Classe operaia
Formano una gran bella coppia, Mario e Titina, Concetta all’anagrafe; lui ha da poco compiuto trent’anni, lavora in fabbrica da quando ne aveva sedici ed è diventato caporeparto, a detta di tutti meritatamente perché ha davvero ottime qualità umane e professionali; lei di anni ne ha ventisette, è sposata da cinque e da altrettanti lavora in fabbrica come operaia generica non essendo riuscita, anche per una pigrizia connaturata, ad ottenere una qualifica professionale.
Mario è stato ad un passo dalla laurea in ingegneria meccanica; le pressioni di Titina, che mal sopportava di vederlo impegnato troppo intensamente, tra lavoro e studio, lo hanno indotto a rinunciare; ma le lamentele della moglie per una diversa organizzazione della vita sono molte altre; capricciosamente, lei vorrebbe vivere come vede che fanno le compagne di lavoro, libere da legami, che specialmente il sabato liberano la loro esuberanza.
Recentemente, qualche nuvola nera è comparsa sull’orizzonte della loro serenità, quando per l’ennesima volta lui si è rifiutato di accompagnarla in discoteca, il sabato sera; lei vorrebbe, almeno una volta, partecipare alla festosità delle compagne di lavoro; lui non se la sente di andare ad ammorbarsi in una sala tutta rumori ed esagerazioni; più volte, le dice che, se vuole, può anche andare da sola con le amiche, a patto che sappia contenere il suo entusiasmo nei limiti della liceità.
Titina esulta e immediatamente concorda con le amiche che il sabato seguente sarà della partita mentre suo marito resterà a casa; la gioia è collettiva e si ripromettono di fare scintille insieme; il resto della settimana passa nell’attesa fibrillante della ‘grande serata’ a cui lei si prepara con entusiasmo; sceglie tra le sue cose l’abbigliamento più provocante e compra, per l’occasione, delle scarpe adatte; lui la osserva paziente, ma dentro ha tanta paura degli eccessi che sono frequenti in lei.
Il sabato sera, dopo cena, lei si prepara con l’abbigliamento scelto, decisamente osé sia per suo marito che per chiunque la vedesse, tra le persone che frequentano; il timore che le forme decisamente affascinanti possano calamitare l’attenzione morbosa di tanti maschietti è vivo, in Mario; ma ha accettato di farle fare l’esperimento e non pensa per un attimo a ritirare la parola; si limita a guardarla con molta perplessità; lei gli da un fuggevole bacio e corre via al suono del clacson che la chiama.
Va, in macchina con le amiche, alla discoteca; subito dopo l’ingresso, la lasciano per correre dai loro ‘filarini’ e lei si trova ad accettare l’invito di Stefano, un compagno di lavoro, sposato a Lidia, anche lei nella stessa squadra di lavoro di cui è caporeparto suo marito, a bere qualcosa insieme; l’atteggiamento è decisamente intrigante e Titina si trova a legare immediatamente con lui; partecipano all’euforia generale specie quando la musica coinvolge tutti a ballare insieme.
Nei momenti di maggiore relax, Stefano la invita più volte a bere con lui; Titina sa che non regge l’alcool, ma nel momento della ‘sua’ festa non riflette e si lascia andare; anche le mani di Stefano, che diventano sempre più ardite, entrano a far parte della serata; si sorprende lei stessa a pomiciare con l’amico e ad avvertirne la mazza dura tra le cosce quando può stringerla con la scusa del ballo; ormai è partita e i limiti non esistono; è venuta per divertirsi e lo fa senza remore.
Quando, a fine serata, cerca le compagne con cui è venuta, scopre che si sono perse in varie direzioni; non ha mezzi per rientrare, perché sono le due passate; Stefano, che non l’ha mollata per tutta la sera, si offre di accompagnarla; accetta volentieri, anche se sa che qualcosa può succedere; una piccola trasgressione, a quel punto, le pare facilmente accettabile; anche suo marito dovrà rendersene conto e perdonarla; escono dal locale insieme e lei sa che scoperà.
Sul percorso, Stefano allunga immediatamente una mano sul ginocchio e lei lo lascia fare; progressivamente la mano percorre la coscia nuda, si infila nello slip e due dita le titillano abilmente il clitoride; raggiunge in breve un orgasmo, favorito dalla situazione particolare, dall’alcool e dall’eccitazione che la serata le ha provocato; lui va a fermarsi nel parcheggio vuoto di un supermercato; finalmente, dopo averlo desiderato per tutta la serata, la bacia con immensa passione.
La lingua parte e perlustra la bocca di lei che ricambia la libidine e spazza a sua volta la bocca di lui con sapiente abilità; in breve la battaglia delle lingue diventa libidine pura che si scatena nel suo slip con gli umori che la vagina manda a fontana; lui ha già spostato una mano su un seno e le sta titillando piacevolmente un capezzolo; lei, che è molto sensibile a quella carezza, risponde andando ad afferrare il cazzo da sopra al pantalone.
Rotti gli argini, si spostano sul sedile posteriore e lui la stende di traverso, le allarga le cosce e si precipita a leccarle la figa; lei si abbandona alla leccata e gode continuamente, come se da tempo non avesse avuto un orgasmo, anche se suo marito nel pomeriggio l’ha montata a lungo e con grande entusiasmo di lei, che di orgasmi grossi ne ha avuto almeno tre, proprio per effetto del cunnilinguo in cui Mario è un autentico artista.
La situazione particolare, la rottura degli schemi e la libertà di scopare con un altro la inducono a vivere quel momento come una personale grande conquista; il matrimonio le appare quasi un’oppressione inutile sulla sua lussuriosa voglia di vita; quando tornerà a casa, riprenderà il ruolo e quel momento sarà dimenticato; ma adesso si gode il piacere e la libertà di viverlo; Stefano l’ha mandata ai pazzi.
Alla sua leccata; reagisce e passa lei a prendere in bocca il cazzo che ormai è un autentico palo di cemento; se lo passa sul viso, lo accarezza tutto, prende in mano i coglioni gonfi e tesi, poi accosta la lingua e comincia la sua fellazione, che secondo suo marito è straordinaria; il va e vieni in gola, fino al soffocamento, esalta il partner che la scopa in bocca con grande piacere e con enorme convinzione; sanno che non possono esagerare e cercano di prendersi tutto nel minore tempo.
Lui la fa distendere sul sedile, si adagia fra le cosce e le infila in cazzo in figa; la monta con gusto, con rabbia, con passione; lei risponde catturando il cazzo nel canale vaginale e spremendolo con infinita voglia; le botte sull’utero sono improvvise e dolorose, per lei che è abituata alle scopate dolci di Mario; ma in quel momento non c’è dolore che tenga; la libidine regna su tutto e l’unico obiettivo è una scopata da ricordare, come tutta la serata.
Non regge molto a lungo, l’uomo, perché si è esaltato troppo in questa scopata a cui non è estranea la coscienza che la donna che sta possedendo è la moglie del suo caporeparto, una persona a cui è giusto fare le corna; Titina non è stata neanche sfiorata da questa idea, perché si sta godendo un momento di autarchia e di piacere assoluto; è convinta che, dopo, a casa, tutto apparirà in una luce diversa, meno problematica.
Lui arriva a sborrare con un urlo spaventoso, a cui si appaia quello di lei che prova un piacere forse vicino a quello che le fa provare suo marito quando la possiede con tutta la passione di cui è capace, che è tanta; si puliscono alla meno peggio, poi lui si rimette alla guida e la riporta a casa; lei rientra cautamente, quasi come una ladra, va in bagno e si spoglia, indossa la camicia da notte e si infila a letto accanto a Mario che sembra dormire.
Lo vede invece alzarsi ed andare in bagno; si finge addormentata, ma non sa che lui è andato a raccogliere il suo slip dove fa bella mostra di sé una larga macchia di sborra, documento chiaro che la serata è finita in scopata, come lui temeva; rientra in camera e accende la luce.
“Sei tornata, finalmente; come è andata?”
“Benissimo; anzi ti dico subito che il sabato sera lo prendo per me e vado a divertirmi.”
“Non hai niente da aggiungere? Bada che anche il prete dice che se si confessa si può essere perdonati; se si tace una colpa, è tradimento.”
Ha la sensazione che lui sappia, non capisce come; sa anche che se confessa si preclude la possibilità di essere libera il sabato sera, anche di scopare eventualmente; nega recisamente e gli dà del pazzo che dice cose sconclusionate; lui la scopre improvvisamente e indica il pube arrossato; è chiaro che ha capito, ma lei lo manda al diavolo, dichiara che ha sonno e gli impone di spegnere la luce; lui torna a letto.
E’ domenica, ma Mario, contrariamente alle sue abitudini, esce presto di casa; Titina si sveglia tardi, si crogiola nel letto ricordando la recente scopata; finalmente, esce dal letto, va in bagno e si sofferma sotto la doccia a lungo, per godersi l’acqua che le scorre sulla pelle; indossa un accappatoio e va in cucina; non c’è neppure il caffè pronto, che è assai strano rispetto alle abitudini che la domenica mattina vedono Mario attento a preparare la colazione per due.
Si rende conto solo adesso che è stata particolarmente sgarbata, per coprire la colpa che non ha voluto ammettere; lo chiama al cellulare ma non riceve risposta; cerca di non farsene un problema e si occupa del pranzo come è sua abitudine; quando è ormai ora di mettersi in tavola, comincia a rendersi conto che suo marito è sparito per tutta la mattinata; chiama tutti gli amici comuni ma nessuno l’ha visto.
Esasperata, si rivolge all’unica persona che sente amica e con cui può confidarsi, Rosa, un’impiegata anziana, solo trent’anni in verità ma al lavoro da almeno quattordici, sempre compagna di lavoro di Mario; le risponde con voce impastata, quasi non si capisce quello che dice.
“Senti, Rosa mio marito è sparito da stamattina; sai qualcosa?”
“So quello che tutti sanno, che gli hai fatto le corna in macchina nel parcheggio di un supermercato; se se n’è andato, evidentemente, è perché lo hai nauseato; se ti sei comportata da stronza, sono affari solo tuoi; se non gliene hai parlato, è colpa grave, sono corna; il tuo complice ha già messo i manifesti in giro e tutti sanno; regolati tu, ma mi sa che hai preso una brutta strada; adesso lasciami stare perché sto scopando con un uomo meraviglioso e non ho tempo da perdere.”
E’ annichilita, Titina; quel maiale, oltre a scoparsela, è andato anche a dirlo in giro immediatamente dopo; evidentemente, il suo obiettivo era offendere Mario, non amare lei; quello che non sa, la poveretta, è che l’uomo meraviglioso di cui parla Rosa è suo marito; piegato in ginocchio dalla slealtà della moglie, è andato a chiedere ascolto alla sua più vecchia amica, che non ha resistito allo stimolo di rifarsi di oltre dieci anni di amicizia senza sesso e lo ha trascinato a letto con se.
Mario si è sempre controllato, forse anche eccessivamente, e non ha mai permesso ai suoi sentimenti di farsi mettere da parte da emozioni occasionali; di fronte al fallimento delle sue convinzioni, ha portato il magone a casa di Rosa, della quale conosce la grande disponibilità; lei è già al corrente dell’accaduto, perché il passaparola ha già funzionato, il pettegolezzo che il caporeparto è stato umiliato da un operaio ha giocato molto.
Lei è più interessata all’uomo, che apprezza e stima; le ci vuole poco per avvolgerlo, prima nella sua comprensione poi tra le braccia; dieci minuti dopo che è entrato quasi in lacrime, è sul letto con lei che lo sta spogliando, già seminuda con la sola vestaglia con cui dorme; si impossessa voracemente di quel corpo e lo adora in ogni brandello di pelle; parte dal viso che ha sempre ammirato per la bocca carnosa che vuole sentire sul suo corpo.
Scende poi con sapiente lentezza sul collo e sul petto; afferra i capezzoli e sa perfettamente come inebriarlo succhiando e mordendo, leccando e carezzando con le dita; lui, inizialmente, si abbandona languido e sente poco a poco sciogliersi ogni sentimento di rabbia o di frustrazione; poi si solleva a sedere e la costringe a sdraiarsi supina; aggredisce il seno matronale di Rosa e lecca le mammelle, gioca con le aureole e infine afferra i capezzoli e ricambia il gioco di titillamento.
Rosa è fortemente eccitata e le emerge in blocco una voglia sempre repressa, di avere quel maschio in suo potere; prende la testa e la trasferisce con dolce violenza sulla figa; è incerta se spostarlo a sessantanove per una leccata reciproca che li mandi in paradiso; oppure se farsi praticare un cunnilinguo di cui Titina le ha decantato meraviglie e dolcezze; sceglie la seconda ipotesi, lo sposta fra le cosce e si apre a farsi succhiare la figa.
Mario capisce il desiderio e scatena la sua libidine su quel sesso grondante e voglioso; la lecca devotamente sulle grandi labbra, gioca con le piccole e raggiunge il clitoride; la fa urlare di piacere mordendo, leccando e succhiando; per quasi un’ora, lei si lascia titillare dalla lingua di lui accarezzandogli la testa; poi lo frena ed è lei a giocare col cazzo nella bocca, praticandogli il pompino più elaborato che la sua lunga esperienza le suggerisce; Mario si abbandona a lei.
Quando squilla il telefonino e legge sul display che si tratta di sua moglie, non abbandona il cazzo e le risponde mentre lo lecca e lo succhia; è di una lussuria immensa, parlare a lei mentre succhia lui; lo fa con estrema goduria; conclude assicurandole che presto lui tornerà; chiusa la telefonata, gli impone di scoparla e di andare subito a casa; può transigere su una occasione e sperare che resti unica; nel caso, farebbe bene a non chiudere subito il rapporto, ma a valutare con calma.
Intanto, lei non vuole lasciare che quell’incontro sia da ‘una botta e via’; l’indomani, lei e Titina hanno turni differenziati, lei di pomeriggio e la moglie di mattina; lui, che può anche assentarsi, la verrà a trovare e scoperanno alla grande; oggi, si accontenteranno della figa; l’indomani per lo meno dovrà farle il culo e farle sentire il peso della sua mazza anche nel buchetto posteriore; la scopata di sua moglie sarà ripagata con una serie di scopate a cui non rinuncia, ora che hanno rotto l’incantesimo.
Mario capisce che l’indicazione è la più opportuna; la scopa con molta voglia e sborra con una gioia infinita; l’amica di sempre ha rafforzato il loro rapporto; non pensa a storie impegnative e lunghe, ma sente che l’amicizia è stata la leva che ha indotto Rosa a scoparselo e che la spinge a chiedergli di ripetere almeno una volta l’occasione; non ha nessuna intenzione di negarsi; se sua moglie tornerà in se, sarà un episodio da ricordare; se ripeterà l’errore di cornificarlo, ne pagherà le conseguenze.
Entra in casa e, senza proferir verbo, va in cucina dove la pasta è fredda da ore; mangia in silenzio e si va a sbracare sul divano; lei è tornata a letto; non fa una mossa per riprendere un dialogo difficile; quando si incrociano per la notte, si limita e ripetere che vuole essere libera di se stessa e il sabato farà quello che ritiene giusto; non le risponde, si mette a letto, le gira le spalle e si addormenta di pacca.
Il lunedì mattina, lei si alza alle sette come al solito e si prepara per andare al lavoro; si meraviglia molto che lui si trattenga a letto; sa che ha il privilegio di scegliere quando andare a lavorare; va via piccata, perché si sono interrotte di colpo abitudini che facevano la loro vita serena e soddisfacente; più ancora si meraviglia di non vederlo per tutta la mattinata; poiché è lui che stabilisce i turni, pensa che abbia scelto di essere presente per il turno pomeridiano.
Ed è la verità, perché effettivamente Mario ha telefonato in direzione per avvertire che sarebbe stato presente col turno di pomeriggio; Titina non sa che la mattinata lui l’ha spesa tutta nel letto di Rosa, felicissima della situazione creatasi anche perché, come si era ripromessa, ha preparato l’occorrente per farsi scopare nel culo a lungo e con grande soddisfazione; scopre che Mario è un amante quasi perfetto e che la mattinata passata con lui è da enciclopedia dell’amore.
Arrivano insieme in mensa, quando quelli del primo turno sono lì per chiudere col pranzo prima di andarsene a casa e quelli del secondo turno sono arrivati in anticipo per pranzare prima di entrare nel vivo del lavoro; Rosa ha scelto di sedersi al tavolo dove è già Lidia, la moglie di Stefano, perché le piace raccogliere anche le impressioni di prima mano; Lidia è informata della scopata in macchina di suo marito con Titina e sembra volersi scusare con Mario dell’oltraggio fattogli.
Lui la rasserena dichiarando che una sciocchezza non può decidere una storia di anni; lei è d’accordo ma aggiunge che, se si dovesse trattare non di un caso unico ma di una scelta più continua, avrebbe bisogno di sentirsi in qualche modo gratificata; Rosa le suggerisce che rendere pan per focaccia sarebbe il minimo; ‘e ci guadagneresti molto’ aggiunge con fare misterioso; Lidia sa che sarebbe comunque un grave errore, ma non si tirerebbe indietro.
Col turno smontante, entrano nella sala da pranzo Titina e Stefano, che vanno ad aggregarsi ai coniugi; lui è tronfio ed esaltato, lei è più impacciata ma non pentita; l’atmosfera è pesante e Rosa cerca inutilmente di alleggerirla; ad un tavolo accanto, un gruppo di giovani bulli, noto per la sua capacità di dare fastidio, sta evidentemente divertendosi con commenti salaci; Rosa suggerisce a Mario di non badare agli stupidi e di pensare al suo matrimonio.
A quel punto, Titina decide di intervenire e prega Rosa di farsi gli affari suoi, perché al suo matrimonio ci pensa lei; non ha nessuna voglia di farsi imporre regole di vita né dal marito né da un’amica qualsiasi.
“Titina, non intendo imporre niente a nessuno; neppure Mario mi pare che voglia importi qualcosa; sei tu che cerchi di imporre i tuoi errori come normalità; stai attenta; se tuo marito chiede il divorzio, tu hai uno stipendio che è la metà del suo e dovrai affrontare tutti gli impegni con la miseria che prendi, senza poter scialare con quello di tuo marito; fossi in te, prenderei le misure prima di lanciarmi in qualcosa che ti può distruggere.”
“Non ho bisogno di una predicatrice, e che persona poi!, che mi dica cosa devo fare; mio marito mi ha sposata e mi sopporta, altrimenti non gli concedo più niente e deve mantenermi per legge!”
“Quel poco che tu pensi di concedergli, lo può trovare quando vuole e con donne che lo amano davvero, non perché possono sfruttare la sua posizione; Rosa ha ragione; ti conviene stare attenta altrimenti scateni un casino che ti travolge; e non ti nascondo che starei a guardare con soddisfazione la tua rovina totale.”
Mario non si aspettava una reazione di quel genere da Lidia; Rosa le sussurra ‘occhio per occhio, dente per dente’ e lui capisce che, se Titina non frena i suoi bollenti spiriti, la prossima volta a consolarlo sarebbe proprio la ‘cornuta’ che gli piace veramente moltissimo; molto più delicata e, apparentemente, fragile di sua moglie, gli da la sensazione di essere anche più adatta e disponibile al suo modo di fare l’amore, più di moine e preliminari che di mazza sbattuta in corpo.
Osserva che, per tutta la settimana, l’interesse di sua moglie è alla serata di sabato in discoteca; non sa se sia compresa l’ipotesi di scopare col compagno di lavoro; da una parte, vorrebbe che non fosse così e che, sgombrato il campo dalle noie della scopata, riprendessero una normale vita di coppia; dall’altro lato, la suggestione di fare l’amore con Lidia gli carezza il cuore, la testa e il cazzo; ormai vorrebbe che Titina si facesse disprezzare definitivamente per prendersi Lidia, dolce come una dea.
Arriva il sabato; sua moglie trascorre la giornata a mettersi in tiro; non finisce neanche di cenare che va a dare gli ultimi tocchi al suo aspetto da piccola troia seduttrice e si precipita al suono del clacson delle amiche; lui si adagia in poltrona e aspetta mettendo ordine tra documenti che sta approntando in vista della separazione che vede come decisione irreversibile; ogni tanto, per distrarsi, fa zapping tra insulsi programmi della televisione; va ad adagiasi sul letto ma non dorme.
Sono le tre, quando la sente entrare; accende la luce e la va a ricevere; ha su tutto il corpo i segni di una serata di stravizi e tracce di sborra sul viso; la guarda come si guarda un gabinetto dopo che c’è passato un torpedone di emigrati dall’est che vengono a lavorare in Italia; gli risponde con sguardo di sfida, va in bagno si ficca sotto la doccia ed esce in accappatoio; va a letto; lui occupa il suo posto e la evita ad ogni cenno di approccio.
Quando si sveglia, la prima cosa che fa è mandare un messaggio a Lidia ‘l’hanno fatto ancora’; teme che non possa rispondere; invece riceve subitola risposta, ‘domani alle nove a casa tua’; per poco non urla di gioia; si rende conto che l’incontro con Lidia sta acquistando una corposità che desiderava e temeva, soprattutto perché in agguato c’è l’innamoramento e l’ipotesi è più pericolosa di quello che sta succedendo; nel caso, sa cosa vuole fare.
La domenica scorre inutile e fastidiosa, tra due che non hanno più niente da dirsi; mangia controvoglia, va al bar perché non se la sente di sopportarla vicino; torna per cena e le impedisce di parlare con lo sport in televisione; vanno a letto odiandosi ed ignorandosi; ormai per lui esiste il lunedì mattina; ha scelto il turno pomeridiano, ma si sveglia presto per aspettare la donna che lo ha sconvolto; sa che sta sfiorando un burrone, ma non ha nessuna voglia di fermarsi.
Spia dalla finestra per vederla arrivare e, al momento giusto, fa scattare il portone d’ingresso prima che lei abbia il tempo di citofonare; la va ad aspettare davanti all’ascensore e la accoglie a braccia aperte; è meravigliosa, fuori della tuta in cui è abituato a vederla; il vestito fresco da autunno tiepido che stanno vivendo le consente un abito assai semplice, leggermente svasato, che esalta le gambe statuarie, il culo alto, rotondo, che eccita tutti quelli che lo guardano, e il seno ampio e carnale.
L’accompagna in casa e la guida verso la camera; la blocca dopo l’uscio e si ferma a guardare il volto fanciullesco, sbarazzino anche per un caschetto con frangetta che le dà un’aria assai più giovane dei suoi anni; la bacia con passione sugli occhi, uno per volta, finalmente scivola sulla bocca; lei lo accoglie con un desiderio malcelato, fa guizzare la lingua nella bocca di lui e titilla tutta la cavità, provocandogli un’erezione immediata e potente.
Quando sente il cazzo duro contro il ventre, spinge in avanti il pube e gli ossi si scontrano da far male; ma ambedue sentono solo il desiderio che monta; le mani di lui scivolano verso le natiche sode e dolci da accarezzare, lei gli prende la testa e lo bacia appassionatamente; la voglia adesso è irresistibile e tutti i loro sensi sono puntati sul cazzo e sulla figa che si cercano; lei si muove col bacino quasi ad ottenere che il clitoride si sfreghi contro il cazzo per raggiungere l’estasi.
Mario fa scivolare una mano tra i due corpi e artiglia la figa, da sopra all’abito, a piena mano; un dito si muove a cercare il clitoride, lo trova e lo stimola, in piedi come si trovano; lei si limita a gemere nella sua bocca e i suoi ‘sì’ si perdono nel bacio; quando sente che si illanguidisce perché ha sborrato, sposta la mano su un seno e trova il capezzolo; lo stringe con forza e delicatezza; lei gode di quel nuovo tocco.
Si sgancia per un attimo ed apre una fila di bottoni sul davanti, l’abito scivola dolcemente verso il basso, lo scalcia via; lui le sgancia da dietro il reggiseno e le mammelle esplodono meravigliose davanti ai suoi occhi; vi si tuffa quasi ansioso e prende a leccarle, carezzarle, mordicchiarle, succhiarle; lei guida la testa verso i capezzoli e lui comincia a godere con quelli; li lecca, li accarezza, li stringe e li succhia; lei continua a gemere orgasmi e si lascia andare languida al piacere.
La spinge schienata sul letto dove poco prima dormiva sua moglie e le bacia il busto, dal collo alla vita; prende fra i denti il lembo dello slip e lo tira verso il basso; lei lo aiuta afferrando i laterali e spingendolo verso le caviglie; lui lo sgancia e lo getta sulla poltrona; ora lei è completamente nuda; si spoglia in un lampo anche lui e resta solo con lo slip; lei accarezza tutto il corpo e pare riempirsi del piacere di assaporarlo con le mani e con la bocca che passa su ogni lembo.
Passano così un tempo che sembra quasi infinito; ma hanno davanti a se tutta la mattinata.
“Amore, hai deciso di distruggermi prima ancora di prendermi definitivamente?”
“Hai detto ‘amore’? Allora devo pensare che hai deciso di innamorarti?”
“Stupido amore mio, lo ero già, innamorata; non ho deciso solo sull’onda di un paio di corna a cui ormai sono rassegnata; sai perfettamente che ti amavo già da prima, forse come ti amano tante altre che tu ignori; ti ho chiesto quando ti deciderai a penetrarmi in figa; sto aspettando che il tuo mostro mi divori il ventre, il cuore, il cervello … “
“Quando sarai stanca delle mie tenerezze, ti amerò con tutto il corpo; per ora voglio stapparti tutto l’amore che sai darmi e regalarti tutto quello che sento adesso per te.”
“Quindi ti sei innamorato anche tu. E i pericoli che minacciavi?”
“Quando li vedremo vicini ne parleremo; per ora voglio godermi tutto il tuo corpo; per penetrarti e godere insieme, abbiamo ancora tempo … “
“Allora fermati e lasciami lo spazio per godere anche io di possederti in bocca come stai facendo tu da almeno un’ora … “
Si fermano, lei lo fa stendere supino in mezzo al letto e si piega sul suo cazzo, lo assapora con la punta della lingua e lo fa penetrare tra le labbra socchiuse; lui si sente come violasse una vergine, stretta come le due labbra accostate; in un rigurgito di voglia, la prende per la anche e se la fa scivolare sopra finché ha di nuovo, davanti agli occhi, la figa grondante e il culo fremente; riprende a leccarla e ad inserire la lingua in vagina facendola godere.
Gli stringe la testa con le ginocchia strette intorno, lo blocca e prende a scoparsi il cazzo nella bocca, fino ad avere conati di vomito e blocchi della respirazione; lui intuisce che preferisce l’alternanza tra le funzioni; lascia che lei goda la mazza in bocca e spinge dal basso verso l’alto fino a raggiungere l’esofago; lei tira fuori il cazzo fino a tenere solo la cappella fra le labbra e allenta la presa intorno alla testa; capisce che è il suo turno di leccare e la fa urlare di piacere.
Vanno avanti così, nella fellazione alternata, finché lei non si abbatte languida su di lui e stacca la bocca; lui ruota il corpo e le porta il cazzo all’altezza della figa; Lidia gli stringe le gambe intorno e si impala con forza; Mario sente che il cazzo ha percorso tutto il canale vaginale ed ha urtato con violenza l’utero; dopo un lieve sussulto, lei comincia a montarlo con forza e con determinazione; lui si vede scopato e posseduto come non gli era mai capitato; è lei a condurre il gioco.
Non si ferma il movimento di scopata nella figa, finché lei non sente che sta per raggiungere la vetta più alta del suo orgasmo e munge il cazzo per farlo sborrare insieme; Mario si sente portato in paradiso, perde il contatto con se stesso e si accorge che sta sborrando con un’intensità mai raggiunta; stanno urlando la loro gioia di godere e sembrano persi in un limbo imprevisto; poi lei si abbatte sul corpo di lui e gode a sentire ogni parte del corpo coincidere con la corrispondente sua.
“Mario, ti amo, ti amo tantissimo, non sono mai stata così felice di dare a un uomo tutta me stessa; sei meraviglioso; non mi stancherò mai di fare l’amore con te; è troppo bello quello che dai mentre scopi; il tuo è amore purissimo; non me ne privare mai più.”
“Amore, ti rendi conto che mi stai chiedendo di rompere due matrimoni per creare una nuova realtà, tua e mia insieme?”
“Sì, e ti chiedo scusa; ho parlato nell’estasi dell’amore; una delle cose che devo dirti, sin da adesso, è che non mi sfiora neppure l’idea di divorziare; mio marito che crede di essere un gigante è in realtà fragile e piccolo; non ha energie vere e si atteggia a dominatore; il suo cruccio è che ha scoperto che il suo sperma è privo di potenza.
Non è in grado di ingravidare una donna; per questo, non prendo la pillola e non ti avrei fatto venire dentro se non fossi sicurissima che non sono fertile; se faremo ancora l’amore e il sesso, molte volte ti dovrò chiedere di essere tu a badare a non venirmi in figa, almeno fino a quando non avrò deciso che voglio un figlio e che lo voglio da te; da molto tempo stiamo parlando di questo e lui vorrebbe che ricorressi ad una banca del seme per l’inseminazione artificiale.
Ma io non voglio; e non accetto neppure l’altra proposta, quella dell’adozione, per non trovarmi di fronte ad un bambino già formato e con i geni costituiti; il figlio lo voglio da un uomo che amo; tu sei quello dal quale avrò un figlio; ma vorrei che ne riparlassimo un’altra volta, perché non te la cavi con una botta e poi sparisci; ti amo, sento che mi ami e, con tutte le costrizioni che ti imporrò e ci imporremo, voglio averti per me molto a lungo, non per sempre, ma a lungo.”
“Mi sembra che tu sia molto determinata ed impositiva; hai deciso che facevamo l’amore; hai voluto che mi innamorassi; ora decidi che ci ameremo a lungo ma non per sempre perché non vuoi sparare sulla croce rossa e non lasci tuo marito; immagino che tu sia ancora innamorata di lui o di quello che rappresenta per te; la principessa ha ancora ordini per il suo vassallo?”
“Senti, vassallo del cazzo, anzi della figa; io non do ordini a nessuno, come certi capireparto; io ti dico quali sono le mie esigenze e le mie prospettive; ti amo, da anni ormai; volevo il tuo amore dentro di me; me ne hai dato un avviso; ho ancora qualche verginità da offrirti e ti darò tutta me stessa; ma ho anche il desiderio di non distruggere un amore che per me ha significato tutta la vita; mio marito non è l’ideale, ma mi ha sverginato che ero una ragazzina.
Sono legata a quella realtà; tu mi metterai incinta, perché io lo voglio e non puoi farci niente; sono io a conoscere l’orologio del mio corpo e a decidere se e quando farmi inseminare; tu mi darai la maternità che desidero; se mio marito accetterà un figlio che passerà per suo ma sarà tuo, io lo obbligherò a cambiare e ad essere un uomo diverso; se ci riesco, vivrò con lui per mio figlio; intanto, avrò il tuo amore attraverso nostro figlio; se vuoi scappare, fallo adesso; se sei con me, benvenuto nel mio amore.”
“Dammi il tempo di maturare queste cose; ti amo, ma anche io ho una storia a cui sono legato; capisco il tuo problema e sono con te; del figlio parleremo quando sarà.”
Vanno insieme al lavoro, perché lui ha fissato per ambedue il turno pomeridiano; trovano la solita Rosa al tavolo con Titina e con Stefano; prendono posto accanto ai rispettivi coniugi, ma sono mondi separati che non comunicano; Titina è troppo presa dalla sua arroganza per concedere alcunché; Stefano sta cercando di far ingoiare a sua moglie il rospo del nuovo pettegolezzo che domina nella sala tra riferimenti piccanti e pettegolezzi più o meno inventati.
A Rosa è bastata un’occhiata per cogliere quanto è avvenuto; non dimentica che, una settimana prima, era stata lei a raccogliere il magone di Mario e a farlo sciogliere in un’ora di passione sfrenata; capisce che adesso è stata Lidia, sulla scorta di quanto aveva detto una settimana prima, a concedersi all’amore di un uomo che, lei lo sapeva, amava prima ancora che si parlasse di adulterio e di legge del taglione.
Mario, durante le settimane successive, nel tempo che trascorre facendo da ‘guardiano’ senza voglia e leggendo scartoffie, avvia il suo progetto di liberarsi dalla schiavitù di un matrimonio morto, non tanto per le scopate libere quanto per un atteggiamento da capricciosa e velleitaria che denuncia l’assoluta incapacità della moglie di assolvere ruoli; coglie bene che, convinta che il matrimonio sia indissolubile in ogni caso, vuole permettersi tutte le arroganze; è deciso ad uscire di scena.
Prepara una comunicazione al padrone di casa per avvertire che la titolarità dell’affitto passa da lui a sua moglie; la stessa manda all’amministratore del condominio; si informa ed opera perché le bollette di luce gas ed acqua passino da lui a carico di Titina, non lo deve fare per il telefono fisso di cui è intestataria da sempre; non sa con esattezza se è necessaria la controfirma di lei; ma alcune telefonate lo assicurano che lui può disdire; se l’altra accetta, cambia l’utenza, se no, viene interrotta.
Una settimana più tardi, all’incontro che ormai pare un appuntamento fisso, Titina lo avverte che non è stata pagata la pigione per l’appartamento; Mario le fa osservare che ora è di sua sola competenza; il contratto è stato variato ed è lei a risultare locataria; lui deve solo contribuire per la sua parte, la metà dell’importo; la cosa sconvolge sua moglie, da sempre abituata a non affrontare problemi di pagamenti o di bollette; chiede come mai siano cambiate le cose.
“Mario, lascia stare la pantomima di questa deficiente. Ti va di spiegarmi perché hai chiesto un anticipo sul TFR?”
“Dovevo pagarmi le tasse universitarie ed avevo solo quella disponibilità … “
“Tasse universitarie? Che significa?”
“Rosa, tu non sai che ero ad un passo dalla laurea; ma dovevo anche lavorare e qualcuno si lamentò che la trascuravo per i miei studi … “
“Cristo! Criminale! Hai impedito che si laureasse per sentirti al centro del suo mondo? Mario sei proprio un imbecille; mandala al diavolo, questa stupida capricciosa bambina che non è mai cresciuta … Non ci posso pensare … Fare interrompere gli studi per essere il centro del mondo … Mario comincio a dubitare della tua intelligenza!”
“Beh, faccio in tempo a recuperare; tra un anno sarò laureato, passerò al ruolo impiegatizio e spero di arrivare ad essere dirigente … “
“Non puoi passare su qualche scopata stupida che mi sono fatta solo perché volevo divertirmi in discoteca?”
“Certo che potrei passare sulle scopate. E’ sul comportamento che non si può passare; tu sei stupida e arrogante; ignorante e presuntuosa; se io tornassi sulla mia decisione, tra due minuti staresti a chiedere nuove libertà e nuovo libertinaggio; hai aperto una falla e l’acqua ha riempito la stiva; se resto sulla tua barca, affondo e muoio; tu galleggi perché sai bene cosa galleggia; mi spiace per te che finirai male.
Dieci anni insieme li ho vissuti; l’ultimo è stato di sopportazione e di mortificazione; hai rivelato di essere una bambina capricciosa incapace di rendersi conto di realtà assai semplici; lo dimostri anche in questa chiacchierata dove emerge che non sai niente di amministrazione della casa, che non capisci che il divorzio ha cambiato le cose; approfitti della mia disponibilità per chiedere di passare sulle tue scopate abusive ma non sei in grado di proporre niente di costruttivo in cambio.
Sei solo una che pretende i suoi presunti diritti ma non ha il minimo senso del dovere; neanche ti rendi conto che hai bruciato le mie possibilità impedendomi di laurearmi; per te sono solo il mulo che lavora e che porta i soldi a casa.”
“Non possiamo provare a ricominciare?”
“Cosa dovremmo ricominciare? Senti, per essere chiari; io me ne dovrei andare adesso, perché ho un’altra offerta più allettante; non me ne vado, non per te né per Rosa; lei non è la mia donna, è solo un’amica preziosa, quello che una moglie, specie quella del matrimonio indissolubile, dovrebbe essere, ma che tu non hai saputo e non ti sei sforzata di essere; se non me ne vado è perché una donna di cui sono profondamente innamorato non vuole o non può chiedere il divorzio da suo marito.
Finché lei mi ama e mi lascia uno spiraglio che, divorziando da te, potrei averla, io resto ad aspettare; sono molto paziente e tu lo sai più di tutti; resto perché l’amo intensamente; con te non ho niente da spartire; sto vivendo con te da separato in casa, se non l’hai capito; posso continuare a farlo; devi augurarti che lei non si decida presto; quando mi parlerà chiaro e definitivo, o me ne andrò con lei o me ne andrò da solo; comunque, me ne andrò.
Intanto, continuo a fare il separato in casa con una donna che non mi stima, non mi rispetta, non mi ama non fa niente per essere una coppia, se ne va il sabato sera a ballare e a scopare contro di me; cosa vuoi farmi sopportare di più? Separati in casa significa che dividiamo tutte le spese e che ognuno fa la sua vita, senza preoccuparsi dell’altro, come hai fatto da sempre tu; se non ti sta bene, vattene tu, dove ti pare, con chi vuoi.”
“Io non voglio andare da nessuna parte, tu hai un altro amore; io ho avuto ed ho solo un amore; sono una ragazzina capricciosa che non ti sei preoccupato di far crescere; mi hai viziato ed hai lasciato che diventassi un peso, una parassita, un’inetta; non voglio darti colpe; sono stata educata male, prima dai miei, poi anche da te che mi hai concesso tutto, anche di andare a farti cornuto; sono una stronza, ma tu sei stato troppo debole.
Adesso ti propongo di ricominciare da capo, da separati in casa; ma ti chiedo di aiutarmi a crescere, di non concedermi niente e di indicarmi ogni volta la via da seguire; ti sembra assurdo?”
“Finché la donna che amo non esce dalle ambiguità, io posso fare il separato in casa; ho cercato sempre di consigliarti; tu hai respinto i miei consigli e hai fatto sempre a modo tuo; ti ho detto che tu vivrai del tuo e io del mio; questo è il primo passo al rinnovamento, se vuoi; continuiamo a farci del male restando coppia scoppiata; non credo che tu voglia davvero cambiare e migliorare, però lo spero e sono tenuto ad attaccarmi a questa speranza; sta a te non deluderla.”
“Quindi, resti con me e mi aiuti?”
“A crescere, non a favorire i tuoi capricci, i tuoi vizi; non posso importi niente; posso solo suggerire e consigliare come ho fatto sempre; se sgarri, te la sei voluta.”
In realtà non c’è niente da decidere di nuovo; Titina è costretta a rendersi conto che adesso spetta a lei occuparsi delle bollette e deve pagare tutte le spese, con il contributo di Mario che le versa la metà di quelle di casa; per lei la situazione si fa decisamente difficile perché la sua parte incide su uno stipendio assai basso mentre suo marito guadagna il doppio ed è meno pesante il carico delle spese comuni.
Lui intanto comincia a prendere assai sul serio l’impegno nello studio; non dovendo rendere conto ai piagnistei di lei, ha maggiore libertà di dedicarsi anima e corpo alla preparazione degli esami; continua a vedersi con Lidia nelle ore in cui sono liberi dal lavoro; Titina si rende conto talora che il letto è stato usato in sua assenza per scopate decisamente intense ma non può contestare niente; addirittura, come suggerisce Rosa, deve ringraziare che lui non se la porti in casa quando c’è lei.
Ha perso molto entusiasmo per le sue scopate del sabato sera, ma continua imperterrita ad andare in discoteca, giurando e spergiurando che va solo per ballare e divertirsi, anche se le tracce organiche sull’intimo e spesso sui vestiti dicono il contrario; di fatto, fermarsi in macchina sulla via del ritorno e lasciarsi andare ad una scopata ogni volta più aggressiva e bestiale, è diventata una sorta di rituale che ha perso ogni validità e sembra rispettare un cerimoniale più che farla godere.
La situazione si trascina per un paio di mesi durante i quali diventa sempre più difficile ai coniugi parlarsi; come aveva lucidamente previsto lui, Titina ha alzato ancora l’asticella delle pretese; spinta anche dalla rabbia della dimostrata povertà a cui è costretta e di cui, con la logica propria dei perdenti, accusa suo marito, finisce per calcare la mano sulle umiliazioni che adesso, negli ambienti della fabbrica, diventano sempre più pesanti.
Incurante della taccia che si è conquistata, di una puttana che la da a tutti senza problemi, gode molto di più quando, alle spalle di suo marito, le mani si distendono nel segno delle corna; la cosa peggiore è che, tra i più accaniti, c’è Stefano, che nella sua sicumera, allo stesso modo di Titina, non pensa neanche da lontano di essere l’autentico cornuto; la mazzata arriva tra capo e collo un lunedì, in mensa, quando si ritrovano i soliti amici.
Girano nell’aria i commenti accesi sull’ultima bravata di Titina che il sabato precedente ha scopato quasi apertamente fuori della discoteca, in macchina, esposta alla vista di tutti; godendo dell’ulteriore umiliazione inflitta al decoro di Mario, lei si bea a beccarlo sull’argomento; a sghignazzare più di tutti, è naturalmente Stefano che alla squallida performance si è prestato e che ora sembra vantarsene allegramente.
“Sono incinta.”
Basta la frase di due parole a gettare lo scompiglio; a pronunciarla è stata Lidia che effettivamente ha avuto quella mattina la conferma che la sua iniziativa per farsi ingravidare da Mario è andata in porto; per quasi tutto il mese ha scopato senza precauzioni ed ha lasciato che le riempisse l’utero, certa che avrebbe facilmente attecchito, mentre a lui ha sempre detto rasserenante che era protetta dalla pillola.
La prima a rimanerne sconvolta è Titina, ben informata sulla sterilità di Stefano che le consente di scopare senza preservativo, che non le piace per niente.
“Come è possibile se tuo marito è sterile?”
Le ridono in faccia in due, Rosa e Lidia; Mario è sorpreso e preoccupato, perché sa che è il momento della verità, per lui e per la donna che ormai ama infinitamente; Stefano ha un viso che è un unico punto di domanda.
“Quando sei passata dalla banca?”
“Non ho conti correnti, non ho depositi; che diamine volevi che facessi in banca?”
“Non fare la finta tonta; intendevo dalla banca del seme … “
“Qui se c’è qualcuno che fa il fesso per non pagare dazio mi pare proprio che sei tu. Ti avevo pure avvertito che non avrei mai accettato l’inseminazione artificiale né l’adozione … “
“E quindi? … “
“E’ il figlio di un uomo meraviglioso che amo follemente e che ho amato con tutto il corpo per questi ultimi mesi; se credi che solo certi imbecilli possono fare sesso contro i coniugi, sarà bene che impari che esiste anche il fare l’amore, fisicamente, vale a dire non scopare, ma fare sesso con tutto l’amore del mondo; ho amato e sono stata amata da un maschio in una maniera che né tu né altri caproni e troie potrete mai immaginare … “
“E adesso che succederà?”
La domanda è ovviamente di Titina che di fronte alle situazioni impreviste resta sempre istupidita.
“Mio figlio nascerà e, poiché è documentata la sterilità di Stefano, io dichiarerò il nome del padre naturale, se lui me lo consentirà, altrimenti lo dichiarerò frutto di un rapporto extramatrimoniale con uno sconosciuto … “
Rosa interviene quasi a sorpresa.
“E tu che lo conosci come lo conosco io ritieni davvero che possa consentirti di escluderlo da qualunque rapporto con un suo figlio naturale?”
“Quindi tu sai chi è il padre?”
“No, cara la mia stupida! Io ho occhi per vedere; ho visto la luce dell’amore negli occhi di Lidia e in quelli di lui quando si incontravano anche per caso; considerato quel poco che Lidia dice, so per certo che è lui il padre del bambino; e so bene che non si tira mai indietro. Piuttosto, Stefano, tu come ti poni di fronte a questa verità?”
“Come vuoi che mi ponga? Che io non possa essere il padre naturale è noto a tutti; dalla banca del seme avremmo avuto lo sperma di uno sconosciuto; non posso dare la colpa a Lidia se ha fatto l’amore con un uomo che ha amato o che ama, questo ancora non l’ho capito; per la legge io sono il padre legittimo; non mi sento neppure cornuto visto che mia moglie afferma che è frutto di un gesto d’amore; io non so più darle amore purtroppo per me; se lo ha trovato in un altro, colpa mia.”
“Ste’, stammi a sentire, io lo amo quell’uomo, non l’ho amato solo per farmi dare il figlio che volevo; ne abbiamo parlato spesso e lui sarebbe anche disposto a prendermi come compagna o a sposarmi se divorziassi da te; io gli ho detto che non voglio lasciarti; il perché lo trovi facilmente nella nostra storia, cominciata quand’ero poco più di una ragazzina; il padre naturale di mio figlio ha la forza e la struttura per vivere anche senza di me.
Ci soffrirò pene infernali, ma sono disposta a lasciarlo ora stesso, se ho da te le garanzie che il figlio che sarà tuo per legge avrà un padre degno di quello naturale, un uomo che possa sentirsi orgoglioso di se stesso senza dover giocare a chi ce l’ha più grosso o fare porcate per sentirsi maschio; tu non puoi immaginare quanto dolore sono costretta a dare a un uomo che amo profondamente; ma so che è più giusto stare vicino a te, però solo se tu vuoi che ti stia vicino e mi accompagni con l’amore necessario.”
“Lidia, questo figlio che ancora non c’è ha già cambiato la mia vita; ora è la cosa che amo di più al mondo, anche più di te e sai che ti amo perdutamente; mi spiace che qualcuno debba soffrire ma ho bisogno di te; se il padre naturale ha forza per reggere questa rinuncia, ti prego di non uccidermi; non resisterei a sapere che te ne vai con il figlio che abbiamo desiderato per tanti anni; sappiamo da sempre che non poteva essere totalmente mio; ti chiedo molto, ma, se riesci a conservare nei ricordi, e in tuo figlio, il segno di questo amore, mi fai felice; se te ne vai sono finito.”
“Lo so; e lo sa pure lui; non sono tenuta a farti sapere chi sia, ma vorrei che il padre naturale non dimenticasse questo amore e il figlio che ha prodotto; gli chiederò di essere padrino e ‘zio’ adottivo per nostro figlio, se riusciamo a costruire la nostra famiglia; a lui sono costretta a chiedere perdono per la cattiveria, ma comprensione per la mia scelta; so che non mi negherà niente e che scomparirà dalla mia vita per non turbare l’equilibrio che vogliamo realizzare.”
Mario si sente troppo chiamato in causa per tacere; cerca la via della diplomazia.
“Se è l’uomo che dici, non potrà negarti mai che tu lo indichi come padre naturale solo nei documenti riservati; se ti ama, avrà anche la forza di capire la tua scelta e fare il gesto d’amore di lasciarti alla tua vita per costruirsi la sua; non so se le situazioni logistiche consentono che sia presente da padrino al battesimo; ma spero per voi che possa organizzarci ed esserci.”
Lo sguardo che si scambiano dice tutto quello che le parole non possono; lo interpreta Rosa.
“Lidia, conosco l’uomo e posso parlargli; ti sono io garante che accetterà l’indicazione di padre naturale e ti ricorderà sempre con grande affetto; sai quanta amicizia mi lega a lui e, dopo anni e anni, so che la sua amicizia vale l’amore di chiunque altro; non avere dubbi, sarà il padrino più affettuoso e lo zio meraviglioso che ti aspetti; lo costringerò io ad essere al battesimo e fare da padrino, anche se si dovesse trasferire in Patagonia.”
“Sai che se ne andrà?”
“Stava aspettando la tua scelta; ora so che lo perderò anche io; ma non ti sentire in colpa; la vita va così.”
Ormai Mario non ha più nessun interesse a restare lì, sopportando le esagerazioni e le angherie di una stupida ragazzina convinta di avere il mondo ai suoi piedi; prende il telefono e chiama la fabbrica di Pescara dove è attesa una sua risposta alla proposta di lavoro, decisamente allettante, che gli hanno fatto; si limita ad avvertire che accetta, che sarebbe partito l’indomani mattina e in serata conta di arrivare sul posto.
Rosa sente le parole come altrettante coltellate che le squarciano il petto; capisce solo in quel momento che per quell’uomo sarebbe disposta a sacrificare anche la sua libertà di single incallita; quando lui chiude a comunicazione, gli chiede sommessamente.
“Quindi parti domani?”
“Sì; non c’è più niente che mi lega qui; l’avvocato farà le pratiche per la separazione e il divorzio.”
“A lei non lo dici?”
“Meglio che se ne renda conto da sola.”
Lidia e Stefano sono riusciti a cogliere il senso di quello che succede; l’abbraccio tra Mario e Rosa è la conferma chiara che lui se ne va, forse per sempre; lei ha gli occhi pieni di lacrime; chiede al marito di avvertire che non ce la fa a lavorare, quel pomeriggio, e lo prega di portarla fuori, dovunque possa sfogare il suo dolore; al suo amore cerca di sussurrare un ‘perdonami’; ma la gola è bloccata dal magone; riesce solo a singhiozzare e scappa.
Stefano, rivelando per la prima volta una disponibilità umana imprevedibile, chiede scusa a Mario per il male che gli ha fatto e lo prega di esserci al battesimo del loro figlio, di tutti e tre precisa; raggiunge sua moglie e spariscono; Titina rivela ancora una volta la sua fanciullaggine; tutta presa dalla sua smania di dominarlo, gli chiede se a fine turno sarebbe andato a casa per parlare con lei; Mario resiste al desiderio di scattare una volta per tutte.
Si limita a dire che deve sistemare delle cose in amministrazione e che la sera l’avrebbe passata a mettere in ordine altre cose per il futuro; lei non coglie il senso della frase e lo rassicura che l’attenderebbe anche tutta la notte, se lui si decidesse a farle fare finalmente l’amore.
“Non attendere inutilmente; siamo separati e non possiamo fare l’amore, stavolta è definitivo.”
Lei lo guarda con aria scettica, convinta che non può fare sul serio perché è suo diritto di moglie avere il suo amore; Rosa prova per lei un’immensa pietà e la accarezza dolcemente sul viso; forse la sua beata incoscienza è l’arma migliore per difendersi dallo tsunami che le sta per piovere addosso; la mattina seguente, suo marito esce assai presto, monta in macchina con le valigie e sparisce nella nebbia; quando si sveglia, lei pensa che sia uscito per lavoro e che la sera avrebbe cercato di riconquistarlo.
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Sono passati tre anni dall’ultimo incontro a quel tavolo; Rosa, Lidia e Stefano si trovano ancora una volta, senza gli amici di sempre evaporati nel nulla; Stefano ha al collo l’imbracatura per il bambino che, quando si stanca, non ammette repliche; lui è venuto per il turno di pomeriggio; ha passato la mattinata in casa con il piccolo Mario, il cui nome richiama immediatamente il padre naturale che si era sottoposto ad un tour de force per essere presente al battesimo come padrino.
Lidia ha fatto il turno mattutino e, come è nella loro quotidianità, dopo pranzo sarebbe andata a casa col figlio e avrebbe svolto l’attività di massaia a cui è abituata; a sera si sarebbero ritrovati e, da buoni piccoli borghesi, avrebbero trascorso le ore dividendosi tra la tv e le mille piccole incombenze a cui il bambino li chiama continuamente, di cui l’ultima sono i regali che ‘zio Mario’, il padrino lontano, gli ha fatto avere con la solita premurosa attenzione.
Di colpo, si materializza ad uno dei lati del tavolo un’ombra, o forse il fantasma di un passato che non hanno dimenticato; non ha la tuta che portava quando si sono lasciati; ma il completo grigio, elegante e perfetto nella fattura, non cambia la struttura elegante e bella di Mario, il grande amore passato di tutte e due le donne; il primo abbraccio, violento, aggressivo passionale, d’amore, è di Rosa che ritrova di colpo un corpo molte volte ricordato nei sogni.
Il saluto con Stefano è caloroso, da padre legittimo a padre naturale; l’abbraccio con Lidia è da amanti che si ritrovano dopo anni di separazione; ma non ha niente di sensuale; sono soprattutto grandi amici che in comune hanno un figlio che ha un altro padre; naturalmente, se lo spupazza a lungo, il bambino, stordito da questa presenza tutta nuova che un poco lo spaventa e lo induce a cercare le braccia della mamma che lo rassicura e gli presenta lo ‘zio Mario’ di cui prende coscienza solo adesso.
Rosa non riesce quasi a raccapezzarsi; lo abbraccia più volte, lo tocca quasi ad accertarsi che è vero, vivo e presente; lui la accarezza con dolcezza, quasi a confermare che è lì, con loro e per loro; lo costringe a sedere accanto a lei e comincia la sfilza di domande con cui spera di riprendersi la vita di lui dopo tanta lontananza; lui conferma che sta benissimo nel nuovo lavoro, che si è laureato con lode e che è stato immediatamente promosso al quadro dirigenti dell’azienda
Rosa è felice più che se le avessero annunciato un grosso aumento di stipendio; si sente quasi orgogliosa di essere sua amica e guarda con sussiego i soliti ‘bulli’ che stavolta non possono che nascondersi in ogni modo, nel timore che adesso lui sia tornato da dirigente alla sua vecchia fabbrica e sia in grado di far pagare a tutti il dovuto; ma Rosa non vuole neppure sapere se lui è in vacanza o trasferito alla loro sede; si coccola il maschio che ama, adesso ne è certa, anche se non potrà mai essere suo.
Vorrebbe quasi baciarlo con amore, ma sa che non può e si limita ad appoggiare la testa tra la spalla e il collo; il leggero contatto dei capelli col viso di lui è un momento di grande passione, anche fisica; Lidia la guarda con malcelata invidia e si limita a commentare con dolcezza le notizie che lui fornisce; anche lei forse vorrebbe ritrovare per un momento gli odori dell’uomo a cui si è data con tanta passione, ma la fedeltà promessa a Stefano è un giusto dovere; si limita a consumarlo con gli occhi.
All’improvviso entra nel loro paesaggio una nuova figura, una donna decisamente assai bella, biondissima, con un corpo scultoreo da fare invidia a qualunque artista; ha in un porta enfant un bambino di circa un anno, biondissimo come quella che è evidentemente sua madre ma che in molti tratti ricorda Mario; non sarebbe nemmeno necessario chiarire chi siano, perché è evidente a tutti; ma lui deve presentare ufficialmente la sua accompagnatrice.
“Lei è Natasha, ingegnere meccanico originaria della Lituania; è la mia compagna e madre del mio bellissimo figlio Nicola; Nata, lei è Rosa; non devo spiegarti niente; forse la conosci già come me; l’altra è Lidia, il mio grande amore del passato, madre di quel bellissimo bambino che è Mario junior, mio figlioccio; lui è Stefano, padre del bambino e mio intimo nemico; me ne ha fatte di tutti i colori ma alla fine l’amore per Lidia è tracimato nell’amicizia per lui.”
“Ciao, ragazzi; conoscete Mario e sapete che è troppo leale per nascondermi qualcosa anche del suo passato; posso solo dirvi che ho imparato a conoscervi e ad amarvi dai suoi racconti; sono felice di incontrarvi personalmente e vedere concretamente l’ambiente in cui si è mosso il mio amore prima di capitarmi addosso in Abruzzo; non mi ha raccontato niente di falso; siete esattamente come lui vi ricorda e vi vuole bene.”
“Mario, come mai sei qui all’improvviso?”
“Ho avuto la comunicazione che domani viene emessa la sentenza per il mio divorzio; ne abbiamo approfittato per ritornare sui luoghi della mia gioventù, dei miei amori più belli … “
La risposta tira fuori l’argomento che a tutti brucia di più ma che nessuno vorrebbe affrontare; è Natasha, che non ha problemi o pendenze, che lo sbatte disinvoltamente sul tavolo.
“Ma non ci dovrebbe essere con voi anche Titina? Mario mi assicura che siete quasi inseparabili … “
Il disagio è più che evidente; nessuno ha osato porre il quesito e nessuno vorrebbe affrontare l’argomento; Rosa si rende conto che, lei e Natasha, sono le più ‘neutrali’ rispetto al tema; la lituana ha posto l’interrogativo; a lei forse compete la risposta.
“Mario, avrei preferito non toccare il tasto perché temo che per te sia ancora dolente; purtroppo, la ragazzina imbecille, dopo che sei andato via, non si è smentita e, come una cavallina brada, si è abbandonata ad ogni genere di bagordi e di perversioni, con il candore stupido della sua formazione e con la tigna letale che si tira dietro; dopo inenarrabili esperienze, finì nelle grinfie di un protettore senza scrupoli che la portò al bordello di donna Cesira; lavora là da circa sei mesi ed è conciata piuttosto male, a quel che ci raccontano.”
Inesorabilmente la notizia colpisce Mario come una dura mazzata in piena fronte; Natasha lo vede vacillare; prende il bambino e glielo affida tra le braccia; lui capisce l’indicazione.
“E’ vero, scusami; il futuro è davanti a noi, non dietro le nostre spalle.”
Rosa rimane sorpresa dalla prontezza della donna e dalla sua sensibilità; capisce che non è per caso che sia la compagna del suo idolo.
“Natasha ha ragione, Mario; coi rimpianti non si vive; meglio i ricordi, al massimo; ma un figlio ti proietta nel futuro, in qualche modo ti rende eterno … “
“Rosa, pensi che incontreremo questa signora?”
“Ho paura di si; per me, se si andasse a nascondere, farebbe bella figura; ma, conoscendola, temo che scatenerà una stupida sceneggiata che non smuoverà nessuno e confermerà la sua fanciullaggine pericolosa.”
“Mario, perdonami se divento assillante; posso chiederti di fare leva su tutta la tua capacità di sopportare anche questa maledetta prova, per non perdere le staffe e rovinare tutto?”
“Nata, se ci siete tu e Nicola mi sarà più facile resistere anche alle provocazioni più volgari … “
“Mario se pensi che ti possa essere utile, vengo volentieri con voi.”
“Grazie, Rosa; sì, credo proprio che la tua presenza sia un sostegno utile, ancora una volta.”
“Lidia, se vi va, non credo che la vostra presenza sarebbe di turbativa; Mario junior, come Nicola, rappresenta il futuro, tuo e di tuo marito ma anche di Mario senior; sono certa che la tua presenza in particolare lo conforterebbe.”
“Non osavo chiederlo; se per te va bene, io sono felice di assistere a quest’ultimo atto, con mio figlio e con mio marito, se vuole.”
“Chiaro che voglio; anche un capitolo della mia vita si chiude domani … “
C’è, Titina, in qualità di controparte insieme al suo avvocato; Mario avrebbe preferito perdersi lo spettacolo ignobile di un’autentica prostituta vestita come se uscisse da una scopata di mestiere e si preparasse ad accogliere il prossimo cliente; anche tutti i presenti manifestano un vago disagio di fronte all’esibizione smaccata di forme e di provocazioni della donna; ma lei ostenta la solita tignosa sicumera e tratta tutti con degnazione, sentendosi dea o dio in persona.
Superato l’istintivo disgusto, stringendosi alla sua compagna ed abbracciando con forza suo figlio, Mario assiste sereno al dibattito tra i due avvocati; poche volte suggerisce qualcosa al suo legale, a proposito di episodi, messi in campo deformati dal racconto di lei; non c’è la temuta sceneggiata; Titina sembra aver finalmente accettato la realtà che lui se n’è andato, che ha un’altra donna e che hanno un figlio con cui formano una solida famiglia.
Dopo una mezz’ora di dialogo, più che di dibattito, in cui emerge chiaro che non esistono motivi per rivedere la sentenza di separazione; il divorzio viene decretato senza oneri alle parti; per la prima volta da quando la sporca vicenda ha avuto inizio, Titina non alza la cresta per protestare la sua verità, come ha fatto già per la sentenza di separazione; si allontana quasi a capo chino; unico gesto, è chiedere a Natasha se può dare un bacio al piccolo Nicola; lo fa e si allontana.
Hanno fissato di trovarsi allo stesso tavolo l’indomani, per salutarsi forse definitivamente; Mario e la sua compagna arrivano dopo mezzogiorno quando gli altri sono già lì; l’atmosfera è cupa e non risuonano i soliti commenti ai pettegolezzi del giorno; Mario capisce il perché guardando la pagina di giornale aperta sul tavolo; Titina, uscita dal tribunale, è andata diretta alla stazione ed ha preso un treno dell’Alta Velocità; ma lo ha preso in pieno, in piedi sui binari.
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