"Dai, ancora qualche minuto e tutto sarà finito; in effetti, è stata una lunga serata. Ora è arrivato il momento di parlare di una storia d'amore, la peggiore di tutte, nata sui banchi di scuola. Può sembrare uno scherzo, ma invece è vero. Questa relazione è continuata all'università e continua oggi anche da colleghi. Forse avete capito di chi parlo. Certo della nostra Chef Sophie, madre single, sposata di recente con quello stronzo, simpatico di Duncan Pearson, e del suo capo Charlie Bennet, l'uomo più affascinante della città, nonché padre della piccola e provocatrice Beatrice”.
Tutti si stupirono dell'ultima frase e ora il pugno dato aveva più senso.
“La vera domanda che dobbiamo porci è perché non si sono sposati tra di loro, avrebbero risparmiato svariate sofferenze. Chi ha scoperto la loro relazione malandrina? Ma ovviamente io, del resto lo sospettavo da molto tempo. Era una notte buia e tempestosa, scherzo, comunque pioveva. Ero tornata da un lungo viaggio e decisi di andare a trovare mio marito al ristorante”.
In quel momento tutti capirono chi era il fantasma che li aveva trattenuti quella sera, anche se sembrava impossibile che una persona potesse stare in due luoghi nello stesso tempo.
“Ormai non sono più arrabbiata per quello che sono venuta a sapere, ma allora fu complicato, anche se mi stupii di un aspetto di me che allora ancora non conoscevo e che vi rivelerò più tardi. Allora, quando atterrai all'aeroporto, presi un taxi per raggiungere il Brasserie. Con mio grande stupore lo trovai chiuso, non pensavo di aver fatto così tardi. Essendo la moglie del ristoratore, avevo le chiavi di riserva ed entrai dal retro. Trovai silenzio e pace. Forse era già tornato a casa, mi sbagliavo. Nel ristorante non c'era né silenzio né pace. Tutto cambiò quando notai la porta aperta della cantina; probabilmente stava risistemando le bottiglie. Sorpassai la porta e scesi le scale. A ogni singolo passo sentivo strani rumori giungere dalla taverna. Non appena svoltai per entrare nella sala principale, li vidi. Bene, la nostra cara signora, che certamente prima avrà sbraitato selvaggiamente sapendo di sua figlia, era stesa sul grande tavolo di legno.
Aveva la giacca da Chef aperta e le sue morbide zinne ballavano come un soufflé, ogni volta che mio marito le palpava e le leccava. Gli mordeva e tirava i capezzoli con i denti e adorava farla soffrire. I suoi pantaloni erano già calati e il cazzo duro sbatteva contro una delle gambe di legno che sostenevano il tavolo.
Perché non intervenni, perché non corsi dentro la stanza urlando a squarcia gola. Non lo capi neppure io e, in realtà, dopo ho fatto anche di peggio.
Devo dire che la debole luce che penzolava sopra di loro, dava al contesto una fotografia lussuriosa. Charles abbassò di impeto i pantaloni di Sophie, la porca non portava mutandine, del resto non c'era neppure traccia del suo reggiseno. Da dove ero vedevo chiaramente il suo vello d'oro, quindi è una che ama il vintage. In quel momento mio marito appoggiò le sue labbra sporgenti praticando del sesso orale, cosa che non faceva mai con me.
Devo essere onesta, da dove mi trovavo non potevo vedere nulla, ma immaginai che le stesse leccando le labbra inferiori e la nostra educanda, scusate la mia ironia, se la stavo godendo alla grande.
Sentii la mia passera diventare umida, mi vergognai. Dentro di me pensai che fosse ingiusto che mio marito non mi avesse mai scopata cosi. Cercai di impedire la mia mano di sfiorarmi.
Mi ero sicuramente distratta, perché appena tornai allo spettacolo, lui era salito sul tavolo aveva messo le ginocchia intorno alla testa della sua amante, la quale gli stava leccando le palle, per poi passare a quel cazzo rigido. Ora era chiaro che gli stesse facendo un pompino con i denti, facendo scorrere i suoi incisivi su quella carne eretta. Lui piegò la schiena all'indietro, sia per gustarlo meglio, sia per accarezzare e sgrillettare quella passera d'oro. Non resistetti più e la mia mano si introdusse nei miei pantaloni, poi nelle mie mutandine fino a raggiungere il clitoride.
Cosa aspetti scopa quella mignotta in calore – fu il mio pensiero in quel momento.
Lui ridiscese dal tavolo, le spalancò energeticamente le gambe. Perché con me non era mai così selvaggio. Le strinse il collo con entrambe le mani, sembrava che la stesse soffocando. Il suo cazzo si introdusse nel canale vaginale, come aveva già fatto migliaia di volte. Dava dei colpi lenti e gentili, ogni tanto gli schiaffeggiava il seno. La troia urlò e la sentii, chiaramente, invitare il suo amore a baciarla. La parola amore fu un colpo a cuore. Si chinò sopra di lei, premette le sue labbra contro le sue.
Ripeto perché non si sono mai sposati, hanno avuto vent'anni di tempo. Avrebbe risolto un sacco di cose e sicuramente nessuno di noi sarebbe qui oggi."
Ci fu una pausa scenica, tutti si voltarono contro la sospettata, eppure era li in mezzo a loro, come era possibile.
“Ora non solo mi stavo toccando il clitoride, ma mi stavo penetrando con tre dita, e con l'altra mano mi tappavo la bocca, per non farmi scoprire. Dentro di me ero combattuta, volevo sia che smettessero e nello stesso tempo volevo assistere fino alla fine.
Mi ero distratta ancora una volta. Perché ora la nostra Sophie non era più sul tavolo, ma era nella più classica posizione a 90 gradi, il suo seno strusciava contro quel legno ruvido e mio marito la stava penetrando nel culo. Sesso anale, una cosa che ho sempre odiato.
Il mio Charlie diede due schiaffi sulla natica destra, era un segnale che conoscevo bene. Il suo pene scivolò fuori dall'ano. Gli crollò ai suoi piedi, come segno di sottomissione, gli scrollò il cazzo e la sborra gli raggiunse la faccia. Notai anche che un po' di sperma le usciva dalla bocca, sicuramente ne aveva ingoiata un po'.
Io mi leccai le dita che erano state dentro di me. Notai che si stavano abbracciando e che lui la stava masturbando con decisione. Capii che pure lei aveva raggiunto l'orgasmo quando i suoi umori colorano dalle gambe nude. Appena si misero a ridere, decisi che era arrivato il momento di andarmene.
Ero confusa, non sapevo come comportarmi, in un primo momento decisi di aspettarlo a casa e rinfacciargli tutto, lui avrebbe confermato, non è un codardo. Mentre camminavo sulla via di ritorno mi raggiunse una voglia di vendetta, che definirei famelica. E' da quella sera che programmo tutto. E' stata dura trovare ognuno di voi e in certi casi sono stata anche fortunata. Ovviamente il primo che pensai fu il marito di Sophie.
Sullo schermo una luce si accese e, come tutti sospettavano la nostra Ima si rivelò essere Mia. Come faceva a essere in due posti differenti nello stesso momento? Le luci della sala si riaccesero tutte, la televisione si spense e come per magia l'aguzzina era al centro della stanza.
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