Chi ha le corna?

  • Scritto da geniodirazza il 20/08/2024 - 23:26
  • 1.2K Letture

Chi ha le corna?

Per anni, Giorgio e Claudio avevano lavorato nella stessa banca ed avevano stabilito un’amicizia da colleghi senza entusiasmi; una battuta ogni tanto, da una scrivania all’altra, il caffè nelle soste e le solite cose che ci si scambia in ufficio; solo da poco tempo avevano scoperto che Anna e Nicoletta, le rispettive compagne, insegnavano nello stesso istituto ed avevano un rapporto abbastanza più intimo.

Trovarsi quindi, il sabato pomeriggio, per un aperitivo, era diventato quasi un appuntamento imprescindibile; poi ogni coppia andava per le sue abitudini, Anna e Giorgio a casa, per la cena e la serata alla TV; Claudio e Nicoletta a cena fuori, e spesso anche, preferibilmente, in discoteca, almeno fino ad un’ora compatibile con la loro attività professionale e il conseguente rispetto di un decoro che è legge non scritta.

A letto, Anna e Giorgio avevano assai pochi entusiasmi, che non erano mai stati eccelsi; decisamente egocentrica e maniacalmente preoccupata della sua forma fisica, Anna rifiutava l’idea stessa di avere un figlio, nel timore che una maternità deformasse la sua linea perfetta, che poi non sarebbe rientrata negli argini; d’altra parte, non accettava di scopare con il preservativo perché amava sentire il calore della pelle nella scopata.

Oltre alla masturbazione, che praticava poco e di malavoglia, non sarebbe rimasto che il pompino; ci aveva provato, una volta; ma il gusto acido dello sperma in bocca l’aveva decisa a respingere aprioristicamente ogni tentativo di lui di accostarle il cazzo alle labbra; in maniera lenta ed inevitabile, erano arrivati al punto che, da quasi un anno, non avevano nessun contatto.

Esasperato, lui si era confidato con sua suocera, una gran bella donna di cinquantacinque anni, ancora ben solida nel corpo statuario che aveva sempre avuto, come sua figlia, d’altronde; lei era in grado di capire il suo tormento, visto che suo marito, ad appena sessant’anni, aveva avuto un cancro alla prostata ed era ormai impotente; al genero che le chiedeva come facesse, la donna spiegò che la buona volontà, la chiarezza e il buonsenso aiutano, molto spesso.

Uscendo dalle ambiguità, gli confidò che col marito avevano deciso che avrebbero usato tutti i mezzi possibili per sopperire; suo marito era un ottimo linguista ed un abile manipolatore; con bocca e mani, era in grado di soddisfarla anche ogni giorno; non bastava, naturalmente, mancava la scopata; negli ultimi mesi avevano acquistato dei vibratori, che suo marito aveva ben presto imparato ad usare con molta sapienza; era in grado di scatenarle bellissimi orgasmi.

Quello che però non poteva sopperire era il desiderio di sentire una mazza di carne viva forzare i muscoli della figa e riempirla fino all’utero; ne avevano parlato di recente e lui aveva convenuto che un amante vero poteva anche accettare che lo trovasse, ma desiderava che la cosa non lo mettesse in difficoltà, facendolo considerare spregiativamente cornuto; la donna propose alla fine.

“Se a te non dispiacesse, potrei essere io a sostituire mia figlia; sono ancora una bella gnocca molto appetibile e appetita; se ti andasse, io avrei il mio maschio per scopare e tu avresti una donna con cui sollazzarti come e quanto ti piace; inoltre, resterebbe in famiglia, con soddisfazione di tutti.”

Giorgio non la fece quasi finire; si limitò a chiedere quando poteva realizzarsi questo rapporto; Agnese aveva bisogno di parlarne prima con suo marito, e con molto garbo, dal momento che doveva anche fargli sapere che sua figlia era una vera stronza narcisista e imbecille; una volta chiarito con Nicola, avrebbero deciso in quale occasione lui la veniva a trovare da genero e la portava a letto da amante.

Non passò molto tempo; dopo una settimana, Agnese lo avvertì che un dato giorno suo marito aveva deciso di andare in visita a persone che abitavano in un’altra cittadina della provincia e che lei aveva tutto il pomeriggio da dedicargli; la raggiunse subito dopo pranzo; non ebbe bisogno di accampare scuse con sua moglie, che non si curava quasi del suo privato; quando entrò, trovò una femmina bellissima, in vestaglia trasparente che lo accolse a braccia aperte e lo assorbì in un bacio da idrovora.

Non riconosceva in quella donna la madre di sua moglie che aveva guardato sempre con deferenza; sentiva il calore della passione promanare da ogni centimetro della pelle; la palpava voglioso dappertutto, sui seni ricchi ma ancora ben saldi, meno compatti e duri di quelli di sua figlia, ma più matronali, lussuriosi, desiderosi di carezze; i capezzoli erano quelli da cui Anna aveva succhiato la vita; per lui, due fragoloni invitanti e saporosi su cui si tuffò libidinosamente.

Lo spogliò mentre erano ancora nel salone e gli lasciò addosso solo il boxer; intuiva dalla sagoma il cazzo duro e notevole; lo prese in mano e lo percorse tutto con passione.

“Quell’imbecille rinuncia a questo ben di dio? E’ pazza, solo pazza!”

Lo portò verso la camera tenendolo per il cazzo come se lo accompagnasse per mano; si sedette sul bordo del letto, abbassò il boxer fino ai piedi e lui lo lanciò via; accarezzava con le mani e con gli occhi la mazza che si ergeva superba, poi accostò il viso e la punta della lingua; lui fremeva di piacere, quando lei raccolse la goccia di precum dal forellino; gli scoppiò la testa, quando la lingua passò su tutta l’asta fino alla cappella; scese di nuovo e succhiò le palle, una per una.

Sembrò che gli scoppiasse un lampo nella testa, quando la bocca si aprì e lasciò entrare la cappella; la guidò con la lingua lungo il palato fino all’ugola; poi affondò e lui trattenne appena l’urlo di piacere; non poteva fare a meno di pensare ad Anna, in quel momento; e un senso di compassione lo prendeva, leggendo la libidine che si disegnava sul viso di Agnese mentre cominciava a succhiare e a spingere il cazzo avanti e indietro nella gola.

Non aveva nessuna intenzione di sborrare così presto; le prese la testa tra le mani e la frenò; lo guardò incuriosita; sfilò il cazzo e la spinse con le spalle sul letto, s’inginocchiò davanti a lei e aprì definitivamente la vestaglia sotto la quale sapeva già che era nuda; gli apparve la figa matura, carnosa, rorida, ricoperta da una peluria fitta, bionda, che arrivava a sfiorare l’ombelico; pensò con tristezza alla figa totalmente depilata di sua figlia che non gli aveva mai provocato tanto desiderio.

“Ti dà fastidio la mia figa così pelosa?”

“Sei matta? Adoro il boschetto pubico; odio le fighe pelate, come quelle delle bambine; amo grufolare tra i peli!”

Gli prese la testa e la spinse tra le cosce; lui affondò le labbra nei peli e con la lingua cercò le piccole labbra e il clitoride; non ci volle molto a trovarlo, a stringerlo tra le labbra e succhiare; lei gemeva come se soffrisse ma la cascata di umori diceva che stava godendo molto più di quanto si aspettasse; mandò la lingua su e giù fino all’ano, lei gli appoggiò le gambe sulle spalle e si spalancò totalmente per farlo entrare fin dove fosse possibile; quando venne, urlò come un animale; la baciò per frenarla.

Recuperò un respiro più regolare; si spostò al centro del letto e lo incitò a scoparla; lui le salì addosso e la avvolse, lei si rannicchiò sotto di lui, gli girò le gambe intorno alla vita; prese delicatamente con la mano la mazza e la puntò alla figa; spinse con le reni e si impalò; gemette, quando la punta del cazzo si scontrò con la cervice dell’utero; Giorgio la montò a lungo, fermandosi spesso per rinnovare la scopata e farla sborrare; dopo, si sciolse dall’abbraccio e la invitò a mettersi carponi.

“Pensi di farmi il culo?”

“No; per ora ti scopo a pecora; se vuoi che ti inculi, bisogna che prepariamo bene la cosa.”

“Infatti, non ho lubrificante e quasi non ricordo quand’è stata l’ultima volta che l’ho preso in culo!”

“Avremo tempo; ho scoperto che amante appassionata sai essere e non farò a meno facilmente della tua figa!”

“Io ho trovato il cazzo che mi ridà ragione di vita; ogni volta che potremo, faremo l’amore; voglio darti tutto quello che so e che posso darti e non negherò niente di quello che mi chiederai. Oltretutto, spero anche che questa nostra scelta possa servire ad evitare lo strazio di un divorzio.”

“Con una donna come te, che mi ha dato e mi da tanto amore, fisico e mentale, può fare quel che le pare, non chiederò il divorzio; se lo farà lei, affari suoi.”

Intanto, le aveva appoggiato il cazzo alla figa, da dietro, e lo spingeva fino in fondo; Agnese avvertì quasi una fitta di dolore, più per la sorpresa che per l’effettivo impatto; sentì che la afferrava per i fianchi e la sbatteva con forza contro il ventre; un piacere quasi dimenticato le inondò il corpo, il cuore e il cervello; si godette la scopata oltre ogni limite; lui assorbiva il piacere della natiche larghe e morbide sul ventre; la lussuria lo sconvolgeva; sborrò senza fermarsi e lei con lui.

Il tempo era passato, senza che se ne rendessero conto; si sdraiarono a scambiarsi dolcezze e fu un momento molto languido, quello in cui la violenza della scopata lasciava posto alla tenerezza; si conoscevano da più di dieci anni, erano stati sempre affettuosi; la scopata li aveva fatti sentire profondamente uniti; l’amore che lui aveva per sua figlia si trasferì facilmente alla madre e lui sapeva che adesso veramente poteva considerarsene innamorato.

I loro incontri assunsero una scadenza settimanale; non era facile recitare quando erano tutti a tavola, in genere la domenica; il suocero sapeva ma era perfetto nel recitare la parte dell’ignaro; la suocera aveva dei momenti di vampa quando guardava suo genero e le riaffioravano i momenti più belli dell’ultima scopata; Anna non aveva nessun patema; il suo narcisismo egocentrico le impediva di pensare alcunché; sua sorella Emilia, in crisi matrimoniale, era la più difficile da controllare.

Infatti, una domenica che Anna si era inventata un impegno per andare in giro con le amiche, o almeno così speravano tutti, fu lei a ‘sparare’ la domanda.

“Giorgio, Anna mi ha confessato che da un anno non fa sesso con te; come fai?”

“Vuoi per caso proporti per sostituirla?”

“Non lo dire sul serio, perché rischi di sentirmi dire di sì!”

“Può darsi che un giorno te lo proponga davvero; mi sei sempre piaciuta quanto e forse più di tua sorella.”

Inatteso, intervenne il suocero, normalmente taciturno.

“Un male minore deve sempre essere accettato con gioia se evita un male maggiore potenziale o se ne ripara uno già in atto. Se diventare l’amante di tuo cognato ti evita di rompere il matrimonio, dovresti pensarci sul serio.”

“Papà, ma davvero lo hai detto? Scusa, ma allora tu e mamma come fate, visto che tu non puoi più?”

Agnese interloquì.

“Appunto, cara Emilia; io e tuo padre abbiamo deciso che, non potendo lui soddisfare certe mie pulsioni, piuttosto che ricorrere a sconosciuti o a mercenari, Giorgio va benissimo per me; ti comunico che io do a tuo cognato quello che tua sorella stupidamente gli nega; siamo tutti perfettamente coscienti di quel che facciamo e di quel che significa; ti assicuro che siamo tutti felici, compresa l’imbecille.”

“Eh, no; io non sono affatto felice, cara mamma; vuol dire che seguo il saggio consiglio di mio padre e facciamo una bella spartizione, se Giorgio è d’accordo.”

“Carissime, vi rendete conto che state tirando all’estremo una corda che rischia di spezzarsi? Scoparsi una suocera calda ed eccezionale, sapendo che il marito non può del tutto ed è contento, mi sta bene; aggiungere una cognatina che mi fa impazzire, che mi sembra anche molto calda, ma che comunque è sposata ad un individuo che non mi sta molto simpatico ma che non mi ha fatto niente, posso anche starci, ma voglio la certezza che ci hai pensato.”

“Amore mio, perché lo sei da sempre; tu lasci le ubbie dove stanno; adesso mi porti in camera dei ‘vecchi’ perché le nostre, da ragazze, hanno letti piccoli, e non esci da quella camera finché io non mi sentirò ripagata delle stupidaggini che devo sopportare da mio marito e tu da quelle di tua moglie. Marsh!”

Guardò con aria interrogativa padre e madre; non fecero una piega; si lasciò prendere la mano dalla cognata e la seguì docilmente nella camera da letto dove scopava normalmente con Agnese; Emilia era diversa da madre e sorella; pienotta, con un seno abbondante, fianchi larghi e viso paffuto, aveva una bocca che sembrava fatta per fare pompini; lo aveva sempre attirato ed eccitato l’idea di quel che avrebbe potuto fare con lei; si spogliarono in fretta.

“Senti, Giorgio, oggi non abbiamo gran che tempo, perché mio marito mi aspetta dopo pranzo; ora tu mi fai godere al massimo; ma, da oggi, la domenica pomeriggio è mia e convincerò mio marito che tornerò solo a cena, così avremo il tempo per scopare come ho da sempre in mente di fare con te. Ora dammi tutto quello che sai, in fretta.”

“Emilia, terrò conto della particolare contingenza; ma ti prego di ricordare che fare l’amore è un rito sacro e, quando ti accingi a farlo, devi essere tutta per lui; ti piace succhiare?”

“Lo adoro!”

“Allora, fammi un bel pompino; quando mi avverti, ti leccherò tutta contemporaneamente, poi ti farò godere in figa; ti va?”

Non parlarono più; lo sbatté letteralmente sul letto, si stese perpendicolare al ventre e si lanciò in un pompino astrale; leccava e succhiava con devozione, dalle palle alla cappella; spingeva la mazza fino in gola accompagnandola fino all’ultimo momento con una masturbazione sapiente; se la spingeva in fondo strappandogli brividi di piacere; si spostò col corpo e adagiò il pube sul viso di lui, che prese a leccare con passione le grandi e le piccole labbra; catturò e martirizzò il clitoride.

A turno, interrompevano l’attività e si godevano quella dell’altro, poi lo fermavano e riprendevano a scoparsi in bocca con tutti i mezzi; Giorgio lavorava abilmente anche di dita e la penetrava nel culo e nella figa; Emilia si fermava spesso a farsi succhiare godendo come una scimmia; quando si rese conto che il tempo volava nella lussuria del momento, si stese supina, se lo portò addosso e gli chiese di scoparla; lui si inginocchiò fra le cosce, accostò la punta ed entrò delicatamente.

Emilia si godeva ogni piccolo movimento del cazzo in vagina; quando la cappella toccò l’utero, fu lei a spingere per sentirlo; gli impose di scoparla con forza e sentì gli ossi pubici picchiarsi fino a dolere; avvertì nettamente lo spruzzo della sborra in figa e lanciò un potente urlo quando ebbe il suo orgasmo; usarono il piccolo bagno della camera per lavarsi alla meglio e si rivestirono, baciandosi continuamente e carezzandosi dappertutto.

“E’ stata la più bella e più intensa scopata della mia vita; avevo proprio bisogno di farla! Qualunque sia la sorte del tuo matrimonio, ti voglio e continuerò a cercarti anche se e quando divorzierai da mia sorella. Me lo prometti?”

“Farò l’amore con te in ogni momento; basterà solo che non diamo adito a scandali e stupidità.”

“Ho notato che dici ‘fare l’amore’ e non ‘scopare’; davvero mi ami almeno quanto basta?”

“Ti voglio bene, Emilia; e, quando ti offro il corpo e mi prendo il tuo, ti amo a prescindere da tutto.”

Uscirono un poco scarmigliati, rilassati e sorridenti in tutte le fibre del corpo, non solo nel viso; Agnese era un po’ invidiosa, ma felice per sua figlia; il suocero li guardò con tenerezza ed esclamò.

“Caro Giorgio, se non fossi stato frenato dal senso del peccato, Emilia sarebbe stata la donna che avrei amato con tutto me stesso; mi è sempre piaciuta come donna, anche più di Agnese che ho adorato per una vita.”

“Credo che sia stato un sentimento reciproco, perché lei, quando era all’apice del piacere, invocava il tuo nome … “

“E allora? Non posso essere stata ed essere innamorata di mio padre? Se avessi avuto il coraggio, in passato avrei scelto l’incesto; se lui potesse ora, credo che lo eleggerei a mio primo amante.”

Il rapporto trino andò avanti per circa un anno; una domenica che anche Anna era presente, miracolosamente quasi, al pranzo collettivo, Emilia la fece grossa; senza curarsi affatto della sorella, appena finito di pranzare, prese per la mano il cognato e lo portò in camera; forse per farsi sentire, quella volta le urla furono più numerose ed alte del solito; restarono chiusi in camera fin oltre il tramonto.

La moglie inizialmente non si era quasi resa conto di quel che avveniva davanti ai suoi occhi; quando cominciò ad accertarsi che l’assenza dei due si prolungava oltre il lecito, ne chiese conto a sua madre, che fece il pesce in barile e le obiettò che neanche dei problemi suoi si era mai occupata, lasciandola libera di gestirsi la vita; se sua sorella tradiva il marito con suo cognato, era nell’umano ordine delle cose e forse era anche un sano risarcimento, visto che lei non gli concedeva sesso.

Anna si rivoltò contro Emilia con una ferocia che non aveva mai dimostrato; l’altra, molto candidamente, le chiese perché si preoccupasse dei rifiuti che lasciava in pattumiera e che agli altri risultavano ristoratori e salvifici; non amava più suo marito, aveva deciso di tradirlo e l’aveva fatto con suo cognato, giudiziosamente, così tutto restava in famiglia.

Naturalmente, se la prese anche con Giorgio che le chiese se per caso avesse deciso di fare sesso matrimoniale; gli rispose di no; allora doveva accettare che lui avesse un’amante; perché non divorziava se si sentiva offesa? Forse perché sapeva bene che, in regime di divisione dei beni, lei doveva lasciare la casa di proprietà del marito e trovarsi un altro uomo abbastanza paziente da consentirle di imporre i suoi modi arroganti?

“Ho bisogno di certezza; un’ameba come te mi sta bene, finché non trovo l’alternativa.”

“Quindi, hai già un amante?”

“No, non ce l’ho; ma aspettati una sorpresa!”

“Sorpresa per sorpresa, attenta a te; ne vedremo delle belle!!!!”

L’incidente della domenica fu presto dimenticato; Anna naturalmente non partecipò più ai pranzi rituali, anche perché era chiaro che il dopopranzo era il momento in cui suo marito e sua sorella si scatenavano in un sabba di sesso le cui urla si sentivano per tutto il palazzo, in certi momenti; l’unica occasione conviviale era ancora rappresentata dall’aperitivo del sabato sera con Nicoletta e Claudio coi quali l’amicizia rimaneva intatta.

Tra i tanti discorsi spesso vacui, saltò fuori l’idea di avere un figlio, per ambedue le coppie; Giorgio affermò categoricamente che per Anna quel discorso era tabù; il suo prezioso corpo non sarebbe mai stato sformato da una banale maternità; i figli li facessero gli altri, lei rinunciava anche a scopare per non rischiare e, poiché non sopportava il preservativo, a suo marito era proibito scopare; il culo non l’aveva dato e non l’avrebbe dato, in bocca non se ne parlava; qualche masturbazione … forse …

I due trasalirono perché Claudio amava moltissimo scopare e lo faceva spesso e volentieri; Nicoletta era abbastanza disinvolta nel sesso e ne aveva fatte di tutti i colori; loro però non rischiavano la maternità indesiderata, perché lui sin da piccolo era risultato sterile per una malformazione non curata; Giorgio vide a quel punto brillare negli occhi di sua moglie un certo interesse, ma non vi volle dare peso; se ne accorse anche Nicoletta che glissò allo stesso modo.

La ‘bomba’ esplose una mattina che Giorgio cercò di comunicare con Anna per un piccolo problema familiare; sapeva che in quell’ora era libera dalle lezioni e provò a telefonare; quando si stabilì il contatto, prima che parlasse, udì nettamente la voce di lei; per qualche strano inghippo, si erano intrecciate due chiamate e lui sentì tutta la chiacchierata degli altri due.

“Dai, non preoccuparti; il cornuto non arriverà mai a pensare che noi due scopiamo. Non lo vedi come è pacifico e serafico quando ci vediamo?”

La voce dall’altra parte era quella di Claudio, che vedeva alla sua scrivania parlare al telefonino personale.

“Sì, è cornuto e stupido; ma mi fai tremare ogni volta, quando gli telefoni mentre mi stai facendo un ricchissimo pompino o quando ti sto scopando a pecorina; temo sempre che possa scoprire che stai facendogli le corna anche mentre lui ti proclama amore e tu lo tratti da straccetto … “

Si dilungarono molto sulle loro abitudini adulterine e quasi descrissero le loro scopate nelle quali Anna esprimeva il massimo dell’abilità, della goduria e del piacere nel pompino che per suo marito era diventato un tabù assolutamente intoccabile; gli aveva però negato il culo senza possibilità di equivoco perché qualche piccola prova che avevano fatto agli inizi del matrimonio le aveva provocato del dolore e lei aveva giurato che quel buco non l’avrebbe violato nessuno.

Fece scattare il tasto di registrazione e quasi non seguì più il dialogo, interessandosi piuttosto alle occhiate e alle smorfie di Claudio che evidentemente godeva nel considerarlo cornuto; per un attimo, fu tentato di scoprire le carte; ma si calmò e rifletté che sarebbe bastato far sapere a sua moglie che, oltre alla sorella, si scopava anche la madre; però, il divorzio per il momento non gli stava bene; per lo meno doveva prima sostituirla con un’altra, che non poteva essere Emilia.

Sapeva che le insegnanti terminavano le lezioni alle due circa; chiese un breve permesso e andò all’uscita della scuola; attese che le due amiche, venute fuori insieme, si dividessero per tornare a casa e avvicinò Nicoletta che lo accolse con sorpresa; senza parole, le fece ascoltare la registrazione della telefonata intercorsa tra i coniugi; al termine, si guardarono negli occhi con l’aria di chiedersi che cosa potessero fare, in conseguenza della rivelazione.

“Senti, Giorgio, proprio in questi giorni sto discutendo molto con Claudio perché voglio un figlio e lui non è in grado di darmelo; a questo punto, la lezione più dura è che facciamo l’amore io e te … “

“Fermati, Nicoletta; questi due scopano come scimmie; io non sono capace; se non c’è amore, non riesco a fare niente; è da questa convinzione che dobbiamo partire.”

“Senti, stupido; l’abbiamo vista insieme la scintilla che ha acceso tua moglie; quando ha saputo che Claudio è sterile, ha deciso che ci avrebbe scopato; io non mi sogno neppure per errore di scopare con te; lo faccio già troppo col mio compagno, che ormai non amo più; io da te voglio amore e a te darei, insieme al sesso, tutto l’amore di cui sono capace; credo proprio che ci sia una mano del destino, in questa intercettazione involontaria.

La mia ipotesi è che, in primo luogo, rendiamo pane per focaccia e facciamo l’amore quanto e più di quanto loro fanno sesso; in secondo luogo, non mi hai fatto finire; io e Claudio stiamo dibattendo perché lui vorrebbe che ricorressi all’inseminazione artificiale ed io ho detto chiaro che la voglio, ma per via naturale; con le trasgressioni che si deve far perdonare, non può obiettare niente se mi faccio mettere incinta da un altro.

La terza cosa che non sai, è che io ho deciso che il figlio lo voglio e, se necessario, mando al diavolo Claudio e me lo tengo solo per me; l’altra cosa che non puoi sapere è che sarei felice se, in ogni caso, il figlio lo facessi con te, se ci stai; quindi, la soluzione è semplice, rendiamo corna per corna e tu mi metti anche incinta; quando sarà il momento, scopriremo le carte e da lì partiranno le decisioni.”

“Che ne diresti se, rompendo tutti e due i rapporti, poi ci sposassimo per dare al figlio una famiglia ordinaria, seria, vera?”

“Questo dipende solo da noi; io sono pronta a stare da sola, voglio un figlio e, se devo sposarti, rischio di coronare anche un vecchio sogno, quello di un marito intelligente e sensibile. Tu fai quello che vuoi.”

“Mi sono studiato le abitudini; Anna telefona a tuo marito nelle ore di spacco, sicuramente dalla sala insegnanti e forse qualche volta accanto a te; se lo porta nel nostro letto il mercoledì mattina, quando è libera dall’insegnamento; ho controllato e il mercoledì mattina Claudio non è mai in ufficio … “

“Dici di pareggiare anche questo? Io sono libera il lunedì; se vuoi, ti aspetto a casa, senza neppure togliermi la camicia da notte e finalmente ti avrò tra le braccia.”

“Ma davvero sei un poco innamorata di me?”

“Stupido, io ti amo sul serio, non un poco; imparerai ad amarmi anche tu, vedrai!”

Tornò a casa e trovò la moglie che spignattava; si mise in vestaglia e ciabatte, fece il numero della suocera.

“Ciao, Agnese, ho avuto una brutta giornata e devo parlarti; riesci a liberarti?”

“Vuoi anche fare l’amore?”

“Non necessariamente; ho bisogno solo di facce amiche intorno; se poi ci viene voglia, sai che non dico mai no.”

“Con lei come fai?”

“Mi sta ascoltando; ma si occupa di me come della suola delle scarpe; posso essere da te verso le quattro.

“Ti aspetto, più calda di quanto pensi.”

Anna era rimasta colpita dal tono della telefonata.

“Ti confidi con mia madre, adesso?”

“Con le bugie che racconti, non ho più nessuna fiducia in te; se non l’hai capito, non ti amo più da un bel pezzo.”

“Che c’è di tanto intimo tra te e mia madre?”

“Con i tuoi, ho da sempre creato una sorta di famiglia alternativa, visto che la mia non c’è più; tuo padre è una persona assai cara che necessita di amore e di comprensione; con tua sorella, sai già quali siano i miei rapporti e ti annuncio che diventano sempre più intensi; con tua madre, l’affetto filiale tracima sempre più verso l’attrazione fisica e non escluderei che … “

Il piatto le cadde e si frammentò sul pavimento.

“Mia madre!?!?!? Dopo mia sorella, anche mia madre? Che animale sei?”

“Ho detto che le amo e le amo davvero; anche per questo, non ti proclamo cornuta come tu fai per me coi tuoi amanti!”

“Io non ho amanti!”

“Che cos’hai allora? Solo un bull che riempie la figa e la bocca? Neanche a lui hai concesso il culo; mi compiaccio!”

“Come ti permetti di inventare tali offese’”

“Le prove le vedrai in tribunale al processo per il divorzio … “

“Quali prove?”

“Raccogli i cocci, perché quello solo ti resta; io oggi vado a farmi confortare da Agnese che davvero mi ama, mi capisce e mi aiuta; domani forse potrei chiedere ad Emilia di leccarmi le ferite e il cazzo; i conti li faremo quando dimostrerò che mi tradisci, mi umili, mi offendi e mi oltraggi; arrivi perfino a telefonarmi mentre stai facendo pompini o ti stanno scopando a pecorina!”

“Chi lo dice questo?”

“Lo hai detto tu, al tuo amante, anche stamattina; e non cercare di negare perché ti caccio fuori di casa e neppure i tuoi ti accolgono, dopo che avrò dimostrato chi sei … “

Passò un pomeriggio di totale felicità con Agnese che si dava molto da fare per offrirgli la più bella scopata della sua vita, specialmente quando le rivelò, senza scendere nei particolari, che sua figlia era ormai una troia che lo tradiva e lo offendeva; mentre erano nel pieno di una bellissima scopata a pecorina, Anna telefonò a sua madre, che le rispose mentre lui stava pompando con grande foga contro il culo matronale che gli dava sempre piacere infinito.

Sua moglie avrebbe voluto sapere cosa avesse suo marito a suo carico; lei le rispose per enigmi, con frasi che le avrebbero chiarito che Giorgio stava montandola da dietro, che aveva spostato il cazzo dalla figa al culo e che stava sprofondando fino alle palle; ma Anna era troppo piena di sé, per rendersi conto di qualcosa e continuava a girare intorno ad ipotetici segreti che legavano sua madre e suo marito; Agnese tagliò corto perché aveva bisogno di urlare l’orgasmo che arrivava.

Quando tornò a casa, Giorgio andò diretto allo studiolo e si attrezzò per la notte; alle rimostranze della moglie, fece presente che non intendeva dormire nel letto dove lei lo tradiva; Anna avrebbe voluto obiettare, ma si fermò per timore che uscissero le prove che lui aveva minacciato; rinunciò e, da quel momento, le vite si separano inconciliabilmente; lei continuò la sua vicenda con l’amico sterile che garantiva scopate senza pericoli per la sua linea; lui avviò una storia particolare con Nicoletta.

Si accordò col direttore che il lunedì si dedicava ai controlli delle agenzie e non andava in ufficio; appena uscito, si diresse alla casa dei due, bussò al citofono, salì al piano e, quando si aprì la porta, si trovò di fronte alla visione di incanto che forse aveva sognato, con Nicoletta in vestaglia nera trasparente; sotto era nuda e lui poteva ammirare la figura in tutta la sua bellezza; la prese delicatamente tra le braccia, quasi temesse di rovinare una bella statua di maiolica.

Lei lo avvolse in un abbraccio tentacolare e lo baciò con grande trasporto sulla bocca; immediatamente le lingue si intrecciarono in una gara a succhiarsi vicendevolmente come se fossero dei piccoli cazzi morbidi in un sapiente pompino; le mani correvano su tutto il corpo e lei cominciò a spogliarlo con frenesia, a partire dalla cravatta di prammatica per un bancario; quando lo vide in boxer ed intuì, dalla forma, la consistenza del cazzo, si passò golosa la lingua sulle labbra.

“Per caso tua moglie rifiuta il tuo cazzo perché supera la dimensione legale? Questo è un vero mostro; al confronto, quello di Claudio è un pisello!”

“Lascia stare i confronti e dimmi solo se ti fa veramente così paura.”

“Spero che scherzi; questo è il bengodi di qualunque femmina degna di questo nome; noi siamo indietro di un bel po’ di scopate, rispetto a loro; tu stamattina mi fai tutto quello che è umanamente possibile ad un maschio; solo quando mi avrai distrutta, ti lascerò andare via; sono eccitata come non puoi immaginare.”

Accompagnò le parole coi fatti, sfilò il boxer e si accovacciò per portare la bocca all’altezza del cazzo; lo manipolò, lo accarezzò, lo soppesò, lo stimolò, dai coglioni alla punta, a due mani; gli praticò una sega enorme che lo portò quasi sull’orlo dell’orgasmo; lui la fermò, la prese per la mano e la guidò verso il letto disfatto, la spinse con la schiena sulle lenzuola e si abbassò a baciarle il ventre; Nicoletta gemeva sensualmente e gli accarezzava la testa, guidandola.

Giorgio si dedicò al più lungo, appassionato e godurioso cunnilinguo di cui era capace; faceva scivolare la lingua dal monte di venere al coccige passando per figa e culo che solleticava abilmente scatenando piccoli orgasmi; con le mani, afferrava il clitoride e lo stimolava strofinando fino all’orgasmo; infilò due dita in figa alla ricerca di un punto sensibile; passò le stesse dita sull’ano e spinse, entrando senza problemi, favorito anche dagli umori che la donna aveva scaricato in quei primi orgasmi.

La fece arretrare col corpo finché fu tutta sul letto e la invitò a girarsi carponi, fino ad avere davanti agli occhi il culo perfettamente disegnato; separò le natiche piene e delicate e affondò il viso nello spacco, alla ricerca dell’ano e della figa; la lingua insistette con forza sui due fori e lei si sentì portata in paradiso; si coprì la bocca con una mano per soffocare gli urli che la leccata le strappava dal profondo del cuore.

“Ti prego, dammelo, adesso; voglio sentirlo fino in fondo … “

Le montò addosso, si inginocchiò fra le cosce e le infilò il cazzo in figa; lei lo ricevette con amore e devozione, godendo ad ogni piccolo avanzamento della mazza nel canale vaginale fino a che la punta sbatté contro l’utero; lui avviò una cavalcata intensa; per qualche secondo picchiava duro col cazzo che riempiva violentemente la figa; poi si fermava e lo lasciava scivolare dolcemente avanti e indietro; il gioco durò un tempo lunghissimo, perché piaceva ad entrambi.

Quando lei lo implorò di sostare perché aveva sborrato troppo, lui si stese a fianco e cominciò a leccarla dolcemente, su tutto il viso prima, poi sul seno e andò a prendere in bocca i capezzoli, uno per volta; lei si sentiva sciogliere dal piacere che le scorreva in tutto il corpo e si scaricava in liquide dolcezze attraverso la figa fin sul lenzuolo che ormai presentava una larga chiazza fra le cosce di lei; quando si abbassò sull’ombelico e si avviò verso la figa, lo fermò perché doveva sostare.

La fece girare, la sollevò prona sulle ginocchia e le andò dietro; lei gli chiese se voleva il gel; lui rispose di no, per il momento; la penetrò in figa, in un colpo solo che lei avvertì con un grido soffocato all’ultimo momento; poi cominciò la cavalcata e Nicoletta sentiva il cazzo spostare tutto il pacco intestinale, perfino lo stomaco, quando lui le spingeva il cazzo contro l’utero; il piacere era infinito, gli orgasmi si susseguivano senza tregua e si sentì quasi spossata, ad un certo punto.

Ma non demordeva; approfittando di una piccola sosta, andò in bagno e tornò con la boccetta del lubrificante; sapeva che Anna aveva sempre negato il culo a suo marito e lei invece adorava essere inculata; gli fece capire che lo desiderava; sistemò tutti i cuscini sotto le reni, si stese supina e alzò al cielo le gambe, segno chiarissimo che lo voleva nel culo ma che lo facesse guardandosi negli occhi; Giorgio non si fece pregare.

Prese la boccettina, premette un poco di gel sulle dita e le passò nel retto, poi allargò l’unzione all’ano e al perineo; un altro piccolo quantitativo servì a lubrificare interamente il cazzo; appoggiò la cappella all’ano, le suggerì di respirare profondamente e di spingere come per andare di corpo; Nicoletta aveva spesso scopato col culo e conosceva il meccanismo; ma la stazza della mazza che entrava la costrinse ad imporgli una piccola sosta per adattare lo sfintere al cazzo.

Poi cominciò una cavalcata stupenda nella quale ambedue misero tutta la passione, forse l’amore, che provavano in quel momento; in quella inculata riconobbero che c’era tra loro la chimica per stare insieme e scopare con tanto amore; lei si sentiva penetrare fino in fondo ma al tempo stesso avvertiva di imprigionare lui, il suo sesso e la sua passione; Giorgio si rendeva conto che veramente quella donna gli stava dando più amore di quanto lui ne chiedesse; e la ricambiò.

La cavalcò molto a lungo, sfilando più volte il cazzo fuori dal buco e facendolo ripiombare con forza fino a far sbattere i coglioni contro il coccige; cercò tutti i momenti di lussuria e di godimento per entrambi, quando si fermava riempiendole il ventre con la mazza e titillando col movimento del bacino; oppure quando faceva andare avanti e indietro il cazzo a stimolare tessuti nuovi; avvertirono con chiarezza, entrambi, che era la più bella inculata mai fatta.

Passarono le ore della mattinata, fin oltre mezzogiorno, a scopare in tutte le posizioni, in ogni modo, in tutti i buchi praticabili; Nicoletta non si sentiva mai abbastanza stanca da rifiutare il cazzo nella figa per l’ennesima volta oppure per un nuovo pompino, soffocandosi fino al vomito col cazzo che affondava in gola; gli chiese più volte di metterlo nel culo e di cavalcarla finché il cazzo non si muoveva liberamente nel canale dilatato al punto giusto; si accarezzarono, si leccarono, si baciarono, si amarono.

Nicoletta dovette mettere fine alla sessione amorosa, perché doveva riassettare la camera diventata un campo di battaglia e prepararsi al ritorno del compagno rompiballe; Giorgio dovette rientrare, poco dopo le dodici, per le attività di chiusura che erano di sua competenza; ma sapevano che era stato solo l’avvio di qualcosa che volevano far durare, all’infinito se possibile; si sentivano davvero appagati e rimpiansero di non averci pensato prima, ad incontrarsi.

Rientrando alla sua scrivania, Giorgio fece il percorso davanti a quella del collega; davanti alla sua postazione, si accarezzò soddisfatto, con entrambe le mani, il pacco dell’inguine, quasi a comunicargli la grande soddisfazione per la bellissima scopata; notò il sorriso ironico di lui che era al telefono, presumibilmente con Anna; fece ciao ciao con la mania, per accentuare il senso dell’ironia; ma l’altro non capì.

Cominciò per loro il doppio regime; il lunedì era Giorgio a saltare il lavoro, perché andava a fare l’amore per tutta la mattinata con Nicoletta; ogni volta ritornava con l’aria stanca e soddisfatta di chi ha compiuto il suo dovere, ma lui aveva solo scopato con grande gioia; Nicoletta aveva deciso che voleva il figlio; non si proteggeva perché con il suo partner non correva rischi e dall’uomo che adesso sapeva di amare era determinata a farsi ingravidare.

Claudio saltava il mercoledì mattina, in coincidenza col turno di libertà di Anna; anche lui tornava solo a mezzogiorno; aveva l’aria stanca e sbandierava la soddisfazione quasi offensiva di chi ha colpito alle spalle l’amico; di solito, tornato a casa, cercava la moglie con l’intento di scopare e veniva elegantemente dissuaso; Giorgio invece si rifugiava nello studiolo e non apriva neppure la porta della camera prevedendo lo scenario che avrebbe trovato.

Anna era terribilmente incazzata, perché avrebbe voluto sbattere in faccia a suo marito che lo tradiva, perché lui non aveva né voluto né saputo comprendere le sue esigenze di non sciupare la sua bellezza in una maternità vista come il diavolo; ma era ancora più furiosa perché puntualmente, la domenica, lui andava, con qualunque tempo, a pranzo dai suoceri; ma soprattutto perché lui avrebbe trascorso il pomeriggio con sua sorella che, ancora una volta, la surclassava prendendosi quello che voleva.

Non poteva né sapere né immaginare che, in sua assenza, suo marito si godeva scopate straordinarie con Agnese seduta sulla sua faccia a farsi leccare la figa fino in fondo ed Emilia seduta sul suo cazzo impalata fino a farsi davvero male; le scopate più belle se le faceva proprio in quelle domeniche pomeriggio in cui la moglie si inventava di tutto per non guardare in faccia i suoi familiari e gli lasciava campo per affrontare con passione due femmine calde con la benedizione del suocero impotente.

Il mercoledì pomeriggio come avevano concordato, Agnese e Giorgio si dedicavano alla loro ginnastica preferita, quella esercitata a letto con scopate epiche, nelle quali lei portava oltre alla passione ed all’amore di sempre per il genero anche una certa esperienza maturata negli anni; perfidamente, lui parlò, con molta lealtà, della sua situazione anche a Nicoletta, che non se ne imbarazzò, anzi chiese ed ottenne di conoscere le altre due donne dell’harem di Giorgio.

Paradossalmente, anche per le vacanze, per desiderio di Anna, si organizzarono per andare insieme, nella stessa località e nello stesso albergo, nella settimana che la banca rimase chiusa; alla fine, lo scambio di mogli fu perfino semplice e capitava molto spesso che scopassero con la moglie dell’amico mentre l’altro scopava con la propria; poteva essere il bengodi, ma Anna pretendeva di tenere nascosta la relazione; Agnese ed Emilia furono compensate con lunghe scopate, alla fine della vacanza.

La vicenda andò avanti per qualche mese; tutti alla fine sembravano soddisfatti; il ‘masso’ piombò di colpo sul tavolo di un aperitivo del sabato; lo lanciò Nicoletta.

“Sono incinta al quinto mese!”

Per un attimo, il gelo calò su tutti e quattro, ciascuno alle prese coi personali interrogativi.

“Sei stata all’ospedale’”

Chiese Claudio.

“E perché?”

“Per l’inseminazione assistita … “

“Sei pazzo? Ho avuto il figlio da un maschio meraviglioso che amo; avevo detto che l’avrei avuto per inseminazione naturale; se vuoi quella assistita, vacci tu … e non ti dico altro!”

“Mi dici chi è il padre naturale’”

“Lo saprai se e quando riconoscerà suo figlio … “

Giorgio capì che doveva dire la frase giusta.

“Chi sarebbe così pazzo da nascondere la paternità al figlio di una madre così bella?”

La più sconvolta era, come sempre, Anna.

“Non si vede niente; la pancia non ti è cresciuta?”

“Sì; è cresciuta; il bambino è bello grosso, maschio, vivace e in ottima forma; le ecografie lo dimostrano.”

“Ma poi il tuo fisico si rilasserà e avrai un decadimento … “

“Già; peccato che tua madre che ha partorito te ed Emilia sia assai più tonica di te, passionale, innamorata e capace di dare e prendere tanto amore quanto tu non ne avrai mai, con le tue fisime sulla linea!”

Sapeva di essere stato cattivo, suo marito; ma a quel punto era al capolinea e lo sapeva.

“Sai sempre essere sgarbato al massimo; perché non ti sei proposto tu, come padre di suo figlio?”

Claudio aveva un’altra visione del problema.

“A questo punto, dobbiamo rivedere la nostra unione; se non mi dici chi è il padre, io ti lascio.”

“Lurido verme, se ti porto in tribunale vai anche in galera forse, per pedofilia; ho ancora le testimonianze di quel che hai combinato con quella minorenne … Non tremare, verme; sono io che me ne vado, da questo momento non sto più con te; me ne vado per la mia strada.”

“Te ne vai col tuo amore, mia cara. Anna, stasera non torni a casa con me; mi separo di fatto, in attesa della sentenza legale; torno a casa con la madre di mio figlio; mi assumo la paternità del bambino e la promessa di sposarla appena avrò divorziato da te … oh, scusami, Nicoletta, ho espresso anche il tuo pensiero o sono andato troppo oltre?”

“Giorgio, ho già la valigia pronta; se sei d’accordo, da questa sera prendo il posto di tua moglie; lei, se vuole, può prendere il mio, visto che al cazzo di Claudio ci ha fatto l’abitudine!”

“Tu sapevi?”

“Lui sapeva ed ha informato me; non sei stata capace di vedere al di là del tuo naso; ho conosciuto tua madre e tua sorella, donne meravigliose, calde, appassionate; ho incontrato tuo padre, un uomo di grande senno e qualità umana; perdonami, se lo dico ad una collega ed amica, ma non hai nessuna delle loro qualità.”

“E tu quale qualità avresti? Quella di farti fecondare dal marito di un’altra?”

“Nicoletta, ti prego di non scendere al suo livello; tu non hai mai tradito alle spalle il tuo partner, non l’hai mai chiamato e fatto chiamare cornuto dal tuo amante, cose che la signora ha regolarmente fatto. Esimia professoressa Anna, ha capito che lei da stasera a casa mia non ci potrà mai più mettere piede? Le consiglierei serenamente di trovarsi un alloggio, dal suo amante se la accetta, dai suoi genitori se la prendono o dove diavolo crede di poterlo fare.”

“Io abito una casa e vado là … “

“Quella casa è di mia unica proprietà; tu hai imposto il regime dei beni separati; su quella casa non hai nessun diritto; adesso ti cerchi un alloggio. Chiaro o devo far intervenire la forza pubblica per dire che non ti voglio più né come moglie né come amica né come conoscente?”

“Mi disprezzi fino a questo punto? Claudio ha già detto che se si rompe l’equilibrio lui non mi vuole più; i miei genitori lo sai bene che mi vedono come il fumo negli occhi dopo che mi sono comportata malissimo; dove vuoi che vada? Sotto i ponti? Alla Caritas? Non puoi aspettare che trovi una qualche soluzione?”

“Per quanti anni la cercherai senza trovarla?”

“Non ci dovrebbe voler molto a trovare un miniappartamento … “

“Anna, da amica e da collega; hai presenti i supplenti che arrivano? Come ti risulta che fanno?”

“E’ vero; ci sono problemi; ma voi potete tenermi ospite nella casa che è stata mia per tanti anni … “

“Per la casa è vero, ma dalla mia vita, dal nostro matrimonio, quando sei fuggita? Dopo le nozze o una settimana più tardi?”

“Sono scappata, ma solo dal tuo sesso … “

“Poi hai trovato quello che ti piaceva e ti sei scatenata!!!!!”

“Non vuoi proprio cercare di capire il mio punto di vista? Volevo scopare con te, ma non volevo assumere la pillola che fa ingrassare e non mi andava di farlo col preservativo; con Claudio questi problemi non li avevo … “

“Ma prenderlo in bocca, per esempio con lui l’hai fatto e con me nisba!”

“Cosa vuoi che faccia? Devo mettermi a piangere e ad implorare perché ho sbagliato? Devo coprirmi la testa di cenere perché ti ho trattato da cornuto? Mi pare che su un certo terreno siamo pari … “

“Tutto quello che pare a te deve essere giusto. È così? Quello che pensano gli altri, quello che gli altri soffrono per colpa tua non ti interessa, non esiste; l’unica cosa che conta è la tua linea. Ma vaffanculo, per favore; e neanche quello puoi perché il tuo culo, come tutto quello che ti riguarda, per te è sacro e inviolabile, salvo darlo a chi ti pare, poi.”

“Okay; è finita; è chiaro; mi concedi un po’ di tempo?”

“No, rivolgiti a tuo padre, è l’unico che può salvarti dal crollo totale.”

“Non posso; proprio oggi, per telefono gli ho dato del cornuto … “

“Complimenti, gioco partita e incontro, si dice a tennis.

Aveva preso il telefonino e stava chiamando Agnese.

“Ciao, stronzo, hai detto alla troia di noi?”

“No, non ne dovrebbe sapere niente.”

“Ha dato del cornuto a suo padre che sta male.”

“Sentimi, signora cretinetti, perché hai offeso tuo padre al punto da farlo star male?”

“Papà sta male? Per colpa mia? … Dio mio, non volevo, ho detto così, per dire un’offesa qualsiasi … “

“Agnese, hai sentito? E’ assai più cretina di quanto sospettiamo; non so come abbia fatto a laurearsi e come faccia ad insegnare una cretina così conclamata! Senti, io la sbatto fuori da casa mia e ci porto Nicoletta che amo e che aspetta da me un figlio; puoi indurla a ricucire col padre e tenerla lì finché trova un alloggio ed una dimensione suoi?”

“Nicola sta male, assai male; se viene a chiedere sinceramente perdono, forse lo aiuta anche; ma deve essere sincera; sai quale sensibilità abbia il mio uomo per queste cose … “

“Se devo dirti la mia, non credo che si renda neppure conto che ha distrutto un amore, un matrimonio, anni di vita comune ma anche una famiglia, grandi affetti, una madre e una sorella meravigliose, un padre che stravede per lei. Ho la sensazione che in lei non funzioni qualcosa, visto che a qualche filo di grasso presunto sacrifica la vita di tutti. Non ti giuro che è sincera; se non l’accettate voi, la spedisco alla polizia e la sistemano in una casa di ricovero per indigenti.”

“Accompagnala qui, per favore; la farò visitare da uno specialista; forse è un po’ matta.”

Anna era sul punto di un crollo pericoloso; si rivolse a Nicoletta con occhi colmi di lacrime e invocava aiuto.

“Nico, per favore, sii ancora per qualche minuto mia amica; non ho nessuno a cui rivolgermi se non alla mia vittima; non sono pazza; ho sbagliato tutto ma non credevo di offenderti; tu mi avevi parlato di libertà di costumi, la sterilità di Claudio mi sembrava opportuna per il desiderio di sesso; ho seguito una logica di presunto buonsenso; non mi rendevo conto di umiliare mio marito; aiutami; tenetemi con voi per un po’ di tempo; non appena farò chiarezza, sparirò dalla vostra vita.

“Anna, non è della mia casa che parli ma di quella di tuo marito, tu continui ad essere arrogante contro di lui che si è mosso sempre senza aggressioni, senza tradimenti; tu sei stata sleale, parziale, prevenuta; ora sembra che ti rivolga a me ignorando che è lui la tua vittima; dove vuoi arrivare? Ad escluderci da ogni capacità di pensiero e di azione? Mi sono fatta ingravidare da lui perché lo amo; al contrario di te, gli ho dato tutto e gli consentirò tutto, perché siamo leali e ci amiamo.”

“Ma io mi vergogno! Perché non lo vuoi capire? Non è orgoglio, è vergogna, è stata sempre quella la molla; la timidezza fraintesa come arroganza mi ha fatto diventare anche troppo arrogante; non ho il coraggio di parlare a Giorgio e spero che tu possa intercedere per me; lo dicevo a lui, non a te; ma non riesco più a guardarlo in faccia; per pietà, aiutami.”

“No, Anna; questo stesso problema lo hai con tuo padre e con i tuoi; hai detto cose terribili; per vergogna le copri con altre ancora più terribili; hai torto marcio e cerchi di dimostrare che la colpa è degli altri. Solo un consiglio; vai dai tuoi, cerca di ricucire con loro; tua madre ha indicato la medicina; sincerità; se vai per essere sincera, risolverai; se continui a recitare, finirai male.”

“Giorgio, per favore, mi puoi accompagnare a casa?”

“Si, mi fa piacere per vedere come sta tuo padre.”

Non parlarono lungo il tragitto; Agnese li accolse con un viso rabbuiato; abbracciò sua figlia e la accarezzò come se la rimproverasse; poi, rivolta al genero.

“Nicola vuole parlarti, anche con noi.”

Andarono nella camera da letto, dove il suocero era sdraiato sui cuscini; la moglie si stese al suo fianco sul letto; fece segno ai coniugi di sedersi sulle poltrone ai piedi del letto, ma vicini.

“Giorgio, mia moglie dice che sei venuto a riportare Anna perché hai deciso di prendere con te un’altra donna e che intendi divorziare. A me dispiace molto, per te e per Anna, che come sai amo follemente e non vorrei vedere ripudiata in questo modo; so che ha commesso errori gravissimi; ma alle persone che si amano si perdona qualunque cosa; non credo sia necessario che te lo spieghi; l’atteggiamento di condanna non ti si confà, ma mi sembri spietato con lei.

Innanzitutto, mi dispiace molto per te anche per altri motivi, per i quali sono dolente; se rimandi a casa Anna, non parteciperai più ai nostri pranzi rituali, inevitabilmente; quindi mi dispiace anche per Agnese, che aveva trovato con te un nuovo equilibrio, e per Emilia, che ti ama e che aveva rimediato con te ad una sua difficile situazione; se Anna torna singola a casa sua, tu non avrai più motivo per frequentarci.

Neanche questo rigore mi pare razionale; dipende da quello che vuoi fare con Anna; ha sbagliato, non ci sono dubbi; ma sei colpevole dei suoi errori anche tu, figlio mio, lascia che ti chiami ancora così; qualunque ragazzo, prima di sverginare una ragazza, le insegna a fare le seghe, a fare i pompini, le apre il culo prima di sverginarla; voi non avete fatto niente di tutto questo, e la colpa è stata anche tua; siete arrivati al matrimonio senza un’educazione sessuale.

Se tu avessi seguito il percorso naturale, Anna non si sarebbe trovata sbalordita di fronte al sapore dello sperma in bocca e non si sarebbe spaventata al primo pompino; se le avessi fatto il culo, prima di sverginarla, nell’enfasi dell’amore giovanile le potevi spaccare sfintere ed emorroidi; avrebbe accettato con gioia, con amore; ci hai provato che già avevate sedimentato un rapporto matrimoniale; al primo doloretto è stata presa dal panico.

Voglio dire che di certi traumi, decisamente infantili, sei colpevole anche tu; io non potevo spiegarle che doveva imparare ad usare i preservativi; se li ha visti come una cosa strana, è un trauma che avete voluto insieme; se si fosse abituata al preservativo, anche la polemica sulla pillola sarebbe diventata meno grave; quella prevenzione spettava a te insegnarla; non sono d’accordo sulla sua maniacalità per la linea del corpo, ma nessuno le ha illustrato la gioia della maternità.

Tu hai deciso di rimandarmi come un oggetto inutile una persona che non è più la ragazzina ingenua ma una donna deformata da cattiva educazione e cresciuta nella tigna e nei capricci; io mi riprendo con tutto il cuore una figlia che amo; ma tu perdi la mia stima, perché non hai saputo, o voluto, parlare per correggerla; l’hai favorita nei capricci e istigata nella tigna; se non l’ami più, lasciala e vai per la tua strada, senza di noi; se ritieni di poterle parlare e recuperare il tempo perduto, a me sta bene.

Quindi, prima di varcare l’uscio di questa casa, cerca di valutare se vuoi chiuderti dietro le spalle la porta di una vita in cui qualche errore è dipeso anche da te o se ritieni di poter salvare qualche equilibrio che resta; ti ho parlato da padre, di Anna per necessità naturale, ma anche tuo, per affetto antico; ti ho parlato anche da marito di Agnese che ha per te un amore vero e da padre di Emilia che attraverserebbe l‘inferno per te; fammi la cortesia di decidere, prima di fare qualsiasi gesto. E’ tutto chiaro?”

“Sì; davvero tutto è molto più limpido; ho le mie colpe e, se è possibile, vorrei rimediare.”

“Ragazza mia, ne hai combinato di tutti i colori, sempre; stavolta ti sei superata; siamo riusciti a non farti morire di anoressia, ma non ti è bastato; hai ucciso il matrimonio e, soprattutto, l’amore, per questa tigna ridicola; te ne accorgerai tra qualche anno, neanche tanti, quando la tua guerra con lo specchio sarà perduta e ti troverai inguardabile a te stessa perché non hai vissuto in armonia col tuo corpo; vedo le colpe di Giorgio ma vedo soprattutto le tue, che non hai mai chiesto a nessuno cosa fare di fronte a un maschio che ti amava e ti desiderava come ha fatto sempre tuo marito.

E’ il momento di crescere, anche in quelle cose che sarebbero scontate, ma che tu ignori perché non le hai saputo vivere; prova a chiedere consiglio, aiuto, amicizia; lascia stare la tigna; dare del cornuto è una coltellata facile che può uccidere, specialmente se viene data a tradimento, come hai fatto con Giorgio, come hai fatto con me; fare le corna non è facile ma è sempre distruttivo, per tutto.

Adesso ci aggiungi l’ostinazione, la tigna, la presunzione, l’arroganza; e fai una strage; stai uccidendo un’illusione di tua madre, che è anche mia; una speranza di tua sorella che coltiviamo con lei; l’amore di un marito che ti adorava; tre famiglie, la tua di origine, quella del tuo matrimonio e questa della nuova compagna e del figlio che nascerà.

Professoressa, sei in grado di porre un argine alla frana che hai causato? Te la senti di provarci? Vuoi tornare a ragionare da essere umano o continui a fare la bambolina da vetrina, senz’anima, senza emozioni, senza vita? Ti nascondi tra i tuoi giocattoli coi capricci dell’infanzia o affronti la vita coi suoi dolori, con le rinunce, ma anche con le soddisfazioni e le gioie? La tua camera è lì, è sempre tua; ma da un’altra parte c’è una casa, una camera che doveva essere la tua vita adulta; scegli tu; io accetto senza problemi ogni tua decisione e ti voglio un bene dell’anima, qualunque sia quella che prenderai.”

Anna stava piangendo e non si fermava, si precipitò su suo padre e lo abbracciò singhiozzando; lui le accarezzò i capelli e le baciò la testa; Agnese si allungò a carezzare sua figlia ed intanto guardava ansiosa suo genero; Giorgio accarezzò in vita sua moglie, la prese per le spalle e le chiese.

“Anna, resti qui o vieni con me a riprovarci ancora nel cumulo di difficoltà che ci siamo creati?”

“Te la senti di aiutarmi? … Io voglio provarci, con te … e con Nicoletta … non è un problema per me.”

“Nicola, che posso dirti? Grazie per la lezione; sei sempre un faro per me; cerca di tirarti su; se le cose vanno a posto, ci vediamo per il pranzo rituale; se no, auguri a tutti; Agnese, la lavata di capo non ha annacquato l’amore che avrò per te sempre, in qualunque caso. Ciao.”

“Ciao, ragazzo mio; vi aspetto e spero di rivedervi insieme e presto.”

Il ritorno a casa risultò impacciato per tutti e due; non sapevano che dirsi, dopo lo svelamento delle colpe che il padre di lei aveva operato con un’analisi quasi scientifica e chirurgica degli errori e delle colpe; fu Anna a rompere il ghiaccio, quasi avesse all’improvviso preso coscienza delle sue urgenze e del futuro grigio che avevano davanti.

“Giorgio, qualunque cosa sia successa e quali che siano gli sviluppi della situazione, voglio che tu sappia che ti amo come ti ho sempre amato, anche mentre commettevo errori grandi come montagne che mi sono precipitate addosso e sembrava che fossi cinica e feroce con te; è stato un misto di vergogna, di paura e di pentimento che mi ha fatto dire e fare cose di cui mi pento profondamente; non pensare che la mia passione per te sia scemata; dentro di me, sono ancora e sempre la moglie che ti ama con tutta se stessa.

Non so se dovrò rinunciare a te, adesso che hai un’altra donna che ami e che aspetta un tuo figlio; sappi che amo anche loro come cosa tua, così come amo ancora di più mia madre e mia sorella perché hanno il tuo amore e ti danno quello che io non ti ho saputo dare in tutti questi anni.”

“Anna, non è in discussione l’amore; ormai sono un poligamo di fatto, con quattro donne che amo e che mi amano, ciascuna nei suoi limiti e con le sue caratteristiche; siamo in un casino nero ma in qualche modo ne usciremo, credimi; ci serve solo calma e buona volontà; so che ce la faremo; adesso, sbrighiamoci perché non so come si possa essere trovata Nicoletta da sola a casa nostra … “

“Fossi in te, non mi preoccuperei; io forse la conosco un po’ meglio; non si perde mai d’animo; io mi sarei fermata incerta e imbarazzata di fronte alla novità; lei, sta pure certo che si è adattata e ha reso suo l’ambiente; è assai più forte di quel che immagini.”

“Anche tu, in certe situazioni, sei assai più forte di quel che mi aspetterei; è in altre, più intime, che non riesco a capirti.”

“Forse perché ti preoccupi più delle analisi e delle soluzioni, spesso anche della ricerca delle colpe, più che della comprensione dei miei perché; mio padre ha visto giusto; sto pagando traumi per avere saltato tanti passaggi, se trovo qualcuno che mi guida e mi insegna, sono certa di uscire dal cul de sac in cui mi sono infilata … “

Erano arrivati ed effettivamente Nicoletta era già padrona dell’appartamento di cui aveva visto talvolta solo la camera dove scopavano; quasi sapesse che sarebbero tornati insieme, aveva preparato una cena per tre ed aveva sistemato le sue cose utilizzando razionalmente gli spazi; non sembrava avere voglia di parlare ancora e invitò Anna ad aiutarla ad apparecchiare; si muovevano come se da sempre avessero fatto le cose in armonia; c’era più intesa che tra la moglie e sua sorella.

Sistemò alcune cose nello studiolo e andò a cena; parlarono di tutto, anche del sesso degli angeli, ma non toccarono il tasto del ‘che fare’, come se il problema non li riguardasse o addirittura non esistesse; dopo cena, andarono in bagno, uno per volta disciplinatamente, e si prepararono per la notte; Anna andò allo studiolo e sistemò il lettino d’emergenza; Claudio e Nicoletta occuparono il letto in camera; si erano appena accostati e ci stavano baciando, quando Anna entrò e salì direttamente sul letto.

“Giorgio, Emilia mi ha detto che hai scopato con lei e con mamma insieme nel letto grande; ce la fai a farlo anche con me e con lei, sempre che tu voglia, Nico?”

“Certo che voglio; io amo tuo marito, ma amo anche te e ti voglio senz’altro nel letto con me; al massimo ti insegnerò qualcosa sull’amore saffico e ti farò scoprire un’altra faccia della tua sessualità!”

“Davvero lo faresti? E se ti chiedessi di ‘svezzarmi’ da capo? Pare che mi siano mancati i preliminari e questo abbia generato traumi non superati.”

“Cavolo! Ora è chiaro; tu hai paura di cose che da ragazzina non hai fatto; ci aggiungi la fisima della linea del tuo corpo e hai fatto stupidaggini a non finire; non ti preoccupare, ti sono troppo amica per lasciarti sola in un momento così; poi mi piace l’idea di sverginarti dovunque.”

“Amore, non ti turba che le tue due donne decidano per te?”

“Che cavolo stai a chiedere? Lui ha un harem con quattro donne eccezionali; è peggio di un pascià; può solo trattarle con tutto l’amore di cui è enormemente capace; ma deve lasciarsi amare e coccolare; non può stare a giudicare e certamente tu non devi chiedergli il permesso, se intendi fargli conoscere le uri del suo paradiso. Vieni qui, piccolo amore mio … ”

Prima ancora che potesse muoversi, le aveva sfilato la camicia da notte ed aveva rivelato il corpo nudo, elegantissimo, senza un filo di grasso, con il seno compatto, non grande ma eccitante specialmente per le aureole delicate che si stagliavano al centro come disegnate coi pastelli e i capezzoli piccoli, più bruni, che aspettavano di essere succhiati; la figa completamente rasata sembrava quella di una bambina e il clitoride appena si intravedeva tra le labbra piccole aggruppate a bocciolo.

Se la tirò addosso e l’accolse in un bacio sensuale; Anna quasi d’istinto reagì tirando indietro la testa, poi fu lei ad accostarsi di più, ad aprire le labbra e a farsi penetrare dalla lingua sottile e guizzante dell’amica; Giorgio, abituato a vedersi nel letto due donne che lo amavano e si amavano, ma quasi sfiorandosi solo per caso, rimase turbato dalla scena delle amiche lanciate in un rapporto saffico autentico e ormai quasi completo.

Seguiva le movenze dei seni contrapposti che si titillavano a vicenda e si eccitava, ammirava i ventri che vibravano strusciandosi lussuriosamente e le cosce che si contrastavano, ciascuna cercando di aprire quelle dell’altra per arrivare alla figa; vide con languore le mani che sfioravano schiene e lombi fino ad accarezzare golosamente le natiche asciutte di Anna, mentre lei forse stringeva quelle dell’amica nascoste alla vista dalla posizione supina sotto di lei.

“Si fa anche questo tra donne?”

La domanda di sua moglie sembrò quella di una bambina curiosa e, per la prima volta diede il senso del candore che aveva scatenato l’inferno; non rispose, si limitò a tirarla per un fianco fino a che le rovesciò e Nicoletta finì sopra l’amica esponendo alla vista il culo meraviglioso; si accostò alle spalle e, mentre le guardava ammirato che si baciavano, accostò il cazzo alla figa, da dietro, e la penetrò; avvertì che sua moglie reagiva come fosse lei a ricevere la mazza; Nicoletta finalmente rispose.

“Dolcissima Anna, si fa questo e molto altro; dal tono della tua domanda si capisce che non sai niente di sesso, anche se ti sei comportata da adultera e troia; forse sarà bene che tu prenda qualche lezione, soprattutto di piacere e di godimento, perché propria quell’ignoranza ti condiziona; guarda con quanta gioia Giorgio mi prende e mi fa godere con lui!”

Quasi obbedendo ad un ordine implicito, lui prese a montarla da dietro, infilò una mano tra le cosce ed artigliò la figa di sua moglie, sotto quella di Nicoletta; accompagnò le spinte di penetrazione con movimenti forti sul clitoride dell’altra e sentì l’orgasmo che cresceva incontrollato; si abbassò a baciare la donna sul collo, all’attacco della spina dorsale, e lungo le vertebre; lei reagì come fosse attraversata da scosse elettriche; Anna, istintivamente, prese tra le mani il viso del marito.

Nicoletta obbligò Giorgio a stare fermo nella sua vagina ed accarezzò con libidine i fianchi della donna sotto di lei, soffermandosi sui seni e sui lombi; anche Anna sentì le scosse attraversarle il corpo; Giorgio si ritirò dalla scopata e lasciò che Nicoletta si staccasse da Anna, per tornare poi a montarle addosso, ma con la testa fra le cosce, offrendo alla bocca dell’altra il cazzo grondante; poi si spostò in testa alla moglie e rientrò in figa, da dietro, col cazzo che la moglie lambiva stupita.

Le due si succhiavano golosamente e rumorosamente i clitoridi; lui prese la testa di Nicoletta e le impose uno stop, mentre Anna succhiava la figa; poi fu l’amica a fermare con le cosce il risucchio di Anna e si dedicò lei al clitoride, strappandole urla disumane di godimento; si fermarono insieme e Giorgio montò la sua amante con tutta l’irruenza che la situazione gli dettava; sua moglie assisteva estasiata e, ogni tanto, leccava l’asta che entrava e usciva dalla figa che lei stava leccando.

Quando sentì che l’orgasmo era irresistibile, avvertì Nicoletta che con un gesto improvviso sfilò il sesso e lo poggiò sulla bocca dell’amica; lo sperma sprizzò violento nella bocca di sua moglie che non poté sottrarsi per la presa delle cosce dell’altra; mentre l’orgasmo si scaricava nella sua bocca, lei scoprì di avere esplosioni di goduria ad ogni spruzzo che entrava in gola.

“L’hai bevuto tutto? … Ti è piaciuto? … Ecco, ora sai che, se stai già godendo, concludere in bocca un pompino è solo un momento di entusiasmo lussurioso!”

“Mi stai portando per mano all’asilo?”

“Sì; e adesso ti insegneremo la gioia di una bella inculata. Amore, vuoi?”

“Voglio tutto quello che volete voi, senza remore, senza limiti; preferisci che ti prenda da dietro o vis a vis?”

“Stavolta, è meglio da dietro; racconta a lei tutto quello che fai, momento per momento; io le racconto le mie sensazioni … “

“E io?”

“Guardi, impari e ti masturbi fino a godere con noi, nello stesso momento.”

Si era sistemata carponi sul letto e Giorgio si era collocato dietro di lei; le accarezzava le natiche con movimento avvolgente che culminava nello spacco; gli indici si soffermavano sul buchino e lo dilatavano verso l’esterno; si chinò dietro di lei e affondò il viso nello spacco; Anna, in ginocchio accanto a lui, osservava stupita e curiosa; quando lui passò la lingua sulle pieghe brune, lei passò la lingua sulle labbra, vogliosa; aguzzò lo sguardo e vide la lingua penetrare nel buchetto che cedeva.

Suo marito interruppe l’operazione e si voltò a invitarla, con lo sguardo, a continuare lei; si abbassò timidamente sul culo dell’amica e infilò timorosamente la punta della lingua; improvvisamente, Nicoletta gemette ed esclamò.

“Anna, amore mio, sei tu che stai preparandomi all’inculata? … si … continua amica mia … come sei dolce … affonda, ti prego, non farti scrupoli, allarga il buco con le dita … hai visto che diametro ha la mazza di Giorgio … aprimi al massimo … infila un dito … ecco … fallo ruotare … bagnalo un po’ in bocca … ti piacerà … ora mettine due e ruotali.”

Lei era sconvolta dalla novità, ma ci trovava un gusto straordinario e sentiva di colare; infilò le dita, come richiesto, e le fece ruotare; sentendo che lo sfintere cedeva, portò un terzo dito e i gemiti dell’amica le dissero che godeva; ruotava e spingeva; suo marito la spostò e proseguì con la lingua che entrava per un tratto; lo spinse via e cominciò a leccare lei, spingendo la lingua fin dove poteva; sentiva il piacere inondarla.

Giorgio si allontanò, andò in bagno e tornò con una boccettina che le consegnò; a gesti, la invitò a raccogliere il gel su un dito, poi ad inserirlo nel culo; lo fece, spingendo il dito come un piccolo cazzo, avanti e indietro; capì che aveva sbagliato tutto, che non aveva preparato il suo culo e la sua prima esperienza non solo era fallita ma l’aveva condizionata per tutto quello che era derivato da un’esperienza non corretta; infilò tre dita e sentì che non solo scivolavano bene ma che davano piacere.

Suo marito le fece cenno di ungere il cazzo; lei si spremette il gel sulla destra, afferrò la mazza ed avviò, per la prima volta, una spontanea masturbazione, passando il gel su tutto il batacchio di cui avvertiva lo spessore e la lunghezza; non si sarebbe fermata prima di farlo esplodere; ma Nicoletta stava aspettando di sentire la mazza nel culo; esitando, appoggiò la cappella al buco, prese l’asta a mano piena e la spinse nel retto.

Sentiva l’amica gemere di piacere evidente mentre le pieghette si aprivano facendo apparire il rosa dell’interno e la mazza entrava, millimetro per millimetro.

“Giorgio, perché sei così lento? E’ meraviglioso ma mi mette ansia!”

“Amore, è Anna che sta facendo tutto, ha lubrificato ed ora spinge il cazzo nel culo; è lei che gode a penetrarti lentamente; forse sta godendo con te.”

“Tesoro, amica carissima, è vero che mi stai inculando con il cazzo di tuo marito?”

“Si, Nico; e mi sto masturbando, sto godendo con te e con il rimpianto dei miei errori.”

“Quelli, mandali affanculo; godi soltanto; non sai quanto piacere; tra poco, quando si stringerà il canale, allo sfintere, mi farò un po’ male; tu non farci caso e riempimi; dopo sarà solo piacere, per me ed anche per te, forse.”

“Scusa, Nicoletta, vuoi che prenda una zucchina e la usi al posto del cazzo? Mi pare che il mio fallo per voi non conti niente, figuriamoci poi il piacere infinito, mentale e fisico, che mi sta dando non solo la penetrazione, ma soprattutto la partecipazione di mia moglie, finalmente; qui c’è davvero amore e sesso insieme.”

“Dai, non fare il geloso; poi sarai tu a dovermi montare e a farmi godere con te … “

“Vi amo; non sono geloso; sono felice, fuori di me per la novità … “

Cominciò la cavalcata vera e propria; Nicoletta si limitò ad urlare godimento e lussuria, Giorgio la montava con una violenza che sua moglie ignorava; lei si masturbava con forza inusitata; lo spettacolo del bastone di carne che entrava ed usciva dal culo, ormai disinvoltamente e provocando nei due evidente piacere, era tale che anche la sua figa si contraeva ferocemente e le provocava spasmi di piacere che non aveva mai avuto; allungò la mano a carezzare il cazzo e trovò due coglioni gonfi di sperma e d’amore.

“Nico, ti invidio; un giorno voglio anch’io questa gioia immensa!”

L’altra non poté fare a meno di esplodere in una risata che si trasformò subito in un urlo di piacere perché era arrivato un orgasmo forte; quando si fu calmata, rispose all’amica.

“Credimi, Anna; è solo la punta dell’iceberg; sotto, ci sta l’enorme qualità delle scopate con tuo marito, che è un amante straordinario; e c’è tutto un mondo di piacere che devi esplorare, con noi, se vuoi, ma che devi conoscere e imparare a frequentare.”

“Giorgio, ce la farai a pazientare finché io prenderò coscienza di certe verità?”

“Te l’ho detto già prima; siamo in un bel casino; il mio progetto era divorzio da te e matrimonio con Nicoletta; ora proprio voi mettete tutto in crisi; come farò a compenetrare le esigenze di una moglie, della madre di mio figlio, per non parlare di quello che qualcuno ha definito il mio harem?”

“Senti, amore; intanto pensa a sfilarmi dal ventre questo tuo mostro; ho bisogno di rinfrescarmi e di riposare un momento; poi parleremo anche di te, del tuo harem, dei tuoi amori e del destino comune; ma anche di certificati inutili e di sentimenti dominanti.”

Cominciò da quel momento uno strano menage che vedeva nello stesso appartamento due donne, di cui una in attesa di un bambino, ed un uomo che le amava disinvoltamente e indifferentemente, senza considerare le attenzioni che continuava a dedicare ad Agnese e ad Emilia tornate ambedue all’abituale rapporto, in qualche modo, di trombamica con il genero e cognato, rispettivamente; Giorgio chiaramente gongolava del suo ruolo di pascià con l’harem personale.

I quattro mesi ulteriori di gestazione trascorsero in allegria, con Nicoletta impegnata ad illustrare all’amica i basilari del sesso e dell’amore, naturalmente nella sua chiave preferita, quella libertà della donna di godersi il sesso in tutte le sue implicazioni fisiche e mentali; Anna assorbiva avidamente i consigli e si decise a farsi prescrivere la pillola e ad assumerla serenamente, rassicurata anche dalla sua ginecologa che si impegnò a controllare eventuali disturbi.

La conseguenza fu che negli ultimi due mesi Nicoletta, sempre più in difficoltà a scopare, cedette spesso e volentieri il posto ad Anna nel letto matrimoniale e si accontentò di raffinate manipolazioni e di leccate dolcissime che l‘amica le dedicava, quasi convertita ormai all’amore saffico che per lei rappresentava il punto di forza della libidine che si era scoperta dentro; a Giorgio questa intimità un poco rodeva, perché turbava la sua illusione di supremazia, ma poi si accontentava dell’amore che riceveva.

Anche i primi mesi dopo la nascita del bambino, che Nicoletta, all’insaputa di Giorgio, aveva registrato come figlio suo e di padre non dichiarato, filarono lisci sulla falsariga dei coniugi che vivevano intensamente la loro sessualità favorita dal ‘disvelamento’ che Nicoletta aveva operato all’amica dei piaceri del sesso; poiché allattava al seno ed era spesso quasi fuori uso, la neo - madre non avvertì molti e grandi stimoli a fare sesso; poi riprese pian piano a alternarsi o affiancarsi nella scopata.

Si erano ormai assestati, i tre, nella situazione del maschio che godeva dell’amore di due donne, sua moglie Anna e la madre di suo figlio Nicoletta; quello che più godeva dell’assetto era naturalmente Giorgio che aveva anche ripreso le sue abitudini con la suocera Agnese e con la cognata Emilia alle quali distribuiva settimanalmente goduriose scopate con il beneplacito del suocero impotente e l’assenza quasi totale del marito della cognata.

In realtà, Nicoletta aveva accettato la sistemazione solo per essere certa di poter badare meglio al figlio che cresceva; uscita dal rapporto non impegnativo con Claudio, avrebbe potuto occupare un appartamentino di suo proprietà nel centro, che aveva dato in affitto al momento di andare a vivere con l’ex compagno; ma aveva preferito la convivenza, perché la sua vicinanza appariva ancora quasi indispensabile ad Anna per il processo di crescita che aveva affrontato con impegno.

Da un lato, si rendeva conto che l’amica aveva poca conoscenza per fare il percorso da sola; dall’altro lato, si era stabilito tra loro un rapporto che andava al di là dell’amicizia e che sfociava spesso e facilmente in una relazione saffica che sovrastava anche l’amore coniugale e riduceva spesso Giorgio al più banale ruolo di cazzo al servizio di due donne decisamente calde e sempre più determinate; ma la cosa non appariva evidente.

Certe volte, Nicoletta usciva di pomeriggio, avvertiva telefonicamente Anna che non avrebbe cenato a casa e si abbandonava a libidinosi incontri di sesso; da sempre era abituata a fare sesso quando, come, dove e se le veniva la voglia; in tutti i precedenti rapporti non aveva incontrato ostacoli dai partner fissi; nel caso di Giorgio, visto il modo in cui era iniziato il loro rapporto, era convinta che tutto sarebbe risultato normale a un donnaiolo con harem radicato.

Anna, legata ad una convinzione arcaica del matrimonio, guardava con tremore agli ‘arbìtri’ dell’amica e temeva eventuali reazioni del marito di cui intuiva la convinzione di individuo alfa che il comportamento di Nicoletta metteva seriamente in discussione; talvolta dovette fare i salti mortali per coprire le assenze di lei a cena, con pericolosi borbottii del marito, che per fortuna non sospettava neppure lontanamente le scelte della madre di suo figlio.

La vicenda ‘esplose’ una sera che Nicoletta avvertì che avrebbe passato la notte fuori; erano passati un bel po’ di mesi, il bambino era ormai abbastanza autonomo e Anna dovette solo rassicurarla che avrebbe provveduto lei ai bisogni di quello che era ormai quasi oggettivamente figlio di tutti e tre, anche se marito e moglie ignoravano che Nicoletta aveva fatto in modo che il nome del padre non comparisse in alcun documento e il figlio risultava tutto e solo suo.

Per caso, Nicoletta aveva incontrato un suo antico amante, un rappresentante di commercio che passava per la città una volta ogni mese circa; in passato lei ne aveva sperimentato le doti come stallone; si doveva fermare per una sola notte; pensò bene di offrirgli ospitalità nel suo appartamento, che lui aveva già frequentato in anni precedenti; dopo avere affidato ad Anna la cura del bambino, vi si recò con lui che non smetteva di accarezzarla e palparla voglioso.

Passò una notte di sesso al fulmicotone; aveva una mazza bella grossa, l’amante occasionale, che Nicoletta peraltro conosceva bene e sapeva manovrare per ottenerne il massimo piacere; non dovette pensarci prima di prenderlo in bocca e succhiarlo a lungo; sapeva quanta capacità di durata aveva l’uomo e si dilettò con quel cazzo in bocca fino a farsi dolere le mascelle; poi fu la volta di lui a succhiarle la figa.

Lei lo spinse a succhiarla con enorme foga, anche per dargli il tempo di riprendersi dal pompino e dedicarsi poi con più voglia alla scopata; l’altro le fece toccare le vette più alte del piacere tormentandole clitoride e vagina con le dita, con le labbra, con la lingua, leccando, succhiando, manipolando fino a quando non la vedeva e sentiva squirtare quasi con violenza; poi la scopò a lungo, da davanti e a pecorina; alla fine, le piantò profondamente il cazzo nel culo e la fece godere a lungo.

Scopò tutta la notte, poi tornò a casa; come Anna prevedeva, Giorgio andò su tutte le furie e si scagliò contro la moglie innocente; lei lo sopportò in silenzio, per l’amica e per il bambino, e sopportò la violenta aggressione sessuale a cui la rabbia del marito la costrinse; alle sette di mattina, Nicoletta rientrò e filò direttamente sotto la doccia; Anna non riuscì a metterla sull’avviso, perché la rabbia di Giorgio esplose immediata e violenta non appena apparve in cucina per il caffè.

Nicoletta non mosse ciglio; lo lasciò urlare e strepitare, prese il telefono ed avvisò la scuola che rimaneva un giorno a casa perché il bambino non stava benissimo; lui uscì per andare al lavoro; Anna si asciugò gli occhi dal pianto e andò a scuola perché aveva lezione; nella mattinata, Nicoletta fece venire un furgone con autista, caricò le sue cose in poche valige e si trasferì, col figlio, nel suo appartamento; lasciò un biglietto con scuse e ringraziamenti.

Anna, rientrando, trovò il post it e telefonò all’amica; Nicoletta le confermò che era andata via perché era nel suo diritto di donna libera sistemarsi dove voleva; le ricordò l’appartamento che possedeva; quando Anna le pose il problema del bambino che Giorgio considerava suo figlio, l’altra le rivelò che il nome del padre non figurava in nessun documento, che il figlio era solo suo e che qualunque tentativo di appropriarsene sarebbe costato caro.

Le chiese di incontrarsi, al bar sotto scuola; Nicoletta avvertì anche la loro collega di diritto, famosa perché, come avvocato, aveva messo sul lastrico molti maschi aggressivi e prepotenti; era famosa e temuta in tribunale; manco a dirlo, appena conobbe i fatti, avvertì Anna che suo marito rischiava di finire in povertà se azzardava un’iniziativa legale; la legge impediva i test del DNA per l’accertamento di paternità, in mancanza dell’assenso della madre.

Se mai avesse dimostrato di essere il padre naturale e avesse chiesto la legalizzazione del suo diritto a legittimarlo, avrebbe presentato una richiesta di assegno di mantenimento che li avrebbe ridotti sul lastrico considerato anche che il concepimento era avvenuto in presenza di un regolare matrimonio; a parte tutto, lo scandalo avrebbe travolto tutti e tre e la peggio sarebbe spettata forse proprio a suo marito.

Il loro cattivo comportamento avrebbe potuto, al massimo, costare un trasferimento d’ufficio ad altra sede; per suo marito si sarebbe aggiunta anche il dover risistemare il suo matrimonio con la moglie inviata lontano; amichevolmente, suggeriva di indurlo a riflettere che il figlio non era suo solo perché aveva scopato con l’amica della moglie per vendicare quello che sua moglie aveva fatto con il compagno di lei.

La cosa più semplice sarebbe risultata dimostrare a un giudice, e suo marito doveva sperare in uno maschilista e non in uno favorevole alla libertà delle donne, che si trattava di un individuo arrogante, con una vita sentimentale confusa ed esasperata, che avanzava diritti di paternità su una creatura voluta dalla madre con un gesto d’amore in cui il sesso maschile era solo uno strumento; avrebbe senz’altro potuto provare, in tribunale, che si trattava di un individuo sordido.

Fece riflettere Anna che suo marito era stato capace di scopare con moglie, suocera, cognata, amiche e forse con chiunque capitava; se arrivavano al tribunale, lei sarebbe stata più feroce del solito e l’avrebbe dilaniato; la poveretta non poté che prendere atto e, quando Giorgio tornò, riferirgli il contenuto del dialogo con l’avvocatessa; gli suggerì, pacatamente, di parlarne prima con il suo avvocato, per non rischiare danni gravissimi.

Lui ebbe il buonsenso di calmarsi e di chiamare il suo amico avvocato che gli confermò punto per punto le previsioni della collega; lo avvisò che non intendeva perdere una causa e che non lo avrebbe rappresentato se cercava di arrivare in tribunale, perché le stragi fatte dalla rivale erano famose in tutta la regione; i dati che forniva erano chiaramente di una causa persa in partenza; per la prima volta Giorgio sentiva parlare di Nicoletta donna libera autonoma e determinata.

Il suo orgoglio maschilista veniva di colpo abbattuto; non aveva nessun diritto su un figlio che aveva considerato suo da sempre; era da censurare, forse da colpire come reato, la sua reazione alla scappatella della sua amante; in buon sostanza, vide il castello delle sue presunzioni cadere con un polverone; la cosa lo colpì profondamente e a lungo cercò le soluzioni possibili per ribaltare la situazione, ma si scontrò con la realtà di una logica inoppugnabile.

Naturalmente, ne risentirono i rapporti tra lui e la moglie, che ormai era la valvola di scarico della sua rabbia troppo repressa; Anna fu costretta a telefonare a sua madre, che poté solo consigliarle di affrontare la cosa con suo padre; la separazione, se necessario, diventava la via più logica; Nicola si rese conto in pochissime battute che quel genero era ormai un pericolo anche per l’incolumità di sua figlia; telefonò ad un amico e le consigliò la separazione de facto.

Anna chiamò Nicoletta e le chiese se fosse disposta a ospitarla casa sua; ‘anche per tutta la vita’ fu la risposta quasi ovvia di lei, che era addolorata per quanto capitava ma che si rendeva conto che era inevitabile quella soluzione; Giorgio, tornato dal lavoro, trovò la sorpresa del messaggio che sua moglie aveva lasciato scritto e il cuore, ancora una volta, gli si fermò per un attimo; il sangue gli salì alla testa e gli sembrò di impazzire.

Chiamò immediatamente i suoceri; gli rispose Nicola che lo liquidò in poche battute; si era comportato da maschio arrogante e presuntuoso; non aveva nessun diritto su donne libere e sulle loro scelte; si rassegnasse ad essere solo e non si azzardasse ancora a turbare la loro quiete; si abbatté sconfortato su una sedia e si prese la testa tra le mani; il suo vantato harem si era dissolto e non poteva neppure riversare sul figlio l’amore che, nonostante tutto, nutriva profondo per sua moglie e per la madre.

Cadde in una profonda depressione, che si fece molto cupa quando ebbe notizie che ambedue le donne amate avevano scelto la libertà, anche col divorzio; quando, agli inizi dell’autunno, seppe da alcuni colleghi che avevano chiesto il trasferimento in due province diverse e lontane, si rassegnò, cercò e trovò conforto in un nuovo amore al quale si affidò con maggiore umiltà per non perdere ancora il treno della vita.

Le due donne invece trovarono immediatamente una intesa perfetta che consentì loro, per alcuni mesi, di vivere un rapporto quasi perfetto; occuparsi del bambino non era difficile, con due donne a farlo, così come non era molto problematico tenere il ritmo del lavoro nella scuola dove insegnavano ambedue; una buona soluzione palliativa lo trovavano a letto, dove vaghe ansie saffiche facevano scatenare la loro libidine in rapporti sessuali.

Non ci mise molto, Anna, a capire che alla sua amica neppure questo bastava; Nicoletta dopo un paio di settimane le disse con chiarezza che aveva bisogno di qualche serata libera per sostituire ortaggi e dildi con un cazzo vero, senza niente togliere alla dolcezza del loro amore, anche fisico, lei non riusciva ad impedirsi di provare quei pruriti di figa che da sempre avevano caratterizzato la sua vita ed i rapporti con l’altro sesso.

Alla sbalordita concubina spiegò che il bisogno di una mazza vera, di carne, che riempisse figa, culo e bocca e insomma tutti i buchi praticabili non era una sua deformazione patologica; Agnese, sua madre, aveva scelto di surrogare il cazzo, inutilizzabile, di suo marito con quello del genero, che aveva una bella dotazione; Emilia, sua sorella, aveva cercato lo steso cazzo per rimediare alla distrazione del marito legittimo che non la soddisfaceva.

Alle rimostranze di Anna che contrapponeva il suo bisogno di amore che non riusciva a cancellare, Nicoletta rispose ricordandole che non aveva scelto un cazzo qualsiasi per farsi ingravidare, ma quello di Giorgio perché per lui provava un sentimento assi vicino all’amore e che l’unico suo tormento era la coscienza che lui era il padre di suo figlio, anche se certi atteggiamenti emersi le avevano imposto di scegliere l’atteggiamento giusto e corretto.

“Quindi anche tu continui ad essere un poco innamorata di lui?”

“Anna, non ho mai detto che ho cancellato l’amore per Giorgio; ho lasciato la casa di un maschilista oppressivo, arrogante e tiranno; non ho smesso di amare il padre di mio figlio; credi mi costi poco non poter fare conoscere a mio figlio il modello maschile a cui volevo assomigliasse, prima di scoprire quanto fosse piccino, in realtà? Purtroppo, i fatti depongono contro di lui e la rilettura dice che forse non meritava e forse non merita quel che gli abbiamo dato.”

“Io non riesco a dimenticare di averlo amato sin da quando ero ragazzina.”

“Amore mio, questa storia è cominciata con una vendetta; tu volevi giocare col sesso lasciando l’amore a tuo marito; lui non ti ha lasciato spiegare e mi ha cercata per concupirmi; questa è vendetta di un maschio prepotente; non è la razionalità che in lui ammiravo; io ne ero invaghita, ma mi tenevo indietro perché era tuo marito; lui non era innamorato di me, forse nemmeno un poco, perché ti amava e forse ti ama al di là e al di sopra di tutto.

La sua vendetta si è arricchita di un elemento quando ha capito che mi ero fatta mettere incinta da lui; poi ha amato l’idea di un figlio con me; non ha amato e forse non ama me; ama la donna che gli ha dato un figlio; questo cambia le prospettive, non ci vuole molto a capire; ha accettato la logica di tuo padre perché ama la logica e la rispetta; ma l’obiettivo era sempre l’harem e soprattutto le schiave; lui ci voleva a decoro della sua mascolinità.

Ora è chiaro che io non ci sto; e forse neppure tu ci stai; per me, lui è diventato il cazzo da cui ho fatto spruzzare lo spermatozoo giusto; per lui, dovrei essere l’ancella del suo cazzo; ma io sono libera e glielo dimostro, oltre a dirglielo; se ho voglia di cazzo, me lo prendo e non rendo conto a nessuno; tu, se vuoi rimanere fedele al tiranno, fai pure; io proclamo, difendo e dimostro la mia libertà.”

Il sabato successivo, Nicoletta avvertì Anna che avrebbe passato la notte fuori e si godette la sua notte di splendide scopate con un ragazzo, molto giovane, di passaggio in città, che aveva abbordato al solito bar; l’amica passò gran parte della notte a badare al bambino ma soprattutto a smanettarsi e a masturbarsi con una zucchina fantasticando su quello che nello stesso momento stava facendo la sua amica.

Le sue fantasie più ardite, però, non raggiunsero la realtà di quel che Nicoletta riuscì fare con un cazzo giovane, quasi vergine e carico di ormoni, disposto a bruciare il mondo per godersi una figa inaspettata, straordinariamente bella e matura, ma soprattutto molto esperta e in grado, alla fine, di strappargli piacere, libidine e sperma dai coglioni fino quasi a stramazzare; quando, al mattino, si risvegliò col cazzo duro che lei stava succhiando con vigore, le esplose in bocca l’ultima volta.

Anna, totalmente presa dalla sua smania di un grande amore sognato, vissuto, accartocciato e messo via, ma che sperava di ricostruire ancora con un altro partner, se necessario, si trovò ad accettare malvolentieri il modo di vita dell’amica che di tanto in tanto sentiva il bisogno di incontri occasionali; eluse con garbo la corte di qualche amico e collega che individuava come semplice desiderio di una scopata senza impegno con una divorzianda; chiese il trasferimento ad una provincia lontana.

Anche Nicoletta prese coscienza che, quanto meno, la ‘piazza era ormai satura’; stanca anche di ricorrere a mille sotterfugi per cercarsi la scopata giusta al primo prurito di figa, decise di dedicarsi tutta e solo a suo figlio; anche lei però arrivò alla conclusione che trasferirsi lontano da tutti, soprattutto da Anna, era l’unica via per una autentica rinascita; presentò anche lei domanda di trasferimento, non a caso in una provincia in posizione diametralmente opposta a quella richiesta da Anna.

---

Erano passati venti anni dagli eventi raccontati; Giorgio, dopo il divorzio, aveva sposato una collega dalla quale aveva avuto una figlia, Marina; aveva progredito in carriera e gli era stata affidata la direzione di un’agenzia della Banca per cui lavorava da decenni; era rimasto tonico e sportivo, invidiabile da qualsiasi giovane nonostante i quarantacinque anni portati con molta eleganza; sua figlia, diciotto anni, era cresciuta nei più ampi principi di libertà e di autonomia, proprio quelli cari a Nicoletta.

Sua moglie era venuta a mancare, per un tumore micidiale; lui si era dedicato totalmente a sua figlia e non aveva preso più in considerazione ipotesi di matrimonio; ma, grazie al suo fascino, trovava facilmente chi desiderasse passare con lui una serata di incanto tra cena e dopocena; Marina aveva rapidamente imparato a non impacciare le sue manovre quando se le portava a casa, non importa se per una notte o se per una settimana.

Lei era diventava abilissima a lavorare al computer ed entrava in molte chat dove conosceva sempre nuovi amici; due in particolare l‘avevano colpita, ambedue fuori sede di architettura a Milano; Edoardo, che frequentava il secondo anno era di tre anni più grande di lei, proveniva da Perugia, dove sua madre insegnava; del padre, non faceva nessun cenno; Nicola, proveniente da Salerno, aveva due anni più di lei e frequentava il primo anno sempre di architettura.

Uno degli elementi determinanti per la loro amicizia era stata la notizia che le madri di ambedue i ragazzi erano originarie di Milano ed avevano per qualche anno insegnato nello stesso Liceo, ma non si conoscevano ed era difficile stabilire se si ricordassero l’una dell’altra; a completare l’informazione, Marina fece osservare che anche la prima moglie di suo padre, precedente sua madre, aveva insegnato in quel Liceo.

Marina aveva deciso di iscriversi all’Accademia di Belle Arti, a Brera; Giorgio ne era felice e la assecondava in tutto; quando gli comunicò che, via chat, aveva concordato coi due amici di trovarsi, per due settimane in agosto, a Rimini, in una determinata pensione, non trovò nulla da obiettare; avvertì la compagna del momento che si offrì di passare qualche giorno anche lei nella stessa località per continuare la loro piccola vicenda amorosa.

Splendente nel bikini molto ridotto che aveva scelto per l’occasione, Marina incontrò i suoi amici sin da quando raggiunsero la pensione dove avevano prenotato; si precipitò a girare con loro la spiaggia e si raccontarono tutto quello che tre ragazzi possono raccontarsi in un breve incontro; nei giorni seguenti si videro spesso; Marina si sentiva fortemente attratta da Edoardo, fisico imponente ma non palestrato, volto aperto e leale, occhi splendenti; neanche Nicola le dispiaceva, più minuto e scuro, capelli ricci non pettinabili, spirito vivace ed arguto, pronto alla battuta in ogni momento; suo padre si limitò a raccomandarle molta prudenza perché, in amore, è assai facile commettere gravi errori, come lui stesso aveva sperimentato; Marina lo baciò e lo accarezzò su una guancia; sapeva quasi tutto di lui.

Una mattina andò a bere una bibita al bar del lido che frequentavano; Edoardo, che era già lì, le chiese se avesse piacere di conoscere sua madre e la guidò verso il tavolo occupato da una signora smagliante in un costume ridotto che copriva un corpo da favola; fece le presentazioni; quando Marina precisò il nome di suo padre, vide la signora impallidire e chiedere qualcosa di forte; Edoardo si precipitò a prendere un cognac.

“Marina, è un momento delicato; non so se chiederti di lasciarmi sola con mio figlio o parlare davanti a te. Credi di poter reggere una notizia assai forte?”

“Dopo avere vissuto, con mio padre, giorno per giorno, l’interminabile agonia di mia madre consumata dal cancro, non credo che ci possa essere qualcosa di così forte da spaventarmi.”

“Caro, sto per farti una confessione che potrebbe risultarti dolorosa; spero non me ne vorrai. Non ve ne dispiacete, ma tra voi non può esservi altro che affetto fraterno, perché il padre di Marina è l’uomo che ho amato follemente e dal quale ho avuto te; sono stata molto egoista perché a lui ho negato il diritto di riconoscerti e a te l’ho sempre nascosto; il caso fa giochi strani … “

“Perché non mi racconti finalmente qualcosa della tua vita? Io mi ero convinto di essermi innamorato della più bella ragazza del mondo; ora mi dici che sono il suo fratellone; tuo padre è qui, adesso? Posso conoscerlo? Perché non mi ha mai cercato?”

“Edo, ti posso raccontare io, perché papy non mi ha nascosto niente; Giorgio, si chiama così, a quel tempo era sposato; per una strana storia di corna, fini per innamorarsi della collega di sua moglie, notoriamente libertaria e femminista; litigarono su questo e lei se ne andò con suo figlio; da allora non si sono più cercati, né loro due né la prima moglie che non so dove sia finita.

Al di là di tutto, io tra fidanzato e fratellone, ti assicuro che preferisco di gran lunga fratellone, perché mi garantisci affetto e sicurezza; non ti nego neppure che se avessi l’affetto anche di tua madre riuscirei a riempire qualche vuoto; se vuoi incontrare il mio e tuo papy, è in barca e torna fra poco; lo conosco; so che toccherà il cielo con un dito; visto che a Milano abbiamo una casa grande, che tua madre conosce, non hai bisogno di stare a pensione; il mio fratellone viene a stare con me e il papy se la fa addosso dall’emozione!”

“Quindi, tuo padre quando Anna se ne andò, sposò Elena; e tu sei proprio figlia di tutti e due, dolcezza di tua madre e determinazione di tuo padre … “

“Edoardo cosa ha di mio padre?”

“Non te ne sei accorta? Non hai capito perché ti sentivi innamorata? Determinazione, serietà, eleganza, bellezza anche; lui ricorda Giorgio quando era il mio amore!”

“Mamma, ma perché vi siete allontanati?”

“Dovresti prima capire cosa erano quegli anni, poi basterebbe dirti tigna, voglia di combattere mostri che non esistono smania di libertà che diventa libertinaggio … “

“Mio padre riassume così; lei usava la libertà per diventare libertina, lui si attaccava alle tradizioni per essere tiranno; a suo dire, ha distrutto il matrimonio e l’amore per Nicoletta col suo atteggiamento talebano; ma tua madre ha ucciso il principe azzurro con la sessualità spinta. E’ più o meno così?”

“Si, all’incirca; il ridicolo e che, trasferita a Perugia, sono diventata monaca, non ho cercato maschi perché mio figlio mi bastava; se non proprio casta, sono diventata morigerata … “

“Parlate esattamente lo stesso linguaggio; mio padre dice sempre, con molta convinzione, che ha imparato da te a rispettare la mia individualità, a lasciarmi fare, che sono cresciuta con i tuoi principi senza esagerare. Peccato che non vi siate intesi … Nicoletta, ti andrebbe di incontrarlo o ti fa paura?”

“Lui cosa ne penserebbe?”

“Dopo sua figlia, i suoi amori veri sono il figlio che non ha conosciuto e sua madre che l’ha abbandonato. Può essere solo felice di ritrovarti … “

“Hai detto che torna tra poco? Possiamo pranzare insieme?”

“Nico, io non ti mollo; ho perso l’uomo che volevo amare, mi rifaccio con la donna che amava papy … “

Risero di gusto.

“Adesso siamo al completo, ecco Nicola; quelli devono essere i genitori … “

“Oh, dio mio, non è possibile …. “

“Cosa, mamma?”

“Marina, resisti ancora un poco; quella signora, la mamma di Nicola, è la mia amica Anna, la prima moglie di tuo padre.”

“Per papy sarà un colpo; per me è una curiosità; comunque, almeno Nicola non è mio fratello e posso farmi corteggiare.”

Le donne si abbracciarono con autentico, profondo affetto e Anna le presentò il marito, una figura decisamente scialba, certamente assai più anziano di lei; Nicoletta ebbe un lampo di commiserazione.

“Mamma, questa è Marina la mia meravigliosa amica …”

Era stato Nicola a fare la presentazione; Nicoletta chiosò immediatamente.

“ … nonché stupenda figlia di Giorgio. Hai bisogno anche tu di un cognac, per caso?”

“No, no, non serve; quindi, se non ho capito male, lui è Edoardo ed è … “

“E’ il mio fratellone; guai a chi dice fratellastro! Ciao, grande amore di mio padre!”

“Vivace, la ragazza; sai tutto, quindi?”

“E’ la più bella rimpatriata del mondo; il mio papy toccherà il cielo con un dito.”

“Mamma, che significa?”

“Significa semplicemente che suo padre è stato il mio primo marito; non c’è niente di particolare … “

“Si … ma … Edoardo?”

“A te pare strano, ma è semplice; era sposato con me ed ha avuto un figlio con Nicoletta che non gli ha lasciato il diritto di riconoscerlo … “

“Perché?”

“Studiati il femminismo e le sue degenerazioni e conoscerai in parte la mamma del tuo amico; poi ti studi l’estremismo cattolico imbecille e ci trovi dentro tua madre; in mezzo mettici un uomo incerto tra passato e futuro; la conseguenza, come vedi, è il paradosso fatto quotidianità.”

Il marito di Anna si era allontanato; Nicoletta ne approfittò.

“Anna, perdonami, quello sarebbe il tuo principe azzurro?”

“Sta zitta, maledetta! Non lo hai visto quando l’ho conosciuto! Tuo padre com’è conciato, adesso?”

“Se pranziamo tutti insieme, potrai rimpatriare anche tu; per ora è impegnato con l’ultima fidanzata … “

“Ne ha parecchie?”

“Almeno un paio al mese, da quando morì mamma; ma adesso si ferma.”

“Perché?”

“Perché ho deciso che del mio fratellone voglio anche la mamma, a qualunque condizione … “

“Marina, ma che dici?”

“Che sono stata educata come avresti fatto con tua figlia; tu torni a Milano, al vecchio Liceo, e vieni a vivere con noi; non devi né sposarlo né andarci a letto, ma vieni a vivere con tuo figlio e con sua sorella. Non accampare scuse; al tuo amato ci penso io; lo conosco bene e so quali tasti toccare.”

Giorgio comparve all’improvviso, bello come Apollo; si bloccò, liquidò la sua bella accompagnatrice; Marina lo abbracciò.

“Papy, conosci già la tua ex moglie; ti presento tuo figlio Edoardo; Nicoletta, come sai, è sua madre, che ami tanto, ed è la donna che da oggi vivrà con noi, con te, con me e con mio fratello. Siediti che ti spiego … “

Post New Comment

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.