La costipazione della mamma, ci portò alla conoscenza di un nuovo infermiere.
Mi chiamo Luisa, ho compiuto 28 anni da pochi giorni, e vengo con questa mia per
raccontarvi è successo voglio solo premettere che non è una storia a scopo sessuale.
La mamma Maria 54 anni portati bene 1,60 metro di altezza dopo una dieta Dukan
ha perso qualcosa come 15 chili, nei miei album ci sono due foto di lei sul tavolo del soggiorno.
Ormai è passato un po’ di tempo dall’ultimo mio scritto, finiti i vari problemi
miei dopo visite e visite, un virus che mi ha infastidito parecchio. Non avevamo più avuto bisogno
del nostro amico Piero, l’infermiere di famiglia.
La mamma rientra da un soggiorno in Sicilia, durato una decina di giorni a casa dei nonni
ed arriva, come solito suo costipata, si lamenta che oggi siamo a mercoledì e che da giovedì della
settimana scorsa che no riesca ad evacuare.
Mio padre come solito suo assente per lavoro, non viene mai chiamato in causa,
per non sentir lamentare decido con il benestare di telefonare all’amico Piero.
Dall’altra parte della cornetta mi risponde una flebile vocina di una bambina che mi
risponde che non è in casa, interviene la Signora Anna la moglie mi dice si trova in ospedale; e non pensa sia più disponibile mai più potevo pensare che si trattasse di lui che si era ammalato. Mentre
era al lavoro si era sentito male, per cui avremmo dovuto cercare un altro infermiere/a.
Con Piero, la mamma è sempre stata amica da sempre ancor prima che si sposasse con il
babbo perché facevano parte della stessa compagnia di giovani.
Ed è li che venne il grosso problema, a chi rivolgerci?
Bisognava trovare una soluzione senza perdere troppo tempo, un’idea, chiamare una
donna, ma non sapevano a chi rivolgersi, e facendo un giro di telefonate con le amiche, nessuna
sotto aveva una persona disponibile, io anche ben volendo non avevo l’attrezzatura e non sapevo
come praticarlo avevo assistito qualche volta.
Ultima soluzione provare a telefonare alla pubblica assistenza nella speranza
potessero aiutarmi, subito solerti mi chiedono in che via abitiamo mi forniscono un numero di telefono.
Lo contatto, mi chiede di cosa ho bisogno spiego il problema mi rassicura che: e nel giro di trenta minuti sento suonare il citofono del portone “Sono l’infermiere a che piano devo salire”. Sale in casa, molto professionale mi spiega che Lui (Gianni un uomo di circa 45 anni altro un metro e sessanta cappelli neri, un bel fisico non proprio magro, sposato con prole), si porta sempre il necessario per evitare spiacevoli inconvenienti.
Mia madre seduta sul divano che guarda la televisione, fa mille domande, e era normale o
se era un fatto occasionale, logicamente la mamma era leggermente infastidita dalle varie domande dicendo che ha solo avuto il problema durante la gravidanza e l’allattamento per il resto era sempre regolare e che mai come ora si sentiva la pancia così dolente e gonfia, volle con il suo permesso palparle l’addome e disse che realmente aveva bisogno di un clistere, rivolgendosi a me disse se potevo mettere sul fornello una pentola con dell’acqua, chiedendomi anche se in casa avevamo del bicarbonato o in alternativa del sale grosso, annui con la testa e dalla dispensa presi la scatola del bicarbonato, chiese anche dello shampoo e mia madre mi mando uno sguardo che in quel momento mi fulminò.
Anche io chiesi, tra me e me cosa potesse servirgli lo shampoo, capisco il bicarbonato
che il buon Piero mescolava nell’acqua per ammorbidire, per introdurre la sonda usava della crema.
Spensi il gas, mi chiese un cucchiaio per dosare il bicarbonato e mischiarlo nell’acqua, nel mentre mia mamma si assentò andando in bagno.
Mentre l’acqua si raffreddava offrii un caffè a Gianni anche per sdrammatizzare e
mettere a proprio agio mia madre, non era Piero il nostro buon amico di famiglia, che ogni tanto si
portava la mano alla pancia dal dolore che la costipazione le procurava, bevuto il caffè si mise sul lavandino estrasse dalla sua borsa un enteroclisma portatile della capacità di due litri, ed una traversa da mettere sotto per evitare versamenti, versò il contenuto ancora abbastanza caldo nella sacca collegò la sonda lunga una ventina di centimetri grossa come una penna, chiese dove si poteva mettere per praticarglielo ed io indicai la mia cameretta e presi dal ripostiglio il supporto per appendere le flebo, lasciai anche lo shampoo sulla mia scrivania, Gianni indosso un paio di guanti in lattice mono uso, uscendo la chiamai, entrò lasciando la porta socchiusa, sentivo Gianni, “Su forza si alzi la gonna e si abbassi le mutandine, non è mica la prima volta ?” mamma non era molto convinta, “Non voglio essere volgare, il fatto che ho vergogna di farmi vedere da uno sconosciuto anche se un paramedico” di dover in effetti la mamma quando si era assentata era andata in bagno per toglierle lui molto distaccato disse:
“Bene cosi, si giri sul fianco sinistro che la sonda entra meglio, prese sulla mia scrivania il flacone e lubrificò per bene la sonda e si seduto sulla sponda del letto, ha allargato bene le natiche, fino ad evidenziare il buchetto ne verso anche un po’ sul buco” e delicatamente ha fatto scivolare
la sonda, che essendo costipata ha trovato qualche difficoltà nell’entrare, la mamma che si lamentava, io mi avvicinai chiedendo se aveva necessità del mio aiuto e lui guardandomi mi rassicuro con lo sguardo, non dicendo nulla. Mi avvicinai prendendole le mani come si fa con i bambini rassicurandolo, e viti che girò la chiavetta, la mamma ebbe un lieve sussulto che l’acqua bruciava, lo vidi armeggiare sulla chiavetta riducendo il flusso dell’acqua nella pancia, e disse: la facciamo a bassa pressione, la soluzione entrava gradualmente nell’intestino e guardando la borsa
scendeva, con l’altra mano libera mi consigliò di massaggiarle la pancia.
Chiese alla mamma se andava tutto bene lei ripose di si, anche perche io le ero vicino.
Lui le massaggiava il sedere per farla rilassare dicendogli di aspirare in modo che l’acqua entrasse meglio, ci sa fare con i pazienti, la stessa cosa ricordo me la diceva il buon Piero quando anche lui mi faceva le iniezioni.
Certamente non volevo metterla in una situazione imbarazzante, conoscendola si vergognava non poco essere alla merce di un uomo che seppur infermiere, non conosceva.
Anche perché per facilitare introduzione dell’acqua, le muoveva la sonda nell’ano creandole una certa eccitazione che veniva a crearsi.
Intanto l’acqua del clistere era terminata lascio qualche minuto la sonda dentro, la sfilò
delicatamente la sonda dal sedere dicendo: abbiamo finito, non si muova ancora, resti ferma così, e lasci che l’acqua di distribuisca bene nell’intestino ed ammorbidisca le feci. Con la mano massaggiò bene il ventre di mia mamma dopo qualche minuto diede una pacca sul sedere, staccò la sacca, e si sedette sul divano aspettandola, rientrò tranquilla e serena.
Dicendoci che se avessi avuto dei problemi, avremmo potuto disturbalo in qualunque momento, perché una volta svuotato l’intestino non era detto che sarebbe potuto succedere
di essere costipata, ma di non aspettare sette giorni
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