Chi è più forte?
Venerdì sera, come era ormai prassi consolidata, le quattro coppie di amici erano al bar per l’aperitivo e per organizzare in qualche modo il fine settimana; c’ero anch’io, Marta moglie di Franco, il più alto in grado nell’azienda in cui tutti e cinque lavoravano da dirigenti di area; le altre quattro mogli erano impiegate con mansioni inferiori; io non avevo bisogno di lavorare ed ero stata nominata segretaria personale di mio marito, ma non svolgevo nessuna attività.
Era con quella prospettiva che mi ero sposata cinque anni prima e ci eravamo trasferiti in città; adesso cominciavo a scalpitare perché, a mio avviso, lui lavorava come un mulo ma non aveva ambizioni sufficienti a crescere rapidamente; convinta che bastasse volere per ottenere tutto, avrei voluto che Franco usasse anche mezzi illeciti per sgomitare nella massa; lui sembrava che fosse troppo attendista e che facesse orecchie da mercante alle mie recriminazioni.
Il discorso, quella sera, si incentrò sulle possibilità di individuare lavori che in tempi rapidi potessero portare al successo economico; Piero, il più anziano del gruppo, dirigente dell’area informatica dell’azienda, lanciò quasi come una battuta la considerazione che, per alcune donne, il percorso era semplice e sicuro, a patto di avere certe caratteristiche; sollecitato a chiarire, raccontò che molte donne, spesso signore inappuntabili nella vita quotidiana, si dedicavano alle chat erotiche.
Pareva che con falsi orgasmi, qualche spogliarello in diretta e al massimo qualche orgasmo provocato a partner collegati riuscissero a mettere insieme abbastanza da superare mensilmente l’importo della paga di un buon funzionario; addirittura, per quelle più ‘ardite’, i video porno messi in rete potevano essere una fonte imprevedibile e non facilmente quantificabile di guadagno; fortemente incuriosita, avrei voluto sapere di più.
Il tarlo che mi stava rodendo era che, se avessi trovato un percorso veloce per arrivare a superare mio marito nel reddito, potevo anche fare a meno di lui e del matrimonio; se questo passava per un po’ di corna, non avrei avuto nessuna esitazione; non era facile parlare con schiettezza di un simile argomento davanti a tanti amici, specialmente a donne felicemente sposate proprio con gli altri interlocutori; in un momento di distrazione generale chiesi a Piero se potevo parlargliene in privato.
Il sabato mattina le signore erano abituate a trascorrerlo in un centro commerciale; Piero si sganciò con scuse poco credibili; io non avevo problemi perché dal venerdì pomeriggio mio marito era via per controlli di routine in succursali della ditta; come sempre, mi era rifiutata di seguirlo; praticamente, potevo disporre di casa nostra per l’intero fine settimana; suggerii all’amico di venire verso le nove per avere la mattinata davanti.
Non avevo ancora determinato di fare le corna ad un marito per me troppo condiscendente; ma ero ormai sulla strada giusta per crearmi un reddito adeguato alle mie esigenze e capace di consentirmi di liberarmi dalla servitù al maschio, guadagnando abbastanza da mantenermi col mio anche in una certa agiatezza; la mia intenzione, per il momento, era apprendere da un esperto come fare del sesso virtuale in una chat erotica a pagamento.
Il sabato mattina, mi preparai come se dovessi uscire borghesemente per uno shopping con le amiche; se dovevo imparare a fare sesso virtuale da casa sua, non era necessario un abbigliamento osé; preferivo propormi come la giovane moglie che, insoddisfatta del marito, cercava nella blandizie di un rapporto, solo virtuale per limitare la gravità della trasgressione, lo scarico delle energie che, con la frustrazione a letto, le provocava il marito.
Piero arrivò puntualmente alle nove e non ci perdemmo in commenti inutili; impiegò le ore della mattinata per mettermi in condizione di iscrivermi a siti di chat erotici e a organizzare i piccoli video, parzialmente porno, per accompagnare la descrizione di me stessa e le ipotesi di dialogo; per farli, pensava di usare la videocamera del telefonino; ma gli suggerii che un sistema di registrazione era attivo in ogni angolo della casa in funzione di sicurezza; vi prese dimestichezza e decidemmo di usarlo anche per i video successivi.
In quella prima fase bastò, in lingerie assai sexy e provocatoria, farmi riprendere mentre mi carezzavo i seni, il ventre e la figa, masturbandomi in maniera abbastanza evidente; giratami, feci sfoggio del culo assai magnetico e desiderabile; i commenti che piovvero in tempo reale e le richieste di entrare in dialogo immediato, spesso anche in privato, in breve mi convinsero che era la classica gallina dalle uova d’oro; decisi che avrei surclassato mio marito e forse me ne sarei liberata.
Una volta erudito sull’uso del telefonino per guidare le web cam distribuite nell’appartamento per ottenere il massimo del risultato, Piero suggerì che potevamo usare lo stesso meccanismo per realizzare i video da mettere in rete, in siti a pagamento dove potevo ottenere i massimi vantaggi; decisi di ricorrere agli stessi quattro amici, invitandoli per quel pomeriggio o anche per la mattina successiva e scopando con tutti e quattro, individualmente o a gruppi, affidando ogni volta a uno le riprese.
Telefonai agli altri tre e concordai che dalle quattro del pomeriggio sarebbero stati da me per fare scintille; cominciai sin da allora a fibrillare e mi sentii agitare le viscere per il piacere prevedibile; avevo avuto vaghe indicazioni sulle dotazioni individuali e sapevo abbastanza per certo che le mazze mi avrebbero largamente soddisfatto; mi preparai con la massima accuratezza depilandomi e lavandomi dappertutto, anche nell’intestino.
Puntuali come la morte si presentarono alla mia porta alle quattro in punto; fui sbrigativa e brusca, come la situazione richiedeva, e in breve fummo tutti e cinque nudi; Piero si autoproclamò regista e coordinatore, senza obiezione di nessuno; propose di cominciare con scopate individuali, indicando l’ordine di azione; cominciò dal più giovane, Osvaldo, per ottenere il video di una scopata intensa e vogliosa.
Non aveva un grande cazzo, il giovane dirigente, certamente inferiore a quello di mio marito, che manipolavo abbastanza spesso; ma era bello duro e mi ci buttai con foga; cosciente che ero un’attrice porno che recitava per un pubblico di guardoni vogliosi, feci ricorso a tuttala mia scienza ed all’abilità nello scopare per realizzare video più o meno lunghi che raccontassero vere scopate fino alla sborrata di lui, in figa, nel culo, in bocca o sul corpo.
Osvaldo, per la verità, resse bene l’impegno, aiutato dalle indicazioni di Piero che suggeriva le cose da fare e si occupava dei primi piani e degli ingrandimenti opportuni; dopo un lussurioso bacio che percorse con la lingua tutta la cavità orale, mia e sua, mi mise in mano la sua mazza e me la sbatté quasi immediatamente sulle labbra invitandomi a succhiare; godetti molto, mentre mi esibivo al meglio della mia capacità di fellazione, con il cazzo di medio spessore che mi scopava la bocca.
Toccò poi a lui leccarmi la figa e lo fece con grande impegno; seguendo le indicazioni dell’amico regista, mi ‘mangiò’ letteralmente la figa regalandomi lussuria infinita ed orgasmi ad ogni piè sospinto; in un intervallo tra una scopata e l’altra, Piero mi suggerì di risparmiarmi le sborrate perché rischiavo di svuotarmi e di non essere in grado di reggere fino in fondo la recita meravigliosa e la serie di video che mi avrebbero fatto ricca.
La scopata individuale con Osvaldo si risolse con soddisfazione ma anche abbastanza rapidamente, essendo finanche troppo facile con un cazzo come il suo consumare le varie fasi delle scopate, delle inculate e dei pompini; i ‘giochini’ di preparazione e di contorno furono ridotti, un poco perché il tempo era tiranno, un poco perché aspettavo prove più consistenti, dai rapporti con gli altri amici e da quelli con più amanti contemporaneamente.
Il primo dei quattro ancora non era quasi uscito dal mio culo dove aveva riversato la sua abbondante sborrata, che già Luca si apprestava a scoparmi con la stessa intensità; su consiglio di Piero, mi rovesciò supina sul letto e si fiondò sulla figa aggredendola con la bocca e con la lingua; sentii il suo organo, carnoso e morbido, percorrermi quasi tutto il canale vaginale e inondarmi fino all’utero; scivolò poi fuori e tormentò dolcemente il clitoride.
Su suggerimento del nostro regista improvvisato, si sdraiò supino a sua volta e mi spostò finché la mia bocca fu sul cazzo ritto al cielo mentre il culo si stagliava in tutto il suo scultoreo splendore davanti alla sua bocca; mi impegnai a ‘recitare’ al meglio il pompino, facendo aggio sulla mia esperienza e sulla maestria maturata in anni di sesso orale con mio marito; l’abilità di ripresa di Piero diede una versione stupenda di quel pompino.
Luca uscì da quel rapporto orale fortemente eccitato e desideroso di scoparmi dappertutto; ma dovette frenarsi per rispettare una durata minimamente accettabile del video; cominciò a scoparmi con autentica passione, prima a missionaria poi a pecorina e infine da tutte le angolazioni possibili; ogni tanto si interrompeva e volgeva l’interesse al cunnilinguo o alla fellazione; mi sistemò carponi e cominciò a scoparmi da dietro, giocando a lungo, con bocca dita e cazzo, sul perineo.
Quando mi penetrò in figa da quella posizione, immediatamente Piero gli fornì il tubo del gel e cominciò un’inculata che l’altro tirò in lungo per moltissimo tempo, beandosi in maniera eclatante del mio culo matronale e delle tette che stringeva e sollecitava per usarle come leva nel vai e vieni del cazzo nel culo; dopo una scopata quasi infinita, finalmente, autorizzato dal nostro Mentore, esplose nella più ricca sborrata che potessi immaginare; la sua faccia era l’immagine del benessere raggiunto.
Il terzo amico, Giorgio, disponeva di un cazzo un poco più grosso degli altri, abbastanza vicino a quello che mio marito mi dava quando trovava il tempo per scoparmi per bene; sin dai primi contatti mi resi conto che potevo giocarci con molto gusto e impiegai tutte le mie energie a sollazzarlo a mio piacimento, contemporaneamente strappandomi dal ventre, dalla figa, dal cervello, dal cuore, gli orgasmi più sapidi che potevo scegliere.
Per un’oretta mi concessi tutte le scopate che avevo in mente, dai pompini più ricchi ed elaborati che conoscevo alle profonde leccate di figa in cui guidavo la testa a succhiare i punti più ‘caldi’ della mia voglia, dalle più elaborate spagnole tra le mie tette morbide e carnose alle scopate in figa, a missionaria, stringendo con le gambe il corpo sul mio e cercando gli orgasmi più intensi dallo strofinio del clitoride sul pube, dalla classica pecorina ad un’inculata dura e intensa.
Quando decidemmo che il suo ‘giro in giostra’ poteva avere fine, era quasi distrutto dal piacere e da due orgasmi che mi aveva scaricato in corpo; fu la volta, finalmente, di Piero, che dovette affidare il telefonino per guidare le riprese ad Osvaldo che ne aveva una buona infarinatura; l’ultimo protagonista fu decisamente il migliore interprete del ruolo di amante provvisorio in grado di dare vita ad un video di gran classe.
Mi scopò in tutti i modi possibili, da davanti e da dietro, da sopra e da sotto, di lato, a sessantanove, succhiandomi la figa o affondandomi il cazzo in gola; la sua mazza notevole mi sfondò il culo, per quanto abituato di suo a grosse inculate di mio marito; in quasi un’ora mi fece percorrere tutti i sentieri delle grandi scopate e mi presentò il panorama delle possibilità di attività sessuali senza risparmiarsi nessuna esperienza.
Quando concluse la sua performance sborrandomi per la seconda volta nel culo, ero decisamente distrutta da quattro ore almeno di scopate al top; avvertii che li avrei attesi l’indomani per registrare le scopate multiple, a tre a quattro o addirittura a cinque, perché volevo proporre un portfolio di video che facesse strabiliare e mi consentisse i massimi guadagni possibili con quella particolare attività; erano pronti a dare il meglio e si impegnarono ad esserci dalle nove.
Si presentarono puntuali tutti e quattro; per un’intera giornata, saltando persino il pranzo risolto a panini, non facemmo altro che scopare in tutti i modi e in tutte le versioni; Piero, ormai nominato ‘direttore artistico’ suggerì un prima fase con un cuckold; lui oppure Osvaldo, i due che dirigevano meglio la ripresa video, tenevano in una mano il telefonino da cui guidavano le telecamerine; seduti in una comoda poltrona; usavano l’altra mano per una lentissima e succosa masturbazione.
In una ripresa che prevalentemente inglobava anche la mano del cuckold che masturbava il cazzo, io mi esibivo con gli altri tre in tutte le varianti delle scopate più ardite; in genere, cominciavo con uno solo ed erano pompini, leccate, spagnole, seghe, scopate in figa da davanti e da dietro e solenni incubate; interveniva poi un secondo protagonista ed io mi deliziavo con un cazzo in bocca ed uno in culo o in figa; l’apice lo raggiungevo con i due contemporaneamente in culo e in figa.
Quando diventavano tre, mi impegnai allo spasimo, di bocca, di mano, di tette, di culo di figa per averli contemporaneamente nel corpo; le poche volte che decisi di prenderli tutti e quattro insieme, riuscii a farmi scopare contemporaneamente in tutti i buchi disponibili; per quasi dieci ore non smisero di sbattermi i tutti i modi pensabili e impensabili; Piero aveva portato un po’ di coca per aiutare tutti a reggere fino alla fine lo stress di quella scopata eterna.
Quando decidemmo che potevamo ritenere conclusa la seduta, Piero mi avvertì che avrebbe provveduto a ripartire le riprese in tutti i video possibili, da proporre ad un sito adatto; aveva trasferito su un supporto esterno le riprese e ci avrebbe lavorato da casa o in ufficio, in barba ai protocolli; crollai sfinita sul letto e mi addormentai di pacca sulle lenzuola intrise di sborra, di umori e di sudore, mio e dei miei amanti; non seppi mai quando mio marito rientrò e si adagiò a dormire accanto a me.
Da quel momento cominciò la mia personale ‘avventura nel sesso’; Piero fece pubblicare presto una trentina di video che mi vedevano protagonista, anche se mascherando i visi per rispetto della privacy; secondo gli accordi sottoscritti, le competenze economiche cominciarono a piovere sul conto che avevo aperto appositamente e nel giro di poche settimane mi trovai a disporre di una cifra consistente che nascosi accuratamente a mio marito.
L’apice del successo lo raggiunsi quando una emittente specializzata mi contattò per offrirmi un contratto allettante; avrei girato da professionista video di sesso in cambio di cifre stratosferiche per ogni prestazione; non ebbi esitazioni ed accettai; il contratto ebbe validità di un anno, ma rinnovabile tacitamente, vista anche la mia giovane età che garantiva tenuta del corpo e delle sue parti erotiche, almeno per qualche tempo.
Non fu semplice l’impatto primo, perché mi trovai ad affrontare due mandinghi con mazze da venticinque centimetri che veramente mi distrussero, spanandomi tutti i buchi ed obbligandomi a manovre inaudite per accogliere in bocca quelle sberle mai viste; ci misi poco ad adattarmi e, conquistata la fiducia dei gestori, proposi i miei quattro amici almeno per qualche occasione di ripresa; furono accettati e girammo due video molto interessanti con i quattro che mi scopavano insieme.
Ormai il convoglio che avevo pensato si era avviato e divenni sempre più arrogante con mio marito che si eclissava progressivamente dal mio orizzonte di vita; non decisi di abbandonarlo solo perché, comunque, il posto di lavoro mi teneva al sicuro e i suoi guadagni mi aiutavano a fare la bella vita senza intaccare il capitale che costituivo nel conto segreto; però non esitai ad assentarmi per settimane, quando ero chiamata a interpretare film impegnativi.
Del lavoro, non mi occupavo più nemmeno lontanamente; mi bastava sapere che regolarmente lo stipendio mi veniva accreditato sul conto personale, quello di cui Franco era informato; la mia totale inutilità nell’economia produttiva dell’azienda quasi faceva passare sotto silenzio le mie lunghe assenze; analogamente, la mia totale estraneità alla casa ed alle sue esigenze si affermò con tanta naturalezza che quasi non mi resi conto di avere escluso Franco da ogni rapporto.
Ci incrociavamo quasi per caso le poche volte che, dopo un’assenza, mi ripresentavo sul lavoro e dovevo prendere posto accanto a lui, che era circondato da giovani segretarie molto disponibili, non sapevo se anche di notte; quasi per errore mi soffermai ad osservare che, negli armadi, il suo vestiario tendeva a ridursi, così come la biancheria nei cassetti di cui non mi occupavo nemmeno per errore.
Tre mesi mi furono sufficienti a vedere il mio conto segreto raggiungere cifre vertiginose che mi avrebbero presto consentito, volendo, di mandare al diavolo mio marito, la sua cieca subordinazione al sistema e i limiti che imponeva alla mia smania di libertà e di scialo; arrivai ad assentarmi per un mese intero senza che foglia si muovesse, in casa o nel lavoro; la convinzione che potevo andarmene indisturbata si affermò come verità rivelata.
La mia monomania di attenzione ai miei cazzi, quelli che mi prendevo senza misura, alla mia libertà a cui non consentivo di porre alcun argine, e al mio conto che cresceva mi impedivano finanche di verificare la posta che si accumulava in mia assenza; in un momento di lucidità, tra una scopata e un sonno profondo nella ‘nostra’ casa, osservai che Franco invece faceva un cernita del materiale, metteva da parte quello che lo interessava, depositava in un vaso al centro della tavola quella mia e buttava il resto.
Neanche mi resi conto che dal tribunale era giunta la comunicazione di una sentenza di separazione per colpa emessa contro di me, quando mi assentai per un intero mese; nell’euforia del successo, forse avei anche goduto di quella notizia; ma, forse per buona sorte, neanche me ne accorsi; non sarebbe durato a lungo, il bengodi, sicuramente assai meno di quanto avevo sperato io; a quel punto, la separazione poteva segnare un discrimine pericoloso.
Erano passati poco più di sei mesi, da quando avevo cominciato la mia attività da pornostar, quando di colpo sembrò che le fonti dei soldi che piovevano nelle mie tasche si fossero inaridite; i miei video scomparvero dalla lista di quelli più cliccati, i soldi non arrivarono più e il conto segreto minacciò improvvise crepe.
Ci trovammo ad affrontare il problema, i cinque protagonisti di quella strana avventura, una volta che ci incontrammo nella cucina di casa mia, dove i nodi vennero tutti al pettine; la prima notizia che esplose fu la declassazione che tutti e cinque avevamo subito; i quattro erano stati ricondotti al ruolo di semplici impiegati, da responsabili di area che erano; io ero stata spedita a fare da segretaria, con competenza solo sulle fotocopie, in un ufficio periferico dell’azienda.
Al posto dei quattro dirigenti, erano state promosse le rispettive mogli; voci di corridoio dicevano che non era stata punita solo l’arroganza dei maschi, senza chiari riferimenti a me ma alludendo evidentemente alle corna fatte a mio marito; poiché i nostri erano ruoli di fiducia, ad arbitrio della proprietà, la sfiducia subentrata autorizzava il declassamento; la promozione delle donne si legava forse a rapporti personali stabiliti con alcuni membri, o con uno solo, della cupola proprietaria.
Ancora peggio erano andate le cose con l’emittente televisiva; i quattro, che erano stati sporadicamente utilizzati per piccoli video, specialmente con me protagonista, erano stati avvertiti che non servivano più alle esigenze dell’emittente rinnovata nelle strutture e nell’organigramma; al massimo, potevano usarli per video gay, in funzione passiva con neri mastodontici; naturalmente, avevano rifiutato un declassamento tanto offensivo della loro mascolinità.
Per quello che mi riguardava, una telefonata al rappresentante in città dell’emittente mi chiarì che ero considerata ‘obsoleta’ per le loro esigenze, di offrire un porno giovane e nuovo; i miei successi erano tramontati, i miei video ritirati per volontà dei nuovi proprietari e l’unica proposta che potevano farmi era di passare a fare la prostituta in un bordello di taglio piccolo borghese ma di qualità, che gestivano insieme alle altre cose; lo mandai al diavolo, risentita.
Mentre discutevamo piangendo sulle nostre disgrazie, entrò del tutto inatteso mio marito che aprì il suo tablet dove brillava uno dei primi video che avevo realizzato, quello in cui mi scopavo i quattro insieme; poiché i volti erano stati oscurati, lo guardai col solito atteggiamento di sfida e negai che fossi io la donna che si faceva straziare in tutti i buchi; fermò un fotogramma in cui la mia figa era nella massima evidenza, ingrandì l’immagine e mi indicò col mouse un punto.
Le tre piccole rose tatuate sopra la figa, quasi ad incoronarla, balzarono più che evidenti; Franco si limitò a ricordarmi che avevo preteso che lui mi sostenesse mentre me le facevo tatuare; aveva conservato il portfolio di foto che avevamo realizzato e da cui risultava evidente che la figa era la mia e che lo obbligavo, già allora, a starmi sotto mentre il tatuatore lavorava con calma e tempo, perché avevo insistito sulla puntualità di certi particolari; la cosa era avvenuta tre anni prima durante una vacanza al mare.
“Sei cornuto; e allora?”
“Allora, se tu leggessi almeno la posta, sapresti che è già stata emessa dal tribunale la sentenza che dichiara il matrimonio finito e la separazione operante in attesa del divorzio ... “
“Io non accetterò mai di divorziare per colpa; ti spellerò vivo, se cerchi di farlo!”
“Carissima amica, sappi che userò sempre un linguaggio impeccabile perché non voglio rischiare una denuncia per violenza verbale o per offesa; ma mi dai solo nausea, come moglie e come donna; voglio ricordarti che in certe culture, come quella da cui deriviamo noi, le corna si pagano col sangue; il mio ‘fratello di sangue’ Sergio, ti ricordi di lui?, è considerato una sorta di killer della malavita locale; non vorrei essere nei tuoi panni se decidesse di agire senza interpellarmi ... “
“Mi stai minacciando?”
“No; ti metto sull’avviso che alcuni miei vecchi amici sono ferocemente ostili al tuo comportamento; se qualcuno di loro perde la testa, io non posso in nessun modo difenderti ... Lo stesso vale se porti in tribunale la causa di separazione; sono potente, oggi, molto potente; ti assicuro che, prima di farmi ridurre sul lastrico da te, userei tutto il mio potere per distruggerti, visto che sono l’unico possessore di tutti i tuoi video e che un investigatore ha già assemblato interi faldoni per mandarti persino in galera.“
“Le corna non sono reato, per la legge ... “
“Ma il parassitismo di chi ha speso a sproposito i miei soldi ed ha accumulato risparmi per suo conto, quello è frode; si va in galera, per la frode; senza considerare che non hai mai presentato una dichiarazione dei redditi e hai fatto sparire all’estero tutti i guadagni dalla tua attività di puttana!”
“Adesso io parlo con un avvocato e mi faccio consigliare; non so se è vero che puoi denunciare tua moglie per evasione fiscale o per frode.”
“Bene; in primo luogo, fatti consigliare bene, perché, allo stato, non sei mia moglie da almeno un anno, dall’ultima volta che abbiamo pranzato a questo tavolo e siamo stati in intimità.
“Vuoi dire da quando abbiamo scopato?”
“Scopato, io e te? A scoparti pensavano tutti i bull dell’emittente, tutti gli amanti che ti cercavi in tutti gli angoli; io con mia moglie avevo rapporti intimi, anzi ci facevo l’amore; ma tu hai dimenticato perfino il suono della parola ‘amore’ ... “
“Sei un bastardo e fai finta di non capire; non ti ho fatto le corna per il gusto delle scopate; ti ho amato molto più di quanto tu voglia ricordare oggi; poi ti ho odiato perché non avevi successo e non conquistavi potere; per questo ti ho odiato; quando ho saputo che col porno ci si poteva arricchire, l’ho provato, mi è andata male, perché tutto si è ridotto a pochi mesi; ma ho dimostrato a me stessa e a te che posso raggiungere tutti i risultati che voglio, se mi impegno in un’attività.”
“Potremmo discutere da qui alla fine del mondo, se è attività allargare le cosce e farsi sfondare culo, figa, bocca e tutto il corpo; se è davvero potere far entrare venticinque centimetri di cazzo di un nero nella figa o nel culo; volevi che conquistassi il potere? Come credi che solo io, oggi, possegga la registrazione dei tuoi video da pornostar? Li ho fatti ritirare e distruggere; hai perso la fonte dei tuoi redditi e devi arrangiarti col salario di addetta alle fotocopie. Chi credi che ci sia dietro queste decisioni?”
“Quindi sei nella cupola della società che ha rilevato l’emittente?”
“... che ha rilevato l’emittente, i bordelli, i privè, la nostra azienda e molte altre collegate; sono il numero due, se proprio vuoi approfondire ... “
“Quindi, hai conquistato potere e soldi, a quanto pare; hai venduto la coscienza alla malavita, probabilmente ... “
“Chi suggeriva di sgomitare e di cercare il sangue?”
“Una stupida donna che ti amava ... Adesso però, l’amore devi elemosinarlo da qualche parte, visto che me ne sono andata.”
“I dati giuridici dicono che ti ho cacciata io, quando hai scelto il porno per sgomitare. Quanto all’elemosinare amore, Piero, sai che Dora è un’amante straordinaria? Le altre sono altrettanto meravigliose, ma lei è la più dolce, la più cara, la più amabile delle donne che io abbia mai incontrato; mi ha detto che sei sterile; visto che lei vuole un figlio e che quella troia di mia moglie un figlio non l’ha mai voluto fare, sappi che entro un anno avremo un figlio nostro; se decidi di separarti, dopo il divorzio la sposo io.”
“Franco, questo è il giorno del terremoto e sono uno dei più colpevoli; ho avviato io i crolli e sono stato io a picconare tutto; hai tutti i diritti del mondo di risentirti, di vendicarti o anche semplicemente di punire le arroganze; ma non ti consentirò di distruggere quel poco di stima che forse mia moglie conserva per me; andrò a Canossa, sotto la neve e con la testa coperta di cenere; pregherò in ginocchio mia moglie per farmi perdonare; ma non ti consento di distruggere la mia vita.
Anch’io vengo dallo stesso tuo ambiente; se è necessario, sono pronto anch’io a diventare feroce e ad ammazzare chi mi voglia distruggere; sono sterile e abbiamo a lungo parlato, io e Dora, del figlio che volevamo; abbiamo anche ipotizzato che lei si facesse ingravidare da un uomo che la meritasse; io ho sempre saputo che lei pensava a te come padre di nostro figlio, sì nostro, perché siamo d’accordo che avresti il diritto di riconoscerlo tuo, nato fuori dal matrimonio.
Ma avrebbe il mio cognome e sarei padre putativo e affidatario; anche se non ho difficoltà a capire quali possano essere le pene di mia moglie in questo momento, so che con calma riusciremo a recuperare; se fa l’amore con te, non è colpa, perché l’amore non è mai colpa; lo è il sesso animalesco a cui ci ha indotto tua moglie, che ancora non ha coscienza del fango che ha gettato su tutti. Io adesso vado a casa e parlo con Dora; tu ti impegni a non distruggere anche la mia famiglia, se la tua è a pezzi.”
“Non voglio fare a pezzi nessuno, neppure questa puttana che ha perso ogni dignità; Dora è una donna straordinaria, anche come femmina da letto; non abbiamo solo fatto l’amore; abbiamo parlato, tanto; so che non intende distruggere la famiglia e mi ha chiesto pari pari quello che chiedi tu; ne riparleremo, a tre, io tue lei; troveremo la quadra; ma se ve ne andate voi quattro mi alleviate un dolore; siete comunque gli artefici della deriva di mia moglie.”
“Franco, con le nostre mogli cosa è successo?”
“Rendere pane per focaccia; sai cosa significa l’espressione? Avete avuto le corna che mi avete dato; se siete intelligenti, accettate la punizione; se cercate di creare problemi, io difenderò quelle donne come fossero il mio amore; non avreste scampo.”
“Va bene; andiamo, ragazzi; ormai qui non è più aria né di amicizia, né di fiducia; mi dispiace, ma siamo stati bambini sciocchi che hanno giocato a chi piscia più lontano e con lui non c’è gara. Ciao, Marta, tanti auguri; spero che riesci a salvare qualcosa dal terremoto che abbiamo scatenato ... “
Rimasti soli, mi assalì all’improvviso l’angoscia del ‘Che fare?’; mi resi conto solo allora che avevo sempre delegato a qualcuno le scelte; l’unica volta che avevo deciso per conto mio, avevo combinato un casino; adesso sapevo per certo che ero condannata quanto meno alla solitudine e alla povertà; avevo bisogno di un appoggio per fare chiarezza; Piero mi aveva istigato al porno coi suoi discorsi sui guadagni facili; ora aveva ceduto sua moglie e la famiglia; dovevo parlare con Franco, costasse quel che costasse.
“Senti Franco; per favore, deponi per un attimo le armi; io non ho più nemmeno corazze per proteggermi; Piero era il mio riferimento, in tua assenza; vederlo cedere su tutto mi dice che non posso resisterti molto a lungo; ce la fai ad avere ancora un poco di pazienza e l’umanità necessaria per aiutarmi a pentirmi?”
Prima che potesse rispondermi, suonarono alla porta e lui andò ad aprire; rientrò accompagnato da Dora, decisamente bellissima nel suo completo elegante; mi guardò con un senso di pena e si rivolse a lui.
“Ho incontrato Piero e mi ha detto che vi siete spiegati ... “
“Dora, niente che tu non sappia; abbiamo ribadito quello che tu avevi già chiaro; tu avrai da me un figlio che lui accetterà come ‘nostro’, mio tuo e suo; chiede di essere rispettato come padre putativo e di non essere umiliato dal nostro amore; io sono d‘accordo; la palla è a te ... “
“Abbiamo già chiarito che non voglio passare la ruspa sul mio matrimonio; se lui è ponto a lasciarci in pace, sarò bigama con tutta la gioia del mondo; il figlio sarà innanzitutto mio, sappilo; nemmeno tu avrai tanti diritti sulla sua formazione; ma spero che un’atmosfera di armonia e di amore possa favorirne la crescita; io voglio salvare matrimonio e maternità; tu scegli cosa fare per il tuo matrimonio; non sarò mai la tua seconda moglie, perché non lascio Piero, nonostante tutto ... “
“Scusami, Franco, non riusciresti a riflettere un poco sul nostro divorzio? Dora mi sembra assai più ragionevole di te; non ti conoscevo tanto testardo; non ce la fai a perdonare l’imbecillità della donna che amavi?”
“Dora perdona a un Piero pentito e tornato a Canossa; tu sei ancora arroccata sulla tua arroganza; Piero ha scopato con te due o tre volte; tu ti sei passata più uomini di una puttana di professione, sei sfondata in ogni dove e non potrai mai portarmi a letto la donna che amavo; Dora è certa che suo marito manterrà le promesse; tu quale garanzie dai, che non cambierai ancora idea e non ti abbandonerai ad altre esasperazioni? Sei in grado di offrirmi uno spunto per crederti?
Per spiegarti meglio i miei dubbi, se oggi ti caccio via, te la cavi con poco danno ed io con poco dolore; se mi lascio convincere a riprenderti con me e tu mi combini un altro scherzo come questo, non so se saprei ancora fare buon viso a cattivo gioco; forse deciderei di farti pagare una volta per tutte; sarebbe la fine, per tutti e due; riesci a coglierlo, questo aspetto?”
“Non posso offrirti prove concrete; devo chiederti fiducia e so che, al momento, non me ne vuoi dare; ma sono sull’orlo di un baratro e non voglio buttarmi di sotto; solo questo posso accampare a mia difesa; ti chiedo di aiutarmi e di essere generoso ... questo figlio di cui parlate è già in viaggio?”
“No, Marta; da un mese non mi proteggo e facciamo l’amore spesso, senza cautele; il ciclo tarda questo mese e spero che sia la volta buona; a proposito, Franco, io ho voglia d‘amore, in questo momento; possiamo appartarci da qualche parte?”
“No, Franco; di là c’è un letto che è stato ed è d’amore, per te; la compagna non conta; se ami Dora come sembra portala a letto, ma sul nostro letto; se Piero chiede di essere trini perché non mi concedi la stessa licenza, per una sola volta?”
“Dora, ti andrebbe di esser mia moglie almeno per oggi? Quello davvero è stato un letto d’amore e sarebbe stupendo usarlo con te, adesso!”
“Che aspetti allora? L’invito su cartoncino profumato? Io ho una voglia matta di celebrare questa tregua!”
“Vi turba se do un’occhiata?”
“No, a patto che non ti immagini di assistere ad uno dei video che hai girato da puttana!”
Non ci fu traccia di sesso, nel loro incontro; ed io mi trovai incantata a vedere, anzi forse a rivedere, momenti straordinari di intensità, raggiunti da me solo da adolescente, quando il mio ragazzo, poi diventato mio marito, mi sverginò; conoscevo a menadito i passaggi d’amore che Franco percorreva in un incontro; li ritrovai uno per uno nella scopata che realizzò con la ‘sua donna’, ora potevo indicarla solo così.
Il bacio che si scambiarono appena furono in camera aveva senza dubbio la sensualità di una passione travolgente; ma aveva anche la freschezza e la dolcezza, quasi la castità, dell’incontro tra le bocche di due ragazzi impacciati e desiderosi; la mazza di lui che si levò immediata contro l’inguine di lei era quella di un adolescente che quasi non conosceva la figa e la cercava con tutti i sensi tesi alla ricerca del piacere e dell’amore.
Si spogliarono con l’eleganza e la libidine di chi scopre un mondo sconosciuto; eppure mi avevano detto che già avevano scopato al punto che lei riteneva di essere già incinta di lui; la ‘maledetta’ abitudine di lui, che spesso avevo contestato, di seguire con le dita, con le labbra, con i baci e con l’amore le parti del corpo, che lei esponeva a mano a mano che gli abiti cadevano, mi riportò la dolce sensualità di sentirsi prendere fibra per fibra da un piumino da cipria e sconvolta, al tempo stesso, dalla passione che montava; leggevo nel volto di Dora l’amore che lei emanava e che lui ricambiava con intensità; fui stupidamente gelosa.
Potevo finalmente leggere con chiarezza la profondità degli errori che avevano causato infelicità anche a me che a quel punto avrei fatto carte false per riavere quei momenti, quel sogno di un figlio che avevo respinto con terrore mentre ero ancora immatura e sciocca; fui tentata di urlare a mio marito che avrei pagato qualunque prezzo per scontate le mie colpe, ma che non mi lasciasse ancora a me stessa; Dora mi guardò con dolcezza e mi allungò una mano dietro la schiena di Franco.
Intrecciai la dita alle sue e sentii attraversarmi un brivido strano, del tutto sconosciuto, che partiva dalla figa e arrivava al cervello passando per il cuore; se non ebbi un orgasmo, ci andai molto vicino; e non li avevo neppure toccati; sentii che lei strofinava il clitoride contro il cazzo chiuso ancora nei pantaloni e nel boxer; baciai sul collo mio marito e ritrovai d’un tratto l’odore di maschio che un tempo mi aveva sconvolto e che, nella mia follia di dominio, avevo messo da parte.
Franco con delicata fermezza mi spostò e mi invitò, al massimo, a starmene seduta a guardare; non mi restò che obbedire e sedermi a gustarmi vogliosa e ansiosa le loro evoluzioni, ripercorrendo con profonda nostalgia, molta vergogna e rimpianti infiniti i sentieri dell’amore che Franco dava alla sua amata, a cominciare dalla lunghissima leccata dei capezzoli grossi e rossi come fragole che lei esibiva orgogliosa del seno maturo e matronale.
Dopo che si fu saziato a lungo di titillare, leccare, succhiare e mordicchiare dolcemente seni e capezzoli, si spostò con la bocca verso il ventre e lo vidi bearsi, anche con lo sguardo, della dolcezza che ricavava dal tortellino meraviglioso che si stagliava sul ventre asciutto e invitante, l’ombelico in cui la lingua di mio marito si perdeva vogliosa in libidinosi ghirigori che senza dubbio caricavano di lussuria entrambi.
Quando lui si mosse verso l’inguine e cominciò a leccare le grandi e le piccole labbra, i versi di lei arrivarono a svegliare il palazzo; quando il clitoride fu catturato nella bocca e tra i denti, le urla furono ancora più forti e annunciarono orgasmi quasi feroci; il cunnilinguo, specialità preferita da mio marito, durò un tempo che io calcolai quasi infinito e che per Dora fu probabilmente istantaneo; si rilassarono l’uno sull’altro carezzandosi il corpo; io sapevo adesso di essere davvero gelosa.
Il sessantanove fu un autentico spettacolo di abilità fellatoria, per i due amanti che si cercavano con tutti i sensi e, in particolare, con le bocche affamate di piacere e di vita; quando finalmente lui decise di penetrarle in figa, dovetti uscire piangendo perché mi resi conto che non avevo mai amato in quella maniera straordinaria e che i caproni che mi avevano sbattuta erano pure macchine inanimate di sesso; non riuscii a frenare inutili lacrime di pentimento.
Non avevano poi tanto tempo a disposizione, i due innamorati; e non era neppure necessario ricordarlo, capaci come erano di rimanere coi piedi per terra mentre volavano in un cielo tutto loro con la gioia dell’amore; la sborrata di lui fu lunga, densa e piena di fremiti di tutto il corpo; lei diede la sensazione di avere conseguito quella particolare forma di orgasmo che i francesi denominano ‘piccola morte’ perché priva di qualsiasi capacità di reazione.
Mi allontanai quasi in punta di piedi, per non turbare il languore da cui furono presi dopo quella enorme sborrata; mi dedicai a preparare il caffè che sapevo avrebbero apprezzato; quando furono seduti al tavolo di cucina, cercai di riprendere il discorso che avevo iniziato con Franco prima dell’arrivo di lei.
“Franco, per favore, mi dici cosa pensi di fare di me?”
“Io non penso di fare niente ‘di’ te; ‘per’ te, posso suggerire l’esilio in una sede lontana, della nostra azienda, per ‘spurgarti’ come le lumache prima di metterle in pentola; non è il caso di suggerirti una qualsiasi via al suicidio, come sarei tentato; posso anche pensare di fermarmi ad aspettare, ma avrei bisogno di un impegno garantito che cercherai di cambiare regime, prima di decidere cosa fare; ecco, un ‘periodo sabbatico’ è ipotizzabile.
Non facciamo niente per qualche mese; aspettiamo a verificare che l’eco di certe vicende si attenui, tu recuperi almeno in parte la tensione dei tuoi muscoli e dei tessuti danneggiati dalle scopate; poi ci sediamo di nuovo qui e ricominciamo a parlare; è il massimo della concessione che posso fare, senza rischiare di passare per stupido e debole; tu sei in grado di offrire altre ipotesi?”
“Vuoi che ti ripeta che, per conto mio, potresti perdonare come fa Dora con Piero? Lo so che le mie colpe sono assai più gravi; ma vorrei anche che capissi che si è trattato di fanciullaggine, non di scelte mature con intento di dolo; come ha detto Osvaldo, ho voluto giocare a chi piscia più lontano e, come era inevitabile, ho perso; ma questa versione non rientra nella tua razionalità; allora, va bene aspettare e sperare che non siano parole al vento, le mie. Non lo saranno, puoi giurarci, stavolta.”
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