Giovanna e Francesco erano amici da una vita, quasi fidanzatini. Lei però voleva andare via dalla piccola cittadina di C., aveva diciannove anni e sognava di andare a Roma, una grande città con grandi opportunità. Stavano camminando in un boschetto nelle vicinanze per salutarsi prima della sua partenza.
"Quindi hai deciso?"
"Sì Franci, sono stufa di questa mentalità ristretta di provincia, voglio cambiare la mia vita..."
"Lo sai che in città sarà tutto diverso: va beh, meglio non pensarci. allora Giò, che regalo d'addio mi vuoi fare..."
Francesco voleva scoparla da una vita, ma lei si teneva cara la sua verginità.
"Ti posso dare il mio culetto, la fica me la tengo per il futuro..."
"Mi dovrò accontentare allora...", Il ragazzo incominciò a baciarla, e a trascinarla verso una radura vicino. "Mi accontenterò", e tirò fuori la sua mazza che Giò aveva spompinato ormai diverse volte.
Giovanna era veramente bellissima mentre si spogliava, una quarta di seno rigogliosa, gambe lunghe, piedini piccoli e meraviglosi: si stese sull'erba mentre lui la baciava dappertutto, a partire dalle sue dita risalendo fino alle cosce arrivando alla figa, che incominciò a lappare avidamente.
"Ohh fermati, deve rimanere vergine...", "Fattela almeno leccare amore!"
Giò prese l'iniziativa, facendolo alzare e inginocchiandosi nell'erba: incominciò a ciucciarlo con la sua solita esperta malizia, indurendolo rapidamente e poi mettendosi alla pecorina.
"Non sbagliare buco Franci..." disse ridendo mentre lui, ormai nudo, preparò il suo arnese a penetrargli lo sfintere anale.
"Se ti fa male dimmelo..."
Lei però non poteva dirgli che aveva già dato il culo e ce l'aveva ben aperto, così quando lui incominciò ad entrargli nel buchetto non gli fece male, ma godere di un piacere assoluto.
"Ohh amore spaccamelo...", "Sì Giò ti amooo" e i due urlarono nel silenzio del boschetto.
L'avvocato Giorgi, un bell'uomo di quarant'anni, faceva jogging nelle vicinanze. Sentì gemere, dapprima piano poi sempre più forte, e si avvicinò a un buco nel fogliame assistendo a una scena pazzesca: una stupenda amazzone bionda stava venendo inculata da un ragazzotto, che gli affondava il cazzo fino alle palle. A un certo punto urlarono insieme, e non potè fare a meno di tirarselo fuori e incominciare a segarsi, anche rumorosamente, tanto i due amanti erano impegnati per accorgersene.
"Ohh Franci..." gli disse sfinita mentre il seme di lui gli pulsava nel culetto, e girandosi glielo prese in bocca assaporando le ultime gocce di sperma direttamente sulla lingua. Anche l'avvocato che si segava nascosto aveva finito, e si allontanò di fretta per non farsi scoprire. Scoparsi quella ragazza avrebbe dovuto essere un imperativo morale, pensava...
"Non ci vedremo più Gio?", "Perchè pensi questo Franci: vado a Roma mica in capo al mondo!" rispose lei ridendo.
"Mi prometti di tornare e sposarmi se mai cambiassi idea..."
"Non lo farò, ma il primo uomo da cui tornerei saresti tu!", e si allontanò tornando verso casa, e preparandosi a cambiare la sua vita.
L'avvocato Grassi era tornato a casa quantomai eccitato, peccato che sua moglie nel corso degli anni si era come assopita sessualmente. Ecco perchè la tradiva continuamente, e quando arrivò in camera da letto e la trovò intenta ancora a dormire, non potè fare a meno di pensare alla ragazza che aveva visto poco prima. Non doveva essere difficile capire chi era, essendo una piccola città, ma vedendo Giulia nel letto seminuda, gli venne duro e incominciò a spogliarsi. Tutto sommato era ancora desiderabile, e quel ciuffo peloso che spuntava tra le gambe era stimolante a vedersi.
Forse lei si era accorta che era arrivato? Si spostò di lato lasciando intravedere una tetta procace. Non aveva mai avuto figli, e le sue tette erano solide e rigogliose. Si tolse anche le mutande ed entro nel letto, incominciando a palpeggiarla un pò sul culo e un pò sulla fica.
"Ohh Carlo, questo è un miracolo come quello dei pani e dei pesci: tu che mi tocchi!" disse lei mugolando eccitata, e allo stesso tempo prendendole il cazzo con la mano e incominciando un su e giù che gli fece rizzare del tutto l'uccello.
"Mettimelo dentro amooree" esplose Giulia, mentre lui dopo avergli lappato la vagina incominciò ad avvicinare il pene ormai indurito verso la sua figa. Stantuffò con colpi sempre più rapidi, pensando allo stesso tempo alla ragazza del bosco e a come gli avrebbe volentieri sfondato quel bel culetto.
Ma intanto venne dentro Giulia, lanciando un urlo come a sottolineare l'orgasmo, mentre lei mugolava eccitata. "Ahhh Carlo sììì tutto dentrooo", e mentre lui si sfilava esausto, lei lo abbracciò felice: "Non so chi te l'abbia svegliato, ma se ogni mattina fossi così..."
"Sì", pensò lui, "Ma non con te amore..."
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