DA STUDENTE MODELLO A SCHIAVETTO 5

  • Scritto da Fabiola il 01/04/2022 - 11:05
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Francesco mi aveva rotto il culo. Il buchetto mi bruciò per alcuni giorni, ma non era spiacevole perché mi ricordava l'intensità e il piacere di quei momenti, dunque per un po' mi limitai a spompinarlo e a segarlo. Mi piaceva masturbare il mio uomo, sentire quell'asta di carne dura e pulsante nella mia mano, che mettevo in bocca un attimo prima della copiosa eiaculazione. Francesco si divertiva a infilarmi i coglioni in bocca e io amavo leccare la sua sacca scrotale rugosa e leggermente pelosa.

Al tempo stesso, si era messo a studiare seriamente, quindi i nostri incontri si fecero più sporadici, soprattutto nel fine settimana, che talvolta trascorreva in campagna, da uno zio veterinario che avevo deciso di insegnargli i rudimenti del mestiere. Francesco era entusiasta, io per nulla.

Una domenica pomeriggio venni contattato, tramite un social, da sua sorella, che mi chiedeva di andare a casa sua per parlare urgentemente di Francesco. Andai immediatamente animato da una certa preoccupazione.

Margherita era sola e splendida. Indossava un abbigliamento piuttosto inusuale: scarpe col tacco, modello platform pump, di colore verde acido, mini shorts, e una maglietta del colore delle scarpe. Aveva due gambe lunghe ma femminili. La trovavo attraente.

Mi fece accomodare sul divano, mentre lei si sedette su una poltrona di fronte a me, allungando le gambe su di un pouf. Guardai il suo viso duro e notai quanto assomigliasse al fratello. Era leggermente truccata. Mi guardò sorniona e disse:

"Allora, Fabio, ti scopa bene mio fratello?".
Rimasi di stucco. A bocca aperta.
"Rispondi", m'incalzò sogghignando.
"Di c-cosa s-stai p-parlando?", risposi in stato di agitazione.
"Non fare la stronzetta con me. Quella testa di cazzo di mio fratello ha la pessima abitudine di dimenticare il telefono a casa, ovviamente non sa cosa sia un PIN, ho visto le foto che ti ha fatto".

Diventai una statua di sale, ma lei proseguì tra l'accusatorio e il divertito:

"Ho sempre saputo dei gusti sessuali di Francesco. Quando vi ho visti insieme per la prima volta ho intuito subito che eri la sua schiavetta. Allora, ti scopa bene?".
Rimasi in silenzio.
"Sei sordo o solo coglione? Vuoi rispondere?".
Mi arresi: "sì", poi aggiunsi: "ma tu cosa vuoi da me?".

Margherita divenne furente.

"Senti stronzetta, intanto dammi del lei, ma davvero te lo devo dire cosa voglio?".
"Vuoi che smetta di frequentare tuo fratello?".
A quel punto scoppiò in una risata isterica.
"Sei più puttana che intelligente. Visto che non ci arrivi te lo dico: ti voglio anche io come schiavetto, dopotutto sei proprio bellino, non mi va di lasciarti solo a quel cretino di Francesco".

Dopo quelle parole la mia ansia si dissipò e qualcosa si mise in moto dentro di me. La mia naturale troiaggine prese il sopravvento.
"Cosa vuoi che faccia?", dissi simulando una vocetta servile.
"Sapevo che avresti risposto così. Per cominciare vieni qua a leccarmi i piedi, stupida puttana", e con un gesto rapido della gamba lanciò lontano da se una delle scarpe col tacco.

A carponi mi avvicinai a quell'affusolato piede nudo. Inizia a baciare le dita, accuratamente smaltate di un rosa brillante, mentre Margherita ripeteva: "sì, così, da brava zoccola". Presi a ciucciare avidamente il suo alluce e lei reagì dicendo: "devi succhiare bene il cazzo di mio fratello", poi tolse il piede dalla mia bocca, me lo sbattè in faccia e continuò: "ti piacerebbe avere dei piedi così femminili, vero Fabiola?". Risposi affermativamente.

Margherita mi ordinò di spogliarmi e di mettermi a pecorina. Cosa che feci sotto il suo sguardo attento e severo. Ormai mi ero accorto che era una fottuta dominatrice, ma quello che fece mi sorprese: mi aprì il culo con le mani, mi sputò sull'ano e iniziò a infilarmi il tacco verde acido nel culo. Mugolavo e lei mi diceva: "mugola troia, frocetto, eunuco". Prese a farmi anche una sega, ma dopo un po', vedendomi eccitato, ringhiò: "non provare a schizzare sul tappeto! Andiamo in camera mia".

Sul suo letto continuò a segarmi e a penetrarmi col tacco, che ogni tanto mi faceva anche succhiare. Alla fine venni sulle lenzuola. Lei si levò gli shorts, le mutandine e m'impose di leccarle la figa. Feci la cosa con piacere, toccandomi il cazzetto, ma quando lei se ne accorse mi diede uno schiaffone dicendo: "senti stronza, tu ti tocchi solo quando lo dico io". La feci venire con la lingua.

Infine, con piglio autoritario, mi ordinò di rivestirmi e andarmene. Prima di uscire, mi richiamò in camera sua, dove stava sdraiata come un'odalisca, e disse:

"Sei un bravo schiavetto. Per ora non diremo nulla a quella capra di Francesco. Rimani a mia disposizione Fabiola".

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