Decisione estrema

Decisione estrema

Uscii, guardandomi intorno, dalla camera dell’albergo da cui poco prima era andato via mio marito, diretto per lavoro in città; era una settimana che eravamo ospiti della struttura e, come avevo fatto quasi ogni giorno, appena mio marito andava fuori per le incombenze di servizio che non lo abbandonavano mai, io stavo andando nella suite principale dove avrei trovato il proprietario dell’hotel che da anni mi scopava, quando andavamo ospiti.

Quella volta era fuori dei nostri schemi; avevo dovuto insistere con mio marito per prenderci una vacanza speciale; in realtà, dovevo allontanarmi dalle voglie di un suo collega che era venuto a conoscenza, non sapevo come, della relazione che da anni intrattenevo con un dipendente dell’azienda, diretto subordinato di mio marito; dopo aver fatto inutilmente pressioni per portarmi a letto, era passato alle minacce e avevo preferito allontanarmi per prendere tempo.

Ma non resistevo mai alla tentazione di fare le corna a Nicki; lo avevo convinto allora a trascorrere una settimana in quell’hotel di collina dove ogni anno passavamo almeno una settimana, preferibilmente in coincidenza con le feste di capodanno; Nicki non avrebbe mai sospettato né delle corna che gli facevo con Luigi, ormai da cinque anni, né dei sollazzi che mi prendevo quando andavamo in quell’albergo; per lui, uomo tutto d’un pezzo, un mio tradimento era impensabile.

Non poteva capire quanto quella sua sicumera mi avesse annoiato e stimolato a fare qualcosa che lo ridicolizzasse; dopo dieci anni di matrimonio sereno, quando ne avevo trenta, mi ero decisa a dargli il colpo di grazia, accettando le profferte di Luigi che mi aveva tampinato a lungo con la sua corte discreta; non aveva niente quel tizio, che potesse farlo preferire a mio marito, uomo di carattere, di grandi qualità e di una spiccata capacità amatoria, favorito da un signor cazzo.

Ma proprio la debolezza del personaggio giocava a favore della mia scelta; con Nicki mi trovavo puntualmente a sfigurare, tale e tanta era la sua capacità di controllo, di dominio e di decisione in ogni situazione; Luigi, invece, debole in tutto, con una moglie banale e inesistente, era pronto a farsi tappetino e a lasciarsi condurre al guinzaglio dovunque decidessi di portarlo; anche a letto, o soprattutto lì, mi permetteva di essere dominante su uno slave obbediente.

Ancora più intrigante era la situazione con il direttore dell’albergo; ci scopai una mattina di Capodanno, dopo una festa da ricordare, con Nicki disfatto e ubriaco; mi portò in un magazzino di biancheria dell’hotel e mi scopò con molta grazia anche se con una sveltina rapida, vista la precarietà del momento; si rifece immediatamente dopo e, nella suite dove stavo andando, mi regalò ore meravigliose; ogni anno, una settimana di vacanza era per me una settimana di scopate con lui.

Non provavo nessun senso di colpa con mio marito, sia quando andavo a farmi scopare da Luigi, quasi sempre in un piccolo locale che aveva affittato per renderlo garconnière; sia quando, in albergo, favorivo le sue uscite professionali anche mentre eravamo in vacanza, per andare a trascorrere una mattinata di goduria nella famosa suite; alla fine, mi dicevo, era proprio lui che, con il rigore che non deponeva mai, nemmeno nell’intimità, spingeva a fargli le corna per umiliarlo.

Bussai nel modo che avevamo concordato e mi aprì; aveva indosso, proprio come me, solo una vestaglia; sotto era nudo; avevamo concordato quell’abbigliamento proprio per essere pronti a finire a letto subito dopo esserci incontrati; non appena entrata, lo abbrancai e lo soffocai in un bacio straordinario; mi piaceva quel personaggio strano e interamente costruito, falso in ogni movenza; aprii la vestaglia, gli afferrai la testa pelata e costrinsi la bocca su un capezzolo.

Mi piaceva moltissimo sentire le mammelle grosse e carnose palpate, accarezzate, leccate dai miei amanti pronti a lambire come cani assetati; gli imposi di succhiare e mordicchiare le aureole gonfie e i capezzoli ritti dal desiderio; presi una sua mano e la portai sulla figa; avevo fatto molte esperienze dei suoi ditalini e non tradì la mia fiducia; in un attimo, il dito medio entrò in figa e scivolò lungo la fessura eccitando il clitoride che esplose presto in un orgasmo delizioso.

Lo trascinai con me e, arrivata al letto, mi stesi supina e spinsi la testa contro la figa; cominciò a leccare con la sapienza che conoscevo e in un attimo stavo volando tra le nuvole; il piacere che si diramava dal centro del clitoride inondava sesso, cuore e cervello; gli tenevo la testa premuta, incurante delle evidenti difficoltà di respirazione; il suo compito era farmi godere e doveva svolgerlo al massimo del mio desiderio.

Mi faceva persino rabbia pensare che mio marito, in quella situazione, mi faceva scoppiare, tanto era il piacere che riusciva a darmi in una leccata; in parte mi consolavo perché scopavo doppiamente, in quella situazione, da una parte con la lingua che mi leccava, dall’altra col ricordo che mi riproponeva le scopate migliori con Nicki; non era neppure il caso di fare confronti; l’unica consolazione era che l’impeccabile direttore si faceva guidare come un bambino mentre succhiava.

Quando mi sentii svuotata dagli orgasmi, lo spinsi via da me e lo feci alzare in piedi accanto al letto; aprii la sua vestaglia e presi in mano il cazzo duro e ritto che gli si era levato dal ventre; con l’altra mi impadronii dei testicoli e li manipolai a lungo; sollevando in alto la mazza, mi infilai tra le cosce e presi in bocca le palle, una per volta, succhiandole amorosamente, spinsi la lingua dietro lo scroto e leccai il buco del culo; reagì spingendo il cazzo contro il viso.

Quando aggredii con le labbra il batacchio, avvertii che brividi intensi e continui gli agitavano il ventre; strizzai le palle per frenare eventuali accenni troppo precoci di sborrata; le scosse di piacere cui lo sottoponevo si succedettero intense e continue quando passai a leccare tutta la mazza per lunghezza e spessore, disegnando voluttuosi ghirigori, specialmente lungo la corona e sopra la cappella; lo spinsi in bocca accompagnandolo con la lingua.

Mi fermai col cazzo tra le labbra e, spingendolo per le natiche, lo invitai a scoparmi in bocca; tra lingua e palato, guidavo l’asta verso le gote o contro l’ugola, fino in fondo; mi lasciai chiavare in bocca, così, per qualche tempo, finché non avvertii che rischiava l’orgasmo che ancora non volevo; strinsi le palle, fuori dalle labbra, e lo obbligai a fermarsi; mi girai carponi e gli offrii il culo da leccare; eseguì obbediente e servizievole.

Tenendogli la testa, lo obbligavo a leccare il buco del culo e a penetrarlo con la punta della lingua; eseguiva con una passione che mi portava al cielo; spingendo la testa gli feci intendere che volevo una leccata lunga e larga su tutto il perineo, dalla figa al culo; eseguì amorosamente e, dai gemiti, colsi che godeva anche lui; con prese opportune della testa, lo spinsi a succhiare, leccare, penetrare e persino mordicchiare.

Quando la lingua mi ebbe soddisfatta abbondantemente, lo spinsi supino al centro del letto e mi stesi su di lui, portando la figa all’altezza della sua bocca; sapevo che lo avrebbe entusiasmato la visione del mio culo perfettamente disegnato e magnetico per il cazzo, che si irrigidiva nella mia bocca; il sessantanove durò un tempo assai lungo e ci vide godere come mandrilli; alternai le mie succhiate alle sue leccate e gli orgasmi che raggiunsi non li contai più.

Finalmente decisi che lo volevo dentro; mi stesi al centro del letto e lui mi si inginocchiò fra le cosce, portai il cazzo alla figa e mi penetrai in modo da sentire la mazza sprofondare nel canale vaginale; quando la cappella urtò l’utero, sobbalzai per un improvviso orgasmo uterino; lasciai che mi scopasse con una certa violenza alla missionaria, finché urlando come agnello sacrificale sborrò violentemente.

Dopo la sborrata, ci riposammo un poco, perché conoscevo il mio caprone e sapevo che presto avrebbe ripreso a fottermi; difatti, dopo qualche minuto, si rialzò e cominciò a leccare sapientemente tutta la sborra dalla figa, masturbandomi a tre dita e succhiando clitoride e vagina; dopo una lunga preparazione, riprese a leccarmi a pecorina figa e culo; quando glielo suggerii, mi infilò la mazza in figa da dietro, procurandomi un piacere assai intenso.

Gli impedii di sborrare una seconda volta e gli chiesi se avesse preparato il gel lubrificante; capì al volo, lo prese da un comodino e si dedicò alla lubrificazione del culo e della mazza; quando sentì che le manovre per dilatare lo sfintere, con tre dita a cuneo, aprivano un varco sufficiente, mi infilò l’asta nel canale rettale e mi scopò a lungo; come al solito, provai un piacere particolare e godetti molto, variando le posizioni.

Per almeno due ore scopammo come conigli; non ci fu pratica che gli negassi o di cui mi dimenticassi; non ci fu posizione che non assumessi, a pecorina, distesa supina, a cucchiaio, insomma da tutti i lati; quando mi resi conto che erano passate circa tre ore e che mio marito stava per tornare, posi fine ai giochi e uscii stringendomi sul corpo nudo la vestaglia; la sborra che colava ancora dalla figa mi correva lungo le cosce; rientrai con la massima cautela e mi chiusi la porta dietro le spalle; la voce di Nicki mi folgorò.

“Le valigie sono in macchina; hai mezz’ora per vestirti; poi parto da solo!”

Era rientrato subito dopo l’uscita e sapeva tutto; il tiranno che temevo scattò immediatamente; ero certa che non avrebbe ammesso repliche e non ero in condizione di obiettare; andai in bagno a testa china e cercai inutilmente di fermare il flusso di pensieri neri che mi attraversavano il cervello; mi lavai precipitosamente, indossai l’abito che aveva lasciato fuori dal bagaglio e lo rincorsi nella hall; stava pagando il soggiorno e lo scambio di occhiate tra me, lui e il direttore disse tutto.

Montai in auto in un silenzio di tomba; lungo il percorso, la cappa della tempesta era addensata su di noi, anche se fuori il cielo era di un azzurro luminoso; tentai di rompere il ghiaccio con una stupidaggine del tipo.

“Sei rientrato prima … “

Ma cozzai contro un muro terribile di odio; accesi la radio su una stazione che trasmetteva musica leggera; spostò la sintonia e la fissò su una di musica classica; non ebbi la forza di reagire; inforcai gli occhiali da sole e mi girai contro il finestrino per nascondere le lacrime che mi scorrevano incontenibili; non sapevo che pesci pigliare; non avevo mai messo in conto una sua reazione; a quel punto diventò quasi necessario chiarire subito.

“Se credi di non riuscire a frenare la tua ira, accompagnami dai miei; avrei paura a restare sola con te in casa nostra.”

Neanche questa proposta lo scosse; alzò il volume della radio e continuò a guidare fischiettando i motivi musicali come se non esistessi; non potevo rassegnarmi ad arrivare sino a casa col terrore che ‘l’ira del buono’ si scatenasse in tutta la violenza che, stupidamente, non avevo mai messo in bilancio; decisi di aggredire; spensi con un gesto la radio e mi rivolsi aspra.

“Nicki, in queste condizioni, non possiamo arrivarci a casa; per favore, ferma in un angolo possibile e parliamo.”

“Non ho niente da dire e non voglio ascoltare niente da te!”

Riaccese la radio, riprese a fischiettare e guidò così fino a destinazione; fece con la calma di sempre tutte le operazioni che di solito faceva quando tornavamo da un viaggio; in casa, mi impedì di entrare in camera e mi indicò quella che usavamo per gli ospiti.

“Che significa?”

“Significa che non avrai più bisogno di scappare dal mio letto per andare a comportarti da troia; non azzardarti a portare in questa casa i tuoi amanti … !”

“Nicki, forse stai ingigantendo un semplice capriccio … “

“Secondo gli addetti dell’hotel, il tuo cosiddetto capriccio va avanti da anni e l’hai ripetuto cinque giorni su sei, in questa occasione … “

“OK; va bene; ti ho fatto le corna; hai provato a chiederti perché?”

“So bene che è la tua ignobile ribellione alla mia presunta tirannia; se ti turba, vattene adesso, prima che sia tardi … !”

“No; anche se ti senti dio e vuoi imporre il tuo punto di vista, io non me ne vado; sei un povero marito cornuto e dovrai accettarlo, nonostante la tua boria … “

“Per ora, vattene a stare nella camera degli ospiti; quando ti farò provare la mia tirannia, ti prego solo di non venire a piagnucolare per il perdono; ti distruggo, se mi fai andare fuori dai gangheri!”

Cominciò la fase terribile della nostra convivenza; dopo anni passati a cenare e pranzare insieme, disertò la casa per tutta la giornata; mi faceva misurare tutta la mia stupidità, andare a fare la spesa e acquistare razioni per singoli, pranzare davanti al telegiornale o cenare la sera in una solitudine che sapeva di eremo o di clausura; quando era in casa, evitava persino di incrociarmi e non ci scambiavamo nemmeno il buongiorno.

Dalle ricevute che gettava nella spazzatura avevo dedotto che pranzava coi buoni speciali per i dirigenti e cenava abitualmente in una trattoria sotto casa, mentre io, pochi metri più su, guardavo piangendo il piatto con le poche cose che mi preparavo senza voglia; correggere compiti e preparare lezioni era diventata una sofferenza fisica, ora che non potevo scherzare, con un uomo colto e sensibile, sulle castronerie degli alunni meno dotati; leggere e non poter commentare un libro era castrante.

Dopo alcune settimane trascorse in quello spettrale mondo che mi ero procurata, arrivò quasi liberatoria la telefonata di Marina, la mia amica del cuore, trentasettenne avvocato al corrente di tutti i particolari, anche i più scabrosi, della mia vita e grande amica di mio marito che in lei riponeva una fiducia illimitata; quando mi chiese se poteva venire a trovarmi, esultai sperando che portasse almeno la luce di un’amicizia vera, nel buio della mia esistenza.

Ma, sin da quando mi fu davanti e ancora si spogliava del cappottino, ebbi la certezza che non era foriera di buone notizie; la feci accomodare in cucina e le preparai un caffè.

“Lisa, che è successo con Nicki?”

“Mi ero presa un po’ di libertà col direttore dell’albergo e lui lo ha scoperto … “

“Dev’essere stato assai più di un poco di libertà se è arrivato al punto di indagare … “

“Indagare?!? Com’è possibile?”

“Lo sai che Andrea, il capo della vigilanza nella sua azienda, ha un’agenzia investigativa? Beh, ha confidato a qualche suo amico, forse perché sapeva che me l’avrebbe riferito, che Nicki ha adesso le prove di tutte le corna che gli hai fatto .. “

“Va bene; avrà saputo che l’ho fatto cornuto; ma questo cosa comporta?”

“Ma hai almeno capito che hai stuzzicato non un cane qualsiasi ma un mastino che dormiva e che adesso le conseguenze vanno molto al di là delle semplici corna tra coniugi?”

“Scusami, forse sono cretina come credo che lui pensi di me; cosa significa?”

“La società, in cui Nicki ha grande potere, sta trattando un’alleanza con un’impresa molto forte, che sembra abbia alle spalle un noto malavitoso, ‘l’Animale’; se questo galantuomo vuole il voto favorevole di tuo marito, è molto probabile che, per ingraziarselo, abbia deciso di vendicarne la dignità calpestata da te; se non lo sai, in certi ambienti le corna sono l’offesa peggiore che si può fare ad un uomo d‘onore; quelle offese si vendicano spietatamente e si fanno pagare col sangue … “

“Dici che mio marito, per vendicarsi di me, si sta rivolgendo ad un malavitoso?”

“No; sei veramente stupida, scusami; lo so che è per queste cose che hai odiato e tradito tuo marito; ma tu sei davvero una povera ingenua quando si affrontano certi temi; per spiegarti, Nicki si è rivolto ad Andrea per approfondire il problema delle corna che gli hai fatto; però il suo vigilante capo forse è un uomo fidato del malavitoso; senza che tuo marito ne sappia niente, ‘l’Animale’ ha dato ordine di punire certe persone; ti è chiaro?”

“Perché non le denunci, queste cose?”

“Chi mi da le prove che sono accuse vere? Tu, che non sai nemmeno di che stiamo parlando?!? Credi davvero che siano così stupidi da lasciare tracce e documenti?”

“Ma tu come fai a ricostruire questi fatti? O parli solo per sensazioni?”

“Tesoro, stai sbagliando anche con me; davvero credi che sarei venuta qui così allarmata e allarmante, se non avessi elementi per pensare, ragionevolmente ma non legalmente, che le cose stanno precipitando, per te non per me; almeno questo, lo capisci?”

“Sì, sì, ti capisco perfettamente; ma non riesco a credere che mio marito, l’uomo che amo, anche se l’ho tradito come la più lurida delle puttane, l’essere di cui mi fido ciecamente, possa arrivare ad architettare quello che tu paventi … “

“Lisa, adesso me ne vado e ti arrangi; è mezz’ora che ti ripeto che Nicki non ha niente a che vedere con quello che è successo; ha dato un incarico a un amico di cui si fida; questo ha parlato con un potente che ha voluto essere più realista del re ed ha cominciato a punire i colpevoli … “

“E’ questo che mi suona strano; non c’è nessun punito, in quello che dici; a me non è tata fatta nessuna minaccia e, da come parli, dovrei essere il primo bersaglio … “

“Sei la solita ingenua superficiale; perdonami, ma stai rivelando esattamente dove si radica il tuo equivoco; nella logica malavitosa, tu hai l’ultimo posto; tu saresti punita per ultima, dopo che l’offeso avesse autorizzato la punizione; per ora, stanno scavando nella tua vita ed hanno individuato tutti i tuoi complici; ricordi il bagnino che ti scopasti quell’estate? E’ stato investito da un’auto pirata ed è su una sedia rotelle.

Quegli operai che ti scopasti da incosciente sono stati coinvolti in una rissa dai contorni strani e sono tutti malconci; Andrea ha fatto un lavoro capillare e sa tutto di te, anche quanti pompini hai fatto e quanti ti hanno inculato; è potente nel suo campo e non esita a fare tutto quello che ritiene vantaggioso per i suoi ‘padroni’, l’Animale prima di tutti; se non vuoi credere alle mie parole, ho qui una raccolta di articoli che ti illuminerà.

Per farti un solo esempio, il tuo caro direttore di hotel è finito in una scarpata perché i freni non hanno funzionato; è in coma e rischia di morire; se sopravviverà, porterà segni molto duri dell’esperienza e delle scopate con te; se vuoi divertirti a fare la rassegna degli amanti e delle punizioni, questa è la raccolta dei giornali; si vede anche come sono stati abili a far passare per disgrazie i delitti commessi.”

“Ma la polizia non indaga su queste cose?”

“Senti, anima candida, esci dalle favole; come possono i poliziotti di Trento e quelli di Ferrara immaginare che ci sia un rapporto tra l’auto che investe un bagnino a Porto Garibaldi e il direttore di un hotel a Rovereto al quale i freni non funzionano e la macchina finisce nella scarpata? Come vuoi che possano dedurre che l’unico elemento che collega i due fatti siano le corna che determinatamente hai fatto a tuo marito? Proprio come hai fatto con tuo marito, ti fermi su una convinzione e la fai diventare verità evangelica; ci sono diritti e doveri da rispettare, ci sono tribunali e prove da portare; se trovi prove, denuncia i colpevoli … “

“Non posso fare niente; mi stai dimostrando che mi sono comportata da ragazzina illusa e imbecille, che ho sfasciato prima un amore vero e poi un matrimonio felice; hai qualche idea su cosa fare?”

“Sono venuta a parlarti perché, come ti ho detto anche se tu non ascolti mai, secondo la conoscenza che ho di questi fatti tu dovresti essere l’ultima a essere punita; per esempio, manca ancora Luigi, per quello che ne so; ma soprattutto manca l’autorizzazione di Nicki; io non so se sia disposto a farti ammazzare per punirti della volgarità dei tuoi giudizi e del tradimento, prima che delle scopate.

Hai colpito la sua dignità, il rispetto che si deve a qualunque essere umano, la fede che si dovrebbe a un essere amato, prima ancora di scopare come una baldracca; se devo darti un’opinione, forse dovresti abbassare la testa, riconoscere l’imbecillità degli errori che hai commesso e implorare il perdono; forse sei ancora in tempo perché ti accetti e cerchi, non di dimenticare, perché quello non riuscirà mai a farlo, ma almeno di mettere sotto un tappeto il passato e tentare di ricominciare a condizioni diverse.

Ma non illuderti che sarebbero condizioni favorevoli alla tua presunzione, perché in realtà l’arrogante e prepotente sei stata tu che hai voluto imporre la tua punizione a un innocente; se adesso lui autorizza l’Animale a punire la tua colpa, fa solo giustizia; se dovesse decidere di azzerare il rapporto, ci perderebbe molto; lo farebbe solo se sapesse di avere una contropartita degna, almeno il tuo amore vero e la tua lealtà.”

“Mi stai suggerendo di implorare piangendo il perdono, proprio quello che aveva profetizzato il mio infallibile marito? Grazie, non ci sto; si tenesse le sue coerenze, la sua lucidità, il suo rigore; io vado per la mia strada e si salvi chi può … “

“Mi dispiace che tu la prenda su questo tono; ci ho provato; ma con te non c’è niente da fare; poiché siamo persone corrette e leali, ti avverto che io sono pronta a prendere, accanto ad un uomo straordinario che stimo e che amo, il posto di una ragazzina imbecille; adesso lo aspetto a casa sua e mi preparo a diventare la sua compagna anche davanti alla ex moglie; che cosa sarà di te, lo sa solo il destino; certamente dovrai stare attenta alla vendetta trasversale.

Ti parlo da amica per l’ultima volta; se accetti il divorzio rapido e ci lasci la facoltà di creare una famiglia nuova e sana, ti benediremo; se porrai problemi, innanzitutto dovrai affrontarli in tribunale dove le tue perversioni saranno rese pubbliche e rischierai per lo meno il trasferimento a una sede disagiata; poi useremo tutte le nostre forze per non garantirti nessun assegno, visto che lavori e non hai voluto avere figli.

Se dovessi portare lo scontro fino alle estreme conseguenze, informati bene su quello che è successo e succederà ancora ai tuoi amanti; poi, calcola bene cosa potrebbe capitare a te; io e Nicki ci siamo scoperti innamorati, non solo grandi amici, e siamo concordi nel ritenere che una come te non può essere moglie che di un povero cuckold prono ai suoi dictat; e il tuo ormai ex marito è tutto, fuorché questo.”

Capii che quella era stata l’ultima scena di un dramma forse ancora da completare e potei solo ritirarmi nella camera degli ospiti, a piangere per il momento ma anche forse a stare a guardarli scopare da amanti veri, non appena lo avessero deciso.

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