Dieci piccoli tradimenti (Ep. 7) - Innamorato di un'incantevole ragazza più giovane

  • Scritto da Lizbeth il 11/01/2024 - 16:55
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"Dai, regaliamo un applauso alla nostra signora. È stata davvero coraggiosa. Come si dice, chi la fa, l'aspetti. Ora, permettetemi di darvi un consiglio prezioso: state attenti alla signora Anderson. La nostra cara Sophie avrà bisogno del vostro sostegno dopo ciò che sto per raccontare. Forse è meglio che la moglie del curato si accomodi accanto a lei. Ma perché questa protezione? Sto per parlare del marito, Duncan, il clown della nostra rispettata città, e del suo amore proibito. Affrontiamolo con calma. Prima di tutto, vorrei sottolineare che la fonte è molto affidabile, ed è la figlia sedicenne della nostra Sophie."

"Ora, cosa c'entra mia figlia?" - La madre sembrava indignata, mentre il marito sembrava terrorizzato.

"Non sono certa su come procedere, se in modo diretto come un treno o in modo più sottile. Sappiamo tutti che la moglie fa la chef in un noto ristorante della città e spesso rientra a casa a orari inconsueti, lasciando il marito da solo. A meno che non gli faccia compagnia la figliastra minorenne."

"Ancora mia figlia, perché continua a nominarla?" - Serena, la moglie del vicario, seguì il consiglio dell'ombra e si sedette accanto a lei.

"Beatrice, questo è il nome della dolce fanciulla, nome della casta protagonista di “Molto rumore per nulla”, è una giovane donna di straordinaria bellezza e fascino. I suoi lunghi capelli corvini scivolano in morbide onde intorno al suo viso delicato, incorniciando occhi penetranti dal colore verde che sembra cambiare tonalità a seconda dell'umore. Le sue labbra, sempre dipinte di un rossetto audace, sono la quintessenza della seduzione. Il suo corpo è snodato e sinuoso, con curve perfettamente definite che catturano lo sguardo di chiunque le si avvicini.

La storia che desidero condividere è molto recente. Era una fredda notte quando il signor Pearson e la figliastra si trovavano davanti alla televisione. A dire il vero, lei stava leggendo un libro erotico, abilmente nascosto dietro la copertina di un testo di filosofia, raggomitolata su una poltrona. Indossava una lunga camicia blu con bottoni bianchi, probabilmente presa in prestito dal fidanzatino; sulle lunghe gambe indossava collant neri 50 denari. Pur sembrando rilassata, ogni tanto si mordeva le labbra.

L'uomo si voltò verso di lei e le chiese se si stesse annoiando. A quanto pare, era la verità. Le lanciò il telecomando, le diede un bacio sulla fronte e si diresse verso la camera da letto.”

La madre emise un respiro di sollievo, ma non poteva immaginare quanto si sbagliava.

“Passarono dieci minuti e Beatrice si affacciò alla porta della stanza da letto di sua madre. Lui era sdraiato. Camminò con passi felpati verso di lui, si sdraiò sul letto e domandò al patrigno come andasse la relazione con sua madre. Lui non seppe come rispondere. La fanciulla di rigirò sul letto e lui notò le mutandine rosa uscire dalla camicia. La ragazzina gli raccontò la trama del libro che stava leggendo, sembra che una ragazza giovane si innamorasse di un uomo molto più grande di lei e guardò Duncan in modo smaliziato. Si morse le labbra. Sfiorò le sue braccia villose. Certo che mia madre ha ottimi gusti – queste furono le sue effettive parole. Lui le consigliò di andare a dormire e lei accettò il consiglio. Almeno fece finta. Con la scusa che la porta era accanto lui, lo scavalcò e poi successe”.

La madre era pietrificata da quello che sentiva.

“Duncan era combattuto, del resto era un uomo e quella non era effettivamente sua figlia. Le schiaffeggiò il culetto, incitandola a scendere dal letto, ma lei era ferma nella sua posizione, non voleva andarsene, senza aver ottenuto qualcosa. Si allungò verso il patrigno per dagli un bacio sulla guancia, appoggiando il seno sul petto di lui, il suo corpo si irrigidì e non solo quello.

Beatrice senti, sotto di lei, il pene gonfiarsi. Stavolta lo baciò sulle labbra. Si stava superando il limite, anche perché ricordo a tutti che lei è minorenne.

Riuscì a divincolarsi dalla figliastra e stavolta se ne andò davvero o forse. Una volta rimasto da solo pensò ancora a quel corpo, a quel seno e si masturbò. Una sega non poteva fare male a nessuno.

No, la nostra Lolita non era andata via sul serio, si era nascosta dietro la porta. Lui aveva chiuso gli occhi e lei gli si avvicinò senza fare rumore. La mano scorreva impetuosa sul pene. Sentì delle dita accarezzarla e una mano più piccola la sostituì.”

“Nooooo” - l'urlo disperato della madre risuonò nella stanza.

“Beatrice si sbottonò la camicia e apparse il suo bellissimo seno, che è destinato, con gli anni, a diventare ancora più grosso. In mezzo a quel ben di Dio, accolse il cazzone duro. Il nostro coraggioso aveva paura di aprire gli occhi. Il pene scorreva lentamente in quella valle e ogni volta che spuntava la cappella, essa veniva leccata. Duncan sentiva le pareti senili. La figliastra si alzò, aprì l'ultimo cassetto del comodino, rovistò un attimo e ne estrasse un profilattico. A quanto pare aveva scoperto la riserva segreta dei suoi genitori. Lo strappò con i denti, lo srotolò sul cazzo proibito e gli diede due bacetti. Si sedette sopra e il nostro pervertito si godette ogni attimo della penetrazione. Quel seno acerbo gli sfiorava il viso, ma non aveva il coraggio di leccarlo. Lei ballava dolcemente sopra di lui. Sembrava appartenere a un altro mondo. La magia si interruppe quando il preservativo si gonfiò. Il suo sperma l'aveva inondato. La fanciulla si sdraiò accanto e, senza pensare a lui, si masturbò con tre dita, fino al raggiungimento dell'orgasmo. L'imbarazzo si appropriò del patrigno e la figliastra se ne andò.

Quando la moglie tornò a mezzanotte, trovò tutto in ordine, i segni del tradimento erano stati distrutti.”

Nella sala nessuno riusci a trattenere la furia di Sophie contro suo marito, ora direi ex. Dovettero intervenire sia il vicario che Charlie, il suo datore di lavoro. Quando tutto si calmò, si sentì il rumore di un pugno che si abbatteva contro una mascella. Duncan stava guardando Charlie impaurito.

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