Cugine e parenti in calore - capitolo 4

  • Scritto da Eddy Lanotte il 20/07/2023 - 10:07
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Come potrete immaginare, tornai in ufficio piuttosto turbato, con il capo chino e lo sguardo allucinato, oltre che il cazzo duro. I colleghi e il capo se ne accorse e mi chiese se andasse tutto bene. Forzai un sorriso di circostanza e risposi "sì, grazie". 
Melissa non mi aveva permesso di sborrare. Lo so perché: lei si sente una Dea e tale vuole essere trattata. La mia sborra era un liquido schifoso per una Dea come lei. Questo, credo, era anche il motivo per cui non si faceva mettere incinta dal marito, che lei riteneva poco più di uno schiavetto che doveva spendere soldi per lei, portarla a cena fuori e quando tornava, rassettare anche la casa, mentre lei oziava. Io amo le donne così. E amo trattarle in questo modo. Facevo più o meno la stessa cosa con la mia fidanzata-cugina Monica, anche se lei era la tipa che aveva sempre lavorato. Stavamo ormai ufficialmente insieme e ce ne fregavamo delle critiche, soprattutto quelle dei nostri genitori per i quali era una vergogna che due cugini di secondo grado fossero anche amanti. La loro vita l'hanno vissuta, noi volevamo vivere come volevamo. Quando finii di lavorare, mentre uscivo, incontrai Roberta, un'amica d'infanzia di Melissa, colei che aveva cercato di insegnarle fin da piccola l'arte di essere puttana, senza riuscirci. Era sempre stata brutta, molto più brutta di Melissa. Sembrava una scimmia con capelli lunghi e senza peli addosso. Eppure, con la sua puttanaggine ce lo faceva venire duro a tutti.  Roberta si faceva chiavare fin da bambina, o almeno iniziò presto a fare bocchini, seghe, petting e a guardare i cazzi dei maschi e farsi guardare nuda. Ricordo che una volta disse a Melissa "quanto è bello il cazzo di Stefano". E Melissa me lo riferì davanti a lei, che lo negò imbarazzata. Stefano era un mio caro amico. Ci masturbavamo insieme come fanno spesso i ragazzini (almeno fino a quando ero ragazzino io) ed effettivamente aveva un bel cazzone grosso, largo e lungo. Devo riconoscerlo, anche se sono etero. E a essere sincero, nonostante io mi definisca etero, quel bel cazzone un po' mi attraeva. Una volta, insieme, sempre da ragazzini, avevamo tentato di metterlo in culo a un nostro amico gay, ma tutti, persino il gay, fingemmo che stessimo giocando. Stefano era il tipo da voler dominare tutti con il suo cazzo, maschi e femmine e purtroppo persino bambini piccoli. Infatti si fece fare un pompino da un bambinetto una volta, e lo ammetteva fiero. Stefano e Roberta erano i bambini più pervertiti del rione. Eppure, anche Roberta aveva una sua dignità. Quando crescemmo, considerata la sua reputazione, quando le facevano proposte indecenti del tipo "Robbé, m'o vuoi fa' nu bucchino?"
Lei rispondeva a tono "Fattéll fa 'a mammeta!"
Non aveva perso la sua puttanaggine e la sua passione per il cazzo e per il sesso. Andava in palestra e il suo corpo diventò uno schianto, indossava gonne cortissime e tutti la guardavano. Davanti ai nostri occhi, era diventata bella. Basta essere puttane per diventare bellissime. 
Mi salutò e mi disse "Senti, ti posso parlare?"
"Che è successo?" domandai.
"Puoi venire a casa? Ti racconto tutto".
"Posso portare anche Monica?"
"No, per favore, ne dobbiamo parlare a quattro occhi". 
"Va bene, d'accordo. Quando?"
"Domani pomeriggio, verso quest'ora, va bene?"
Annuii e tornai a casa. Anche Monica aveva finito di lavorare. Così preparammo insieme la cena, mangiammo e, infilandoci a letto, chiavammo.  
Monica si era quasi addormentata. Io avevo il cazzo duro fin dalla mattina, così glielo feci sentire dietro, sul culo e le toccai le tette, baciandola sul collo e sulla clavicola: il punto debole delle donne. Infilai una mano nel pigiama e poi nella mutandina di Monica. Lei si eccitò e si voltò verso di me, prendendomi il cazzo in mano. Ci masturbammo a vicenda baciandoci in bocca e slinguazzandoci, scambiandoci la saliva l'uno con l'altra. Io le alzai la maglietta, togliendogliela e le bacia il ventre e sopra le tette. Poi le tolsi anche il reggiseno e preso a succhiargliele. Leccavo e i succhiavo i suoi deliziosi capezzoli, mentre il cazzo mi diventava sempre più duro e la cappella umida. Lei mi scappellò delicatamente e mi masturbò. Dopodiché, si infilò sotto le coperte e me lo prese in bocca succhiandomelo. 
"Sì, amore mio. Ti amo. Ti amo" le ripetevo, mettendole una mano sulla testa e spingendola verso il mio cazzo per farglielo entrare tutto in bocca. Sollevai le coperte, perché volevo guardarla mentre me lo succhiava. Era bellissima, stupenda. Sì, amavo anche lei. Mi piacevano troppo quelle sue belle labbra carnose, quel viso delicato e il colore dei suoi capelli. "Fermati" le dissi. 
"Perché?" domandò lei. Io mi abbassai verso di lei e cominciai a leccarle i piedi, baciandoglieli e annusandoli. Erano leggermente odorosi. Da lì, percorsi tutto il corpo, fino a leccarle e succhiarle la fica. Poi mi presi il cazzo duro in mano e, con delicatezza, glielo infilai dentro, chiavandola con foga. Lei gemeva di goduria, fino a urlare. La chiavavo e la baciavo in bocca. 
"Cambiamo posizione, amore mio". Lei si girò, mettendosi a pecorina e le infilai di nuovo il cazzo dentro, riprendendo a fotterla. D'un tratto, glielo tolsi e provai a cambiare buco: volevo metterglielo in culo.
"Ma che fai?" domandò lei, ma senza opporre resistenza. 
"Vorrei provare una cosa diversa con te, oggi..."
"Che vuoi fare?"
"Mettertelo nel culetto", le confessai dolcemente e quasi con aria supplichevole. Non si oppose, ma aveva il buco del culo troppo stretto. Me lo inumidii un altro poco e riprovai. Sembrava cominciare a entrare un po' in più, almeno la cappella. Poi spinsi un altro poco, finché non entrò tutto e cominciai a chiavarla.
"Ah, ah", esclamava lei, con un misto di dolore e piacere "sì, cazzo...ah...che male..."
"Vuoi che smetta?"
"No, continua..." e la chiavai ancora nel culo, sempre più forte, godemmo entrambi come matti. Sentii che stavo per sborrare e allora continuai a chiavarla, finché la sborra non le finì nel culo e il restò le colò tra le cosce. Tirai fuori il cazzo e finalmente espressi il mio desiderio più grande "puliscimelo con la bocca" ordinai a Monica e lei, con mia grande sorpresa, obbedì, leccando e ingoiando ogni goccia di sborra.
 

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