Come ho conosciuto mio marito – L'amica perduta (28 dicembre)

  • Scritto da Lizbeth il 28/12/2025 - 11:46
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Quest’opera è di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autore o usati in modo fittizio.


 

La tensione accumulata dai giorni precedenti si sciolse in una strana, quasi inebriante, euforia. Sara aveva messo da parte il suo disgusto per l'ultima live in nome della nostalgia e della speranza che Marco, infondo, stesse mantenendo la sua promessa di "salvarla". Quella mattina, Marco la chiamò con tono caldo, quasi paterno, una voce che le fece credere di essere davvero una persona meritevole di un lusso concesso.

«Sara, hai superato la metà del tuo obiettivo, e con stile. I tuoi sforzi mi hanno impressionato. Hai guadagnato il tuo premio. Oggi non c'entrano gli affari, non c'è debito. Oggi è solo per te. Ti aspetta una persona speciale, in un luogo dove potrete rivivere i vostri segreti più dolci e proibiti. Consideralo un ringraziamento, un momento di pura, meritata perversione personale che ti concedo. Divertiti.» Marco riattaccò, lasciandole un indirizzo anonimo e il cuore in subbuglio per l'emozione di rivedere l'unico vero amore della sua gioventù.

Sara arrivò di fronte a un grattacielo di cristallo e acciaio, un hotel di prestigio la cui hall era marmo lucido e profumo di legni esotici. La stanza assegnata non era semplicemente una suite, ma un attico d'angolo mozzafiato con finestre a tutta altezza che inquadravano lo skyline di Milano, quasi arrivando fino alla Stazione Centrale. L’arredamento era minimalista ma di design, ogni oggetto era costoso. E anche qui, inquietante e fuori luogo in un lusso così calibrato, una parete interamente ricoperta da uno specchio enorme, dal pavimento al soffitto, che rifletteva con precisione brutale ogni angolo della lussuosa stanza. Sara, seguendo le istruzioni implicite di Marco, indossava solo un reggiseno di pizzo nero, che a malapena conteneva il suo seno pieno, una gonna a tubo di pelle lucida che si apriva con uno spacco laterale vertiginoso, e tacchi a spillo neri sottilissimi.

Quando entrò, Elisa era già lì, una visione di perfezione fisica che sembrava scolpita nel marmo. Alta, snella, con muscoli atletici disegnati sulle cosce e una cascata di capelli biondi accecanti. Elisa indossava un tailleur pantalone di seta grigio chiaro, elegantissimo, con una camicia bianca sbottonata fino all'ombelico, che rivelava il suo piccolo seno sodo e alto, privo di reggiseno. Ai piedi, portava stiletto rossi lucidi e affilati.

«Sara! Cazzo, ti ho cercata ovunque! Non riesco a credere che Marco ci abbia dato questa opportunità in un posto così. Ho pensato solo a te da quando mi ha chiamato. Siamo io e te, come una volta, ma migliori, stronza.» Elisa si fiondò su Sara per un abbraccio forte e carnale, il profumo costoso di Elisa inondò Sara.

«È un premio. È un cazzo di premio, Elisa,» rispose Sara, la sua voce ora roca per l'eccitazione. «Marco si sta comportando bene, io sono qui per noi due, per noi» Guardò il fisico impeccabile di Elisa: i pantaloni di seta aderivano alle gambe muscolosissime e toniche, il sedere era sodo e atletico, una bellezza giovanile che Sara adorava. «Sei fottutamente perfetta. Voglio sentirti, puttana.»

«Allora giochiamo come quando avevamo sedici anni, ma qui sopra, con tutta Milano che ci guarda e non se ne accorge.»

Sara si inginocchiò davanti a Elisa, un atto di intensa adorazione erotica spontanea. Non era sottomissione, ma devozione, un inginocchiarsi al primo amore. Il suo corpo maturo e abbondante si abbandonò alla perfezione fisica dell'amica bionda. Sara le sfilò gli stiletto rossi, il cuoio caldo sotto le dita. Rivelando i piedi snelli e afferrandoli con foga, iniziò a leccare le piante e le caviglie, risalendo con la lingua le caviglie toniche e tese. Dietro lo specchio, Marco era in silenzio, immobile, gli occhi fissi. Sara continuò a leccare con una lussuria che era metà adorazione e metà venerazione per la sua forma, risalendo le gambe muscolosissime di Elisa, baciando la pelle tesa, mentre la camicia sbottonata di Elisa ondeggiava in un invito silenzioso. L'odore del sudore salmastro di Elisa si mescolava al profumo di pelle costosa e al desiderio.

Sara si alzò, il suo volto umido, e guardò la bionda. I loro occhi si incontrarono nello specchio. C'era tenerezza, una promessa antica. «Ti ricordi quando ci ubriacavamo con il vino rubato e ci toccavamo? Facciamolo di nuovo, troia. Ho preso una cosa che amavamo, ma l'ho portata a un altro livello.» Sara indicò una bottiglia di Champagne lasciata in un secchiello d'argento.

Elisa, scossa dal ricordo e dall'eccitazione che le stringeva la gola, si scagliò su Sara. I loro baci si fecero violenti, le loro lingue si intrecciarono in un bacio bagnato e aggressivo. Per un attimo, il mondo si ridusse al sapore di Elisa, alla sua lingua, al suo profumo, annullando ogni umiliazione passata. Sara spinse Elisa contro lo specchio, sentendo il vetro freddo contro la schiena tonica dell'amica. Le mani di Sara strapparono la cerniera della gonna, il suono amplificato dal silenzio della stanza. La gonna di pelle cadde a terra. Sara rimase solo con il reggiseno e i tacchi.

Elisa strappò la propria camicia, il tessuto bianco che volava via, lasciando solo i pantaloni di seta e gli stiletto rossi. Il suo piccolo seno sodo si muoveva libero e perfetto. «Apri quella cazzo di bottiglia, voglio farmi un bagno in te, puttana matura. Facciamo la versione per adulti del nostro vecchio gioco e non fermarti un secondo.»

Sara prese lo Champagne. Il tappo volò via con un botto sordo e improvviso. Elisa rovesciò Sara sul letto e le tolse il reggiseno. Prese la bottiglia e ne versò metà del contenuto, frizzante e freddo, sul seno abbondante di Sara, il liquido che si insinuava tra i capezzoli gonfi. L'altra metà la versò sulla sua passera matura e abbondante. Sara gridò per il freddo, ma fu subito eccitazione bruciante. La sua pelle d'oca si mescolò al calore della lussuria.

Elisa si chinò immediatamente e iniziò a leccare con foga, bevendo lo Champagne e il sapore intimo e intenso di Sara. Sara gemeva forte, l'immagine riflessa nello specchio era indimenticabile: vedeva la bionda perfetta, vestita solo dei pantaloni e dei tacchi, che le succhiava la vulva bagnata di bollicelle. Era il loro gioco, la loro perversione condivisa portata al limite, un rituale erotico dove non c'era padrona, solo fuoco reciproco.

Elisa prese la bottiglia di Champagne, ormai mezza vuota. «Ricordi quando usavamo i manici delle spazzole? Ora è più divertente, tesoro.» Con la bottiglia gelata, spinse il fondo liscio sul clitoride gonfio di Sara, poi si fece strada con lentezza nel suo sesso maturo, il vetro freddo che graffiava i tessuti interni. Sara ansimava per la durezza e il freddo, un'esplorazione che era puro godimento consensuale. Elisa, ancora non soddisfatta, si tolse anche i pantaloni, restando con i suoi stiletto rossi e il sedere atletico esposto, e spinse la bottiglia nell'ano teso di Sara. Sara si inarcò in un gemito strozzato, l'oggetto freddo che la invadeva completamente.

A quel punto, Elisa tornò a prendere i suoi stiletto rossi e afferrò un tacco sottile e affilato. Si mise a cavalcioni su Sara, la sua fisicità atletica sul corpo più maturo. «Voglio sentirti mia, Sara. Ti prego, leccami il tacco.» Sara leccò il tacco di pelle lucida con trasporto. Poi Elisa rimosse la bottiglia e premette la punta del tacco a spillo sull'ano teso di Sara, penetrandola con la punta metallica e affilata. Sara urlò e poi tacque, lasciando che il piacere estremo la inondasse. Poi lo rimosse e lo spinse, con la stessa intensità, sul clitoride gonfio di Sara, penetrando la sua vulva matura con l'arma proibita. Dietro lo specchio, Marco era in silenzio, immobile.

Dopo quell'atto di feticismo brutale e giocoso, Elisa afferrò un grande dildo in silicone liscio dalla borsa, e lo cosparse con il liquido rimasto sul seno di Sara. «Adesso, prendimi. Voglio che mi supplichi di non smettere.»

Elisa si posizionò su Sara. Prima di penetrarla, si chinò sul petto dell'amica. Afferrò con entrambe le mani il seno abbondante di Sara, il tessuto sodo e pieno che aveva sempre invidiato, e lo strinse con una lussuria che era tutta sua. Le sue dita giocarono con i capezzoli gonfi, palpandoli con trasporto. Solo dopo essersi saziata di quel contatto, guidò il dildo nel sesso maturo di Sara, cavalcando il corpo con una furia primitiva. Le spinte erano violente e ossessive. Sara gridava un piacere totale, le sue gambe formose che si stringevano attorno alla vita atletica di Elisa, fino a quando raggiunse un orgasmo acuto e prolungato.

Sara la guardò ancora ansimanto. «E' il tuo turno, stronza.»

Con una velocità inaspettata, Sara, ancora coperta di Champagne e sudore, afferrò Elisa per la nuca e si scambiò di posto. Spingendola via, prese il dildo dalle mani di Elisa e la spinse con forza contro lo specchio a tutta altezza, cosi Marco poteva vedere il viso dell'amica chiaramente riflesso.

«Ora tocca a me scoparti! Ti ho desiderato per anni. Voglio vedere la tua faccia perfetta distrutta dal piacere che ti do io!» gridò Sara, la sua voce roca.

Elisa fu colta di sorpresa dalla selvaggia inversione. Sara spinse il dildo con una forza brutale e inaspettata nel sesso stretto e atletico di Elisa. Le spinte di Sara erano più veloci, più aggressive, quasi furiose. Il corpo maturo e abbondante di Sara si muoveva con una violenza inaudita contro la perfezione di Elisa, schiacciando la bionda contro la superficie fredda dello specchio.

Elisa non emise gemiti dolci. Il suo volto perfetto si contrasse in una smorfia disperata, una maschera di piacere e dolore così estrema da sembrare orrore.

Dietro lo specchio, Marco vide la Venere bionda completamente sopraffatta dalla furia sessuale della sua amica più matura. In quel preciso istante, vedendo il volto di Elisa contorcersi in quel modo disperato, la fantasia di Marco raggiunse l'apice: Elisa raggiunse il suo orgasmo con un urlo soffocato. Marco si eiaculò addosso in un silenzioso, violento gemito di trionfo e ossessione, il suo piacere finale per lo spettacolo perfetto.

Le ginocchia di Elisa cedettero e, esausta, scivolò lungo lo specchio fino a cadere a terra accanto al letto, con il dildo che le scivolava via. Sara la seguì, crollando su di lei.

Dopo un minuto di silenzio, Marco rientrò nella stanza, vestito impeccabilmente, con due buste piene di contanti.

«Lavoro eccellente, ragazze. Un vero spettacolo,» disse Marco, posando le buste sul tavolo.

Sara si riprese per prima, il cuore gonfio di affetto sincero e gratitudine per quel "regalo" inaspettato. «Marco, grazie. Ti giuro, questo era tutto ciò che desideravo. Grazie per avermi dato Elisa, per averci dato questo ricordo...»

Marco, che fino a un attimo prima era stato solo lo spettatore, sorrise in un modo che le fece gelare il sangue. I suoi occhi non erano più gentili. Il suo volto si fece di marmo. «Regalo? Sara, la tua felicità è un ottimo stimolante, ma non è gratis. Questo non era per te. Questo era il MIO sogno erotico che si realizzava. Voi eravate il MIO porno adolescenziale. E tu, Sara, hai pagato il mio spettacolo.»

Sara si sentì sprofondare. La sua felicità, la sua nostalgia, la sua amica... tutto era stato un'illusione, una messa in scena per il godimento di Marco. La verità la colpì con la forza di un pugno.

«Siete state pagate. Prendi i tuoi 10.000 euro, Sara. E Elisa, qui c'è la tua busta, 10.000 euro. Per l'onore di essere stata la musa del mio sogno proibito.»

Elisa, invece, prese la busta con un sorriso smagliante, l'ombra del cinismo che le illuminava il viso. Si avvicinò a Sara, che era nuda e bagnata di Champagne. La bionda perfetta la baciò dolcemente sulla bocca. «È stato bellissimo, Sara. Veramente. Mi hai fatto sentire di nuovo una ragazzina... ma devi capire: avevo bisogno di una macchina nuova, un modello di lusso. E Marco è generoso. Ci rivedremo, te lo prometto.» Elisa, la donna che aveva creduto di amare, le baciò le tette piene e bagnate, un gesto sensuale e disinteressato. Poi, uscendo, le lanciò un'ultima occhiata.

Sara rimase sola, nuda e degradata, lo skyline indifferente di Milano a farle da sfondo, mentre il sapore di Champagne e menzogna le restava in bocca. La sua gioia era ridotta in cenere. La felicità perversa che aveva provato era solo il prezzo del feticismo di Marco.

Mentre Elisa usciva, Marco le si avvicinò, i suoi occhi freddi e severi. «Questa, Sara, era una ricreazione. Un modo per rilassarmi e, spero, per rilassare te. Ma adesso, torniamo al lavoro. Quello vero.»

Marco posò la mano sulla spalla bagnata di Sara. «Domani non si scherza più. Domani sera avrai il tuo vero test finale. Dovrai vestirti come la puttana più costosa di Milano e infiltrarti in una festa privata, un evento di lusso in uno dei palazzi storici. Lì troverai un uomo, un industriale. Dovrai sedurlo, farti pagare, e uscirne con un obiettivo ben preciso.» Marco si chinò.

«La tua missione è farti dare 20.000 euro in contanti. Capito bene? Venti mila euro. Devi fare la vera escort, quella che seduce con classe, che ottiene quello che vuole, che fa sentire l'uomo un re mentre gli svuota il portafoglio. Stupiscimi. Se fallisci, il tuo debito non si estingue mai. Se riesci, sarai libera.» Marco le lanciò una busta con l'indirizzo e l'orario.

Poi, con un gesto di disgusto, si allontanò. «Riposati. Domani devi essere perfetta. Devi essere la più grande tentatrice di Milano. Ti aspetto con il tuo cachet finale, non deludermi.»

Sara lo guardò uscire, il suo corpo tremante per la stanchezza e la paura. 20.000 euro? Era un obiettivo impossibile, una cifra che nessuna escort otteneva in una sola notte. Ma se quella era la sua ultima prova, avrebbe dovuto farla.

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