Due professori

Due professori

Si sente particolarmente su di giri, quella sera, Noemi, ventottenne professoressa di matematica nel liceo cittadino, da quattro anni convivente con Oscar, dirigente di una fabbrica locale; la ragione sta nel suo accompagnatore, il collega trentenne Manfredi col quale ha deciso di scopare, una volta tanto, fuori dagli schemi stabiliti dal suo compagno ma che lei comincia ad avvertire troppo costrittivi e, soprattutto, capaci di distruggere il piacere dell’invenzione, della fantasia, della trasgressione.

Praticamente, da quando si sono messi insieme, lui ha indicato la libertà anche sessuale come piattaforma di vita comune; ma ha aggiunto la clausola che tutto avvenga all’insegna della sincerità, della lealtà e della comunicazione, preventiva, se è possibile, o almeno narrativa, subito dopo, se si tratta di un’occasione unica da sfruttare; non si è trovata male, fino a quel momento, perché, quando ne ha avuto occasione, non ha esitato.

Quindi ha scopato parecchio, da sola o con il compagno in accoppiamenti semplici con un partner più o meno occasionale, loro due con un altro maschio o con un’altra femmina, in doppia coppia con scambio di partner o in vere e proprie orge; il problema che le si è posto è la ripetitività becera anche delle ‘trasgressioni’; avvertire prima o raccontare dopo, cercare di essere sempre insieme hanno determinato una ritualità delle scopate che le ha svuotate di gran parte della gioia della sorpresa.

Dopo una lunga riflessione, cedendo alle pressioni del collega che da sempre la tampina sperando in una scopata straordinaria, ha deciso di calpestare gli stupidi dictat di un compagno forse maschilista involontario e di lasciarsi andare ad una serata di autentica libertà; il paradosso è che, se avesse parlato, senz’altro ne sarebbe sortita una serata eccezionale perché anche Oscar da tempo lascia intendere, senza mezzi termini, che una serata a Norma, compagna di Manfredi, la dedicherebbe.

Infatti, lei lavora nella stessa fabbrica, ad un ruolo di poco inferiore a quello di Oscar, ha fatto tutte le esperienze possibili e non avrebbe esitazioni a fare l’amore con il collega e compagno dell’amica, specialmente da quando ha ‘scoperto’ che lui è un artista nei preliminari, a cominciare dal corteggiamento; per dichiarazione della stessa Noemi, il suo compagno non è capace di fare sesso puro; se non ci mette almeno un pizzico d’amore, anche provvisorio, non riesce a gustarsi la donna.

I due professori hanno da tempo deciso di prendersi almeno una due giorni di sano sesso; come spesso è capitato, Noemi non mette il compagno a parte della sua scelta di passare fuori casa due notti, venerdì e sabato; normalmente, la domenica mattina lui verrebbe aggiornato su quanto ha fatto in quelle quarantotto ore e parlerebbero lealmente e lussuriosamente delle sue scopate; stavolta ha deciso di tenerlo all’oscuro, per scelta predeterminata.

La domenica, per prassi sedimentata, vanno a pranzo dai suoi perché sua madre impegna tutta la mattinata a preparare la pasta al forno che è una sua specialità; suo padre ha da tempo espresso l’intenzione di affidare la sua azienda artigiana al compagno di Noemi, che gode della sua illimitata fiducia, non avendo altri figli a cui affidarla; quella domenica è l’ideale per portare il discorso allo scoperto e forse organizzare un riassetto.

Intanto, Noemi è tutta protesa alle ‘corna’ al partner e fibrilla fino al venerdì quando va a scuola con l’auto del compagno portando una borsa più capiente del solito perché ha stivato i cambi per due giorni; infatti Manfredi ha prenotato sulla pedemontana, in un motel immerso nel verde, ed hanno deciso che sarà la migliore location possibile per il loro week end di sesso a gogò; ingenuamente, lei non ha staccato il GPS.

Usciti dalla scuola ad ora di pranzo, salgono insieme sull’auto e partono per la ‘grande avventura’; si fermano lungo strada, ad una frasca, e consumano un leggero pasto; da lì cominciano le effusioni che si limitano, per il momento, a baci caldissimi e contenuti; data la professione, il rischio di essere visti da alunni del liceo è da evitare; emerge anche la consistenza della mazza di lui che Noemi si limita al momento a sentire da sotto i vestiti, il suo e quello dell’amante.

Lui ha maggiori indicazioni di lei; un seno matronale, quinta taglia e più; un ventre teso e piatto ma anche morbido e soave; i fianchi disegnati col compasso su gambe snelle, chilometriche, sono elementi utili a fargli pregustare il piacere che quella femmina gli darà per le prossime due notti; quando le afferra le chiappe, capisce che ci sarà da scatenarsi su quei morbidi cuscinetti; pochi movimenti opportuni per far scivolare il cazzo fino a stimolarle il clitoride promettono grandi scopate.

Raggiungono in meno di un’ora la meta, ritirano la chiave e si fiondano nella camera assegnata; non hanno superato l’uscio, che si scatena la personale battaglia del sesso; lui la avvolge in un bacio lussurioso, quasi disperato; la bocca carnosa di lei, il piacere che ha imparato a provare sin da adolescente, la frequentazione quotidiana del compagno che carica di significati e di entusiasmo quelle fasi preliminari, le fanno travolgere il maschio nella sua lussuria.

Si sente quasi dominatrice, Noemi, quando avverte quanta libidine offre all’amante occasionale; la coscienza che le si affaccia, di mettere a frutto, contro di lui, gli insegnamenti del compagno, da un lato la fa sentire dea, dall’altro la imbestialisce perché il dominio a cui sta cercando di sottrarsi rende presente l’assenza di lui e la fa pesare anche di più; quando si accorge che il partner dà molto poco peso ai preliminari, provvede lei ma si incazza con Oscar che l’ha ‘viziata’.

Cominciano a spogliarsi; l’operazione è lunga, perché vengono da scuola, dove si presentano sempre vestiti austeramente, come sollecitano i regolamenti; ciascuno si libera degli abiti e li sistema su una sedia; a Noemi manca molto il piacere sottilissimo della bocca di lui che passa più volte, intensamente, su ogni lembo che scopre; svapora anche il piacere tutto femminile di esibirsi spogliandosi, perché Manfredi ha in mente solo la figa e non da quasi peso a tutto il corollario intorno.

Quando resta in brasiliana e reggiseno, lei si siede sul bordo del letto e attira a sé il maschio che è rimasto con lo slip; lo fa scivolare fino alle caviglie e osserva, un po’ delusa, la mazza non eccessiva che le si presenta al viso; quella di Oscar è più lunga e spessa; ma si consola dicendosi che sarà la sua abilità nella scopata che le farà estrarre da quell’asta tutto il piacere possibile; d’altro canto, ha imparato da un buon maestro che la validità dello strumento dipende dall’uso che ne fai.

Comincia a masturbare, dedicandosi ai coglioni che raccoglie amorosamente e lecca, fino a imboccarli, uno per volta; passa poi a leccare l’asta e la percorre tutta, dalla radice alla punta; la fa scivolare nella bocca perfetta per la fellazione, con la forma a cuore, le labbra grosse e la grande capacità di ingoiare anche mazze di grosso spessore; spinge la cappella contro il palato e la fa scivolare progressivamente verso l’ugola.

Lui sembra bloccarsi, meravigliato da tanta abilità, poi si abbandona volentieri ai risucchi di lei che riesce a leccare la mazza mentre le attraversa tutta la cavità e giunge alla gola; non ricorda di avere avuto mai un pompino così gustoso, pieno e quasi autosufficiente; è tentato addirittura di sborrare immediatamente, sazio della fellazione; ma trova una femmina assai smaliziata e capace, con una strizzata di coglioni, di frenarne l’entusiasmo, prima che le scarichi in gola la sborrata.

Noemi sta ancora maledicendo in cuor suo il compagno che a quelle esperienze è ben corazzato; la sua speranza adesso è che l’altro decida di leccare la figa, per ricambiare la cortesia; ma coglie, nel gesto che lui fa di stenderla sul letto per montarla, la totale mancanza di rapporto coi preliminari che, in certi maschi, sono quasi un segno di debolezza da effeminati; si stende supina sul bordo del letto, lo afferra per i capelli e lo obbliga a leccare e succhiare.

E’ anche abbastanza bravo, quando capisce ed accetta il gioco; per un certo tempo la lecca in vagina e le succhia e mordicchia il clitoride, sicché lei riesce ad ottenere qualche primo orgasmo; poi, però, ritorna il caprone assalitore che la sbatte al centro del letto, si pianta in ginocchio tra le cosce e le infila il cazzo in figa con molto poco garbo; riesce a contenerlo, per evitare dolorosi colpi alla cervice dell’utero e gli ‘insegna’, in qualche modo, a scoparla.

Non vuole ancora sborrare lui, e la cavalca con grinta e violenza per un poco; poi si ferma, la fa girare e la solleva finché è a pecorina davanti a lui; torna ad infilare il cazzo, assai più profondamene, e la scopa con tutta l’energia di cui è capace, per farle sentire la sua mascolinità; purtroppo per lui, ma più ancora per lei, il fantasma delle scopate a pecorina che pratica quasi ogni giorno con Oscar riduce le sue a ingenui tentativi di un ragazzino di scopare come i grandi.

Cancella l’ulteriore umiliazione che una presenza assente le impone, scaricando un enorme orgasmo, quando lui le sborra nell’utero; dopo che si sono alquanto rilassati, lui vorrebbe ritornare alla carica e, da come palpa il lato B e ne valuta le dimensioni, non è difficile capire che mira ad una ricca e sana inculata; lei sa ormai per certo che la memoria del cazzo di Oscar nel culo cancellerebbe l’occasione attuale; ma soprattutto non vuole affrettare i tempi.

Gli fa presente che si avvicina l’ora di cena, che avranno ancora due giorni e due notti per scopare alla morte e lo convince a rimandare almeno quell’esperienza, per la quale è assai meglio dotarsi di un buon lubrificante; al di là dei confronti, comunque, un cazzo nel culo è delicato da gestire e se si prendono precauzioni è meglio; consiglia di darsi una sciacquata, rivestirsi e andare a cena; riprenderanno dopo e avranno davanti tutta la notte.

La camera dispone di un bagno ben strutturato con una doccia anche buona da usare; ci vanno divisi, per evitare giochi sessuali sotto lo scroscio, cosa in cui lei è particolarmente versata perché la frequenta molto e volentieri col suo compagno; si ricorda a quel punto che, dalla partenza, ha spento il telefonino e non sa se Oscar l’ha cercata; riaccende l’apparecchio ma non le risultano chiamate perse; quando prenderà contatto, gli dirà quel che pensa.

Sbrigano rapidamente la ‘pratica’ della cena e ripiombano nella camera, forse ancora più vogliosi; Noemi recupera dalla borsa il tubetto del gel lubrificante e lo poggia sul comodino dalla parte dove conta di dormire qualche ora; si spogliano come prima, ognuno dalla sua parte e senza concessioni ai preliminari; lei si cava tutto, brasiliana e reggiseno compresi, poi spinge lui supino sul letto, gli monta addosso e imbocca il cazzo ritto come un palo di cemento.

Il pompino andrebbe segnalato per un’antologia del sesso, tanto è ricco e vario; lui deve fare sforzi enormi per non cedere alla tentazione di sborrare; lei gli strizza più volte i coglioni e gli impedisce di concludere; ad un certo punto si ferma, con la cappella tra le labbra e, visto che lui non capisce, gli urla che deve essere lui a leccarla a lungo e farla godere molto; colto in fallo, il poveretto si da da fare e lecca a lungo il sesso, dal pube al coccige, deliziando figa e culo con lingua e dita che entrano.

Finalmente lei, che ha trovato il personaggio giusto per i suoi desideri di dominio e che ha imparato ad usarlo a suo modo, gli suggerisce che è il momento di pensare all’inculata che lui ha forse sognato da qualche settimana; lo avverte che lo dirigerà e che sarà un’occasione epica di cui non si dimenticherà più; si sistema carponi sul letto e lo invita a leccarla tutta; Manfredi quasi si perde nel culo meraviglioso che gli si apre davanti, e comincia dalle carezze.

Dopo averlo manipolato, leccato, mordicchiato, succhiato a lungo su tutta la superficie, comincia a lambire con la lingua tutta la parte, dal ventre all’osso sacro, sostando spesso sul buco del culo e sulla figa; percorre più volte il perineo ricavandone emozioni violente di lussuria; infila le dita in culo e, contemporaneamente, in figa per titillare, stimolare e provocare eccitazione; il pollice e l’indice, preposti a strofinare il clitoride, la fanno sborrare più volte; Noemi finalmente è felice.

Approssimandosi il momento dell’inculata, usa il gel per ungere le dita e infilarne nell’ano prima una poi due poi tre e farle ruotare per ottenere la massima dilatazione e l’ammorbidimento dello sfintere; quando avverte che il retto risponde bene alla sollecitazione, lei gli suggerisce di montarla a pecorina, prima in figa e solo successivamente nel culo; tassativamente gli ordina di non sborrare; gli suggerirà lei quando, come e dove.

Inizia per lui un’esperienza straordinaria con una donna le cui pulsioni non avrebbe mai immaginato; Noemi entra invece nella dinamica mentale che forse cercava e si colloca come nave scuola a pilotarlo all’inculata; prima gli indica di scoparla in figa, a pecorina, e di cavalcarla per qualche tempo frenando pulsioni di sborrate; poi gli dice di ungere bene il culo, dentro e fuori, e il cazzo; infine gli ordina di incularla a fondo ma con garbo.

Manfredi osserva la mazza scomparire nelle viscere ed avverte sul cazzo le pressioni dei muscoli rettali che gli succhiano l’asta e sembrano impossessarsene; lei ha frequenti e dolci orgasmi; quando sente i coglioni sbattere sulla figa, capisce che il cazzo è tutto dentro; gli indica di scoparla ma di non sborrare perché è solo il primo tempo di un’inculata assai lunga; lei però sborra e, dopo la terza, ruota per cadere ambedue sul letto, sul fianco destro.

Si sistema a cucchiaio davanti a lui, solleva la gamba sinistra, si manipola la figa con la mano destra e gli chiede di montarla così; sconvolto dalla situazione, lui esegue con foga, con lussuria, con libidine, quasi con violenza; è una scopata lunga, saporita, lussuriosa; ma ancora gli suggerisce che ci sono altre varianti; ruota i due corpi, senza sfilare il cazzo, e ripete il movimento sul fianco sinistro; lui continua a scoparla alla morte.

Quando gli orgasmi soddisfano la sua voglia, sempre tenendo il cazzo ben piantato nel culo, lo porta supino e si erge sopra di lui, impalata sulla mazza; si scopa a lungo guardando l’asta che entra ed esce dal buco del culo slabbrato; si stende schienata sul suo ventre e si fa aiutare a ribaltare la posizione finché è sotto di lui, con culo e schiena piantato contro il ventre, e lo esorta a scoparla con tutto il corpo, spalle ventre pube e cazzo; lui, deliziato, esegue con passione.

Alla fine, gli suggerisce di sfilare il cazzo dal culo; ce lo rimetterà, ma da altra prospettiva; si sposta supina sul bordo del letto, piegata in posizione quasi fetale, con le gambe tirate sul seno, abbracciandosi le ginocchia; lo invita e scendere coi piedi a terra, a metterle dei cuscini sotto le reni e ad incularla così, vis a vis, per potersi guardare mentre la penetra; se vuole, può accarezzarla, strizzarle le tette, perfino baciarla; lui coglie l’invito e in breve è di nuovo dentro di lei.

La scopa a lungo, così, guardandola in volto mentre le sfonda l’intestino; lei partecipa alla scopata con molta passione, geme, si lamenta e, alla fine, urla quando la sborrata è definitiva; lo invita a staccarsi, con tutta la cautela necessaria, e si stendono sul letto vicini; si rilassano completamente; lei dopo un poco ronfa leggermente, stanca dell’intensa scopata; anche lui, più lentamente, cede al sonno e si appisola; li fa sobbalzare il telefonino di lei; guarda l’ora; è l’una di notte; la sta chiamando Oscar.

“Che c’è?”

“Come, che c’è? Sei uscita stamane, con la mia macchina, e non hai dato nessun segno di vita; stavo quasi per denunciare la sparizione tua e della macchina …. “

“Senti, adesso sarò chiara e definitiva; sono stanca dei tuoi dictat, dei controlli da Gestapo, dell’imperio mistificato da logica; sono stanca delle abitudini, dei riti che diventano obbligatori; voglio essere libera, voglio decidere io e scegliere io; voglio decidere anche per altri; chi non ci sta, se ne vada … “

“Perfetto, padrona! Questo vale solo per te oppure un minimo di buonsenso suggerisce che vale per tutti, anche per me?”

“Fai quello che ti pare; io sto facendo quello che mi pare; se scopo con un altro, neppure te lo faccio sapere; se passo una settimana fuori è problema mio; se non ti sta bene, cercati altri da dominare!”

“Okay, non mi permetterò più di disturbarti; mi spiace che si distruggano anni di armonia, ma la vita va così.”

Si sente forte, determinata, decisa, insomma meravigliosa, Noemi; è stato anche più facile di quello che pensava; ora lui si leccherà le ferite e, quando si ritroveranno, sarà più docile e meno presuntuoso; lei non gli parlerà mai di quella due giorni di sesso e forse potranno vivere meglio il rapporto di coppia; se decidesse di rompere ed andarsene, lei con lo stipendio di insegnante non vivrebbe male, non con gli agi che le consente lui ma non male.

Si addormenta soddisfatta su queste considerazioni e trascorre una notte, sostanzialmente, serena; il giorno seguente lo passano quasi tutto a letto, a scopare come mandrilli; non si fa mancare niente, dalla spagnola a pompini stratosferici dalle masturbazioni più deliziose a scopate che durano ore; naturalmente, anche la notte tra sabato e domenica passa tra scopate di ogni tipo; si svegliano la domenica quasi senza forze; una buona doccia li rimette in sesto; tornano a casa.

La sua è vuota; di Oscar, nessuna traccia; lo cerca al telefonino; le risponde con voce assonnata.

“Dove cazzo sei?”

“Clik!”

Ci riprova

“Dove sei?”

“Se usi ancora il turpiloquio o quel tono arrogante ti garantisco che non rispondo mai più!”

“Ma io sono preoccupata! Dobbiamo andare al pranzo coi miei!”

“TU devi andare al pranzo coi tuoi; io metto in pratica il modello che TU hai suggerito; basta coi riti viziosi e stancanti del quotidiano; per quattro anni, con qualunque tempo, mi sono sorbito il rito del pranzo coi tuoi; adesso ci vai da sola! Prima che mi costringa a ripeterlo ogni volta, tutti i riti comuni sono aboliti, a cominciare dal vivere in coppia; ognuno è libero di fare quello che vuole, di andare dove vuole con chi vuole!”

“Ma io non intendevo questo!”

“Però hai detto questo ed ora è l’unica norma che vale!”

“Posso andare con la tua macchina?”

“Sì, non ne ho bisogno, oggi; poi saprò se veramente sei andata dai tuoi … “

“Che significa?”

“Significa che il GPS mi ha già detto dove sei stata; l’Istituto di vigilanza della fabbrica mi ha riferito con chi; cosa hai fatto con Manfredi ci vuole poco a capirlo!”

“Quindi, sai tutto … “

“Farmelo dire era verificare che ci fosse lealtà e sincerità; l’arroganza ci costa il rapporto di coppia. Ciao.”

“Sei vincente, come sempre; allora perché non fai a questa povera deficiente l’elemosina di dirmi dove sei tu, se me lo chiedesse mio padre … “

“Alla convention dell’Azienda, in un albergo di lusso a qualche centinaio di chilometri … “

“Ma ti sei sempre defilato … “

“Perché, per amore, preferivo il rito stantio del pranzo coi tuoi alla convention che si svolge sempre di sabato e domenica.”

“Che devo rispondere a mio padre se pone il problema della sua piccola impresa?”

“Visto che sei diventata disonesta, non posso suggerirti niente; se vuoi avere un piccolo rigurgito di onestà, gli dici tutto prima che lo sappia da altri … “

“Devo dirgli che tra noi è tutto finito?”

“No; devi dirgli che non potrò mai più credere in una vita a due con te; lui l’impresa vuole darla a te che sei l’unica figlia; sa che tu non la sapresti reggere; per non farla morire, in qualche modo mi adottava da genero; visto che non lo sarò più, dovrà trovare un’altra soluzione.”

“Tu proprio non pensi che possiamo ricucire uno strappo neanche così grave?”

“Io so che devo tornare a letto, che prima di domani sera non ci vedremo e che, quando lo faremo, io non avrò più la certezza di avere a fianco una compagna leale e sincera; tu, dopo la ribellione, come farai con le tue convinzioni; in nome di che cosa potresti ritornare sulle determinazioni che ti hanno spinto a odiarmi?”

“In nome del mio amore per te … “

“Ti ci sei fatta il bidet, con l’amore, stamattina?”

“Che dici? Lo sai che ti amo?”

“Davvero? E allora che mi dici del tuo rifiuto della mia arroganza, dei riti stantii e noiosi a cui ti assoggetto perché non ti amo, che dici di una vita trascorsa all’ombra del tiranno?”

“L’unica cosa che so dirti e che ti dirò sempre; ti amo e sei abbastanza forte da perdonare e dimenticare.”

“Tu sei credente, è vero? … Bene, mi pare di vedere la scena di una confessione; sussurri che hai fatto sesso fuori dal matrimonio; il prete ti assolve in cambio di una penitenza e tu vai dall’amante a scopare, tanto il prete ti perdonerà ancora. E’ questo, quello che vuoi ottenere? Oscar perdona, tu hai deciso di fare a modo tuo e lo riempi di corna, ti appelli all’amore e lui ti riprende con se; ma tu sai già che lo tradirai ancora e ancora e ancora …

Peccato che io non sia un prete e che non voglia assolutamente perdonare e dimenticare! Meglio se te ne vai a casa dei tuoi e partecipi al pranzo; domani sera tornerò a casa e forse sarò in grado di dirti se preparo il trasloco o se avrò fatto uno stupido atto di fede ad una donna che non ha la tempra per gestire neppure se stessa e vuole imporre a tutti e due un sistema di vita di cui ha solo poche idee molto confuse, visto che contesti il rito della lealtà e pretendi di imporre il rito del pranzo.”

Quello che i due professori arrapati non hanno saputo valutare è la profonda differenza che c’è tra i modi di pensare e di gestire le cose, da due impiegati statali come loro attenti ai protocolli ed ai regolamenti, da una parte; e da due rampanti dirigenti di industria, dall’altro lato; Oscar, compagno di Noemi, e Norma, la compagna di Manfredi, sono ben avvezzi a sfruttare anche particolari irrilevanti per ricavare dei vantaggi.

In primo luogo, Oscar ha immediatamente sottolineato che la compagna è uscita stranamente in macchina; la scuola dista meno di un chilometro e di solito lei va a piedi; la borsa particolarmente gonfia suggerisce altre ipotesi; il passaparola del pettegolezzo, in un ambiente ristretto come la piccola provincia, scatta in tempo reale e in breve tutti sanno tutto di tutti; la partenza degli adulteri è finita in cima ai commenti pettegoli un attimo dopo la loro partenza.

Ad aggiungere legna al fuoco, Noemi ha lasciato attivo il GPS per via del navigatore; Oscar ha la localizzazione della sua auto sul telefonino; il servizio di vigilanza impiega un niente a stabilire che si sono fermati in un motel famoso per la disponibilità a coppie clandestine; poche indagini hanno chiarito nei particolari la vicenda; Oscar è basito dall’illogicità della compagna che lascia più tracce di Pollicino nel bosco eppure contravviene banalmente ad una norma esistenziale, fondamentale.

Saputo che il complice è Manfredi, manda a chiamare Norma e le pone il canonico interrogativo ‘Che fare?’ Lei gli commenta che, l’indomani e la domenica, è impegnata nella convention dell’Azienda, a qualche centinaio di chilometri di distanza; potrebbe esserci una due giorni di fuoco, se non arrivano dai partner segnali di lealtà; peccato che lui, storicamente, abbia sempre disertato quell’incontro perché la domenica ha il ‘sacro rito’ del pranzo con la famiglia della compagna.

Oscar, abituato alle decisioni fulminee, segnala immediatamente la sua adesione alla manifestazione e si accorda con Norma per andare a passare due giorni in collina usando la macchina di servizio per i dirigenti ; lei rimprovera al collega di decidere di colpo, senza prima accertare se tradimento ci sia; lui ribatté che può sempre sganciarsi la domenica, ma è convinto che si tratta di una scelta decisa dalla compagna, che già ha dato segni di insofferenza.

Dopo la tempestosa telefonata con Noemi, in cui lei ha enunciato categoricamente la sua volontà di libertinaggio incontrollabile, si predispone alla due giorni di amore libero; Norma sa che Oscar non fa sesso rude ma amore con tanto sesso e si sente leggera e felice di quella esperienza; arrivano all’hotel per il pranzo e prendono possesso delle camere assegnate, prudentemente due singole.

Riescono anche, nel corso dell’intenso pomeriggio, a partecipare ai colloqui che tra colleghi si fanno ed agli impegni formali, tavole rotonde, conferenze e altro, facendo brillare, in particolare, la presenza di lui che, in molti anni di attività con l’Azienda, ha sempre disertato quell’occasione per il semplice motivo che si sviluppa in due giorni, sabato e domenica, ed incide sull’appuntamento fisso che ha con la famiglia della compagna, il pranzo della domenica con pasta al forno.

Trovarlo con gli altri in quella occasione desta meraviglia e curiosità; è brillante come sempre, e attivo; meraviglia la grande dirigenza per le intelligenti proposte di correzione, ristrutturazione e cambio di progetti che avvia e a cui collabora; si pente amaramente di avere saltato le precedenti occasioni e si riserva di comportarsi diversamente in futuro; l’attenzione e le carinerie che dedica a Norma, presentata come sua insostituibile collaboratrice, convincono lei che la loro due giorni comincia da lì.

Arrivano alle porte delle camere che sono sovreccitati per le affettuosità, più o meno esplicite, che si sono scambiati lungo tutta la lunga cena sociale e il relax con qualche bicchierino galeotto, subito dopo; lei si appoggia a lui con tutto il corpo, mentre briga con le chiavi elettroniche per entrare insieme nella camera scelta; chiusa la porta dietro le spalle, comincia davvero la loro ‘storia d’amore e di sesso’ che lei ha intravisto e che lui ha in mente sin dalla partenza.

In parte per sua naturale propensione; in parte anche per reazione alle dichiarazioni della compagna, che ha parlato apertamente di libertà di costumi quanto meno perversi ed estremi, come può facilmente dedurre, sente di dovere, a se stesso prima che alla donna con cui sta, una seduta di amore intenso e profondo, per quanto provvisorio, per la situazione contingente che suggerisce prudenza.

Abbraccia Norma con tutto il trasporto che in quel momento sente; riesce a trasmetterle, con la sola presa delle spalle, la voglia di possederla e il desiderio di sentirla, per quel poco, disponibile e pronta anche a scelte definitive; lei sente l’abbraccio come un gesto protettivo, quasi il mantello che rende invisibile o che trasporta nell’empireo, come da bambina aveva spesso sognato; Oscar le appare come il principe azzurro capace di tutelarla da ogni male.

Spinge il pube contro l’altro e va a sentire il vigore della mazza ritta contro la figa e il ventre; Norma si sorprende un attimo, verificando che lo spessore è quello a cui è abituata, se non maggiore; tutte le chiacchiere di Noemi sulle lungaggini di lui nei preliminari, sulla limitatezza del cazzo in figa, le risultano apertamente invenzioni speciose per nascondere un’insoddisfazione originata non sa da dove; con quel cazzo prevede scopate immense.

Lui le ha fatto passare un braccio in vita, portando una mano sulla curva morbida delle natiche, là dove le dolci colline dei glutei cominciano a levarsi al cielo; l’altra mano la usa per carezzarle il viso, dolcemente, in ogni punto, quasi a prendere coscienza della sua conformazione; la carezza lieve la manda ai pazzi, specie quando si sofferma sulla bocca e sulle orecchie; è incerta, Norma, se preferisce essere adorata a lungo, come una dea, o sentirlo duro e forte nella figa.

“Oscar, fammi sentire nel corpo la tua virilità; poi ci carezzeremo quanto vogliamo; più di te, desidero sentire il tuo corpo, centimetro per centimetro, e vivere il tuo amore sull’epidermide, nel sesso, in tutti gli anfratti del corpo; ma, nell’immediato, ho bisogno di sentire la tua mazza riempirmi il ventre; anche se devi farti violenza, prendimi subito, come fosse la prima volta di due sposi impacciati, senza neppure spogliarci; poi saremo gli amanti esperti e maturi che siamo.”

Non ha bisogno di rispondere perché forse ha la stessa emozione; la spinge al centro del letto, vi sale anche lui e si stende sul corpo morbido e languido di lei; le sale addosso, fa combaciare arto ad arto, corpo a corpo; sente che quasi coincidono, nella passione, le mani che si stringono, i ventri che si strusciano, i capezzoli che si sfregano; infila tra i corpi una mano e le solleva la gonna dalle ginocchia all’inguine; la arrotola sullo stomaco, afferra uno slip zuppo di umori, infila il medio e la penetra in figa.

Norma non se ne sta immobile a farsi possedere; la sua mano è scivolata sulla patta e fa scorrere la cerniera; il sesso è ora a portata di mano, chiuso ancora nel boxer ma vivo e palpitante; lui la aiuta sfilando pantalone e boxer e facendoli scorrere fino ai piedi; lei sente finalmente la mazza nuda nella mano e la carezza come per impossessarsene; guida la punta alla figa, scatta verso l’alto col ventre e si infila il cazzo fino all’utero, con un gemito lungo di piacere.

Non la cavalca, lui; fedele a principi suoi, lascia che sia lei a cercare il contatto, la scopata e la sborrata che è senz’altro l’obiettivo previsto; i corpi cavernosi che si riempiono gonfiano la mazza che occupa il canale vaginale e stimola i fasci muscolari che lo proteggono; lei sente che la figa sta succhiando, con le contrazioni muscolari, il piacere dal cazzo; gira le gambe intorno alla vita di lui e incrocia i piedi dietro la schiena; sente che la mazza è tutta dentro e gode senza soste.

L’orgasmo arriva incontrollato, quasi imprevisto, e li manda in un paradiso psichedelico; Norma è sconvolta di come il piacere l’abbia sommersa all’improvviso e si sia sentita travolta da uno tsunami di libidine; Oscar sta ancora cercando di capire come mai non sia riuscito a controllarsi, lui che normalmente ci riesce fino allo spasimo; deve ammettere a se stesso che questa donna lo ha sconvolto e gli ha provocato emozioni di cui ancora non valuta la portata.

Si trovano sdraiati sul letto, fianco a fianco, con le mani sui sessi, quasi a prolungare il languore del piacere che li ha sconvolti; lei gli chiede se si comporta sempre così; lui è costretto ad ammettere che non gli è capitato spesso di rimanere sconvolto per una scopata così bella, ma che è felice di essere lì, con una donna straordinaria dopo una scopata che non ha confronti nella sua memoria e pronto a darle tutto quello di cui è capace.

“Io voglio tutto da te, il lecito e l’illecito, il già visto e quello da scoprire; non sono vergine, da nessuna parte, ma voglio percorrere con te tutti i sentieri dell’amore e del sesso come se per miracolo fossi di nuovo la ragazzina che scopre la realtà dell’amore e del sesso; se ‘rischio’ momenti come questo, ti assicuro che vale sempre la pena … “

“Il problema sarà che io voglio solo ed esattamente quello che tu vuoi chiedermi, anche di giudicare vergini fori abusati da sempre; dimmi cosa vuoi che facciamo e sarò il tuo impeccabile compagno di viaggio.”

“Chiaro che ti voglio in tutti i buchi, innanzitutto nel culo; anche se ho capito che sai usare il cazzo come un pennello da cipria, comunque hai una signora mazza e, se non ci procuriamo del lubrificante, non voglio rischiare una emorragia facendomi lacerare l’ano; abbiamo ancora due notti e un giorno; il culo te lo darò, appena avremo della vaselina o del buon sapone alternativo; voglio succhiarti l’anima dal cazzo e bere la tua sborra; voglio prenderti fra le tette, su tutto il corpo; voglio sentirmi posseduta e amata, adorata e carezzata; ce la fai a darmi tutto, in questi due giorni?”

Si spogliano reciprocamente e lentamente; Norma è felice di vedere come lui la accarezza e la lecca, a mano a mano che gli abiti cadono; sente i capezzoli vibrare e irrigidirsi, quando lui li stringe fra le labbra e fra i denti, uno per volta; e si abbandona al piacere di sentire le dita e la lingua che passano su tutta la superficie del corpo, dal viso alla gola, dai seni al ventre, a mano a mano che li porta alla luce; quando cade anche lo slip, aspetta con ansia che tocchi alla figa essere deliziata da mani e lingua.

La spinge carponi sul letto e prende a leccarla da dietro; un poco la disorienta dover guardare il lenzuolo mentre alle sue spalle si scatena il paradiso terrestre; ma le sensazioni che le da la figa leccata e penetrata dalla lingua come da un piccolo cazzo ripagano largamente la postura non straordinaria; quando poi la lingua passa a spatola dal monte di venere all’osso sacro coinvolgendo culo e figa, si abbandona a fuochi pirotecnici che esistono solo nei suoi occhi.

Sente che lui si è sistemato in ginocchio dietro il culo e che il cazzo mira alla figa; entra come spada e affonda fino a farle sentire male; accompagna la penetrazione con un gemito lungo, di estrema goduria; sente le mani che le artigliano i lombi e il culo sbatte contro il ventre con uno schiocco tipico; le mani si spostano e abbrancano le tette, leggermente appese, per la posizione; capisce che l’azione è anche funzionale perché i colpi contro il culo sono duri, lussuriosi; urla ad ogni botta e gode senza fine.

Vorrebbe non avere chiesto di rinviare l’inculata; in quella posizione, con la disponibilità che sente di avere, per libidine, per passione, forse per un pizzico d’amore, prendere la mazza nel culo sarebbe la conclusione più bella; ma subito dopo riflette che qualcosa deve pure lasciare per dopo; sono due giorni e due notti di lussuria e hanno deciso apertamente e concordemente che saranno ore di sesso e di passione, con un pizzico d’amore.

Ha sborrato ancora tre volte, ma lui resiste impassibile; finalmente è riuscito a controllarsi e le da tutto l’amore di cui è capace senza le sborrate che lo ridurrebbero a uno straccio; per lei è assai più semplice e può godere quante volte vuole; si sfila dalla figa e la spinge supina sul letto; si piega su di lei e le succhia vogliosamente i capezzoli; Norma sente di nuovo l’emozione partire dalla figa e attraversare tutto il corpo fino al cervello; gli prende i capelli e spinge la testa verso il basso.

Lui afferra il clitoride tra le labbra e, subito dopo, tra i denti; lei urla il piacere degli orgasmi violenti che la succhiata le da e gli stringe la testa spasmodicamente; lo blocca e guida il corpo a ruotare finché ha in faccia il cazzo durissimo che si alza dal ventre come una spada; lui coglie l’intenzione del 69 e ribalta la posizione per avere davanti agli occhi la figa rorida e il culo scultoreo; cominciano la leccata più saporita e lunga che avrebbero potuto immaginare.

A gesti, lui le fa capire che devono alternarsi nella funzione attiva per non accavallare le emozioni; lei si blocca e si lascia strappare l’anima dalla figa; poi gli stringe la testa, lo frena e si dedica all’obelisco che si leva dal ventre; lo lecca, lo succhia, se lo fa scivolare fino alla gola e ne gusta tutto l’afrore, l’aroma, il desiderio; avverte ogni tanto lo sforzo che lui fa per frenare una sborrata che può essere rinviata ancora solo per poco.

Anche Oscar capisce che è quasi al limite della resistenza; due sborrate in meno di due ore non sono poche, specialmente in vista di un tour de force che può durare fino a lunedì mattina; si sgancia da lei e la fa ruotare supina sul letto; le monta addosso e appoggia il cazzo fra le tette; lei intuisce e solleva le mammelle ai lati per stringere in mezzo il cazzo che sente vivo e palpitante; scopano per qualche tempo fra le tette, poi lui spinge a fondo e la cappella arriva al mento.

Norma è pronta ad aprire le labbra ed accogliere il cazzo; vorrebbe che anche la sborrata avvenisse in bocca; glielo sussurra e lui le chiede se vuole concludere lì, in attesa di riprendere la sera; gli fa cenno di si, sposta il corpo verso la testa e succhia il cazzo con estremo impegno; lo guarda mentre la sta scopando e ne sottolinea le dolcissime smorfie ad ogni brivido di piacere; sente gli spruzzi che le arrivano sparati in gola e gode enormemente.

Mentre si rilassano per recuperare un minimo di energie, lei gli chiede cosa si aspetta da quell’occasione straordinaria di passione; Oscar non ha esitazione a dirle che, se fosse d’accordo, potrebbero anche pensare ad una doppia rottura che facesse nascere una nuova realtà; Norma non è d’accodo; sta con Manfredi da quando era quasi una ragazzina e non vuole affatto distruggere una storia che ha avuto momenti brutti ma che, nel complesso, è stata degna di essere vissuta.

Per lei, quell’occasione è preziosa e non esiterebbe a riproporsi, se se ne presentasse l’opportunità; è anche amica di Noemi e sa per certo che è stata una stupida ragazzata il rifiuto aprioristico del ‘maschio’, forse sulla spinta di qualche cattiva consigliera; sa che possono e devono recuperare; insomma, per lei, qualche cornetto ogni tanto, se necessario senza neppure farlo sapere, è più consigliabile di una rottura insanabile; Oscar sa che ha ragione e ammette che deve percorrere prima tutte le vie per ricucire.

Per tutta la durata del soggiorno l’unica occupazione importante per loro è scopare; naturalmente, come si erano ripromessi, lei recupera da una cassetta sanitaria la boccetta della vaselina e gli impone di sfondarle il culo; ha atteso troppo quel momento, per rimandarlo oltre; la sera della domenica è il momento chiave per dargli quella che è una quasi verginità, considerato il rapporto tra la mazza e l’ano, anche dopo i violenti e frequenti passaggi di Manfredi che ama molto incularla.

L’unica vera interruzione, a parte i pranzi, le cene ed i momenti protocollari del convegno, è quella che Noemi ‘impone’ chiamando il marito alle 10 del mattino di domenica, a ridosso dell’ora prevista per andare dai suoi a pranzo; Oscar le risponde con la stessa cattiveria con cui lei gli si è rivolta la notte precedente; avverte nel tono della voce un cambiamento radicale; capisce che sta prendendo coscienza che l’arroganza della presa di posizione le impone rinunce a cui non ha pensato.

L’idea di essersi privata forse di un sostegno fondamentale comincia a lavorarle nella testa e le impone una revisione radicale degli atteggiamenti e delle affermazioni; troppo tignosa per cedere, non fa eccessive concessioni e si barrica dietro il suo diritto alla libertà e al libertinaggio; ma la coscienza che sta distruggendo anche i sogni e i progetti di suo padre la induce a trattare con più garbo; si lasciano con un poco più di duttilità.

Lei sa che lui ha accettato di partecipare ad una convention che aveva sempre evitato perché incideva sui rapporto tra loro due e i genitori di lei; lui è incerto se accettare per buono il pentimento, anche se non espressamente dichiarato, o decidere di chiudere un capitolo, tutto compreso anche i progetti con l’anomalo ‘suocero’, e aprire una nuova prospettiva, forse con Norma che però ha chiaramente detto di non volere la rovina delle due coppie.

L’avverte che sarebbero tornati in sede il lunedì mattina, ad orario di lavoro; quindi, loro due non potevano sperare di incontrarsi che il lunedì sera quando forse avrebbero fatto chiarezza di tante situazioni spinose maturate in quei giorni; lei lo prega di riflettere sugli accadimenti e di valutarli nella loro essenzialità senza soffermarsi su corollari e valori che possono non essere condivisi; anche se avverte un sentore di verità nel discorso, si limita a mandarla al diavolo e tronca la comunicazione.

Il lunedì mattina li riportano al lavoro e la giornata scivola monotona; ha spento il telefonino per evitare i sicuri tentativi di Noemi di parlargli; prima di sera, a casa, non ne ha intenzione; l’avvertono che sulla linea dell’azienda c’è un signore che chiede di parlargli; è Nicola, padre di Noemi, con il quale Oscar ha un rapporto estremamente positivo e che, probabilmente, è ancora all’oscuro delle scelte autarchiche di sua figlia.

Decide di starlo a sentire; gli vuole dire che non hanno avuto modo di parlare, la domenica, perché lui, impegnato in affari più grossi, ha disertato il pranzo; gli chiede se possono vedersi a casa sua, la sera, anche in presenza di Noemi che è particolarmente interessata alla vicenda di cui vuole parlargli; Oscar è alquanto imbarazzato perché il chiarimento tra loro avrebbe un testimone assai delicato; poi decide che è meglio così e lo avverte che il discorso sarà più spinoso di quel che pensa; decidono per la cena.

A casa, la donna rimane di sasso quando lui l’avverte che sarà a cena con loro anche suo padre; davanti a lui, lei potrà ribadire i suoi principi di libertà incontrollata e lui presenterà le sue motivazioni per una rottura ormai inevitabile; le ricorda che sa tutto, dalla due giorni di sesso all’arroganza con cui si è proposta di diventare padrona anche della sua vita; le ribadisce che, per il suo amore per la logica, una donna di quella specie non può fare coppia con nessuno; quindi si scioglie da ogni impegno.

Lei non riesce a ribadire il suo punto di vista, perché è arrivato suo padre, accompagnato anche dalla madre; impiegano poco, i due, a prendere coscienza della frizione in atto e rapidamente la madre riesce a farle confessare la ‘fuga’ per due giorni, le scopate selvagge e le affermazioni di libertinaggio senza limiti che le sono ‘scappate’ quasi involontarie; Nicola con aria bonaria ammette che non sapeva niente dei fatti recenti; sa però che sua figlia è diventata amica e forse amante di due lesbiche.

Oscar cade dalle nuvole e le chiede conto di quest’altra novità; Noemi si arrampica sugli specchi; poi ammette che ha scoperto l’amore saffico; da quelle donne ha accettato la tesi che lui usi la logica per dominarla e, per reazione, ha scopato, ma solo scopato; piange mentre chiede perdono per l’equivoco in cui è incappata e di cui si sta rendendo progressivamente conto; rassicura i tre che è pronta a tornare indietro e a ricucire il rapporto che ha avuto un momento dimenticabile di défaillance.

Lui fa presente che non riesce a darle fiducia; con la fragilità caratteriale che ha dimostrato, cosa dovrebbe aspettarsi, se lei scoprisse altre novità e si affidasse ad estranei? Un rapporto di coppia non può reggere su dubbi e pericoli; lei ha sempre avuto la capricciosità della bambina viziata, incapace di assumersi responsabilità; come può pensare di impostare una vita a due che reclama spesso scelte decise e determinazione?

“Col tuo aiuto, con la tua guida, evitando di dire frasi stupide e di stare a sentire sciocchezze fascinose e solleticanti della mia imbecillità; lo so che sono venuta meno al principio di lealtà; queste cose ce le saremmo dette se non mi buttavo a capofitto nella stupidità; non si torna indietro ma resta solo qualche scopata che, nelle nostre dinamiche, non è colpa tanto grave, specialmente se l’hai ricambiata; e so che non eri solo al telefono, dall’hotel della convention …

Tieni presente che comunque di qualche stupida scopata si è trattato, sia per me che per te; con quello che facciamo noi, si tratta davvero di piccoli incidenti; c’è di grave che sono venuta meno ai nostri principi perché non ti ho avvisato prima di agire e  ti ho riposto con arroganza; però sai che le colpe che ci dovremmo perdonare sono molto più numerose e serie; credo che sia più logico e coerente chiederti di fermare per un attimo il desiderio di vendetta e riflettere se possiamo ricominciare.“

La conseguenza della chiacchierata è lo scoramento, soprattutto per Nicola, al quale i loro discorsi sulla libertà di scopata appaiono lontani anni luce e che invece è arrivato con progetti assai precisi ma è costretto a prendere atto o di un fallimento già in atto o di uno facilmente prevedibile, con una figlia così capricciosa; chiede innanzitutto a sua moglie.

“Ersilia, hai capito qualcosa di queste fantasie su scopate libere e lealtà, arroganze e vendette?”

“Nicola, considera che siamo due mondi lontani; Noemi e Oscar si amano; su questo nessuno pone dubbi o elementi di discussione; ma, per loro e per tutte le nuove generazioni, il cazzo è un salsicciotto che puoi mettere dove vuoi; se non tocca l’amore, il sesso è facile da lavare e dimenticare; evidentemente nostra figlia e il suo compagno si sono da tempo abituati a scopare non solo tra di loro e in camera ma anche con altri partner, in sedi opportune.

Insomma, partecipano a scopate con altri maschi o con altre femmine, scambiandosi i compagni e facendo tutto quello che il sesso consente a tre a quattro o in gruppi più numerosi; il particolare notevole è che lo fanno in armonia e di intesa tra loro; quindi, senza colpe né peccato, solo per il piacere del sesso puro; purtroppo, da quel che ho capito, quell’imbecille di nostra figlia, una volta ancora, l’ha fatta fuori dal vaso e ha rovinato tutto.”

“Mamma, hai capito benissimo; ho sbagliato da imbecille, è vero; posso confessarlo; ho preteso, una volta tanto, di essere io a decidere, di non dipendere dalle scelte del mio uomo; ma ho dimostrato di non essere in grado di gestire i rapporti e, nella foga dell’incazzatura, ho detto frasi sbagliate; Oscar, è questo che cerco di dirti; ho sbagliato e sono andata fuori dei limiti; ma è stata stupidità, non malafede; io ti amo e so che mi ami altrettanto.

Ti sto chiedendo di darmi ancora un’occasione per recuperare il rapporto tra di noi; anche tu hai scopato due giorni con Norma, ormai ho capito che è lei, perché è la tua vice e c’è sempre alla convention, ma soprattutto perché tu non scopi e basta, tu dai amore; solo a Norma potevi rivolgerti per dare due giorni di amore; ti prego, in ginocchio se vuoi, non buttare il bambino con l’acqua sporca, non distruggere una storia di anni per una sciocchezza di un fine settimana.”

“Sarebbe bello poterti dare fiducia, perché l’amore non lo spegni con un interruttore e non lo cancelli con una passata di straccio; io provo ancora amore per te e, istintivamente, vorrei sperare che ci siano i margini per chiudere una falla; ma mi frena il timore che tu faccia prima o poi stronzate dello stesso genere; se dovesse succedere, non so se riuscirei ancora a frenare la mia ira; la rovina potrebbe essere totale, per tutti.”

“Noemi, non puoi capire quanto dolore ci provocano i tuoi errori; io e tua madre avevamo già sognato di affidare la nostra ‘creatura’ al tuo compagno, perché tutti gli esperti di settore sono concordi che è l’uomo giusto per prendere quella piccola realtà e farla diventare un patrimonio consistente da trasmettere al nipote che ci aspettavamo di avere da voi prima di morire; invece il nostro lassismo, forse, ti ha portato a non cercare ancora il figlio che vorremmo per voi.

Ora mi aggiungi anche che hai scelto un atteggiamento guerrafondaio che ti impedisce di vivere in armonia un rapporto che doveva essere d’amore; è chiaro che rischiate la rottura; Oscar, secondo me, ha ragione a dire che non può fidarsi di una che si lascia imbonire da due stronze antimaschiliste e si inventa per il compagno colpe che non esistono; se torna con te, rischia davvero di trovarsi con le spalle al muro e fare una sciocchezza.”

“Papà; senza polemiche, ammetto le colpe e riconosco di essermi fatta trascinare da frasi ad effetto di due stronze; Oscar, non ci ho nemmeno scopato, visto che questo potrebbe essere un altro elemento di scontro; c’è stata qualche pomiciata, ma so che per te la slealtà pesa più che il cazzo o il vibratore in figa; l’amore non l’ho dato a nessuno perché ne ho lo stesso senso religioso che ne hai tu e, prima di concederlo a un altro, devo cancellarti dalla mia mente; e non voglio, che tu ci creda o no.

Quello che non capisco è cosa vuoi fare tu, papà, con Oscar; sono l’unica tua erede e l’azienda sarà mia, il giorno, più lontano possibile, che voi due non ci sarete più; come avevi pensato di rendere partecipe il mio compagno, voglio illudermi che lo sei nonostante tutto, e ritenere che potesse entrare nel controllo di questo patrimonio? Quale titolo giuridico puoi assegnargli?”

“Se non mi prendi in giro perché sogno troppo, ti dirò che volevo affidare, legalmente, la conduzione intera ad Oscar, lasciando a te la nuda proprietà; sognavo che l’azienda diventasse il cemento per la vostra unione e la sua crescita il rafforzamento della vostra armonia; mi illudevo anche che fosse un incentivo per sollecitarvi a darci quel nipotino che avrebbe avuto per voi lo stesso valore di un certificato di matrimonio; avreste avuto qualcosa in cui credere; non è andata così, purtroppo!”

“Purtroppo un corno! Oscar, cosa pensi di questo progetto di mio padre, da dirigente, senza la zavorra dei miei errori?”

“Noemi, le cose non sono distinte; è come fare l’amore, quando dai sesso per comunicare dei sentimenti; tu hai fatto sesso e spero che abbia capito dov’è la differenza; l’idea di Nicola è entusiasmante perché dovrei dare l’anima per far crescere la sua azienda e portarla, da un livello poco più che artigianale, alla competitività internazionale; una bella sfida, di quelle che adoro vincere, come sai bene visto che ti sei sentita da me trascurata per il lavoro.

Ma le postille che ha detto Nicola sono fondamentali; dovrei farlo per te, per fare ricca una donna che non mi stima più e che mi ha disamorato; potrei farlo per noi, se in prospettiva pensassimo a un figlio e a una famiglia canonica e solida; tu hai dichiarato però, più volte, che ti fanno schifo entrambi; dove trovi le motivazioni per indurmi ad assumere quel carico di responsabilità?”

“Papà, diciamo subito che capisco che hai guardato a Oscar come al tuo erede in azienda perché non mi reputi capace di dirigerla; … no, per favore, non cercare di giustificare; non ce n’è bisogno; riesco a capire da sola che non mi consideri né stupida né incapace; sei convinto, a ragione, che non sono strutturata per quell’attività e che il mio compagno può fare meglio e corrispondere ai tuoi sogni che vorresti diventassero i miei e quelli di mio figlio.

Sono perfettamente d‘accodo con te e faccio io la proposta ricattatoria, se volete considerarla così; che ne diresti di vendere, non di cedere, di vendere con atti legali, l’azienda a me e ad Oscar con l’impegno che resti indivisibile? Ce la prendiamo metà per uno; io non ti verso una lira perché sono la tua erede; lui ti paga come se avesse un mutuo lungo e pesante; in più la dirige e la amministra; a me è proibito, oltre alla rappresentanza solo decorativa, interferire in qualunque modo nella gestione.

Io avrò un figlio dal padre che sceglierò; quando sarà maggiorenne e abbastanza formato, Oscar lo avvierà al lavoro di conduzione e, quando mio figlio sarà in grado di farlo, erediterà la mia quota, a parità con il mio socio; meraviglioso ed abilissimo dirigente, te la senti di firmare un accordo in questi termini, se papà decidesse di accettarli?”

“E’ un contratto capestro, senza dubbio; e gioca sadicamente su sentimenti come l’affetto familiare che lega me ai tuoi genitori, la memoria che si riassume nel nome della ditta che è quello del fondatore, tuo nonno; gioca sulle ambizioni personali perché a me dà immensa gioia lavorare ad un progetto impegnativo che tu poi considererai un diversivo per non amarti abbastanza; fa leva anche sul nostro amore soffocato ma non spento.

Quello che non ti concedo è di lasciare aperta la prospettiva di un figlio da un padre diverso dal tuo compagno; se avessi affermato che il figlio lo vuoi da me e, come suggeriva Nicola, vuoi che sia cemento al nostro ‘matrimonio’ insieme all’azienda da fare grande per lui, ti avrei chiesto dove si andava a firmare; visto che ti lasci il margine di un altro padre, mi riservo di parlare di questa postilla con tuo padre e con tua madre, gli unici consulenti che riconosco idonei a consigliarmi per la mia vita.”

“Oscar, non bestemmiare, ti prego! E tu, figlia mia, impara a riflettere sulle cose da dire e a tirare fuori solo quelle che senti veramente; tu non sai come diventano coltelli e come lacerano quando entrano, le parole dette con enfasi eccessiva solo per darsi un tono di saccente ma senza esserne convinta; se avessi detto quello che il cuore ti dettava, non ti saresti esposta a questo errore; tutti e tre abbiamo capito che il figlio lo vuoi dal tuo compagno, ma tu ti credi la più brava di tutti e hai detto sciocchezze.

Oscar, tra la gente che trascorre la vita nei campi o in montagna, questi accordi si fissano con una stretta di mano senza avvocati e carte; di là c’è il vostro letto, quello dove vi siete amati sempre, anche negli errori e nelle devianze; lo firmerai lì l’accordo con la tua compagna, appena ce ne saremo andati; lei lo sottoscriverà col sangue, quello della primipara quando nascerà Nicola o Ersilia; su questo non si fanno concessioni; guai chi tentasse di inventarsi un Nicholas o una Samantha con l’acca; intesi?”

“E’ vero, Ersilia; una stretta di mano ci basta a ritrovare la via; Nicola, fai quello che devi e già da domani daremo il via a una vita nuova, senza capricci e senza fisime strane, d’accordo amore?”

“Mi lasci piangere un attimo sulla spalla?”

“Solo un attimo; poi ricordati che domani si lavora … “

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