Sebbene sua sorella mi avesse usato come strumento per il suo piacere, non provai alcun imbarazzo in presenza di Francesco. Non gli dissi niente di quanto avvenuto con Margherita.
Le settimane procecevano regolarmente, tra studio e pompini fatti di nascosto nel bagno del liceo. Francesco si era totalmente immerso nello studio, deciso a riscattare la bocciatura del precedente anno, dunque mi trascurava, mentre io avevo voglia di cazzo.
Un pomeriggio riuscii a farlo venire a casa mia. Per l'occasione mi agghindai per bene: trucco abbondante, autoreggenti cubane nere, tacchi da cubista di colore rosa e mutandine di pizzo nere.
Francesco entrò con uno zaino, me lo mise in mano, e dissi di guardarci dentro. Vi trovai un frustino da cavallerizzo, delle manette a forma di cuore e una ball gag. Avevo il cuore in gola per l'eccitazione.
Coi suoi soliti modi bruschi m'infilò le manette e mi diede anche qualche schiaffo sul culo. Mi ordinò di mettermi in ginocchio, cosa che feci alla velocità della luce, di aprire la bocca e tirare fuori la lingua; si spogliò, gettando alla rinfusa i suoi vestiti sempre troppo larghi, rimanendo nudo e dominatore davanti a me.
Col frustino mi diede alcuni colpetti sulla lingua, che tenevo servilmente srotolata per lui, poi mi sputò in faccia. La saliva colpì solo parzialmente l'interno della bocca, ma finì soprattutto sulla mia guancia, come una lunga strisciata umida. Il secondo sputo mi prese sotto l'occhio destro.
Mi aspettavo che mi conficcasse il cazzo in gola, ma invece mi infilò la ball gag e mi fece alzare afferrandomi per i capelli, dicendo: "adesso andiamo nella camera da letto di quello stronzo di tuo padre" – da tempo, infatti, mi lamentavo con Francesco del fatto che mio padre non avesse mai accettato la mia sessualità, limitandosi a tollerarla con fastidio.
Arrivati nella stanza dei miei genitori, mi disse: "mettiti nel lato dove dorme quel bastardo represso". Mi sfilai le mutandine e mi posizionai a novanta. Dopo avermi lubrificato il culo, mi scopò senza pietà. Mi sembrava di avere il cazzo di Francesco nello stomaco; le sue palle dure e gonfie sbattevano contro le mie, mentre col frustino non la smetteva di colpirmi il culo lasciandomi lunghe righe rosse. Mi sembrava di scoppiare.
Non volevo sborrare sul letto di mio padre, dunque, mi tenni il cazzetto in una mano. Quando venni mi ritrovai tutta la mano impiastricciata. Lui continuava a dissestarmi il culo. Infine, come suo solito, mi venne dentro emettendo versi animaleschi. Dopo commentò: "se ti vedesse ora gli verrebbe un infarto".
Francesco mi liberò dalle ball gag e dalle manette. Ero a pezzi ma felice di quella vendetta contro mio padre. M'informò che il fine settimana sarebbe andato da suo zio, poi se ne andò baciandomi sulle labbra. Non lo sapevo ancora, ma si avvicinava una nuova avventura.
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