Capitolo 5: Il bivio.
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Dopo i primi messaggi in codice, a chiaro scopo precauzionale, Alessandro sondava il terreno per capire se poteva comunicare in sicurezza. Una volta accertato che non sussisteva alcun rischio di essere scoperto, si faceva più esplicito:
ALESSANDRO: È da ieri sera che non faccio altro che pensarti. È stato tutto bellissimo! Era da troppo tempo che desideravo stare con te in quel modo! Spero non abbia avuto problemi per il ritardo.
GIULIA: Anch’io sono stata davvero bene con te. No no, tutto regolare, mi sono giustificata con una banale scusa. Tu? Qualche difficoltà?
ALESSANDRO: Anche per me tutto liscio! Ora c’è solo un problema, ho una voglia pazza di riaverti! Possiamo replicare lunedì e vederci dopo il lavoro?
Le sue parole, quasi acquisendo vita, sembrano concretizzarsi nelle sembianze di coltelli affilati che spietati, si piantavano nelle mie carni. Quel bastardo faceva sul serio, voleva un secondo appuntamento. Sbriciolata la prima barriera, poteva giocare al meglio le sue carte per tuffarsi, ancora una volta, sullo splendido corpo della mia fidanzata. Giulia mi scrutava analizzando le mie reazioni, come a voler scorgere un segnale di consenso o approvazione. Era il momento. Quella risposta avrebbe scandito ogni evoluzione futura. Lei, vedendomi inerte, comprendeva l’importanza di quell’istante:
GIULIA: Ora che si fa? Voglio che sia tu a rispondere a questo messaggio!
IO: …
Vacillavo davanti a quella domanda. Mille dubbi s’insediavano nella mia testa. L’immensa eccitazione non aiutava i ragionamenti. L’immagine di lei, ancora tra le sue braccia e in balia dei suoi occhi e della sua lingua, appariva attuale e cristallina. Mi sentivo colmo di gelosia; quasi torturato dall’impressione di vivere quelle sensazioni attraverso i loro sensi:
GIULIA: Pensaci bene! Non si sa cosa potrebbe succedere la prossima volta!
Lei mi provocava compiaciuta e allusiva. Ero quasi ipnotizzato da quel sorriso malizioso, comparso improvvisamente sul suo viso. Vedevo chiaramente il suo desiderio espandersi all’interno dei suoi occhi. Abbandonavo i tentennamenti aiutato dall’eccitazione e schiavo di una potente erezione. Prendevo il telefono e, quasi a volerla sfidare, scrivevo:
GIULIA: Per me va bene, ci vediamo lunedì! Un bacio!
ALESSANDRO: Perfetto! Meglio se ci organizziamo di persona. Non vedo l’ora di farti di nuovo mia, un bacio dove vuoi tu! Buonanotte!
Era fatta. Proprio io avevo avallato la sua richiesta offrendo il mio consenso. Avevo volontariamente deciso di consegnare la mia ragazza nelle mani del collega. Quelle semplici parole, per la prima volta, mi davano la consapevolezza di essere realmente cornuto e contento. Andavamo a letto, ma era difficile prendere sonno. Strane parvenze si palesavano nei miei sogni, come a indicare le ripercussioni che avrebbe avuto quella scelta. Dentro quell’incubo, riuscivo a recepire solo un focoso ardore erotico, che aleggiava intrigante in tutto l’ambiente circostante, senza distinguere però le sagome che danzavano in quella foschia. Le mie visioni non erano chiare, i miei occhi erano appannati. No, era la mia percezione a essere limitata, una misteriosa nebbia celava quelle ombre, dileguandosi ai miei sensi. Notavo solo un grande e misterioso specchio, che sembrava riflettere le mie paure e miei più grandi desideri. Deliravo.
La mattina seguente, mi svegliavo ancora frastornato ed eccitato. Allontanavo dalla mente quegli strani abbagli, attribuendoli allo stress degli ultimi giorni. I sogni avevano contribuito ad alimentare quelle visioni adultere, come se avessero gettato ulteriore benzina sul fuoco. Il pensiero del giorno successivo mi ossessionava. La osservavo, soffermandomi sul suo sensualissimo corpo e sulle sue forme così armoniose. Arrivavo perfino a provare un pizzico di pentimento per quella dannata risposta, continuando a contemplarla in tutto il suo splendore. Lei sembrava comprendere il mio stato d’animo sconnesso ma, invece che soccorrermi, continuava a infierire con frasi allusive. Trovava piacevole provocarmi e, aggiungendo un pizzico di sadismo, continuava a girare seminuda per casa, preservata solamente dall’intimo che indossava. Non ero più l’unico beneficiario di quei tesori. Dovevo smetterla di pensarci.
Nel pomeriggio di quella rovente domenica, aspettavamo la visita di Francesca, migliore amica di Giulia. Erano molto legate e, da tempo, condividevano un rapporto speciale. Anch'io apprezzavo la sua compagnia, reputandola una ragazza, oltre che bellissima, particolarmente intelligente e simpatica. Fisicamente simile a Giulia, si differenziava da quest'ultima per i suoi lunghi capelli biondi che si intonavano alla perfezione, con i suoi intriganti occhi azzurri. Il loro duo non passava inosservato, guadagnandosi il banale soprannome di Veline. Francesca era da poco uscita da una storia d’amore particolarmente travagliata. Il suo ex Paolo, un ricco imprenditore trentenne, mi era sempre stato fortemente antipatico; un tipo arrogante ed egocentrico, troppo impegnato a curare i propri interessi per badare agli altri. La privilegiata posizione sociale, favoriva le attenzioni delle altre donne. Il suo egoismo, lo aveva portato a tradire Francesca in più di un’occasione. Le volevamo bene, il nostro supporto era fondamentale per tirare su il morale alla nostra cara amica. In sua compagnia, la serata trascorreva rapida e serena, anche se Francesca, conoscendoci fin dagli albori della nostra storia d’amore, aveva notato qualche stranezza:
FRANCESCA: Ma che avete oggi?! Sembrate due adolescenti, non fate altro che sfiorarvi e provocarvi! Se volete vado via e vi lascio sfogare!
GIULIA: Ma no Fra! E’ ancora eccitato per una nuova fantasia che abbiamo provato ieri! Il mio fidanzato è un pervertito!
FRANCESCA: Ahaha! Capisco, è bellissimo vedere quanto siete ancora intimi dopo tutti questi anni. Non sentite il bisogno di ricercare le attenzioni di altre persone. Dovreste svelarmi il vostro segreto! A costo di sembrare una pettegola, vorrei qualche dettaglio frizzante!
IO: È una sciocchezza, smettetela mi fate imbarazzare!
GIULIA: Facciamo così, se lo indovini te lo sveliamo!
Ero io il pervertito?! La verità era che ogni volta che Giulia guardava il telefono, percepivo un brivido di paura misto ad ardore. Il timore del potenziale arrivo di un indesiderato messaggio, mi costringeva in un costante stato di allerta. La sua migliore amica, ancora scottata dal tradimento, non avrebbe condiviso la nostra perturbante attuale condotta. Nonostante alcune frasi allusive, che Giulia si divertiva a proferire in sua presenza, era del tutto fuoristrada, lontana dal comprendere fino a che punto ci fossimo spinti. Non poteva immaginare quale fosse il nostro lungimirante e sconvolgente segreto. Salutata Francesca, delusa per i pochi dettagli piccanti, andammo a dormire presto, consci che quello successivo non sarebbe stato un giorno lavorativo qualunque.
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