Cuckold

  • Scritto da geniodirazza il 04/11/2024 - 09:32
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Cuckold

L’educazione sessuale di Silvana era cominciata e si era sviluppata quasi completamente nel lungo curriculum scolastico, sin dalla scuola media dove apprese i primi rudimenti sulle differenze tra maschi e femmine e sulle pratiche possibili ad una ragazza per rapportarsi ai maschietti; le insegnanti furono naturalmente le compagne più grandi, che già a certe esperienze si erano accostate; i luoghi deputati furono i bagni, dove si soddisfacevano le curiosità e si applicavano le prime conoscenze.

Nel bagno toccò il primo pisello, quando ancora non le era venuto il menarca; lì stesso imparò a riconoscere i sessi che le venivano proposti, distinguendo rapidamente i piselli dei ragazzini dai primi falli che si sviluppavano; le nozioni apprese si trasferirono dovunque potevano applicarsi; Silvana si era relegata volontariamente all’ultimo banco, dove poteva mettere le mani in tasca ai ragazzi più ardimentosi e, attraverso opportuni tagli, praticare gustose masturbazioni.

Quando la voce si sparse, c’era la coda davanti alla porta del bagno in cui si rifugiava, perché tutti ambivano sentire la sua manina delicata muoversi sull’asta con somma perizia e scatenare i primi intensi e stravolgenti orgasmi; fu un giovane bidello a farle scoprire un fallo maturo e grosso, che surclassò tutti quelli che aveva praticato per mesi; le lunghe masturbazioni fatte a lui, con le abbondanti eiaculazioni che la facevano impazzire, furono il primo esame vero che superò brillantemente.

Il passaggio all’istituto tecnico consentì di incontrare ragazzi, dell’ultimo anno e per di più ripetenti, che davano dei punti anche al giovane bidello che l’aveva svezzata e presto lei si trovò a districarsi tra mazze da sedici a diciotto centimetri che imparò a godersi con la massima gioia; aveva già maturato la conoscenza del suo clitoride e ormai era abilissima a praticare la doppia masturbazione, facendo godere e godendo in contemporanea.

La fellazione le fu insegnata da un giovane supplente di educazione fisica, che nel magazzino degli attrezzi, la guidò lentamente e garbatamente a prendere il sesso in bocca, a leccarlo con devozione e a farselo scorrere fino in gola evitando conati e soffocamenti; nel breve periodo che restò in servizio, riuscì a farle ingoiare abbastanza sperma da andare oltre quello che molte mogli piccolo borghesi ingoiavano in un anno dai mariti.

Ci provò gusto e in breve lo fece diventare la pratica preferita di rapporti col maschio; quando il professorino terminò il breve periodo di supplenza, si sentì quasi orfana; poi propose la pratica ad alcuni ragazzi più grandi e più svegli; ne furono entusiasti e in poco tempo il bagno diventò il centro di interesse per copulare nella bocca della ‘regina dell’ingoio’ come ormai veniva naturalmente indicata Silvana.

Di coito vaginale ed anale aveva sentito parlare molto dalle altre ragazze, ma ne conosceva poche che erano arrivate a praticarli; ad erudirla ci pensò un giovane professore, che si occupava degli studenti in difficoltà; un pomeriggio che era sola a prendere lezioni pomeridiane, lo accompagnò a casa, si fermò a bere un’aranciata e si trovò ben presto a succhiargli l’uccello; le chiese se era stata già deflorata; lei negò e lo avvertì che anche l’ano non era stato ancora violato.

Quasi per naturale conseguenza, lui le propose di lasciare stare la vagina ma di provvedere ad aprire la strada al coito anale che le sarebbe eventualmente servito a fare sesso se avesse voluto conservare a lungo la verginità; Silvana non aveva nessuna intenzione di rimanere intatta, ma per prudenza decise di concedergli solo il lato B; l’altro si apprestò a violarla con la minima sofferenza e la preparò molto adeguatamente.

La mise carponi sul letto e le cominciò a leccare con delicatezza ed intensità la vulva e l’ano, infilando in ambedue, più volte, una lingua evidentemente abituata a certi lavoretti; la ragazza si sentì portare nel cielo della libidine dal lavoro di lingua dell’altro e i muscoli si rilassarono assai prima di quanto lui sperava; un primo dito penetrò nel canale rettale e dilatò leggermente l’ano con un movimento rotatorio; le dita diventarono due e il piacere di lei raggiunse l’apice, anche perché intanto si masturbava.

Sentì un fresco che scorreva lungo il buchetto e vide in uno specchio che lui le stava ungendo il didietro con un gel; capì che si trattava del lubrificante di cui aveva parlato una ragazza già largamente sfondata dietro; questo la rasserenò anche circa il possibile dolore per la violazione; quando sentì la cappella appoggiarsi all’ano, guardò allo specchio e vide che lui stava per penetrarla; le diede alcune istruzioni, spinse e lei ricevette nell’intestino la mazza dura.

Dopo un leggero dolore iniziale, avvertì un calore intenso e cominciò a godere; lui la montò a lungo, fermandosi spesso e tirando fuori l’asta fin quasi a farla uscire per respingerla dentro con forza; in breve, per Silvana fu solo goduria; era stata sverginata analmente con il massimo piacere possibile e con quasi nessuna sofferenza per la spinta iniziale; l’eiaculazione di lui la riempì di strano, sconosciuto piacere; decise che lo avrebbe fatto assai spesso con somma goduria.

L’imene lo ruppe un ragazzo quasi diciottenne, anche lui alla prima esperienza di copula in vagina; Silvana se ne sentiva innamorata e gli concesse facilmente la verginità; della copula, conservò solo il ricordo dell’immenso piacere che aveva provato e lo slip insanguinato che dovette buttare via per non creare sospetti in casa; nel giro di poche settimane, il ragazzo si dileguò e lei maturò la convinzione che mai avrebbe accettato un rapporto con un maschio che andasse al di là della copula per il piacere.

Convinta che lo studio non era congeniale al suo carattere, a diciassette anni rispose ad un’offerta di lavoro di commessa in un supermercato; ormai lavorava in quel posto da più di dieci anni e non aveva mai tradito l’impegno con se stessa di evitare storie di relazioni che avessero le caratteristiche della convivenza o, peggio ancora, del matrimonio; il suo rapporto col sesso si era rafforzato ed era maturato sulla linea da cui aveva preso l’avvio; lo praticava assai liberamente dovunque potesse.

L’unica cosa che era radicalmente cambiata erano le location dove si sbizzarriva a piacimento col sesso libero; era riuscita a ‘conquistare’ un miniappartamento in centro che le risultava utilissimo, anche per la vicinanza al posto di lavoro; ma si era ripromessa che, a meno di urgenze inderogabili, non avrebbe usato la sua abitazione per fare sesso; l’ultima cosa che voleva, era crearsi una nomea nel quartiere.

Il ’territorio di caccia’ erano rimasti i bagni; stavolta, quelli dei bar che frequentava, dei pub dove si incontrava con amici e amanti occasionali, delle discoteche dove andava a scatenare la sua voglia di vita sia nel ballo che nel sesso libero; quasi sempre trovava amanti forniti di automobili che la portavano a copulare da qualche parte o che, addirittura, avevano un proprio appartamento o un buco qualsiasi dove potevano imboscarsi per lunghe e saporite sedute di sesso.

Sguazzava ancora in questa sorta di limbo del piacere quando il caso fece incrociare la sua vita con quella di Ottavio; l’incontro fu più significativo di quanto avrebbero desiderato e li portò a riconsiderare le loro convinzioni sulla stabilità dei rapporti; lui aveva radici simili; di più, aveva che era riuscito a completare il corso di studi nel quale Silvana si era fermata a metà degli anni per il diploma di perito tecnico.

Diplomatosi nella specializzazione di elettronico aveva trovato abbastanza rapidamente lavoro in una ditta che importava frigoriferi, lavatrici ed altri elettrodomestici da varie case straniere; con una vasta sala di esposizione nella città vicina, forniva tutti i negozi del territorio e assicurava, con la vendita, la garanzia dell’assistenza di un loro tecnico; Ottavio era appunto incaricato di rispondere a tutte le chiamate che arrivassero per problemi di installazione o di manutenzione.

Per questo motivo, viveva praticamente in macchina, dovendosi spostare da un comune all’altro, da un negozio all’altro; il suo contratto prevedeva una diaria che comprendeva l’alloggio in un hotel dignitoso, con pagamento forfettario sulla base delle chiamate; sicché al poveraccio capitava talvolta di fermarsi in un comune piccolo e disagiato; alcune volte, per l’assenza quasi totale di strutture turistiche, era stato costretto a passare la notte in macchina che era la sua vera abitazione.

Si incontrarono ad una mensa operaia dove lui si era fermato a pranzo nell’intervallo tra una chiamata e l’altra; poiché era l‘ora di massimo afflusso, fu costretto a chiedere alla bella ragazza che sedeva da sola ad un tavolo se poteva occupare l’altra metà col suo vassoio; ricevuta conferma, si trovarono rapidamente a parlare un po’ di tutto e, finalmente, di se stessi, mettendo sul tavolo aspirazioni e desideri, frustrazioni e disillusioni.

Silvana si trovò a raccontargli, con estrema naturalezza, delle sue esperienze sessuali e della scelta che aveva fatto di prediligere gli incontri rapidi, indolori, con sconosciuti nei bagni dei bar o delle discoteche; al punto in cui era arrivata, rischiava l’orticaria solo se pensava seriamente, per un attimo, ad una relazione che prevedesse la convivenza o comunque la spartizione degli spazi vitali con un maschio.

Ottavio le rispose osservando che la sua esperienza lo portava ad essere convinto che la stragrande maggioranza dei matrimoni era un accordo sociale che impegna le due parti, di cui una, quella femminile, sempre pronta a trasgredire, quanto meno per una sola occasione, per il semplice gusto di rompere la monotona della convivenza; per il suo lavoro, sapeva per certo che almeno la metà delle richieste di assistenza proveniva da compagne o mogli desiderose di una ‘ventata di follia’.

Raccontò di giovani signore che, stanche di un marito troppo preso dal calcetto, dal bar con gli amici o da possibili amanti, le facevano sentire trascurate; chiamare la ditta e chiedere un intervento di assistenza era quasi sempre l’occasione per far venire in casa il tecnico, lui, e farsi trovare già pronte ad una seduta di copula ad alto tasso di libidine; quasi sempre, sin dal vestito, di solito un elegante negligee che non lasciava niente alla fantasia, comunicavano le vere intenzioni.

Stimolato dalla ragazza al pettegolezzo anonimo, confessò che un paio di giovani spose, in città, non avevano neppure bisogno dell’alibi della manutenzione; gli telefonavano al numero privato e lo avvertivano che avevano voglia di una buona copula; lui si presentava in assetto da lavoro ma subito dopo finiva in camera da letto dove era molto apprezzato per le sue prestazioni che, per quelle donne, valevano la calma per almeno un paio di settimane di sesso matrimoniale.

Silvana commentò che doveva sentirsi ben sicuro della sua dotazione, se millantava tanta possibilità di copula con donne felicemente in grado di avere ‘sesso casalingo’ e che si rivolgevano a lui per soddisfare il bisogno di alternativa.

“Scusa, Silvana; se tu prediligi le sveltine in bagno, quante possibilità hai di confrontare sessi e di valutarne la capacità di soddisfare le tue esigenze? Se non ho capito male, di loro te ne frega; tu ti occupi solo del tuo piacere … “

“E quindi?? … “

“No, scusami; tu trovi sacrosanto strofinarti un sesso in vagina senza sapere cosa troverai abbassando i pantaloni; con quale diritto vuoi censurare la mia dotazione o l’atteggiamento di chi la cerca e la desidera?”

“Scusami, hai ragione; forse è solo invidia per un atteggiamento forse banale, ma soddisfacente … “

“Perdonami tu, se ti ho turbato; mi ha indispettito la difesa assurda di un tuo punto di vista contro tutto; io non avrei nessuna difficoltà a sapere che una compagna, pur vivendo un corretto e leale rapporto con me, sfogasse liberamente tutte le voglie; tu invece sembri porre in luce la tua libertà, ma anche disprezzare, colpevolmente, quella di altre donne che non vogliono staccarsi dal sesso ‘legittimo’ ma anche trasgredire qualche volta, non mi pare rispettoso della libertà personale … “

“Beh, non mi pare che tu ci vada leggero, quando difendi un tuo punto di vista; meglio smettere qui e non litigare …. “

“Nessun litigio … Io mi sono fermato qui solo per pranzare; adesso vado e non ci incontreremo più … “

“Peccato! Non mi capita spesso di discutere con tanta enfasi; resti in zona per molto?”

“Le prenotazioni sono fino a domani, venerdì; sabato e domenica sono libero di gestirmi il tempo; lunedì mi faranno sapere se devo spostarmi; perché lo vuoi sapere?”

“Mi dispiace interrompere qui una litigata che mi fa stare bene; hai già impegni?”

“No; se hai delle proposte, son qui a sentire … “

“Beh; se ti va, domani sera, a fine turno, possiamo vederci qui, cenare e andare da qualche parte a bere qualcosa per chiacchierare e continuare a litigare … “

“Ok, ci vediamo qui in mensa domani alle sette; pensi di andare in un posto elegante? Che so, giacca e cravatta?!”

“Sei matto?! Sei bellissimo così!”

“Non esagerare coi complimenti; divento presuntuoso e mi pavoneggio!”

“Visto che tu non ti sbilanci … “

“Non ti dicono i miei occhi che sono affascinato?”

“Si; ma preferisco sentirmelo dire, anzi sussurrare in un orecchio … “

“Messaggio ricevuto … “

Si trovarono come da intesa e cenarono insieme alla mensa operaia; poi Silvana lo condusse al bar che frequentava di solito e immediatamente si precipitò tra le braccia di alcuni di loro, tra sbaciucchiamenti e palpatine; Ottavio si andò ad appollaiare su uno degli ali sgabelli al bancone; fu immediatamente accostato da una bella ragazza bruna, decisamente peperina nei comportamenti, che gli chiese con chi fosse e lo invitò da appartarsi in bagno.

“Sono venuto con Silvana; non credo di potere sparire così ... “

“Sparire!? Tanto per cominciare, lo sai dov’è adesso?”

“Era qui, ma non la vedo più … “

“E’ in bagno a farsi montare da dietro da qualche ragazzo beccato al volo; poi succhierà qualche uccello, poi si farà montare da qualcun altro; prima di andare in discoteca, farà il pieno; poi si scatenerà in discoteca e, fino a domani mattina, beato chi la vede … ”

Si rese conto con una rapida occhiata che effettivamente molte coppie sparivano in separé, angoli apparati e bagni; accettò la mano della ragazza e la seguì docilmente in bagno; con mosse decise, aprì una delle cabine e lo tirò dentro; dalla parete divisoria si sentivano gemiti decisamente di copula; si fermò interdetto; la sconosciuta, che si presentò come Dora, gli fece cenno che la sua amica era nella cabina a fianco che succhiava l’uccello ad un amico comune; habitué di quell’esperienza.

L’avvolse in un bacio tentacolare e notò la sorpresa dell’altra; le spiegò che la sveltina non era nelle sue corde e che, se non stabiliva almeno un contatto umano, non ce n’era per nessuno; l’altra gli fece osservare che il bagno non poteva essere requisito a lungo, ma che potevano anche lasciasi andare ad un minimo di passione; quando sentì la mazza di lui premere contro la vulva, decise che gli altri potevano aspettare e ricambiò il bacio con una passione straordinaria, per le sue abitudini.

Ottavio prese a baciarla su tutto il viso per tornare sulla bocca e succhiarle ancora la lingua come fosse un piccolo fallo, le leccò e mordicchiò le orecchie; Dora si sentì sollevare in paradiso; quando scese sulla gola e sul petto, lei allungò vogliosa una mano e prese il fallo che sentì duro e grosso come desiderava; lui le succhiò a lungo i capezzoli; sull’onda della libidine che le aveva scatenato, lei aprì il pantalone, sfilò il fallo e lo masturbò freneticamente.

Infilata una mano sotto la minigonna, lui incontrò un minuscolo perizoma, spostò semplicemente le fettuccia di stoffa e infilò un dito in vagina masturbandola con sapiente violenza; squirtò quasi immediatamente, sollevò una gamba sulla tazza del water, si infilò la bestia dentro e la risucchio coi muscoli del canale; preso dalla libidine, lui la colpì duramente sul pube e le versò nell’utero una serie infinita di spruzzi di sperma, che lei accolse con urla contenute dal bacio sensuale di lui.

Quando il sesso sgonfio scivolò via dalla vagina grondante, lei si abbassò di colpo e lo prese in bocca; dapprima, si limitò a leccarlo tutto per riprendersi, quasi, gli umori che aveva scatenato e le tracce di sperma che portava dalla copula; insistette a lungo finché il sesso riprese forza e volume; si girò di spalle, si appoggiò con le mani al water e portò la cappella all’ano, chiaro segno di desiderarlo nel retto.

Ottavio non la fece soffrire; guidò l’asta a penetrare nel canale rettale, ben aduso a certe penetrazioni; le afferrò i seni per aiutarsi a spingere e la penetrò analmente con forza; Dora lo teneva stretto a se portandosi le mani dietro e spingendo la schiena contro il ventre per accertarsi che la penetrazione fosse totale; lo fermò per qualche minuto mentre i muscoli rettali mungevano l’asta; non si fermò finché non eruttò il secondo orgasmo; si fermarono, lui si ricompose e uscì; lo seguì poco dopo.

Erano stati via poco più di mezz’ora; non vide Silvana nella sala, ma sbucò all’improvviso da alcuni divani posti nell’angolo, mentre si ricomponeva il vestito largamente sgualcito.

“Dov’eri finito?”

“Lo chiedi a me? Ti sembra elegante invitare un uomo a cena, farsi accompagnare al bar e sparire decine di volte in bagno per farti sbattere a ripetizione da sconosciuti?”

“Non siamo qui per essere eleganti; sono qui per fare sesso e ne faccio quanto mi pare; d’altronde, sei libero di fare altrettanto anche tu, se ti riesce; ma addirittura mi pare di capire che ti piace vedere che mi apparto con dei maschi e sai che non lo faccio per andare a recitare il rosario ma per copule vaginali ed anali e per succose fellazioni; peccato non averti potuto invitare a guardare mentre lo facevo; sono convinta che proprio quello ti piacerebbe.”

“E’ evidente che siamo di galassie differenti; le tue convinzioni infilatele dove vuoi; non sono per le sveltine che sembrano interessarti per il numero più che per la qualità; copula anche con un esercito schierato, se vuoi battere il record di rapporti in un’ora, nel bagno di un bar; mi dispiace essermi fatto coinvolgere in questa serata per me assurda; mi consolerò pensando che altrimenti avrei dovuto chiudermi in un hotel e guardare un film insipido.”

Dora venne vicino e gli chiese se potesse accompagnare lei e qualche amico con la sua macchina alla discoteca dove erano diretti; un amico munito di auto aveva dato forfait.”

Silvana scattò come una belva ferita.

“Senti, bella; Ottavio è qui con me e accompagna me, al massimo, non una che neppure lo conosce.”

“Strano; mi risulta che non era neppure tra i dieci che ti sei fatta nel bagno e nei separé; invece nel bagno dei disabili, mi ha conosciuto benissimo, anzi mi ha posseduto davanti e dietro, sopra e sotto … “

“Che stai dicendo? Hai copulato con lui il tempo per fare tutto questo? … “

“Si; scusami, Ottavio; ho capito che non ami le sveltine e che avresti avuto voglia di un maggiore conoscenza; ma i bagni servono a tutti; se ti va ci organizziamo e in un altro momento mi andrebbe proprio di fare sesso con te, con la passione e il sentimento che ci sai mettere; mi hai dato la più bella copula che io ricordi.”

“Quindi hai copulato con Dora?”

“Ti ho chiesto da chi ti sei fatta sbattere? Ragazza, la libertà non è un tuo monopolio; faccio quel che ritengo giusto!”

“Va bene, vuol dire che ti manderò uno dei ragazzi che soddisfi le tue voglie omosessuali! … “

“E’ la seconda volta che mi offendi; peccato che un serata prevista di amicizia e di passione si stia trasformando in una  stupida lite con una ninfomane! … Dora, chi viene con noi?”

Caricò in macchina la ragazza ed un’altra coppia; si accodò alle altre due auto che marciavano con loro; raggiunta la discoteca, i tre si precipitano verso la pista da ballo; vide Silvana fiondarsi al centro e dimenarsi lussuriosamente ; la misero al centro e si strofinarono quasi copulando in piedi; lui andò a sedersi su uno sgabello al bancone.

Venne avvicinato da una estranea al gruppo nella quale stentò un poco a riconoscere una giovane sposa alla quale aveva sistemato il frigo proprio quel mattino.

“Ciao, tecnico … “

“Ciao … Angela … se non ricordo male … “

“Ricordi il mio nome?”

“Mi ricordo molte cose di te, compreso il nome … Tuo marito è qui?”

“No, ha il turno di notte ed io mi annoiavo da sola a casa … non potresti fare un poco di manutenzione anche a me, stanotte?”

“Ma in macchina con me ci sono alcuni ragazzi!!!!!”

“Già! Poi, intorno alle due, quando tu non reggerai più, ti avvertiranno che tornano con qualcuno altro; al massimo, rientri all’alba e stai certo che li trovi qui a ballare o a fare sesso!”

“OK, andiamo pure!”

Uscirono e lui chiese se doveva avvisare qualcuno; gli sorrise e lo rassicurò che non c’era bisogno; non ebbe difficoltà a trovare la strada per andare a casa di lei, visto che c’era stato proprio quella mattina; nel breve percorso, ebbe il tempo di osservarla ed accorgersi che era l’opposto della mogliettina mansueta, in abbigliamento ‘casereccio’, che lo aveva perseguitato per scegliere la posizione degli elettrodomestici; non aveva capito i segnali che gli mandava la femmina che celava in se.

Parcheggiò a qualche distanza e lasciò che lei si avviasse, perché non sarebbe stato prudente marciare insieme; l’androne e le scale erano deserti; l‘ascensore era ermeticamente chiuso e finalmente poté prenderla tra le braccia e baciarla; la bocca era piccola, tenera, dolce, forse poco idonea alla fellazione; le natiche compatte, quasi aguzze, erano morbide e gradevoli; il seno compatto e non grande si schiacciava volentieri contro il torace; la sentì vogliosa, pronta; si staccò malvolentieri quando arrivarono al terzo piano.

Mentre lo guidava alla camera, si stava già spogliando; arrivò al letto in reggiseno e un tanga minimo che sottolineava, senza coprire niente, la vulva asciutta, stretta, quasi verginale, e l’ano; le strisce di stoffa si erano perdute tra le natiche e nelle grandi labbra; le passò lussuriosamente le mani su tutto il corpo, mentre la baciava appassionatamente; lei si staccò con un gesto, si sedette e abbassò, insieme, pantalone e boxer; il sesso le balzò in viso stupendola; lo afferrò e leccò la punta.

Fu lui, però, a stupirsi, quando vide la boccuccia, che aveva ritenuto inadatta, aprirsi e ingoiare letteralmente il ‘mostro’ fino a raggiungere con le labbra la peluria del pube, resistendo a conati e minacce di soffocamento; evitò di spingere per non crearle difficoltà, ma fu lei a dare corpo a un movimento di vai e vieni che era un’autentica copula in bocca, accompagnata dalla lingua che percorreva tutta l’asta; si staccò, ma solo per leccare il sesso tutto intero e i testicoli, che prese in bocca uno per volta.

Si godette la fellazione per un tempo lunghissimo; lui fu costretto a frenare l’orgasmo più di una volta; finché decise di prendere l’iniziativa; le sfilò la mazza dalle labbra e la spinse supina sul letto; le abbassò delicatamente il fragile indumento e scoprì la vulva tutta intera; si accosciò in devozione e prese a succhiare, leccare, titillare vagina e ano, infilando le dita dentro e manipolando con sapienza; aveva una consistenza quasi verginale, la vagina, segno che non era abituata a copulare molto.

Angela si godé a lungo le manipolazioni, le leccate e i titillamenti di lui su tutto il sesso; poi lo fece staccare, lo spinse supino in mezzo al letto e si piazzò a sessantanove su di lui afferrando di nuovo il sesso in bocca; intanto si dispose in modo che lui avesse davanti il sedere e la vulva a portata di bocca; per evitare che la doppia sollecitazione frenasse ambedue le funzioni, gli bloccò la testa tra le cosce e si dedicò alla fellazione con tutta la passione che sentiva arderle dentro.

Di colpo, si bloccò, allentò la stretta della testa e Ottavio capì che era il suo turno di farla godere leccando profondamente il sesso e infilando in vagina e nell’ano le dita, per titillarla; sentì gli orgasmi iniziali scaricarsi sul sesso dalla bocca che salivava abbondantemente e lo lubrificava; lo squirt lo colpì direttamente sulle lingua; lei non poteva urlare perché il sesso in bocca le bloccava la voce; ma i fremiti del suo ventre, le pulsioni della vulva e la bocca che versava saliva dai lati gli dicevano che godeva infinitamente.

Si fermarono esausti; lei ruotò sul suo corpo e si sdraiò a fianco, abbracciando il corpo disteso; lui si chinò sul petto e le succhiò amorevolmente i capezzoli appena evidenti sulle aureole rosa del seno piccolo e compatto ma dolcissimo; erano entrambi stanchi e decisero di concedersi una piccola sosta; quasi senza volerlo, dolci moine scattarono a suggellare un rapporto adulterino, fatto di solo sesso, ma condito con tanta passione e sentimento da apparire amoroso.

Poi Angela decise che lo voleva sentire nel ventre; lo spinse per i fianchi finché lui le montò addosso, si inginocchiò tra le cosce ed appoggiò la punta del fallo alla vagina; lei abbracciò i lombi con le gambe e intrecciò i piedi dietro la schiena; spingendo il bacino verso l’alto, si penetrò seguendo con lussuria i centimetri di mazza che la penetravano dove mai era stata violata; il leggero fastidio che la mazza troppo grossa le procurava era alleviato e compensato largamente dal piacere che la inondava.

Ottavio si godé la copula e lasciò che fosse lei ad impossessarsi del sesso; il piacere che gli davano i muscoli attivi della vagina era indicibile; era felice di sentirsi posseduto dal calore di una donna apparentemente minuta ma capace di esaltanti manovre sessuali; quando lei glielo chiese a gran voce, cominciò a cavalcare con immenso gusto e sentì che ogni colpo era per lei fonte di intenso piacere; non avrebbe voluto eiaculare, ma lei lo stimolò, col corpo e con la voce, finché sentì lo sperma spruzzato nell’utero.

Si abbatterono di nuovo sul letto quasi svuotati; ma Angela era pronta a riprendersi; si sdraiò supina e lo invitò a sedersi su di lei, piantandosi il sesso tra i seni; lui capì che voleva farlo eccitare con una spagnola e si preparò a godere fra i piccoli seni che lei schiacciava contro la mazza che scivolava lieta fra i piccoli globi; lui spinse finché la cappella raggiunse la bocca e lei fece concludere la spinta tra le labbra unendo la fellazione alla copula tra i seni.

Mentre ancora stavano godendo ambedue nella nuova posizione, Angela gli chiese se era disposto a violarle l’ano; era abituata a prenderlo nel retto da suo marito; ma si era resa conto che la mazza di Ottavio era di ben altra dimensione; prese dal comodino a fianco al letto un tubetto di gel e glielo consegnò pregandolo di prepararla bene e di farle meno male possibile; Ottavio la mise carponi e leccò dolcemente e profondamente il perineo, infilando la punta della lingua sia in vagina che nell’ano.

Per prepararla al meglio alla penetrazione anale, infilò due dita e le fece ruotare; ungendole con il gelo, portò le dita a tre e si rese conto che lei partecipava appassionatamente ai preparativi e si lasciava sfondare volentieri, per ora con le mani; unse amorevolmente l’ano e il canale rettale; le diede qualche indicazione per facilitare lo stupro; passò il gel su tutta l’asta, accostò la punta all’ano e spinse; si bloccò quando lei si lamentò per lo sfintere che resisteva; poi la penetrò con forza.

Gli chiese di fermarsi per lasciare che il retto si abituasse all’ingombro, poi lo incitò a spingere e a sfondarla; lui lo fece con dolcezza, quasi con amore e, quando sentì che il randello era tutto dentro, fino ai testicoli, tirò a se le natiche perché gli riempissero il ventre; afferrò i piccoli seni e li usò per fare leva mentre la sbatteva dolcemente nel retto; si sentirono fusi in un solo corpo e si diedero tutto il piacere possibile in un rapporto anale; l’orgasmo di lui fu la conclusione degna di una copula immensa.

Quando lui si sfilò dolcemente, più delicatamente di come è entrato, dall’intestino, lei ebbe la sensazione di essere stata svuotata della passione che l’aveva riempita; andò in bagno e si sentì che lavava via le scorie dal corpo; tornata a letto, si accoccolò e lo baciò dolcemente su tutto il corpo; andarono avanti per alcune ore; verso le tre, lei lo avvertì che il marito sarebbe tornato poco dopo le sei e cedere al sonno poteva esporla a rischi assai alti; lui decise di tornare in discoteca e andò via.

La ‘banda del bar’ non si era ancora organizzata per il rientro; Dora gli si avvicinò e gli chiese cosa avesse fatto per tutta la notte; la rassicurò che era stato meravigliosamente e le suggerì di scegliere chi viaggiava nella sua macchina; Silvana reclamò il suo diritto ad essere riaccompagnata, visto che erano usciti insieme; lui la guardò con aria di compatimento e lei si scusò.

“Forse ho sbagliato a non dirti che, arrivati al bar, eravamo liberi da impegni … “

“Per questo, se trovi chi ti riporti a casa, per me va benissimo …. “

Per quanto risentita, lei si sedette al posto del passeggero; altre tre ragazze si sedettero sul sedile posteriore e diedero il via ad un cicaleccio nutrito per celebrare le imprese sessuali realizzate nella notte di follia; una delle tre chiese ad Ottavio cosa avesse fatto, visto che non risultava avesse copulato con nessuna di quelle del gruppo; lui si limitò a sorridere ed a badare alla guida; Silvana tornò alla carica con le sue convinzioni.

“Hai trovato un ragazzo ben dotato che ti ha sbattuto a dovere o ti sei limitato a spiare noi che copulavamo allegramente?”

“Silvana, un principio di libertà è rispettare quella degli altri; io non ti chiedo che hai fatto tu; per favore, rispetta la mia privacy … “

“Scusami, credevo fossimo amici … “

“Hai raccontato agli amici tutte le tue copule?”

Stette zitta per tutto il percorso; scaricarono le altre tre lungo il percorso; arrivarono a casa di lei; lui parcheggiò e aspettò che lei scendesse; non si decideva e gli chiese se per caso non volesse riposare qualche ora sul divano di casa sua; sapeva che, a quell’ora, non gli sarebbe rimasto che dormire in macchina; in fondo, era stata lei a trascinarlo in quella situazione; Ottavio accettò, prelevò la sua ventiquattrore e la seguì in casa.

“Non avevi detto che non ricevevi maschi in casa tua?”

“Nel letto per copulare, non in casa per riposare; ti offro solo un posto per dormire, non di fare sesso con me.”

“Io non faccio mai sesso bruto … “

“Io invece vivo di sveltine; siamo molto diversi, in realtà … E poi continuo a credere che sei cuckold e omosessuale … “

“Ho già realizzato che per te le tue convinzioni sono ‘La Verità’ e le opinioni degli altri non contano … “

“Quello è il divano per te … “

Lei andò in bagno e si sentì lo scrosciare della doccia; uscì poco dopo avvolta in un accappatoio.

“Tu non senti il bisogno di farti una doccia?”

“L’ho fatta un’ora fa … “

“Dove?”

“Ancora indaghi; se questo è il piano su cui vuoi stabilire la comunicazione, ti saluto e dormo meglio in macchina … “

“No no, scusa; ho sbagliato ancora a voler capire … Mi dici se sei omosessuale?“

“Perché non ribaltiamo il concetto e sei tu a sperimentare se sono abbastanza etero?”

“Mi stai chiedendo di fare sesso con te?”

“Io non faccio sesso; faccio l’amore; ma questo concetto ti è estraneo; se andiamo di là te lo spiego concretamente; in fondo, uno in più o in meno, che differenza ti fa, dopo una notte ‘brava’ come quella che hai vissuto?”

“Io non faccio sesso nel mio letto … “

“E allora ti tieni il tuo interrogativo … “

Silvana si ritirò piccata in camera; lui si stese sul divano e si tirò addosso il lenzuolo che lei gli aveva offerto; stava per prendere sonno, quando sentì che il sesso era stimolato da qualcosa; alla scarsa luce di una finestra socchiusa vide lei china sul suo ventre che lo stava sottoponendo ad una saporosa fellazione; le prese la testa e le accarezzò il viso; la bloccò per un attimo e a gesti le indicò di rallentare il ritmo della copula in bocca.

“Piano, non forzare … lecca tutta la cappella … così … ora passa la lingua sull’asta e scendi sui testicoli … prendili in bocca uno per volta ma intanto masturba l’asta … brava … hai una bella bocca per fellazioni … sei in gamba ma troppo tecnica … si vede che non ci metti passione, sentimento o desiderio … sei una specialista fredda e senz’anima … “

“Come mai sei così eccitato se sono fredda e senza passione?”

“Sto operando un transfert, ragazza mia; tu succhi con molta abilità, ma io, mentre do a te il sesso, dedico il sentimento a quella che qualche ora fa mi faceva godere con la bocca perché ci metteva tanto amore … Le sensazioni sono le stesse, ma lei mi faceva godere con il cuore, con la testa, prima che con il fallo in bocca.“

“Stai dicendo che, mentre fai sesso con me, in testa e nel cuore hai un’altra?”

“Scusami, ma tu sei una macchina che fa sesso e ne sono passati molti, per questo meccanismo; l’altra lo faceva con me, per me e godevamo tutti e due … “

“Maledetto; ma ti decidi a venire? A quest’ora, ne avrei svuotato almeno tre; tu non hai sperma da darmi? Sei anche impotente?”

“Mi dispiace, ma tu sei una cloaca in cui chiunque si può scaricare, una macchina per succhiare; io ho bisogno di passione, di attrazione, di sentimento, di amore se è possibile; se continui ad applicare la tua tecnica di fellatrice stiamo fino alla fine dei giorni ma non mi fai raggiungere l’orgasmo … “

“Chi è la donna a cui stavi pensando mentre godevi’”

“Ancora fai l’investigatrice? Non arrivi nemmeno a pensare che, se un uomo è corretto e gentiluomo, non rivela il nome della persona con cui ha fatto l’amore; questa donna, che è sposata, mi si è offerta con una verginità mentale che è stata straordinaria; mi ha dato le emozioni più belle da molti anni a questa parte … “

“Cristo, la ‘santarellina’; tu stamane sei andato a casa di Angela; lei era in discoteca poi è sparita come te; hai fatto sesso con Angela, ci scommetto; e lei così riservata, così perbenino che tutti la chiamano ‘santarellina’ ti ha dato l’amore di cui parli tu … “

“Silvana, mi hai esasperato con questi stupidi tentativi di riconoscere la mia partner di questa notte. Che ci guadagni, se anche scopri chi fosse? Migliora il tuo rapporto con me, col sesso o con l’amore? Perché non cerchi piuttosto di dedicarti a te, a noi se ti riesce, e fai, per una volta, sesso ma con un pizzico di sentimento, con un desiderio autentico, se riesci a provarlo?”

“Ti odio, maledetto! E’ questo che combatto, la sdolcinatura che nasconde la voglia di sopraffare; siete bravi, a fingere passione, sentimento, amore; ma solo per arrivare a schiacciarci e dominarci; preferisco essere io a farmi sbattere, ma senza amore, solo per fare scaricare qualche ormone; così almeno sono io a decidere e sento di dominare i presunti maschi.”

“Liberissima di fare quel cavolo che ti pare; ti sto solo avvertendo che perdi tempo con me; non ho ormoni da scaricare; al massimo, vorrei dialogare con una donna, anche attraverso il sesso; ma non voglio una femmina per scaricare nella sua cloaca un poco di sperma; ora fai quello che vuoi; sappi che sono capace di dormire anche mentre mi stai succhiando l’anima!”

Silvana se ne andò, piccata, nel suo letto; lui la raggiunse dopo poco, la abbracciò e la tenne stretta a se.

“Hai violato il mio letto; sei il solito maschio spietato che si prende tutto e non concede niente.”

“Scusami; vado via immediatamente … “

“No, stupido maledetto; adesso resti qui, mi tieni stretta e mi dai amore, tanto amore … “

“E tu?”

“Non voglio innamorarmi; ti do tutto il sesso che vuoi; aggrappati alla tua ‘santarellina’; io do solo sesso … “

La abbracciò teneramente e le carezzò la schiena tutta fino alla rotondità delle natiche che percorse lussuriosamente infilandosi nel vallo e stuzzicando l’ano; lei si protese, in attesa quasi che lui decidesse di penetrarla analmente; ma Ottavio aveva già spostato le mani sul davanti; aveva catturato i seni pieni, matronali e stava stuzzicando le aureole gonfie e i capezzoli ritti come chiodi; sentiva che la femmina era calda e vogliosa, ma era determinato ad evitare la penetrazione.

Afferrò la vulva a mano piena e titillò con le dita il clitoride che sentì ergersi duro in alto; lo sollecitò col tocco più delicato che gli riuscì di avere e sentì il suo respiro spezzarsi in un gemito lungo, indizio certo di un orgasmo raggiunto; la lasciò riposare accoccolata sul suo petto e le baciò i capelli e la fronte; lei si abbandonò alla dolcezza delle carezze, allungò una mano per prendere la mazza durissima e la sentì molto più grossa di quanto pensava.

“Hai un arnese meraviglioso qui … “

“Detto da te, deve inorgoglirmi per forza … “

“Perché?”

“Sei sicuramente una grande esperta di mazze … “

“Con quali elementi lo dimostri?”

“Ieri sera hai copulato con dieci falli diversi, da quel che dici; stasera è facile che farai lo stesso; se ogni fine settimana prendi venti sessi differenti, in un anno arrivi a prenderne più di mille, in dieci anni ne avrai assaggiati, se non diecimila, almeno molte migliaia, considerando che molti hanno fatto più volte il bis; una che ha provato migliaia di randelli, se ti dice che il tuo è notevole, sa bene quello che dice.”

“Con la mentalità del macellaio che pesa e valuta, è come dici tu; peccato che, alla fine, tutti i falli siano gli stessi, li uso allo stesso modo e li svuoto con lo stesso intento; solo quando slargano un poco la vagina o l’ano, mi accorgo che sono grossi; il tuo è il primo che mi soffermo ad osservare con lo sguardo, prima di averlo dentro; in un bagno qualsiasi, sarebbe già stato prosciugato da almeno due fellazioni e una copula; sei tu, ad essere rompiscatole e diverso.”

“Infatti, non lo farei mai in bagno; hai già dimenticato quello che ha detto Dora, dopo il nostro incontro in quello del bar?”

“Va bene; adesso cerchiamo di dormire; è stata una notte faticosa, per me.”

“Vado sul divano … “

“Col cavolo! Ormai sei qui e dormi con me; ma non azzardarti a penetrarmi in vagina o nel retto se non te lo chiedo io!”

“E’ vero; queste cose si fanno solo nei bagni e qui non siamo in un bagno pubblico … “

“Sei uno stupido che cerca di offendermi; ma sono troppo stanca; dormi, che è meglio.”

Erano le undici quando il telefono di Ottavio si mise a squillare; si precipitò presso il divano dove aveva lasciato le sue cose e rispose; era Angela che voleva solo salutarlo; il marito dormiva; era tornato, come previsto, dopo le sei; lei, quasi per tacitare il senso di colpa, lo aveva rovesciato sul letto e si era impalata sul sesso che non aveva avuto bisogno di stimoli per rizzarsi; aveva fatto l’amore con nella testa la notte trascorsa con Ottavio ed aveva goduto moltissimo, per lui e per il marito che la possedeva.

“So che devo dimenticare questa notte, ma non posso fare a meno di ripensare ogni momento vissuto.”

“Dove hai spedito la ‘santarellina? Hai già cancellato i doveri della moglie?”

“E’ stata Silvana a rivelarti il nomignolo, vero? Le hai detto per caso che la santarellina si è fatta sverginare da te dappertutto?”

Silvana, a sorpresa, aveva attivato il vivavoce e ascoltava tutto.

“Angela, ti prego di pensare attentamente a quello che è successo e a quello che ci diciamo; tu hai il mio numero; sappi che, in qualunque momento ne avessi bisogno, puoi chiamarmi e sarò per te l’amico più devoto che puoi immaginare; ma solo quello; tu ami tuo marito e l’ho bene sentito anche mentre facevamo l’amore; dimentica quello che è successo e pensa solo che hai un amico che è pronto a sostenerti; ma è meglio che ti rivolga a tuo marito, nei momenti brutti.

E’ con lui che devi avere sincerità, lealtà e chiarezza; solo se i problemi fossero proprio con lui potresti parlarne a me e stai certa che ti consiglierei al di là dei nostri sentimenti; insomma, conserva nella scatola dei ricordi una notte d’amore particolare e dedicati al tuo matrimonio.”

“Se avessi bisogno di manutenzione dei miei elettrodomestici, potrei convocarti un giorno che mio marito ha il turno di notte?”

“Puoi chiamarmi quando vuoi, te lo ripeto; e sono pronto a stare con te e fare l’amore quando vuoi; ormai è chiaro che siamo coinvolti; ma preferirei sentirti dire che hai totalmente recuperato la fiducia in tuo marito e che non hai più bisogno di trasgredire per essere felice.”

“Mi dispiace contraddirti, ma lui non mi farà mai cantare nel coro degli angeli, viaggiare su una nuvola e sentire suonare arpe; questo succede solo quando ci sono le condizioni ideali; con te mi è successo; non è colpa sua né tua ma neppure mia; è successo; se ne sentirò il bisogno, ti chiamerò e so che verrai a darmi una mano … e il resto. Dove sei, adesso?”

“A casa di Silvana; ho dormito sul divano … “

“Deve essere successo qualcosa di serio; Silvana aveva giurato che mai un uomo avrebbe passato una notte in casa sua … “

“E invece il maledetto ha dormito con me, nel mio letto, e non mi ha dato né sesso né un briciolo dell’amore che ha dato a te. Ci capisci qualcosa?”

“Ciao, Silvana; tu gli hai dato in cambio l’amore di cui ha bisogno?”

“Io ho proposto sesso per amore … “

“Lo scambio è impari; tu non puoi immaginare quanto valga un amore come quello che Ottavio sa dare.”

“Deve accettarlo, lo scambio; non voglio l’amante, il convivente o il marito; chiedo amore e sono pronta a dare sesso in cambio.”

“Scusami, ma tu il sesso lo dispensi a larga mano, a chiunque, in un bagno; non puoi sperare che ti dia merce preziosa in cambio di quel che tutti possono prendere senza permesso … “

“Se mi ama, deve accettare che io gli dia quello che posso … “

“Ma io non ti amo, come te lo devo dire?”

“E io non ti credo, come te lo devo ripetere?”

“Perfetto; un rapporto che si dovrebbe fondare su lealtà, chiarezza e sincerità, nel tuo caso nasce su una sfiducia completa; non credi sia il caso di ripensarci?”

“Va bene; poniamo che non ci amiamo; possiamo comunque vivere qualche momento, diciamo, di intimità, mentre facciamo la nostra vita? Io mi sbizzarrisco nel fine settimana, lo sai; puoi essermi compagno per il resto della settimana, al tuo modo, senza impormi di ricambiarti come vuoi tu?”

“Perché dovrei accettarti e non dedicare quelle sere ad amori vero, come Angela?”

“Ottavio, perché io non potrei dedicarti che briciole del mio tempo, da destinare tutto a mio marito; perché dovresti correre da un letto all’altro, da un amore all’altro, mentre con Silvana avresti la certezza di un riferimento solido ed anche io, come le altre, possiamo essere certe che troveremmo te quando lo desiderassimo; ti conviene restare con Silvana; bada, non mi piace e ne soffrirei, ma a te andrebbe molto bene che la lasciassi fare e ti sbizzarrissi a modo tuo.”

“Come vedi, il buonsenso femminile è dalla mia parte … “

“Quindi dovrei copulare a modo tuo e lasciarti fare nei fine settimana … “

“Se fossi io a dovere accettare i tuoi tradimenti anche quotidiani lo troveresti più di buonsenso?”

“OK; proviamoci qualche settimana; poi valuterò.”

“Angela, scusami ma adesso vorrei finalmente assaggiare anche io questo fallo di cui mi avete parlato con tanto entusiasmo; ci vediamo venerdì prossimo, in discoteca?”

“Non so se manterrò l’abitudine della discoteca; forse sceglierò l’amore di mio marito e dei miei trasgressivi amanti possibili; non ho più l’età e la condizione per le discoteche; comunque, ci vediamo. Ciao. Ottavio, ti abbraccio con tanto amore; spero che ci troveremo ancora a rotolarci nel letto e nell’amore; ne ho tanto bisogno … ancora.”

“Ciao, amica dolcissima; arrivederci presto.”

“Mi fai finalmente assaggiare questo fallo di cui tutte parlano con entusiasmo?”

Tornarono a letto ancora nudi come si erano addormentati e Silvana si sedette sul bordo con l’intento di succhiare l’uccello; lui la spinse sul letto e le salì addosso; frenò la mano di lei che intendeva guidare il sesso alla vagina e le impose di stare ferma per un poco, appoggiò l’asta tra le cosce, rasente la vulva; le prese un capezzolo fra le dita e lo stimolò, mentre afferrava la testa e la travolgeva in un bacio di grande lussuria; Silvana era alquanto sconcertata.

“Intendi fare sesso tra le cosce, come i ragazzini?”

“Io ho un ricordo meraviglioso di quella esperienza fanciullesca; e tu?”

“Succhiavo uccelli e li masturbavo prima di pensarci; mi sverginarono ano e vagina senza che avessero mai provato a fare sesso fra le cosce; non so neppure che sapore o che senso possa avere fare una cosa così ingenua.”

“E’ inutile allora che ti dica che ha il senso e il sapore degli anni migliori, dei primi ormoni impazziti delle infinite masturbazioni, del desiderio del sesso completo perennemente insoddisfatto, della possibilità di sentire la carne viva di una ragazza sulla mazza dura per ore e ore fino a fare male; ha il sapore della freschezza, dell’inesperienza, dell’amore che sboccia ma che forse appassirà; ha il sapore del mondo che non ritorna; è il surrogato di una ingenuità che non esiste più.”

“Tu scegli di farti odiare ogni volta che apro la bocca; non bastava che mi dicessi queste considerazioni? Come faccio adesso a dirti che mi stai restituendo un aborto, una castità da difendere che non ho mai preso in considerazione? Come ti spiego che stai scavando dentro di me la ragazzina che non sono stata e che mi fai tornare ad essere mentre sono nuda su un letto, in una casa mia, adulta adultera, infedele, troia e tutto quello di peggio che pensi di me?

Non posso fare altro che odiarti quando mi sbatti in faccia quello che ad altre proponi con estrema dolcezza; ho bisogno anch’io di un bagno nel passato, di una chimera da intuire, visto che non posso più inseguirla; ho bisogno anch’io di sentirmi all’improvviso vergine di fronte ad un donnaiolo che vergine non è lo è più da decenni; perché continui a sbattermi in faccia come colpa quelli che sono stati errori infantili, di ingenuità, di stupidità?”

“Sembra quasi che tu stia cercando di dire che ti stai innamorando … “

“Non di te, imbecille; di me, di una ragazzina che non è esistita e che avrei dovuto difendere, da sola in mezzo a bestie che cercavano sangue vergine; si, mi sto innamorando di me e di te, che questo sentimento scateni con fredda determinazione, non con l’amore che ho sentito nella voce di Angela; stasera reclamerò il mio diritto ad essere libera e di copulare con quanti e con chi mi va; ma in questo momento, perché non mi concedi la sosta di essere una bambina col suo primo amore?”

La tacitò con un bacio lunghissimo a cui lei rispose con altrettanto sentimento; diresse delicatamente il glande all’imbocco della vagina, sempre soffocandola in un bacio interminabile; quando avvertì che lei stava per spingere il sesso in fondo, la frenò e si bloccò con la cappella che aveva appena penetrato la vagina; le accarezzò i fianchi, i seni, il viso; percorse con la bocca tutto il volto, seguendo il profilo con piccoli baci.

“Non penetrarti con violenza, in un sol colpo; lascia entrare il sesso poco per volta, attiva i muscoli interni e carezzalo dentro, come se fosse una vagina vergine, giovane, che viene invasa da un corpo estraneo; sii tu ad impossessarti dell’asta e non lei a penetrarti a forza; se riesci a seguire il percorso con la testa, col cuore, coi muscoli, avrai un orgasmo vaginale; quando la punta toccherà l’utero, l’orgasmo diventerà uterino e, se ti accarezzi il clitoride o lo lasci fare a me, esploderà quello clitorideo.”

“Cavolo, è vero; non sei tu a penetrarmi; sono io che succhio dentro il mio ventre la tua mazza e la dirigo dove voglio; sto godendo di vagina, è vero; adesso spingo lentamente; e godo ancora, con l’utero o con la testa che lo attribuisce all’utero, non lo so; masturbami tu, ti prego fammi godere col clitoride, fallo ora, con amore, con tutto l’amore che puoi … “

Esplose davvero, in un orgasmo violento che nasceva dalla combinazione delle tre sollecitazioni; lui si sentì allagato dallo squirt ma era felice che, finalmente, Silvana godesse sul serio e non si facesse sbattere come era solita; si fermò con l’asta piantata duramente in vagina e la accarezzò su tutto il corpo, dalla gola alle anche, dovunque potesse arrivare senza sforzo, senza farla muovere dal languore che l’aveva presa.

“Come stai?”

“Benissimo; ho goduto come non mai; è vero; passione e sentimento aggiungono molto a una copula, ma io stento ancora a convincermene e non recedo da certe mie opinioni; tu come mai con hai eiaculato?”

“Se non l’hai capito, ho avuto una lunga e pesante notte con Angela; non so quante volte ho avuto orgasmi ed eiaculato; è naturale che sia un poco spompato, adesso; ma mi pare che sono riuscito a farti godere … “

“Si, perché tu, anche se lo neghi recisamente, sei un cuckold … “

“Silvana, ti spiego una cosa ma una sola volta; se non vuoi capire è solo colpa tua. Essere cuckold non è una malattia che si contrae ma una scelta che si fa; un cuckold è un uomo innamorato di una donna al punto che ama di lei anche gli orgasmi che le sono provocati da un altro maschio, un bull o toro, che puoi anche indicare come caprone o stallone, che la montano; il cuckold ama talmente quella donna che gode di vederla godere.

Sente la sua goduria come propria e arriva a farsi schiavo di lei e dell’amante di turno, giunge persino a succhiare il membro del maschio per prepararlo alla monta e a farsi slave, schiavetto di lei, leccandole persino lo sperma che nella vagina ha scaricato il bull, senza contare le perversioni che portano alle peggiori umiliazioni; non sono innamorato di te e certamente non fino al punto da farmi calpestare per amor tuo; lo capisci o devo dimostrartelo mandandoti al diavolo quando ti fai sbattere?”

“Può darsi che sia come tu dici; allora come definisci il fatto che conti le mie copule con gli altri?”

“Io non conto un cavolo; ho sentito che te ne fai dieci per sera, ma non ho contato niente; ero con Angela, quando ti facevi sbattere in discoteca; ero con Dora quando lo facevi nel bar; sei tu che ti illudi che io ti controlli; forse la cuckold sei tu che vorresti vedermi slave ai tuoi piedi; ma questa soddisfazione non l‘avrai mai.”

“Allora, visto che fai il professorone, come definisci il fatto che mi fai il conto delle copule annue e che guardi mentre vado a copulare con altri? Sei solo un povero cornuto?”

“A trent’anni, sei ancora un’imbecille che fa sesso in tutti i modi e non conosce nemmeno i termini elementari? Cara la mia cretina congenita, le corna si fanno a una persona, maschio o femmina, che sia legata a chi le fa da un rapporto giuridicamente riconosciuto; insomma, per essere cornuti, bisogna essere fidanzati o mariti, padri o fratelli o zii; quale rapporto riconosciuto c’è fra te e me per cui mi debba sentire cornuto perché copuli nei bagni?”

“Ciò non toglie che mi sento osservata da quando sei entrato nella mia vita … “

“Senti, ragazza; tu veramente dai i numeri, qualche volta; io ti ho incrociato per caso l’altro ieri a pranzo e ti ho visto solo ieri sera fare spietatamente la troia; quando cavolo avrei potuto controllarti? Ti ho guardato? Al massimo sarei un voyeur o un guardone, che non ha nessuna caratteristica significativa; è solo il gusto di ammirare il bello; ma ora mi sono rotto dei tuoi stupidi interrogativi; mangiamo qualcosa?”

Imbastirono un piatto di pasta e andarono a riposare; lei tentò un nuovo approccio, ma lui era davvero esasperato e la pregò di rinunciare; lei si ritrasse risentita; poi tornò alla carica.

“Io stasera faccio il solito itinerario, bar e discoteca; mi accompagni, anche se vado a farmi sbattere da una decina di sconosciuti?”

“Nessuna difficoltà ad accompagnarti al bar; poi però, se mi dai il duplicato delle chiavi, torno a casa oppure vado in giro; comunque, non vengo, all’alba, a prenderti alla discoteca; ti fai dare un passaggio da uno dei tanti coi quali copulerai.”

Non era serena l’atmosfera, mentre lui l’accompagnava al bar dopo una cena veloce; Silvana era incavolata nera perché si sentiva continuamente messa all’angolo dalla logica serrata di lui; Ottavio era fortemente spazientito dall’arroganza di lei che imponeva come Verbo le sue opinioni spesso fondate sul nulla; parcheggiò come al solito e si avviarono al bar; lei non impiegò un minuto a lanciarsi urlando nel gruppo festante degli amici; lui agganciò Dora e se la portò in disparte.

“Sei sempre dell’idea di realizzare più compiutamente l’esperienza che abbiamo accennato nel bagno del bar?”

“Quando puoi, quando vuoi.”

“Che ne dici di adesso?”

“Non ti fermi con gli altri?”

“Io no; e tu?”

“Andiamo!”

Per un momento si fece scrupolo di avvertire Silvana; la cercò e la vide che si avviava al bagno con uno sconosciuto; le fece segno che voleva pararle; lei gli mostrò le corna e tirò dritto.

“Andiamo, cara; Silvana non vuole nemmeno essere avvertita!”

“Ho visto; peggio per lei.”

Andarono a casa di Silvana; Dora un poco si meravigliò delle novità, perché mai un uomo aveva avuto le chiavi della casa della sua amica; l’idea poi che dovessero fare sesso, anzi l’amore, lei e Ottavio, proprio nella casa di Silvana quasi la stordiva; in realtà, gli interrogativi sparirono appena la porta fu chiusa e lei si sentì immediatamente travolta dal vortice di passione che aveva solo intuito nel bagno e che ora sentiva esplodere dentro e intorno a se.

Andarono direttamente in camera; lei, dopo essersi rapidamente spogliata dei pochi indumenti che indossava, si andò a sedere sul bordo del letto per succhiare l’uccello fino alla consunzione; ma Ottavio era di tutt’altro parere e la spinse immediatamente al centro del letto, le allargò le cosce piegando in alto le ginocchia e si fiondò sulla vulva spalancata; cominciò il suo percorso, con le dita e con la lingua, su grandi e piccole labbra che mandava subito in estasi; frenò i movimenti di lei.

Dora avrebbe voluto partecipare con la bocca alla copula e attivare per lo meno un succoso sessantanove; ma lui aveva in mente un cunnilinguo da sballo e le bloccò i movimenti obbligandola ad accettare le sue leccate e i suoi titillamenti su tutto il sesso; partiva dal retro delle ginocchia, percorreva l’interno coscia e approdava su una delle grandi labbra; ricominciava da capo, sull’altra coscia, e arriva fino alla vulva.

La ragazza si torceva e gemeva per il piacere finanche troppo intenso che la travolgeva; lui si dedicava alle grandi e alle piccole labbra; leccava, succhiava, mordicchiava, titillava con le dita e le strappava orgasmi a ripetizione; quando aggredì il clitoride, le urla di lei andarono fino al cielo; il piacere più intenso che avesse mai provato si scatenò dal ventre ed esplose in getti di umore che culminarono in uno squirt; Ottavio ingoiò tutto e implacabile la leccò alla morte.

Dora strinse con forza le cosce e bloccò il movimento della testa di lui che rimase inchiodata; si rilassò e lo sollevò dal ventre tirandoselo addosso; era lei adesso, che sentiva l’esigenza di essere stimolata altrimenti; portò la bocca sui capezzoli e lasciò che lui li martirizzasse, con le dita, con le labbra, coi denti, godendosi il piacere infinito che ne ricavava; stremata anche da questa stimolazione, lo tirò verso la bocca e si baciarono con passione ardente.

“Non te la prendere, per favore; ma in questo momento non posso nascondere che ti amo, perfino; mi stai facendo andare in paradiso!”

“Ero convinto che fossi della specie di Silvana, sesso bruto senza sentimenti e lasciarsi andare alle copule più strane … “

“A parte il fatto che è chiaro a tutti che solo Silvana ha una certa visione della libertà sessuale, credo di essere in grado di cogliere la differenza tra le copule selvagge, come le ama lei, e quelle leggermente osé che piacciono a me; lei è capace di passare dieci amanti provvisori in una serata; io se arrivo a tre faccio uno strappo alle mie convinzioni; lei ha perfino paura del verbo amare e dei suoi derivati; io ti chiamerò amore, in questi momenti, perché è quello che provo.

Non ti chiedo di essere l’uomo della mia vita; il bancario che mi sposerà e che sarà il più bel cornuto borghese del mondo è stato già deciso da tempo e non voglio venir meno alle promesse fatte ai miei genitori; ma di fronte ad un gesto d’amore come quello che hai appena compiuto, non puoi impedirmi di chiamarti amore, almeno finché saremo insieme in questo letto; poi torneremo ad essere solo cari amici; piuttosto, mi dai spazio per farti fare io l‘amore come piace a me?”

“Amore, come vedi non esito a dirlo anch’io, io sono qui, il mio sesso è ancora in attesa che tu lo liberi dai vestiti; poi hai facoltà di fare quello che desideri; io volevo mangiare il tuo sesso, cibarmene fino all’indigestione; non ci sono ancora arrivato ma la notte è giovane e lunga … “

Dora lo schiacciò sul lenzuolo, gli sfilò insieme pantalone e boxer; lui si tolse la maglietta e restò nudo; lei si chinò sul ventre ed assaporò con la punta della lingua il glande che già cominciava ad inumidirsi di precum; giocò intorno alla cappella, strinse le labbra a cuoricino e spinse l’asta in bocca, quasi facendola forzare come una vagina stretta; Ottavio sentì fremere tutte le terminazioni nervose del sesso mentre penetrava nel cavo orale, guidato dalla lingua contro il palato.

La ragazza era senz’altro un’abile fellatrice e lui si gustava libidinosamente le sensazioni che la copula di lei, fino in fondo alla gola, procurava al sesso teso come corda di violino; sentì le manine delicate che masturbavano sapientemente la parte dell’asta che era costretta a lasciare fuori della bocca e andò letteralmente in estasi per l’azione contemporanea della bocca che succhiava e leccava, e della mano che masturbava; frenò più volte l’orgasmo con uno sforzo di volontà.

Dora si rese conto che rischiava di portarlo all’orgasmo rapido; non voleva che tutto si risolvesse, col rischio di dovere sperare che potesse riproporsi per un secondo assalto; frenò la copula in gola e si limitò a tenere dolcemente in bocca la cappella e teneramente in mano l’asta dura e gonfia da scoppiare; ruotò sul corpo di lui, a sessantanove, e lo invitò a titillare senza provocare orgasmi, per il gusto reciproco di ‘sentirsi’.

Per un tempo che non avrebbero saputo quantificare, si alternarono a leccare, succhiare e mordere il sesso altrui; Ottavio spaziava largamente tra monte di venere ed osso sacro, stimolando vulva ed ano, leccando tutto a larghe spatolate; quando fu il suo momento, lei manipolò con sapienza l’asta con la mano e, con le labbra, la cappella che sollecitava in ogni modo; una sola volta provò a stimolare l’ano di lui con la lingua e con un dito; di fronte ad un rigetto, abbandonò l’idea di quella stimolazione.

Mentre si rilassavano dopo la lunga sessione, lei gli chiese espressamente di penetrarla; lui le suggerì di farlo da amazzone, di penetrarsi lentamente e di attivare i muscoli interni per succhiare nell’utero la cappella; in questo modo, sarebbe stata lei a possederlo, si sarebbe gustato ogni momento della penetrazione e avrebbe goduto a suo piacimento; gli montò addosso, accostò la punta alla vagina e cominciò la lenta penetrazione.

A mano a mano che ciascuno degli oltre venti centimetri dell’asta le penetrava nel corpo, stringeva il canale coi muscoli interni e sentiva l’asta che la violava, mentre umori d’orgasmo si scatenavano e bagnavano il sesso e il letto; un orgasmo vaginale la colse appena la punta sfiorò la cervice; cominciò a spingere e a muovere il sesso contro l’utero e sentì un altro orgasmo, di natura diversa, montarle in conseguenza; accompagnò l’esplosione con la masturbazione che la portò al terzo orgasmo in rapida successione; crollò esausta.

“Non preoccuparti; è quella che i francesi chiamano la petit mort, l’orgasmo distruttivo; adesso riposati e riprenderemo.”

Ripresero infatti, di lì a poco, e lei si accorse che lui aveva ancora la mazza durissima e che non aveva eiaculato mentre lei era quasi distrutta dagli orgasmi; gliene chiese conto e lui si limitò a suggerirle di non badarci; lo spruzzo di sperma non era il suo obiettivo; godere e farla godere tante volte, tanto intensamente e tanto a lungo, era assai più bello e intrigante; avrebbe eiaculato a momento debito; le chiese invece se desiderava essere presa da dietro.

Lei gli garantì che quasi lo preferiva e che se lui era d’accordo, voleva sentirlo nel corpo attraverso l’ano; la fece sistemare carponi sul letto e le solleticò la vulva da dietro, con le dita e con la lingua, provocandole un piacere assai intenso; lei gli chiese di risparmiarle ancora orgasmi, perché ne aveva già avuto troppi; la penetrò in vagina da dietro e lei sentì la mazza spingersi fino al ventre, scuotendole tutto il pacco addominale; non provava dolore, ma un piacere enorme che culminò in un nuovo orgasmo.

Senza abbandonare la posizione che vedeva il sedere di lei piantato profondamente nel ventre di lui con l’asta che scavava nei precordi dell’utero, Ottavio prese il tubo del gel dal comodino e le unse il canale rettale penetrando con due dita profondamente; arrivò ad infilarne tre e a ruotarle per dilatare al massimo l’ingresso; sfilò il sesso dalla vagina, lo spostò in alto e infilò la punta nell’ano; Dora aveva buona frequentazione col sesso anale e si lasciò penetrare con gioia fino ai testicoli.

Lui le chiese se non preferisse montarsi lei, da cavallerizza, per stare vis a vis mentre copulavano; lei si sfilò la mazza dal retto, lo fece sdraiare, gli montò sopra e, come aveva fatto in vagina, si penetrò dolcemente e si gustò i centimetri dell’asta che entravano; attivò i muscoli interni e il piacere diventò indicibile; si piegò su di li, lo baciò ed offrì poi alla bocca un capezzolo da succhiare; lo cavalcò a lungo, per prolungare il piacere; quando sentì lo sperma spruzzarle nell’intestino, godé ancora urlando.

Schiantarono svuotati l’uno sull’altro, si stesero fianco a fianco e caddero in un dolce deliquio; forse sonnecchiarono per qualche tempo, sazi e felici; li scosse il suono della sveglia che Ottavio aveva preparato per le tre; avevano fatto l’amore per cinque ore filate, quasi senza interruzione; si lavarono e si rivestono; Dora osservò che, se non erano ancora in discoteca, gli altri potevano trovarli al bar; proprio in quel momento, squillò il telefono di lui; era Silvana che chiedeva dove si trovasse.

“Sto facendo l’amore con un donna meravigliosa … “

“… O forse con un bel maschione; sono certa che sei gay; comunque, puoi smettere e venirci a prendere in discoteca? Ci manca un’auto … “

“Non so se sei in grado di capire quanto sia offensivo sentirsi trattare da checca e da autista al servizio di una troia; ma non ti prendo proprio in considerazione come individuo pensante e verrò con la meravigliosa partner di una serata indimenticabile!”

Quando arrivarono, Silvana, prima che lui aprisse la portiera, si precipitò a chiedere scusa per le cattiverie; era coperta di sperma dappertutto; doveva essersi scatenata; quando si rese conto che la donna al suo fianco era Dora, rimase di sale e si bloccò.

“Hai fatto l’amore con Ottavio?!?!”

“Ti avevo detto che l’assaggio in bagno mi aveva solo stimolato a godermelo; l’ho fatto; ti assicuro che non dimenticherò questa notte neanche quando sarò vecchia e decrepita!”

In silenzio glaciale presero posto in tre sul sedile posteriore e Ottavio accompagnò le singole alla propria residenza; scapparono quasi in fretta, le due estranee e Dora; rimasto solo con Silvana, lui si limitò a guidare fino alla casa di lei senza pronunciare verbo; all’arrivo, una luce si aprì nella testa confusa di lei.

“Sei venuto qui a copulare?”

“Ho fatto l’amore con Dora nel tuo letto; avevo le chiavi e mi sono sentito autorizzato a usarle.”

“Non ti sentire più autorizzato a fare il tuo porco comodo a casa mia!”

“Queste sono le chiavi; scusa se mi sono permesso; ho cercato di parlarti; mi hai risposto col segno delle corna … “

“Va bene; dovevo lasciarti parlare … “

“Eccoti le chiavi; buonanotte, anzi buongiorno!”

“Che fai? Dove credi di andare?”

“Visto che a casa tua non posso, mi cerco un albergo come faccio di solito … “

“Non ho detto che non ti voglio in casa; ti ho detto che non devi portarci le tue … le tue amiche, diciamo così … “

“Se non erro, è innanzitutto amica tua; ma tu anche dell’amicizia hai il senso che ti fa comodo.”

“Non stare a spaccare il capello in quattro; Dora è la mia più cara amica; mi aveva avvertito che voleva fare ancora sesso con te; non mi aspettavo in questo modo e soprattutto che se ne uscisse con la frase entusiasta; ‘neanche quando sarò vecchia ‘ … deve essere stata una notte particolare; come abbia fatto tu a farla entusiasmare, non lo capirò mai; per me tu resti cuckold ed omosessuale … “

Non rispose, prese la sua ventiquattrore e la seguì; lei corse difilata in bagno e si sentì lo scroscio della doccia; ne aveva bisogno, visto lo sperma che le si era attaccato dappertutto; lui preparò il divano in sala, si stese e dormì; lei, in accappatoio, andò in camera e crollò sul letto addormentata; era passato mezzogiorno, quando lui si svegliò sotto la doccia; si vestì e preparò il caffè; lei poltrì ancora un poco, poi passò dall’angolo cucina a bere il caffè; era completamente nuda coi segni delle copule.

Tentò di avviare un discorso sulle difficoltà di comunicazione, ma si trovò davanti un muro di gomma; Ottavio non era disponibile a dialogare con una che parlava per dictat; quando si rese conto che lui borbottava monosillabi in risposta alle sue considerazioni, perse le staffe.

“Se ritieni che i miei discorsi non meritino nemmeno la tua attenzione, dimmelo subito e finiamola con questa farsa!”

“Di che vuoi che parliamo? Della tua tigna che ti porta ad affermare verità in cui credi solo tu? Della tua protervia a considerare che l’unico rapporto tra un uomo e una donna sia schiavizzarti a novanta gradi, per qualche minuto, davanti a più sconosciuti che ti usano come un bambola di gomma, oppure inginocchiata davanti alla loro mazza a succhiarla come una bambina golosa e stupida? Vuoi parlare dei tuoi comandi come fossi il tuo schiavo?

Di che possiamo parlare se le tue convinzioni non chiedono verifica e non ammettono repliche? Esigi che io dichiari il falso, ammettendo una mia natura cuckold che non esiste nemmeno nei miei incubi peggiori; sei certa, dopo che ti ho posseduto come non avevano mai fatto, che sono un omosessuale che, non ho capito perché, si finge etero solo con te; hai deciso che devo sottostare ai tuoi capricci e correre ogni volta che chiami; di che vuoi parlare, amica cara?”

“Voglio parlare della possibilità di stare insieme, almeno per sperimentare, solo per qualche settimana e, alla fine, controllare se è possibile una convivenza concordata con paletti fermi; sto bene con te, anche se non mi sbraccio a sbavare per te; ho capito che posso vivere con un uomo che non mi limiti e voglio provarci con te; non voglio rinunciare a nessuna delle mie libertà e stare con uno che me le consenta senza rompere; di questo voglio discutere; ce la fai a stare a sentire e dialogare?”

“Cosa proponi, concretamente?”

“Vieni a stare da me, con me; per tutta la settimana sono la compagna che tutti vogliono, ti sono perfino fedele, se è questo che desideri; ma dal venerdì pomeriggio alla domenica sera sono libera di fare quello che mi pare; questo è, all’osso, quello che ti propongo … “

“E del cuckold che secondo te nasconderei? E del cornuto che sarei, sempre secondo te, per il solo fatto di stare con te che copuli senza freni? E della mia natura omosessuale che, sempre secondo la tua illuminata scienza, io cerco di nascondere? Di tutto questo, facciamo un fascio da gettare nella spazzatura?”

“Tu puoi dirmi che sono una troia e io non posso pensare che sei cuckold e omosessuale?”

“Si da il caso che tu stessa dichiari di voler essere troia; dieci amanti occasionali in una serata sono da grande prostituta; non è una mia opinione; è un fatto che tu proclami; la mia natura cuckold o omosessuale è una tua convinzione che nessuna prova supporta; anzi, pare che le mie prestazioni da etero abbiano scatenato la tua gelosia … “

“Io voglio continuare a credere che sei un cornuto contento e un gay; te lo proverò e dovrai ammetterlo!”

“Solo la tua tigna sarebbe sufficiente a consigliarmi di farti scomparire dalla mia vita; non so nemmeno perché sono qui; mi hai intrigato, all’inizio; ti consideravo un esempio di libertà; invece sei solo schiava, dei maschi che ti fottono, e dei tuoi pregiudizi senza supporto logico e razionale; l’unica cosa che mi frena è proprio la rabbia che questa sfida propone; se insisti, verrà un giorno che ti vedrò pentita e in lacrime; per questo, dovrei andarmene, ma ti sopporto; non c’è amore, tra noi, solo una sfida stupida e inutile.”

“Non voglio amore; non l’ho mai chiesto e a te meno che mai; prendila come una sfida; vedremo se ti costringerò ad ammettere che sei omosessuale e cuckold o se dovrò venire a chiederti perdono in ginocchio.”

“Se hai un minimo di sale in zucca, riesci a vedere quale assurdo sia decidere di vivere insieme odiandoci a morte?”

“Io non provo sentimenti per te, né di amore né di odio; mi piacciono le sfide e te ne lancio una; devo provarti che sei come io ti vedo non come tu ti mascheri; per questo, mi sta bene vivere con te qualche settimana; quando avrò raggiunto il mio obiettivo, potrò anche mandarti al diavolo.”

“Per le prossime due settimane, devo lavorare in zona; ingaggia questo duello; ti avverto però che ho molte amanti da soddisfare e non sarò presente sempre per tutta la notte, tornerò spesso tardi; mettilo nei presupposti della sfida.”

“Va bene; da domenica notte, a qualunque ora tu torni fino al venerdì pomeriggio saremo la coppia felice, pranzeremo in mensa e ceneremo a casa, quando ne avrò voglia; venerdì sera mi accompagnerai al bar e sarò libera di gestirmi la vagina fino alla domenica sera.”

“Quindi, fino a stasera la vagina è tua; da questa notte quando rientrerò dalle mie avventure ‘omosessuali’ sarai la mia compagna.”

“Normalmente, sarà così; oggi la passiamo insieme; voglio cercare di capire cosa Dora ha trovato da entusiasmarla.”

“Se non sei predisposta a trovare, è inutile che cerchi per NON trovare.”

“Prepariamo una pasta in casa o andiamo in un posticino a mangiare qualcosa?”

“Non sono capace di stare ai fornelli ed odio farlo; se te la senti tu di preparare per due, mi sta bene mangiare qui.”

“Poi però mi fai fare quest’amore di cui blateri e cerchi di convincermi.”

“Abbassa la cresta e il tono; non sono qui per dimostrare a te, ma per fare quel che sento io; cominciamo proprio male … “

“Scusa, è vero; dopo pranzo ci mettiamo a letto e ciascuno farà quello che sente.”

Ottavio non era convinto della scelta fatta, di accettare come una sfida un rapporto che aveva sempre immaginato come frutto di una grande intesa; ma l’atteggiamento provocatorio di lei lo aveva intrigato; decise di affrontare la donna sul terreno che aveva scelto, della autentica guerra per affermare le proprie convinzioni; dopo aver consumato in fretta il frugale pasto, si adagiò sul divano distendendosi per riposare.

Come aveva fin troppo facilmente previsto, lei gli si inginocchiò a fianco, aprì il pigiama e prese in mano il sesso barzotto; con colpi decisi e mirati lo portò ad una rapida eccitazione; con aria trionfante, lo appoggiò alla bocca impegnandosi in una fellazione da manuale; non dovette fare ricorso a molti sforzi di volontà, lui, per resistere inalterabile alle sollecitazioni della bocca di lei; dopo una prima mezzora di sforzi per eccitarlo e farlo eiaculare, sbottò.

“Ma che cavolo hai nelle vene? Acqua? Possibile che non ti smuovi neanche per una fellazione degna della regina dell’ingoio?”

“Non ti amo, non mi emozioni; complimenti per la tecnica e per l’abilità; sembri una macchina da sesso e forse quello sei, una macchina per masturbare, succhiare, copulare; ma fare l’amore è un’altra cosa; io so usare il sesso solo per comunicare, per dare e ricevere piacere, emozioni, sensazioni; tu eserciti la tua bravura ma io non sento passione o sentimento nella tua tecnica e non riesco a sentirti persona viva; sei una bambola da sesso e non mi interessi.”

Esasperata, gli montò addosso, si portò la mazza alla vagina e si penetrò; memore forse di quanto le aveva detto il giorno prima per la fellazione, faceva scivolare la mazza lentamente, mettendo in azione i muscoli interni; a mano a mano che i centimetri di carne penetravano, si accorgeva di godere sempre più intensamente; il primo orgasmo le esplose che solo una metà dell’asta era in vagina; lui continuava a restare impalato, imperterrito.

L’unica sensibilità era quella dell’asta che vibrava continuamente, segno che era sollecitata dal piacere e che lui partecipava alla copula assai più di quanto dimostrasse, a parole e a gesti; quando il glande urtò la cervice dell’utero, ebbe un sobbalzo; poi si mosse in modo che la mazza scivolasse avanti e indietro e colpisse ripetutamente la testa dell’utero; un nuovo orgasmo, stavolta uterino, la colpì a tradimento mentre si sforzava di leggere sul viso di lui i sintomi di un orgasmo che tardava.

Una mano di lui scivolò verso la vulva e catturò il clitoride tra due dita; sollecitando opportunamente, le scatenò un terzo orgasmo, stavolta clitorideo, che fece sbarellare la donna; incapace di contenersi, urlò il suo piacere sublime, mentre si alzava e si abbassava con ferocia, impalandosi senza controllo; quasi terrorizzata dalla freddezza della reazione di lui, gli urlò più volte cattiverie e improperi accusandolo di impotenza e di omosessualità.

“La chiami libertà, questa, di offendere solo perché ho una visione diversa dalla tua del sesso e dell’accoppiamento? Ti credi Dio perché tu vuoi una cosa e gli altri ti devono obbedienza? Non ti accorgi che sbagli tutto? Hai messo tu i paletti, da lunedì a venerdì compagni di vita paritari e disponibili; il week end tutto tuo, a modo tuo; hai chiesto che il pomeriggio fosse per la coppia di fatto; adesso già calpesti quello che tu stessa hai proposto; smettiamo subito o arriviamo ai ferri corti?”

“Hai ancora ragione; ancora mi devo scusare; e questo mi rende ancora più feroce contro di te; hai una mazza meravigliosa; sei stato capace di abbrutirla fino a renderla peggiore di un dildo di gomma sul quale mi affanno a cercare orgasmi che non avrei pensato; volevo far eiaculare te e mi trovo a godere come una ragazzina; non riesci proprio ad arrenderti ai miei capricci? Perché non mi lasci, un volta tanto, fare come piace a me?”

“Perché sei orba e non vedi quante volte mi piego a te senza ribattere; tu invece tenti di nascondere anche a te stessa il piacere che provi a fare l’amore, a comunicare passione e sentimento, come hai fatto due minuti fa; non sono io che mento per nascondere chissà quali deviazioni; sei tu che menti per nascondere la dolcezza della tua sensibilità che consideri un tradimento della tua smania di dominio e di potere.

Se qualcuno ti chiedesse, digli pure che ho goduto moltissimo a vederti godere tanto; tre orgasmi solo per una penetrazione in vagina; ho la sensazione che siano un record, per te; prova a immaginarti cosa sarebbe per te una copula se dalla fellazione iniziale, attraverso una penetrazione in vagina e poi nell’ano, tu riuscissi a realizzare il piacere che hai intravisto; lo capisci che è stato questo a far dire a Dora la frase che ti ha ingelosito? Anche lei pensava quasi come te, prima di fare l’amore con me.”

“Hai una controproposta?”

“No; solo un’ipotesi; nei quattro giorni feriali che viviamo da coppia, ognuno esprime il suo intimo piacere senza infingimenti; nei tuoi giorni di libertà metti la maschera che vuoi; quando viviamo insieme, niente maschera; è un’ipotesi, non un’imposizione né una proposta; pensaci e fammi sapere.”

“Mi porti sul letto e mi fai fare l’amore a modo tuo?”

“Se lo vuoi, io sono sempre pronto e disponibile per te.”

Si trasferirono in camera e Silvana si sedette sul bordo del letto; afferrò per i fianchi lui e cercò di portarsi il sesso alla bocca; Ottavio la spinse con forza e la stese supina sul letto; le sollevò i piedi fino alle sue spalle e la scosciò oscenamente; si fiondò sulla vulva spalancata e prese a titillare voracemente; afferrò il clitoride tra le labbra e lo succhiò come un poppante sull’orlo della crisi per fame; lei si sentì aspirare la vita dalla vagina e urlò due orgasmi di fila.

La sollevò in blocco, con qualche sforzo, e la depositò al centro del letto; si distese su di lei, fece scivolare l’asta fino alla vagina e la penetrò dolcemente, lentamente; quando raggiunse la cervice, si fermò e restò immerso in lei.

“Perché non ti muovi a cavalcarmi come fanno tutti i cristiani?”

“Perché deve essere la tua vagina a prendermi e a godermi; metti in azione i muscoli interni, se non ti si sono atrofizzati per mancanza prolungata di uso corretto; succhiami nella vagina il sesso e fammi godere, stupida!”

Lei si accorse che davvero aveva sempre saputo copulare succhiando nel ventre l’asta; ma da troppo tempo si era limitata a sentirsi scorrere una mazza, più o meno grossa, nel canale vaginale e gli orgasmi arrivarle dal movimento del maschio; ritrovò di colpo, perché certe cose non si dimenticano, il piacere di ‘mungere’ il randello e sentirsene piena perché i muscoli stringevano il canale e le davano la sensazione di una pienezza dimenticata; l’orgasmo vaginale le esplose fino ad uno squirt ricco e violento.

Quando la cappella le spinse con forza l’utero, il piacere si trasferì più in alto; quasi recuperasse funzioni obsolete; il sesso tornò ad attivarsi in ogni punto e fremette di piacere ad ogni colpo che lei stessa imprimeva al sesso di lui; anche l’utero esplose in un orgasmo quasi imprevisto; contemporaneamente le mani di lei e di lui si mossero sul sesso e, mentre lui infilava nell’ano un dito che le procurava nuove sensazioni di piacere; lei strapazzava il clitoride fino a farlo esplodere.

“Che aspetti a godere? Quando ti decidi a venire?”

“Sto godendo assai di più per i tuoi orgasmi che sento vibrare sulla mia carne … “

“L’ho detto che sei un cuckold; forse non mi ami abbastanza, ma vedermi godere ti eccita; sei il classico cornuto contento.”

La fece rotolare sul letto e si fiondò sulla sua schiena; il batacchio si infilò fra le natiche e, a sorpresa, senza nessuna preparazione, sfondò l’ano che non se l’aspettava; lei urlò come un animale ferito.

“Adesso non godi? Ma adesso godo io e ti sfonderò tutta, ti spacco i lombi e ti faccio veramente male, stupida, presuntuosa, saccente e prepotente!”

“No, per favore; domani non mi potrò muovere se continui a sfondarmi a freddo; ritiro tutto, ti chiedo scusa; non mi fare male, ti prego.”

“Quante volte lo dici quando ti fai sfondare nei bagni? Quante mazze ti prendi che ti arrivano allo stomaco, passando per l’intestino? Sei una troia imperdonabile e irrecuperabile; farei bene a mandarti a farti sfondare da tutti i tuoi amanti … “

“Ottavio, ti prego; ti chiedo scusa; ho esagerato solo per ferirti; torna te stesso; mi hai fatto godere tanto … non disgustarti di me … non sono come mi vedi ... sono assai più buona ... ti prego!”

Non c’era più l’atmosfera di buona volontà; trovarsi di nuovo davanti alla sua incapacità di vedere le cose dal punto di vista di un altro, aveva reso più feroce Silvana, ma anche un poco più cosciente delle sue esasperazioni; si sfilò con ogni cautela dal sesso che le aveva lacerato l’ano e corse in bagno a medicarsi; lui ritornò al divano letto e cercò di assopirsi; ma lei non volle mollarlo, non sapeva nemmeno lei se per arrendersi e chiedergli l’amore di cui aveva parlato Dora o se per portare la sfida fino all’estremo e rischiare tutto per tutto.

Si accosciò accanto al lettino e lo baciò voluttuosamente; lui rispose al bacio, le prese la testa e le succhiò a lungo la lingua; lo prese per la mano e lo guidò dolcemente di nuovo al letto, lo fece stendere supino al centro e si inginocchiò per succhiarlo.

“Per favore, puoi eiacularmi in bocca, almeno?”

“Perché tanta smania di sperma?”

“Perché è l’apice di ogni amplesso; una donna copula soprattutto per vedere la mascolinità esplodere dalla mazza, meglio ancora se riesce ad ingoiarla e a prendere in se la virilità del partner; perché lo sperma è quello che manca a noi donne; perché godiamo molto visivamente dell’eccitazione massima e dell’esplosione finale; perché mi piace vedere godere il maschio; perché voglio che finalmente la tua virilità mi esploda addosso e me la prenda io; vuoi qualche altro perché?”

“No; mi basterebbero rispose meno arroganti; io non so se riesco, a questo punto, a godere compiutamente; l’eiaculazione è un momento topico anche per me; ma io la lego alla comunicazione di sentimenti, di passioni; e tu finora mi dai solo rabbia e odio; non siamo fatti per comunicare e stiamo cercando di cucire insieme due pezzi di natura diversa, cosa impossibile senza traumi; non so quale copula con te mi darebbe la serenità per arrivare all’orgasmo; forse nessuna.”

“Molti si masturbano, per arrivare a godere; tu non ce la fai?”

“Tu parli di un movimento meccanico, la mano che scivola sull’asta; ma se, dietro, non c’è un desiderio, una passione, una qualsiasi forma di amore, quel movimento è meno valido della tua bocca sul sesso o della vagina che si svuota sull’asta; come faccio a farti capire che è prima un problema di testa e di cuore e solo dopo, alla fine, un problema di meccanismi?”

“Lo so; lo capisco; solo mi aspetto che tu trovi dentro di te una motivazione per godere davanti a me, sul mio corpo, nella mia bocca, nella vagina o nell’ano, anzi lì proprio no perché l’hai conciato male … “

“C’è qualche motivazione valida, nel tuo corpo, per stimolarmi un orgasmo pieno?”

“Come hai detto? ‘Se sai che vuoi trovare, allora cerca; se non vuoi, è inutile’; tu vuoi trovare o umiliare?”

“Il verbo lo hai scelto bene, ‘umiliare’; meglio non analizzare; c’è della passione in te? C’è traccia di un sentimento?”

“Sì; ce n’è più di quanto io voglia e assai più di quanto vuoi credere; è nascosto, ma c’è, lo sai; sei riuscito a farne emergere tracce evidenti; se vuoi, puoi darmi la più bella eiaculazione del mondo; e non sto sfidando; sto dicendo quello che penso.”

“Strofinati un capezzolo e il clitoride, mentre io mi masturbo; al tuo orgasmo, il mio ti esploderà sul viso e in bocca … “

Cominciò a masturbarsi convintamente mentre lei, con le due mani, si titillava il seno e il clitoride; il viso trasfigurava, a mano a mano che la passione la prendeva e la travolgeva; erano entrambi in un condizione di estasi, finché lei esplose in un urlo che niente aveva di umano; contemporaneamente, lui lanciò uno spruzzo violento di sperma sul seno a cui seguirono molti altri che si andarono a depositare sulla lingua di lei, che l’aveva tirata completamente fuori, in bocca, sulla gola e sul viso.

Si accasciarono sul letto quasi svuotati, ma si tenevano abbracciati; a vederli in quel momento, parevano proprio innamorati.

“Hai visto che sono quasi innamorata di te?”

“Ho visto che hai tanta passione da dare; la vorrei far esplodere tutta; se vuoi la stessa cosa, possiamo senz’altro fissare l’accordo che proponevi, da lunedì a giovedì coppia di fatto, i week end liberi tutti; per una donna calda come te posso starci.”

“Finché ti odierò, sarò la partner ideale per farti andare sulle montagne russe dell’amore e dell’odio; se dovessi innamorarmi di te, sarebbero dolori, non solo per me … “

Cominciò la quindicina desiderata e temuta di ‘sperimentazione della convivenza’ che, accanto alla banalità del quotidiano, impegnava momenti di tenerezza via via più intensi e frequenti accolti con entusiasmo da lui, ma solo con una certa serenità da lei, perché comunque aleggiava su loro l’ombra cupa della convinzione che lei non aveva affatto rinunciato a dimostrare che lui era cuckold, cornuto e omosessuale.

Tutto filò liscio fino al giovedì; i due amanti cercarono di organizzare la loro giornata in maniera da incontrarsi anche mentre erano impegnati fuori casa; lui rispettava gli accordi con i clienti e visitava le case dove era richiesto il suo intervento per l’ordinaria manutenzione, per la sistemazione e il montaggio di nuovi acquisti o per la progettazione di nuovi allestimenti; questa era la parte che amava di più e che gli consentiva spesso di frequentare ambienti e persone nuove e interessanti.

A pranzo, si incontravano alla mensa operaia dove si erano conosciuti; il pomeriggio, lei tornava alla cassa fino a chiusura del supermercato e lui visitava, in genere, il secondo cliente della giornata; se avessero deciso di cenare in mensa o in un’osteria economica della zona, vi avrebbero fatto appuntamento; se si fossero accordati per cenare a casa, lei avrebbe portato il necessario dal supermercato dove lavorava e trascorrevano la serata come una normale coppia annoiata, più o meno.

Poi si scatenava la lussuria che avevano congenita; bastò una sola notte a letto insieme, impegnandosi a non ‘graffiarsi’, per stabilire una piattaforma di buona intesa che si rivelò più agevole del previsto e fortemente positiva per la sintonia che scattò; Silvana sembrava quasi ‘arrendersi’ a copulare con molto trasporto, con tanta passione e con un pizzico di sentimento, quel tanto che bastava a creare fusione e a rendere reciproca la voglia di conoscersi e di scavare dentro per intendersi.

Ottavio lasciava emergere tutta la sua libidine e la perversione che aveva mascherato fino ad allora; lei scoprì allora il vero amante appassionato che le amiche avevano assaggiato; percorsero insieme tutti i sentieri del sesso e praticarono le copule più ardite; lei era felice di scoprire un compagno di letto che applicava tutta la sua conoscenza per osare l’inosabile, nei gesti e nei colloqui che ‘decoravano’ i lunghi amplessi; a volte dovevano obbligarsi a dormire per essere in grado di lavorare il mattino seguente.

Ottavio poté finalmente lasciarsi andare e scoprì nella donna la compagna ideale per fare sesso con molto trasporto, spesso con amore, e soddisfare le voglie più segrete mai realizzate con altre; le prime tre notti furono letteralmente ‘al fulmicotone’ e si trovarono a scoprire progressivamente tutti i punti erogeni del corpo dell’altro, le preferenze sessuali, le posizioni e le carezze preferite; la ‘prova del fuoco’ li attendeva il giovedì sera.

Lei aveva avvertito che dopo cena sarebbero andati al bar per incontrare gli amici ed organizzare le serate del venerdì e del sabato, con le conseguenze che sarebbero derivate dalla libertà di copula che si era riservata; proprio quella mattina, lui visitò la casa di una coppia di giovani sposi; la moglie Eugenia dimostrò, fin da quando lo accolse sulla porta, la disponibilità ad ‘altro’ dalla progettazione dell’allestimento degli elettrodomestici.

Abituato ad affrontare certe situazioni, Ottavio fece in modo da entrare in sintonia con lei e si passarono, sotto il naso del marito ignaro, le indicazioni per trascorrere insieme delle ore di buon sesso; venne a sapere che lei era insoddisfatta perché lui si occupava del lavoro più che di lei; che lei restava sola troppo spesso e che avrebbe gradito attenzione e moine; scoprì che il giorno seguente il marito sarebbe partito per un impegno lavorativo in una zona vicina qualche chilometro.

Sarebbe tornato la mattina del sabato e invitava la moglie a farsi trovare pronta perché l’avrebbe portata, per i due giorni finali del week end, in visita a Ravenna, città d’arte bellissima e affascinante; l’ammiccamento a Ottavio indicò con chiarezza che la signora intendeva godersi l’assenza di lui nella notte tra venerdì e sabato per scatenare le sue voglie; lasciò al marito il biglietto da visita con i recapiti ufficiali; a lei, segnò sul telefonino il numero del cellulare privato; lei fece lo stesso con lui.

Alla chiusura del supermercato, andarono a cena, come concordato, in una pizzeria sotto casa e lei fremeva dalla voglia di incontrare gli amici nella nuova condizione di coppia; come era largamente previsto, lo lasciò su uno sgabello del bancone e si infilò in bagno con uno spasimante; Lorena, una giovane donna che frequentava lo stesso locale, si accostò a lui e tra una chiacchiera e l’altra gli rivelò che da Dora aveva saputo quale pozzo di piacere si nascondesse nell’uomo bistrattato da Silvana.

Non cercò neppure di difendersi e le chiese direttamente se era interessata a provare personalmente l’esperienza; l’altra gli fece osservare che viveva da sola con un bambino di pochi anni e che doveva organizzarsi per passare una notte con un amante; decisero che il sabato sera lui poteva raggiungerla a casa e passare la notte, in tutto o in parte, con lei; gli indicò l’abitazione, sita sulla stessa piazza, dal lato opposto; un colpo di telefono sarebbe bastato per incontrarsi; si scambiarono i numeri e lui promise.

Il venerdì risultò giornata di grande fibrillazione, per Silvana, ansiosa di sperimentare il nuovo modo di gestirsi la libertà in presenza di un rapporto impegnativo ma che non voleva ostativo; lui cercò di rasserenarla, garantendole che per quei due giorni poteva anche sparire; ma con la solita arroganza lei gli impose di essere disponibile almeno per accompagnarla al bar; lui promise ma l’avvertì che da lì alla discoteca e dalla discoteca a casa doveva chiedere ai suoi compagni di bagordi.

Il venerdì, cena a toast, perché Silvana era impegnata a pulirsi tutta, fino al retto per le copule anali; alle dieci, puntuali come la morte, erano al bar con gli amici e subito dopo lei sparì nel bagno; Ottavio chiamò Eugenia con cui aveva appuntamento, e le comunicò che entro dieci minuti le avrebbe suonato il campanello; fermò la macchina in un parcheggio defilato e andò a casa di lei che si era organizzata a puntino per una ‘notte brava’.

L’ambiente, con le luci soffuse, era ancora più accogliente di come lo aveva visto in piena luce; lei era molto più bella con indosso solo una vestaglia di velo e trine che non copriva ma sottolineava il corpo giovane e tonico; senza intimo, presentava un seno pieno ma sodo che reggeva benissimo i capezzoli puntati arditamente in avanti; la vulva completamente rasata si notava soprattutto per il grosso clitoride che si ergeva come un fallo tra le piccole labbra.

Era di una bellezza notevole, la donna; il viso era regolare e vispo con occhi ammiccanti e fascinosi, la bocca carnosa e promettente, i capelli corti, che le davano un’aria sbarazzina, e la frangetta di vecchio stampo; il corpo era asciutto e sinuoso con gambe snelle ed eleganti che sostenevano fianchi morbidi e carnosi tutti da palpare; sopra si innalzava prepotente il seno; Ottavio si lasciò travolgere nel bacio sensuale con cui l’accolse, la prese per mano e andarono fino alla camera e al letto.

Si spogliò e sistemò ordinatamente gli abiti sulla poltrona; si sfilò anche lo slip ed offrì il sesso turgido al viso ed alla bocca; dovette guidarla passo dopo passo nella fellazione, che evidentemente praticava poco e su un sesso meno possente del suo; lei sbrodolò un poco con i titillamenti, la masturbazione, le leccate, i risucchi e la contemporanea masturbazione che le aveva suggerito lui, manovrando il clitoride prima di affidarlo a lei.

Quando si decise a penetrarla, la fece distendere supina, le salì addosso e spinse delicatamente la mazza in vagina; dava la sensazione di essere quasi completamente vergine, segno che la sua insoddisfazione sessuale per il marito non era ingiustificata; dovette guidarla a godersi la copula e suggerirle ad ogni momento le cose da fare per prendersi il massimo del piacere, dal titillamento del clitoride alla penetrazione di dita nell’ano, dall’offerta dei capezzoli da succhiare ai baci più lunghi e lussuriosi .

Gli orgasmi di lei furono numerosi e ricchi; lui frenò a lungo il suo, perché era ormai chiaro che doveva svezzarla in tutto; la fece ruotare carponi e la penetrò più volte in vagina da dietro; la fece disporre in tutte le posture, standole dietro, penetrandola in vagina e tormentandole clitoride ed ano; lei scoprì il piacere di averlo dentro mentre godeva da vagina a retto; si dispose a sessantanove e la fece succhiare a lungo, alternandosi poi a mangiarle l’apparato sessuale con voglia inesausta.

Quando le chiese di penetrarla analmente, un poco si disorientò, confrontando la mazza di lui al pisello che il marito le aveva infilato nel retto; quando, aiutato dal gel che aveva con se, lui le fece sentire il batacchio fino nell’intestino, avrebbe voluto che non uscisse più, tanto godeva; nelle ore che trascorsero copulando, per la maggior parte lo tenne nell’ano; ma se lo godé intensamente nella bocca e in vagina; sperimentò anche la copula tra i seni con la conclusione in bocca; imparò ad ingoiare.

Verso le tre del mattino, si fece pressante, per tutti e due, il bisogno di dormire; temendo che il sonno li sopraffacesse e la mettesse nella delicata situazione di essere sorpresa dal marito a letto con un estraneo, gli chiese di porre fine alla trasgressione e di andare; Ottavio decise di evitare l‘incontro con Silvana e andò direttamente a casa di lei; si lavò sotto la doccia i residui della lunga copula e si sistemò sul divano a dormire.

Verso l’alba, lei rientrò coperta di sperma e con evidenti tracce di copule violente nei lividi in vari punti del corpo; fece a bella posta tutto il rumore possibile per costringerlo a svegliarsi; ma lui non la sentiva, perché, prevedendo la scenata, aveva adottato tappi per le orecchie; stizzita e in parte vergognandosi della sua fanciullaggine, andò sotto la doccia a ripulirsi, indossò la vestaglia e si infilò nel letto, che ‘sentì’ vuoto quella sera; per sua fortuna, il sonno arrivò presto.

Era alto il sole, quando lui emerse dal profondo sonno ristoratore; non vedendola, sbirciò nella camera e la trovò sdraiata bocconi al centro del letto a gambe divaricate; ano e vagina ancora non si erano ripresi de tutto dallo slabbramento delle copule della notte precedente; qualche filamento ancora scivolava giù dai fori spalancati; la guardò con pena; andò all’angolo cottura e mise su il caffè; verificò che non c’era niente da cucinare e telefonò in trattoria per avvertire che avrebbero pranzato lì.

All’una, la svegliò con dolce fermezza e le suggerì di lavarsi quel tanto che bastava per andare sotto casa a pranzare; quasi in trance, lo stette a sentire; si lavò il minimo indispensabile e fece il poco necessario per essere presentabile; indossò sul corpo nudo una tuta da ginnastica e andarono a mangiare; tornati in casa, lei tentò un approccio; lui la fermò ricordandole che lui era escluso dalle sue copule di fine settimana; tornarono a dormire per qualche ora e si prepararono per la serata.

C’erano già tutti, al bar; Ottavio non spense il motore dell’auto; fece scendere lei, che si precipitò nel gruppo degli amici, ed andò a parcheggiare in una stradina laterale, per non dare punti di riferimento sulla sua destinazione per la serata; telefonò ad Eugenia che gli lasciò aperti il portone e l’uscio di casa; muovendosi con attenzione, per non essere visto dal bar, raggiunse l’appartamento e fu accolto in un abbraccio caloroso dalla donna in vestaglia.

Rimase quasi sorpreso, l’uomo, dall’accoglienza calda e appassionata; considerato il contesto delle amicizie, si sarebbe aspettato un personaggio più disinvolto e libertino; quell’abbraccio invece aveva proprio il sapore di una passione intensa che sfiorava l’amore; lei gli chiese conto della sorpresa, mentre lo guidava alla camera; non ebbe difficoltà a rispondere che non aspettava tanto trasporto per un appuntamento di sesso.

“Ti sbagli; stai facendo d’ogni erba un fascio; già Dora aveva avuto modo di dirti che aveva trovato nell’incontro con te la passione, il trasporto e forse quel pizzico d’amore che cercava, anche inconsciamente; io ho un bambino frutto di una passione irrazionale; lui sparì subito dopo e mi sono presa cura di mio figlio da sola; quella vicenda mi ha ingenerato una profonda sfiducia nel maschio; in realtà, aspetto solo l’occasione per ritrovare la memoria di certi brividi; Dora dice che tu li dai.”

“Spero che non diate ambedue troppo peso a dei comportamenti che mi sembrano decisamente ‘fuori’ dalla mentalità corrente; io mi limito a fare del sesso uno strumento per comunicare emozioni, passioni, sentimenti; tutto va bene solo se trovo corrispondenza in chi si rapporta con me; Dora forse aveva bisogno di quel che le ho dato; spero che funzioni anche con te, perché ti sento molto cara e coinvolgente.”

La strinse di nuovo in un bacio fulminante; si abbracciarono appassionatamente e i corpi vibrarono l’uno sull’altro già alla ricerca del piacere, mentale prima che fisico.

“Se questi sono i tuoi baci e quelle le cose che intendi dirmi, allora anche a costo di offendere qualcuno ti dico che, almeno in questi momenti, in queste ore, ti amo.”

“Non offendi nessuno; mi fai felice; finché saremo su questo letto, saremo innamorati.”

L’incontro con Eugenia si connotò immediatamente dei caratteri della passione alimentata da un alto grado di partecipazione emotiva; non si trattò di una semplice copula, come sembrava essere nata, quanto piuttosto di un dialogo che poteva anche definirsi d’amore, se non fosse stato che lui era ben lontano dall’immergersi nel sentimento e lei aveva ancora molte riserve irrisolte sul rapporto con l’altro sesso.

I primi, lunghi momenti di approccio diventarono un lunghissimo bacio in cui il desiderio di divorarsi si esprimeva nel duello di lingue che li portava quasi a gareggiare per succhiare l’altro fino a saziarsene, nella voglia di sentire nella propria bocca i sapori dell’altro fino a goderne fisicamente; nel palpeggiamento e nelle carezze libidinose che li portavano ad esplorare il corpo con la voglia di conoscerlo nelle pieghe intime.

Lei passava le mani voluttuosamente sulle spalle di lui, sulla schiena forte e ritta, sulle natiche sode, per scivolare poi davanti e prendere conoscenza del torace solido e, soprattutto, della mazza dura e grossa, che aveva già sentito palpitare fra le cosce; tenerla in mano le dava il piacere di dominare il mondo e la vita; non accennò a masturbare, ma si limitò a sentirlo vivo tra le dita mentre la bocca succhiava dalla sua tutto quello che le dava piacere.

Dall’altra parte, lui aveva assai più spazio per eccitare il suo desiderio di possesso e di scambio; cominciò dal seno pieno e sodo che carezzò amorosamente disegnandone con le mani la perfetta rotondità; poi seguì la curva deliziosa dei fianchi fino a scivolare sulle natiche perfette come scolpite da un divino artista; la mano scivolò davanti, sul ventre morbido e solo lievemente tondeggiante, per la maternità non completamente riassorbita, evidentemente, ma intensamente eccitante.

Quando sfiorò la vulva, nonostante la vestaglia e la brasiliana, le provocò brividi di piacere che scatenarono nuovi assalti del bacio divoratore che ancora si scambiavano; fu lei a staccarsi, alla fine, e a guidarlo alla camera; si fermò ai piedi del letto e lo spogliò vogliosamente, lasciandolo in slip; a lui fu anche più facile far scivolare a terra la vestaglia e il reggiseno, lasciandola con la sola brasiliana a sottolineare i fianchi e la vulva, più che a coprire.

“Sarei capace di fare sesso con te senza penetrazione, anche senza spogliarci; mi stai dando emozioni che credevo dimenticate e che invece erano forse sotto un tappeto da dove le stai tirando fuori; Dora aveva visto giusto, tu sei un amante vero, non uno da sveltina; sono felice che abbiamo scelto di fare l’amore con calma; mi dispiace per Silvana che ti sta massacrando per difendersi da se stessa.”

“Cosa vuoi dire?”

“Lei è stata sempre azzardata e un poco più oltre del lecito; ma da quando ti frequenta è diventata eccessiva; siamo sicure, noi amiche, che lo fa per impedirsi di ammettere che si sta innamorando di te; deve avere subito violenze inaudite che le hanno determinato una misantropia che ritiene inguaribile; se riconosce che tu sei altro dai caproni che la montano, cadono tutte le sue difese; per questo, forse, cerca di farti del male.”

“Apriamo una seduta di terapia psicanalitica o facciamo l’amore?”

“Anche questo è fare l’amore; ti sto confidando che amo questo momento perché lo desideravo; io non ho remore a dirti che mi sto perdendo nella nuvola dell’amore; poi torneremo ad essere lucidi, ma adesso sono nel sogno.”

Si sedette sul letto, lo accostò a se tirandolo per i fianchi e abbassò di colpo lo slip finché il batacchio le batté sul viso; lo prese tra le mani e lo guardava ammirata, quasi sorpresa dalla consistenza che si trovava a manipolare; la lingua guizzò ad assaporare la punta e sentire l’acre sapore del precum; poi iniziò a leccarlo su tutta la superficie, dalla radice alla punta; quando lo fece penetrare tra le labbra, ebbe un gemito di goduria e la mano corse alla vulva per titillarsi.

La fellazione durò un tempo infinito; Eugenia dimostrava di provare molto piacere a sentire in bocca il sesso ed a goderselo in tutti i modi, facendolo ruotare in tutta la bocca, fino alla gola, leccandolo in continuazione quasi ad impossessarsi del sapore di tutta l’asta e dei testicoli che leccava e succhiava in bocca, uno per volta; dovette necessariamente fare una lunga sosta quando si rese conto che la mascella le doleva per la lunga copula.

Ottavio la lasciò sbizzarrire nel piacere orale; mentre lei succhiava e titillava, lui le accarezzava con dolci tocchi delicati il viso, segnandone il profilo con gesti delicati, che sentiva apprezzati e stimolanti, dalla fronte agli occhi, alle orecchie alla bocca piena dell’asta, al mento; un paio di volte abbassò le mani fino ad artigliare i capezzoli duri sovreccitati strofinandoli tra le dita e titillandoli; si fermò quando lei lo bloccò perché l’eccitazione diventava insopportabile.

Quando lei si dovette fermare, ne approfittò per sfilarle l’uccello dalla bocca e spingerla sul letto; la fece sistemare carponi, si abbassò e cominciò lui il cunnilinguo che amava particolarmente; passava la lingua, a larghe spatolate, su tutto il sesso, dal monte di venere attraverso il perineo per affondare nella vulva spalancata e dilatata, per avere partorito, e nell’ano certamente provato dal coito anale, ma abbastanza stretto per apparire quasi verginale.

A lei l’idea di guardare il lenzuolo, mentre lui le faceva sentire le arpe angeliche con la lingua in vagina, non andava giù; lo fermò, ruotò su se stessa, divaricò le gambe e gli offrì oscenamente la vulva grondante, mentre intanto lo guardava nel viso e cercava di cogliere il piacere che lui derivava dalla profonda leccata; Ottavio capì le intenzioni di lei ed allungò le mani sui seni che artigliò e manipolò con amore mentre leccava profondamente nell’intimo la vagina e il retto.

Arrivata che fu ad esplodergli in viso il terzo grosso orgasmo, lei si staccò di colpo e si allontanò verso il centro del letto; lui colse l’indicazione e le montò addosso facendo aderire il corpo al corpo; lei lo abbracciò da sotto e sembrò donargli tutto l’amore che sentiva in un gesto di possesso che accentuava il contatto tra seni e torace, tra ventre e ventre, tra sessi vogliosi, usò una mano per prendere la mazza e dirigere la punta alla vagina; lui la penetrò dolcemente, lentamente.

Eugenia sentì la mazza violarle la vagina centimetro per centimetro; fu una penetrazione lunghissima e dolcissima, con orgasmi continui di lei finché esplose quello vaginale, con squirt, che segnò l’apice dell’amplesso; l’urto della cappella contro l’utero rinnovò gli stimoli e lei si agitò molto per accentuare il contatto, si mosse in continuazione per sentire la cappella urtare varie volte la cervice finché l’orgasmo uterino la fece urlare di gioia.

La mano di lui infilata tra i corpi artigliò il clitoride e completò l’orgasmo facendo esplodere quello clitorideo che quasi sorprese Eugenia, impreparata al triplice godimento; si trovò alla fine languidamente abbandonata ad un piacere mai assaggiato, se non forse nelle primissime esperienze, quando ancora il sesso era quasi sconosciuto e l’amore portava ad inventarsi situazioni e idee strane anche mentre si faceva del sesso adolescenziale.

Ci volle poco, perché si riprendessero dal torpore seguito all’orgasmo; la voglia era ancora tanta e lei desiderava sentire quella mazza in tutto il corpo; cosciente che poteva trattarsi di una occasione unica, usò le mani per rianimare il fallo ancora durissimo; vi appoggiò la bocca, riprese la fellazione sospesa e in breve si trovò a passarsi su tutto il corpo un batacchio notevole che le procurava intense emozioni di libidine; lui si dedicò ai seni con brividi continui di lei.

Nonostante il disagio manifestato da Eugenia alla copula da dietro, la fece sistemare carponi, le accarezzò a lungo glutei e vulva, passò con gioia la lingua su tutto, poi la impalò in vagina, a pecorina; lei avvertì, stavolta, la mazza fino allo stomaco, perché tutto il pacco addominale fu spinto violentemente dai colpi di lui contro il suo sedere; l’orgasmo che le esplose fu particolarmente violento ed attese che lui si decidesse finalmente a eiaculare.

Ma Ottavio aveva in mente un altro obiettivo; guardare con voglia il sedere ampio e ben disegnato, passare la lingua più volte in mezzo alle natiche e spingerla nell’ano anche profondamente, aveva scatenato il desiderio di entrare col sesso, in quel pozzo di piacere; sfilò l’asta dalla vagina e spostò la cappella verso l’alto; quando se ne rese conto, lei lo fermò, andò in bagno e tornò con un tubetto di gel lubrificante.

Si distese supina col sedere in punta di materasso e lo invitò a sistemarsi in piedi davanti all’ano offerto oscenamente con i piedi sollevati al cielo; lui appoggiò le gambe sulle spalle, spazzolò un poco il perineo con la punta del sesso, unse bene ano e condotto rettale, passò il gel anche sull’asta e la penetrò analmente guardandola negli occhi; allungò le mani e le prese i seni per aiutarsi a spingere.

Eugenia aveva già praticato con gioia il coito anale e il fallo di Ottavio, benché di grossa dimensione, non la metteva a disagio; dopo qualche piccola fitta iniziale, scattò il piacere sublime della penetrazione e si godette la monta con piacere infinito; catturò l’asta nell’intestino e la imprigionò per il tempo necessario a realizzare un orgasmo anale straordinario; poi incitò lui ad eiaculare nell’intestino, per riceverne una sensazione sconvolgente che ben conosceva; lui godette liberamente.

Andarono avanti per alcune ore in quella strana sospensione tra sesso puro con copule violente e delicate emozioni di amore, perfino, che arricchivano un’intesa immediatamente raggiunta; quando si resero conto che la ‘band’ stava per ritornare dalla solita scorribanda in discoteca, lei gli suggerì di rimettersi in sesto, perché da un momento all’altro la solita arroganza ingiustificata di Silvana lo avrebbe obbligato a raggiungerli perché serviva la macchina.

Quasi si fossero intese, lei chiamò subito dopo e freneticamente chiese a lui di raggiungerli alla discoteca perché avevano bisogno di un’altra auto, essendosi volatilizzati, dietro qualche gonna, alcuni degli amici compreso quello che guidava una delle tre auto; Ottavio la rassicurò che, il tempo di una doccia veloce, e sarebbe stato da loro; per non perdere ruolo lei gli chiese chi fosse il maschio che l’aveva montato; essendo in vivavoce, Eugenia la rassicurò che aveva fatto il suo dovere di maschio.

La novità colse la donna di sorpresa; mi si sarebbe aspettata che, dopo Dora, anche la mammina del gruppo avesse ceduto al fascino della copula col maschio che considerava suo anche se lo teneva il più lontano possibile da se; dopo meno di mezzora, fu con il gruppo e dovette sorbirsi una stupida filippica dell’arrogante amica che non mandava giù l’idea che lui copulasse con le amiche mentre si aspettava di vederlo prono ai suoi desideri; tutti la ignorarono e la lasciarono sbraitare a vuoto.

La diatriba, naturalmente, si sviluppò per tutta la serata; Silvana insisteva a pretendere che lui si adeguasse al suo ritmo e che stesse al suo servizio; ormai la sua convinzione di avere la compagnia di un cuckold era inossidabile; lui fu più volte sul punto di fare la valigia e andarsene; lo frenava il gusto della sfida; come si fa nel pugilato, a quel momento lui vinceva nettamente ai punti, visto che lei aveva mantenuto il suo ritmo di copule, mentre lui aveva passato notti incantevoli con due sue amiche.

Decise di rispettare l’impegno delle due settimane; il lunedì successivo, per accordi con la ditta, poteva rientrare in sede e salutare per sempre sia Silvana che la zona; da lunedì a giovedì poteva comunque godere delle grazie di lei che, nella settimana, diventava compagna appetibile e giudiziosa; per il fine settimana, si sarebbe organizzato; l’unico interrogativo restava cosa avrebbe fatto lei per ‘il colpo da ko’ che sicuramente si preparava a sferrare in settimana.

Intanto, quella giornata di domenica scivolava stranamente quieta; Silvana provò ad avvicinarlo appena tornati dalla discoteca, forse per riconfermare il potere della sua vagina sulle presunte debolezze di lui; con ancora addosso l’odore e il sapore della seduta di passione con Eugenia, Ottavio la evitò in tutti i modi, si finse addormentato, pressato da lei che non si arrendeva a niente; ma non poté resistere all’infinito e ricorse all’ultimo colpo che poteva infliggerle.

“Eugenia mi ha detto che le hai confidato di intestardirti a darmi fastidio solo perché non accetti l’idea che ti stai innamorando di me, come io mi sto innamorando di te, anche se ti comporti in maniera per lo meno discutibile.”

“Le tue amanti, che a questo punto non sono più mie amiche, si fanno i loro film e poi pretendono di imporli come verità; io ti accetterei solo se tu ammettessi di essere cuckold, ti comportassi da slave e ti facessi penetrare analmente dai miei amanti.”

“Deve essere una scuola molto frequentata, quella in cui insegni tu, maestra a farsi i film e ad imporli come verità; il giorno che mi dimostrerai che sono tanto innamorato di te da mettermi al tuo servizio, fammelo sapere, perché non ci crederò nemmeno se lo vedessi; attenta a non tirare la corda; potrei vederti piangere un ginocchio se le cose ti vanno male!”

“Ve bene; la sfida rimane aperta e c’è ancora tutta una settimana, prima che tu sparisca dalla mia vita; tu speri che lunedì prossimo, tornando in sede, recupererai il tuo ruolo; io, per quella data, giuro che ti obbligherò a starmi a servire da cuckold, slave e gay; vedremo chi la spunta; adesso, però, poiché così ho deciso, tu anticipi il rapporto di coppia e mi fai fare sesso come piace a me; vieni nel letto con me o ti castro!”

Non cercò neppure di obiettare che la sua sicumera si esprimeva anche in quello; per un attimo si fermò a pensare che lui avrebbe potuto umiliarla copulando senza voglia e soprattutto martellandola da toy boy senza amore, senza passione, senza partecipazione; decise per questa soluzione e si avviò con lei al letto cavandosi il pigiama appena indossato; anche lei, prima di stendersi a letto, tirò via la camicia da notte che aveva addosso e si propose nella sua statuaria bellezza nuda.

Sin dalla prima rapida occhiata, lui si rese conto che la notte in discoteca aveva lasciato il segno; ano e vagina erano decisamente prolassati, segno che parecchi falli erano passati da lì, e tutti di dimensioni notevoli; Ottavio non aveva problemi di confronti, visto che la sua mazza era decisamente superiore alla media; ma il senso di nausea per l’arrogante presunzione di lei, che si schiavizzava a maschi brutali e violenti, quasi lo inibiva.

Spostò la mente alla recente copula con Eugenia e si sentì ricaricato; la prese per un braccio e la trascinò letteralmente in bagno, la ficcò sotto la doccia, afferrò l’erogatore e cominciò a spruzzare il getto di acqua tiepida dentro la vagina slabbrata e nell’ano sconvolto; lei era frastornata.

“Che cavolo fai?”

“Io i miei gioielli in una fogna sporca come la tua non li infilo; adesso ti lavi profondamente; cerchi inutilmente di cancellare le tracce delle bestie che ti hanno montato; poi, forse, ti concedo una copula da cristiani; sei una lurida schiava che si piega a novanta gradi per farsi squarciare vagina e ano, che si inginocchia davanti a caproni che si sentono maschi per succhiare uccelli degni di una fogna; se non ti ripulisci, a letto con me non ci vieni; non voglio rischiare contagi come te che sei totalmente scervellata e schiava del sesso e del maschio!”

“Io copulo come mi pare e con chi mi pare; in quanto alla schiavitù, quella la imporrò solo a te, mio piccolo slave; io li domino, quei maschi; e scervellato sarai tu; io li obbligo a copulare con preservativo!”

“Silvana, sono stanco di lottare con la tua testardaggine; non hai preservativi da imporre e non credo affatto che dieci caproni accettino il goldone per infilare la mazza in una vagina che è un tunnel ferroviario; se credi di dominare i maschi piegandoti a novanta gradi, te lo faccio sentire io che cosa sei! Per lo slave, aspetto la tua prova generale; ti garantisco che con le ossa rotte ne esci tu, come è successo finora.

Io ho il ricordo di due dolci amanti che per una notte mi hanno fatto vivere un’altra dimensione; tu, delle decine di copule, cosa ricordi? Forse la vagina slabbrata e l’ano squarciato, ma solo quelli! Comunque, se vuoi copulare, lavati per bene oppure vattene a dormire da sola!”

Ingoiò il rospo e cedette alla violenza, perché sapeva di avere completamente torto; si lavò accuratamente e profondamente per liberarsi da eventuali scorie di sperma; si asciugò e andò a stendersi sul letto, quasi in attesa di essere posseduta con amore da lui, che invece la obbligò a girarsi e a sistemarsi carponi sul letto; le andò alle spalle e la penetrò senza avvertimento da dietro in vagina.

“Cristo! Che fai? Ti sembra il modo il penetrare una donna?”

“Perché, nei bagni che fanno? Ti preparano per caso o ti infilano di colpo, senza avvertire?”

“Non siamo nel bagno e tu non sei uno qualsiasi, sei il mio compagno!”

“No; è ancora domenica; tu sei ancora in regime di libera copula e lo fai in bagno con sconosciuto, per una sveltina; muovi il sedere, datti da fare, fammi godere, altrimenti cosa che ci sei venuta a fare nel letto?”

“Ottavio, stai fermo e ricominciamo; siamo nel nostro letto, sono la tua compagna e, come d’accordo, si fa l’amore, non sesso, amore, come lo sai fare tu, come lo hai fatto fare a Dora che si masturba per ore, al ricordo; come lo hai fatto fare ad Eugenia che evidentemente ha anche parlato molto con te, se ti ha rivelato le mie confidenze; ora io sono come loro e tu mi dai la passione che hai dato a loro, altrimenti impazzisco e ti castro, te lo giuro su quanto ho di più caro!”

“Silvana, tra noi due, chi cerca la guerra sei tu che ti attacchi a pregiudizi assurdi; nessuna delle donne con cui faccio l’amore ha le pretese che hai tu, di farmi essere l’unico schiavo di una che si schiavizza a tutti i maschi; non ci tengo ad essere il capro espiatorio delle tue frustrazioni; vuoi il sesso? Prendilo! Io sono qui, la mia mazza regge anche agli urti più disumani; ma devi essere tu a prendertela, a riempirti in tutti i buchi, a fare quello che vuoi; non ti amo; in questo momento ti odio e provo ribrezzo per come ti sei fatta conciare; fai da sola e non mi dare fastidio; fai conto che sia un giocattolo di gomma.”

“Se voglio un giocattolo di gomma, vado al sexy shop, se voglio un mazza che mi slabbra, come vedi, vado nei bagni; qui voglio un uomo, che faccia finta di amarmi, di dimenticare le nostre lotte, che sia il compagno di cui avrei bisogno, anche se lo negherò fino alla fine dei giorni; voglio l’amore che hai dato ad Eugenia, stasera; puoi fare finta di essere ancora con lei?”

“Non provo per Eugenia il trasporto che provo con te; ma non ho il dente avvelenato come con te; te la senti di escludere il sesso e di stare solo abbracciati, come se veramente ci fosse amore, tra noi, e non l’odio che ci sta uccidendo?”

“Ci posso provare; ci voglio provare; ma sento anche il bisogno di possederti e di appartenerti; ti è così difficile accettarlo?”

Era chiaro che le parole portavano lontano e non approdavano a niente; meglio i fatti; l’abbracciò e la avvolse in una appassionata sorta di protezione; lei si abbandonò languida e si lasciò accarezzare su tutto il viso, prima, e su tutto  corpo, progressivamente; il tasso di libidine era salito al massimo, quando lei lo fece rotolare supino, montò su di lui e si impalò guardandolo in viso; sorridendo come se avesse raggiunto il suo obiettivo cominciò a muoversi su e giù col corpo.

L’espressone vittoriosa di lei, che dava la sensazione di avere conquistato un fortino con l’inganno della tenerezza; lo sciacquio del canale vaginale che dimostrava quanto il sesso fosse stato martirizzato dalle copule della serata fecero scattare il desiderio di lui di umiliarla ancora; si concentrò sul lavoro da svolgere e divenne altro dal suo sesso che imperterrito si rizzava come un palo dal ventre; lei lo cavalcò per quasi un’ora, ebbe almeno quattro orgasmi violenti e squirtò sul ventre.

Continuava a sorridere soddisfatta, ma non era lussuria; era il senso di un trionfo che solo lei percepiva; solo quando fu passato tutto quel tempo senza che lui denunciasse una qualsiasi reazione di passione o di partecipazione, Silvana fu assalita dal dubbio che si fosse trasformato in un fallo di plastica perché lei potesse sfogare la sua volontà di dominio; si bloccò di colpo e si sfilò; il batacchio non perse niente della sua durezza.

“A che stai pensando?”

“Scusami; problemi di lavoro, non riesco a staccarmene … “

“Sei un bugiardo; ti stai facendo montare ma non provi niente!”

“Perché, quando ti fa sbattere nei bagni, provi qualcosa?”

“Questo non è un bagno!”

“E tu non sei una donna innamorata e neppure appassionata. E’ meglio se dormiamo.”

Si girarono di schiena, odiandosi, e alla fine presero sonno.

Non passò facilmente, quella domenica; dopo un sonno agitatissimo, si trovarono nella sala, a sorseggiare il caffè, che era quasi ora di pranzo; si guardavano in cagnesco e non aprivano bocca; alla fine Ottavio si decise a chiedere se voleva mettersi a spignattare o se andavano a pranzo in trattoria; lei bofonchiò qualcosa sulla sua stanchezza; passò velocemente sotto la doccia e indossò una tuta leggera, perché faceva caldo, direttamente sulla pelle nuda.

Allora anche lui fece un rapido passaggio sotto la doccia ed indossò una tuta leggera; andarono a pranzo sotto casa e, subito dopo, tornarono su, lei per fiondarsi ancora a letto, lui per sprofondare nelle sue scartoffie per il lavoro del lunedì; la lotta segreta a chi cedeva per primo non ebbe né vinti né vincitori; dopo il tramonto, lui si vestì e uscì senza dare spiegazioni; lei diventò verde di bile e meditò a lungo se prendersi una serata di libertà; l’idea del lavoro del lunedì la convinse a poltrire ancora.

Ottavio si era diretto al bar di ritrovo e incontrò Dora che sorseggiava un qualcosa; la salutò e, prima che potesse intavolare con lei qualsiasi chiacchiera vuota, Emilia, un’altra ragazza del gruppo, lo apostrofò a sorpresa.

“Ciao, bello; è vero che a te non piace fare sesso nel bagno?”

“Non ci riesce perché, per come fa lui le cose, ha bisogno di spazio e di tempo … “

Era stata Dora a rispondere; lui le sorrise e le mandò un bacio.

“Non c’è un posto dove potresti portarmi per fare un poco di sano sesso?”

“Emilia, non hai capito; quello che Ottavio ti fa è amore vero e te ne lascia la voglia per settimane … “

“Meglio! Anche io preferisco l’amore al sesso, purché si tratti solo di fare l’amore, senza impegni futuri … “

Stavolta anticipò la sua amica.

“Se vuoi passare un po’ di tempo con me, temo che dovrai accontentarti della mia auto … “

“In bagno, in macchina, in camporella, in un letto, dove vuoi; basta che mi fai assaggiare questa droga che sembra avere sconvolto qualcuna qui … “

“Portala al parcheggio del supermercato; è vuoto a quest’ora, è abbastanza buio e la tua macchina diventa facilmente un letto.”

“Grazie, Dora, da tutti e due; sei un’amica … “

“Che devo dire, se arriva la belva?”

“Ricordale che il nostro accordo prevede libertà assoluta fino a domani mattina … “

“Okay; maledetti, divertitevi; Emilia, non rinunciare a niente; ne ha abbastanza per tutto quello che ti serve!”

Montarono in macchina e in pochi minuti furono al parcheggio indicato; scelse un punto isolato, lontano da sguardi indiscreti; abbassò le tendine parasole che facevano molta intimità; le chiese di spostarsi sul sedile posteriore e la baciò con la massima sensualità; la lingua di lui che le ruotava nella bocca le sollecitò tutte le papille; la donna si sentì sciogliere e partecipò con tutto il corpo alla passione che l’agitava.

Le mani si mossero sul corpo come tentacoli e l’afferrarono dappertutto, dalla nuca al viso, dal seno alle cosce; poi una si infilò sotto la minigonna e incontrò la leggera fettuccia di un perizoma che scompariva nella vulva e tra le natiche; in un niente, il medio penetrava in vagina e cominciava a strapparle godimenti con una magistrale masturbazione; quando titillò sapientemente il clitoride, lei urlò il suo piacere per un primo grosso orgasmo.

Le sollevò la maglietta, non portava reggiseno e due globi di limpida bellezza gli apparvero, con in cima due aureole disegnate coi pastelli e due capezzoli già ritti e aguzzi come punte; li palpò e li manipolò per alcuni minuti, poi strinse tra pollici e indici i due capezzoli; lei gemette di piacere; si fiondò sul pantalone, lo aprì e tirò fuori la bestia che la invogliò; in un attimo, era piegata su di lui a leccare l’asta con grande passione; una mano era scomparsa sotto la gonna e aveva ripreso la masturbazione che lui aveva iniziato.

Le prese la testa tra le mani e la accarezzò delicatamente e a lungo; percorse con dolcezza il viso, compresa la bocca piena della sua mazza; si chinò a baciarla sulla nuca; lei si sentiva sciogliere di languore, per la tenerezza di lui; ma ora desiderava sentirsi presa e posseduta, possibilmente con l’amorevolezza di cui sembrava capace; si staccò dalla fellazione e si distese supina sul sedile; colto il desiderio di lei, Ottavio aprì lo sportello dalla sua parte, per avere più spazio.

Si sistemò su di lei, poggiando il sesso alla vulva; lei si distese, prese in mano la mazza e la guidò alla vagina; la penetrò con la solita dolcezza e trovò un’autostrada aperta; le suggerì di usare i muscoli interni per catturare il sesso; lo fece e sentì il piacere enorme chele dava ‘mungere’ il sesso col canale vaginale; lui la montò per qualche momento, con delicatezza, e lei sentì la cervice sollecitata dalle spinte; urlò l’orgasmo più intenso che ricordasse e cadde in un languore vicino al torpore.

Si abbandonò sotto di lui; mentre si sorprendeva perché non aveva eiaculato, nonostante l’intensità della passione che aveva sentito viva, gli chiese se aveva in mente altro; lui si limitò a rispondere che voleva tutto quello che avesse chiesto; cambiò posizione e si sedette su di lui impalata sul sesso duro; si piegò in avanti e si fece penetrare a pecorina; alla fine decise che la conclusione più bella sarebbe stata una penetrazione anale; non la spaventava la dimensione della mazza.

Spostò la cappella dalla vagina all’ano e si abbassò; l’asta penetrò nel retto con la massima agilità; lo invitò a goderle nel didietro; la montò per qualche minuto, fino a che sentì esplodere l’orgasmo anale di lei; spinse l’asta fino in fondo e le versò nel retto uno tsunami di sperma che lei accolse con urla di gioia; cautamente, sfilò la mazza dal ventre e le passò i tovagliolini per arginare la fuoruscita del liquido seminale; si pulirono, si rassettarono e ripartirono.

Rientrando nel bar, lei lo bloccò sulla porta e lo baciò con passione inusitata; quando lei si staccò dal bacio e lui prese visione della sala, il volto adirato di Silvana lo colpì immediatamente; quasi per ribadire, fu lui a baciarla affettuosamente, senza lussuria, con la dolcezza dell’amante; il gesto provocò, come previsto, uno scatto d’ira della sua ‘padrona’.

“Hai deciso di passartele tutte, prima di sparire per sempre?”

La reazione di Emilia fu sorprendente.

“Se non sei in grado di riconoscere la bellezza degli oggetti che possiedi, la colpa è solo tua; mi piaceva, l’ho concupito; c’è stato; se sparisce, mi lascia un ricordo meraviglioso; se resta, stai ben certa che non te ne lascio il monopolio; lo tormenterò perché mi dia ancora serate come questa, alla faccia delle imbecilli che non sanno apprezzare; non ho mai vissuto una seduta d’amore della stessa intensità e non sarai tu o le tue fisime a privarcene!”

Silvana era livida.

“Hai ancora da soddisfare voglie inconfessate di amiche allupate o possiamo andare a dormire? Domani dobbiamo lavorare, se te ne fossi dimenticato.

“Signora, lei ha imposto per il fine settimana libertà individuale e totale; queste scenate le riservi ai suo amanti del bagno! Conosco bene i miei doveri; se ne hai bisogno, andiamo pure a dormire, come farò certamente fino a domattina.”

Mantenne fede alla promessa; tornato a casa, ignorò tutti i tentativi di lei di ricucire il rapporto; infilò vistosamente i tappi nelle orecchie per non ascoltarla; si preparò per la notte e si infilò fra le lenzuola, respingendo ogni tentativo di approccio che lei attuava per riprendersi il posto di compagna che riteneva essere suo; la notte passò senza problemi; il lunedì mattina lei gli annunciò che da quel momento erano una coppia affiata; cercò di succhiarlo prima di andare al lavoro; lui si negò e andarono.

Quando si svegliarono il mercoledì, dopo due giorni di ‘tregua armata’, lui era certo che doveva aspettarsi un tentativo di lei, di schiavizzarlo al suo piacere; l’indomani sarebbe stato difficile, perché doveva incontrare gli amici e da venerdì sarebbe cominciata la fase del ‘liberi tutti’ che sarebbe durata fino al momento in cui, lunedì mattina, lui avrebbe preso la strada che lo avrebbe portato definitivamente via; qualunque iniziativa doveva essere per quel giorno.

In mattinata, lui doveva andare a discutere con una coppia di sposi la sistemazione degli elettrodomestici nella cucina che avevano ristrutturato; il marito, Daniele, era un giovane sui trent’anni, alto e aitante, decisamente muscoloso e probabilmente ben dotato, che esibiva con arroganza la forza fisica perfetta ed una supponente capacità di controllare e dominare il mondo; sua moglie, Lisa, era una donna di poco più giovane, poco appariscente ma con un’aria assai furbetta.

Ci mise poco a dimostrare le sue intenzioni e la capacità di aggirare la presunzione del coniuge; in un momento in cui il marito era in un’altra stanza, lasciò scorrere, quasi per caso, una mano sulla patta di Ottavio, che rispose con un stretta su una natica piena e soda; lei gli sussurrò che avrebbe voluto assaporarlo e si sarebbe inventata qualcosa per farlo ritornare quando si fosse trovata da sola; si annotarono i numeri del cellulare personale per comunicare.

Per pranzo, incontrò Silvana alla ormai solita mensa operaia; si scambiarono banali comunicazioni e commenti; lei chi chiese cosa avrebbe fatto nel pomeriggio; lui le comunicò che era libero da impegni e avrebbe riposato; con un ghigno ironico, lei avvertì che si sarebbero visti la sera, alla chiusura del supermercato, per un ‘bella’ cena.

“Silvana, ti avverto per l’ultima volta; se non cambi registro, stasera ogni storia tra noi finisce per sempre … “

“ … Oppure comincia su un altro registro; perché vuoi escludere altre possibilità?”

“Perché ormai ti conosco e non recedi mai dalle tue convinzioni. Te lo dico adesso, addio; poi non ci sarà tempo.”

Tornato a casa, raccolse le sue cose nella valigia che aveva portato con se e la andò a sistemare nel portabagagli dell’auto; sentiva che, comunque fossero andate le cose, sarebbe stata la fine del loro rapporto; quasi per uno scrupolo sociale, fece un salto al bar, dove incontrò Dora che aspettava qualcuno; la avvertì che quella sera qualcosa avrebbe rotto gli equilibri e lui sarebbe evaporato; la abbracciò con tutto l’affetto di un amico che sparisce; le chiese di avvertire Eugenia e andò via.

La vicenda successiva si sviluppò come in un classico thriller; poco dopo le sette, vide Silvana scendere da un’auto, da cui venne fuori anche Daniele, il ragazzo che aveva conosciuto la mattina; quando si allacciarono in un bacio amoroso, ebbe la freddezza e la prontezza di immortalarli in una foto fatta col telefonino; intuì che il bull prescelto per farlo sentire cuckold era quello; inviò per WhatsApp l’immagine a Lisa e subito dopo la chiamò.

“Ti ha lasciato sola tuo marito?”

“Chi è la donna con lui?”

“E’ una mia amante; stanno andando a casa di lei perché ha deciso che mi vuole cornuto contento … “

“Beh, mi pare che ci siano tutte le condizioni per realizzare la nostra ipotesi … “

“Al massimo tra un’ora sarò da te … “

“Ti aspetto … e con ansia, anche!”

Quando i due entrarono, Ottavio si rese conto che l’altro non l’aveva neppure riconosciuto, senza la tuta della ditta e nell’emozione della prossima copula con Silvana; lei lo guidò alla camera e, mentre si spogliava, tornò in cucina dove aggredì letteralmente il compagno.

“Adesso vieni con me in camera, ti siedi e stai a guardare mentre io copulo con Daniele; alla fine stuprerà anche te e, dopo, sarò felice di esserti compagna alle mie condizioni.”

Non batté ciglio; la seguì con l’aria mogia di chi si arrende; sistemò il telefonino sulla posizione ‘video’ e andò a sedersi sulla poltrona indicata; l’altro finalmente lo riconobbe.

“Ma tu non sei il tecnico degli elettrodomestici? … E’ lui il cuckold che dobbiamo deliziare e il gay che deve essere stuprato?”

“Si; vedo che non devo presentarvi .. “

Lei si era già lanciata sul letto, aveva abbassato lo slip e tirato fuori una mazza notevole, già dura e ritta; la prese in gola in un solo movimento, affondando fino ai peli del pube; lo succhiò per qualche tempo, poi si staccò e cominciò a spogliarsi; Ottavio non volle vedere altro; aveva ripreso la fellazione e poteva anche andare; uscì dalla camera inseguito dagli improperi di lei che lo accusava di bugiardaggine e di vigliaccheria; le rispose solo ‘lo scontro è solo agli inizi’ e sparì.

Verde di bile, Silvana lo inseguì urlando fino all’uscio che lui si sbatteva dietro; notò le chiavi nel vassoio sulla cassapanca d’ingresso e capì che era uscito per non tornare; imprecando e bestemmiando, tornò in camera e assalì il povero Daniele che per quella sera era destinato a lasciarle sfogare la rabbia; mentre avviavano la loro copula epica, lui aveva preso la macchina, dato uno sguardo nostalgico alla casa ed era partito per andare da Lisa e di lì dovunque il destino lo portasse.

La ‘timida mogliettina’ aveva preparato tutto al meglio, compresi i dolcetti ed una bottiglia di cognac su un tavolo, ai piedi del letto; aveva tutta l’intenzione di passare una notte meravigliosa, visto che suo marito si era inventato, fino all’indomani, un impegno che adesso sapeva quanto fosse importante per il suo bullismo mascolino; aveva qualche vaga nozione sul carattere della donna del tecnico degli elettrodomestici e sapeva che lo avrebbe fatto divertire.

Aspettò l’uomo, con cui aveva deciso di tradire, in vestaglia sul corpo nudo; si era anche preparata a puntino ed era pronta a dare tutto; lo ricevette con un abbraccio soffocante e ne ammirò immediatamente il corpo tonico, il bacio lussurioso e appassionato, ma soprattutto la mazza grossa e dura che sentì contro il ventre; quando lui fece passare le mani su tutto il corpo, seppe che di passione e sentimento si sarebbe trattato, non solo di libidine.

Ottavio, mentre la baciava con impeto tenendola con una mano sulle natiche, stretta contro il pube per farle sentire il sesso sulla vulva, infilava l’altra nella vestaglia ed andava ad artigliarle un seno, per stringere tra le dita il capezzolo giovane e poco rilevato; lei si sentì scuotere in tutto il corpo dal piacere; come sperava, la mano si spostò sulla vulva e sentì il medio entrare in vagina a titillarle il punto G; esplose in un orgasmo tanto violento che lui dovette sorreggerla per non cadere.

La prese in braccio e la portò in camera, adagiandola sul letto come una vergine sposa; si lasciò andare alla dolce finzione e lo baciò sul collo, quasi con amore; lui la fece distendere supina, aprì la vestaglia e andò a baciarla sul monte di venere; lei gli prese la testa e guidò la bocca alla vulva; avviò il cunnilinguo dalle grandi labbra, mentre le dita scavano nella vagina e nel retto; aggredita dal piacere su due fronti, Lisa gemette e urlò senza freni e senza interruzioni.

Lo fermò e lo spinse a spogliarsi; lo rovesciò sul letto e avviò lei una fellazione da enciclopedia; più volte lui dovette obbligarsi a frenare l’orgasmo; spostò il corpo di lei in maniera da averla addosso a sessantanove e cominciarono e succhiarsi a vicenda, alternandosi nei movimenti; per un tempo lunghissimo si dedicarono alle pratiche orali con goduria infinita; lui si mosse per sedersi sul suo ventre e copulare tra i seni che lei manovrava con arte; più volte concluse la spinta in bocca.

Si fermarono, ad un certo punto, perché lei aveva avuto un’infinità di orgasmi duri e convinti; lui era riuscito a riservarsi di godere in vagina o nel retto; non intendeva lasciare niente fuori da quell’amplesso e lei era ancora più determinata a darsi tutta; ripresosi dalla prima ‘battaglia amorosa’, Ottavio andò all’assalto della vagina e la penetrò alla missionaria prima, facendole sentire la possanza del membro nel ventre; poi la dispose carponi e la penetrò a pecorina.

Lisa non smetteva di godere e di gemere dolcemente; mai aveva provato tanto piacere in un rapporto sessuale; a quel punto, avrebbe dato veramente qualunque cosa lui le avesse chiesto; anzi, anzi, fu lei stessa a chiederli di penetrarla analmente perché un ricordo vivo le restasse, anche fisicamente, di quella serata; nonostante una lunga preparazione e l’uso del lubrificante, la penetrazione risultò lenta e dolorosa ma lei accettò la mazza fino all’intestino e il piacere immenso la compensò di tutto.

Erano nel pieno della copula anale, quando gracchiò il telefonino di lei; si allungò a prenderlo senza interrompere.

“Ciao, Daniele, Tutto bene? … Io sto godendo da matti con un maschio meraviglioso che mi manda in paradiso … si è Ottavio, sai, il tecnico del frigo, quello che tu e la troia che sta con te volevate trattare da cuckold e da omosessuale; anzi, se metti il vivavoce, lui vorrebbe dare un addio a questa nobile signora …. “

“Ottavio, davvero pensi di andartene e di non tornare più?”

“Ti avevo detto che era l’ultimo avvertimento; tu continua pure a vivere dei film che ti fai tu; io affronto la mia realtà che non prevede la tua insopportabile presenza; quello che tu ritieni un cuckold mascherato, come vedi, sa dare tanta gioia a donne che non ne ricevono dai tuoi stalloni; salutami le tue amiche e tutti quelli che ti sfonderanno dovunque ti capiti.”

“Lisa, perdonami, ho sbagliato; cosa posso fare per farmi perdonare?”

“Per ora, non puoi fare assolutamente niente; domani mattina, quando, come d’accordo, tornerai, deciderò se lasciarti fuori alla porta o farti rientrare alle mie condizioni; ti auguro di passare una notte d’amore come quella che sicuramente avrò io con un uomo straordinario capace di dare tanto amore anche in una copula di una notte sola.”

“Non potremmo venire da voi e chiarirci?”

“Potete venire solo se vi sedete sulle poltrone e state a guardare per imparare come due persone sanno amarsi e darsi tutto, comunicando soprattutto col sesso; come per ogni cuckold che si rispetti, vi lascerete legare alle poltrone per impedirvi di disturbarci mentre facciamo l’amore; se vi va di venire, queste sono le condizioni non trattabili.”

Non accettarono e Silvana dovette ammettere un’ulteriore amara sconfitta; non disperava comunque di riuscire ancora a portare Ottavio dalla sua parte, facendo aggio sul suo fascino e sull’amore insorgente che lui l aveva dichiarato; ma quella telefonata fu il loro ultimo contatto; per rendere meno amara la défaillance, passò la notte a fare sesso con Daniele, ma solo per scoprire che l’amore di Ottavio era tutta un’altra cosa e che solo per tigna lei lo disprezzava mentre ne aveva bisogno.

A goderselo, invece, per quella notte, fu Lisa che non si fece demoralizzare dalla telefonata surreale col marito; subito dopo, riprese a farsi possedere nell’ano, come stava facendo prima della telefonata; per tutta la notte, non fecero che copulare con immensa gioia, con una voglia che non scemava e con sintonia sempre maggiore che portava ogni amplesso ad essere autentica fusione di corpi, di menti, di sentimenti; soffrì quando lui se ne andò e lei dovette accogliere suo marito.

Ma si rese subito conto che non valeva la pena di distruggere un matrimonio per una copula particolare, ricambiata con altrettanto fervore, con un fantasma che subito dopo sparì e non sarebbe più comparso nella sua vita; Ottavio, infatti, da casa sua partì direttamente per rientrare in sede dove operò qualche trasformazione radicale della sua vita.

L’estate passò lenta, calda e noiosa; Silvana aveva perso il gusto di frasi sbattere a più riprese, in bagno o in auto, da amanti occasionali; senza che se ne fosse resa conto, le ‘mazzate’, che la breve storia con Ottavio le aveva procurato, l’avevano quasi costretta a ripensare tutti i suoi comportamenti; ad aggiungere motivi di rimorso, si misero anche le amiche, di cui almeno tre avevano avuto, dall’uomo che non aveva saputo tenersi, notti indimenticabili; la loro nostalgia la faceva star male.

La ripresa dell’attività, a fine agosto, le risultò disagevole; sentiva il vuoto della casa senza una vittima da massacrare e si vergognava di come lo aveva umiliato; per di più, nere nuvole si addensavano sul lavoro, che minacciava di andare in crisi per la nascita improvvisa, quasi come funghi dopo la pioggia, di centri commerciali potenti e di proprietà multinazionale che schiacciavano i piccoli rivenditori come quello in cui lavorava lei.

Il cuore le si fermò per un momento, quando vide avanzare nella ‘solita’ mensa operaia una tuta che riconobbe subito, perché era quella che sul lavoro indossava Ottavio; ma non era lui; stranamente, si diresse difilato al suo tavolo, quasi ripetesse una scena recitata tempo prima; si presentò con grande garbo, le chiese permesso e sedette di fronte; disse di essere il nuovo tecnico mandato in zona al posto di Ottavio che era passato ad altro ruolo; le portò i suoi affettuosi saluti.

Ingoiò il magone che la notizia le aveva procurato e fu persino brusca con l’altro, che non aveva colpe; ricordando come era finita male la precedente esperienza proprio per i suoi modi autoritari, si scusò per la freddezza; l’altro simpaticamente le rispose che sapeva bene che l’incontro precedente era stato di altra natura; anche il suo amico non stava gran che bene e viveva con grosso turbamento la scelta di far affidare a lui la zona, per passare alla scrivania, dirigente dei commessi del magazzino.

Silvana lesse nelle scuse un modo per farle sapere che ora lui lavorava in città, nel grande magazzino di elettrodomestici; se avesse voluto, poteva raggiungerlo e spiegare gli equivoci; si riservò di pensarci e di parlarne con le amiche; la sera, al bar solito, le tre, che conservavano di lui un ricordo affettuoso, furono concordi a suggerirle di riprendere i contatti, a condizioni diverse; si sentiva autorizzata e spinta a fare una capatina nel negozio, quanto meno per tornare a guardarlo in faccia.

La città distava solo una ventina di minuti dal loro paese; una linea automobilistica garantiva il collegamento; una fermata era posta proprio davanti al negozio; il dépliant diceva che erano aperti anche di sabato e, in certe occasioni, di domenica; si rese conto che tutto concorreva a spingerla verso l’incontro per cercare di ritrovare quello che aveva stupidamente buttato; decise di andare quello stesso sabato.

Fermò uno degli addetti e chiese di Ottavio; le indicò la struttura degli uffici; lo vide e lo richiamò; lui le venne incontro e lei dovette trattenere il naturale moto di abbracciarlo, ma si strinsero con affetto ambedue le mani.

“Volevo vedere dove fosse finito un amore nascente … “

“E’ stato sempre dentro di me; ed è cresciuto, anche nella lontananza … “

“Hai qualcuna, adesso?”

“No, nessun amore; tante passioni passeggere, ma nessuna per cui valga la pena di rinunciare alla libertà. E tu?”

“Ho cambiato persino le mie abitudini; niente più libertinaggi a oltranza; avevi ragione; mi sprecavo stupidamente; ma non ho trovato un Ottavio degno di dormire con me e farmi sentire sua compagna almeno per mezza settimana … Sei diventato stanziale? Hai una casa dove abitare?“

“Si; non c’è entrata nessuna donna in maniera stabile; mi piacerebbe fartela visitare … “

“Perché ti sei fermato?”

“Sei sempre la stessa! Vuoi che ti dica che l’ho fatto per scappare da te? Sì; ho voluto evitare di incontrarti; e tu invece mi vieni a trovare in prigione e non mi porti neanche le arance … Ti va di fermarti domani? “

“Dovrei trovarmi un alloggio … “

“Dimentichi che una ragazza, qualche mese fa, disse ad un ramingo che, nel letto no, ma in casa poteva ospitarlo? Vale anche per me; si può andare a cena insieme, senza fughe nei bagni e senza discoteca; ti offro solo una cena economica e tanti discorsi sui massimi sistemi; a casa c’è un divano letto per gli ospiti occasionali; possiamo fare un giro in città, domani; lunedì mattina Diego, l’amico che ti ha contattato, deve tornare per lavoro e può darti un passaggio al negozio … “

“Non temi che sia pietistico ‘rubare’ un giorno al nostro addio?”

“Se tu hai trovato la forza di venire a cercarmi, io devo e voglio trovare il coraggio di ritrovarci, almeno come amici … Non ci vuole un genio per capire che è una scelta forse stupida, ma che mi stimola molto; ho voglia di parlarti.“

“Dove pranzi, di solito?”

“Abbiamo una convenzione con una trattoria qui vicino; mi aspetti e pranzi con me?”

“Quando sono partita, ci speravo; ora non ci rinuncerei per niente al mondo; se mi fermo stanotte, ti offendi se cerco di concupirti?”

“Fatti un giro tra i modelli esposti e divertiti a costruire la tua cucina ideale; appena mi libero, andiamo a pranzo; oggi non lavoro di pomeriggio e saremo liberi di chiacchierare.”

Silvana passò il tempo guardando i modelli di elettrodomestici proposti, giocò a farsi corteggiare da commessi belli e intraprendenti e guardò con sussiego le belle commesse che si erano già passate la voce indicandola come la compagna del capo, il che le rendeva invidiose e gelose; intuì che lui si era dato da fare e a ciascuna aveva lasciato il segno della passione che sapeva mettere anche in una sveltina; si odiò per non avere capito in tempo e si ripromise di rimediare.

Gli sguardi d’odio delle commesse divennero più intensi in trattoria, dove lei sedette, orgogliosa come sempre, con il ‘suo’ Ottavio e si lasciò scappare qualche velata carezza che esaltava il suo esibizionismo e feriva le altre invidiose; notò che lui la lasciava fare e ricambiava alcune carezze e strette delle dita intrecciate; per la prima volta, da quando lo aveva incontrato, i palpiti si fecero diversi e desiderò stargli abbracciata, senza fare sesso.

La stessa voglia, acuita allo spasimo, la assalì quando furono nel suo appartamento, due camere con cucina e servizi, quasi l’ideale per viverci bene in due; quando lui l’abbracciò in piedi, con affetto profondo, non lasciò neppure che la baciasse; lo tenne stretto e pianse sulla sua spalla.

“Che ti succede, Silvana?”

“Niente; mi accorgo solo adesso che ho bruciato tutto, quando ero appena una ragazzina; sono arrivata al sesso senza provare nessuna delle emozioni che mi hanno raccontato e che il ragazzino dentro di te riesce a far sentire alle ragazzine dentro le donne che ami; non so come spiegartelo; sono arrivata a fare sesso senza provare fitte d’amore impossibile; non ho mai sognato un principe azzurro ed ora mi trovo, da vecchia troia riconosciuta, a desiderare di tornare per te vergine e pulita.

“Perché non smetti di flagellarti? Eugenia aveva visto giusto; per farti male, ne fai a chi ti vuole bene; è come ti poni, non come sei, a determinare il rapporto; se ti senti pulita e nuova, se vuoi esserlo, il ragazzino che vive dentro quest’individuo che da farsene perdonare ne ha più di te, che si è innamorato della tua verginità inespressa, ti sente nuova e pulita come ti proponi.”

“Vuoi dire che se dico ‘ti amo’, ho riassunto tutte queste lacrime e quello che sottintendono?”

“Lo hai detto tu stessa, adesso; e con convinzione; vorresti che facciamo l’amore come due ragazzini imbranati, anche se non lo siamo mai stati?”

“Adesso so cosa vuol dire desiderare il tuo amore; sì, voglio amarti come se fossi vergine e ignorante … “

Ma il desiderio di fare l’amore era destinato a rimanere nel limbo delle buone intenzioni; Ottavio non riusciva ad accettare con convinzione che lei fosse cambiata; anni di sregolatezza non potevano essere stati cancellati da qualche discorso e da due settimane di amore difficile e contrastato; glielo disse con serenità e la inviò a sdraiarsi sul lettino in sala, mentre lui andava nella camera e si disponeva a riposare.

Silvana non era andata fin lì per farsi relegare in un lettino; dopo avere reso chiaro che ne era innamorata, dopo avere accettato di pranzare insieme e di fermarsi per due giorni, aveva bisogno di sentire almeno che era viva e profonda la loro amicizia, anche se al di qua del sesso che, a quel punto, sarebbe risultato equivoco; lo raggiunse sul letto in camera, si sdraiò accanto a lui e gli si raggomitolò contro.

“Fammi stare con te; non ti chiedo né sesso né amore; fammi solo sentire il tuo calore, l’amicizia che ci unisce … “

“Sei certa di riuscire a starmi vicina da grande amica senza pulsioni strane? … Allora stiamo anche abbracciati; ma non ti venga in mente di usare la tecnica per eccitarmi; io sono felice di avere ritrovato l’amica; non ho voglia di riscoprirti troia … “

Gli si strinse contro e non cercò neppure di abbracciarlo; lui si girò verso di lei e la baciò delicatamente, a stampo, ma sulla bocca; si appisolarono e forse lei sognò una lunga copula col suo amore nuovo e imprevisto; restarono in dormiveglia un tempo lungo, poi lui si alzò e andò a preparare il caffè; lei gli chiese se poteva fare una doccia; uscì dal bagno con indosso un accappatoio di lui che annusava golosamente per cercarne gli odori.

Lo abbracciò lussuriosamente e gli toccò il sesso, da sopra i vestiti; lui spostò la mano e l’abbracciò con affetto; la baciò in fronte, da amico o da padre; lei sentì comunque un profondo sentimento avvolgerla e cercò la bocca; stavolta lui non si ritrasse e si baciarono con passione; ma non andarono oltre, perché Ottavio era deciso a non valicare certi limiti; si staccò e le chiese se voleva andare a cenare fuori e fare una capatina al locale dove si ritrovavano alcuni degli operai del suo settore.

Cenarono a pizza e birra in un locale dove lui era quasi di casa, ricorrendo spesso a quella soluzione per la cena; naturalmente, la curiosità che suscitò la presenza della ‘ragazza’ di lui suscitò qualche commento e qualche complimento esplicito, perché davvero Silvana era bella e si faceva notare; c’era anche uno strano alone d’amore, intorno ai due, e lui dovette farsi forza per non lasciarsi trascinare nella spirale in cui l’avrebbe trovata, forse terribile come sempre.

La ‘puntata’ al bar fu quasi una ‘prova del fuoco’ per verificare che i costumi di lei fossero mutati; il viavai dal bagno era lo stesso che dovunque, ma Silvana non si mosse un attimo dalla sedia accanto al suo amico; quando lui, tra il serio e il faceto, l’avvertì che andava in bagno, si limitò a suggerire, in termini volutamente ambigui, che ‘lui sapeva come fare da solo’; alla peggio, c’erano sguardi eccitati di tante ragazze, di cui poteva tenere conto.

“Sai che non farai sesso fino a che tornerai al paese?”

“Sai che forse non ne farò a lungo? Non ho voglia di sveltine e di improvvisazioni; quando verrà il momento, lo capirò … “

Passarono un giorno allegro, in giro per la città ancora mezza vuota perché l’estate si era allungata; dormirono abbracciati perché lui non seppe, e non volle, impedire a lei di stare nel suo letto, quasi a recuperare odori, sapori, rumori della loro vita insieme, che non aveva saputo apprezzare e di cui coglieva il grande valore emotivo.

Nelle settimane e nei mesi successivi, si tennero in contatto per telefono, specialmente con interminabili videochiamate in cui, a sera, si raccontavano anche le cose più banali e semplici; poi vennero i momenti tristi, per Silvana, quando il supermercato in cui lavorava annunciò la prossima chiusura; cercò inutilmente una nuova collocazione nel settore; ma i tempi difficili e la sua età la tagliavano fuori.

Tacque a lui la vicenda finché poté; venne il momento che le mancavano i soldi per l’affitto; fu Diego a farlo sapere ad Ottavio; lei aveva cercato di tenerlo fuori dai suoi problemi; affrontò il problema  nell’ennesima videochiamata.

“Perché non mi hai detto che hai perso il lavoro? E’ vero che hai problemi di sopravvivenza? Perché non mi dici queste cose importanti, invece di parlare di brodini?”

“Lo sai che c’è recessione, che quelle come me perdono il posto; perché dovevo parlartene? Per rovinare la nostra amicizia?”

“No; per rafforzarla; non stiamo a discutere del sesso degli angeli; prendi l‘autobus e vieni al negozio … domani.”

Per la prima volta, non pretese prima spiegazioni; ci andò; appena si liberò dal lavoro, la portò a casa; stavolta non la fece fermare sul lettino, ma la portò immediatamente in camera; la abbracciò con un voglia che non ricordava uguale e cominciarono a pomiciare in piedi; difficile stabilire, a quel punto, chi dei due desiderasse di più l’altro e con quanto amore; lui scoppiava di desiderio e la strapazzava languidamente su tutto il corpo, lei si sentiva sciogliere e l’amava con tutta se stessa.

La sollevò in braccio e la depositò al centro del letto, senza spogliarla; le sollevò la gonna fino alla vita e abbassò il perizoma sfilandolo dai piedi; aprì la cerniera e tirò fuori il sesso duro e voglioso; salì sul letto, si distese sopra di lei e poggiò l’asta sul monte di venere; si baciarono a lungo voluttuosamente, mentre lei manipolava il randello che premeva sul ventre e lui voluttuosamente carezzava la vulva a piena mano facendo scivolare un dito dentro la vagina senza penetrarla.

“Adesso tu sei la ragazza vergine che io sto per deflorare; lascia stare i dati storici e anagrafici; sei la mia Silvana, la ragazza che fino a stamane non conoscevo e che ora voglio ad ogni costo; non sai niente di sesso e ti puoi solo abbandonare a me che sono il tuo amore unico e immenso. Ti è chiaro, tesoro mio?”

“Mi lasci piangere almeno due minuti, visto che devo sacrificare a te tutta la mia vita passata? Io davvero voglio essere la tua ragazza innamorata e inesperta, la Silvana imbambolata che aspetta solo di fondersi col tuo amore; ma dammi il tempo di assaporare la novità … “

La penetrazione fu lenta, dolcissima; lei riuscì ad attivare i muscoli, quando sentì la cappella violare la vagina; accompagnò la penetrazione con una fontana di umori che sgorgavano naturalmente; piangeva anche, ma di gioia, e baciava lui con tutto l’amore che finalmente conosceva; dopo averne sentito parlare con entusiasmo, scopriva davvero che una ragazza impacciata, dentro di lei, riceveva nel corpo il sesso del ragazzo impacciato che lui tirava fuori.

Fu un orgasmo dolcissimo, quello che si scatenò tra due vecchi peccatori incalliti che scoprivano la dimensione di un amore assolutamente vergine; per la prima volta, dopo tante prove, lui si sentiva davvero casto mentre violava l’intimità di una donna, spinto solo dall’amore che gli urgeva dentro; per la prima volta lei sentì una mazza inondarle il ventre non per sfogarsi ma per comunicarle la passione di cui era portatrice; l’amò come non le era mai capitato.

Si spogliarono reciprocamente con la delicatezza che alcune persone usano per spacchettare un regalo pregiato e importante; facevano emergere dai vestiti, come da carte pregiate o stoffe delicate, i corpi conosciuti, vissuti e amati in diverse occasione; eppure riscoperti come nuovi, regalo della fortuna o dell’amore; ogni tratto che emergeva era aggredito con voglia cannibalistica, con baci, leccate, morsi e titillamenti.

Si succhiarono reciprocamente i capezzoli, in entrambi duri e ritti; lui si scatenò sul ventre e sulla vulva con la passione del ragazzo che scopriva il piacere in bocca degli umori genitali di lei; percorse in lungo e in largo le cosce, le natiche, il perineo e la ricoprì totalmente di carezze, linguate e morsi; si dedicò con passione alla vagina e strappò orgasmi feroci dal clitoride; coprì il viso di piccoli baci deliziandosi a sentire il sapore della bocca nella sua.

Lei affrontò la fellazione come non avesse avuto mai in bocca un sesso; ma lo trattò con l’entusiasmo di ragazzina scoprendo progressivamente il piacere di affondarlo in gola, sfidando la sua stessa capacità di arrivare ai peli pubici nonostante la stazza; leccò asta e testicoli per tutta la superficie, copulò in gola fino a provare conati di vomito e senso di soffocamento; carponi sul letto, si fece penetrare da dietro in vagina e si godette la massa della mazza che le inondava il ventre.

Lui la cavalcò tenendola per i fianchi, prima, e per i seni, poi; furono tentati di sperimentare un’ennesima volta, come fosse la prima, il coito anale; ma lei gli chiese di rinviarlo ad altro e più favorevole momento; eiacularono insieme, con grande felicità; dopo essersi scaricati, si trovarono sdraiati a guardare il soffitto inseguendo il sogno che aveva preso corpo; tenevano le mani sul sesso dell’altro, quasi a decretarne il diritto di piacere; per la prima volta, lei si sentì posseduta e felice.

Si abbracciarono con una foga che prima non avevano mai provato e lei colse il piacere di sentirsi titillare dalla mazza che strusciava sulla vagina e stimolava il clitoride; ebbe persino un orgasmo e avvertì lui che fu a un passo dall’eiaculare con lei; sentivano i corpi toccarsi in ogni punto, dalle spalle ai piedi attraverso il petto e il ventre; lei ebbe la sensazione di scoprire quel corpo per la prima volta, forse perché adesso l’amava sul serio.

Si calmarono e lui la abbracciò da dietro; lei si adagiò serena e sentì il corpo di lui fremere contro le natiche e la schiena; gli chiese di lasciarla addormentare così, stretta a lui e col sesso piantato tra le natiche, ma senza tentare ulteriori penetrazioni; voleva gustarsi il piacere tutto ‘normale’ di addormentarsi tra le braccia dell’uomo amato; lui le accarezzò delicatamente tutto il corpo e la rassicurò.

Prima di cedere al sonno che li assorbiva dolcemente, le precisò qualche dato che risultava particolarmente importante.

“In quel negozio dove lavoro, io stabilisco i turni, ma decido anche le assunzioni e i licenziamenti; ho concordato con la direzione che c’è ancora bisogno di una commessa esperta alle casse; tu hai molti anni di esperienza; il tuo posto quindi è già stato fissato; hai due giorni per impacchettare le tue cose; un furgone che deve trasportare elettrodomestici al tuo paese, al ritorno porta qui i pacchi.”

“Dove li deposito?”

“A casa nostra … “

“Nostra?!?! Ma c’è una sola casa, la tua … “

“Ricordi la cassiera che una volta mi offrì di stare a casa sua e poi la ribattezzò ‘nostra’? Adesso sono io che a quella cassiera dico che può venire a stare nella mia casa e battezzarla nostra.”

“Ma quei due erano una coppia di fatto almeno per una mezza settimana … “

“Ti spaventeresti se ti proponessi di diventarlo a tempo pieno?”

“Solo se mi imponi l’impegno ad essere innamorata e fedele, di fare l’amore solo con te e, in tempi brevi, di fare un figlio prima di essere troppo vecchi … “

“Non ce la fai a tenere l’asticella bassa, eh? … Scherzo; saremo una piccola coppia borghese e ci faremo le corna che si fanno le piccole coppie quando il matrimonio stanca uno dei due … “

“Tu porta la tua passione e la tua mazza dove vuoi, io mi dedico solo a te e voglio solo te … finché non avrò un figlio e ti amerò attraverso di lui, a costo di amare solo lui quando tu te ne andrai in cerca di mogli insoddisfatte. Patto concluso?”

“Hai due giorni e per venire a stare da me, con me; poi voglio rifarmi di mesi di attesa del tuo amore … “

Cuckold

L’educazione sessuale di Silvana era cominciata e si era sviluppata quasi completamente nel lungo curriculum scolastico, sin dalla scuola media dove apprese i primi rudimenti sulle differenze tra maschi e femmine e sulle pratiche possibili ad una ragazza per rapportarsi ai maschietti; le insegnanti furono naturalmente le compagne più grandi, che già a certe esperienze si erano accostate; i luoghi deputati furono i bagni, dove si soddisfacevano le curiosità e si applicavano le prime conoscenze.

Nel bagno toccò il primo pisello, quando ancora non le era venuto il menarca; lì stesso imparò a riconoscere i sessi che le venivano proposti, distinguendo rapidamente i piselli dei ragazzini dai primi falli che si sviluppavano; le nozioni apprese si trasferirono dovunque potevano applicarsi; Silvana si era relegata volontariamente all’ultimo banco, dove poteva mettere le mani in tasca ai ragazzi più ardimentosi e, attraverso opportuni tagli, praticare gustose masturbazioni.

Quando la voce si sparse, c’era la coda davanti alla porta del bagno in cui si rifugiava, perché tutti ambivano sentire la sua manina delicata muoversi sull’asta con somma perizia e scatenare i primi intensi e stravolgenti orgasmi; fu un giovane bidello a farle scoprire un fallo maturo e grosso, che surclassò tutti quelli che aveva praticato per mesi; le lunghe masturbazioni fatte a lui, con le abbondanti eiaculazioni che la facevano impazzire, furono il primo esame vero che superò brillantemente.

Il passaggio all’istituto tecnico consentì di incontrare ragazzi, dell’ultimo anno e per di più ripetenti, che davano dei punti anche al giovane bidello che l’aveva svezzata e presto lei si trovò a districarsi tra mazze da sedici a diciotto centimetri che imparò a godersi con la massima gioia; aveva già maturato la conoscenza del suo clitoride e ormai era abilissima a praticare la doppia masturbazione, facendo godere e godendo in contemporanea.

La fellazione le fu insegnata da un giovane supplente di educazione fisica, che nel magazzino degli attrezzi, la guidò lentamente e garbatamente a prendere il sesso in bocca, a leccarlo con devozione e a farselo scorrere fino in gola evitando conati e soffocamenti; nel breve periodo che restò in servizio, riuscì a farle ingoiare abbastanza sperma da andare oltre quello che molte mogli piccolo borghesi ingoiavano in un anno dai mariti.

Ci provò gusto e in breve lo fece diventare la pratica preferita di rapporti col maschio; quando il professorino terminò il breve periodo di supplenza, si sentì quasi orfana; poi propose la pratica ad alcuni ragazzi più grandi e più svegli; ne furono entusiasti e in poco tempo il bagno diventò il centro di interesse per copulare nella bocca della ‘regina dell’ingoio’ come ormai veniva naturalmente indicata Silvana.

Di coito vaginale ed anale aveva sentito parlare molto dalle altre ragazze, ma ne conosceva poche che erano arrivate a praticarli; ad erudirla ci pensò un giovane professore, che si occupava degli studenti in difficoltà; un pomeriggio che era sola a prendere lezioni pomeridiane, lo accompagnò a casa, si fermò a bere un’aranciata e si trovò ben presto a succhiargli l’uccello; le chiese se era stata già deflorata; lei negò e lo avvertì che anche l’ano non era stato ancora violato.

Quasi per naturale conseguenza, lui le propose di lasciare stare la vagina ma di provvedere ad aprire la strada al coito anale che le sarebbe eventualmente servito a fare sesso se avesse voluto conservare a lungo la verginità; Silvana non aveva nessuna intenzione di rimanere intatta, ma per prudenza decise di concedergli solo il lato B; l’altro si apprestò a violarla con la minima sofferenza e la preparò molto adeguatamente.

La mise carponi sul letto e le cominciò a leccare con delicatezza ed intensità la vulva e l’ano, infilando in ambedue, più volte, una lingua evidentemente abituata a certi lavoretti; la ragazza si sentì portare nel cielo della libidine dal lavoro di lingua dell’altro e i muscoli si rilassarono assai prima di quanto lui sperava; un primo dito penetrò nel canale rettale e dilatò leggermente l’ano con un movimento rotatorio; le dita diventarono due e il piacere di lei raggiunse l’apice, anche perché intanto si masturbava.

Sentì un fresco che scorreva lungo il buchetto e vide in uno specchio che lui le stava ungendo il didietro con un gel; capì che si trattava del lubrificante di cui aveva parlato una ragazza già largamente sfondata dietro; questo la rasserenò anche circa il possibile dolore per la violazione; quando sentì la cappella appoggiarsi all’ano, guardò allo specchio e vide che lui stava per penetrarla; le diede alcune istruzioni, spinse e lei ricevette nell’intestino la mazza dura.

Dopo un leggero dolore iniziale, avvertì un calore intenso e cominciò a godere; lui la montò a lungo, fermandosi spesso e tirando fuori l’asta fin quasi a farla uscire per respingerla dentro con forza; in breve, per Silvana fu solo goduria; era stata sverginata analmente con il massimo piacere possibile e con quasi nessuna sofferenza per la spinta iniziale; l’eiaculazione di lui la riempì di strano, sconosciuto piacere; decise che lo avrebbe fatto assai spesso con somma goduria.

L’imene lo ruppe un ragazzo quasi diciottenne, anche lui alla prima esperienza di copula in vagina; Silvana se ne sentiva innamorata e gli concesse facilmente la verginità; della copula, conservò solo il ricordo dell’immenso piacere che aveva provato e lo slip insanguinato che dovette buttare via per non creare sospetti in casa; nel giro di poche settimane, il ragazzo si dileguò e lei maturò la convinzione che mai avrebbe accettato un rapporto con un maschio che andasse al di là della copula per il piacere.

Convinta che lo studio non era congeniale al suo carattere, a diciassette anni rispose ad un’offerta di lavoro di commessa in un supermercato; ormai lavorava in quel posto da più di dieci anni e non aveva mai tradito l’impegno con se stessa di evitare storie di relazioni che avessero le caratteristiche della convivenza o, peggio ancora, del matrimonio; il suo rapporto col sesso si era rafforzato ed era maturato sulla linea da cui aveva preso l’avvio; lo praticava assai liberamente dovunque potesse.

L’unica cosa che era radicalmente cambiata erano le location dove si sbizzarriva a piacimento col sesso libero; era riuscita a ‘conquistare’ un miniappartamento in centro che le risultava utilissimo, anche per la vicinanza al posto di lavoro; ma si era ripromessa che, a meno di urgenze inderogabili, non avrebbe usato la sua abitazione per fare sesso; l’ultima cosa che voleva, era crearsi una nomea nel quartiere.

Il ’territorio di caccia’ erano rimasti i bagni; stavolta, quelli dei bar che frequentava, dei pub dove si incontrava con amici e amanti occasionali, delle discoteche dove andava a scatenare la sua voglia di vita sia nel ballo che nel sesso libero; quasi sempre trovava amanti forniti di automobili che la portavano a copulare da qualche parte o che, addirittura, avevano un proprio appartamento o un buco qualsiasi dove potevano imboscarsi per lunghe e saporite sedute di sesso.

Sguazzava ancora in questa sorta di limbo del piacere quando il caso fece incrociare la sua vita con quella di Ottavio; l’incontro fu più significativo di quanto avrebbero desiderato e li portò a riconsiderare le loro convinzioni sulla stabilità dei rapporti; lui aveva radici simili; di più, aveva che era riuscito a completare il corso di studi nel quale Silvana si era fermata a metà degli anni per il diploma di perito tecnico.

Diplomatosi nella specializzazione di elettronico aveva trovato abbastanza rapidamente lavoro in una ditta che importava frigoriferi, lavatrici ed altri elettrodomestici da varie case straniere; con una vasta sala di esposizione nella città vicina, forniva tutti i negozi del territorio e assicurava, con la vendita, la garanzia dell’assistenza di un loro tecnico; Ottavio era appunto incaricato di rispondere a tutte le chiamate che arrivassero per problemi di installazione o di manutenzione.

Per questo motivo, viveva praticamente in macchina, dovendosi spostare da un comune all’altro, da un negozio all’altro; il suo contratto prevedeva una diaria che comprendeva l’alloggio in un hotel dignitoso, con pagamento forfettario sulla base delle chiamate; sicché al poveraccio capitava talvolta di fermarsi in un comune piccolo e disagiato; alcune volte, per l’assenza quasi totale di strutture turistiche, era stato costretto a passare la notte in macchina che era la sua vera abitazione.

Si incontrarono ad una mensa operaia dove lui si era fermato a pranzo nell’intervallo tra una chiamata e l’altra; poiché era l‘ora di massimo afflusso, fu costretto a chiedere alla bella ragazza che sedeva da sola ad un tavolo se poteva occupare l’altra metà col suo vassoio; ricevuta conferma, si trovarono rapidamente a parlare un po’ di tutto e, finalmente, di se stessi, mettendo sul tavolo aspirazioni e desideri, frustrazioni e disillusioni.

Silvana si trovò a raccontargli, con estrema naturalezza, delle sue esperienze sessuali e della scelta che aveva fatto di prediligere gli incontri rapidi, indolori, con sconosciuti nei bagni dei bar o delle discoteche; al punto in cui era arrivata, rischiava l’orticaria solo se pensava seriamente, per un attimo, ad una relazione che prevedesse la convivenza o comunque la spartizione degli spazi vitali con un maschio.

Ottavio le rispose osservando che la sua esperienza lo portava ad essere convinto che la stragrande maggioranza dei matrimoni era un accordo sociale che impegna le due parti, di cui una, quella femminile, sempre pronta a trasgredire, quanto meno per una sola occasione, per il semplice gusto di rompere la monotona della convivenza; per il suo lavoro, sapeva per certo che almeno la metà delle richieste di assistenza proveniva da compagne o mogli desiderose di una ‘ventata di follia’.

Raccontò di giovani signore che, stanche di un marito troppo preso dal calcetto, dal bar con gli amici o da possibili amanti, le facevano sentire trascurate; chiamare la ditta e chiedere un intervento di assistenza era quasi sempre l’occasione per far venire in casa il tecnico, lui, e farsi trovare già pronte ad una seduta di copula ad alto tasso di libidine; quasi sempre, sin dal vestito, di solito un elegante negligee che non lasciava niente alla fantasia, comunicavano le vere intenzioni.

Stimolato dalla ragazza al pettegolezzo anonimo, confessò che un paio di giovani spose, in città, non avevano neppure bisogno dell’alibi della manutenzione; gli telefonavano al numero privato e lo avvertivano che avevano voglia di una buona copula; lui si presentava in assetto da lavoro ma subito dopo finiva in camera da letto dove era molto apprezzato per le sue prestazioni che, per quelle donne, valevano la calma per almeno un paio di settimane di sesso matrimoniale.

Silvana commentò che doveva sentirsi ben sicuro della sua dotazione, se millantava tanta possibilità di copula con donne felicemente in grado di avere ‘sesso casalingo’ e che si rivolgevano a lui per soddisfare il bisogno di alternativa.

“Scusa, Silvana; se tu prediligi le sveltine in bagno, quante possibilità hai di confrontare sessi e di valutarne la capacità di soddisfare le tue esigenze? Se non ho capito male, di loro te ne frega; tu ti occupi solo del tuo piacere … “

“E quindi?? … “

“No, scusami; tu trovi sacrosanto strofinarti un sesso in vagina senza sapere cosa troverai abbassando i pantaloni; con quale diritto vuoi censurare la mia dotazione o l’atteggiamento di chi la cerca e la desidera?”

“Scusami, hai ragione; forse è solo invidia per un atteggiamento forse banale, ma soddisfacente … “

“Perdonami tu, se ti ho turbato; mi ha indispettito la difesa assurda di un tuo punto di vista contro tutto; io non avrei nessuna difficoltà a sapere che una compagna, pur vivendo un corretto e leale rapporto con me, sfogasse liberamente tutte le voglie; tu invece sembri porre in luce la tua libertà, ma anche disprezzare, colpevolmente, quella di altre donne che non vogliono staccarsi dal sesso ‘legittimo’ ma anche trasgredire qualche volta, non mi pare rispettoso della libertà personale … “

“Beh, non mi pare che tu ci vada leggero, quando difendi un tuo punto di vista; meglio smettere qui e non litigare …. “

“Nessun litigio … Io mi sono fermato qui solo per pranzare; adesso vado e non ci incontreremo più … “

“Peccato! Non mi capita spesso di discutere con tanta enfasi; resti in zona per molto?”

“Le prenotazioni sono fino a domani, venerdì; sabato e domenica sono libero di gestirmi il tempo; lunedì mi faranno sapere se devo spostarmi; perché lo vuoi sapere?”

“Mi dispiace interrompere qui una litigata che mi fa stare bene; hai già impegni?”

“No; se hai delle proposte, son qui a sentire … “

“Beh; se ti va, domani sera, a fine turno, possiamo vederci qui, cenare e andare da qualche parte a bere qualcosa per chiacchierare e continuare a litigare … “

“Ok, ci vediamo qui in mensa domani alle sette; pensi di andare in un posto elegante? Che so, giacca e cravatta?!”

“Sei matto?! Sei bellissimo così!”

“Non esagerare coi complimenti; divento presuntuoso e mi pavoneggio!”

“Visto che tu non ti sbilanci … “

“Non ti dicono i miei occhi che sono affascinato?”

“Si; ma preferisco sentirmelo dire, anzi sussurrare in un orecchio … “

“Messaggio ricevuto … “

Si trovarono come da intesa e cenarono insieme alla mensa operaia; poi Silvana lo condusse al bar che frequentava di solito e immediatamente si precipitò tra le braccia di alcuni di loro, tra sbaciucchiamenti e palpatine; Ottavio si andò ad appollaiare su uno degli ali sgabelli al bancone; fu immediatamente accostato da una bella ragazza bruna, decisamente peperina nei comportamenti, che gli chiese con chi fosse e lo invitò da appartarsi in bagno.

“Sono venuto con Silvana; non credo di potere sparire così ... “

“Sparire!? Tanto per cominciare, lo sai dov’è adesso?”

“Era qui, ma non la vedo più … “

“E’ in bagno a farsi montare da dietro da qualche ragazzo beccato al volo; poi succhierà qualche uccello, poi si farà montare da qualcun altro; prima di andare in discoteca, farà il pieno; poi si scatenerà in discoteca e, fino a domani mattina, beato chi la vede … ”

Si rese conto con una rapida occhiata che effettivamente molte coppie sparivano in separé, angoli apparati e bagni; accettò la mano della ragazza e la seguì docilmente in bagno; con mosse decise, aprì una delle cabine e lo tirò dentro; dalla parete divisoria si sentivano gemiti decisamente di copula; si fermò interdetto; la sconosciuta, che si presentò come Dora, gli fece cenno che la sua amica era nella cabina a fianco che succhiava l’uccello ad un amico comune; habitué di quell’esperienza.

L’avvolse in un bacio tentacolare e notò la sorpresa dell’altra; le spiegò che la sveltina non era nelle sue corde e che, se non stabiliva almeno un contatto umano, non ce n’era per nessuno; l’altra gli fece osservare che il bagno non poteva essere requisito a lungo, ma che potevano anche lasciasi andare ad un minimo di passione; quando sentì la mazza di lui premere contro la vulva, decise che gli altri potevano aspettare e ricambiò il bacio con una passione straordinaria, per le sue abitudini.

Ottavio prese a baciarla su tutto il viso per tornare sulla bocca e succhiarle ancora la lingua come fosse un piccolo fallo, le leccò e mordicchiò le orecchie; Dora si sentì sollevare in paradiso; quando scese sulla gola e sul petto, lei allungò vogliosa una mano e prese il fallo che sentì duro e grosso come desiderava; lui le succhiò a lungo i capezzoli; sull’onda della libidine che le aveva scatenato, lei aprì il pantalone, sfilò il fallo e lo masturbò freneticamente.

Infilata una mano sotto la minigonna, lui incontrò un minuscolo perizoma, spostò semplicemente le fettuccia di stoffa e infilò un dito in vagina masturbandola con sapiente violenza; squirtò quasi immediatamente, sollevò una gamba sulla tazza del water, si infilò la bestia dentro e la risucchio coi muscoli del canale; preso dalla libidine, lui la colpì duramente sul pube e le versò nell’utero una serie infinita di spruzzi di sperma, che lei accolse con urla contenute dal bacio sensuale di lui.

Quando il sesso sgonfio scivolò via dalla vagina grondante, lei si abbassò di colpo e lo prese in bocca; dapprima, si limitò a leccarlo tutto per riprendersi, quasi, gli umori che aveva scatenato e le tracce di sperma che portava dalla copula; insistette a lungo finché il sesso riprese forza e volume; si girò di spalle, si appoggiò con le mani al water e portò la cappella all’ano, chiaro segno di desiderarlo nel retto.

Ottavio non la fece soffrire; guidò l’asta a penetrare nel canale rettale, ben aduso a certe penetrazioni; le afferrò i seni per aiutarsi a spingere e la penetrò analmente con forza; Dora lo teneva stretto a se portandosi le mani dietro e spingendo la schiena contro il ventre per accertarsi che la penetrazione fosse totale; lo fermò per qualche minuto mentre i muscoli rettali mungevano l’asta; non si fermò finché non eruttò il secondo orgasmo; si fermarono, lui si ricompose e uscì; lo seguì poco dopo.

Erano stati via poco più di mezz’ora; non vide Silvana nella sala, ma sbucò all’improvviso da alcuni divani posti nell’angolo, mentre si ricomponeva il vestito largamente sgualcito.

“Dov’eri finito?”

“Lo chiedi a me? Ti sembra elegante invitare un uomo a cena, farsi accompagnare al bar e sparire decine di volte in bagno per farti sbattere a ripetizione da sconosciuti?”

“Non siamo qui per essere eleganti; sono qui per fare sesso e ne faccio quanto mi pare; d’altronde, sei libero di fare altrettanto anche tu, se ti riesce; ma addirittura mi pare di capire che ti piace vedere che mi apparto con dei maschi e sai che non lo faccio per andare a recitare il rosario ma per copule vaginali ed anali e per succose fellazioni; peccato non averti potuto invitare a guardare mentre lo facevo; sono convinta che proprio quello ti piacerebbe.”

“E’ evidente che siamo di galassie differenti; le tue convinzioni infilatele dove vuoi; non sono per le sveltine che sembrano interessarti per il numero più che per la qualità; copula anche con un esercito schierato, se vuoi battere il record di rapporti in un’ora, nel bagno di un bar; mi dispiace essermi fatto coinvolgere in questa serata per me assurda; mi consolerò pensando che altrimenti avrei dovuto chiudermi in un hotel e guardare un film insipido.”

Dora venne vicino e gli chiese se potesse accompagnare lei e qualche amico con la sua macchina alla discoteca dove erano diretti; un amico munito di auto aveva dato forfait.”

Silvana scattò come una belva ferita.

“Senti, bella; Ottavio è qui con me e accompagna me, al massimo, non una che neppure lo conosce.”

“Strano; mi risulta che non era neppure tra i dieci che ti sei fatta nel bagno e nei separé; invece nel bagno dei disabili, mi ha conosciuto benissimo, anzi mi ha posseduto davanti e dietro, sopra e sotto … “

“Che stai dicendo? Hai copulato con lui il tempo per fare tutto questo? … “

“Si; scusami, Ottavio; ho capito che non ami le sveltine e che avresti avuto voglia di un maggiore conoscenza; ma i bagni servono a tutti; se ti va ci organizziamo e in un altro momento mi andrebbe proprio di fare sesso con te, con la passione e il sentimento che ci sai mettere; mi hai dato la più bella copula che io ricordi.”

“Quindi hai copulato con Dora?”

“Ti ho chiesto da chi ti sei fatta sbattere? Ragazza, la libertà non è un tuo monopolio; faccio quel che ritengo giusto!”

“Va bene, vuol dire che ti manderò uno dei ragazzi che soddisfi le tue voglie omosessuali! … “

“E’ la seconda volta che mi offendi; peccato che un serata prevista di amicizia e di passione si stia trasformando in una  stupida lite con una ninfomane! … Dora, chi viene con noi?”

Caricò in macchina la ragazza ed un’altra coppia; si accodò alle altre due auto che marciavano con loro; raggiunta la discoteca, i tre si precipitano verso la pista da ballo; vide Silvana fiondarsi al centro e dimenarsi lussuriosamente ; la misero al centro e si strofinarono quasi copulando in piedi; lui andò a sedersi su uno sgabello al bancone.

Venne avvicinato da una estranea al gruppo nella quale stentò un poco a riconoscere una giovane sposa alla quale aveva sistemato il frigo proprio quel mattino.

“Ciao, tecnico … “

“Ciao … Angela … se non ricordo male … “

“Ricordi il mio nome?”

“Mi ricordo molte cose di te, compreso il nome … Tuo marito è qui?”

“No, ha il turno di notte ed io mi annoiavo da sola a casa … non potresti fare un poco di manutenzione anche a me, stanotte?”

“Ma in macchina con me ci sono alcuni ragazzi!!!!!”

“Già! Poi, intorno alle due, quando tu non reggerai più, ti avvertiranno che tornano con qualcuno altro; al massimo, rientri all’alba e stai certo che li trovi qui a ballare o a fare sesso!”

“OK, andiamo pure!”

Uscirono e lui chiese se doveva avvisare qualcuno; gli sorrise e lo rassicurò che non c’era bisogno; non ebbe difficoltà a trovare la strada per andare a casa di lei, visto che c’era stato proprio quella mattina; nel breve percorso, ebbe il tempo di osservarla ed accorgersi che era l’opposto della mogliettina mansueta, in abbigliamento ‘casereccio’, che lo aveva perseguitato per scegliere la posizione degli elettrodomestici; non aveva capito i segnali che gli mandava la femmina che celava in se.

Parcheggiò a qualche distanza e lasciò che lei si avviasse, perché non sarebbe stato prudente marciare insieme; l’androne e le scale erano deserti; l‘ascensore era ermeticamente chiuso e finalmente poté prenderla tra le braccia e baciarla; la bocca era piccola, tenera, dolce, forse poco idonea alla fellazione; le natiche compatte, quasi aguzze, erano morbide e gradevoli; il seno compatto e non grande si schiacciava volentieri contro il torace; la sentì vogliosa, pronta; si staccò malvolentieri quando arrivarono al terzo piano.

Mentre lo guidava alla camera, si stava già spogliando; arrivò al letto in reggiseno e un tanga minimo che sottolineava, senza coprire niente, la vulva asciutta, stretta, quasi verginale, e l’ano; le strisce di stoffa si erano perdute tra le natiche e nelle grandi labbra; le passò lussuriosamente le mani su tutto il corpo, mentre la baciava appassionatamente; lei si staccò con un gesto, si sedette e abbassò, insieme, pantalone e boxer; il sesso le balzò in viso stupendola; lo afferrò e leccò la punta.

Fu lui, però, a stupirsi, quando vide la boccuccia, che aveva ritenuto inadatta, aprirsi e ingoiare letteralmente il ‘mostro’ fino a raggiungere con le labbra la peluria del pube, resistendo a conati e minacce di soffocamento; evitò di spingere per non crearle difficoltà, ma fu lei a dare corpo a un movimento di vai e vieni che era un’autentica copula in bocca, accompagnata dalla lingua che percorreva tutta l’asta; si staccò, ma solo per leccare il sesso tutto intero e i testicoli, che prese in bocca uno per volta.

Si godette la fellazione per un tempo lunghissimo; lui fu costretto a frenare l’orgasmo più di una volta; finché decise di prendere l’iniziativa; le sfilò la mazza dalle labbra e la spinse supina sul letto; le abbassò delicatamente il fragile indumento e scoprì la vulva tutta intera; si accosciò in devozione e prese a succhiare, leccare, titillare vagina e ano, infilando le dita dentro e manipolando con sapienza; aveva una consistenza quasi verginale, la vagina, segno che non era abituata a copulare molto.

Angela si godé a lungo le manipolazioni, le leccate e i titillamenti di lui su tutto il sesso; poi lo fece staccare, lo spinse supino in mezzo al letto e si piazzò a sessantanove su di lui afferrando di nuovo il sesso in bocca; intanto si dispose in modo che lui avesse davanti il sedere e la vulva a portata di bocca; per evitare che la doppia sollecitazione frenasse ambedue le funzioni, gli bloccò la testa tra le cosce e si dedicò alla fellazione con tutta la passione che sentiva arderle dentro.

Di colpo, si bloccò, allentò la stretta della testa e Ottavio capì che era il suo turno di farla godere leccando profondamente il sesso e infilando in vagina e nell’ano le dita, per titillarla; sentì gli orgasmi iniziali scaricarsi sul sesso dalla bocca che salivava abbondantemente e lo lubrificava; lo squirt lo colpì direttamente sulle lingua; lei non poteva urlare perché il sesso in bocca le bloccava la voce; ma i fremiti del suo ventre, le pulsioni della vulva e la bocca che versava saliva dai lati gli dicevano che godeva infinitamente.

Si fermarono esausti; lei ruotò sul suo corpo e si sdraiò a fianco, abbracciando il corpo disteso; lui si chinò sul petto e le succhiò amorevolmente i capezzoli appena evidenti sulle aureole rosa del seno piccolo e compatto ma dolcissimo; erano entrambi stanchi e decisero di concedersi una piccola sosta; quasi senza volerlo, dolci moine scattarono a suggellare un rapporto adulterino, fatto di solo sesso, ma condito con tanta passione e sentimento da apparire amoroso.

Poi Angela decise che lo voleva sentire nel ventre; lo spinse per i fianchi finché lui le montò addosso, si inginocchiò tra le cosce ed appoggiò la punta del fallo alla vagina; lei abbracciò i lombi con le gambe e intrecciò i piedi dietro la schiena; spingendo il bacino verso l’alto, si penetrò seguendo con lussuria i centimetri di mazza che la penetravano dove mai era stata violata; il leggero fastidio che la mazza troppo grossa le procurava era alleviato e compensato largamente dal piacere che la inondava.

Ottavio si godé la copula e lasciò che fosse lei ad impossessarsi del sesso; il piacere che gli davano i muscoli attivi della vagina era indicibile; era felice di sentirsi posseduto dal calore di una donna apparentemente minuta ma capace di esaltanti manovre sessuali; quando lei glielo chiese a gran voce, cominciò a cavalcare con immenso gusto e sentì che ogni colpo era per lei fonte di intenso piacere; non avrebbe voluto eiaculare, ma lei lo stimolò, col corpo e con la voce, finché sentì lo sperma spruzzato nell’utero.

Si abbatterono di nuovo sul letto quasi svuotati; ma Angela era pronta a riprendersi; si sdraiò supina e lo invitò a sedersi su di lei, piantandosi il sesso tra i seni; lui capì che voleva farlo eccitare con una spagnola e si preparò a godere fra i piccoli seni che lei schiacciava contro la mazza che scivolava lieta fra i piccoli globi; lui spinse finché la cappella raggiunse la bocca e lei fece concludere la spinta tra le labbra unendo la fellazione alla copula tra i seni.

Mentre ancora stavano godendo ambedue nella nuova posizione, Angela gli chiese se era disposto a violarle l’ano; era abituata a prenderlo nel retto da suo marito; ma si era resa conto che la mazza di Ottavio era di ben altra dimensione; prese dal comodino a fianco al letto un tubetto di gel e glielo consegnò pregandolo di prepararla bene e di farle meno male possibile; Ottavio la mise carponi e leccò dolcemente e profondamente il perineo, infilando la punta della lingua sia in vagina che nell’ano.

Per prepararla al meglio alla penetrazione anale, infilò due dita e le fece ruotare; ungendole con il gelo, portò le dita a tre e si rese conto che lei partecipava appassionatamente ai preparativi e si lasciava sfondare volentieri, per ora con le mani; unse amorevolmente l’ano e il canale rettale; le diede qualche indicazione per facilitare lo stupro; passò il gel su tutta l’asta, accostò la punta all’ano e spinse; si bloccò quando lei si lamentò per lo sfintere che resisteva; poi la penetrò con forza.

Gli chiese di fermarsi per lasciare che il retto si abituasse all’ingombro, poi lo incitò a spingere e a sfondarla; lui lo fece con dolcezza, quasi con amore e, quando sentì che il randello era tutto dentro, fino ai testicoli, tirò a se le natiche perché gli riempissero il ventre; afferrò i piccoli seni e li usò per fare leva mentre la sbatteva dolcemente nel retto; si sentirono fusi in un solo corpo e si diedero tutto il piacere possibile in un rapporto anale; l’orgasmo di lui fu la conclusione degna di una copula immensa.

Quando lui si sfilò dolcemente, più delicatamente di come è entrato, dall’intestino, lei ebbe la sensazione di essere stata svuotata della passione che l’aveva riempita; andò in bagno e si sentì che lavava via le scorie dal corpo; tornata a letto, si accoccolò e lo baciò dolcemente su tutto il corpo; andarono avanti per alcune ore; verso le tre, lei lo avvertì che il marito sarebbe tornato poco dopo le sei e cedere al sonno poteva esporla a rischi assai alti; lui decise di tornare in discoteca e andò via.

La ‘banda del bar’ non si era ancora organizzata per il rientro; Dora gli si avvicinò e gli chiese cosa avesse fatto per tutta la notte; la rassicurò che era stato meravigliosamente e le suggerì di scegliere chi viaggiava nella sua macchina; Silvana reclamò il suo diritto ad essere riaccompagnata, visto che erano usciti insieme; lui la guardò con aria di compatimento e lei si scusò.

“Forse ho sbagliato a non dirti che, arrivati al bar, eravamo liberi da impegni … “

“Per questo, se trovi chi ti riporti a casa, per me va benissimo …. “

Per quanto risentita, lei si sedette al posto del passeggero; altre tre ragazze si sedettero sul sedile posteriore e diedero il via ad un cicaleccio nutrito per celebrare le imprese sessuali realizzate nella notte di follia; una delle tre chiese ad Ottavio cosa avesse fatto, visto che non risultava avesse copulato con nessuna di quelle del gruppo; lui si limitò a sorridere ed a badare alla guida; Silvana tornò alla carica con le sue convinzioni.

“Hai trovato un ragazzo ben dotato che ti ha sbattuto a dovere o ti sei limitato a spiare noi che copulavamo allegramente?”

“Silvana, un principio di libertà è rispettare quella degli altri; io non ti chiedo che hai fatto tu; per favore, rispetta la mia privacy … “

“Scusami, credevo fossimo amici … “

“Hai raccontato agli amici tutte le tue copule?”

Stette zitta per tutto il percorso; scaricarono le altre tre lungo il percorso; arrivarono a casa di lei; lui parcheggiò e aspettò che lei scendesse; non si decideva e gli chiese se per caso non volesse riposare qualche ora sul divano di casa sua; sapeva che, a quell’ora, non gli sarebbe rimasto che dormire in macchina; in fondo, era stata lei a trascinarlo in quella situazione; Ottavio accettò, prelevò la sua ventiquattrore e la seguì in casa.

“Non avevi detto che non ricevevi maschi in casa tua?”

“Nel letto per copulare, non in casa per riposare; ti offro solo un posto per dormire, non di fare sesso con me.”

“Io non faccio mai sesso bruto … “

“Io invece vivo di sveltine; siamo molto diversi, in realtà … E poi continuo a credere che sei cuckold e omosessuale … “

“Ho già realizzato che per te le tue convinzioni sono ‘La Verità’ e le opinioni degli altri non contano … “

“Quello è il divano per te … “

Lei andò in bagno e si sentì lo scrosciare della doccia; uscì poco dopo avvolta in un accappatoio.

“Tu non senti il bisogno di farti una doccia?”

“L’ho fatta un’ora fa … “

“Dove?”

“Ancora indaghi; se questo è il piano su cui vuoi stabilire la comunicazione, ti saluto e dormo meglio in macchina … “

“No no, scusa; ho sbagliato ancora a voler capire … Mi dici se sei omosessuale?“

“Perché non ribaltiamo il concetto e sei tu a sperimentare se sono abbastanza etero?”

“Mi stai chiedendo di fare sesso con te?”

“Io non faccio sesso; faccio l’amore; ma questo concetto ti è estraneo; se andiamo di là te lo spiego concretamente; in fondo, uno in più o in meno, che differenza ti fa, dopo una notte ‘brava’ come quella che hai vissuto?”

“Io non faccio sesso nel mio letto … “

“E allora ti tieni il tuo interrogativo … “

Silvana si ritirò piccata in camera; lui si stese sul divano e si tirò addosso il lenzuolo che lei gli aveva offerto; stava per prendere sonno, quando sentì che il sesso era stimolato da qualcosa; alla scarsa luce di una finestra socchiusa vide lei china sul suo ventre che lo stava sottoponendo ad una saporosa fellazione; le prese la testa e le accarezzò il viso; la bloccò per un attimo e a gesti le indicò di rallentare il ritmo della copula in bocca.

“Piano, non forzare … lecca tutta la cappella … così … ora passa la lingua sull’asta e scendi sui testicoli … prendili in bocca uno per volta ma intanto masturba l’asta … brava … hai una bella bocca per fellazioni … sei in gamba ma troppo tecnica … si vede che non ci metti passione, sentimento o desiderio … sei una specialista fredda e senz’anima … “

“Come mai sei così eccitato se sono fredda e senza passione?”

“Sto operando un transfert, ragazza mia; tu succhi con molta abilità, ma io, mentre do a te il sesso, dedico il sentimento a quella che qualche ora fa mi faceva godere con la bocca perché ci metteva tanto amore … Le sensazioni sono le stesse, ma lei mi faceva godere con il cuore, con la testa, prima che con il fallo in bocca.“

“Stai dicendo che, mentre fai sesso con me, in testa e nel cuore hai un’altra?”

“Scusami, ma tu sei una macchina che fa sesso e ne sono passati molti, per questo meccanismo; l’altra lo faceva con me, per me e godevamo tutti e due … “

“Maledetto; ma ti decidi a venire? A quest’ora, ne avrei svuotato almeno tre; tu non hai sperma da darmi? Sei anche impotente?”

“Mi dispiace, ma tu sei una cloaca in cui chiunque si può scaricare, una macchina per succhiare; io ho bisogno di passione, di attrazione, di sentimento, di amore se è possibile; se continui ad applicare la tua tecnica di fellatrice stiamo fino alla fine dei giorni ma non mi fai raggiungere l’orgasmo … “

“Chi è la donna a cui stavi pensando mentre godevi’”

“Ancora fai l’investigatrice? Non arrivi nemmeno a pensare che, se un uomo è corretto e gentiluomo, non rivela il nome della persona con cui ha fatto l’amore; questa donna, che è sposata, mi si è offerta con una verginità mentale che è stata straordinaria; mi ha dato le emozioni più belle da molti anni a questa parte … “

“Cristo, la ‘santarellina’; tu stamane sei andato a casa di Angela; lei era in discoteca poi è sparita come te; hai fatto sesso con Angela, ci scommetto; e lei così riservata, così perbenino che tutti la chiamano ‘santarellina’ ti ha dato l’amore di cui parli tu … “

“Silvana, mi hai esasperato con questi stupidi tentativi di riconoscere la mia partner di questa notte. Che ci guadagni, se anche scopri chi fosse? Migliora il tuo rapporto con me, col sesso o con l’amore? Perché non cerchi piuttosto di dedicarti a te, a noi se ti riesce, e fai, per una volta, sesso ma con un pizzico di sentimento, con un desiderio autentico, se riesci a provarlo?”

“Ti odio, maledetto! E’ questo che combatto, la sdolcinatura che nasconde la voglia di sopraffare; siete bravi, a fingere passione, sentimento, amore; ma solo per arrivare a schiacciarci e dominarci; preferisco essere io a farmi sbattere, ma senza amore, solo per fare scaricare qualche ormone; così almeno sono io a decidere e sento di dominare i presunti maschi.”

“Liberissima di fare quel cavolo che ti pare; ti sto solo avvertendo che perdi tempo con me; non ho ormoni da scaricare; al massimo, vorrei dialogare con una donna, anche attraverso il sesso; ma non voglio una femmina per scaricare nella sua cloaca un poco di sperma; ora fai quello che vuoi; sappi che sono capace di dormire anche mentre mi stai succhiando l’anima!”

Silvana se ne andò, piccata, nel suo letto; lui la raggiunse dopo poco, la abbracciò e la tenne stretta a se.

“Hai violato il mio letto; sei il solito maschio spietato che si prende tutto e non concede niente.”

“Scusami; vado via immediatamente … “

“No, stupido maledetto; adesso resti qui, mi tieni stretta e mi dai amore, tanto amore … “

“E tu?”

“Non voglio innamorarmi; ti do tutto il sesso che vuoi; aggrappati alla tua ‘santarellina’; io do solo sesso … “

La abbracciò teneramente e le carezzò la schiena tutta fino alla rotondità delle natiche che percorse lussuriosamente infilandosi nel vallo e stuzzicando l’ano; lei si protese, in attesa quasi che lui decidesse di penetrarla analmente; ma Ottavio aveva già spostato le mani sul davanti; aveva catturato i seni pieni, matronali e stava stuzzicando le aureole gonfie e i capezzoli ritti come chiodi; sentiva che la femmina era calda e vogliosa, ma era determinato ad evitare la penetrazione.

Afferrò la vulva a mano piena e titillò con le dita il clitoride che sentì ergersi duro in alto; lo sollecitò col tocco più delicato che gli riuscì di avere e sentì il suo respiro spezzarsi in un gemito lungo, indizio certo di un orgasmo raggiunto; la lasciò riposare accoccolata sul suo petto e le baciò i capelli e la fronte; lei si abbandonò alla dolcezza delle carezze, allungò una mano per prendere la mazza durissima e la sentì molto più grossa di quanto pensava.

“Hai un arnese meraviglioso qui … “

“Detto da te, deve inorgoglirmi per forza … “

“Perché?”

“Sei sicuramente una grande esperta di mazze … “

“Con quali elementi lo dimostri?”

“Ieri sera hai copulato con dieci falli diversi, da quel che dici; stasera è facile che farai lo stesso; se ogni fine settimana prendi venti sessi differenti, in un anno arrivi a prenderne più di mille, in dieci anni ne avrai assaggiati, se non diecimila, almeno molte migliaia, considerando che molti hanno fatto più volte il bis; una che ha provato migliaia di randelli, se ti dice che il tuo è notevole, sa bene quello che dice.”

“Con la mentalità del macellaio che pesa e valuta, è come dici tu; peccato che, alla fine, tutti i falli siano gli stessi, li uso allo stesso modo e li svuoto con lo stesso intento; solo quando slargano un poco la vagina o l’ano, mi accorgo che sono grossi; il tuo è il primo che mi soffermo ad osservare con lo sguardo, prima di averlo dentro; in un bagno qualsiasi, sarebbe già stato prosciugato da almeno due fellazioni e una copula; sei tu, ad essere rompiscatole e diverso.”

“Infatti, non lo farei mai in bagno; hai già dimenticato quello che ha detto Dora, dopo il nostro incontro in quello del bar?”

“Va bene; adesso cerchiamo di dormire; è stata una notte faticosa, per me.”

“Vado sul divano … “

“Col cavolo! Ormai sei qui e dormi con me; ma non azzardarti a penetrarmi in vagina o nel retto se non te lo chiedo io!”

“E’ vero; queste cose si fanno solo nei bagni e qui non siamo in un bagno pubblico … “

“Sei uno stupido che cerca di offendermi; ma sono troppo stanca; dormi, che è meglio.”

Erano le undici quando il telefono di Ottavio si mise a squillare; si precipitò presso il divano dove aveva lasciato le sue cose e rispose; era Angela che voleva solo salutarlo; il marito dormiva; era tornato, come previsto, dopo le sei; lei, quasi per tacitare il senso di colpa, lo aveva rovesciato sul letto e si era impalata sul sesso che non aveva avuto bisogno di stimoli per rizzarsi; aveva fatto l’amore con nella testa la notte trascorsa con Ottavio ed aveva goduto moltissimo, per lui e per il marito che la possedeva.

“So che devo dimenticare questa notte, ma non posso fare a meno di ripensare ogni momento vissuto.”

“Dove hai spedito la ‘santarellina? Hai già cancellato i doveri della moglie?”

“E’ stata Silvana a rivelarti il nomignolo, vero? Le hai detto per caso che la santarellina si è fatta sverginare da te dappertutto?”

Silvana, a sorpresa, aveva attivato il vivavoce e ascoltava tutto.

“Angela, ti prego di pensare attentamente a quello che è successo e a quello che ci diciamo; tu hai il mio numero; sappi che, in qualunque momento ne avessi bisogno, puoi chiamarmi e sarò per te l’amico più devoto che puoi immaginare; ma solo quello; tu ami tuo marito e l’ho bene sentito anche mentre facevamo l’amore; dimentica quello che è successo e pensa solo che hai un amico che è pronto a sostenerti; ma è meglio che ti rivolga a tuo marito, nei momenti brutti.

E’ con lui che devi avere sincerità, lealtà e chiarezza; solo se i problemi fossero proprio con lui potresti parlarne a me e stai certa che ti consiglierei al di là dei nostri sentimenti; insomma, conserva nella scatola dei ricordi una notte d’amore particolare e dedicati al tuo matrimonio.”

“Se avessi bisogno di manutenzione dei miei elettrodomestici, potrei convocarti un giorno che mio marito ha il turno di notte?”

“Puoi chiamarmi quando vuoi, te lo ripeto; e sono pronto a stare con te e fare l’amore quando vuoi; ormai è chiaro che siamo coinvolti; ma preferirei sentirti dire che hai totalmente recuperato la fiducia in tuo marito e che non hai più bisogno di trasgredire per essere felice.”

“Mi dispiace contraddirti, ma lui non mi farà mai cantare nel coro degli angeli, viaggiare su una nuvola e sentire suonare arpe; questo succede solo quando ci sono le condizioni ideali; con te mi è successo; non è colpa sua né tua ma neppure mia; è successo; se ne sentirò il bisogno, ti chiamerò e so che verrai a darmi una mano … e il resto. Dove sei, adesso?”

“A casa di Silvana; ho dormito sul divano … “

“Deve essere successo qualcosa di serio; Silvana aveva giurato che mai un uomo avrebbe passato una notte in casa sua … “

“E invece il maledetto ha dormito con me, nel mio letto, e non mi ha dato né sesso né un briciolo dell’amore che ha dato a te. Ci capisci qualcosa?”

“Ciao, Silvana; tu gli hai dato in cambio l’amore di cui ha bisogno?”

“Io ho proposto sesso per amore … “

“Lo scambio è impari; tu non puoi immaginare quanto valga un amore come quello che Ottavio sa dare.”

“Deve accettarlo, lo scambio; non voglio l’amante, il convivente o il marito; chiedo amore e sono pronta a dare sesso in cambio.”

“Scusami, ma tu il sesso lo dispensi a larga mano, a chiunque, in un bagno; non puoi sperare che ti dia merce preziosa in cambio di quel che tutti possono prendere senza permesso … “

“Se mi ama, deve accettare che io gli dia quello che posso … “

“Ma io non ti amo, come te lo devo dire?”

“E io non ti credo, come te lo devo ripetere?”

“Perfetto; un rapporto che si dovrebbe fondare su lealtà, chiarezza e sincerità, nel tuo caso nasce su una sfiducia completa; non credi sia il caso di ripensarci?”

“Va bene; poniamo che non ci amiamo; possiamo comunque vivere qualche momento, diciamo, di intimità, mentre facciamo la nostra vita? Io mi sbizzarrisco nel fine settimana, lo sai; puoi essermi compagno per il resto della settimana, al tuo modo, senza impormi di ricambiarti come vuoi tu?”

“Perché dovrei accettarti e non dedicare quelle sere ad amori vero, come Angela?”

“Ottavio, perché io non potrei dedicarti che briciole del mio tempo, da destinare tutto a mio marito; perché dovresti correre da un letto all’altro, da un amore all’altro, mentre con Silvana avresti la certezza di un riferimento solido ed anche io, come le altre, possiamo essere certe che troveremmo te quando lo desiderassimo; ti conviene restare con Silvana; bada, non mi piace e ne soffrirei, ma a te andrebbe molto bene che la lasciassi fare e ti sbizzarrissi a modo tuo.”

“Come vedi, il buonsenso femminile è dalla mia parte … “

“Quindi dovrei copulare a modo tuo e lasciarti fare nei fine settimana … “

“Se fossi io a dovere accettare i tuoi tradimenti anche quotidiani lo troveresti più di buonsenso?”

“OK; proviamoci qualche settimana; poi valuterò.”

“Angela, scusami ma adesso vorrei finalmente assaggiare anche io questo fallo di cui mi avete parlato con tanto entusiasmo; ci vediamo venerdì prossimo, in discoteca?”

“Non so se manterrò l’abitudine della discoteca; forse sceglierò l’amore di mio marito e dei miei trasgressivi amanti possibili; non ho più l’età e la condizione per le discoteche; comunque, ci vediamo. Ciao. Ottavio, ti abbraccio con tanto amore; spero che ci troveremo ancora a rotolarci nel letto e nell’amore; ne ho tanto bisogno … ancora.”

“Ciao, amica dolcissima; arrivederci presto.”

“Mi fai finalmente assaggiare questo fallo di cui tutte parlano con entusiasmo?”

Tornarono a letto ancora nudi come si erano addormentati e Silvana si sedette sul bordo con l’intento di succhiare l’uccello; lui la spinse sul letto e le salì addosso; frenò la mano di lei che intendeva guidare il sesso alla vagina e le impose di stare ferma per un poco, appoggiò l’asta tra le cosce, rasente la vulva; le prese un capezzolo fra le dita e lo stimolò, mentre afferrava la testa e la travolgeva in un bacio di grande lussuria; Silvana era alquanto sconcertata.

“Intendi fare sesso tra le cosce, come i ragazzini?”

“Io ho un ricordo meraviglioso di quella esperienza fanciullesca; e tu?”

“Succhiavo uccelli e li masturbavo prima di pensarci; mi sverginarono ano e vagina senza che avessero mai provato a fare sesso fra le cosce; non so neppure che sapore o che senso possa avere fare una cosa così ingenua.”

“E’ inutile allora che ti dica che ha il senso e il sapore degli anni migliori, dei primi ormoni impazziti delle infinite masturbazioni, del desiderio del sesso completo perennemente insoddisfatto, della possibilità di sentire la carne viva di una ragazza sulla mazza dura per ore e ore fino a fare male; ha il sapore della freschezza, dell’inesperienza, dell’amore che sboccia ma che forse appassirà; ha il sapore del mondo che non ritorna; è il surrogato di una ingenuità che non esiste più.”

“Tu scegli di farti odiare ogni volta che apro la bocca; non bastava che mi dicessi queste considerazioni? Come faccio adesso a dirti che mi stai restituendo un aborto, una castità da difendere che non ho mai preso in considerazione? Come ti spiego che stai scavando dentro di me la ragazzina che non sono stata e che mi fai tornare ad essere mentre sono nuda su un letto, in una casa mia, adulta adultera, infedele, troia e tutto quello di peggio che pensi di me?

Non posso fare altro che odiarti quando mi sbatti in faccia quello che ad altre proponi con estrema dolcezza; ho bisogno anch’io di un bagno nel passato, di una chimera da intuire, visto che non posso più inseguirla; ho bisogno anch’io di sentirmi all’improvviso vergine di fronte ad un donnaiolo che vergine non è lo è più da decenni; perché continui a sbattermi in faccia come colpa quelli che sono stati errori infantili, di ingenuità, di stupidità?”

“Sembra quasi che tu stia cercando di dire che ti stai innamorando … “

“Non di te, imbecille; di me, di una ragazzina che non è esistita e che avrei dovuto difendere, da sola in mezzo a bestie che cercavano sangue vergine; si, mi sto innamorando di me e di te, che questo sentimento scateni con fredda determinazione, non con l’amore che ho sentito nella voce di Angela; stasera reclamerò il mio diritto ad essere libera e di copulare con quanti e con chi mi va; ma in questo momento, perché non mi concedi la sosta di essere una bambina col suo primo amore?”

La tacitò con un bacio lunghissimo a cui lei rispose con altrettanto sentimento; diresse delicatamente il glande all’imbocco della vagina, sempre soffocandola in un bacio interminabile; quando avvertì che lei stava per spingere il sesso in fondo, la frenò e si bloccò con la cappella che aveva appena penetrato la vagina; le accarezzò i fianchi, i seni, il viso; percorse con la bocca tutto il volto, seguendo il profilo con piccoli baci.

“Non penetrarti con violenza, in un sol colpo; lascia entrare il sesso poco per volta, attiva i muscoli interni e carezzalo dentro, come se fosse una vagina vergine, giovane, che viene invasa da un corpo estraneo; sii tu ad impossessarti dell’asta e non lei a penetrarti a forza; se riesci a seguire il percorso con la testa, col cuore, coi muscoli, avrai un orgasmo vaginale; quando la punta toccherà l’utero, l’orgasmo diventerà uterino e, se ti accarezzi il clitoride o lo lasci fare a me, esploderà quello clitorideo.”

“Cavolo, è vero; non sei tu a penetrarmi; sono io che succhio dentro il mio ventre la tua mazza e la dirigo dove voglio; sto godendo di vagina, è vero; adesso spingo lentamente; e godo ancora, con l’utero o con la testa che lo attribuisce all’utero, non lo so; masturbami tu, ti prego fammi godere col clitoride, fallo ora, con amore, con tutto l’amore che puoi … “

Esplose davvero, in un orgasmo violento che nasceva dalla combinazione delle tre sollecitazioni; lui si sentì allagato dallo squirt ma era felice che, finalmente, Silvana godesse sul serio e non si facesse sbattere come era solita; si fermò con l’asta piantata duramente in vagina e la accarezzò su tutto il corpo, dalla gola alle anche, dovunque potesse arrivare senza sforzo, senza farla muovere dal languore che l’aveva presa.

“Come stai?”

“Benissimo; ho goduto come non mai; è vero; passione e sentimento aggiungono molto a una copula, ma io stento ancora a convincermene e non recedo da certe mie opinioni; tu come mai con hai eiaculato?”

“Se non l’hai capito, ho avuto una lunga e pesante notte con Angela; non so quante volte ho avuto orgasmi ed eiaculato; è naturale che sia un poco spompato, adesso; ma mi pare che sono riuscito a farti godere … “

“Si, perché tu, anche se lo neghi recisamente, sei un cuckold … “

“Silvana, ti spiego una cosa ma una sola volta; se non vuoi capire è solo colpa tua. Essere cuckold non è una malattia che si contrae ma una scelta che si fa; un cuckold è un uomo innamorato di una donna al punto che ama di lei anche gli orgasmi che le sono provocati da un altro maschio, un bull o toro, che puoi anche indicare come caprone o stallone, che la montano; il cuckold ama talmente quella donna che gode di vederla godere.

Sente la sua goduria come propria e arriva a farsi schiavo di lei e dell’amante di turno, giunge persino a succhiare il membro del maschio per prepararlo alla monta e a farsi slave, schiavetto di lei, leccandole persino lo sperma che nella vagina ha scaricato il bull, senza contare le perversioni che portano alle peggiori umiliazioni; non sono innamorato di te e certamente non fino al punto da farmi calpestare per amor tuo; lo capisci o devo dimostrartelo mandandoti al diavolo quando ti fai sbattere?”

“Può darsi che sia come tu dici; allora come definisci il fatto che conti le mie copule con gli altri?”

“Io non conto un cavolo; ho sentito che te ne fai dieci per sera, ma non ho contato niente; ero con Angela, quando ti facevi sbattere in discoteca; ero con Dora quando lo facevi nel bar; sei tu che ti illudi che io ti controlli; forse la cuckold sei tu che vorresti vedermi slave ai tuoi piedi; ma questa soddisfazione non l‘avrai mai.”

“Allora, visto che fai il professorone, come definisci il fatto che mi fai il conto delle copule annue e che guardi mentre vado a copulare con altri? Sei solo un povero cornuto?”

“A trent’anni, sei ancora un’imbecille che fa sesso in tutti i modi e non conosce nemmeno i termini elementari? Cara la mia cretina congenita, le corna si fanno a una persona, maschio o femmina, che sia legata a chi le fa da un rapporto giuridicamente riconosciuto; insomma, per essere cornuti, bisogna essere fidanzati o mariti, padri o fratelli o zii; quale rapporto riconosciuto c’è fra te e me per cui mi debba sentire cornuto perché copuli nei bagni?”

“Ciò non toglie che mi sento osservata da quando sei entrato nella mia vita … “

“Senti, ragazza; tu veramente dai i numeri, qualche volta; io ti ho incrociato per caso l’altro ieri a pranzo e ti ho visto solo ieri sera fare spietatamente la troia; quando cavolo avrei potuto controllarti? Ti ho guardato? Al massimo sarei un voyeur o un guardone, che non ha nessuna caratteristica significativa; è solo il gusto di ammirare il bello; ma ora mi sono rotto dei tuoi stupidi interrogativi; mangiamo qualcosa?”

Imbastirono un piatto di pasta e andarono a riposare; lei tentò un nuovo approccio, ma lui era davvero esasperato e la pregò di rinunciare; lei si ritrasse risentita; poi tornò alla carica.

“Io stasera faccio il solito itinerario, bar e discoteca; mi accompagni, anche se vado a farmi sbattere da una decina di sconosciuti?”

“Nessuna difficoltà ad accompagnarti al bar; poi però, se mi dai il duplicato delle chiavi, torno a casa oppure vado in giro; comunque, non vengo, all’alba, a prenderti alla discoteca; ti fai dare un passaggio da uno dei tanti coi quali copulerai.”

Non era serena l’atmosfera, mentre lui l’accompagnava al bar dopo una cena veloce; Silvana era incavolata nera perché si sentiva continuamente messa all’angolo dalla logica serrata di lui; Ottavio era fortemente spazientito dall’arroganza di lei che imponeva come Verbo le sue opinioni spesso fondate sul nulla; parcheggiò come al solito e si avviarono al bar; lei non impiegò un minuto a lanciarsi urlando nel gruppo festante degli amici; lui agganciò Dora e se la portò in disparte.

“Sei sempre dell’idea di realizzare più compiutamente l’esperienza che abbiamo accennato nel bagno del bar?”

“Quando puoi, quando vuoi.”

“Che ne dici di adesso?”

“Non ti fermi con gli altri?”

“Io no; e tu?”

“Andiamo!”

Per un momento si fece scrupolo di avvertire Silvana; la cercò e la vide che si avviava al bagno con uno sconosciuto; le fece segno che voleva pararle; lei gli mostrò le corna e tirò dritto.

“Andiamo, cara; Silvana non vuole nemmeno essere avvertita!”

“Ho visto; peggio per lei.”

Andarono a casa di Silvana; Dora un poco si meravigliò delle novità, perché mai un uomo aveva avuto le chiavi della casa della sua amica; l’idea poi che dovessero fare sesso, anzi l’amore, lei e Ottavio, proprio nella casa di Silvana quasi la stordiva; in realtà, gli interrogativi sparirono appena la porta fu chiusa e lei si sentì immediatamente travolta dal vortice di passione che aveva solo intuito nel bagno e che ora sentiva esplodere dentro e intorno a se.

Andarono direttamente in camera; lei, dopo essersi rapidamente spogliata dei pochi indumenti che indossava, si andò a sedere sul bordo del letto per succhiare l’uccello fino alla consunzione; ma Ottavio era di tutt’altro parere e la spinse immediatamente al centro del letto, le allargò le cosce piegando in alto le ginocchia e si fiondò sulla vulva spalancata; cominciò il suo percorso, con le dita e con la lingua, su grandi e piccole labbra che mandava subito in estasi; frenò i movimenti di lei.

Dora avrebbe voluto partecipare con la bocca alla copula e attivare per lo meno un succoso sessantanove; ma lui aveva in mente un cunnilinguo da sballo e le bloccò i movimenti obbligandola ad accettare le sue leccate e i suoi titillamenti su tutto il sesso; partiva dal retro delle ginocchia, percorreva l’interno coscia e approdava su una delle grandi labbra; ricominciava da capo, sull’altra coscia, e arriva fino alla vulva.

La ragazza si torceva e gemeva per il piacere finanche troppo intenso che la travolgeva; lui si dedicava alle grandi e alle piccole labbra; leccava, succhiava, mordicchiava, titillava con le dita e le strappava orgasmi a ripetizione; quando aggredì il clitoride, le urla di lei andarono fino al cielo; il piacere più intenso che avesse mai provato si scatenò dal ventre ed esplose in getti di umore che culminarono in uno squirt; Ottavio ingoiò tutto e implacabile la leccò alla morte.

Dora strinse con forza le cosce e bloccò il movimento della testa di lui che rimase inchiodata; si rilassò e lo sollevò dal ventre tirandoselo addosso; era lei adesso, che sentiva l’esigenza di essere stimolata altrimenti; portò la bocca sui capezzoli e lasciò che lui li martirizzasse, con le dita, con le labbra, coi denti, godendosi il piacere infinito che ne ricavava; stremata anche da questa stimolazione, lo tirò verso la bocca e si baciarono con passione ardente.

“Non te la prendere, per favore; ma in questo momento non posso nascondere che ti amo, perfino; mi stai facendo andare in paradiso!”

“Ero convinto che fossi della specie di Silvana, sesso bruto senza sentimenti e lasciarsi andare alle copule più strane … “

“A parte il fatto che è chiaro a tutti che solo Silvana ha una certa visione della libertà sessuale, credo di essere in grado di cogliere la differenza tra le copule selvagge, come le ama lei, e quelle leggermente osé che piacciono a me; lei è capace di passare dieci amanti provvisori in una serata; io se arrivo a tre faccio uno strappo alle mie convinzioni; lei ha perfino paura del verbo amare e dei suoi derivati; io ti chiamerò amore, in questi momenti, perché è quello che provo.

Non ti chiedo di essere l’uomo della mia vita; il bancario che mi sposerà e che sarà il più bel cornuto borghese del mondo è stato già deciso da tempo e non voglio venir meno alle promesse fatte ai miei genitori; ma di fronte ad un gesto d’amore come quello che hai appena compiuto, non puoi impedirmi di chiamarti amore, almeno finché saremo insieme in questo letto; poi torneremo ad essere solo cari amici; piuttosto, mi dai spazio per farti fare io l‘amore come piace a me?”

“Amore, come vedi non esito a dirlo anch’io, io sono qui, il mio sesso è ancora in attesa che tu lo liberi dai vestiti; poi hai facoltà di fare quello che desideri; io volevo mangiare il tuo sesso, cibarmene fino all’indigestione; non ci sono ancora arrivato ma la notte è giovane e lunga … “

Dora lo schiacciò sul lenzuolo, gli sfilò insieme pantalone e boxer; lui si tolse la maglietta e restò nudo; lei si chinò sul ventre ed assaporò con la punta della lingua il glande che già cominciava ad inumidirsi di precum; giocò intorno alla cappella, strinse le labbra a cuoricino e spinse l’asta in bocca, quasi facendola forzare come una vagina stretta; Ottavio sentì fremere tutte le terminazioni nervose del sesso mentre penetrava nel cavo orale, guidato dalla lingua contro il palato.

La ragazza era senz’altro un’abile fellatrice e lui si gustava libidinosamente le sensazioni che la copula di lei, fino in fondo alla gola, procurava al sesso teso come corda di violino; sentì le manine delicate che masturbavano sapientemente la parte dell’asta che era costretta a lasciare fuori della bocca e andò letteralmente in estasi per l’azione contemporanea della bocca che succhiava e leccava, e della mano che masturbava; frenò più volte l’orgasmo con uno sforzo di volontà.

Dora si rese conto che rischiava di portarlo all’orgasmo rapido; non voleva che tutto si risolvesse, col rischio di dovere sperare che potesse riproporsi per un secondo assalto; frenò la copula in gola e si limitò a tenere dolcemente in bocca la cappella e teneramente in mano l’asta dura e gonfia da scoppiare; ruotò sul corpo di lui, a sessantanove, e lo invitò a titillare senza provocare orgasmi, per il gusto reciproco di ‘sentirsi’.

Per un tempo che non avrebbero saputo quantificare, si alternarono a leccare, succhiare e mordere il sesso altrui; Ottavio spaziava largamente tra monte di venere ed osso sacro, stimolando vulva ed ano, leccando tutto a larghe spatolate; quando fu il suo momento, lei manipolò con sapienza l’asta con la mano e, con le labbra, la cappella che sollecitava in ogni modo; una sola volta provò a stimolare l’ano di lui con la lingua e con un dito; di fronte ad un rigetto, abbandonò l’idea di quella stimolazione.

Mentre si rilassavano dopo la lunga sessione, lei gli chiese espressamente di penetrarla; lui le suggerì di farlo da amazzone, di penetrarsi lentamente e di attivare i muscoli interni per succhiare nell’utero la cappella; in questo modo, sarebbe stata lei a possederlo, si sarebbe gustato ogni momento della penetrazione e avrebbe goduto a suo piacimento; gli montò addosso, accostò la punta alla vagina e cominciò la lenta penetrazione.

A mano a mano che ciascuno degli oltre venti centimetri dell’asta le penetrava nel corpo, stringeva il canale coi muscoli interni e sentiva l’asta che la violava, mentre umori d’orgasmo si scatenavano e bagnavano il sesso e il letto; un orgasmo vaginale la colse appena la punta sfiorò la cervice; cominciò a spingere e a muovere il sesso contro l’utero e sentì un altro orgasmo, di natura diversa, montarle in conseguenza; accompagnò l’esplosione con la masturbazione che la portò al terzo orgasmo in rapida successione; crollò esausta.

“Non preoccuparti; è quella che i francesi chiamano la petit mort, l’orgasmo distruttivo; adesso riposati e riprenderemo.”

Ripresero infatti, di lì a poco, e lei si accorse che lui aveva ancora la mazza durissima e che non aveva eiaculato mentre lei era quasi distrutta dagli orgasmi; gliene chiese conto e lui si limitò a suggerirle di non badarci; lo spruzzo di sperma non era il suo obiettivo; godere e farla godere tante volte, tanto intensamente e tanto a lungo, era assai più bello e intrigante; avrebbe eiaculato a momento debito; le chiese invece se desiderava essere presa da dietro.

Lei gli garantì che quasi lo preferiva e che se lui era d’accordo, voleva sentirlo nel corpo attraverso l’ano; la fece sistemare carponi sul letto e le solleticò la vulva da dietro, con le dita e con la lingua, provocandole un piacere assai intenso; lei gli chiese di risparmiarle ancora orgasmi, perché ne aveva già avuto troppi; la penetrò in vagina da dietro e lei sentì la mazza spingersi fino al ventre, scuotendole tutto il pacco addominale; non provava dolore, ma un piacere enorme che culminò in un nuovo orgasmo.

Senza abbandonare la posizione che vedeva il sedere di lei piantato profondamente nel ventre di lui con l’asta che scavava nei precordi dell’utero, Ottavio prese il tubo del gel dal comodino e le unse il canale rettale penetrando con due dita profondamente; arrivò ad infilarne tre e a ruotarle per dilatare al massimo l’ingresso; sfilò il sesso dalla vagina, lo spostò in alto e infilò la punta nell’ano; Dora aveva buona frequentazione col sesso anale e si lasciò penetrare con gioia fino ai testicoli.

Lui le chiese se non preferisse montarsi lei, da cavallerizza, per stare vis a vis mentre copulavano; lei si sfilò la mazza dal retto, lo fece sdraiare, gli montò sopra e, come aveva fatto in vagina, si penetrò dolcemente e si gustò i centimetri dell’asta che entravano; attivò i muscoli interni e il piacere diventò indicibile; si piegò su di li, lo baciò ed offrì poi alla bocca un capezzolo da succhiare; lo cavalcò a lungo, per prolungare il piacere; quando sentì lo sperma spruzzarle nell’intestino, godé ancora urlando.

Schiantarono svuotati l’uno sull’altro, si stesero fianco a fianco e caddero in un dolce deliquio; forse sonnecchiarono per qualche tempo, sazi e felici; li scosse il suono della sveglia che Ottavio aveva preparato per le tre; avevano fatto l’amore per cinque ore filate, quasi senza interruzione; si lavarono e si rivestono; Dora osservò che, se non erano ancora in discoteca, gli altri potevano trovarli al bar; proprio in quel momento, squillò il telefono di lui; era Silvana che chiedeva dove si trovasse.

“Sto facendo l’amore con un donna meravigliosa … “

“… O forse con un bel maschione; sono certa che sei gay; comunque, puoi smettere e venirci a prendere in discoteca? Ci manca un’auto … “

“Non so se sei in grado di capire quanto sia offensivo sentirsi trattare da checca e da autista al servizio di una troia; ma non ti prendo proprio in considerazione come individuo pensante e verrò con la meravigliosa partner di una serata indimenticabile!”

Quando arrivarono, Silvana, prima che lui aprisse la portiera, si precipitò a chiedere scusa per le cattiverie; era coperta di sperma dappertutto; doveva essersi scatenata; quando si rese conto che la donna al suo fianco era Dora, rimase di sale e si bloccò.

“Hai fatto l’amore con Ottavio?!?!”

“Ti avevo detto che l’assaggio in bagno mi aveva solo stimolato a godermelo; l’ho fatto; ti assicuro che non dimenticherò questa notte neanche quando sarò vecchia e decrepita!”

In silenzio glaciale presero posto in tre sul sedile posteriore e Ottavio accompagnò le singole alla propria residenza; scapparono quasi in fretta, le due estranee e Dora; rimasto solo con Silvana, lui si limitò a guidare fino alla casa di lei senza pronunciare verbo; all’arrivo, una luce si aprì nella testa confusa di lei.

“Sei venuto qui a copulare?”

“Ho fatto l’amore con Dora nel tuo letto; avevo le chiavi e mi sono sentito autorizzato a usarle.”

“Non ti sentire più autorizzato a fare il tuo porco comodo a casa mia!”

“Queste sono le chiavi; scusa se mi sono permesso; ho cercato di parlarti; mi hai risposto col segno delle corna … “

“Va bene; dovevo lasciarti parlare … “

“Eccoti le chiavi; buonanotte, anzi buongiorno!”

“Che fai? Dove credi di andare?”

“Visto che a casa tua non posso, mi cerco un albergo come faccio di solito … “

“Non ho detto che non ti voglio in casa; ti ho detto che non devi portarci le tue … le tue amiche, diciamo così … “

“Se non erro, è innanzitutto amica tua; ma tu anche dell’amicizia hai il senso che ti fa comodo.”

“Non stare a spaccare il capello in quattro; Dora è la mia più cara amica; mi aveva avvertito che voleva fare ancora sesso con te; non mi aspettavo in questo modo e soprattutto che se ne uscisse con la frase entusiasta; ‘neanche quando sarò vecchia ‘ … deve essere stata una notte particolare; come abbia fatto tu a farla entusiasmare, non lo capirò mai; per me tu resti cuckold ed omosessuale … “

Non rispose, prese la sua ventiquattrore e la seguì; lei corse difilata in bagno e si sentì lo scroscio della doccia; ne aveva bisogno, visto lo sperma che le si era attaccato dappertutto; lui preparò il divano in sala, si stese e dormì; lei, in accappatoio, andò in camera e crollò sul letto addormentata; era passato mezzogiorno, quando lui si svegliò sotto la doccia; si vestì e preparò il caffè; lei poltrì ancora un poco, poi passò dall’angolo cucina a bere il caffè; era completamente nuda coi segni delle copule.

Tentò di avviare un discorso sulle difficoltà di comunicazione, ma si trovò davanti un muro di gomma; Ottavio non era disponibile a dialogare con una che parlava per dictat; quando si rese conto che lui borbottava monosillabi in risposta alle sue considerazioni, perse le staffe.

“Se ritieni che i miei discorsi non meritino nemmeno la tua attenzione, dimmelo subito e finiamola con questa farsa!”

“Di che vuoi che parliamo? Della tua tigna che ti porta ad affermare verità in cui credi solo tu? Della tua protervia a considerare che l’unico rapporto tra un uomo e una donna sia schiavizzarti a novanta gradi, per qualche minuto, davanti a più sconosciuti che ti usano come un bambola di gomma, oppure inginocchiata davanti alla loro mazza a succhiarla come una bambina golosa e stupida? Vuoi parlare dei tuoi comandi come fossi il tuo schiavo?

Di che possiamo parlare se le tue convinzioni non chiedono verifica e non ammettono repliche? Esigi che io dichiari il falso, ammettendo una mia natura cuckold che non esiste nemmeno nei miei incubi peggiori; sei certa, dopo che ti ho posseduto come non avevano mai fatto, che sono un omosessuale che, non ho capito perché, si finge etero solo con te; hai deciso che devo sottostare ai tuoi capricci e correre ogni volta che chiami; di che vuoi parlare, amica cara?”

“Voglio parlare della possibilità di stare insieme, almeno per sperimentare, solo per qualche settimana e, alla fine, controllare se è possibile una convivenza concordata con paletti fermi; sto bene con te, anche se non mi sbraccio a sbavare per te; ho capito che posso vivere con un uomo che non mi limiti e voglio provarci con te; non voglio rinunciare a nessuna delle mie libertà e stare con uno che me le consenta senza rompere; di questo voglio discutere; ce la fai a stare a sentire e dialogare?”

“Cosa proponi, concretamente?”

“Vieni a stare da me, con me; per tutta la settimana sono la compagna che tutti vogliono, ti sono perfino fedele, se è questo che desideri; ma dal venerdì pomeriggio alla domenica sera sono libera di fare quello che mi pare; questo è, all’osso, quello che ti propongo … “

“E del cuckold che secondo te nasconderei? E del cornuto che sarei, sempre secondo te, per il solo fatto di stare con te che copuli senza freni? E della mia natura omosessuale che, sempre secondo la tua illuminata scienza, io cerco di nascondere? Di tutto questo, facciamo un fascio da gettare nella spazzatura?”

“Tu puoi dirmi che sono una troia e io non posso pensare che sei cuckold e omosessuale?”

“Si da il caso che tu stessa dichiari di voler essere troia; dieci amanti occasionali in una serata sono da grande prostituta; non è una mia opinione; è un fatto che tu proclami; la mia natura cuckold o omosessuale è una tua convinzione che nessuna prova supporta; anzi, pare che le mie prestazioni da etero abbiano scatenato la tua gelosia … “

“Io voglio continuare a credere che sei un cornuto contento e un gay; te lo proverò e dovrai ammetterlo!”

“Solo la tua tigna sarebbe sufficiente a consigliarmi di farti scomparire dalla mia vita; non so nemmeno perché sono qui; mi hai intrigato, all’inizio; ti consideravo un esempio di libertà; invece sei solo schiava, dei maschi che ti fottono, e dei tuoi pregiudizi senza supporto logico e razionale; l’unica cosa che mi frena è proprio la rabbia che questa sfida propone; se insisti, verrà un giorno che ti vedrò pentita e in lacrime; per questo, dovrei andarmene, ma ti sopporto; non c’è amore, tra noi, solo una sfida stupida e inutile.”

“Non voglio amore; non l’ho mai chiesto e a te meno che mai; prendila come una sfida; vedremo se ti costringerò ad ammettere che sei omosessuale e cuckold o se dovrò venire a chiederti perdono in ginocchio.”

“Se hai un minimo di sale in zucca, riesci a vedere quale assurdo sia decidere di vivere insieme odiandoci a morte?”

“Io non provo sentimenti per te, né di amore né di odio; mi piacciono le sfide e te ne lancio una; devo provarti che sei come io ti vedo non come tu ti mascheri; per questo, mi sta bene vivere con te qualche settimana; quando avrò raggiunto il mio obiettivo, potrò anche mandarti al diavolo.”

“Per le prossime due settimane, devo lavorare in zona; ingaggia questo duello; ti avverto però che ho molte amanti da soddisfare e non sarò presente sempre per tutta la notte, tornerò spesso tardi; mettilo nei presupposti della sfida.”

“Va bene; da domenica notte, a qualunque ora tu torni fino al venerdì pomeriggio saremo la coppia felice, pranzeremo in mensa e ceneremo a casa, quando ne avrò voglia; venerdì sera mi accompagnerai al bar e sarò libera di gestirmi la vagina fino alla domenica sera.”

“Quindi, fino a stasera la vagina è tua; da questa notte quando rientrerò dalle mie avventure ‘omosessuali’ sarai la mia compagna.”

“Normalmente, sarà così; oggi la passiamo insieme; voglio cercare di capire cosa Dora ha trovato da entusiasmarla.”

“Se non sei predisposta a trovare, è inutile che cerchi per NON trovare.”

“Prepariamo una pasta in casa o andiamo in un posticino a mangiare qualcosa?”

“Non sono capace di stare ai fornelli ed odio farlo; se te la senti tu di preparare per due, mi sta bene mangiare qui.”

“Poi però mi fai fare quest’amore di cui blateri e cerchi di convincermi.”

“Abbassa la cresta e il tono; non sono qui per dimostrare a te, ma per fare quel che sento io; cominciamo proprio male … “

“Scusa, è vero; dopo pranzo ci mettiamo a letto e ciascuno farà quello che sente.”

Ottavio non era convinto della scelta fatta, di accettare come una sfida un rapporto che aveva sempre immaginato come frutto di una grande intesa; ma l’atteggiamento provocatorio di lei lo aveva intrigato; decise di affrontare la donna sul terreno che aveva scelto, della autentica guerra per affermare le proprie convinzioni; dopo aver consumato in fretta il frugale pasto, si adagiò sul divano distendendosi per riposare.

Come aveva fin troppo facilmente previsto, lei gli si inginocchiò a fianco, aprì il pigiama e prese in mano il sesso barzotto; con colpi decisi e mirati lo portò ad una rapida eccitazione; con aria trionfante, lo appoggiò alla bocca impegnandosi in una fellazione da manuale; non dovette fare ricorso a molti sforzi di volontà, lui, per resistere inalterabile alle sollecitazioni della bocca di lei; dopo una prima mezzora di sforzi per eccitarlo e farlo eiaculare, sbottò.

“Ma che cavolo hai nelle vene? Acqua? Possibile che non ti smuovi neanche per una fellazione degna della regina dell’ingoio?”

“Non ti amo, non mi emozioni; complimenti per la tecnica e per l’abilità; sembri una macchina da sesso e forse quello sei, una macchina per masturbare, succhiare, copulare; ma fare l’amore è un’altra cosa; io so usare il sesso solo per comunicare, per dare e ricevere piacere, emozioni, sensazioni; tu eserciti la tua bravura ma io non sento passione o sentimento nella tua tecnica e non riesco a sentirti persona viva; sei una bambola da sesso e non mi interessi.”

Esasperata, gli montò addosso, si portò la mazza alla vagina e si penetrò; memore forse di quanto le aveva detto il giorno prima per la fellazione, faceva scivolare la mazza lentamente, mettendo in azione i muscoli interni; a mano a mano che i centimetri di carne penetravano, si accorgeva di godere sempre più intensamente; il primo orgasmo le esplose che solo una metà dell’asta era in vagina; lui continuava a restare impalato, imperterrito.

L’unica sensibilità era quella dell’asta che vibrava continuamente, segno che era sollecitata dal piacere e che lui partecipava alla copula assai più di quanto dimostrasse, a parole e a gesti; quando il glande urtò la cervice dell’utero, ebbe un sobbalzo; poi si mosse in modo che la mazza scivolasse avanti e indietro e colpisse ripetutamente la testa dell’utero; un nuovo orgasmo, stavolta uterino, la colpì a tradimento mentre si sforzava di leggere sul viso di lui i sintomi di un orgasmo che tardava.

Una mano di lui scivolò verso la vulva e catturò il clitoride tra due dita; sollecitando opportunamente, le scatenò un terzo orgasmo, stavolta clitorideo, che fece sbarellare la donna; incapace di contenersi, urlò il suo piacere sublime, mentre si alzava e si abbassava con ferocia, impalandosi senza controllo; quasi terrorizzata dalla freddezza della reazione di lui, gli urlò più volte cattiverie e improperi accusandolo di impotenza e di omosessualità.

“La chiami libertà, questa, di offendere solo perché ho una visione diversa dalla tua del sesso e dell’accoppiamento? Ti credi Dio perché tu vuoi una cosa e gli altri ti devono obbedienza? Non ti accorgi che sbagli tutto? Hai messo tu i paletti, da lunedì a venerdì compagni di vita paritari e disponibili; il week end tutto tuo, a modo tuo; hai chiesto che il pomeriggio fosse per la coppia di fatto; adesso già calpesti quello che tu stessa hai proposto; smettiamo subito o arriviamo ai ferri corti?”

“Hai ancora ragione; ancora mi devo scusare; e questo mi rende ancora più feroce contro di te; hai una mazza meravigliosa; sei stato capace di abbrutirla fino a renderla peggiore di un dildo di gomma sul quale mi affanno a cercare orgasmi che non avrei pensato; volevo far eiaculare te e mi trovo a godere come una ragazzina; non riesci proprio ad arrenderti ai miei capricci? Perché non mi lasci, un volta tanto, fare come piace a me?”

“Perché sei orba e non vedi quante volte mi piego a te senza ribattere; tu invece tenti di nascondere anche a te stessa il piacere che provi a fare l’amore, a comunicare passione e sentimento, come hai fatto due minuti fa; non sono io che mento per nascondere chissà quali deviazioni; sei tu che menti per nascondere la dolcezza della tua sensibilità che consideri un tradimento della tua smania di dominio e di potere.

Se qualcuno ti chiedesse, digli pure che ho goduto moltissimo a vederti godere tanto; tre orgasmi solo per una penetrazione in vagina; ho la sensazione che siano un record, per te; prova a immaginarti cosa sarebbe per te una copula se dalla fellazione iniziale, attraverso una penetrazione in vagina e poi nell’ano, tu riuscissi a realizzare il piacere che hai intravisto; lo capisci che è stato questo a far dire a Dora la frase che ti ha ingelosito? Anche lei pensava quasi come te, prima di fare l’amore con me.”

“Hai una controproposta?”

“No; solo un’ipotesi; nei quattro giorni feriali che viviamo da coppia, ognuno esprime il suo intimo piacere senza infingimenti; nei tuoi giorni di libertà metti la maschera che vuoi; quando viviamo insieme, niente maschera; è un’ipotesi, non un’imposizione né una proposta; pensaci e fammi sapere.”

“Mi porti sul letto e mi fai fare l’amore a modo tuo?”

“Se lo vuoi, io sono sempre pronto e disponibile per te.”

Si trasferirono in camera e Silvana si sedette sul bordo del letto; afferrò per i fianchi lui e cercò di portarsi il sesso alla bocca; Ottavio la spinse con forza e la stese supina sul letto; le sollevò i piedi fino alle sue spalle e la scosciò oscenamente; si fiondò sulla vulva spalancata e prese a titillare voracemente; afferrò il clitoride tra le labbra e lo succhiò come un poppante sull’orlo della crisi per fame; lei si sentì aspirare la vita dalla vagina e urlò due orgasmi di fila.

La sollevò in blocco, con qualche sforzo, e la depositò al centro del letto; si distese su di lei, fece scivolare l’asta fino alla vagina e la penetrò dolcemente, lentamente; quando raggiunse la cervice, si fermò e restò immerso in lei.

“Perché non ti muovi a cavalcarmi come fanno tutti i cristiani?”

“Perché deve essere la tua vagina a prendermi e a godermi; metti in azione i muscoli interni, se non ti si sono atrofizzati per mancanza prolungata di uso corretto; succhiami nella vagina il sesso e fammi godere, stupida!”

Lei si accorse che davvero aveva sempre saputo copulare succhiando nel ventre l’asta; ma da troppo tempo si era limitata a sentirsi scorrere una mazza, più o meno grossa, nel canale vaginale e gli orgasmi arrivarle dal movimento del maschio; ritrovò di colpo, perché certe cose non si dimenticano, il piacere di ‘mungere’ il randello e sentirsene piena perché i muscoli stringevano il canale e le davano la sensazione di una pienezza dimenticata; l’orgasmo vaginale le esplose fino ad uno squirt ricco e violento.

Quando la cappella le spinse con forza l’utero, il piacere si trasferì più in alto; quasi recuperasse funzioni obsolete; il sesso tornò ad attivarsi in ogni punto e fremette di piacere ad ogni colpo che lei stessa imprimeva al sesso di lui; anche l’utero esplose in un orgasmo quasi imprevisto; contemporaneamente le mani di lei e di lui si mossero sul sesso e, mentre lui infilava nell’ano un dito che le procurava nuove sensazioni di piacere; lei strapazzava il clitoride fino a farlo esplodere.

“Che aspetti a godere? Quando ti decidi a venire?”

“Sto godendo assai di più per i tuoi orgasmi che sento vibrare sulla mia carne … “

“L’ho detto che sei un cuckold; forse non mi ami abbastanza, ma vedermi godere ti eccita; sei il classico cornuto contento.”

La fece rotolare sul letto e si fiondò sulla sua schiena; il batacchio si infilò fra le natiche e, a sorpresa, senza nessuna preparazione, sfondò l’ano che non se l’aspettava; lei urlò come un animale ferito.

“Adesso non godi? Ma adesso godo io e ti sfonderò tutta, ti spacco i lombi e ti faccio veramente male, stupida, presuntuosa, saccente e prepotente!”

“No, per favore; domani non mi potrò muovere se continui a sfondarmi a freddo; ritiro tutto, ti chiedo scusa; non mi fare male, ti prego.”

“Quante volte lo dici quando ti fai sfondare nei bagni? Quante mazze ti prendi che ti arrivano allo stomaco, passando per l’intestino? Sei una troia imperdonabile e irrecuperabile; farei bene a mandarti a farti sfondare da tutti i tuoi amanti … “

“Ottavio, ti prego; ti chiedo scusa; ho esagerato solo per ferirti; torna te stesso; mi hai fatto godere tanto … non disgustarti di me … non sono come mi vedi ... sono assai più buona ... ti prego!”

Non c’era più l’atmosfera di buona volontà; trovarsi di nuovo davanti alla sua incapacità di vedere le cose dal punto di vista di un altro, aveva reso più feroce Silvana, ma anche un poco più cosciente delle sue esasperazioni; si sfilò con ogni cautela dal sesso che le aveva lacerato l’ano e corse in bagno a medicarsi; lui ritornò al divano letto e cercò di assopirsi; ma lei non volle mollarlo, non sapeva nemmeno lei se per arrendersi e chiedergli l’amore di cui aveva parlato Dora o se per portare la sfida fino all’estremo e rischiare tutto per tutto.

Si accosciò accanto al lettino e lo baciò voluttuosamente; lui rispose al bacio, le prese la testa e le succhiò a lungo la lingua; lo prese per la mano e lo guidò dolcemente di nuovo al letto, lo fece stendere supino al centro e si inginocchiò per succhiarlo.

“Per favore, puoi eiacularmi in bocca, almeno?”

“Perché tanta smania di sperma?”

“Perché è l’apice di ogni amplesso; una donna copula soprattutto per vedere la mascolinità esplodere dalla mazza, meglio ancora se riesce ad ingoiarla e a prendere in se la virilità del partner; perché lo sperma è quello che manca a noi donne; perché godiamo molto visivamente dell’eccitazione massima e dell’esplosione finale; perché mi piace vedere godere il maschio; perché voglio che finalmente la tua virilità mi esploda addosso e me la prenda io; vuoi qualche altro perché?”

“No; mi basterebbero rispose meno arroganti; io non so se riesco, a questo punto, a godere compiutamente; l’eiaculazione è un momento topico anche per me; ma io la lego alla comunicazione di sentimenti, di passioni; e tu finora mi dai solo rabbia e odio; non siamo fatti per comunicare e stiamo cercando di cucire insieme due pezzi di natura diversa, cosa impossibile senza traumi; non so quale copula con te mi darebbe la serenità per arrivare all’orgasmo; forse nessuna.”

“Molti si masturbano, per arrivare a godere; tu non ce la fai?”

“Tu parli di un movimento meccanico, la mano che scivola sull’asta; ma se, dietro, non c’è un desiderio, una passione, una qualsiasi forma di amore, quel movimento è meno valido della tua bocca sul sesso o della vagina che si svuota sull’asta; come faccio a farti capire che è prima un problema di testa e di cuore e solo dopo, alla fine, un problema di meccanismi?”

“Lo so; lo capisco; solo mi aspetto che tu trovi dentro di te una motivazione per godere davanti a me, sul mio corpo, nella mia bocca, nella vagina o nell’ano, anzi lì proprio no perché l’hai conciato male … “

“C’è qualche motivazione valida, nel tuo corpo, per stimolarmi un orgasmo pieno?”

“Come hai detto? ‘Se sai che vuoi trovare, allora cerca; se non vuoi, è inutile’; tu vuoi trovare o umiliare?”

“Il verbo lo hai scelto bene, ‘umiliare’; meglio non analizzare; c’è della passione in te? C’è traccia di un sentimento?”

“Sì; ce n’è più di quanto io voglia e assai più di quanto vuoi credere; è nascosto, ma c’è, lo sai; sei riuscito a farne emergere tracce evidenti; se vuoi, puoi darmi la più bella eiaculazione del mondo; e non sto sfidando; sto dicendo quello che penso.”

“Strofinati un capezzolo e il clitoride, mentre io mi masturbo; al tuo orgasmo, il mio ti esploderà sul viso e in bocca … “

Cominciò a masturbarsi convintamente mentre lei, con le due mani, si titillava il seno e il clitoride; il viso trasfigurava, a mano a mano che la passione la prendeva e la travolgeva; erano entrambi in un condizione di estasi, finché lei esplose in un urlo che niente aveva di umano; contemporaneamente, lui lanciò uno spruzzo violento di sperma sul seno a cui seguirono molti altri che si andarono a depositare sulla lingua di lei, che l’aveva tirata completamente fuori, in bocca, sulla gola e sul viso.

Si accasciarono sul letto quasi svuotati, ma si tenevano abbracciati; a vederli in quel momento, parevano proprio innamorati.

“Hai visto che sono quasi innamorata di te?”

“Ho visto che hai tanta passione da dare; la vorrei far esplodere tutta; se vuoi la stessa cosa, possiamo senz’altro fissare l’accordo che proponevi, da lunedì a giovedì coppia di fatto, i week end liberi tutti; per una donna calda come te posso starci.”

“Finché ti odierò, sarò la partner ideale per farti andare sulle montagne russe dell’amore e dell’odio; se dovessi innamorarmi di te, sarebbero dolori, non solo per me … “

Cominciò la quindicina desiderata e temuta di ‘sperimentazione della convivenza’ che, accanto alla banalità del quotidiano, impegnava momenti di tenerezza via via più intensi e frequenti accolti con entusiasmo da lui, ma solo con una certa serenità da lei, perché comunque aleggiava su loro l’ombra cupa della convinzione che lei non aveva affatto rinunciato a dimostrare che lui era cuckold, cornuto e omosessuale.

Tutto filò liscio fino al giovedì; i due amanti cercarono di organizzare la loro giornata in maniera da incontrarsi anche mentre erano impegnati fuori casa; lui rispettava gli accordi con i clienti e visitava le case dove era richiesto il suo intervento per l’ordinaria manutenzione, per la sistemazione e il montaggio di nuovi acquisti o per la progettazione di nuovi allestimenti; questa era la parte che amava di più e che gli consentiva spesso di frequentare ambienti e persone nuove e interessanti.

A pranzo, si incontravano alla mensa operaia dove si erano conosciuti; il pomeriggio, lei tornava alla cassa fino a chiusura del supermercato e lui visitava, in genere, il secondo cliente della giornata; se avessero deciso di cenare in mensa o in un’osteria economica della zona, vi avrebbero fatto appuntamento; se si fossero accordati per cenare a casa, lei avrebbe portato il necessario dal supermercato dove lavorava e trascorrevano la serata come una normale coppia annoiata, più o meno.

Poi si scatenava la lussuria che avevano congenita; bastò una sola notte a letto insieme, impegnandosi a non ‘graffiarsi’, per stabilire una piattaforma di buona intesa che si rivelò più agevole del previsto e fortemente positiva per la sintonia che scattò; Silvana sembrava quasi ‘arrendersi’ a copulare con molto trasporto, con tanta passione e con un pizzico di sentimento, quel tanto che bastava a creare fusione e a rendere reciproca la voglia di conoscersi e di scavare dentro per intendersi.

Ottavio lasciava emergere tutta la sua libidine e la perversione che aveva mascherato fino ad allora; lei scoprì allora il vero amante appassionato che le amiche avevano assaggiato; percorsero insieme tutti i sentieri del sesso e praticarono le copule più ardite; lei era felice di scoprire un compagno di letto che applicava tutta la sua conoscenza per osare l’inosabile, nei gesti e nei colloqui che ‘decoravano’ i lunghi amplessi; a volte dovevano obbligarsi a dormire per essere in grado di lavorare il mattino seguente.

Ottavio poté finalmente lasciarsi andare e scoprì nella donna la compagna ideale per fare sesso con molto trasporto, spesso con amore, e soddisfare le voglie più segrete mai realizzate con altre; le prime tre notti furono letteralmente ‘al fulmicotone’ e si trovarono a scoprire progressivamente tutti i punti erogeni del corpo dell’altro, le preferenze sessuali, le posizioni e le carezze preferite; la ‘prova del fuoco’ li attendeva il giovedì sera.

Lei aveva avvertito che dopo cena sarebbero andati al bar per incontrare gli amici ed organizzare le serate del venerdì e del sabato, con le conseguenze che sarebbero derivate dalla libertà di copula che si era riservata; proprio quella mattina, lui visitò la casa di una coppia di giovani sposi; la moglie Eugenia dimostrò, fin da quando lo accolse sulla porta, la disponibilità ad ‘altro’ dalla progettazione dell’allestimento degli elettrodomestici.

Abituato ad affrontare certe situazioni, Ottavio fece in modo da entrare in sintonia con lei e si passarono, sotto il naso del marito ignaro, le indicazioni per trascorrere insieme delle ore di buon sesso; venne a sapere che lei era insoddisfatta perché lui si occupava del lavoro più che di lei; che lei restava sola troppo spesso e che avrebbe gradito attenzione e moine; scoprì che il giorno seguente il marito sarebbe partito per un impegno lavorativo in una zona vicina qualche chilometro.

Sarebbe tornato la mattina del sabato e invitava la moglie a farsi trovare pronta perché l’avrebbe portata, per i due giorni finali del week end, in visita a Ravenna, città d’arte bellissima e affascinante; l’ammiccamento a Ottavio indicò con chiarezza che la signora intendeva godersi l’assenza di lui nella notte tra venerdì e sabato per scatenare le sue voglie; lasciò al marito il biglietto da visita con i recapiti ufficiali; a lei, segnò sul telefonino il numero del cellulare privato; lei fece lo stesso con lui.

Alla chiusura del supermercato, andarono a cena, come concordato, in una pizzeria sotto casa e lei fremeva dalla voglia di incontrare gli amici nella nuova condizione di coppia; come era largamente previsto, lo lasciò su uno sgabello del bancone e si infilò in bagno con uno spasimante; Lorena, una giovane donna che frequentava lo stesso locale, si accostò a lui e tra una chiacchiera e l’altra gli rivelò che da Dora aveva saputo quale pozzo di piacere si nascondesse nell’uomo bistrattato da Silvana.

Non cercò neppure di difendersi e le chiese direttamente se era interessata a provare personalmente l’esperienza; l’altra gli fece osservare che viveva da sola con un bambino di pochi anni e che doveva organizzarsi per passare una notte con un amante; decisero che il sabato sera lui poteva raggiungerla a casa e passare la notte, in tutto o in parte, con lei; gli indicò l’abitazione, sita sulla stessa piazza, dal lato opposto; un colpo di telefono sarebbe bastato per incontrarsi; si scambiarono i numeri e lui promise.

Il venerdì risultò giornata di grande fibrillazione, per Silvana, ansiosa di sperimentare il nuovo modo di gestirsi la libertà in presenza di un rapporto impegnativo ma che non voleva ostativo; lui cercò di rasserenarla, garantendole che per quei due giorni poteva anche sparire; ma con la solita arroganza lei gli impose di essere disponibile almeno per accompagnarla al bar; lui promise ma l’avvertì che da lì alla discoteca e dalla discoteca a casa doveva chiedere ai suoi compagni di bagordi.

Il venerdì, cena a toast, perché Silvana era impegnata a pulirsi tutta, fino al retto per le copule anali; alle dieci, puntuali come la morte, erano al bar con gli amici e subito dopo lei sparì nel bagno; Ottavio chiamò Eugenia con cui aveva appuntamento, e le comunicò che entro dieci minuti le avrebbe suonato il campanello; fermò la macchina in un parcheggio defilato e andò a casa di lei che si era organizzata a puntino per una ‘notte brava’.

L’ambiente, con le luci soffuse, era ancora più accogliente di come lo aveva visto in piena luce; lei era molto più bella con indosso solo una vestaglia di velo e trine che non copriva ma sottolineava il corpo giovane e tonico; senza intimo, presentava un seno pieno ma sodo che reggeva benissimo i capezzoli puntati arditamente in avanti; la vulva completamente rasata si notava soprattutto per il grosso clitoride che si ergeva come un fallo tra le piccole labbra.

Era di una bellezza notevole, la donna; il viso era regolare e vispo con occhi ammiccanti e fascinosi, la bocca carnosa e promettente, i capelli corti, che le davano un’aria sbarazzina, e la frangetta di vecchio stampo; il corpo era asciutto e sinuoso con gambe snelle ed eleganti che sostenevano fianchi morbidi e carnosi tutti da palpare; sopra si innalzava prepotente il seno; Ottavio si lasciò travolgere nel bacio sensuale con cui l’accolse, la prese per mano e andarono fino alla camera e al letto.

Si spogliò e sistemò ordinatamente gli abiti sulla poltrona; si sfilò anche lo slip ed offrì il sesso turgido al viso ed alla bocca; dovette guidarla passo dopo passo nella fellazione, che evidentemente praticava poco e su un sesso meno possente del suo; lei sbrodolò un poco con i titillamenti, la masturbazione, le leccate, i risucchi e la contemporanea masturbazione che le aveva suggerito lui, manovrando il clitoride prima di affidarlo a lei.

Quando si decise a penetrarla, la fece distendere supina, le salì addosso e spinse delicatamente la mazza in vagina; dava la sensazione di essere quasi completamente vergine, segno che la sua insoddisfazione sessuale per il marito non era ingiustificata; dovette guidarla a godersi la copula e suggerirle ad ogni momento le cose da fare per prendersi il massimo del piacere, dal titillamento del clitoride alla penetrazione di dita nell’ano, dall’offerta dei capezzoli da succhiare ai baci più lunghi e lussuriosi .

Gli orgasmi di lei furono numerosi e ricchi; lui frenò a lungo il suo, perché era ormai chiaro che doveva svezzarla in tutto; la fece ruotare carponi e la penetrò più volte in vagina da dietro; la fece disporre in tutte le posture, standole dietro, penetrandola in vagina e tormentandole clitoride ed ano; lei scoprì il piacere di averlo dentro mentre godeva da vagina a retto; si dispose a sessantanove e la fece succhiare a lungo, alternandosi poi a mangiarle l’apparato sessuale con voglia inesausta.

Quando le chiese di penetrarla analmente, un poco si disorientò, confrontando la mazza di lui al pisello che il marito le aveva infilato nel retto; quando, aiutato dal gel che aveva con se, lui le fece sentire il batacchio fino nell’intestino, avrebbe voluto che non uscisse più, tanto godeva; nelle ore che trascorsero copulando, per la maggior parte lo tenne nell’ano; ma se lo godé intensamente nella bocca e in vagina; sperimentò anche la copula tra i seni con la conclusione in bocca; imparò ad ingoiare.

Verso le tre del mattino, si fece pressante, per tutti e due, il bisogno di dormire; temendo che il sonno li sopraffacesse e la mettesse nella delicata situazione di essere sorpresa dal marito a letto con un estraneo, gli chiese di porre fine alla trasgressione e di andare; Ottavio decise di evitare l‘incontro con Silvana e andò direttamente a casa di lei; si lavò sotto la doccia i residui della lunga copula e si sistemò sul divano a dormire.

Verso l’alba, lei rientrò coperta di sperma e con evidenti tracce di copule violente nei lividi in vari punti del corpo; fece a bella posta tutto il rumore possibile per costringerlo a svegliarsi; ma lui non la sentiva, perché, prevedendo la scenata, aveva adottato tappi per le orecchie; stizzita e in parte vergognandosi della sua fanciullaggine, andò sotto la doccia a ripulirsi, indossò la vestaglia e si infilò nel letto, che ‘sentì’ vuoto quella sera; per sua fortuna, il sonno arrivò presto.

Era alto il sole, quando lui emerse dal profondo sonno ristoratore; non vedendola, sbirciò nella camera e la trovò sdraiata bocconi al centro del letto a gambe divaricate; ano e vagina ancora non si erano ripresi de tutto dallo slabbramento delle copule della notte precedente; qualche filamento ancora scivolava giù dai fori spalancati; la guardò con pena; andò all’angolo cottura e mise su il caffè; verificò che non c’era niente da cucinare e telefonò in trattoria per avvertire che avrebbero pranzato lì.

All’una, la svegliò con dolce fermezza e le suggerì di lavarsi quel tanto che bastava per andare sotto casa a pranzare; quasi in trance, lo stette a sentire; si lavò il minimo indispensabile e fece il poco necessario per essere presentabile; indossò sul corpo nudo una tuta da ginnastica e andarono a mangiare; tornati in casa, lei tentò un approccio; lui la fermò ricordandole che lui era escluso dalle sue copule di fine settimana; tornarono a dormire per qualche ora e si prepararono per la serata.

C’erano già tutti, al bar; Ottavio non spense il motore dell’auto; fece scendere lei, che si precipitò nel gruppo degli amici, ed andò a parcheggiare in una stradina laterale, per non dare punti di riferimento sulla sua destinazione per la serata; telefonò ad Eugenia che gli lasciò aperti il portone e l’uscio di casa; muovendosi con attenzione, per non essere visto dal bar, raggiunse l’appartamento e fu accolto in un abbraccio caloroso dalla donna in vestaglia.

Rimase quasi sorpreso, l’uomo, dall’accoglienza calda e appassionata; considerato il contesto delle amicizie, si sarebbe aspettato un personaggio più disinvolto e libertino; quell’abbraccio invece aveva proprio il sapore di una passione intensa che sfiorava l’amore; lei gli chiese conto della sorpresa, mentre lo guidava alla camera; non ebbe difficoltà a rispondere che non aspettava tanto trasporto per un appuntamento di sesso.

“Ti sbagli; stai facendo d’ogni erba un fascio; già Dora aveva avuto modo di dirti che aveva trovato nell’incontro con te la passione, il trasporto e forse quel pizzico d’amore che cercava, anche inconsciamente; io ho un bambino frutto di una passione irrazionale; lui sparì subito dopo e mi sono presa cura di mio figlio da sola; quella vicenda mi ha ingenerato una profonda sfiducia nel maschio; in realtà, aspetto solo l’occasione per ritrovare la memoria di certi brividi; Dora dice che tu li dai.”

“Spero che non diate ambedue troppo peso a dei comportamenti che mi sembrano decisamente ‘fuori’ dalla mentalità corrente; io mi limito a fare del sesso uno strumento per comunicare emozioni, passioni, sentimenti; tutto va bene solo se trovo corrispondenza in chi si rapporta con me; Dora forse aveva bisogno di quel che le ho dato; spero che funzioni anche con te, perché ti sento molto cara e coinvolgente.”

La strinse di nuovo in un bacio fulminante; si abbracciarono appassionatamente e i corpi vibrarono l’uno sull’altro già alla ricerca del piacere, mentale prima che fisico.

“Se questi sono i tuoi baci e quelle le cose che intendi dirmi, allora anche a costo di offendere qualcuno ti dico che, almeno in questi momenti, in queste ore, ti amo.”

“Non offendi nessuno; mi fai felice; finché saremo su questo letto, saremo innamorati.”

L’incontro con Eugenia si connotò immediatamente dei caratteri della passione alimentata da un alto grado di partecipazione emotiva; non si trattò di una semplice copula, come sembrava essere nata, quanto piuttosto di un dialogo che poteva anche definirsi d’amore, se non fosse stato che lui era ben lontano dall’immergersi nel sentimento e lei aveva ancora molte riserve irrisolte sul rapporto con l’altro sesso.

I primi, lunghi momenti di approccio diventarono un lunghissimo bacio in cui il desiderio di divorarsi si esprimeva nel duello di lingue che li portava quasi a gareggiare per succhiare l’altro fino a saziarsene, nella voglia di sentire nella propria bocca i sapori dell’altro fino a goderne fisicamente; nel palpeggiamento e nelle carezze libidinose che li portavano ad esplorare il corpo con la voglia di conoscerlo nelle pieghe intime.

Lei passava le mani voluttuosamente sulle spalle di lui, sulla schiena forte e ritta, sulle natiche sode, per scivolare poi davanti e prendere conoscenza del torace solido e, soprattutto, della mazza dura e grossa, che aveva già sentito palpitare fra le cosce; tenerla in mano le dava il piacere di dominare il mondo e la vita; non accennò a masturbare, ma si limitò a sentirlo vivo tra le dita mentre la bocca succhiava dalla sua tutto quello che le dava piacere.

Dall’altra parte, lui aveva assai più spazio per eccitare il suo desiderio di possesso e di scambio; cominciò dal seno pieno e sodo che carezzò amorosamente disegnandone con le mani la perfetta rotondità; poi seguì la curva deliziosa dei fianchi fino a scivolare sulle natiche perfette come scolpite da un divino artista; la mano scivolò davanti, sul ventre morbido e solo lievemente tondeggiante, per la maternità non completamente riassorbita, evidentemente, ma intensamente eccitante.

Quando sfiorò la vulva, nonostante la vestaglia e la brasiliana, le provocò brividi di piacere che scatenarono nuovi assalti del bacio divoratore che ancora si scambiavano; fu lei a staccarsi, alla fine, e a guidarlo alla camera; si fermò ai piedi del letto e lo spogliò vogliosamente, lasciandolo in slip; a lui fu anche più facile far scivolare a terra la vestaglia e il reggiseno, lasciandola con la sola brasiliana a sottolineare i fianchi e la vulva, più che a coprire.

“Sarei capace di fare sesso con te senza penetrazione, anche senza spogliarci; mi stai dando emozioni che credevo dimenticate e che invece erano forse sotto un tappeto da dove le stai tirando fuori; Dora aveva visto giusto, tu sei un amante vero, non uno da sveltina; sono felice che abbiamo scelto di fare l’amore con calma; mi dispiace per Silvana che ti sta massacrando per difendersi da se stessa.”

“Cosa vuoi dire?”

“Lei è stata sempre azzardata e un poco più oltre del lecito; ma da quando ti frequenta è diventata eccessiva; siamo sicure, noi amiche, che lo fa per impedirsi di ammettere che si sta innamorando di te; deve avere subito violenze inaudite che le hanno determinato una misantropia che ritiene inguaribile; se riconosce che tu sei altro dai caproni che la montano, cadono tutte le sue difese; per questo, forse, cerca di farti del male.”

“Apriamo una seduta di terapia psicanalitica o facciamo l’amore?”

“Anche questo è fare l’amore; ti sto confidando che amo questo momento perché lo desideravo; io non ho remore a dirti che mi sto perdendo nella nuvola dell’amore; poi torneremo ad essere lucidi, ma adesso sono nel sogno.”

Si sedette sul letto, lo accostò a se tirandolo per i fianchi e abbassò di colpo lo slip finché il batacchio le batté sul viso; lo prese tra le mani e lo guardava ammirata, quasi sorpresa dalla consistenza che si trovava a manipolare; la lingua guizzò ad assaporare la punta e sentire l’acre sapore del precum; poi iniziò a leccarlo su tutta la superficie, dalla radice alla punta; quando lo fece penetrare tra le labbra, ebbe un gemito di goduria e la mano corse alla vulva per titillarsi.

La fellazione durò un tempo infinito; Eugenia dimostrava di provare molto piacere a sentire in bocca il sesso ed a goderselo in tutti i modi, facendolo ruotare in tutta la bocca, fino alla gola, leccandolo in continuazione quasi ad impossessarsi del sapore di tutta l’asta e dei testicoli che leccava e succhiava in bocca, uno per volta; dovette necessariamente fare una lunga sosta quando si rese conto che la mascella le doleva per la lunga copula.

Ottavio la lasciò sbizzarrire nel piacere orale; mentre lei succhiava e titillava, lui le accarezzava con dolci tocchi delicati il viso, segnandone il profilo con gesti delicati, che sentiva apprezzati e stimolanti, dalla fronte agli occhi, alle orecchie alla bocca piena dell’asta, al mento; un paio di volte abbassò le mani fino ad artigliare i capezzoli duri sovreccitati strofinandoli tra le dita e titillandoli; si fermò quando lei lo bloccò perché l’eccitazione diventava insopportabile.

Quando lei si dovette fermare, ne approfittò per sfilarle l’uccello dalla bocca e spingerla sul letto; la fece sistemare carponi, si abbassò e cominciò lui il cunnilinguo che amava particolarmente; passava la lingua, a larghe spatolate, su tutto il sesso, dal monte di venere attraverso il perineo per affondare nella vulva spalancata e dilatata, per avere partorito, e nell’ano certamente provato dal coito anale, ma abbastanza stretto per apparire quasi verginale.

A lei l’idea di guardare il lenzuolo, mentre lui le faceva sentire le arpe angeliche con la lingua in vagina, non andava giù; lo fermò, ruotò su se stessa, divaricò le gambe e gli offrì oscenamente la vulva grondante, mentre intanto lo guardava nel viso e cercava di cogliere il piacere che lui derivava dalla profonda leccata; Ottavio capì le intenzioni di lei ed allungò le mani sui seni che artigliò e manipolò con amore mentre leccava profondamente nell’intimo la vagina e il retto.

Arrivata che fu ad esplodergli in viso il terzo grosso orgasmo, lei si staccò di colpo e si allontanò verso il centro del letto; lui colse l’indicazione e le montò addosso facendo aderire il corpo al corpo; lei lo abbracciò da sotto e sembrò donargli tutto l’amore che sentiva in un gesto di possesso che accentuava il contatto tra seni e torace, tra ventre e ventre, tra sessi vogliosi, usò una mano per prendere la mazza e dirigere la punta alla vagina; lui la penetrò dolcemente, lentamente.

Eugenia sentì la mazza violarle la vagina centimetro per centimetro; fu una penetrazione lunghissima e dolcissima, con orgasmi continui di lei finché esplose quello vaginale, con squirt, che segnò l’apice dell’amplesso; l’urto della cappella contro l’utero rinnovò gli stimoli e lei si agitò molto per accentuare il contatto, si mosse in continuazione per sentire la cappella urtare varie volte la cervice finché l’orgasmo uterino la fece urlare di gioia.

La mano di lui infilata tra i corpi artigliò il clitoride e completò l’orgasmo facendo esplodere quello clitorideo che quasi sorprese Eugenia, impreparata al triplice godimento; si trovò alla fine languidamente abbandonata ad un piacere mai assaggiato, se non forse nelle primissime esperienze, quando ancora il sesso era quasi sconosciuto e l’amore portava ad inventarsi situazioni e idee strane anche mentre si faceva del sesso adolescenziale.

Ci volle poco, perché si riprendessero dal torpore seguito all’orgasmo; la voglia era ancora tanta e lei desiderava sentire quella mazza in tutto il corpo; cosciente che poteva trattarsi di una occasione unica, usò le mani per rianimare il fallo ancora durissimo; vi appoggiò la bocca, riprese la fellazione sospesa e in breve si trovò a passarsi su tutto il corpo un batacchio notevole che le procurava intense emozioni di libidine; lui si dedicò ai seni con brividi continui di lei.

Nonostante il disagio manifestato da Eugenia alla copula da dietro, la fece sistemare carponi, le accarezzò a lungo glutei e vulva, passò con gioia la lingua su tutto, poi la impalò in vagina, a pecorina; lei avvertì, stavolta, la mazza fino allo stomaco, perché tutto il pacco addominale fu spinto violentemente dai colpi di lui contro il suo sedere; l’orgasmo che le esplose fu particolarmente violento ed attese che lui si decidesse finalmente a eiaculare.

Ma Ottavio aveva in mente un altro obiettivo; guardare con voglia il sedere ampio e ben disegnato, passare la lingua più volte in mezzo alle natiche e spingerla nell’ano anche profondamente, aveva scatenato il desiderio di entrare col sesso, in quel pozzo di piacere; sfilò l’asta dalla vagina e spostò la cappella verso l’alto; quando se ne rese conto, lei lo fermò, andò in bagno e tornò con un tubetto di gel lubrificante.

Si distese supina col sedere in punta di materasso e lo invitò a sistemarsi in piedi davanti all’ano offerto oscenamente con i piedi sollevati al cielo; lui appoggiò le gambe sulle spalle, spazzolò un poco il perineo con la punta del sesso, unse bene ano e condotto rettale, passò il gel anche sull’asta e la penetrò analmente guardandola negli occhi; allungò le mani e le prese i seni per aiutarsi a spingere.

Eugenia aveva già praticato con gioia il coito anale e il fallo di Ottavio, benché di grossa dimensione, non la metteva a disagio; dopo qualche piccola fitta iniziale, scattò il piacere sublime della penetrazione e si godette la monta con piacere infinito; catturò l’asta nell’intestino e la imprigionò per il tempo necessario a realizzare un orgasmo anale straordinario; poi incitò lui ad eiaculare nell’intestino, per riceverne una sensazione sconvolgente che ben conosceva; lui godette liberamente.

Andarono avanti per alcune ore in quella strana sospensione tra sesso puro con copule violente e delicate emozioni di amore, perfino, che arricchivano un’intesa immediatamente raggiunta; quando si resero conto che la ‘band’ stava per ritornare dalla solita scorribanda in discoteca, lei gli suggerì di rimettersi in sesto, perché da un momento all’altro la solita arroganza ingiustificata di Silvana lo avrebbe obbligato a raggiungerli perché serviva la macchina.

Quasi si fossero intese, lei chiamò subito dopo e freneticamente chiese a lui di raggiungerli alla discoteca perché avevano bisogno di un’altra auto, essendosi volatilizzati, dietro qualche gonna, alcuni degli amici compreso quello che guidava una delle tre auto; Ottavio la rassicurò che, il tempo di una doccia veloce, e sarebbe stato da loro; per non perdere ruolo lei gli chiese chi fosse il maschio che l’aveva montato; essendo in vivavoce, Eugenia la rassicurò che aveva fatto il suo dovere di maschio.

La novità colse la donna di sorpresa; mi si sarebbe aspettata che, dopo Dora, anche la mammina del gruppo avesse ceduto al fascino della copula col maschio che considerava suo anche se lo teneva il più lontano possibile da se; dopo meno di mezzora, fu con il gruppo e dovette sorbirsi una stupida filippica dell’arrogante amica che non mandava giù l’idea che lui copulasse con le amiche mentre si aspettava di vederlo prono ai suoi desideri; tutti la ignorarono e la lasciarono sbraitare a vuoto.

La diatriba, naturalmente, si sviluppò per tutta la serata; Silvana insisteva a pretendere che lui si adeguasse al suo ritmo e che stesse al suo servizio; ormai la sua convinzione di avere la compagnia di un cuckold era inossidabile; lui fu più volte sul punto di fare la valigia e andarsene; lo frenava il gusto della sfida; come si fa nel pugilato, a quel momento lui vinceva nettamente ai punti, visto che lei aveva mantenuto il suo ritmo di copule, mentre lui aveva passato notti incantevoli con due sue amiche.

Decise di rispettare l’impegno delle due settimane; il lunedì successivo, per accordi con la ditta, poteva rientrare in sede e salutare per sempre sia Silvana che la zona; da lunedì a giovedì poteva comunque godere delle grazie di lei che, nella settimana, diventava compagna appetibile e giudiziosa; per il fine settimana, si sarebbe organizzato; l’unico interrogativo restava cosa avrebbe fatto lei per ‘il colpo da ko’ che sicuramente si preparava a sferrare in settimana.

Intanto, quella giornata di domenica scivolava stranamente quieta; Silvana provò ad avvicinarlo appena tornati dalla discoteca, forse per riconfermare il potere della sua vagina sulle presunte debolezze di lui; con ancora addosso l’odore e il sapore della seduta di passione con Eugenia, Ottavio la evitò in tutti i modi, si finse addormentato, pressato da lei che non si arrendeva a niente; ma non poté resistere all’infinito e ricorse all’ultimo colpo che poteva infliggerle.

“Eugenia mi ha detto che le hai confidato di intestardirti a darmi fastidio solo perché non accetti l’idea che ti stai innamorando di me, come io mi sto innamorando di te, anche se ti comporti in maniera per lo meno discutibile.”

“Le tue amanti, che a questo punto non sono più mie amiche, si fanno i loro film e poi pretendono di imporli come verità; io ti accetterei solo se tu ammettessi di essere cuckold, ti comportassi da slave e ti facessi penetrare analmente dai miei amanti.”

“Deve essere una scuola molto frequentata, quella in cui insegni tu, maestra a farsi i film e ad imporli come verità; il giorno che mi dimostrerai che sono tanto innamorato di te da mettermi al tuo servizio, fammelo sapere, perché non ci crederò nemmeno se lo vedessi; attenta a non tirare la corda; potrei vederti piangere un ginocchio se le cose ti vanno male!”

“Ve bene; la sfida rimane aperta e c’è ancora tutta una settimana, prima che tu sparisca dalla mia vita; tu speri che lunedì prossimo, tornando in sede, recupererai il tuo ruolo; io, per quella data, giuro che ti obbligherò a starmi a servire da cuckold, slave e gay; vedremo chi la spunta; adesso, però, poiché così ho deciso, tu anticipi il rapporto di coppia e mi fai fare sesso come piace a me; vieni nel letto con me o ti castro!”

Non cercò neppure di obiettare che la sua sicumera si esprimeva anche in quello; per un attimo si fermò a pensare che lui avrebbe potuto umiliarla copulando senza voglia e soprattutto martellandola da toy boy senza amore, senza passione, senza partecipazione; decise per questa soluzione e si avviò con lei al letto cavandosi il pigiama appena indossato; anche lei, prima di stendersi a letto, tirò via la camicia da notte che aveva addosso e si propose nella sua statuaria bellezza nuda.

Sin dalla prima rapida occhiata, lui si rese conto che la notte in discoteca aveva lasciato il segno; ano e vagina erano decisamente prolassati, segno che parecchi falli erano passati da lì, e tutti di dimensioni notevoli; Ottavio non aveva problemi di confronti, visto che la sua mazza era decisamente superiore alla media; ma il senso di nausea per l’arrogante presunzione di lei, che si schiavizzava a maschi brutali e violenti, quasi lo inibiva.

Spostò la mente alla recente copula con Eugenia e si sentì ricaricato; la prese per un braccio e la trascinò letteralmente in bagno, la ficcò sotto la doccia, afferrò l’erogatore e cominciò a spruzzare il getto di acqua tiepida dentro la vagina slabbrata e nell’ano sconvolto; lei era frastornata.

“Che cavolo fai?”

“Io i miei gioielli in una fogna sporca come la tua non li infilo; adesso ti lavi profondamente; cerchi inutilmente di cancellare le tracce delle bestie che ti hanno montato; poi, forse, ti concedo una copula da cristiani; sei una lurida schiava che si piega a novanta gradi per farsi squarciare vagina e ano, che si inginocchia davanti a caproni che si sentono maschi per succhiare uccelli degni di una fogna; se non ti ripulisci, a letto con me non ci vieni; non voglio rischiare contagi come te che sei totalmente scervellata e schiava del sesso e del maschio!”

“Io copulo come mi pare e con chi mi pare; in quanto alla schiavitù, quella la imporrò solo a te, mio piccolo slave; io li domino, quei maschi; e scervellato sarai tu; io li obbligo a copulare con preservativo!”

“Silvana, sono stanco di lottare con la tua testardaggine; non hai preservativi da imporre e non credo affatto che dieci caproni accettino il goldone per infilare la mazza in una vagina che è un tunnel ferroviario; se credi di dominare i maschi piegandoti a novanta gradi, te lo faccio sentire io che cosa sei! Per lo slave, aspetto la tua prova generale; ti garantisco che con le ossa rotte ne esci tu, come è successo finora.

Io ho il ricordo di due dolci amanti che per una notte mi hanno fatto vivere un’altra dimensione; tu, delle decine di copule, cosa ricordi? Forse la vagina slabbrata e l’ano squarciato, ma solo quelli! Comunque, se vuoi copulare, lavati per bene oppure vattene a dormire da sola!”

Ingoiò il rospo e cedette alla violenza, perché sapeva di avere completamente torto; si lavò accuratamente e profondamente per liberarsi da eventuali scorie di sperma; si asciugò e andò a stendersi sul letto, quasi in attesa di essere posseduta con amore da lui, che invece la obbligò a girarsi e a sistemarsi carponi sul letto; le andò alle spalle e la penetrò senza avvertimento da dietro in vagina.

“Cristo! Che fai? Ti sembra il modo il penetrare una donna?”

“Perché, nei bagni che fanno? Ti preparano per caso o ti infilano di colpo, senza avvertire?”

“Non siamo nel bagno e tu non sei uno qualsiasi, sei il mio compagno!”

“No; è ancora domenica; tu sei ancora in regime di libera copula e lo fai in bagno con sconosciuto, per una sveltina; muovi il sedere, datti da fare, fammi godere, altrimenti cosa che ci sei venuta a fare nel letto?”

“Ottavio, stai fermo e ricominciamo; siamo nel nostro letto, sono la tua compagna e, come d’accordo, si fa l’amore, non sesso, amore, come lo sai fare tu, come lo hai fatto fare a Dora che si masturba per ore, al ricordo; come lo hai fatto fare ad Eugenia che evidentemente ha anche parlato molto con te, se ti ha rivelato le mie confidenze; ora io sono come loro e tu mi dai la passione che hai dato a loro, altrimenti impazzisco e ti castro, te lo giuro su quanto ho di più caro!”

“Silvana, tra noi due, chi cerca la guerra sei tu che ti attacchi a pregiudizi assurdi; nessuna delle donne con cui faccio l’amore ha le pretese che hai tu, di farmi essere l’unico schiavo di una che si schiavizza a tutti i maschi; non ci tengo ad essere il capro espiatorio delle tue frustrazioni; vuoi il sesso? Prendilo! Io sono qui, la mia mazza regge anche agli urti più disumani; ma devi essere tu a prendertela, a riempirti in tutti i buchi, a fare quello che vuoi; non ti amo; in questo momento ti odio e provo ribrezzo per come ti sei fatta conciare; fai da sola e non mi dare fastidio; fai conto che sia un giocattolo di gomma.”

“Se voglio un giocattolo di gomma, vado al sexy shop, se voglio un mazza che mi slabbra, come vedi, vado nei bagni; qui voglio un uomo, che faccia finta di amarmi, di dimenticare le nostre lotte, che sia il compagno di cui avrei bisogno, anche se lo negherò fino alla fine dei giorni; voglio l’amore che hai dato ad Eugenia, stasera; puoi fare finta di essere ancora con lei?”

“Non provo per Eugenia il trasporto che provo con te; ma non ho il dente avvelenato come con te; te la senti di escludere il sesso e di stare solo abbracciati, come se veramente ci fosse amore, tra noi, e non l’odio che ci sta uccidendo?”

“Ci posso provare; ci voglio provare; ma sento anche il bisogno di possederti e di appartenerti; ti è così difficile accettarlo?”

Era chiaro che le parole portavano lontano e non approdavano a niente; meglio i fatti; l’abbracciò e la avvolse in una appassionata sorta di protezione; lei si abbandonò languida e si lasciò accarezzare su tutto il viso, prima, e su tutto  corpo, progressivamente; il tasso di libidine era salito al massimo, quando lei lo fece rotolare supino, montò su di lui e si impalò guardandolo in viso; sorridendo come se avesse raggiunto il suo obiettivo cominciò a muoversi su e giù col corpo.

L’espressone vittoriosa di lei, che dava la sensazione di avere conquistato un fortino con l’inganno della tenerezza; lo sciacquio del canale vaginale che dimostrava quanto il sesso fosse stato martirizzato dalle copule della serata fecero scattare il desiderio di lui di umiliarla ancora; si concentrò sul lavoro da svolgere e divenne altro dal suo sesso che imperterrito si rizzava come un palo dal ventre; lei lo cavalcò per quasi un’ora, ebbe almeno quattro orgasmi violenti e squirtò sul ventre.

Continuava a sorridere soddisfatta, ma non era lussuria; era il senso di un trionfo che solo lei percepiva; solo quando fu passato tutto quel tempo senza che lui denunciasse una qualsiasi reazione di passione o di partecipazione, Silvana fu assalita dal dubbio che si fosse trasformato in un fallo di plastica perché lei potesse sfogare la sua volontà di dominio; si bloccò di colpo e si sfilò; il batacchio non perse niente della sua durezza.

“A che stai pensando?”

“Scusami; problemi di lavoro, non riesco a staccarmene … “

“Sei un bugiardo; ti stai facendo montare ma non provi niente!”

“Perché, quando ti fa sbattere nei bagni, provi qualcosa?”

“Questo non è un bagno!”

“E tu non sei una donna innamorata e neppure appassionata. E’ meglio se dormiamo.”

Si girarono di schiena, odiandosi, e alla fine presero sonno.

Non passò facilmente, quella domenica; dopo un sonno agitatissimo, si trovarono nella sala, a sorseggiare il caffè, che era quasi ora di pranzo; si guardavano in cagnesco e non aprivano bocca; alla fine Ottavio si decise a chiedere se voleva mettersi a spignattare o se andavano a pranzo in trattoria; lei bofonchiò qualcosa sulla sua stanchezza; passò velocemente sotto la doccia e indossò una tuta leggera, perché faceva caldo, direttamente sulla pelle nuda.

Allora anche lui fece un rapido passaggio sotto la doccia ed indossò una tuta leggera; andarono a pranzo sotto casa e, subito dopo, tornarono su, lei per fiondarsi ancora a letto, lui per sprofondare nelle sue scartoffie per il lavoro del lunedì; la lotta segreta a chi cedeva per primo non ebbe né vinti né vincitori; dopo il tramonto, lui si vestì e uscì senza dare spiegazioni; lei diventò verde di bile e meditò a lungo se prendersi una serata di libertà; l’idea del lavoro del lunedì la convinse a poltrire ancora.

Ottavio si era diretto al bar di ritrovo e incontrò Dora che sorseggiava un qualcosa; la salutò e, prima che potesse intavolare con lei qualsiasi chiacchiera vuota, Emilia, un’altra ragazza del gruppo, lo apostrofò a sorpresa.

“Ciao, bello; è vero che a te non piace fare sesso nel bagno?”

“Non ci riesce perché, per come fa lui le cose, ha bisogno di spazio e di tempo … “

Era stata Dora a rispondere; lui le sorrise e le mandò un bacio.

“Non c’è un posto dove potresti portarmi per fare un poco di sano sesso?”

“Emilia, non hai capito; quello che Ottavio ti fa è amore vero e te ne lascia la voglia per settimane … “

“Meglio! Anche io preferisco l’amore al sesso, purché si tratti solo di fare l’amore, senza impegni futuri … “

Stavolta anticipò la sua amica.

“Se vuoi passare un po’ di tempo con me, temo che dovrai accontentarti della mia auto … “

“In bagno, in macchina, in camporella, in un letto, dove vuoi; basta che mi fai assaggiare questa droga che sembra avere sconvolto qualcuna qui … “

“Portala al parcheggio del supermercato; è vuoto a quest’ora, è abbastanza buio e la tua macchina diventa facilmente un letto.”

“Grazie, Dora, da tutti e due; sei un’amica … “

“Che devo dire, se arriva la belva?”

“Ricordale che il nostro accordo prevede libertà assoluta fino a domani mattina … “

“Okay; maledetti, divertitevi; Emilia, non rinunciare a niente; ne ha abbastanza per tutto quello che ti serve!”

Montarono in macchina e in pochi minuti furono al parcheggio indicato; scelse un punto isolato, lontano da sguardi indiscreti; abbassò le tendine parasole che facevano molta intimità; le chiese di spostarsi sul sedile posteriore e la baciò con la massima sensualità; la lingua di lui che le ruotava nella bocca le sollecitò tutte le papille; la donna si sentì sciogliere e partecipò con tutto il corpo alla passione che l’agitava.

Le mani si mossero sul corpo come tentacoli e l’afferrarono dappertutto, dalla nuca al viso, dal seno alle cosce; poi una si infilò sotto la minigonna e incontrò la leggera fettuccia di un perizoma che scompariva nella vulva e tra le natiche; in un niente, il medio penetrava in vagina e cominciava a strapparle godimenti con una magistrale masturbazione; quando titillò sapientemente il clitoride, lei urlò il suo piacere per un primo grosso orgasmo.

Le sollevò la maglietta, non portava reggiseno e due globi di limpida bellezza gli apparvero, con in cima due aureole disegnate coi pastelli e due capezzoli già ritti e aguzzi come punte; li palpò e li manipolò per alcuni minuti, poi strinse tra pollici e indici i due capezzoli; lei gemette di piacere; si fiondò sul pantalone, lo aprì e tirò fuori la bestia che la invogliò; in un attimo, era piegata su di lui a leccare l’asta con grande passione; una mano era scomparsa sotto la gonna e aveva ripreso la masturbazione che lui aveva iniziato.

Le prese la testa tra le mani e la accarezzò delicatamente e a lungo; percorse con dolcezza il viso, compresa la bocca piena della sua mazza; si chinò a baciarla sulla nuca; lei si sentiva sciogliere di languore, per la tenerezza di lui; ma ora desiderava sentirsi presa e posseduta, possibilmente con l’amorevolezza di cui sembrava capace; si staccò dalla fellazione e si distese supina sul sedile; colto il desiderio di lei, Ottavio aprì lo sportello dalla sua parte, per avere più spazio.

Si sistemò su di lei, poggiando il sesso alla vulva; lei si distese, prese in mano la mazza e la guidò alla vagina; la penetrò con la solita dolcezza e trovò un’autostrada aperta; le suggerì di usare i muscoli interni per catturare il sesso; lo fece e sentì il piacere enorme chele dava ‘mungere’ il sesso col canale vaginale; lui la montò per qualche momento, con delicatezza, e lei sentì la cervice sollecitata dalle spinte; urlò l’orgasmo più intenso che ricordasse e cadde in un languore vicino al torpore.

Si abbandonò sotto di lui; mentre si sorprendeva perché non aveva eiaculato, nonostante l’intensità della passione che aveva sentito viva, gli chiese se aveva in mente altro; lui si limitò a rispondere che voleva tutto quello che avesse chiesto; cambiò posizione e si sedette su di lui impalata sul sesso duro; si piegò in avanti e si fece penetrare a pecorina; alla fine decise che la conclusione più bella sarebbe stata una penetrazione anale; non la spaventava la dimensione della mazza.

Spostò la cappella dalla vagina all’ano e si abbassò; l’asta penetrò nel retto con la massima agilità; lo invitò a goderle nel didietro; la montò per qualche minuto, fino a che sentì esplodere l’orgasmo anale di lei; spinse l’asta fino in fondo e le versò nel retto uno tsunami di sperma che lei accolse con urla di gioia; cautamente, sfilò la mazza dal ventre e le passò i tovagliolini per arginare la fuoruscita del liquido seminale; si pulirono, si rassettarono e ripartirono.

Rientrando nel bar, lei lo bloccò sulla porta e lo baciò con passione inusitata; quando lei si staccò dal bacio e lui prese visione della sala, il volto adirato di Silvana lo colpì immediatamente; quasi per ribadire, fu lui a baciarla affettuosamente, senza lussuria, con la dolcezza dell’amante; il gesto provocò, come previsto, uno scatto d’ira della sua ‘padrona’.

“Hai deciso di passartele tutte, prima di sparire per sempre?”

La reazione di Emilia fu sorprendente.

“Se non sei in grado di riconoscere la bellezza degli oggetti che possiedi, la colpa è solo tua; mi piaceva, l’ho concupito; c’è stato; se sparisce, mi lascia un ricordo meraviglioso; se resta, stai ben certa che non te ne lascio il monopolio; lo tormenterò perché mi dia ancora serate come questa, alla faccia delle imbecilli che non sanno apprezzare; non ho mai vissuto una seduta d’amore della stessa intensità e non sarai tu o le tue fisime a privarcene!”

Silvana era livida.

“Hai ancora da soddisfare voglie inconfessate di amiche allupate o possiamo andare a dormire? Domani dobbiamo lavorare, se te ne fossi dimenticato.

“Signora, lei ha imposto per il fine settimana libertà individuale e totale; queste scenate le riservi ai suo amanti del bagno! Conosco bene i miei doveri; se ne hai bisogno, andiamo pure a dormire, come farò certamente fino a domattina.”

Mantenne fede alla promessa; tornato a casa, ignorò tutti i tentativi di lei di ricucire il rapporto; infilò vistosamente i tappi nelle orecchie per non ascoltarla; si preparò per la notte e si infilò fra le lenzuola, respingendo ogni tentativo di approccio che lei attuava per riprendersi il posto di compagna che riteneva essere suo; la notte passò senza problemi; il lunedì mattina lei gli annunciò che da quel momento erano una coppia affiata; cercò di succhiarlo prima di andare al lavoro; lui si negò e andarono.

Quando si svegliarono il mercoledì, dopo due giorni di ‘tregua armata’, lui era certo che doveva aspettarsi un tentativo di lei, di schiavizzarlo al suo piacere; l’indomani sarebbe stato difficile, perché doveva incontrare gli amici e da venerdì sarebbe cominciata la fase del ‘liberi tutti’ che sarebbe durata fino al momento in cui, lunedì mattina, lui avrebbe preso la strada che lo avrebbe portato definitivamente via; qualunque iniziativa doveva essere per quel giorno.

In mattinata, lui doveva andare a discutere con una coppia di sposi la sistemazione degli elettrodomestici nella cucina che avevano ristrutturato; il marito, Daniele, era un giovane sui trent’anni, alto e aitante, decisamente muscoloso e probabilmente ben dotato, che esibiva con arroganza la forza fisica perfetta ed una supponente capacità di controllare e dominare il mondo; sua moglie, Lisa, era una donna di poco più giovane, poco appariscente ma con un’aria assai furbetta.

Ci mise poco a dimostrare le sue intenzioni e la capacità di aggirare la presunzione del coniuge; in un momento in cui il marito era in un’altra stanza, lasciò scorrere, quasi per caso, una mano sulla patta di Ottavio, che rispose con un stretta su una natica piena e soda; lei gli sussurrò che avrebbe voluto assaporarlo e si sarebbe inventata qualcosa per farlo ritornare quando si fosse trovata da sola; si annotarono i numeri del cellulare personale per comunicare.

Per pranzo, incontrò Silvana alla ormai solita mensa operaia; si scambiarono banali comunicazioni e commenti; lei chi chiese cosa avrebbe fatto nel pomeriggio; lui le comunicò che era libero da impegni e avrebbe riposato; con un ghigno ironico, lei avvertì che si sarebbero visti la sera, alla chiusura del supermercato, per un ‘bella’ cena.

“Silvana, ti avverto per l’ultima volta; se non cambi registro, stasera ogni storia tra noi finisce per sempre … “

“ … Oppure comincia su un altro registro; perché vuoi escludere altre possibilità?”

“Perché ormai ti conosco e non recedi mai dalle tue convinzioni. Te lo dico adesso, addio; poi non ci sarà tempo.”

Tornato a casa, raccolse le sue cose nella valigia che aveva portato con se e la andò a sistemare nel portabagagli dell’auto; sentiva che, comunque fossero andate le cose, sarebbe stata la fine del loro rapporto; quasi per uno scrupolo sociale, fece un salto al bar, dove incontrò Dora che aspettava qualcuno; la avvertì che quella sera qualcosa avrebbe rotto gli equilibri e lui sarebbe evaporato; la abbracciò con tutto l’affetto di un amico che sparisce; le chiese di avvertire Eugenia e andò via.

La vicenda successiva si sviluppò come in un classico thriller; poco dopo le sette, vide Silvana scendere da un’auto, da cui venne fuori anche Daniele, il ragazzo che aveva conosciuto la mattina; quando si allacciarono in un bacio amoroso, ebbe la freddezza e la prontezza di immortalarli in una foto fatta col telefonino; intuì che il bull prescelto per farlo sentire cuckold era quello; inviò per WhatsApp l’immagine a Lisa e subito dopo la chiamò.

“Ti ha lasciato sola tuo marito?”

“Chi è la donna con lui?”

“E’ una mia amante; stanno andando a casa di lei perché ha deciso che mi vuole cornuto contento … “

“Beh, mi pare che ci siano tutte le condizioni per realizzare la nostra ipotesi … “

“Al massimo tra un’ora sarò da te … “

“Ti aspetto … e con ansia, anche!”

Quando i due entrarono, Ottavio si rese conto che l’altro non l’aveva neppure riconosciuto, senza la tuta della ditta e nell’emozione della prossima copula con Silvana; lei lo guidò alla camera e, mentre si spogliava, tornò in cucina dove aggredì letteralmente il compagno.

“Adesso vieni con me in camera, ti siedi e stai a guardare mentre io copulo con Daniele; alla fine stuprerà anche te e, dopo, sarò felice di esserti compagna alle mie condizioni.”

Non batté ciglio; la seguì con l’aria mogia di chi si arrende; sistemò il telefonino sulla posizione ‘video’ e andò a sedersi sulla poltrona indicata; l’altro finalmente lo riconobbe.

“Ma tu non sei il tecnico degli elettrodomestici? … E’ lui il cuckold che dobbiamo deliziare e il gay che deve essere stuprato?”

“Si; vedo che non devo presentarvi .. “

Lei si era già lanciata sul letto, aveva abbassato lo slip e tirato fuori una mazza notevole, già dura e ritta; la prese in gola in un solo movimento, affondando fino ai peli del pube; lo succhiò per qualche tempo, poi si staccò e cominciò a spogliarsi; Ottavio non volle vedere altro; aveva ripreso la fellazione e poteva anche andare; uscì dalla camera inseguito dagli improperi di lei che lo accusava di bugiardaggine e di vigliaccheria; le rispose solo ‘lo scontro è solo agli inizi’ e sparì.

Verde di bile, Silvana lo inseguì urlando fino all’uscio che lui si sbatteva dietro; notò le chiavi nel vassoio sulla cassapanca d’ingresso e capì che era uscito per non tornare; imprecando e bestemmiando, tornò in camera e assalì il povero Daniele che per quella sera era destinato a lasciarle sfogare la rabbia; mentre avviavano la loro copula epica, lui aveva preso la macchina, dato uno sguardo nostalgico alla casa ed era partito per andare da Lisa e di lì dovunque il destino lo portasse.

La ‘timida mogliettina’ aveva preparato tutto al meglio, compresi i dolcetti ed una bottiglia di cognac su un tavolo, ai piedi del letto; aveva tutta l’intenzione di passare una notte meravigliosa, visto che suo marito si era inventato, fino all’indomani, un impegno che adesso sapeva quanto fosse importante per il suo bullismo mascolino; aveva qualche vaga nozione sul carattere della donna del tecnico degli elettrodomestici e sapeva che lo avrebbe fatto divertire.

Aspettò l’uomo, con cui aveva deciso di tradire, in vestaglia sul corpo nudo; si era anche preparata a puntino ed era pronta a dare tutto; lo ricevette con un abbraccio soffocante e ne ammirò immediatamente il corpo tonico, il bacio lussurioso e appassionato, ma soprattutto la mazza grossa e dura che sentì contro il ventre; quando lui fece passare le mani su tutto il corpo, seppe che di passione e sentimento si sarebbe trattato, non solo di libidine.

Ottavio, mentre la baciava con impeto tenendola con una mano sulle natiche, stretta contro il pube per farle sentire il sesso sulla vulva, infilava l’altra nella vestaglia ed andava ad artigliarle un seno, per stringere tra le dita il capezzolo giovane e poco rilevato; lei si sentì scuotere in tutto il corpo dal piacere; come sperava, la mano si spostò sulla vulva e sentì il medio entrare in vagina a titillarle il punto G; esplose in un orgasmo tanto violento che lui dovette sorreggerla per non cadere.

La prese in braccio e la portò in camera, adagiandola sul letto come una vergine sposa; si lasciò andare alla dolce finzione e lo baciò sul collo, quasi con amore; lui la fece distendere supina, aprì la vestaglia e andò a baciarla sul monte di venere; lei gli prese la testa e guidò la bocca alla vulva; avviò il cunnilinguo dalle grandi labbra, mentre le dita scavano nella vagina e nel retto; aggredita dal piacere su due fronti, Lisa gemette e urlò senza freni e senza interruzioni.

Lo fermò e lo spinse a spogliarsi; lo rovesciò sul letto e avviò lei una fellazione da enciclopedia; più volte lui dovette obbligarsi a frenare l’orgasmo; spostò il corpo di lei in maniera da averla addosso a sessantanove e cominciarono e succhiarsi a vicenda, alternandosi nei movimenti; per un tempo lunghissimo si dedicarono alle pratiche orali con goduria infinita; lui si mosse per sedersi sul suo ventre e copulare tra i seni che lei manovrava con arte; più volte concluse la spinta in bocca.

Si fermarono, ad un certo punto, perché lei aveva avuto un’infinità di orgasmi duri e convinti; lui era riuscito a riservarsi di godere in vagina o nel retto; non intendeva lasciare niente fuori da quell’amplesso e lei era ancora più determinata a darsi tutta; ripresosi dalla prima ‘battaglia amorosa’, Ottavio andò all’assalto della vagina e la penetrò alla missionaria prima, facendole sentire la possanza del membro nel ventre; poi la dispose carponi e la penetrò a pecorina.

Lisa non smetteva di godere e di gemere dolcemente; mai aveva provato tanto piacere in un rapporto sessuale; a quel punto, avrebbe dato veramente qualunque cosa lui le avesse chiesto; anzi, anzi, fu lei stessa a chiederli di penetrarla analmente perché un ricordo vivo le restasse, anche fisicamente, di quella serata; nonostante una lunga preparazione e l’uso del lubrificante, la penetrazione risultò lenta e dolorosa ma lei accettò la mazza fino all’intestino e il piacere immenso la compensò di tutto.

Erano nel pieno della copula anale, quando gracchiò il telefonino di lei; si allungò a prenderlo senza interrompere.

“Ciao, Daniele, Tutto bene? … Io sto godendo da matti con un maschio meraviglioso che mi manda in paradiso … si è Ottavio, sai, il tecnico del frigo, quello che tu e la troia che sta con te volevate trattare da cuckold e da omosessuale; anzi, se metti il vivavoce, lui vorrebbe dare un addio a questa nobile signora …. “

“Ottavio, davvero pensi di andartene e di non tornare più?”

“Ti avevo detto che era l’ultimo avvertimento; tu continua pure a vivere dei film che ti fai tu; io affronto la mia realtà che non prevede la tua insopportabile presenza; quello che tu ritieni un cuckold mascherato, come vedi, sa dare tanta gioia a donne che non ne ricevono dai tuoi stalloni; salutami le tue amiche e tutti quelli che ti sfonderanno dovunque ti capiti.”

“Lisa, perdonami, ho sbagliato; cosa posso fare per farmi perdonare?”

“Per ora, non puoi fare assolutamente niente; domani mattina, quando, come d’accordo, tornerai, deciderò se lasciarti fuori alla porta o farti rientrare alle mie condizioni; ti auguro di passare una notte d’amore come quella che sicuramente avrò io con un uomo straordinario capace di dare tanto amore anche in una copula di una notte sola.”

“Non potremmo venire da voi e chiarirci?”

“Potete venire solo se vi sedete sulle poltrone e state a guardare per imparare come due persone sanno amarsi e darsi tutto, comunicando soprattutto col sesso; come per ogni cuckold che si rispetti, vi lascerete legare alle poltrone per impedirvi di disturbarci mentre facciamo l’amore; se vi va di venire, queste sono le condizioni non trattabili.”

Non accettarono e Silvana dovette ammettere un’ulteriore amara sconfitta; non disperava comunque di riuscire ancora a portare Ottavio dalla sua parte, facendo aggio sul suo fascino e sull’amore insorgente che lui l aveva dichiarato; ma quella telefonata fu il loro ultimo contatto; per rendere meno amara la défaillance, passò la notte a fare sesso con Daniele, ma solo per scoprire che l’amore di Ottavio era tutta un’altra cosa e che solo per tigna lei lo disprezzava mentre ne aveva bisogno.

A goderselo, invece, per quella notte, fu Lisa che non si fece demoralizzare dalla telefonata surreale col marito; subito dopo, riprese a farsi possedere nell’ano, come stava facendo prima della telefonata; per tutta la notte, non fecero che copulare con immensa gioia, con una voglia che non scemava e con sintonia sempre maggiore che portava ogni amplesso ad essere autentica fusione di corpi, di menti, di sentimenti; soffrì quando lui se ne andò e lei dovette accogliere suo marito.

Ma si rese subito conto che non valeva la pena di distruggere un matrimonio per una copula particolare, ricambiata con altrettanto fervore, con un fantasma che subito dopo sparì e non sarebbe più comparso nella sua vita; Ottavio, infatti, da casa sua partì direttamente per rientrare in sede dove operò qualche trasformazione radicale della sua vita.

L’estate passò lenta, calda e noiosa; Silvana aveva perso il gusto di frasi sbattere a più riprese, in bagno o in auto, da amanti occasionali; senza che se ne fosse resa conto, le ‘mazzate’, che la breve storia con Ottavio le aveva procurato, l’avevano quasi costretta a ripensare tutti i suoi comportamenti; ad aggiungere motivi di rimorso, si misero anche le amiche, di cui almeno tre avevano avuto, dall’uomo che non aveva saputo tenersi, notti indimenticabili; la loro nostalgia la faceva star male.

La ripresa dell’attività, a fine agosto, le risultò disagevole; sentiva il vuoto della casa senza una vittima da massacrare e si vergognava di come lo aveva umiliato; per di più, nere nuvole si addensavano sul lavoro, che minacciava di andare in crisi per la nascita improvvisa, quasi come funghi dopo la pioggia, di centri commerciali potenti e di proprietà multinazionale che schiacciavano i piccoli rivenditori come quello in cui lavorava lei.

Il cuore le si fermò per un momento, quando vide avanzare nella ‘solita’ mensa operaia una tuta che riconobbe subito, perché era quella che sul lavoro indossava Ottavio; ma non era lui; stranamente, si diresse difilato al suo tavolo, quasi ripetesse una scena recitata tempo prima; si presentò con grande garbo, le chiese permesso e sedette di fronte; disse di essere il nuovo tecnico mandato in zona al posto di Ottavio che era passato ad altro ruolo; le portò i suoi affettuosi saluti.

Ingoiò il magone che la notizia le aveva procurato e fu persino brusca con l’altro, che non aveva colpe; ricordando come era finita male la precedente esperienza proprio per i suoi modi autoritari, si scusò per la freddezza; l’altro simpaticamente le rispose che sapeva bene che l’incontro precedente era stato di altra natura; anche il suo amico non stava gran che bene e viveva con grosso turbamento la scelta di far affidare a lui la zona, per passare alla scrivania, dirigente dei commessi del magazzino.

Silvana lesse nelle scuse un modo per farle sapere che ora lui lavorava in città, nel grande magazzino di elettrodomestici; se avesse voluto, poteva raggiungerlo e spiegare gli equivoci; si riservò di pensarci e di parlarne con le amiche; la sera, al bar solito, le tre, che conservavano di lui un ricordo affettuoso, furono concordi a suggerirle di riprendere i contatti, a condizioni diverse; si sentiva autorizzata e spinta a fare una capatina nel negozio, quanto meno per tornare a guardarlo in faccia.

La città distava solo una ventina di minuti dal loro paese; una linea automobilistica garantiva il collegamento; una fermata era posta proprio davanti al negozio; il dépliant diceva che erano aperti anche di sabato e, in certe occasioni, di domenica; si rese conto che tutto concorreva a spingerla verso l’incontro per cercare di ritrovare quello che aveva stupidamente buttato; decise di andare quello stesso sabato.

Fermò uno degli addetti e chiese di Ottavio; le indicò la struttura degli uffici; lo vide e lo richiamò; lui le venne incontro e lei dovette trattenere il naturale moto di abbracciarlo, ma si strinsero con affetto ambedue le mani.

“Volevo vedere dove fosse finito un amore nascente … “

“E’ stato sempre dentro di me; ed è cresciuto, anche nella lontananza … “

“Hai qualcuna, adesso?”

“No, nessun amore; tante passioni passeggere, ma nessuna per cui valga la pena di rinunciare alla libertà. E tu?”

“Ho cambiato persino le mie abitudini; niente più libertinaggi a oltranza; avevi ragione; mi sprecavo stupidamente; ma non ho trovato un Ottavio degno di dormire con me e farmi sentire sua compagna almeno per mezza settimana … Sei diventato stanziale? Hai una casa dove abitare?“

“Si; non c’è entrata nessuna donna in maniera stabile; mi piacerebbe fartela visitare … “

“Perché ti sei fermato?”

“Sei sempre la stessa! Vuoi che ti dica che l’ho fatto per scappare da te? Sì; ho voluto evitare di incontrarti; e tu invece mi vieni a trovare in prigione e non mi porti neanche le arance … Ti va di fermarti domani? “

“Dovrei trovarmi un alloggio … “

“Dimentichi che una ragazza, qualche mese fa, disse ad un ramingo che, nel letto no, ma in casa poteva ospitarlo? Vale anche per me; si può andare a cena insieme, senza fughe nei bagni e senza discoteca; ti offro solo una cena economica e tanti discorsi sui massimi sistemi; a casa c’è un divano letto per gli ospiti occasionali; possiamo fare un giro in città, domani; lunedì mattina Diego, l’amico che ti ha contattato, deve tornare per lavoro e può darti un passaggio al negozio … “

“Non temi che sia pietistico ‘rubare’ un giorno al nostro addio?”

“Se tu hai trovato la forza di venire a cercarmi, io devo e voglio trovare il coraggio di ritrovarci, almeno come amici … Non ci vuole un genio per capire che è una scelta forse stupida, ma che mi stimola molto; ho voglia di parlarti.“

“Dove pranzi, di solito?”

“Abbiamo una convenzione con una trattoria qui vicino; mi aspetti e pranzi con me?”

“Quando sono partita, ci speravo; ora non ci rinuncerei per niente al mondo; se mi fermo stanotte, ti offendi se cerco di concupirti?”

“Fatti un giro tra i modelli esposti e divertiti a costruire la tua cucina ideale; appena mi libero, andiamo a pranzo; oggi non lavoro di pomeriggio e saremo liberi di chiacchierare.”

Silvana passò il tempo guardando i modelli di elettrodomestici proposti, giocò a farsi corteggiare da commessi belli e intraprendenti e guardò con sussiego le belle commesse che si erano già passate la voce indicandola come la compagna del capo, il che le rendeva invidiose e gelose; intuì che lui si era dato da fare e a ciascuna aveva lasciato il segno della passione che sapeva mettere anche in una sveltina; si odiò per non avere capito in tempo e si ripromise di rimediare.

Gli sguardi d’odio delle commesse divennero più intensi in trattoria, dove lei sedette, orgogliosa come sempre, con il ‘suo’ Ottavio e si lasciò scappare qualche velata carezza che esaltava il suo esibizionismo e feriva le altre invidiose; notò che lui la lasciava fare e ricambiava alcune carezze e strette delle dita intrecciate; per la prima volta, da quando lo aveva incontrato, i palpiti si fecero diversi e desiderò stargli abbracciata, senza fare sesso.

La stessa voglia, acuita allo spasimo, la assalì quando furono nel suo appartamento, due camere con cucina e servizi, quasi l’ideale per viverci bene in due; quando lui l’abbracciò in piedi, con affetto profondo, non lasciò neppure che la baciasse; lo tenne stretto e pianse sulla sua spalla.

“Che ti succede, Silvana?”

“Niente; mi accorgo solo adesso che ho bruciato tutto, quando ero appena una ragazzina; sono arrivata al sesso senza provare nessuna delle emozioni che mi hanno raccontato e che il ragazzino dentro di te riesce a far sentire alle ragazzine dentro le donne che ami; non so come spiegartelo; sono arrivata a fare sesso senza provare fitte d’amore impossibile; non ho mai sognato un principe azzurro ed ora mi trovo, da vecchia troia riconosciuta, a desiderare di tornare per te vergine e pulita.

“Perché non smetti di flagellarti? Eugenia aveva visto giusto; per farti male, ne fai a chi ti vuole bene; è come ti poni, non come sei, a determinare il rapporto; se ti senti pulita e nuova, se vuoi esserlo, il ragazzino che vive dentro quest’individuo che da farsene perdonare ne ha più di te, che si è innamorato della tua verginità inespressa, ti sente nuova e pulita come ti proponi.”

“Vuoi dire che se dico ‘ti amo’, ho riassunto tutte queste lacrime e quello che sottintendono?”

“Lo hai detto tu stessa, adesso; e con convinzione; vorresti che facciamo l’amore come due ragazzini imbranati, anche se non lo siamo mai stati?”

“Adesso so cosa vuol dire desiderare il tuo amore; sì, voglio amarti come se fossi vergine e ignorante … “

Ma il desiderio di fare l’amore era destinato a rimanere nel limbo delle buone intenzioni; Ottavio non riusciva ad accettare con convinzione che lei fosse cambiata; anni di sregolatezza non potevano essere stati cancellati da qualche discorso e da due settimane di amore difficile e contrastato; glielo disse con serenità e la inviò a sdraiarsi sul lettino in sala, mentre lui andava nella camera e si disponeva a riposare.

Silvana non era andata fin lì per farsi relegare in un lettino; dopo avere reso chiaro che ne era innamorata, dopo avere accettato di pranzare insieme e di fermarsi per due giorni, aveva bisogno di sentire almeno che era viva e profonda la loro amicizia, anche se al di qua del sesso che, a quel punto, sarebbe risultato equivoco; lo raggiunse sul letto in camera, si sdraiò accanto a lui e gli si raggomitolò contro.

“Fammi stare con te; non ti chiedo né sesso né amore; fammi solo sentire il tuo calore, l’amicizia che ci unisce … “

“Sei certa di riuscire a starmi vicina da grande amica senza pulsioni strane? … Allora stiamo anche abbracciati; ma non ti venga in mente di usare la tecnica per eccitarmi; io sono felice di avere ritrovato l’amica; non ho voglia di riscoprirti troia … “

Gli si strinse contro e non cercò neppure di abbracciarlo; lui si girò verso di lei e la baciò delicatamente, a stampo, ma sulla bocca; si appisolarono e forse lei sognò una lunga copula col suo amore nuovo e imprevisto; restarono in dormiveglia un tempo lungo, poi lui si alzò e andò a preparare il caffè; lei gli chiese se poteva fare una doccia; uscì dal bagno con indosso un accappatoio di lui che annusava golosamente per cercarne gli odori.

Lo abbracciò lussuriosamente e gli toccò il sesso, da sopra i vestiti; lui spostò la mano e l’abbracciò con affetto; la baciò in fronte, da amico o da padre; lei sentì comunque un profondo sentimento avvolgerla e cercò la bocca; stavolta lui non si ritrasse e si baciarono con passione; ma non andarono oltre, perché Ottavio era deciso a non valicare certi limiti; si staccò e le chiese se voleva andare a cenare fuori e fare una capatina al locale dove si ritrovavano alcuni degli operai del suo settore.

Cenarono a pizza e birra in un locale dove lui era quasi di casa, ricorrendo spesso a quella soluzione per la cena; naturalmente, la curiosità che suscitò la presenza della ‘ragazza’ di lui suscitò qualche commento e qualche complimento esplicito, perché davvero Silvana era bella e si faceva notare; c’era anche uno strano alone d’amore, intorno ai due, e lui dovette farsi forza per non lasciarsi trascinare nella spirale in cui l’avrebbe trovata, forse terribile come sempre.

La ‘puntata’ al bar fu quasi una ‘prova del fuoco’ per verificare che i costumi di lei fossero mutati; il viavai dal bagno era lo stesso che dovunque, ma Silvana non si mosse un attimo dalla sedia accanto al suo amico; quando lui, tra il serio e il faceto, l’avvertì che andava in bagno, si limitò a suggerire, in termini volutamente ambigui, che ‘lui sapeva come fare da solo’; alla peggio, c’erano sguardi eccitati di tante ragazze, di cui poteva tenere conto.

“Sai che non farai sesso fino a che tornerai al paese?”

“Sai che forse non ne farò a lungo? Non ho voglia di sveltine e di improvvisazioni; quando verrà il momento, lo capirò … “

Passarono un giorno allegro, in giro per la città ancora mezza vuota perché l’estate si era allungata; dormirono abbracciati perché lui non seppe, e non volle, impedire a lei di stare nel suo letto, quasi a recuperare odori, sapori, rumori della loro vita insieme, che non aveva saputo apprezzare e di cui coglieva il grande valore emotivo.

Nelle settimane e nei mesi successivi, si tennero in contatto per telefono, specialmente con interminabili videochiamate in cui, a sera, si raccontavano anche le cose più banali e semplici; poi vennero i momenti tristi, per Silvana, quando il supermercato in cui lavorava annunciò la prossima chiusura; cercò inutilmente una nuova collocazione nel settore; ma i tempi difficili e la sua età la tagliavano fuori.

Tacque a lui la vicenda finché poté; venne il momento che le mancavano i soldi per l’affitto; fu Diego a farlo sapere ad Ottavio; lei aveva cercato di tenerlo fuori dai suoi problemi; affrontò il problema  nell’ennesima videochiamata.

“Perché non mi hai detto che hai perso il lavoro? E’ vero che hai problemi di sopravvivenza? Perché non mi dici queste cose importanti, invece di parlare di brodini?”

“Lo sai che c’è recessione, che quelle come me perdono il posto; perché dovevo parlartene? Per rovinare la nostra amicizia?”

“No; per rafforzarla; non stiamo a discutere del sesso degli angeli; prendi l‘autobus e vieni al negozio … domani.”

Per la prima volta, non pretese prima spiegazioni; ci andò; appena si liberò dal lavoro, la portò a casa; stavolta non la fece fermare sul lettino, ma la portò immediatamente in camera; la abbracciò con un voglia che non ricordava uguale e cominciarono a pomiciare in piedi; difficile stabilire, a quel punto, chi dei due desiderasse di più l’altro e con quanto amore; lui scoppiava di desiderio e la strapazzava languidamente su tutto il corpo, lei si sentiva sciogliere e l’amava con tutta se stessa.

La sollevò in braccio e la depositò al centro del letto, senza spogliarla; le sollevò la gonna fino alla vita e abbassò il perizoma sfilandolo dai piedi; aprì la cerniera e tirò fuori il sesso duro e voglioso; salì sul letto, si distese sopra di lei e poggiò l’asta sul monte di venere; si baciarono a lungo voluttuosamente, mentre lei manipolava il randello che premeva sul ventre e lui voluttuosamente carezzava la vulva a piena mano facendo scivolare un dito dentro la vagina senza penetrarla.

“Adesso tu sei la ragazza vergine che io sto per deflorare; lascia stare i dati storici e anagrafici; sei la mia Silvana, la ragazza che fino a stamane non conoscevo e che ora voglio ad ogni costo; non sai niente di sesso e ti puoi solo abbandonare a me che sono il tuo amore unico e immenso. Ti è chiaro, tesoro mio?”

“Mi lasci piangere almeno due minuti, visto che devo sacrificare a te tutta la mia vita passata? Io davvero voglio essere la tua ragazza innamorata e inesperta, la Silvana imbambolata che aspetta solo di fondersi col tuo amore; ma dammi il tempo di assaporare la novità … “

La penetrazione fu lenta, dolcissima; lei riuscì ad attivare i muscoli, quando sentì la cappella violare la vagina; accompagnò la penetrazione con una fontana di umori che sgorgavano naturalmente; piangeva anche, ma di gioia, e baciava lui con tutto l’amore che finalmente conosceva; dopo averne sentito parlare con entusiasmo, scopriva davvero che una ragazza impacciata, dentro di lei, riceveva nel corpo il sesso del ragazzo impacciato che lui tirava fuori.

Fu un orgasmo dolcissimo, quello che si scatenò tra due vecchi peccatori incalliti che scoprivano la dimensione di un amore assolutamente vergine; per la prima volta, dopo tante prove, lui si sentiva davvero casto mentre violava l’intimità di una donna, spinto solo dall’amore che gli urgeva dentro; per la prima volta lei sentì una mazza inondarle il ventre non per sfogarsi ma per comunicarle la passione di cui era portatrice; l’amò come non le era mai capitato.

Si spogliarono reciprocamente con la delicatezza che alcune persone usano per spacchettare un regalo pregiato e importante; facevano emergere dai vestiti, come da carte pregiate o stoffe delicate, i corpi conosciuti, vissuti e amati in diverse occasione; eppure riscoperti come nuovi, regalo della fortuna o dell’amore; ogni tratto che emergeva era aggredito con voglia cannibalistica, con baci, leccate, morsi e titillamenti.

Si succhiarono reciprocamente i capezzoli, in entrambi duri e ritti; lui si scatenò sul ventre e sulla vulva con la passione del ragazzo che scopriva il piacere in bocca degli umori genitali di lei; percorse in lungo e in largo le cosce, le natiche, il perineo e la ricoprì totalmente di carezze, linguate e morsi; si dedicò con passione alla vagina e strappò orgasmi feroci dal clitoride; coprì il viso di piccoli baci deliziandosi a sentire il sapore della bocca nella sua.

Lei affrontò la fellazione come non avesse avuto mai in bocca un sesso; ma lo trattò con l’entusiasmo di ragazzina scoprendo progressivamente il piacere di affondarlo in gola, sfidando la sua stessa capacità di arrivare ai peli pubici nonostante la stazza; leccò asta e testicoli per tutta la superficie, copulò in gola fino a provare conati di vomito e senso di soffocamento; carponi sul letto, si fece penetrare da dietro in vagina e si godette la massa della mazza che le inondava il ventre.

Lui la cavalcò tenendola per i fianchi, prima, e per i seni, poi; furono tentati di sperimentare un’ennesima volta, come fosse la prima, il coito anale; ma lei gli chiese di rinviarlo ad altro e più favorevole momento; eiacularono insieme, con grande felicità; dopo essersi scaricati, si trovarono sdraiati a guardare il soffitto inseguendo il sogno che aveva preso corpo; tenevano le mani sul sesso dell’altro, quasi a decretarne il diritto di piacere; per la prima volta, lei si sentì posseduta e felice.

Si abbracciarono con una foga che prima non avevano mai provato e lei colse il piacere di sentirsi titillare dalla mazza che strusciava sulla vagina e stimolava il clitoride; ebbe persino un orgasmo e avvertì lui che fu a un passo dall’eiaculare con lei; sentivano i corpi toccarsi in ogni punto, dalle spalle ai piedi attraverso il petto e il ventre; lei ebbe la sensazione di scoprire quel corpo per la prima volta, forse perché adesso l’amava sul serio.

Si calmarono e lui la abbracciò da dietro; lei si adagiò serena e sentì il corpo di lui fremere contro le natiche e la schiena; gli chiese di lasciarla addormentare così, stretta a lui e col sesso piantato tra le natiche, ma senza tentare ulteriori penetrazioni; voleva gustarsi il piacere tutto ‘normale’ di addormentarsi tra le braccia dell’uomo amato; lui le accarezzò delicatamente tutto il corpo e la rassicurò.

Prima di cedere al sonno che li assorbiva dolcemente, le precisò qualche dato che risultava particolarmente importante.

“In quel negozio dove lavoro, io stabilisco i turni, ma decido anche le assunzioni e i licenziamenti; ho concordato con la direzione che c’è ancora bisogno di una commessa esperta alle casse; tu hai molti anni di esperienza; il tuo posto quindi è già stato fissato; hai due giorni per impacchettare le tue cose; un furgone che deve trasportare elettrodomestici al tuo paese, al ritorno porta qui i pacchi.”

“Dove li deposito?”

“A casa nostra … “

“Nostra?!?! Ma c’è una sola casa, la tua … “

“Ricordi la cassiera che una volta mi offrì di stare a casa sua e poi la ribattezzò ‘nostra’? Adesso sono io che a quella cassiera dico che può venire a stare nella mia casa e battezzarla nostra.”

“Ma quei due erano una coppia di fatto almeno per una mezza settimana … “

“Ti spaventeresti se ti proponessi di diventarlo a tempo pieno?”

“Solo se mi imponi l’impegno ad essere innamorata e fedele, di fare l’amore solo con te e, in tempi brevi, di fare un figlio prima di essere troppo vecchi … “

“Non ce la fai a tenere l’asticella bassa, eh? … Scherzo; saremo una piccola coppia borghese e ci faremo le corna che si fanno le piccole coppie quando il matrimonio stanca uno dei due … “

“Tu porta la tua passione e la tua mazza dove vuoi, io mi dedico solo a te e voglio solo te … finché non avrò un figlio e ti amerò attraverso di lui, a costo di amare solo lui quando tu te ne andrai in cerca di mogli insoddisfatte. Patto concluso?”

“Hai due giorni e per venire a stare da me, con me; poi voglio rifarmi di mesi di attesa del tuo amore … “

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