Francesco mi invitò a una festa e la sera avrei dormito da lui. Ero al settimo cielo. Indossai un paio di jeans attillati, in modo da esaltare il mio culetto, e sotto un perizoma di pizzo nero che, senza dubbio, lui avrebbe gradito. Mi passò a prendere in macchina alle nove e mezza di sera. La cosa mi fece molto piacere, mi sentivo la sua ragazza.
Gli invitati erano amici di Francesco, tutti di vent'anni o più, diverse ragazze, non conoscevo nessuno, ma non rimasi mai solo. Francesco, infatti, mi stette tutto il tempo vicino, quasi incollato, qualcuno ironizzò anche sulla cosa e ricevette una risposta piccata da parte del mio uomo: "finocchio sarai tu, coglione".
Ricordo che l'alcol scorreva a fiumi. L'atmosfera era distesa. Eravamo tutti piuttosto alticci, per quanto mi riguarda mi sentivo parecchio disinibito. Avevo voglia di cazzo, di mettermi tra le cosce di un maschio, un vero maschio, e fargli un pompino. Oltre a Francesco, c'era un ragazzo tedesco, in Italia per una vacanza-studio, che me lo faceva venire duro. In quel periodo guardavo spesso video bondage e immaginai quello stallone crucco prendermi a frustate. "Cazzo – pensai – potrebbe farmi quello che vuole e io lo lascerai fare".
La festa finì piuttosto tardi. Francesco mi condusse a casa. Entrammo nella sua camera, chiuse la porta a chiave, e disse:
"Dormirai nel letto di mio fratello, lui studia fuori città. Fai piano, vicino c'è la camera di quella cagacazzo di mia sorella".
"Non sapevo avessi una sorella".
"È mia sorella maggiore. Studia medicina, ha venticinque anni".
Dopo quel breve scambio di battute, nella penombra della stanza, illuminata solo da una abat-jour, improvvisai uno spogliarello per Francesco. Mi tolsi lentamente il maglioncino, la camicia bianca e, sculettando, i jeans aderenti. Lui se ne stava in maglietta, seduto a gambe divaricate a bordo del letto, con il cazzo in mano. Quando vide le mutandine disse piano: "che sorpresina".
Mi fece collocare in posizione doggy style, una posa adatta, dato che mi sentivo un animaletto al suo servizio, mi tolse lentamente il perizoma e si fece leccare a lungo il dito indice. Come immaginavo, m'infilò la falange inumidita nel culo. Ero abituato a quella pratica, che avevo esercitato centinaia di volte in solitudine, ma avere il dito di Francesco nel culo mi fece provare una sensazione indescrivibile di piacere. Poi, infilò un secondo dito, provocandomi alcuni mugolii, per i quali mi redarguì immediatamente: "sta zitta".
Estrasse il secondo dito dal mio buchetto e cominciò a muovere velocemente, avanti e indietro, il dito indice. Avevo il culo poco lubrificato:
"Fra! Fai piano, brucia", gli dissi con voce supplichevole.
La risposta non si fece attendere: "quando ti metterò il cazzo sentirai come ti brucia, questo è niente".
Tirò fuori una boccetta di lubrificante dal comodino, mi spalmò il contenuto tra le natiche e prese a incularmi. Dapprima introdusse solo la cappella. Che accolsi con relativa facilità, nonostante fosse grande e rosa, poi, con una spinta, inserì anche un po' dell'asta, facendomi scappare un gridolino.
A quel punto mi diede uno schiaffo sulla guancia, che mi eccitò tantissimo, e bisbigliando aggiunse: "ti ho detto di stare zitta, puttana. Prendilo in culo in silenzio". Mi afferrò per la nuca con decisione, mi spinse la faccia sul cuscino e la tenne lì premuta, mentre mi conficcava il resto del cazzo su per il culo.
Non avevo mai provato nulla di simile. Sentirlo dentro è incredibile. Avvertire il corpo di uomo robusto che ti penetra è sensazionale. Mi scappava da pisciare. Sentivo la nerchia nelle viscere. Quanto avrei voluto avere una figa da dargli. Aveva ragione Francesco, il culo mi bruciava, ma dio, era bellissimo! Adesso non mi teneva più il collo; mordevo le lenzuola per non urlare come un ossesso: "cazzo Fra, sono la tua troia, montami come si deve".
Infine, mi venne dentro, poi, complice l'alcol, si accasciò nudo sopra di me, addormentato. Sentivo il suo alito sul mio collo, odorava di gin. Il cazzone si afflosciò piano piano, scivolando fuori dal mio culo spampanato.
Ci alzammo presto entrambi. Mi chiese un pompino e glielo feci con dedizione e autentico piacere. Ci riaddormentammo vicini.
Scendemmo in cucina verso le 10:30. Lì ci aspettava sua madre, una signora molto gentile, e sua sorella, che mi colpì immediatamente per il suo aspetto. Nonostante stesse seduta su una sedia della stanza, si capiva che era molto alta per essere una donna; il corpo era privo di curve, due seni appena accennati, mani dalle dita lunghe e un volto dai lineamenti duri, come quello del fratello, ma comunque bello. Si sarebbe detta una virago.
La sorella esordì così: "è un ragazzo questa volta", poi si presentò, "sono Margherita, ma puoi chiamarmi come tutti 'Marghe'".
Tornai quasi subito a casa, accompagnato da Francesco, perché avevo un pranzo di famiglia. Prima di uscire lo udii battibeccare con sua sorella.
Avevo perso la verginità. Fu una domenica splendida, nonostante il culo dolorante, e il messaggio che nel pomeriggio mi mandò Francesco mi elettrizzò ulteriormente
"voglio scoparti in abiti femminili".
Gli confessai che, da almeno un anno, quando mi trovavo solo a casa, cosa non rara, indossavo lingerie da donna, autoreggenti, scarpe col tacco e trucchi di vario genere. Prendemmo un appuntamento per la successiva scopata.
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