibile:

Mentre stavo intrattenendo con la lingua il nostro padrone di casa, sentii una voce profonda e sensuale che mi fece sobbalzare: “Finalmente è arrivata l'ospite d'onore”. Alzai lo sguardo e, pur intuendolo, la vidi distintamente: era Isabella. Alta e muscolosa, i lunghi capelli corvini le ricadevano liberi sulle spalle, ondeggiando leggeri mentre si muoveva. Il suo viso, dai lineamenti decisi, illuminato dalla luce soffusa delle lampade, mi rivolse un sorriso che prometteva scintille, un invito irresistibile ad avvicinarmi. “Dai, vieni con me, amore,” mi disse prendendomi per mano con una presa ferma ma incredibilmente gentile. La sua pelle era calda e liscia sotto il mio tocco.

Abbandonai i due coniugi, che non persero tempo. Sentii il fruscio della seta mentre Layla, con un movimento fluido e sensuale, si posizionava a cavalcioni sul marito. Isabella mi condusse verso il tavolo di legno scuro, la cui superficie liscia e fredda contrastava con il calore che iniziava a serpeggiare nel mio basso ventre. Su di esso giaceva il signor Giacomo, immobile. “Ti ha richiesta personalmente,” mi sussurrò Isabella all'orecchio, il suo respiro caldo che mi fece venire la pelle d'oca, aprendo un cassetto dal quale estrasse un pene di gomma di un vivido color carne, dalla consistenza sorprendentemente realistica al tatto. Con delicatezza, me lo fece indossare, le sue dita che mi sfioravano la pelle con una precisione che mi fece rabbrividire di anticipazione. Poi mi baciò brevemente, un bacio a fior di labbra umido e intenso, che sapeva di sfida e di una promessa di piaceri indicibili.

Mi guidò dietro al signor Giacomo e, senza esitazioni, penetrai il suo ano già preparato, sentendo l'elasticità della sua carne cedere dolcemente sotto la spinta. In quel preciso istante, sentii la presenza incombente di Isabella dietro di me, il suo calore che si irradiava contro la mia schiena. Il suo pene, caldo e rigido, mi sfiorò i glutei, una scossa di puro desiderio che mi percorse dalla testa ai piedi. Le sue mani, forti e sicure, scivolarono sul mio décolleté, abbassando la stoffa e liberando il mio seno. Sentii il fresco dell'aria sulla pelle e subito dopo il calore delle sue mani che lo accarezzavano con gesti lenti e circolari, i suoi polpastrelli che sfioravano i miei capezzoli, facendoli indurire all'istante. L'odore muschiato del suo profumo mi inebriava. Sapevo che con il signor Giacomo, in quel contesto, potevo lasciarmi andare, abbandonarmi completamente a quella sensazione di potere e controllo. Lo penetrai con rinnovata foga, affondando il pene di gomma sempre più a fondo, sentendo la sua carne cedere e tendersi ad ogni mia spinta. Un gemito di piacere misto a una bestemmia gli uscì dalle labbra, un suono primordiale che si fuse con la musica sensuale che avvolgeva la stanza.

E mentre il ritmo dei miei affondi aumentava, sentii le mani di Isabella scivolare sotto il mio vestito, alzandolo con un gesto deciso. Il tessuto si arricciò sulla mia vita, rivelando le mie gambe. Quasi contemporaneamente, le mie mutandine di raso scivolarono lungo i miei fianchi fino a cadere a terra, lasciandomi completamente nuda dalla vita in giù. Sentii la sua presenza farsi ancora più intensa: il suo corpo caldo premuto contro il mio fondoschiena, il suo pene rigido che si insinuava dentro la mia vagina. Ogni colpo che Isabella mi dava sembrava riecheggiare nel corpo del signor Brambilla, come se fossimo uniti in un unico flusso di energia erotica. Iniziai ad ansimare anch'io, il respiro che si fece sempre più affannoso. E proprio in quel momento, a intensificare ulteriormente le mie sensazioni, sentii le labbra di Sabrina posarsi su un mio seno, poi sull'altro, e infine i suoi denti mordermi delicatamente i capezzoli.

Attirammo l'attenzione di tutti, che si avvicinarono a noi, tranne la coppia sposata che si godeva la scena dal loro divanetto. Le prime a raggiungerci furono Zara e Aiko, accompagnate dal loro nuovo amante, Roberto. Sentivo le loro mani posarsi delicatamente sul mio corpo, una sensazione avvolgente che mi invase mentre stavo dando piacere al signor Brambilla. Con un gesto deciso, afferrai il pene di Roberto e lo masturbai, guardandolo dritto negli occhi. Aiko si inginocchiò e lo prese in bocca, avvolgendo l'asta con le labbra e la lingua, mentre Zara, con l'eleganza felina che la contraddistingueva, mi sfiorava le labbra con la sua lingua, in un preludio a un bacio che prometteva passione.

Mi godetti il suo sensuale bacio, travolta dalla loro passione. Intanto Isabella continuava a premere il suo enorme membro dentro di me. Facevo fatica a stare in piedi, sentivo le mie gambe cedere, quando sentii Sabrina pronunciare la frase che scatenò tutto: "È ora di festeggiare l'ospite d'onore”.

Isabella estrasse la sua spada dal mio corpo. Aiko e Zara mi sfilarono prima lo strap-on, poi il vestito, lasciandomi completamente nuda. Fecero allontanare Giacomo dal tavolo; lui sembrò contrariato. Lorenzo, Adamo ed Eva ci raggiunsero, e tutte le persone che mi circondavano iniziarono a leccare ogni parte del mio corpo. Con mia grande sorpresa, fu Eva a iniziare a leccarmi la passera, con decisione. Forse la sentii pronunciare questa frase sussurrata, tra una leccata e l'altra: "Grazie a te ho riscoperto mio marito."

Mi sentii sollevare di peso da una forza bruta: era Marcus. Mi depose delicatamente sul tavolo e sentii la mia schiena rabbrividire al contatto con la superficie fredda. Un brivido che svanì quasi subito, quando Sonia, la mia dolce ex cognata, si inginocchiò sopra di me. Potevo percepire i suoi umori, caldi e densi, stillare sulla mia pelle. Il nostro amico nigeriano l'aveva portata all'apice dell'eccitazione. Senza indugio, le presi le cosce tra le mani e le baciai, assaporandone il sapore intenso. Intanto, Marcus mi fece rivivere una sensazione antica, una perdita di controllo e innocenza, invadendo la mia intimità con la sua presenza potente. Un gemito soffocato mi sfuggì dalle labbra.

Intorno a me, percepivo la tensione sessuale che vagava densa nell'aria, quasi tangibile. Echi di gemiti di piacere giungevano da ogni direzione, creando un'atmosfera di eccitazione diffusa. Tra le ombre, scorgevo figure intrecciate in atti intimi. Potevo intravedere una ragazza china su un uomo, le sue movenze rivelatrici. In un angolo più appartato, Adamo e Isabella erano avvinghiati, i loro corpi stretti in un abbraccio appassionato, mentre Eva accarezzava con la bocca, ardentemente, l'erezione della mia amica trans. Cercai Sabrina con lo sguardo, ma era scomparsa nella folla eccitata. Non me ne importava; ero troppo preso dall'osservare quella scena di desiderio collettivo.

Marcus uscì dalle mie labbra inferiori, Sonia si chinò sul mio corpo, sentii le sue tette nude sfiorarmi la pancia, e prese in bocca quella virilità imponente. Io affondai ancora la mia lingua dentro la sua intimità, producendo un piacere intenso. Giusto il tempo di respirare un attimo, Sonia si spostò e mi ritrovai di fronte il giovane pene di Ludovico. Il mio eterno innamorato. Non mi feci attendere, lo accolsi tra le labbra e lo massaggiai delicatamente. Ormai avevo perso ogni inibizione. Da dove ero non potevo vedere tutto ciò che succedeva intorno, sentii un altro corpo penetrarmi e capii subito che non era Marcus, le dimensioni erano decisamente diverse. Immaginai che fosse Lorenzo in quel momento.

Zara afferrò il mio seno destro e Aiko il sinistro, le loro lingue danzavano sulla mia pelle contemporaneamente. Mi sentivo al centro della loro attenzione, un fuoco che divampava sotto le loro carezze. Gemiti di piacere mi sfuggivano, il mio corpo si inarcava sotto le loro attenzioni, il sudore imperlava la mia fronte. Le loro lingue esperte accendevano ogni nervo, trasformando i miei capezzoli in due gemme turgide. Sentii un breve litigio davanti a me. L'intimità si interruppe per pochi secondi, poi una nuova presenza si fece sentire. Intuii che si trattasse del signor Brambilla, visto le dimensioni contenute del suo pene. Quell'inattesa iniziativa mi turbò profondamente. Non mi sarei mai immaginata una tale determinazione da parte sua.

Mentre venivo penetrata con tale delicatezza, che quasi mi annoiava, mi concentrai sul pene di Ludovico, che avevo ancora in bocca. Lo succhiai cosi ardentemente da scioglierlo. La mia ex cognata mi diede un bacio sul collo e poi mi sussurrò che aveva sempre voluto provare cose nuove, che cercava qualcosa di più. Voleva sperimentare. Allora mi venne un'idea: diedi una spinta a Giacomo e lo feci cadere, mi alzai, presi Sonia per mano e la portai da Isabella, dicendole: "Vedrai, lei ti farà provare qualcosa di nuovo.

Era distesa su un antico divano di pelle scura, i lunghi capelli corvini sparsi sui cuscini consumati, Isabella emanava una sicurezza compiaciuta. Una mano appoggiata sul suo enorme membro, le spalle larghe e le braccia toniche, posò il suo sguardo intenso fisso su di noi. L’aria vibrava di tensione. "Lei saprà offrirti qualcosa di indimenticabile," dissi a Sonia. Isabella sorrise, uno scintillio negli occhi. "Oh, ne sono certa. Qualcosa di molto... nuovo." Lo sguardo saettò tra Sonia e me, l’attesa palpabile. Sonia trattenne il respiro, affascinata e intimorita.

Senza battere ciglio, Sonia si avvicinò a Isabella. I suoi occhi, ora colmi di una nuova luce, indugiarono sul corpo tonico dell'altra, ammirandone la forza e la bellezza che irradiava. Poi, con un movimento fluido e sicuro, si abbandonò tra le sue braccia. L’aria si fece densa di una tensione palpabile, di un’attesa carica di desiderio. In quell’istante, il mondo sembrò ridursi a loro due, in un’intimità assoluta, quasi sacra. Il respiro di entrambe si fece più rapido, mentre un silenzio eloquente avvolgeva la stanza. Sonia si mosse con una sicurezza che mi sorprese. Si distese sul corpo di Isabella, baciandola con una passione che mi lasciò senza fiato. Poi, con un gesto che sembrava naturale come il respiro, si unirono in un’intimità assoluta. Io osservavo la scena, sentendo il loro respiro farsi irregolare. L’aria attorno a me si fece densa, pervasa da un odore intenso e inebriante. Era il profumo di sesso.

Immersa nella visione di Sonia e Isabella, sentii una mano circondarmi il fianco. Un brivido mi percorse la schiena. Era Eva. La sua voce, un sussurro caldo e vellutato al mio orecchio, mi fece rabbrividire: "È giunto il momento di fare divertire mio marito". Il suo respiro mi sfiorò il lobo, facendomi venire la pelle d'oca. Poi, con un tono che mescolava malizia e desiderio, aggiunse: "Ma prima… devo prepararti. Devo riscaldarti a dovere per lui". Mi condusse verso una colonna, le sue mani si intrecciarono tra i miei capelli, tirandomi leggermente la nuca. Il suo corpo si premette contro il mio, il suo bacino aderente al mio, comunicando un’urgenza che mi tolse il fiato e mi accese la pelle. Il bacio che seguì fu un’esplosione di sensazioni, un vortice caldo e umido che mi trascinò via, annullando ogni altro pensiero. Le sue labbra si mossero sulle mie con una possessività che mi fece tremare, la sua lingua esplorò la mia bocca con una passione inequivocabile. Sentivo il suo respiro farsi sempre più affannoso, il suo corpo vibrare contro il mio. Le sue mani scivolarono lungo i miei fianchi, stringendomi a sé con una forza che mi fece sentire completamente sua. "Ora sei pronta," sussurrò, con la voce appena un filo, "pronta per lui.

Proprio in quel momento, sentii un'altra presenza dietro di me. Una mano si posò sul mio seno, un tocco caldo e deciso che mi fece sussultare. Era suo marito. Il suo sguardo intenso incrociò il mio, un misto di desiderio e impazienza. Eva si fece da parte, e vidi Adamo avvicinarsi. La sua presenza era imponente, emanava una forza che mi attraeva e mi intimoriva allo stesso tempo. Sentii il suo corpo premere contro il mio, il calore che si diffondeva tra noi. Poi, in un istante, ogni distanza svanì. Mi sentii avvolta dalla sua forza, una sensazione intensa e totalizzante che mi fece chiudere gli occhi. Mentre Adamo mi stringeva a sé, Eva continuava a baciarmi, le sue labbra sulle mie in un contrasto di sensazioni che mi fecero perdere l'equilibrio. I nostri respiri si mescolarono, i nostri corpi si cercarono in un abbraccio che divenne sempre più stretto, sempre più urgente. Un’onda di calore mi invase, un fremito che percorse tutto il mio corpo.

Mentre raggiungevo un orgasmo intenso, uno che raramente avevo provato in vita mia, ricomparve Sabrina. Mi accarezzò il viso con una dolcezza che contrastava con la passione appena vissuta. Si rivolse a marito e moglie con un sorriso enigmatico, chiedendogli con un cenno del capo di lasciarci sole. Anche lei si era spogliata, rivelando un intimo decisamente provocante che esaltava le sue forme. Mi guardò dritta negli occhi, con una determinazione che mi fece fremere, e mi disse con voce suadente: "È giunto il momento di conoscere il tuo vero cliente, colui che ti ha fortemente voluta a questa festa". Mi prese per mano, intrecciando le sue dita alle mie, e mi condusse via da quel salone, lasciando dietro di noi un'atmosfera carica di desiderio appena consumato. Prima di varcare la soglia, diedi un ultimo sguardo al salone: gli altri invitati erano troppo occupati a provocarsi e a procurarsi piacere, completamente ignari della nostra imminente partenza. Il nostro allontanamento, così silenzioso e complice, passò inosservato.

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