Chissà come la prenderebbe

  • Scritto da Eriaku il 04/06/2022 - 16:06
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Sono rimasto vedovo quattro anni fa.

Superati da poco i quaranta, sono subissato di consigli sul perché e per come dovrei rifarmi una vita, secondo la mia psicologa non riesco ad uscire da quello che lei chiama “Il mio guscio”. Chissà come la prenderebbe, se sapesse perché non cerco una nuova relazione.


Vivo da solo al piano terra di una villetta bifamiliare, quella che avevo acquistato con mia moglie, e da circa tre anni al primo piano sono venute a vivere mia cognata nubile Viola, un donnone alla soglia dei cinquanta che non si è mai sposata, decidendo di crescere la bambina avuta da un’avventura senza il padre, e sua figlia. Alla piccola Gianna, ho fatto molto spesso da surrogato e la considero quasi una figlia a mia volta. Dopo la morte di mia moglie ci siamo avvicinati, non avendo nemmeno altri parenti e abbiamo finito per andare a vivere insieme, come una famiglia allargata. Si è così creato un rapporto stretto che col tempo è diventato molto intimo, e con Viola siamo diventati amanti.

Passare dall’astinenza più totale all’avere di nuovo qualcuno che si cura del tuo uccello, è stato come tornare adolescente. Specialmente se chi lo fa è un troione esperto nel sollazzare cazzi, come ha avuto modo di dimostrarmi.

Quando Gianna non è in casa spesso capita che io scenda dalla scala interna e qualsiasi cosa Viola stia facendo la interrompe per farsi montare. Le piace rude e sporco, ed io non chiedo di meglio che accontentarla. Più di una volta l’ho piegata sul lavello mentre lavava stoviglie oppure sull’asse da stiro. Mi basta tirarle su quelle vesti da casa che porta e so già di trovarle la fica pronta, nuda e gonfia di umori in attesa di essere penetrata. Allora libero la mia erezione e gliela sbatto dentro; la chiavo con forza, senza moine, spingendolo fino alle palle, incitato da lei che mi chiede di sfondarla. Nonostante l’età ed il sicuro abbondate uso, quando viene riesce a stringermi come una muta richiesta di riempirla.

 

E immancabilmente lo faccio. Tanto che mi capita spesso di pensare fra me che è una fortuna sia in menopausa, o Gianna avrebbe almeno un paio di fratellini ormai!

 

Proprio quando quest’ultima passa la notte fuori, mi godo i momenti migliori. La madre sale da me e si infila nel mio letto nuda per farsi una cavalcata senza fretta. In quei frangenti è lei a condurre. Mi spompina finché non è duro come il ferro, per poi calzarlo come un guanto dando il via ad un lento su e giù. Io mi concentro sui suoi seni giocandoci per non venire troppo presto per non perdermi il meglio: Il suo culone.

La signora, infatti, una volta raggiunto un primo gemente orgasmo, libera l’uccello unto dal ciprigno dalla sua caverna solo per infilzarsi il budello. Nonostante glielo abbia visto fare più e più volte ancora non so spiegarmi come possa avercelo così allenato da poter inghiottire il mio cazzo fino alla base con appena un sospiro sommesso, per poi riprendere a cavalcarmi, inculandosi di fatto da sola. Chissà come la prenderebbe se le chiedessi di raccontarmi i suoi trascorsi.

Le lascio trovare il suo ritmo ed inizio a stuzzicarle il clitoride fino a farle raggiungere di nuovo il piacere, per poi di solito svuotarmi a mia volta nel suo intestino, sebbene ogni tanto riesca a resistere quel tanto che basta per sfilarmi e piazzarglielo sulla lingua tesa. Mi diverte riempirle la bocca di sborra, immaginandola salutare qualcuno con un bacio subito dopo. Un pensiero che saggiamente tengo per me.

La nostra intesa, puramente sessuale, è ormai fatta di questa gaudente routine. E forse è stata questa, parte della causa dell’episodio avvenuto questo autunno.

Ero in bagno ed avevo appena finito di fare una doccia.
Nell’asciugarmi controllai il cellulare leggendo un suo messaggio: Una foto della sua fica spalancata.

“Che zoccola” le scrivo “Come torni ti do una ripassata come si deve”. Con questo pensiero, ed il cazzo che s’indurisce, esco nudo dal bagno fischiettando.
Non mi aspettavo d’imbattermi certo in Gianna che evidentemente è a casa, anziché in giro come credevo.

Siamo separati da un paio di metri, è vestita con una maglietta che lascia scoperto un malizioso piercing all’ombelico e palesemente non porta il reggiseno per cui posso vedere il suo bel paio di tette, la loro forma a goccia ed il ballonzolio ad ogni suo respiro. I capezzoli le stanno diventando duri mentre mi fissa? Sotto quegli attillati shorts porta almeno delle mutandine?

Inutile dire che ora ce l’ho completamente eretto, ma rifuggo l’istintivo impulso di coprirmi con le mani la pudenda: “Scusa cara, non sapevo fossi a casa...”
 

La sua risposta mi coglie di sorpresa: “Tranquillo Zio! Non mi scandalizzo per così poco, anche se non è certo da poco quello che ho davanti, anzi. Se devo essere sincera sono piuttosto contenta di essere capitata proprio in questo momento. E lusingata.” Ammicca alla mia erezione, leccandosi le labbra.
 

Mi rendo improvvisamente conto di averla sempre idealizzata, la mia adorata nipotina, ammantandola di un virgineo candore. Sono stato ottuso nel pensare che a ventitré anni fosse ancora una bambina. Le mie riflessioni sono interrotte dal suo avvicinamento, istintivamente arretro fino al muro e lì mi fermo raggiunto da lei, che s’inginocchia. Il mio membro è al massimo della sua estensione, pulsa e qualche goccia di desiderio inizia a fare capolino dalla fessura e ne imperla la cappella. Le sue mani afferrano l’asta, la stringe iniziando una lenta sega. Scende a massaggiarmi i testicoli con una mano, vi poggia sopra le labbra inspirando profondamente, li lecca prendendoli in bocca uno alla volta insalivandoli.
Lasciate le palle passa fa scorrere la lingua piatta lungo il tronco fino alla cappella che lecca a raccogliere le gocce che la bagnano, per un instante i nostri sguardi si incrociano. Nei suoi occhi vedo la stessa fame della madre. Affonda la bocca sul mio cazzo, lo inghiotte fino a dove riesce, il resto saldamente nella sua mano.


Succhia e sega, succhia e sega.


Una parte di me vorrebbe lasciarsi andare all’azione di quelle labbra turgide, alla stretta di quella manina, e riempirle la bocca. Non cedo ed invece la stacco da me, un filo d saliva come ultima connessione fra le sue fauci ed il mio glande. Non c’è bisogno di parole. Scostatasi, si alza e sfila la maglia. Afferro le sue tette, giovani e sode, le palpo, ci gioco, per poi chinare la testa e prenderle in bocca un capezzolo rosa. Il suo mugolio in risposta diventa un gemito quando glielo mordo mentre le pizzico l’altro con forza. Osservo la mia opera, ripreso il controllo, e la trascino nel bagno sollevandola sul ripiano del lavabo. Le slaccio i pantaloncini agevolato da lei che solleva il culo e glieli sfilo. Avevo ragione, non porta niente sotto. Ha una fighetta proporzionata al suo fisico minuto.

È un fiore bagnato di rugiada, quasi intonso rispetto a quello decisamente più sfatto di Viola, segno che per quanto non innocente come credevo, pochi volatili ci han fatto il nido.
Ho voglia di assaggiarla e lo faccio con voluttà. Chino, le sue cosce bianche sulle spalle, affondo il viso inspirandone l’afrore, lappandola a lingua piena ne separo le labbra strette. Con una mano le stuzzico il grilletto, mi lascio guidare dai versi che produce.

 

La mia lasciva nipote sta decisamente godendo.
 

Vado avanti fino al momento in cui non mette una mano sulla mia testa mentre viene colta dell’orgasmo spingendosi al contempo verso la mia bocca che sugge tutto il miele che sgorga copioso. Non le lascio il tempo di riprendersi, che sono in piedi fra le sue cosce, lubrifico il cazzo con i suoi succhi e glielo sbatto sul clitoride facendola gemere.
Puntata la cappella all’ingresso spingo lentamente ma con decisione. Osservo come sgrana gli occhi mentre la sua bocca si apre in un urlo silenzioso, intanto che la allargo centimetro dopo centimetro. Non mi fermo finché i nostri bacini non sono uniti ed i riccioli dorati di lei si confondono con i miei peli più scuri.  “Ohhh...Lo sento così caldo dentro, che mi allarga...Ti prego zio...”

Le do quelle che vuole iniziando pompandola piano, poi sempre più forte sotto i suoi incitamenti via via più veementi che la fanno assomigliare sempre più alla madre. Questo collegamento mi porta a perdere ogni parvenza di dolcezza rimasta. La chiavo con forza ora, desideroso di slargarle quella fichetta bionda e renderla sfondata come quella della sua genitrice.


Le spinte brutali si susseguono, intanto che la tengo ferma con una mano su un fianco e l’altra a stringerle un seno, lei avvinghia le gambe ai miei lombi.
Mi abbraccia, mi bacia, sento le sue unghie affondare nella schiena mentre raggiunge il suo secondo orgasmo. È un dolore pungente che non fa altro che stimolarmi ulteriormente. Le scappa un urlo, scosta il busto da me e porta indietro le braccia tese in cerca di un appoggio. In quella posizione è bellissima, posso apprezzare i suoi seni danzare al ritmo dei miei colpì che ora si son fatti più potenti tanto da farle a volte di rischiare di perdere l’equilibrio.
Gianna geme, mugola, è persa: “Porco...Uno zio maiale che si fotte la nipotina...Continua, più forte...ANCORA!”
 

Le rispondo senza parlare, accelerando, sforzandomi come mai prima, cercando di trattenere i conati di sborra accumulati. Sono al limite, quando finalmente si lascia andare con la testa accasciata al muro che si muove freneticamente a destra e sinistra mentre viene colta da un orgasmo ancora più intenso dei precedenti.

Ho la mente annebbiata, sto per svuotarmi dentro di lei, quando un barlume di lucidità mi coglie e lo tiro fuori con un colpo di bacino continuando a spingere di riflesso mentre il mio seme sgorga finalmente dal meato, andando a depositarsi sul suo monte di venere arrossato, fra i suoi riccioli biondi. Sudato ed esausto mi accascio su di lei, che senza lasciare la sua posizione mi afferra il membro mezzo duro.


Come epilogo di quell’inaspettata avventura erotica Gianna mi lustra il cazzo con la lingua, nettando con perizia i suoi stessi umori. Mi chiedo se per caso sua madre fosse come lei alla sua età, dopotutto è rimasta incinta più o meno in quel periodo. Le ho quasi sborrato dentro pochi istanti fa, chissà come la prenderebbe...

 

Lo sguardo le cade sul mio orologio da polso: “Porca miseria, mamma sta per tornare dal lavoro, meglio che scappi!” Si rialza sprizzando energia da tutti i pori e portandomi via dalle mie licenziose riflessioni: “Zio è stato fantastico, la prossima volta però questa la voglio tutta in bocca” e facendomi l’occhiolino raccoglie dal suo inguine un po’ della mia sborra con un dito che poi s’infila dritto fra le labbra.
Su queste ultime parole prende e sparisce dietro l’angolo, la sento salire le scale diretta all’altro bagno, lasciandomi a guardarla attonito, salvo poi scoppiare a ridere con uno sbuffo.


Viola arriva quindici minuti dopo, mi trova sotto la doccia e, per una volta non curandosi della presenza della figlia in casa, denudatasi mi raggiunge. Evidentemente ha troppa voglia. Mentre me la faccio a pecorina, sotto lo scroscio dell’acqua, mi chiedo se per caso si è fatta domande sul lungo pompino che ha dovuto tirarmi per farmelo intostare, quando di solito mi basta vederla nuda per essere pronto. Dopotutto non ci ha beccati per un pelo. Chissà come la prenderebbe?

Un'altra delle domande che saggiamente tengo per me.

 

 

Nota dell'Autore: Soggetto ispirato dallo stile inconfondibile di Scribakkino, i cui lavori sono disponibili in rete. Tecnicamente non essendo consanguinei la definizione d'incesto è fallace, ma l'ho preferita dato il rapporto fra i protagonisti. Dopotutto la famiglia è anche quella che ti scegli, no?
 

 

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