Con le gambe a "V”

Che stupenda sensazione starmene qui con le gambe divaricate, tanto tese che puntano al cielo, in questi pochi attimi, prima che il mio amante prenda posizione e mi penetri ancora con il suo pistolone.

Sì, sono solo pochi attimi, ma sono impagabili. Mi ha fatta mettere così, dopo essersi fatto cavalcare a lungo nella posizione che preferisco e con la quale sono io a decidere quanto far godere e quanto dovrà durare l’uomo sotto il mio giogo.

Standogli sopra, posso anche fargli tutti i giochetti di vagina che voglio, nei quali sono indiscussa maestra, accompagnandoli con i più fantasiosi movimenti del mio bacino, e il mio lui può anche toccarmi come e dove meglio crede, aumentando a dismisura il mio piacere.

Ma adesso, con le gambe in spaccata e la patata all’aria, sto per godermi la parte finale della scopata.

Tutto il cazzo che ho preso prima e ciò che ho fatto a lui, ci hanno portati vicinissimi all’orgasmo. Ora ho voglia di sentirmi sottomessa e in balia dei porci comodi che questo sconosciuto vorrà farsi con me.

Dopo avermi disarcionata, ha accennato a volermela leccare prima di penetrarmi, ma l’ho fermato. Non avrei resistito più di un minuto al secondo assalto della sua guizzante e abilissima lingua, dopo quello che mi ha dato quando non mi aveva ancora strappato le mutandine.

Voglio che veniamo all’unisono. I nostri orgasmi devono deflagrare contemporaneamente e le piene dei nostri liquidi sessuali, non solo mischiarsi, ma scontrarsi frontalmente.

Pochi attimi, durante i quali lo vedo ipnotizzato a fissare il mio sesso pienamente sbocciato. L’antro di carne e passione al quale lui ha tanto ambito e che tra poco lo ridurrà ai minimi termini.

È veramente curioso riflettere su quali meccanismi la Natura sia stata capace di inventarsi e instillare nella mente di un uomo, per portarlo a perdere la ragione, dilapidare fortune e, talvolta, distruggere la propria vita per poter accedere ad un organo spesso esteticamente poco appagante come la fica.

Ora, però, devi sbrigarti, bello mio. Sono trascorsi pochi attimi ma a me sembrano un’eternità. Devi ridestarti dalla tua ipnosi e lasciare che il tuo pisellone faccia il suo dovere: entrare, farsi strada, farmi sentire il suo turgido volume che scorre prepotentemente avanti e indietro e, finalmente, esplodere e svuotarsi.

Sì, bravo, così. Finalmente ti stai avvicinando al dunque, per il quale questa sera mia hai rotto le palle fino allo sfinimento, ti sei prostrato a me senza dignità e mi hai annoiata con mille futili discorsi, senza capire che sarebbe stato sufficiente dirmi: “Ciao, bella. Ti va di scopare?”

Ok, ti saresti beccato un ceffone che ti avrebbe rotto l’osso del collo ma, un attimo dopo, mi sarei gettata su di te per soccorrerti e mi avresti fatta sentire in colpa, aumentando esponenzialmente il mio desiderio.

Ma hai voluto soggiacere ai canoni imposti dalla convenzioni, preferendo essere anche tu una pecora tra le pecore del gregge.

E va bene. Se fossi stato diverso da tutti, saresti mio marito, il mio immenso Amore che in questo momento mi sta aspettando nella camera accanto, smanioso di sapere, nei minimi dettagli, ciò che abbiamo fatto.

Ascoltando le mie parole, con pieno merito si crogiolerà nella sua superiorità fisica, intellettuale e spirituale. Perché lui ha me e, il fatto di avermi al suo fianco gli dà tutto il diritto di considerarsi un re e, come tale, io lo tratto, inderogabilmente, imprescindibilmente.

Forza, bello! Sgroppa come un puledro imbizzarrito dentro alla dea che, non so come mai, stasera hai avuto tanto culo di incontrare. Dai, dacci dentro, più forte, così, dai!

Lo so che ti sto facendo impazzire dal piacere. Non hai mai incontrato nessuna che ti abbia fatto ciò che ti sto facendo io. Sì, così. Sento che ci sei e che non puoi più trattenere la sborrata.

Stai godendo come un porco ma, nei tuoi occhi, vedo la rabbia e il rammarico di non essere più resistente. Mi pare di leggere quel pensiero che ti dice: “Lo sapevo che dovevo farmi una sega, mentre ero sotto la doccia due ore fa. Adesso, l’avrei distrutta questa splendida cavallona, mentre invece sto per venire e non sono molto sicuro di aver fatto una bella figura.”

Dai, cazzo. Metti da parte questi pensieri e sborra. Tanto, anche se avessi fatto ciò che hai pensato, ci sono mille altri dettagli per i quali ti ho classificato come “merda”, dopo soli cinque minuti che ti conoscevo.

Fai il tuo dovere animale e basta. Dai, così, ancora, dai che ci sei. L’ulteriore irrigidimento del tuo pisello non lascia scampo alle sue intenzioni: sei al punto di non ritorno.

Mmmmh, ahhhh, siiiii, vai…

Continua a sborrare… Ahhh…. Ohhhh, siii… riempimi tutta…. Ahhh sii, ancora. Continua a svuotarti, porco che non sei altro, mentre ti annaffio con la mia squirtata che ti lascia basito, con quell’espressione ebete stampata in faccia.

Ma dove cazzo hai vissuto fino ad ora? Non hai mai visto una donna che squirta? Spero solo che non ti faccia schifo, altrimenti prendo l’abat-jour e te la rompo sulla testa, razza di imbecille.

Vaffanculo, non ho voglia di baciarti. Vorresti anche questo dopo avermi scopata? E una sacca del mio sangue non la vuoi?

Cerca solo di toglierti dalle palle e smetterla di schiacciarmi con il tuo peso. Lo so che ti ho distrutto e sei al limite del collasso, ma adesso devi levarti, cazzo, e lasciarmi andare in bagno.

Sì, sì, parla, parla. Sai che cazzo me ne frega di quanto mi stai dicendo?

Seeee, figurati: rivederci? Manco per le palle. Tra trenta secondi sarò lavata e rivestita e non mi vedrai mai più, nemmeno in fotografia.

Mollami, lasciami uscire senza dirmi nient'altro. Se insisti, ti do un calcio che ti frantuma i gioielli.

Ah, l'hai capita! Ma guarda te che razza di pretese. Ti lasci scopare una volta e credono che ciò ti faccia diventare automaticamente loro proprietà.

Sbatto la porta e sembra che il motel debba crollare all'istante.

Pochi passi e sono da mio marito. Il boato deve averlo allarmato e mi attende in corridoio.

Mi apro in un sorriso raggiante, lo spingo dolcemente nella nostra camera, gli dico di spogliarsi, mi sdraio sul letto e divarico le gambe in una maestosa spaccata: "Vieni da me, amore. Scopami subito, fai di me ciò che vuoi, mentre ti racconto tutto."

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