Conosco il mio fan numero uno (Ingrid 21)

  • Scritto da Lizbeth il 30/12/2024 - 10:43
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Aspettai il weekend con ansia, pronta a rifugiarmi nel vecchio rudere dei miei nonni, a Cortina. Avevo deciso di passare quei giorni in solitudine, immersa nei ricordi della mia infanzia. Sentivo il bisogno di staccare la spina, di ritrovare un po' di pace in quel luogo che mi aveva vista crescere. Ma il destino, come spesso accade, mi riservò un'inaspettata sorpresa.

Appena arrivai, incontrai per caso Marco. Era invecchiato, certo, ma il suo sorriso era lo stesso di quando eravamo compagni di scuola, quel sorriso che mi aveva fatto perdere la testa all'epoca. Mi invitò a cena, e mentre passeggiavamo verso il mio chalet, sentii un nodo alla gola. Mi sembrava di rivivere un film già visto, ma con un finale ancora da scrivere.

Ricordo ancora la notte in cui mi aveva baciata per la prima volta proprio a casa dei miei nonni. Fu un momento magico, pieno di promesse e di speranze. Eppure, le cose tra noi non funzionarono. Prendemmo strade diverse, inseguendo sogni differenti. Ma ora, a distanza di tanti anni, mi ritrovai di fronte a lui, e tutto sembrò possibile.

Accettai di buon grado il suo invito, sperando che potesse distrarmi dai miei pensieri. La cena fu piacevole, animata da piacevoli chiacchiere. Una volta saldato il conto, mi sorprese con una rivelazione: voleva presentarmi suo figlio, che, a suo dire, era un mio grande ammiratore. Confesso che in quel momento restai perplessa.

Il nostro feeling, nato tanto tempo fa, non si era mai spento. Quando, mentre eravamo in macchina, mi invitò a casa sua, non ci pensai due volte. 'Certo che vengo!' risposi senza esitare. Un po' di sesso con un bel uomo come lui, ci voleva proprio. Anche se la frase sul figlio mi aveva messo in allarme, non mi sarei mai aspettata un colpo di scena simile.

Appena arrivammo a casa sua, vidi sul tavolo la vecchia chitarra che suonava sempre per me. I ricordi tornarono subito. Ci frequentavamo da quando avevamo vent'anni, ma ora era tutto diverso. Entrambi divorziati, entrambi con figli. Lui mi guardò con un'espressione che non vedevo da anni. Non volevo perdere tempo, ero venuta solo per quello. Mi tolsi la giacca e mi sbottonai un po' la camicia. Mi avvicinai e lo baciai. Quando ci staccammo, lo guardai negli occhi e dissi, con un filo di voce, "Mi eri mancato".

Lui mi sbottonò delicatamente gli altri bottoni e cercò il mio seno sinistro che aveva stretto tante volte. Il suo tocco mi fece ricordare quanto mi mancasse. Io invece volevo qualcosa di più sostanzioso e accarezzai il suo pene da sopra i pantaloni. Il suo pene si gonfiò sotto il mio tocco, ma lo sentivo distante. Infatti mi allontanò e, nello stesso momento, una porta si aprì. Lui mi guardò e mi disse: «Cara, ti presento mio figlio Roberto. Probabilmente lo conosci». Con mio grande stupore e panico, riconobbi il ragazzo del mio sogno e quello con cui mi ero intrattenuta diverse volte online.

Il mio primo istinto fu quello di andarmene; la mia situazione era già complicata, e quella rivelazione mi stava provocando un attacco di panico. Ma il mio ex mi fermò, tossicchiando imbarazzato, e iniziò a parlare con voce incerta: «Ecco... tramite una nostra amica in comune, ho... ho saputo che... insomma, che eserciti una certa professione e... ecco, volevo confidarti una cosa... ecco, vedi...». Abbassò lo sguardo, visibilmente a disagio, e continuò a fatica: «Mio figlio... lui... è ancora vergine, e... be', ecco... gli piacerebbe... cioè, vorrebbe... che tu fossi... la sua prima volta». Si passò una mano tra i capelli, arrossendo leggermente. «Lui... prova una forte... insomma, una certa attrazione per te fin da piccolo, da quando ti vedeva per strada e... beh, da quella volta che siamo andati a cena con le rispettive famiglie. So che ti chiedo... ecco... una cosa enorme, forse troppo, ma... mi faresti... ecco... un grandissimo onore. In cambio... be', potrei offrirti... ecco... 500 euro». La sua voce si era fatta quasi un sussurro, e sembrava sul punto di scusarsi.

Sapevo benissimo chi avesse fatto la spia: Sabrina. Stranamente, mi calmai e mi sedetti sul divano a pensare. Ero così assorta che non mi accorsi che il mio seno sinistro usciva dalla camicia. Pensai a tante cose, a tutte le volte che quel ragazzo si era toccato con quell'enorme cazzo mentre mi guardava in webcam e quante volte mi ero sentita lusingata. Mi domandavo come fosse possibile che un ragazzo di vent'anni, così bello e dotato, fosse ancora vergine. Potevo essere io la causa, e allo stesso tempo la cura?

Mi accarezzai istintivamente il seno nudo; lui, del resto, mi aveva sempre eccitato. Amo farmi pagare. Feci un lungo respiro e, con mia grande sorpresa, accettai. Guardai il padre e dissi: «Ok, metti i soldi sul tavolo e lasciaci soli».

Il padre se ne andò senza che sentissi la porta chiudersi. Mi alzai, un passo lento e deciso, con l'unico intento di metterlo a suo agio. Esitai un istante: stronza o donna dolce? Optai per la seconda, e gli dissi: «Sai, speravo di incontrarti da molto tempo. Le nostre chiacchierate via webcam sono sempre state piacevoli». Lui rispose con una punta di ironia: «Sempre se vogliamo chiamarle chiacchierate».

Ci stavamo rilassando, presi la sua mano e la posai sul mio seno scoperto, fissandolo negli occhi. Gli chiesi: «Perché sei davvero ancora vergine? Hai mentito a tuo padre?». Lui mi guardò e rispose con voce ferma: «Volevo solo te. Anzi, voglio solo te».

La sua mano indugiava ancora sul mio seno. Potevo vedere il suo pene gonfiarsi sotto i pantaloni, ma rimaneva immobile. Lo guardai. Un senso di determinazione mi pervase. Ero stata pagata, dopotutto. Presi l'iniziativa e mi inginocchiai di fronte a lui. Sentivo il tessuto dei suoi pantaloni sotto le mie dita mentre gli accarezzavo le gambe tese come corde di violino. Mi morsi le labbra, poi abbassai lentamente la zip dei suoi pantaloni. Lo vidi trattenere il respiro mentre la mia mano scivolava all'interno. Tolsi pure l'ultimo bottone che teneva su i pantaloni, sentendo un brivido corrermi lungo la schiena. Le mutande cedettero docili e, come un vulcano che rompe gli argini, la sua mascolinità proruppe in tutta la sua prepotente bellezza. Sapevo già che era molto dotato, ma vederlo lì, in tutta la sua prepotente magnificenza, fu come trovarsi di fronte a una forza della natura. Un'immagine che mi tolse il respiro.

Subito dopo mi tolse letteralmente il respiro, il suo sapore dolce e intenso mi riempì la bocca, occupando ogni spazio e impedendomi di emettere qualsiasi suono. Assaporai ogni centimetro della sua pelle, e la visione del futuro mi accese il desiderio. Dopo averlo deliziato con la bocca, lo accompagnai dolcemente sul materasso e mi sistemai a sedere sopra di lui, sentendolo caldo sotto di me. Mi chinai sul suo viso, mi scostai i capelli e lo baciai, percependo la sua erezione contro il mio ventre. Sentii le sue mani sciogliersi in una carezza sul mio seno, e lasciai che la camicia e il reggiseno scivolassero via.

Le sue mani leggere mi disegnavano percorsi invisibili sulla schiena. Il suo respiro caldo mi sfiorava il collo, le sue labbra si posarono delicate sulla clavicola. Sentivo il suo sapore, muschio e desiderio. Poi, con un gesto fluido, mi prese il viso e mi baciò. Un bacio profondo, che mi fece dimenticare ogni cosa. Quando il bacio si fece più intenso, le sue mani scivolarono sui miei fianchi, stringendomi. Ricambiai la stretta, il mio corpo che rispondeva al suo tocco.

Il suo sguardo indugiò sulle mie labbra. Poi, senza preavviso, la sua lingua esplorò la mia bocca, zittendo ogni parola. Il mondo scomparve, sentivo solo il suo battito esplodere sotto il mio corpo.

Le sue mani si spostarono sui miei capelli, stringendoli delicatamente mentre il suo bacio si faceva più profondo, più esigente. Sentivo il suo corpo tremare contro il mio, il suo respiro farsi affannoso. Con un gemito sommesso, si staccò dalle mie labbra e mi guardò negli occhi, uno sguardo denso di desiderio che mi fece fremere. In quell'istante, ogni dubbio svanì: mi voleva. Lentamente, mi inginocchiai su di lui. Con un gesto fluido, alzai la gonna, la stoffa che scivolava morbida lungo le mie cosce, e poi mi liberai delle mutandine, offrendogli la mia intimità. Mi sfuggi un sorriso. Ero venuta lì per abbandonarmi al tocco rude di suo padre, al suo profumo di tabacco, ma ora... era lui a stringermi. Stringendo il suo penetra le dita, sentii un'impazienza crescere dentro di me. La punta sfiorò l'orlo della mia passera, indugiai un istante prima di farlo scivolare dentro. Un fremito mi percorse la schiena mentre lo spingevo più a fondo, fino a sentirlo entrare con un po di fatica.

Mentre il mio corpo si muoveva sul suo, in un ritmo sempre più incalzante, le mie mani gli accarezzavano il petto, quasi a volerlo provocare. Lo guardai negli occhi, un sorriso malizioso sulle labbra, e lo sfidai con un sussurro roco: 'Dimostrami quanto mi hai desiderata in tutti questi anni'. Senza esitare, le sue mani mi strinsero i seni, arrossando la mia pelle, mentre il suo movimento diventava un’onda travolgente che ci trasportava verso l’apice del piacere. I suoi occhi si chiusero, la testa reclinata all'indietro, il respiro affannoso. Sentivo il suo corpo tendersi sotto il mio, percorso da brividi intensi. Un gemito profondo gli sfuggì dalle labbra, segno inequivocabile della sua estasi.

Un respiro affannoso giunse alle mie orecchie. Mi girai. Il padre era appoggiato allo stipite della porta, i pantaloni slacciati, una mano che massaggiava il suo membro con gesto sicuro. Un sorriso enigmatico increspò le mie labbra. Spia suo figlio come un porco lurido, Pensai, mentre un sorriso freddo mi si dipingeva sul volto. Vedrà con i suoi occhi cosa si prova a desiderare qualcosa che non potrà mai avere.

Mi chinai su suo figlio. Provocai anche lui, ora ti faccio fare una cosa che pure tuo padre si è sognato per anni. Gli accarezzai lentamente una guancia, guardandolo fisso negli occhi. La mia voce era bassa e sensuale. "Lui non ha mai avuto il coraggio di chiedermelo", sussurrai, "ma tu... tu sei diverso". Mi alzai lo baciai prima sulla bocca, un bacio breve ma intenso che lo fece sussultare. Poi, senza esitazione, mi chinai di nuovo e baciai il suo pene. Lo sentii fremere sotto le mie labbra. «Alzati», sussurrai, la voce roca. I suoi occhi erano sgranati, pieni di una miscela di sorpresa e desiderio. Appoggiai le mani proprio accanto alla porta aperta, lanciando un'occhiata fugace al mio ex che era in piedi e mi fissava arrapato. Feci finta di non vederlo, concentrandomi sul figlio. Sculettai lentamente, muovendo i fianchi in modo sinuoso. Il figlio capì subito e si appoggiò a me, posando una mano sul mio fianco. Lo sentii accarezzarmi la pelle sotto il vestito. «Sculacciami», gli sussurrai all'orecchio, «con tutta la forza che hai»

Senza esitare un istante, mi strinse forte i fianchi e iniziò a sculacciarmi con forza, la sua mano che schioccava sulla mia pelle. Un gemito mi sfuggì dalle labbra. Sentivo il suo respiro farsi affannoso mentre continuava, aumentando l'intensità dei colpi. Le sue dita si strinsero sulla mia carne, quasi a volerla marchiare. Mi girai verso il padre dietro la porta e alzai la voce, la mia voce che risuonava nella stanza silenziosa. «Inculami», dissi chiaramente al figlio, senza distogliere lo sguardo dagli occhi sgranati dello spione. Dentro di me pensai, con un freddo compiacimento, visto stronzo cosa ti sei perso vendendomi a tuo figlio. Ora assapora le conseguenze.

Il figlio ormai preso dalla situazione, lui non vedeva suo babbo, spinse la cappella nel mio ano, senza preparazioni e lo sentii, sentii le parete infiammarsi. Il dolore iniziale mi fece stringere i denti, ma poi un'ondata di piacere mi travolse. Ecco, pensai, questo è per te, stronzo. Questo è il prezzo che paghi per avermi trattata così. Godevo come una matta, completamente assorta nel mio piano. Completamente soddisfatta delle mie azioni, sentivo di aver in mano la situazione

Sempre fissando il padre alzai ancora la voce, mentre le contrazioni del mio orgasmo si facevano più intense. «Caro vieni, raggiungi l'orgasmo dentro di me, te lo ordino». Sentivo il corpo del figlio muoversi dentro di me, un piacere intenso che si mescolava alla soddisfazione della mia vendetta. Ma il mio sguardo era fisso sul padre, il vero destinatario del mio messaggio.

Poi sentii i suoi gemiti farsi più intensi, un fremito percorrerlo tutto. Il suo sperma caldo e denso mi invase l'ano, una sensazione di pienezza che mi fece sussultare. Il mio compito era compiuto. Lui si abbandonò sul pavimento, il respiro ancora affannoso. Mi chinai, gli diedi un bacio leggero sulle labbra e gli sussurrai all'orecchio: «Ora che hai imparato, divertiti con le altre. Non avranno niente da ridire sulla tua performance». Mi rivestii con calma, recuperai la busta con i soldi e mi avvicinai al padre, che ci osservava in silenzio. Gliela porsi senza dire una parola, poi, con un sorriso gelido, aggiunsi: «Un gentile omaggio della zoccola, signore».

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