Doppia coppia
Si ritrovano volentieri, fuori dagli ambiti di lavoro, quattro amici che hanno in comune uno strano intreccio delle attività; Nico, Nicola all’anagrafe, 38 anni, è dirigente in una industria farmaceutica dove lavora come impiegata la bellissima Lella, Raffaella all’anagrafe, 34 anni, che fuori dai denti gli ha detto che, se non fossero ambedue sposati, lo vedrebbe benissimo come protagonista, con lei, di una grande storia d’amore; il matrimonio le impone di soffocare il sentimento.
Nico ha dichiarato apertamente, anche a sua moglie, che anche lui si sente moralmente obbligato a rinunciare a qualunque avance verso Lella, che rispetta profondamente; qualora se ne presentasse l’occasione, lui intreccerebbe volentieri con la donna che gli piace moltissimo una vicenda amorosa e neanche di lieve entità; comunque, tiene nascoste sotto il tappeto le pulsioni che avverte spesso vive ed urgenti.
Il marito di Lella, Vico, Ludovico all’anagrafe, 40 anni, è impiegato invece in una diversa azienda, dove lavora anche Licia, Felicia all’anagrafe, 35 anni, moglie di Nico; per la collega lui nutre un trasporto tutto fisico e non ha mai nascosto che, presentandosi una buona occasione, non avrebbe esitazione a passarci almeno una notte di fuoco; sa bene che, per i rapporti tra i due amici, le sue intenzioni non li offendono e non turbano l’amore che c’è nella coppia.
La più esplicita è proprio Licia che, dopo avere riso delle dichiarazione d’amore degli altri tre, a casa, nell’intimità, mentre scopano o quando hanno appena scopato, rivela a suo marito che, personalmente, non avrebbe nessuna remora e nessun dispiacere a prendersi una libertà con Vico e passarci qualche ora di sano sesso, tanto per portare più in alto l’asticella dei rapporti e trasgredire alla quotidianità che però non le dispiace.
Lui le risponde che le cose fatte con lealtà, onestà e senza intenzione di offendere, in altri termini se non sono corna fatte alle spalle e contro i partner, possono anche non pesare sui rapporti interpersonali, specialmente quelli amorosi; ma è chiaro che una contropartita non potrebbe mancare ed allora si vedrebbe se la trasgressione è autenticamente leale e mira al rafforzamento dell’amore o se si tratta di corna gratuite.
Non tarda molto, Licia, ad annunciare che è stato organizzato dalla loro azienda un convegno che si terrà in un fine settimana in una città distante un centinaio di chilometri; avverte che è stata scelta per parteciparvi in rappresentanza del suo reparto e che ci andrà con Vico; la cosa è per lo meno sospetta, considerato il livello di impegno tutt’altro che notevole dei due nella vita della ditta; Nico immagina immediatamente che sua moglie abbia programmato la ‘fuga’ che meditava da tempo.
Lei insiste a dire che sarà solo lavoro e che staranno fuori un week end; contraddicendosi palesemente, afferma anche di non potere escludere che possano sorgere complicanze che li portino in qualche modo a quella scopata che ambedue, in fondo, desiderano realizzare; Nico le fa presente con garbo e serenità che è fin troppo chiaro che sta tramando un colpo a tradimento, che la prospettiva è un bel paio di corna per lui.
Se la cosa fosse per lo meno annunciata con la lealtà e l’onestà di cui hanno spesso e inutilmente parlato, potrebbe anche non essere fuori della realtà ipotizzare un comportamento che li ponesse sullo stesso piano, per lo meno; la cosa avrebbe comunque una contropartita paritaria se non più intrigante, considerato che il gioco ambiguo del dire e non dire, ammettere e negare trasforma tutto in una presa per culo alla quale non si sente affatto disposto; Licia lo manda al diavolo.
I due colleghi partono in macchina il venerdì nel tardo pomeriggio; Nico si reca al bar che frequentano di solito e, come prevedeva, vi trova Lella piuttosto mogia; cerca di tirarla su scherzando su banalità, ma non riesce a smuoverla; quasi a sostenerla, la avverte che ci sono nell’aria eventi particolari che potrebbero avere strani sviluppi; a freddo, le chiede quali siano i sentimenti che li legano; lei non ha esitazione a confessare che l’amore tra loro è latente ma a rischio di esplosione.
E’ ormai annottato e stanno quasi per tornare rassegnati alle proprie abitazioni, quando Nico riceve la telefonata da Licia; attiva il vivavoce e colloca l’apparecchio sul tavolino perché anche Lella ascolti; sua moglie avverte che sono arrivati, hanno preso possesso della camera assegnata che è risultata unica per i due, con letto matrimoniale; conclude che sarà inevitabile una notte di sesso; Nico resta zitto, Lella allunga una mano e va a stringere la sua.
“Bene, cara; ti avevo avvertito; io sono al bar con una donna meravigliosa che amo da sempre e che mi ama con la stessa intensità; ti avverto che ce ne andremo al mare e che vivremo il week end più entusiasmante della nostra vita; sai che non so fare sesso bruto; amerò questa donna e le chiederò amore; le conseguenze le valuteremo quando tornerai.”
Non le dà il tempo di rispondere, chiude la telefonata, attiva il rifiuto di chiamata e chiede a Lella se se la sente di viaggiare in motocicletta; lei dice di sì.
“Stasera andiamo a casa mia e dormiamo là, il tempo che riusciremo a dormire; domani mattina, in tuta e motocicletta, andremo al mare e non torneremo a dormire a casa mia prima di domenica sera; lunedì mattina andremo direttamente al lavoro; ti va il programma?”
“Anche all’inferno, con te; dicevamo che, se si fosse presentata l’occasione … Devo dire che gli imbecilli ce l’hanno offerta sul vassoio d’argento?”
“Ci hanno appoggiato sotto anche un cuscino di velluto … Vieni, Lella!”
Mentre montano in macchina, le chiede se ha bisogno di prendere qualcosa da casa sua per stare fuori due giorni; lei riflette che al mare, in motocicletta, non può portare molta roba, al massimo il costume e un cambio di intimo; Nico le fa osservare che Licia ha il fastidioso vezzo dello shopping compulsivo, che i loro armadi sono pieni di oggetti neppure scartati, che lei aveva acquistato sull’onda di un momento, tanto pagava … Pantalone.
Visto che sono della stessa taglia, troverà senza dubbio qualcosa per rimediare ad una fuga d’amore in riva al mare; vanno direttamente a casa di lui, fermandosi in rosticceria per prendere da cenare; entrati, per qualche attimo Lella si sente a disagio, perché sta impossessandosi della vita e dell’amore di un’amica; ma il tono della telefonata udita e una certa conoscenza della casa la inducono a fare tutto con rapidità e gusto; cenano in fretta, carezzandosi spesso le mani.
Quando alla fine si alzano da tavola, lui non resiste oltre e finalmente l’avvolge in un abbraccio da constrictor che gli permette di sentire tutte le dolci rotondità e gli spigoli del corpo amato; mentre si divorano le bocche nel bacio, Lella gli fa assaggiare la durezza dei capezzoli contro il torace e sente la potenza delle spalle sotto le dita; assapora le cosce forti contro le sue eleganti e slanciate; coglie alla fine la possanza del cazzo che preme contro l’inguine, strusciandosi alla figa.
Nico comincia a sbottonare la camicetta leggera; gli ferma le mani e lo guida alla camera; ai piedi del letto, fa scorrere in giù la gonna e si sfila la blusa; lui è già in slip; la spinge sul letto e le sfila reggiseno e perizoma; la sovrasta con la mole del fisico muscoloso e tonico; la percorre tutta con tutto il corpo, quasi a trasmettersi amore da ogni fibra, dai visi che si carezzano a vicenda ai piedi intrecciati.
Non c’è aggressione e forse nemmeno passione violenta, piuttosto un bisogno inconfessato di conoscersi dagli odori, dalla sensibilità della pelle, dal sapore delle singole parti; il cazzo, durissimo, è solo appoggiato alle grandi labbra, con la cappella all’altezza dell’ano; la figa rilascia umori in continuazione, con dolce naturalezza, quasi il piacere scorresse fuori dall’utero senza forzature, senza sollecitazioni; restano a lungo così uniti a sentire i corpi scambiarsi passione, umori; è Lella a rompere il silenzio.
“Nico, dammi tutto l’amore che sai dare; fammi tutto quello che a una donna amata fai in una situazione come questa; voglio appartenerti tutta; possiedimi fino allo stremo.”
“Stai sbagliando alcuni verbi; io non ti voglio possedere; voglio piuttosto essere posseduto; non sarà il mio cazzo a penetrarti; sarà il tuo corpo a risucchiarlo e a impadronirsene; voglio che tu ti prenda la mia mascolinità dovunque il cuore, la testa e il corpo ti suggeriscono; deve essere uno scambio paritario; ti posseggo se tu mi possiedi; ti penetro se il tuo corpo mi assorbe in sé; non è la stessa cosa, credimi; voglio che sappia che mi stai volendo dentro di te, come io desidero entrare dovunque in te.”
Forse non chiede altro, lei; lo sposta da sé, si stende sul letto.
“Leccami, succhiami, mangiami, prenditi tutto il mio essere dalla figa! Voglio che t’impossessi di me; poi io ti divorerò; ma dovrai insegnarmi, perché non sono brava a farlo!”
Nicola rimane sbalordito dalla dichiarazione; ma rimane ancora più entusiasta della convergenza di intenti; non chiede spiegazioni, ma intuisce che lei non deve ricevere dal marito un trattamento, che invece lei sente spettarle di diritto; si sistema fra le cosce, le prende le mani ed intreccia le dita; comincia a leccare devotamente dalle ginocchia verso il figa e percorre tutto lo spazio con grande lentezza, con lussuria infinita, strappandole continui orgasmi.
Quando arriva ai peli della figa, che porta non rasata, gode infinitamente nel leccare e succhiare, accarezza con le dita, contemporaneamente, le grandi labbra; spinge con la lingua il fiore delle piccole labbra e le fa aprire; cattura il clitoride, prima fra le labbra poi tra i denti, e da il via ad un succosissimo cunnilinguo; Lella geme senza sosta e quasi piange dal piacere.
I fiotti di umori che la vagina scarica si fanno più densi e lunghi finché esplode in uno squirt indimenticabile; lei si ferma impietrita e cerca di sottrarsi, probabilmente convinta di avergli pisciato in bocca; lui la ferma e la rasserena, spiegandole che è il suo piacere che sgorga e che lui lo beve come nettare prezioso; la donna, rivelando totale ignoranza, gli chiede.
“Poi toccherà a me farti godere con la bocca? E io potrò bere la tua mascolinità quando avrai un orgasmo come quello che ho avuto io?”
“Lella, in amore esiste una sola norma e valga per sempre; fai quello che ti suggeriscono la testa, il cuore e il desiderio; io mi sto impossessando di te, delle tue intimità; ti succhio, ti lecco, ti mordo, perché mi dà piacere, una goduria infinita; non ti chiedo permessi perché il mio cuore, la mia testa, la mia passione ti vogliono in tutti i modi; e bevo tutto, anche le scorie, se avessi paura di pisciarmi in bocca; sono io che voglio prendermi tutto di te; se farai la stessa cosa, per me significherà solo che provi lo stesso amore.”
“Allora, visto che mi hai svuotato l’anima dalla figa con la bocca, lascia che provi io adesso a prendermi in bocca la tua mascolinità come mi detta il cuore!”
Si scambiano la posizione e stavolta è lei, in ginocchio a fianco a lui, a prendere in bocca la mazza per infilarsela fino in gola; Nico è costretto a guidala, agli inizi, e le indica di leccare le palle dure e piene di sborra, la mazza dalla radice alla punta; le spiega come guidare la cappella in bocca e farla scivolare lungo il palato, fino alle guance per frenare la spinta, o fino oltre l’ugola, per possederla fino in fondo; Lella sente di amare, e di volere prendersi in gola e nel cuore quel mostro che la fa godere.
Nell’arco di una mezz’oretta lei riesce a prendere dimestichezza col cazzo in bocca fino a strappargli ululati ferini per il piacere intenso; Nico non vuole sborrare, non subito almeno; glielo dice e la frena; la fa ruotare a sessantanove e riprendono a succhiarsi; quando si rendono conto che è difficile reggere la doppia funzione, stabiliscono di alternare la leccata in figa e quella sul cazzo; in breve, lei diventa maestra di fellazione e scopre il gusto del cazzo in bocca e della lingua in figa.
Quando si fermano esausti, lei gli chiede come e quando glielo metterà in figa; ormai ha voglia di assorbirlo, quel cazzo, e di succhiarlo dentro di sé, come lui le ha suggerito; lo avverte che suo marito la scopa, non molto spesso, solo alla missionaria; gli chiede di insegnarle tutti i percorsi del piacere, per lei e per lui, perché adesso desidera solo dargli tanto amore, che non ha bisogno di manifestare quello che prova per lui, tanto è palese.
Vuole dargli anche tutto il piacere sessuale che una donna può dare al suo maschio e prendersi tutto quello a cui ha diritto una donna dall’uomo che ama; lei ora sa di amarlo, profondamente, vuole dargli tutto ma vuole anche ricevere tutto, ad ogni costo; lui la rassicura che il tempo che hanno davanti consentirà di dare piena soddisfazione all’amore che hanno taciuto per anni.
Quando finalmente lui si decide a prenderla come lei è abituata, alla missionaria, Lella deve fare qualche sforzo per assorbire lentamente il ‘mostro’ del suo uomo; come lui le ha anticipato, è il suo canale vaginale a mettere in azione muscoli che non sapeva di avere per risucchiare dentro l’utero e, contemporaneamente, stringere, solleticare e ‘mungere’ la mazza che le forza il canale, assai più cedevole e disponibile di quanto temeva; le sembra di pisciare umori, tanto gode continuamene.
Geme molte volte per orgasmi sempre più forti finché urla come un animale sacrificato su un altare pagano, fino all’esplosione dell’orgasmo più intenso, quello che la strema; cade in un languido torpore mentre lui si ferma dentro la vagina a farle sentire i palpiti del cazzo soddisfatto di una penetrazione straordinaria.
“Adesso mi lasci rilassare un poco; poi, a mano a mano, mi insegni tutti i modi possibili per riempirmi la figa col tuo mostro.”
“Perché lo chiami mostro?”
“All’inizio mi faceva perfino paura, quando ne osservavo la grossezza e la lunghezza; in qualche momento, ho persino pensato che mi avresti sventrato, entrando in figa; di simili ne ho visti solo in qualche immagine al computer, di nascosto da mio marito, che ha una dotazione forse di due terzi; lui dice che il suo è grande; quindi il tuo non può che essere un mostro.”
“Amore, posso chiamarti amore quando stiamo facendo l’amore?, vale sempre e solo una regola; grande, grosso, bello, brutto, buono, cattivo, sono tutti parametri che si legano al desiderio; non è strano che ti spaventasse il mio cazzo, all’inizio; l’importante è che adesso tu lo senti una protesi staccata dal tuo corpo nel quale cerchi di farlo tornare in tutti i modi.”
“Amore mio immenso, anche io ho bisogno di dirtelo, ho capito bene e sto sperimentando quello che mi hai detto; ti sentivo mio anche se era quel ‘mostro’ a riempirmi la pancia fino a scuotermi tutto il ventre; lo so bene, adesso, che ti amo e che è per questo che voglio che me lo fai sentire dappertutto in tutti i modi; a questo proposito, non ti mettere a ridere quando ti dico che mio marito, che fuori casa fa le peggiori cose, non ha mai accennato a forzarmi il buchetto.
Lo considera vergognoso, da degenerati; ma ti sarai accorto che anche con la bocca non mi ha permesso di fare un sesso soddisfacente ed esaltante, che con te ho scoperto in due minuti; quella verginità sarà tua, stasera stessa se lo vuoi come me e se mi prometti che il ‘mostro’ mi farà il minore male possibile.”
“In qualunque momento il dolore, che in quel caso non si può evitare, ti apparirà superiore al desiderio, ti ordino di fermarmi e di rinunciare; sarò delicatissimo; ma ti dovrò sfondare il retto perché il tuo culo è meraviglioso, incantevole, anche se mi pare terribilmente stretto; io voglio il tuo culo come ho voluto la tua bocca, come voglio la tua figa in tutte le variazioni; ma se dovessi provare dolore, mi fermi e rinunciamo.”
“Ti fermi, aspetti, cerchi una soluzione e riprendi finché il tuo cazzo non sarà completamente imprigionato nel mio ventre, da dietro; non ti illudere che, saltato il fosso, io mi possa fermare; farò di tutto e di più; voglio riappropriarmi di me stessa; se sei con me, non posso che amarti.”
Riprendono ad amarsi prima con carezze, baci e lussuriose leccate su tutto il corpo; poi lei gli chiede di scoparla in figa in altro modo, da scoprire con lui; Nico le fa sistemare carponi sul letto, si pone dietro, carezza a lungo la figa e il culo, finché lei comincia a sbrodolare; la infila da dietro, lentamente, per non usarle violenza; Lella sente sciogliersi la figa in umori, avverte che il canale vaginale assorbe, carezza e titilla il cazzo che penetra e ne prova immenso piacere; esplode urlando in un orgasmo.
La lascia rilassare un momento , la fa stendere sul letto e torna a prenderla da dietro, infilando il cazzo fra le cosce e raggiungendo la vagina; lei si sente aprire in maniera nuova e diversa; gode come non le è mai successo e lo incita a penetrare sempre più a fondo; lui le fa alzare una gamba e lei avverte che la mazza le è entrata fino al cuore; in uno specchio dell’armadio vede il suo corpo intero disteso su un fianco, la gamba tenuta sollevata da lui e il cazzo che scivola in figa, avanti e indietro.
L’immagine la eccita anche più della scopata che lui sta realizzando; rotolano insieme sul letto, senza sfilare il cazzo, e le fa ripetere l’azione con l’altra gamba; Lella esplode in uno squirt che inonda le lenzuola; quasi si vergogna di come allaga il letto; ma il piacere è immenso, irrinunciabile; Nico le accarezza la testa e le spalle, le prende un seno e strofina il capezzolo; lei urla ancora di piacere; si gira a baciarlo sulla bocca e sente di sciogliersi in amore.
“Nico amore mio, adesso vorrei che tu mi sverginassi; è troppo bello sentirsi amata come mi stai amando tu adesso!”
“Lella, tesoro, sono quasi le due; decidi adesso; vuoi che passiamo il week end nel letto a fare l’amore ed uscire solo per andare a mangiare qualcosa i prossimi due giorni? O preferisci passare due giorni al mare e tornare domenica sera, passare a letto la notte e andare direttamente al lavoro lunedì? Se vuoi che restiamo, sono felice e possiamo continuare a fare l’amore finché il sonno non ci prende; in questo caso, mi prendo qualunque tua verginità adesso.
Se invece vuoi passare due giorni al mare, in libertà, io e te, come fossimo all’origine dei tempi, allora adesso possiamo addormentarci, svegliarci presto, andare al mare a goderci la natura e l’amore per due giorni; le verginità me le prenderò tutte, stanne certa; ti voglio totalmente; ma possiamo farlo anche in diversi momenti, domani al mare o domenica sera quando torneremo qui; poi sono certo che ci ameremo ancora, molte volte e il più a lungo possibile.”
“Voglio dormire con te, qui, nel tuo letto, anche solo poche ore; domani mi porti al mare come fossimo due ragazzi che bigiano la scuola e vanno ad amarsi in un posto bellissimo; hai detto che mi ci porti in motocicletta con la tuta di pelle; lo sai che era il mio vecchio sogno da adolescente? Allora, vada per la gita al mare; una sola condizione; mi fai dormire accucciata a cucchiaio, davanti a te, e tieni a bada il tuo mostro altrimenti ti costringo a scoparmi per tutta la notte.”
Si sistemano per dormire; Lella si accuccia contro di lui, completamente nuda, e gli pianta contro le natiche meravigliose che lui avverte nettamente contro il ventre; il cazzo si va ad appoggiare fra le cosce, rasente la figa; ambedue fanno sforzi immani per non cedere alla voglia che monta di prenderlo in mano e infilarlo in figa; lei crolla per prima e lui si crogiola nella dolcezza di sentire quel corpo desiderato e amato contro di sé; non ha mai vissuto un momento così tenero, così intimo.
La sveglia li riscuote alle sette, come aveva programmato; sposta delicatamente il corpo di lei e va in bagno; si sveglia completamente sotto una doccia appena tiepida, fa le sue cose ed alle sette e mezza è già in condizione di vestirsi; Lella si è alzata subito dopo ed ha messo su il caffè; in dispensa ha trovato dei cornetti da microonde e li ha scaldati; mentre lei va sotto la doccia, lui mangia i cornetti e beve il caffè; lei consuma la colazione mentre ancora si asciuga.
Resistendo alla tentazione fortissima di riprendere a fare l’amore con quel corpo statuario che vede muoversi intorno con intimità disinvolta e amorosa, le consegna la tuta da motocicletta, che indossa sul bikini da mare preso nella collezione di Licia; è stupenda, da ammirare e desiderare; ma deve imporsi ancora calma e preoccupasi del viaggio, non lunghissimo, per andare al mare; la meta è un capanno da pesca attrezzato che un amico usa qualche volta.
In moto, la sensazione è quella del ragazzo in piena tempesta ormonale che si porta la più bella dell’istituto in una fuga insperata fuori città; Lella gli si è stretta addosso e tiene le mani intrecciate sul suo stomaco; quasi perfidamente, le sposta in basso, appena sono fuori città, e le poggia sul cazzo che si rizza prepotente; lei sorride, afferra l’asta e si gode il piacere del corpo di lui che avverte con amore attraverso la pelle delle tute.
Il viaggio non dura neppure moltissimo, meno di un’ora; e sono nella zona dei casoni dove c’è il capanno di cui ha la chiave; nella rete ci sono già dei pesci catturati in quei giorni; dentro, il camino è pronto e attrezzato per fare il barbecue per pranzo e cena, se vogliono; il pane lo hanno comprato per strada; di vino, ce n’è una rastrelliera di bottiglie a disposizione; guarda la sua donna con amore e le chiede se vuole pranzare e cenare a pesce; lei lo abbraccia e lo bacia con amore intenso.
Vanno in spiaggia e si divertono come bambini a giocare con la sabbia, a spruzzarsi con le onde, a baciarsi come innamorati esuberanti, a rotolarsi sulla sabbia per andarsi a lavare a mare; ad ora di pranzo, vanno al casone, accendono il fuoco e cuociono alla brace due pesci enormi; mangiano e bevono amandosi, con gli sguardi, coi piccoli tocchi, scambiandosi i bocconi, bevendo da un solo bicchiere; a Lella brillano gli occhi continuamente e si fa sempre più bella; poi, si vanno a stendere sul letto.
“Nico, sono felice di amarti … Vuoi ora?”
“No, amore; non ancora; stasera dormiremo qui e avremo margine per fare tutto; se domattina non ci sveglieremo per tempo, il pranzo lo faremo fuori; c’è un ristorantino a pochi chilometri che sembra fatto apposta per noi.”
“Perché non scompariamo qui per sempre, io e te da soli?”
“Perché siamo persone razionali, abbiamo dei legami e dei doveri; in questi giorni siamo liberi e bradi; da lunedì faremo i conti con la realtà e, lo sento, anche con il futuro.”
“Allora ti impongo di darmi del presente tutto il meraviglioso che puoi; la tristezza del reale qui non esiste!”
Si abbracciano vogliosi e in un attimo i costumi sono finiti per terra e loro si muovono liberamente nudi sul letto; Lella si precipita su quello che per il momento sente il ‘suo’ cazzo e lo succhia con amore, con dedizione; allontana bruscamente la mano di lui che vuole intervenire e si dedica alla più bella fellazione del mondo; lui si limita a carezzarle il viso, la gola, il seno e scivola verso la figa dolcemente, senza forzare solo per farle sentire il suo corpo che l’ama.
La ribalta supina, le divarica le ginocchia e si piega a succhiarla nel cunnilinguo più dolce che conosce, la lascia squirtare più volte; al terzo orgasmo violento che lei gli ‘spara’ sul viso, si sposta su di lei e la penetra in figa, dolcemente e decisamente, sente i muscoli del canale vaginale che lo catturano, lo carezzano, lo titillano, lo mungono; esplode in un orgasmo mai provato; fa appena in tempo ad avvertirla perché lei goda con lui; si abbattono sul letto, fianco a fianco, e piombano nel sonno.
Due giorni al mare, soli sulla spiaggia infinita, trascorrono entusiasmanti, nel capanno che ospita le loro scopate infinite, alle quali Lella si affeziona sempre di più, cercando e scoprendo tutto quello del sesso che fino a quel momento le è stato quasi vietato; il momento più emozionante per lei è naturalmente quello in cui decide che, mantenendo fede alle promesse, si farà penetrare nel culo a costo di farsi male.
Ma Nico è troppo gentiluomo ed attento, per farle del male autentico; ha portato, tra le altre cose, un gel che giudica miracoloso, leggermente anestetico, col quale ha avuto modo di farsi le più belle inculate del mondo anche con donne che il cazzo nel retto non l’avevano mai assaggiato, come è per l’appunto il caso di Lella, alla quale è stato inculcato il principio della non naturalità di certi apporti e della conseguente paura infernale di praticarli.
Il suo partner è molto delicato e la accarezza a lungo, quella sera che lei ha deciso utile, favorita anche da fattori ambientali che invitano all’amore, cielo stellato, aria tersa e dolce, colori e luci della notte sul mare; dopo avere pomiciato a lungo sulla battigia ed essersi scambiati abbracci e strofinamenti lussuriosi al punto da apparire scopate in piedi, attraverso i costumi e i leggeri vestiti che hanno indossato per la sera, è lei a prenderlo per mano e a portarlo a letto.
“Adesso ti prendi la mia verginità anale; lo farai con tutta la dolcezza e con tutto l’amore che puoi metterci; io voglio sentirmi possedere, ma voglio anche tenere dentro di me il tuo cazzo fino a farlo diventare totalmente mio!”
Nico ha aspettato con malcelata ansia quel momento; il culo di Lella lo attira come lo zucchero le mosche e non si stanca mai di guardarlo, fermo e morbido mentre se ne sta distesa al sole; agile e nervoso quando corre in spiaggia; duro e compatto quando lo stringe per baciarla e farle sentire il cazzo sulla figa; insomma in ogni ora del giorno e della notte quando gode a sentirla accucciata davanti a se, a cucchiaio, con le natiche che gli premono sull’inguine e sul cazzo.
Quando capisce che il momento è quello giusto, prepara sul comodino accanto al letto l’astuccio col gel, stende la donna sul letto e le monta sopra a baciarla con intensa voluttà; le sfila i due pezzi del bikini armeggiando acrobaticamente senza staccare il corpo dal suo, sfila il costume e le appoggia la mazza dura sul monte di venere; intanto la bacia con amore e si stacca solo per andare a succhiare i capezzoli con grandissima emozione di lei che a quel contatto ha orgasmi molto forti.
“Adesso dimmi che devo fare per darti la verginità che mi resta … “
“Non devi fare niente altro che lasciarti andare alla gioia di donarci reciprocamente; girati solo un poco gattoni e lasciati leccare tutta.”
Lo fa e lui le passa per molti minuti la lingua dal clitoride all’ano, penetrando spesso nei fori con la punta; sente i brividi di lei e si accorge che l’ano a mano a mano si rilassa; non vuole penetrarla a pecora; la costringerebbe a guardare il lenzuolo mentre la sfonda; le suggerisce di spostarsi col culo fino al bordo estremo del letto, si alza in piedi, solleva le gambe di lei sulle spalle e le passa a lungo il gel nel canale rettale.
“Amore, la posizione ti sembrerà orribile; ma così tu puoi guardarmi in viso e parlarmi, forse anche baciarci mentre violo il tuo ano; se ti lascio prona, forse sarà più facile ma ricorderai questo evento dal colore del lenzuolo; preferirei che ricordassi, del momento in cui ti lasci sverginare, il mio viso e l’amore con cui mi prendo questa tua bellezza e ti do tutto il mio amore.”
“Va bene, Nico; fai quello che ritieni più opportuno; è vero che ti sto guardando negli occhi e mi piace leggerci amore mentre mi lascio sfondare da te; se dovessi sentire troppo male ti avvertirò; se tutto va bene, spero che potremo baciarci col tuo cazzo immerso nel ventre da dietro.”
Si passa il gel abbondantemente sulla mazza, appoggia la cappella all’ano che freme nell’attesa e spinge, dolcemente ma con forza e continuità; vede l’asta scomparire nel foro per qualche centimetro; avverte la durezza dell’ostacolo dello sfintere che reagisce stringendosi; si ferma, ma è lei che lo invita a continuare; poi gli fa un gesto per fermarlo, forse perché il dolore è pungente; ad un nuovo suo cenno riprende e, con una spinta più forte, il cazzo scivola nel canale rettale fino in fondo.
Lella non riesce a reprimere un urlo di dolore, quando la mazza supera la strettoia dello sfintere; lui si ferma; lei cerca di dare regolarità alla respirazione; quando si sente abbastanza bene, quasi gli impone.
“Adesso spingi e riempimi tutta; lo voglio dentro, il tuo cazzo; voglio che la tua mascolinità sia catturata da me nel ventre. Ti amo; vorrei tanto baciarti mentre mi sventri.”
Lui si distende sul suo corpo badando a non far uscire il cazzo dal culo; raggiunge prima i seni che lecca delicatamente e succhia per un attimo, con gemiti di lei; poi si china sulla bocca e la bacia; limonano per qualche tempo, poi lei si riprende completamente.
“Adesso sfondami e fammi sentire lo sperma dentro!”
Comincia a cavalcarla con estrema dolcezza; la guarda intensamente nel volto e ne coglie tutte le emozioni mentre il cazzo va e viene dal suo intestino; lei sente che i muscoli si adattano alla nuova situazione, che il cazzo le scivola nel corpo con sempre maggiore dolcezza e facilità; il va e vieni dal retto la riempie di voglia, di desiderio, di amore; ora sa che è esattamente quello che cercava, in una scopata, l’intesa completa, anima e corpo, con l’uomo che sente di amare.
La scopa a lungo, molto più di quanto pensassero ambedue; lei è felice di possederlo mentre lui si impossessa del suo corpo; sentire dentro di sé la mascolinità del partner, mentre lui le violenta l’intestino, le dà una sensazione di interazione che è amore, consonanza, desiderio dello stesso stimolo, dello stesso orgasmo che attendono con ansiosa gioia; sembra chiedergli con lo sguardo di godere insieme; intanto gli orgasmi si susseguono sfibranti, sempre più intensi e lussuriosi.
Lui l’ama intensamente mentre la incula con foga, con gioia, con amore che non sperava di trovare; guardare l’ano che si dilata progressivamente e lascia il cazzo scivolare dolcemente finché diventano tutt’uno, gli dà una carica bestiale e la monta a lungo, in attesa del momento in cui le scaricherà nel ventre l’orgasmo che attende con libidine infinita; coglie lo sguardo con cui lei lo implora di godere insieme e fa di tutto per favorire la sborrata di lei; allunga una mano e le titilla il clitoride.
Quando si rende conto che il momento è assai vicino, che non reggerà più a lungo prima di scaricarle dentro tutto il suo desiderio, la avverte che sta per godere; lei quasi gli urla di attendere un momento; poi esplodono insieme.
“Dio, quanto ti amo; godo, godo a non finire; ti amo, Nico, con tutta me stessa!”
L’esplosione è violenta, inarrestabile; lei squirta abbondantemente sulle lenzuola, lui sente scorrergli dalla mazza la stessa vita, uno tsunami di gioia, passione, desiderio, amore; avvertono tutti e due che si stanno fondendo i loro piaceri, i loro amori; si rilassano distrutti, svuotati di ogni desiderio, immensamente felici; si sfila dal culo con dolcezza, per evitarle traumi e alla fine si sdraia con il cazzo barzotto; lei lo prende dolcemente tra le mani, ormai suo; lui le mette la mano sulla figa, a fermare l’orgasmo.
Si rilassano per alcuni minuti; poi Lella se lo tira addosso e lo bacia dolcemente sul viso, sulla fronte, sulle labbra, delicatamente, a stampo; lo accarezza dappertutto e sente che le mani di lui vagano sul suo corpo quasi ad accertarsi che è veramente sua, languida, sazia d’amore; poi a Lella ritorna la voglia; manipola con dolcezza il cazzo e lo sente rinvigorire, meravigliandosene, a mano a mano che lo accarezza; se lo tira addosso e lascia che il cazzo penetri in figa dolcemente.
Sono così, l’uno sull’altra, con il cazzo profondamente piantato in figa; lei tiene le cosce accostate, quasi ad imprigionare lui nella dolce galera della figa; lui si abbandona alla cattura con amore; si sente meravigliosamente prigioniero di una donna che ama e non vorrebbe staccarsi più; squilla il telefonino; vede che è una videochiamata di Licia che evidentemente vuole decantare la sua scopata; fa segno a Lella di tacere, inserisce il vivavoce e punta il video sulla figa che trattiene il cazzo.
Gli appare il viso di sua moglie, felice e disfatto dalla scopata; subito dopo l’espressione cambia ed è di dolorosa sorpresa.
“Che cazzo è questa immagine?”
“Non sai distinguere un cazzo da una figa? E’ la figa meravigliosa che sto amando; se guardi bene, riconosci anche il mio cazzo piantato dentro; abbiamo appena concluso una seduta d’amore e ci prepariamo alla prossima.”
“Stai facendo sesso con una donna che per te è importante?”
“Io non faccio mai sesso, specialmente se davanti a me, a fianco a me, non sotto di me, c’è una donna che adoro da tempo e che ho scoperto meravigliosamente nuova, calda, appassionata, innamorata, mia insomma … “
“Cristo, allora devo pensare che per me è finita?”
“Perché? Non hai il cazzo che desideravi?”
“Imbecille, era solo una ripicca, ero stanca di essere sempre la tua ancella; volevo darti una sferzata; e invece mi stai fustigando tu. Te ne andrai con lei?”
“Hai finito di dire stronzate? Perché non ti preoccupi delle tue scopate invece che dei miei amori?”
“Dove sei?”
“Che te ne fotte? Sono in un posto di incanto a fare l’amore con una donna straordinaria. Non ti basta? Adesso ho da fare, devo ancora dare tanto amore; ci vediamo lunedì sera, probabilmente. Ciao.”
“Nico, non ti sembra di essere stato troppo duro con lei? In fondo, se non faceva la sua stupidata, noi non saremmo qui.”
“Non hai sentito? Voleva darmi una sferzata; il minimo che potessi fare era sferzarla come si deve … ”
“E’ vero che sei così innamorato di e?”
“Tu che ne dici?”
“Se non mi ami ancora una volta, in figa però, non ne sarò certa … “
Si schiaccia su di lei a sentire il corpo interamente, dai seni pressati contro il torace ai ventri che si accarezzano, si strusciano dolcemente, dagli ossi pubici che si stimolano a vicenda fino alle cosce, alle gambe, ai piedi che si intrecciano; si stacca con qualche difficoltà e, così come stanno, schiacciati l’uno sull’altra, comincia a scoparla; il cazzo non fa larghi movimenti; la cappella si limita a stimolare l’utero contro cui è piantata; lei gode ad ogni piccolo movimento.
Sente che l’orgasmo monta in lui irruento e si accorge che lei sta salendo all’apice del suo; continua a pompare in figa e l’avverte che sta per godere; lei lo incita a lasciarsi andare; la sborrata scatta violenta contro l’utero e quella di lei corrisponde con altrettanta voglia; lui stramazza sul corpo della donna e sente che il cazzo si affievolisce ma non molla il canale vaginale; se ne stanno a lungo fermi, a lasciarsi scorrere il piacere dal corpo in quello dell’altro.
Hanno davanti ancora un giorno intenso e lungo; lo trascorrono sulla spiaggia, a rincorrersi da ragazzini, a restare sdraiati al sole, a baciasi, toccarsi, limonare e godere del corpo dell’altro in tutta la passione che provoca; non si stancano mai di scoprire, con gli occhi, con le mani, con la lingua, le parti del partner che vogliono scoprire e conoscere per le enormi sensazioni di dolcezza, di piacere, di libidine che riescono a ricavarne.
Ripartono la domenica pomeriggio, sul tardi; vanno direttamente a casa di lui, cenano a pizza e birra e si fiondano a letto; ormai Lella è una femmina scatenata di sesso e fa tutto quello che non aveva osato per anni, dalla fellazione più ardita all’inculata più dolce, dalla scopata più classica alla pecorina; scopre anche il piacere di farlo godere tra i seni; prendono sonno abbastanza tardi, per le loro esigenze; la sveglia li butta giù assai presto.
Vanno a casa di lei per riporre il vestito portato al mare e per cambiarsi d’abito; vanno in ufficio insieme e non si scandalizza nessuno, vista la loro antica amicizia; solo qualche amica più affezionata legge nello sguardo di Lella qualcosa di nuovo, di più lieto, di più luminoso; non azzardano domande ma tutte capiscono che è reduce da un fine settimana particolare.
Nico non rivede la moglie prima del pomeriggio di lunedì, quando torna a casa e la incrocia che torna dal lavoro; non è in grado di preparare la cena, anche perché si rifiuta di ‘fare la serva’, vanno in pizzeria e mangiano in silenzio tombale per tutto il tempo; sempre muti, tornano a casa; lei va a farsi una doccia e si presenta in cucina con addosso solo un accappatoio; parte all’attacco.
“Devi farmi fare tanto amore … “
“Non ti è bastato il week end libero?”
“Non ho fatto l’amore; non sono come te e lui non ti somiglia per niente; è stato solo sesso ed io te l’avevo detto che non ci sarebbe stato amore, tra noi; sei tu che hai rubato il mio amore per darlo ad un’altra.”
“La signora che si sente schiava del tiranno ha per caso ancora altre disposizioni da impartire? Ti prendi la libertà di scopare, contro il mio parere; mi inganni con la favola del lavoro e vai a farti sbattere come uno straccetto; poi vieni qui e protesti perché ho risposto a modo mio; infine mi imponi di darti amore come se l’amore fosse merce da grandi magazzini e bastasse ordinarlo per farselo incartare pronto all’uso. Hai una vaga idea di cosa significhi amare?”
“Forse i termini sono sbagliati, ma il senso una persona intelligente, anzi superintelligente come te, e ti prego di credere che non c’è ironia, lo capisce e, se fa finta di non capire, è solo per spirito di vendetta, come se le mie corna dovessero pungere più di quelle che hai rifilato a me amando un’altra donna più di me!”
“Una donna che mi amasse veramente avrebbe capito da anni che non sono uno che fa sesso; ci metto amore, nelle mie cose, specialmente nei rapporti interpersonali; come potevi anche solo pensare che potessi fare sesso senza amore?”
“E’ vero; lo so che ami sempre profondamente, specialmente a letto; mi fa rabbia perché io avevo sperato, una volta tanto, di sorprenderti e di umiliarti un poco, di farti abbassare la cresta; invece mi trovo ad elemosinare un poco di quell’amore che fino all’altro ieri possedevo da regalarne in giro.”
“Insomma, cosa vuoi dire?”
“Che non ho trovato amore dove cercavo sesso; che ho bisogno, fisico, inderogabile, di un poco di amore vero, quello che solo tu puoi darmi. Ti va di amarmi stasera come se fossi ancora la tua donna?”
“La mia donna, come dici tu, innanzitutto sa che con me si è corretti, onesti, leali e chiari; tu sei disposta ad esserlo? Sei pronta a raccontarmi cosa hai fatto, come, quando, dove, con chi e soprattutto perché?
“Ti ho già detto tutto; non ho parlato chiaro prima, e questo è stato il vero unico errore, la sola colpa che puoi addebitarmi; per il resto sai bene con chi sono stata, che cosa ho fatto e perché l’ho fatto; sai anche che sono amareggiata e delusa di me stessa, perché ho aggiunto errore ad errore ed ora so che sono sul bordo di un precipizio; se ti sei innamorato di quest’altra donna, mi pare chiaro che la nostra stagione, se non è già finita, sia al temine ormai … “
“Sei dura; eppure vieni da un’educazione cattolica e dovresti sapere che la confessione, aperta, udibile chiaramente, è la condizione primaria per ricevere il perdono; tu non hai bisogno di farti perdonare un errore? E allora, confessa a voce alta, chiara e nei particolari.”
“E tu faresti altrettanto? O quello che hai fatto tu non è un errore da confessare?”
“Non chiedo mai a nessuno di fare quello che non farei io; è chiaro che confesserò di avere risposto al tuo errore con uno simile ed opposto; tu hai deciso di scopare; io ho scelto di dare amore; e l’ho fatto; se hai bisogno dei particolari, sono pronto a farlo, non appena tu avrai raccontato i tuoi.”
“Io mi vergogno … “
“Allora non chiedermi amore né perdono!”
Vanno a letto e lei cerca di accostarsi; Nico, molto freddamente, la mette supina le allarga le gambe,tira fuori il cazzo e glielo sbatte con forza in figa; lei urla di dolore
“Ma sei impazzito? Che cazzo fai?”
“Perché lui ti sbatteva diversamente?”
“Lascia stare, Nico; lasciami stare, ti dico!”
“No, troia, adesso ti fai scopare; non ti andava di essere amata, volevi essere sbattuta; adesso ti fai scopare o vai via da questa casa, per sempre!”
“Non ci sto! Vado a dormire in salone e domani me ne vado.”
“Non ti azzardare a toccare i miei conti; lascia qui le carte di credito!”
“Dove vado? Come vivo?”
“Non me ne fotte!”
“Se ti lascio fare?”
“Puoi anche restare, ma le carte te le tolgo; non voglio anche una parassita che mi dissangua oltre ad offendermi.”
“Va bene; scopami come vuoi!”
Nico si è alzato e si dirige alla porta.
“Che fai, adesso? Perché te ne vai?”
“Perché offenderei me stesso se fossi violento con una troia. Buonanotte e addio per sempre all’amore.”
Licia si rende conto di avere toccato il fondo; scontrarsi con uno così determinato è impossibile; può solo cercare di raggirarlo e farlo cornuto, se le riesce; lo raggiunge in salotto e gli si stende al fianco; prende in mano il cazzo e lo porta alla bocca; è un’artista del pompino e neppure Nico le resiste; il cazzo si gonfia anche se lui resta immobile come morto; succhia come una ventosa e alla fine lo fa sborrare.
Felice come una pasqua, gli si stende a fianco, prende una mano e se la porta sulla figa, guidando il medio a titillare il clitoride; riesce a procurarsi un orgasmo; lo prende per mano e lo guida di nuovo al letto; si va a stendere al suo posto, quando lui è steso, gli si accoccola a fianco e gli schiaccia il culo contro il ventre, di solito, non resiste e la monta con voglia; ma stavolta lui è decisamente distratto; ricorre allora all’ultima possibilità.
Gli confida che l’incontro con Vico è stata una mezza delusione; avevano programmato tutto l’inghippo e si erano trovati nella camera d’albergo come avevano organizzato; ha scoperto che ha un cazzo inferiore a quello di Nico, almeno di un terzo, che lo usa da caprone infoiato e non ha fatto altro che scoparla in figa, da tutte le angolazioni; l’ha inculata più volte nel corso del week end e si è fatto succhiare infinite volte; insomma, è stata la vacanza più scopereccia che potesse immaginare.
Quando il marito le chiede se si è divertita, non può fare a meno di ammettere che sì, si è divertita molto, come d’altronde lui aveva rilevato dalle videochiamate, dai messaggi e dalle telefonate; a quel punto è lei a chiedere notizie sul suo fine settimana; Nico si rifiuta, naturalmente, di rivelare l’identità della compagna di vacanza, perché la situazione delicata in cui si sono imbarcati rende indispensabile il silenzio.
Confessa che si è innamorato di quella donna che gli ha donato la verginità anale, pur essendo sposata da anni; sono andati al mare, in motocicletta, come tanti anni prima facevano loro, prima che il rancore minasse il rapporto; che la sua struttura fisica le ha consentito di usare tutti gli accessori in casa dai costumi all’intimo, fino alle scarpe e ai vestiti; che ha quindi usato tutto quello che lei, Licia, aveva comprato per il gusto di consumare soldi e non per necessità.
Ogni frase è una stilettata e sottolinea la profonda differenza tra loro; si è accorto di innamorarsene veramente a mano a mano che la scopriva; tra la partenza dei due adulteri, il venerdì, e il rientro dal mare, la domenica sera, lui si è accorto di scivolare in un abisso di dolcezza che ne ha cambiato gli orizzonti; a mano a mano che limonavano, giocavano, scopavano, lui si sentiva sempre più tirato nel vortice dell’amore; la violazione del culo è stato il culmine del processo di innamoramento.
Le chiarisce, richiesto, che il marito è assai meno dotato, che è un talebano in casa e un caprone fuori, che lei ha bisogno di affetto, di comprensione, di amore; non esita a dichiarare che, se lei divorziasse, anche lui chiederebbe il divorzio e andrebbero a vivere insieme.
“Cristo, mi stai dicendo che hai fatto l’amore con una diretta avversaria, che rischio il divorzio perché hai perso la testa?”
“Hai deciso il divorzio quando sei stata tu a perdere la testa, per un cazzo meno valido, per un uomo meno interessante, per una storia di sesso che fa nausea; io ho deciso di lasciarti quando mi sei venuta a noia; l’incontro con una donna straordinaria e certamente più degna di essermi compagna è avvenuto dopo; quando sei partita, eravamo già separati e pronti al divorzio.”
“Non mi lasci nessuna chance di recuperare un errore?”
“Se tu non fossi arrogante e stupida, le chance te le costruiresti tu da sola, non avresti bisogno della mia generosità; ma tu sei quella che vuole sfruttarmi al massimo, spremere come un limone tutte le mie disponibilità e poi accusarmi di essere un tiranno e tradirmi per questo; non ti accorgi che è così?”
“Se anche fosse così, non hai nessun dritto di cacciarmi via … “
“Ho il diritto di reclamare la mia libertà!”
“Riesci a credere che è stata solo la follia di una volta?”
“Posso anche sforzarmi di crederlo; starà a te persuadermene. Devi essere tu a convincerti che è stato un errore, a non volerlo più ripetere e a fare in modo da dimostrarmi che davvero vuoi ristrutturare la tua condotta e tornare ad essere l’amante, la confidente, la complice, l’amica che hai saputo essere qualche volta.”
“E la tua amata sconosciuta?”
“Il problema è solo mio; sono i miei sentimenti, in gioco; non la tua condotta; tu occupati della tua realtà; io della mia; quando le confronteremo, sapremo se è il caso di tenere in vita la nostra storia.”
Come Nico temeva, la buona volontà di Licia dura pochi giorni, fino a quando lui scopre, esaminando un estratto conto, il pagamento di un soggiorno di poche ore in un albergo molto malfamato, verso la stazione; è con Lella, quando lo scopre, e ci riflettono insieme; scoprono che anche Vico, in quelle stesse ore, era chissà dove; lei decide seduta stante di rendere pan per focaccia; obbliga lui a sbarrare l’ufficio e lo spinge sul divano; si scopre di colpo una voglia e un amore infiniti.
E’ lei a prendere iniziativa; dopo anni passati a fare la brava moglie di un marito talebano in casa e donnaiolo fuori, sente il desiderio di riappropriarsi della sua femminilità; Nico le ha fatto conoscere, anzi forse solo fatto intravedere, le enormi dolcezze che il sesso può assicurare, specialmente se usato con buonsenso, con dolcezza ma soprattutto con amore, ed ora sente di voler fare suo quel mondo e viverlo al meglio.
Spinge Nico a sdraiarsi sul divano, gli apre la cintura e la patta dei pantaloni, tira fuori con qualche difficoltà il cazzo già durissimo e lo prende a due mani; ne fa scivolare una sulle palle e le raccoglie delicatamente; lancia uno sguardo severo a lui che cerca di sollevarsi a sedere e comincia una masturbazione lenta e meditata; lascia le palle ed usa la mano per infilarsela sotto la gonna, di lato allo slip e masturbarsi.
Lui pare quasi sconvolto dall’iniziativa; poi si lascia andare e si limita ad osservare lo sguardo di lei che, quasi spiritata, gli fa una sega magistrale mentre si sditalina con grande sapienza; soffoca l’urlo di un primo orgasmo per non comunicarlo all’ufficio; riprende a respirare regolarmene e si abbassa sul ventre; si sposta, da accosciata ad inginocchiata, perché le risulta più comodo, e prende in bocca la cappella; comincia una lunga e laboriosa leccata su tutta la mazza fino alla radice; poi lecca le palle.
Le prende in bocca una per volta e succhia, si sente che gode dalla salivazione che la porta a inondare tutto l’apparato; lui si abbassa pantaloni e boxer fino alle caviglie poi la lascia di nuovo alla sua iniziativa; allunga una mano e la infila nella camicetta; lei lascia fare; le tormenta e titilla un capezzolo finché sente la saliva crescere sul cazzo, segno che sta ancora sborrando, senza urlo perché il cazzo è ormai dentro fino all’ugola; sente l’orgasmo avanzare e frena.
“Adesso ho voglia di sentirti dentro!”
Gli dice semplicemente; si solleva in piedi, alza la gonna fino alle anche, mette le ginocchia sul divano, ai lati di lui, e si siede sul suo ventre; guida con la mano il cazzo alla figa, sposta la stoffa dello slip e si infila con naturalezza; lo sente nettamente mentre il canale vaginale si apre ad accogliere l’ospite; ormai si è andata abituando ad essere scopata, anche alla cavallerizza; eppure, forse per la location particolare, avverte quella scopata come la prima del loro amore.
Si piega lentamente sopra di lui, finché le sue labbra raggiungono quelle di lui; sente in quel bacio il sapore dolcissimo del concedersi totalmente all’uomo che ha deciso non solo di amare, ma anche di desiderare, di volere per sé; lui allunga le mani alle anche e le prende con forza, guida il corpo a sollevarsi ed abbassarsi facendo picchiare duramente la testa dell’utero sulla mazza, più volte, fino a che l’orgasmo preme dalla prostata verso il cazzo; la schiaccia su di sé e si ferma.
“Amore, mi dispiace fare il grillo parlante, ma non siamo a casa nostra; se desideri che godiamo, dobbiamo farlo prima che qualcuno bussi a quella porta stranamente chiusa … “
“Nico, il limite è stato passato; questa scopata è l’inizio vero del nostro amore; non è stato il capriccio di un momento per loro, non è stata una botta di vita per noi; ora posso dire che ti amo con tutta me stessa; tra poco tu mi darai un orgasmo che non dimenticherò più; mi spruzzerai nell’utero il tuo sperma che mi inonderà la vagina; soffocherai il mio urlo nel bacio più appassionato di cui sei capace e, da quel momento, ti cercherò ogni volta che sarà possibile e mi darai amore e piacere.”
“Ti amo, Lella, come non ho mai amato niente e nessuno.”
Mentre lo dice, lascia che lei lo monti ancora ed esplode nell’orgasmo più ricco che ricordi; afferra la testa di lei e la bacia; si accorge che davvero sta soffocando dentro la sua gola un urlo nient’affatto umano, l’esplosione di una felicità impensata; si rilassano languidi d’amore; lei prende dalla borsa alcuni fazzolettini e li sistema nello slip per tamponare la sborra che le cola dalla figa, quando lui si sfila; avvolge con altri fazzolettini anche il cazzo mentre esce dalla figa; si ricompongono.
La parte più difficile è riaprire la porta ed arieggiare il locale, dove l’odore di sesso è inconfondibile ed intenso; accendono ventilatori per far circolare l’aria e scoppiano, inevitabilmente, a ridere al pensiero della follia fatta; in realtà, la felicità è stampata sul loro viso in piena evidenza; se dovessero trovarsi ancora davanti a reiterate provocazioni, dovranno cercare altre vie per fare l’amore senza correre eccessivi rischi.
I rispettivi coniugi non mostrano nessuna voglia di porre fine alle scorribande; diventa facile intuire le occasioni in cui si inventano improbabili impegni per andare a scopare nel solito albergo; è quasi automatico decidere che useranno lo stesso metodo e, nelle stesse ore, andranno a casa di lui e faranno l’amore nel talamo nuziale; non sentono nessuna colpa a tradire proprio in quel letto una moglie sleale e impenitente.
Decidono quindi di seguirli passo passo; ogni volta che sanno che sono a letto in quell’albergaccio, si trovano a casa di lui e fanno l’amore fino allo sfinimento; molte volte, Nico la sollecita a chiedere la separazione e il divorzio; lui farà altrettanto e alla fine si costituiranno due coppie diverse e loro potranno essere felici; puntualmente, lei gli contrappone il suo senso dell’umanità che le proibisce di fare del male a un poveraccio, senza spiegare perché; lui non può che abbozzare.
Intanto, si godono il loro amore, in perfetto sincronismo coi due adulteri che non vengono neppure sfiorati da qualcosa del genere; Licia ha provato qualche volta a chiedere amore; lui l’ha sbattuta con violenza e lei ha rinunciato; addirittura, si rassegna a vederlo dormire nel letto d’emergenza nello studiolo con la banale e assolutamente incredibile storia che ha troppo lavoro da svolgere a casa; sa che è finita ma non demorde; lui aspetta che Lella decida per il divorzio.
Dopo qualche mese di andazzo, si ritrovano al bar per l’aperitivo, come un tempo succedeva assai normalmente, prima che la gelosia rancorosa li contrapponesse; di colpo, Nico tira fuori degli estratti bancari e li sottopone alla moglie.
“Tu te ne intendi di amministrazione; cosa vedi di strano in questi estratti?”
“C’è una voce che ritorna spesso, riferita a soggiorni in un hotel … “
“Sai che lo ‘Splendor’ è un postaccio ad ore per prostitute, gay e travestiti? Ti risulta che io frequenti quel posto?”
“E allora?”
“Ho svolto qualche piccola indagine; ci vai col tuo amante; non hai cambiato modo di vita … “
“Nemmeno tu; sei sempre arrogante e tirannico … “
“Adesso mi costringi ad essere volgare; infatti è obbligatorio dirti che sei la solita imbecille che pensa di farmi cornuto e passa sotto le porte senza accorgersi che se le rompe ogni volta … “
“Cosa vuoi dire? Vedi ancora la tua ‘amata’?”
“Ne sono innamorato profondamente, più di quanto io stesso credevo; per questo, ho deciso che te ne vai dalla mia vita, costi quello che costi; non fai niente in casa, non abbiamo più intimità, spendi i miei soldi anche per grattarti i pruriti di figa, perché cazzo dovrei tenerti sulle spalle? In tribunale le tue malefatte saranno rese pubbliche; la separazione sarà automatica.”
“Ti farò opposizione in tutti i modi; morirò, ma riuscirò a farti male, almeno una volta!”
“Se provi ancora ad usare le mie carte finirai in galera; le ho sospese e ti ho diffidato … “
“Non lo puoi fare; sono tua moglie … “
“In regime di separazione dei beni; dimentichi questo particolare.”
“Che tu sia maledetto!”
La discussione rischia di degenerare; il sasso nello stagno lo lancia Lella.
“Sono incinta.”
Un gelo da tagliare col coltello piomba per un attimo sul tavolo del gruppo; il primo a scuotersi è Nico che va al banco, chiede una bottiglia di spumante e quattro bicchieri per brindare alla meravigliosa notizia; Licia e Vico sono rimasti interdetti; Nico e Lella si guardano perduti negli occhi; è chiaro che il figlio è suo; lei lo lasciava venire in vagina e sapeva di non essere protetta; è chiaro che aveva voluto quel figlio loro; Licia crede di gettare olio sul fuoco.
“Di chi è il bambino? Io tengo le cartelle dei colleghi; so che Vico ha sofferto di parotite da adulto e questo lo ha reso sterile; con chi l’hai fatto il bambino?”
Prontamente, è Vico ad intervenire.
“Che ti interessa? Stavamo pensando all’inseminazione artificiale o all’adozione; quel figlio adesso è mio, non mi interessa chi sia il padre naturale.”
“Caro marito sterile, hai messo in conto che il padre naturale potrebbe voler avanzare dei dritti su suo figlio?”
“Vediamo se si fa avanti … “
“Se mi faccio più avanti di così, travolgo il tavolo e la donna che amo!”
“Lella?!? E’ lei la donna che ami? Che cretina! Dovevo saperlo, potevo saperlo; solo lei poteva essere la donna dei tuoi sogni; l’hai amata da sempre, come mi hai detto; noi imbecilli abbiamo creduto di mettervi le corna e voi vi siete trovati imbrigliati nell’amore e non avete cercato di uscirne; lei sapeva della sterilità di suo marito; voleva un figlio e se l’è preso dall’uomo che le ha fatto scoprire l’amore … “
“Licia, com’è che riesci a leggere quello che mi è successo?”
“Perché è capitato a me, tanti anni fa, forse troppi; anch’io mi sono innamorata follemente di lui e avrei fatto qualsiasi cosa per legarlo a me … “
“Scusa, non sarebbero domande da fare; ma la curiosità ora è padrona. Perché non hai voluto un figlio per formare una vera famiglia, se veramente lo amavi? Perché ad un certo punto l’hai tradito così volgarmente e banalmente?”
“Nico, so che mi odierai, ma ormai è il caso di dire tutta la verità; io un figlio lo avrei sempre voluto, ma non posso averlo; sin dalla nascita, pare, le mie ovaie non erano in ordine; ho taciuto per egoismo; forse è stato il mio primo errore ma ho chiesto al ginecologo di tacere e sono stata zitta anch’io; se lo avesse saputo il prete, non poteva lasciarmi sposare perché il diritto canonico lo impedisce; come vedi, caro marito, puoi chiedere l’annullamento e l’avresti immediatamente.
Forse il senso di vergogna mi ha condizionato progressivamente a provare rancore per l’uomo che mi ha sverginato dappertutto, che mi ha concesso anche quello che non sapevo ancora di desiderare, che mi ha lasciato libertà di errore per imparare; se accennavo al lesbismo, mi faceva anche provare e mi ritiravo disgustata; ero sempre disgustata, quando mi facevo sbattere da quel caprone di tuo marito; ma la tigna ha prevalso e ogni volta tornavo.”
“Scusa, non è solo curiosità; vorrei solo capire se mi potrebbe capitare la stessa cosa … “
“No; io sono frustrata da sempre; te l’ho detto, scoprire che ero sterile, che non avrei mai avuto un figlio mio mi uccideva; col tempo, ne avrei parlato a Nico e so che l’adozione gli sarebbe risultata subito la soluzione; ma la tigna mi ha portato a fargli male, e invece me ne sono fatta tanto io; tu il figlio lo hai già avuto, da un uomo che ti ama con tutte le sue forze, non hai problemi irrisolti, non sei una disperata, anzi forse sei completa, ora come ora.”
“Nico, se decidessi di rimanere con Vico e farti essere solo padre spirituale di nostro figlio, accetteresti?”
“Saresti ancora e sempre la mia amata, la donna dei miei sogni?”
“Si può parlarne; dipende dal mio attuale marito … “
“Manda qualcuno a ritirare le tue cose da casa mia; da questo momento, ti rifiuto e torno a vivere da solo.”
“Lella, stasera vieni a vivere da me, con me.”
“Nico, e io? Che sarà di me?”
“Vattene con lui … “
“Io torno single; non voglio gente tra i piedi.”
“Licia, ci staresti a vivere nella tua casa insieme a noi?”
“Anche come sguattera, anche come … come tata di vostro figlio. Potrei viverlo come mio e lasciarvi tutto il tempo per esprimere il vostro amore; si, Lella, accetterei di vivere in casa con voi, a guardare la vostra felicità e a riversare tutto l’amore di cui sono capace su quel bambino che non potrò mai avere e che è figlio dell’unico uomo che ho amato e che ho gettato via come un’imbecille.
Nico, lasciami in un angolo della tua casa e consentimi di vivere di riflesso il vostro amore e quello per tuo figlio; non cacciarmi via, ti prego; non lo faccio per il benessere ma per l’amore, perché continuo ad amarti, adesso più che mai perché so che non l’ho meritato il tuo amore; lasciami vivere; l’unica alternativa sarebbe uccidermi, per riparare a troppi errori.”
“Lella, finiamola con queste discussioni; se non ho capito male, Vico non vuole più né te né nessun’altra; il problema è suo; Licia non intende mollare un posto in casa nostra, anche a costo di ridursi ad ancella del nostro amore; tu non hai più una casa e da stasera vieni a stare da me e con me; se questi sono i termini del problema, io credo che una soluzione semplice ci sia e che non ci voglia molto a metterla in pratica.
Tu adesso vieni via con me e con Licia; stasera troveremo una sistemazione; domani io vado a comprare l’appartamento accanto al mio che è sfitto; ho abbastanza soldi da parte per prenderlo; quell’appartamento sarà tuo e di nostro figlio; ufficialmente, ci andrai ad abitare tu, per ora, con nostro figlio quando nascerà; sempre ufficialmente, Licia resterà in casa come mia moglie; in realtà, renderemo gli appartamenti comunicanti; Licia starà nell’altro, con gli amanti quando ne avrà prurito.”
“Okay; se hai questa possibilità, gli spazi si decideranno in corso d’opera. Vico, sei veramente deciso a rimanere da solo o accetteresti di venire a vivere ufficialmente nel mio appartamento e in realtà io sarò la donna di mio figlio e del padre e tu, se vi accordate, continui a scoparti Licia?”
“Hai scelto lui? Vattene con lui; io non voglio fare famiglia con Licia; la mia famiglia non c’è più; se chiedi il divorzio, ti faccio la guerra solo per il gusto di andare contro il tuo amante.”
“Intanto, non sei neppure in grado di distinguere tra amante e amato; io amo Nico e sono la sua donna, non la sua amante; non c’è niente di provvisorio e, stanne certo, non ho né vent’anni né colpe da scontare; sarò sua alle mia condizioni, fedeltà sempre e lealtà ad ogni costo; è il mio amore e non intendo altri discorsi. Vattene; fai anche la guerra, se vuoi; ma bada a quel che è capitato a chi la guerra ha cercato di farla; noi andiamo a costruirci la felicità con una famiglia aperta; so che possiamo.”
“Nico, allora mi riprendi con te, anche se il tuo amore è tutto per Lella?”
“Non hai sentito? Ora è la mia dea che decide tutto; tu hai avuto paura di essere dea; sì, perché il tuo rancore è nato anche dal fatto che ti adoravo come una dea; per paura di non essere all’altezza, hai scelto il rancore e l’umiliazione; ora che è la dea a decidere, spero che ti senta più serena di accettare o rifiutare. Andiamo, signore?”
Sente che le due parlottano mentre vanno verso l’auto.
“Hai trovato qualcosa di vero nella storia della dea?”
“Lella, abituati; quando il maledetto fa un’analisi, è difficile che sbagli; non ti sei ancora sentita trattata come una dea?”
“Si, ogni volta che siamo a letto e facciamo l’amore, lui mi tratta come una dea e io mi sento al di sopra di tutto, sento gli angeli, vedo il paradiso ed ho la sensazione di essere infinita, immortale … “
“Ecco! Io per anni mi sono sentita così; poi, non so perché, mi sono sorti dubbi, ho avuto paura e pensavo di parlarne con qualcuno; ma l’unico in grado di capire era lui, che era la causa del mio malessere; non so perché, decisi di sporcare la mia e la sua immagine, con le corna; sbagliai e pago con gli interessi.”
“Quanti anni sono che siete sposati?”
“Quindici.”
“Allora, fra quindici anni potrei avere lo stesso problema?”
“L’hai già detto e ripetuto; lo ami come nessun’altra l’ha mai amato, tranne me nei primi anni, quando gli consentii tutto e mi feci insegnare tutto; avrai presto un figlio vostro che sarà un cemento eterno fra voi due; sei sposata all’altro e non hai di che temere dal matrimonio; sei matura, intelligente e ragioni esattamente come lui; io scommetterei sull’eternità della vostra storia; è per me che temo forte.”
“Hai detto che parlaste anche di lesbismo e che ti fece provare; avete anche parlato di rapporto a tre, intendo con un altro maschio o con un’altra femmina?”
“Sì; io rifiutai l’idea di un altro maschio perché volevo solo lui; anche per questo, quando dichiarai guerra, cercai il maschio alternativo; con un’altra femmina ha funzionato e andò anche benissimo; poi io ebbi paura che si innamorasse dell’altra più che di me e gli chiesi di non andare oltre; prima che tu me lo chieda, gli piace fare sesso anche se preferisce dare e ricevere amore; ma anche nel sesso mette tanto amore da stordire.”
“Quindi, visto che non sono più un pericolo per te, perché già sai che nel suo amore occupo il posto della dea, potremmo anche proporgli di fare l’amore insieme, tutti e tre?”
“Te l’ho già detto che sei peggio di lui? Ti stai scoprendo a te stessa, a mano a mano; questa è la classica soluzione alla Nico; tuo marito si ritira in buon ordine; se Nico decide di farti divorziare, non ci sono santi, ma ci sono il potere e i soldi per farti avere l’annullamento; lui dimentica che è sterile e che questo è presupposto inibente per il diritto canonico; insomma, il vostro matrimonio è una farsa, per la Chiesa, e lui è colpevole; se tu e Nico decidete che devi essere libera, sarai libera in un amen.
Lui ha scelto che sarai la sua compagna di vita e che alleverete insieme vostro figlio; ha deciso anche che merito di vivere di riflesso la vostra felicità; se gli proponi di averci insieme nel suo letto, resta basito per un attimo, perché scopre che sei bella tosta; poi accetta e ci porta in paradiso; nell’unica esperienza fatta, fummo noi due a cedere stremate; sa essere immenso, quando fa l’amore.”
“Allora, preparati psicologicamente; stasera saremo in tre a letto; mi aspetto che tu mi insegni qualcosa sull’amore saffico.”
“Non sono molto preparata ma qualche rudimento l’ho appreso.”
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