Prima di leggere questo capitolo consiglio la lettura dei capitoli precedenti altrimenti si fa fatica a comprenderne la trama.
Rientro agli alloggi del personale, sono fisicamente stanco, stasera dopo il servizio me ne andrò dritto a dormire, sperando che i miei compagni di stanza non facciano troppo casino e me lo permettano.
Vado dritto in doccia, come il solito bella fredda, mi rimetto la divisa e mi avvio a piedi verso l’albergo.
Vedo Salvo che mi raggiunge con passo svelto, mi mette un braccio sulla spalla e mi chiede di Luisa. Gli racconto tutto fin nei minimi particolari, i suoi consigli e suggerimenti sono sempre stati fondamentali e, se non fosse stato per lui, non credo sarei riuscito ad arrivare così lontano in pochi giorni.
“Mi ha anche chiesto di andarla a trovare a Torino perché vuole farsi sverginare il culo da me”.
“Ma perché, con le tedesche hai già provato l’anale?”.
“Si, con Nina, e mi è piaciuto un casino. Credo sarà una delle mie pratiche preferite. Prima di lei manco sapevo che si facesse, ho sempre pensato che gli unici buchi fossero figa e bocca. Neppure sulle riviste porno che ho letto in quantità industriale ho mai visto foto di inculate. Ma tu in Francia l’hai mai fatto?”.
“In giro per l’Europa è una pratica abbastanza diffusa, in Italia ancora no, ma credo prenderà piede in breve. Io l’ho fatto, ma pochissime volte, non è facile per me trovare una disponibile per il mio calibro, ogni volta che ci provo la faccio urlare dal male e devo desistere”.
“Madonna Santa, ma che cos’hai in mezzo le gambe?”.
“Diciamo che mamma natura mi ha fatto un bel regalo. Comunque, tornando a noi, penso che se sei riuscito a far stare bene quella pantera della Sig.ra Luisa, credo tu sia pronto anche per un impegno più difficile”.
Inizialmente non pongo attenzione a quello che mi dice: “Non mi è sembrato così difficile con Luisa, sembra una tigre e riesce a metterti in soggezione con uno sguardo, ma ho l’impressione che non sia una mangiatrice di uomini, piuttosto una donna con una incredibile voglia repressa perché il marito la tiene schiacciata e, quando può, si sfoga”.
Poi realizzo le sue parole: “ma, un attimo! Cosa hai detto prima? Quale sarebbe questo impegno più difficile?”.
Salvo mi guarda e sorride: “vuoi provarci con Evelyne?”.
“Coosaa? Vuoi scherzare? Quella è una dea, troppo lontana e irraggiungibile per un ragazzino come me, e poi vuole solo te, è innamorata di te, non vede nessun’altro”.
“Te l’ho già detto l’altra volta, sono le clienti che ti scelgono e non tu. Quando una di queste turiste nordiche è in vacanza in Italia vuole solo tre cose: sole, spaghetti e cazzo italiano”.
“Ok, il sole c’è, il buon cibo anche e, nel caso di Evelyne, per il cazzo ci sei tu”.
“Hai ragione, ma io domani mattina mi devo mettere in macchina e tornare a Salerno, ho una grana urgente da risolvere per delle tasse non pagate di quando ero in Francia e, al mio ritorno, Evelyne sarà già partita”.
“Mannaggia, mi spiace, ma comunque rimane il fatto che Evelyne uno come me lo considera solo un insetto fastidioso. È troppo bella, troppo elegante, troppo alta …. Troppo tutto per me”.
“Allora, se la metti così, devo confessarti una cosa”.
“Cosa?”.
“In questi giorni ho raccontato a Evelyne, per filo e per segno, delle tue avventure con le tedesche e che la Sig.ra Luisa sarebbe stata la prossima. Mi ha confessato che se non ci fossi io, l’unico in albergo dal quale si farebbe scopare se proprio tu. Perciò, non sottovalutarti, te l’ho già detto che in te le donne vedono qualcosa di speciale, anche se ancora non so cosa”, dice scherzando.
Sono frastornato, non posso credere che quell’essere angelico di Evelyne mi abbia anche solo guardato. Che abbia addirittura avuto pensieri di sesso poi, lo trovo irreale.
“Secondo me, mi stai prendendo per i fondelli. Ma, anche se succedesse, noi siamo amici, non ti dà fastidio che io ci provi?”
“Te l’ho detto, quando torno lei sarà già partita e, credimi, anche se dice d’essere innamorata di me, ha in realtà tanta fame di cazzo italiano. Un’ora dopo che sarò partito più di qualcuno ci proverà, sia tra i camerieri che tra i clienti e lei sceglierà quello che più gli piace. A questo punto preferisco che ti faccia avanti tu, perché so che mi farai fare bella figura, lei è parecchio esigente, dietro il suo bellissimo viso alla Botticelli ed il fisico da modella si cela una grande …..”, ha una breve esitazione, “ingorda.”
Non ha usato un termine più volgare e inizio ad intuire che ci dev’essere qualcos’altro sotto, non è che per caso il cinico Salvo si sta affezionando alla fiamminga ed ha architettato tutto questo per staccarsene prima che sia troppo tardi?
“Stasera uscirò con lei per l’ultima volta e gli parlo di te. Se è ok, domani la porti fuori. Portala ai giardini del bar Nelson, in centro, dove suonano dal vivo. Gli piace molto e lei beve sempre un long drink analcolico. To’, prendi queste 10.000 lire, così non avrai problemi, tanto io ne faccio il doppio di mancia tutti i giorni.”
Sono davvero frastornato, non oso credere che uscirò con quella meraviglia, se davvero andrà così domani andrò al piano bar del locale più Vip del posto e tutti mi guarderanno con la bava alla bocca. Al Nelson ci sono già stato, ero appena arrivato, quasi tre settimane prima, e le ragazze della Torino bene che lo usano come quartier generale mi avevano guardato come fossi una merda, quando avevo provato ad attaccare bottone non mi avevano neppure cagato e una di loro in particolare mi aveva trattato come un pezzente: “Ma chi sei, cosa vuoi? Da come ti vesti sembri un cameriere che lavora in qualche albergo qui intorno. Tornatene al tuo paesello di campagna, con l’accento che ti ritrovi non ti si può neppure ascoltare”. Stronzissima.
Arriviamo in albergo e mi butto subito al lavoro. È il fine settimana e il ristorante è stracolmo, non c’è un tavolo libero, devo correre come un matto per riuscire a far fronte a tutte le richieste.
Riesco a fermarmi poco anche al tavolo di Luisa, meglio così, è tornato anche Alberto, il marito, e non vorrei sospettasse qualcosa. Lei è imperturbabile e ha il solito sguardo e tono di voce abituale, autoritario e da stronza. Se penso che solo un paio d’ore prima la stavo scopando duro mi viene da ridere. “E fra non molto ti faccio anche il culo”, penso.
Finisce anche il servizio di questo sabato sera e sono stanchissimo. Fa un caldo infernale, vado dritto agli alloggi e mi ficco sotto la doccia per rinfrescarmi. Mi butto sul letto e i ragazzi della mia camera mi chiedono se voglio uscire con loro.
“No grazie, sono troppo stanco e in arretrato di sonno, stasera non sono dei vostri”.
Uno dei ragazzi mi prende in giro: “ma se non esci con noi rischi di non rimorchiare mai, non vorrai mica continuare a farti le pippe. Alla tua età devi trovarti una figa da scopare!”.
Sorrido tra me, non si sono accorti del “traffico” degli ultimi giorni, meglio così, significa che la mia prudenza è servita. Mi addormento con questo piacevole pensiero in testa.
Qualcuno mi scuote per un braccio e mi sveglia: “cazzo, chi mi rompe i coglioni?”. Sto dormendo così bene che anche il caldo è sopportabile. È Salvo, l’unico che poteva farlo, qualsiasi altro si sarebbe preso un calcio sulle palle. Guardo l’orologio, quasi le due. Gli altri ragazzi stanno tutti dormendo, dormivo così profondamente che non li ho neppure sentiti rientrare. Andiamo fuori sul terrazzo, c’è una bella arietta fresca che arriva dal mare, si sta bene, accendo una sigaretta.
“Sei sveglio? Posso parlarti?” chiede Salvo.
“Dimmi, cosa c’è?”.
“Io parto fra poche ore, alle 6, ho parlato con Evelyne, naturalmente è dispiaciuta che debba andare via, ma gli ho promesso che l’andrò a trovare in Belgio. Poi gli ho parlato di te e gli ho detto che ti piacerebbe portarla fuori domani sera”.
“Scommetto che ti ha mandato a cagare”.
“No, tutt’altro, l’ho vista subito sollevata e ne è rimasta molto contenta. Avete appuntamento domani sera alle 22 fuori dell’albergo. Lei parla bene anche l’italiano, perciò non dovresti avere problemi”.
“E secondo te, poi pensi che voglia scopare con me? Lo credo abbastanza improbabile”.
“Continui a non avere fiducia sulle tue possibilità. Ripensa a tutte le nostre chiacchere e alla montagna di consigli e suggerimenti che ti ho dato. Mettili in pratica, non puoi sbagliare, ormai ti ho insegnato tutto, dai. Ha, un’ultima cosa che ancora non ti avevo detto, è un mio piccolo segreto”, e mi passa una chiave.
“A cosa serve? Che chiave è?”.
“E’ quella della porta posteriore che dà sul parcheggio, così puoi entrare in albergo da dietro quando vuoi. Ma devi fare piano, il portiere di notte potrebbe sentirti”.
“E come fai ad averla? Chi te l’ha data?”.
“Non te lo dirò mai, però vedi che quando ritorno me la devi restituire”.
Non indago oltre, Salvo è sempre una sorpresa, sono ancora dubbioso, ci scambiamo un abbraccio: “ci vediamo la settimana prossima”, gli dico, “sii prudente per la strada che devi fare un mucchio di chilometri, ‘notte”. Torno a dormire, domani mattina sono di turno alle colazioni e mi devo svegliare presto.
Sotto la veranda delle colazioni fa sempre caldo, già dalle 7 il sole picchia sulla copertura di plexiglas e si crea un effetto serra micidiale, preferisco mille volte essere di corvè, almeno posso lavorare in jeans e maglietta, ma per servire le colazioni devo essere in divisa: pantaloni neri, camicia bianca col cappio al collo del papillon e giacchino bianco maniche lunghe in tessuto sintetico. Praticamente uno scafandro. Io mi doccio spesso, ma, vestito così, dopo due ore puzzo come un caprone ed ho il collo della camicia fradicio.
Evelyne viene a fare colazione verso le 9 e, come il solito, quando arriva lei si ferma tutto, i camerieri aspettano che si sia seduta per riprendere a servire il caffè latte e i clienti restano con il boccone della fetta biscottata a mezz'aria, poi intervengono le rispettive consorti con un’occhiataccia e ritorna la calma.
Lei lo sa d’essere al centro degli sguardi di tutti, sia uomini, ma anche di tutte le donne e si vede che se la tira. Quando passa è come una calamita vicino al metallo, attira tutto e non puoi fare meno di guardarla a bocca aperta: attraversa la veranda come fosse su una passerella d’alta moda, passo tranquillo, controllato, gambe lunghissime, un leggero ancheggiare, sedere sodo e alto, un pareo annodato sopra il seno che svolazza morbido, aprendosi maliziosamente fin quasi agli slip del costume due pezzi color fuxia, viso con un ovale perfetto, stupendo, occhi chiarissimi, una magnifica chioma di fluenti capelli biondo chiaro che arriva fino a metà schiena, in mano un cappello a larga tesa chiaro, occhiali da sole e una rivista. Indossa degli zoccoli da spiaggia con tacco abbastanza pronunciato ed è altissima, con queste calzature sarà quasi un metro e novanta.
Ho appena portato il cappuccino a un cliente tedesco che mi si avvicina uno dei ragazzi in servizio con me: “la dea bionda ha chiesto di te per la colazione”.
“Urca, vado subito”. Mi avvicino un po’ titubante, tendenzialmente cerco di non servire clienti di cui non conosco la lingua, il francese poi lo parlo veramente poco.
“Madame, s'il vous plaît dites-moi”.
“Buongiorno, parla pure italiano con me, non ci sono problemi”. La sua risposta con quel delizioso accento francese mi emoziona a tal punto che mi viene la pelle d’oca.
Deglutisco e quasi balbetto: “cosa le porto Signora?”.
“Thé nero, niente limone ne’ zucchero, spremuta di pompelmo rosa, fette biscottate integrali e ….. ci vediamo stasera?”.
Mamma mia, davvero me lo ha chiesto? Quasi non ci credo.
Riprendo la mia parvenza di sicurezza: “le porto subito la colazione signora”, poi abbasso la voce: “stasera alle 22, non mancherei per nulla al mondo”. Evelyne mi guarda intensamente con i suoi stupendi occhi chiari, ha un lieve sorriso e chinando il capo inizia a leggere il suo Vogue in francese.
Sono teso come un ragazzino agli esami di terza media, ho le mani sudate, e sto disattendendo tutti i consigli di Salvo, devo calmarmi. Manca poco alle 22 e sono a un centinaio di metri dall’albergo, “sono in orario” penso, mi tranquillizzo e rallento il passo, sono già un po’ sudato. Arrivo, sono dall’altra parte della strada e la vedo, sta uscendo adesso, alzo il braccio per farmi vedere, ci tenevo ad arrivare prima per non farla attendere, sarebbe un sacrilegio con lei. Attraverso la strada e mi avvicino.
Ma porca miseria, il tempismo di Luisa è incredibile, anche stasera esce col marito proprio quando sto arrivando io. Mi vede e si accorge che il mio appuntamento è con Evelyne, mi guarda sorpresa, ma sembra anche compiaciuta. Col marito sottobraccio mi passa vicinissima e sussurra: “complimenti! Divertiti porco”.
Evelyne nota tutta la scena e vedo disegnato sulle sue labbra un leggero sorriso, mi ricordo che Salvo gli ha già raccontato tutto di me. Ci avviamo, camminiamo vicini, ma non ho il coraggio di prenderla sottobraccio, sono intimidito da lei, è bellissima. Stasera ho rinunciato ai soliti mocassini bassi e indossato gli stivali Camperos, frutto di 6 mesi di risparmi, anche se tengono caldissimo in estate, hanno un bel tacco e mi fanno sentire meno ebete al suo fianco. Noto però che lei ha delle scarpine con tacco basso, forse un gesto di riguardo nei miei confronti, penso, di solito non è così, ma con Salvo e i suoi 185 cm. non ha problemi. Ciò nonostante, al suo cospetto resto sempre più basso. Lei indossa una semplice camicetta beige, morbida, senza maniche, sembra di seta, scende fin sotto la vita, il reggiseno bianco si intravede appena. I pantaloni vaporosi sembrano della stessa stoffa, ma con disegni geometrici e sono molto larghi, quando è ferma sembra quasi che abbia una gonna lunga fino a terra, ma camminando si nota che sono dei pantaloni, ad ogni passo disegnano e mettono in evidenza le sue bellissime gambe, è incredibilmente elegante, anche se presumo che Evelyne sarebbe elegante pure con addosso solo un canovaccio.
“Allora, com'è andata ieri con quella signora che usciva dall’albergo?”, chiede con quel suo sensuale accento francese.
Arrossisco, sa tutto: “bene direi, quando l’ho lasciata era contenta”, rispondo.
“Non sei uno che ama vantarsi, strano, tutti i giovani maschi lo fanno. Solo pochi capiscono che il rispetto verso una donna è anche tenere gelosamente per sé le proprie ….. esperienze, Salvo me l'aveva detto che sei così”.
“Parli bene l’italiano, come l’hai imparato?”.
“A Milano, durante le sfilate di moda. In quell’ambiente si parla solo italiano”.
“Ma allora sei una modella!”.
“Lo ero fino a due anni fa, adesso non ho più il fisico per poter sfilare e seguo la moda come inviata stampa”.
“Cosa vuol dire che non hai più il fisico, non può essere, sei perfetta!”.
“Si vede che non conosci quel mondo, adesso per sfilare bisogna essere più magre, taglia 42 al massimo, mentre io sarei un po’ oltre la 44, e poi il seno”.
“Il seno? Non mi dirai che anche quello non va bene, scusa se mi permetto, ma, da quel che vedo tu hai due coppe di Champagne, praticamente la perfezione”.
“Grazie, sei galante, ma non è così, io ho una terza abbondante e per i canoni di adesso è troppo grosso. Ci ho rinunciato, ero stanca di assurde diete da fame, orari massacranti e fotografi prime donne. Ho scelto di fare la giornalista di moda, continuo a vivere in un mondo che mi piace e nessuno mi tratta più come un oggetto, hanno più rispetto. Temono tutti la stampa”.
Camminiamo vicini e mi prende per mano, mi sento morire, sembra che tutti ci guardino. Ed è così, cioè, non guardano noi, guardano solo lei. Mi sembra di percepire le occhiate invidiose degli altri maschi, che sensazione incredibile.
Arriviamo all’ingresso dei giardini del Nelson, il cameriere ci guarda e fa un breve inchino, lei apre tutte le porte solo con la sua presenza. Ci accompagna verso un tavolo da dove si gode la vista dell’orchestrina, ci sono due poltroncine e un divanetto a dondolo per due con una sorta di tettoia in stoffa, ci accomodiamo su quest’ultimo, un altro cameriere accende un lume sul tavolo e ci porta il menu delle bevande. L’ambiente è parecchio raffinato, c’è molta vegetazione e palme, ogni tavolino è su una specie di isoletta in mattoni di cotto e tutto intorno il prato verde, l’illuminazione arriva da dei bassi lampioncini disseminati sul prato, ma è discreta, non eccessiva, molti tavolini sono già occupati. A pochi metri, sulla nostra destra, vedo il gruppetto dei fighetti che ben conosco, hanno seguito sgranando gli occhi l’entrata di Evelyne e le ragazze che sono con loro mi hanno riconosciuto, mi guardano interdette. “Fanculo”, penso.
Arriva il cameriere ed Evelyne ordina un long drink analcolico a base di frutta, io prendo un gin-tonic: “scusi, che gin preferisce?” chiede il cameriere. Balbetto, non so cosa rispondere, manco sapevo che esistessero diverse marche di gin. Mi viene subito in soccorso Evelyne: “va bene il Bombay, grazie”.
Sono imbarazzato, ma lei accenna solo un lieve sorriso, si vede proprio che è abituata a questo mondo, mentre io mi sento un pesce fuor d’acqua.
“Grazie per l’aiuto, mi ha colto impreparato”.
“Non preoccuparti, ti ci abituerai, ma comunque è tutto solo apparenza, non sentirti in imbarazzo”.
“Allora dimmi, cosa ti ha detto di me Salvo?”, mi chiede.
“Assolutamente nulla, te lo giuro, mi ha solo detto che sei un essere meraviglioso”.
“Salvo è molto discreto, questo lo so, sono anche un po’ innamorata di lui. Ma sono sicura che ti ha detto anche qualcos’altro perché gliel’ho chiesto io”.
La guardo perplesso: “cioè, cosa avrebbe dovuto dirmi?”.
“Che sono un po’ esigente e non mi basta mai …… sto parlando del sesso”.
Strabuzzo gli occhi e quasi mi va per traverso il gin-tonic che avevo appena iniziato a sorseggiare.
Evelyne si allunga verso di me, avvicina il volto e mi da un leggero bacio sulla guancia. Sento la sua mano in mezzo le mie gambe, da una stretta ai coglioni e li struscia un po’, sembra soddisfatta di ciò che ha percepito e mi sorride contenta, la reazione è quasi immediata, mi diventa duro.
Se ne accorge e dice scherzando: “ok, non ti tocco più, ma vedi di farti passare l’erezione perché altrimenti sarò io ad essere imbarazzata. Non vorrai mica che, per calmarti, ti faccia un pompino qui davanti tutti”.
Sono di sasso, mi verrebbe voglia di saltargli addosso per assaporare ogni centimetro del suo meraviglioso corpo, ma sono qui, in un locale pubblico pieno di gente, faccio un tremendo sforzo di autocontrollo e mi guardo intorno per vedere se qualcuno ha visto qualcosa.
Haaaa, che bello, la ragazza che tre settimane prima mi aveva dato del pezzente ha visto tutta la scena e mi guarda allibita. Ricambio lo sguardo e gli faccio l’occhiolino, lei si gira di scatto ed inizia a confabulare fitto con le amiche. Si girano tutte e mi guardano, sono delle finte bigotte invidiose, certo è che con i loro amici fighetti certe cose se le possono solo sognare.
Che soddisfazione, grazie per questo momento sublime Evelyne.
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