Cuba, Luglio 1978, Ore 18:23
Katrina osservava il mare dalla battigia, poco lontano si intravedeva il suolo americano, Miami.
Assorta nei suo pensieri non si rese conto che dietro a uno scoglio si nascondesse un uomo con cattive intenzioni, l’uomo era Francisco Sanchez un rivoluzionario che cercava informazioni sul trattato d’alleanza tra il suo stato, Cuba e l’Unione Sovietica. Francisco si muoveva lentamente per non farsi sentire, si muoveva al ritmo delle onde in modo che la donna non udisse nulla, ma Katrina non era sprovveduta sapeva già della presenza dietro di lei, però continuò a far finta di nulla.
Sanchez saltò addosso alla donna cercando di immobilizzarla convinto che fosse facile – non sapeva che da lì a poco sarebbe morto –. Con una mano teneva i polsi della donna, la legò e la mise seduta mentre la interrogava.
«Lurida puttana so che lavori per i russi, ma non ho ben capito di cosa ti occupi»
«Ti consiglio caldamente di slegarmi e di andartene, oggi sono magnanima e ti darò cinque minuti». Rispose la donna con il suo stampo freddo e penetrante come l’inverno russo.
«Cosa pensi di fare? Sei legata non vedi? - scoppiò a ridere poi proseguì -. Ora devo capire se sei un agente del KGB o se sei soltanto una puttana».
«Ti restano tre minuti per salvarti»
«Insisti? Forza parla»
«Non ti resta più tempo, che Dio ti benedica»
La donna mentre lasciava il suo interlocutore parlare, limava la corda che la teneva ferma, fu così facile poi liberarsi, dare un calcio al ginocchio sinistro di Francisco per farlo cadere e sparargli un colpo in testa con la sua Tokarev, una pistola di produzione russa. Non si prese neppure la briga di occultare il corpo, no, non aveva il tempo. Mancavano circa tre ore alla firma del trattato di pace tra Sovietici e Statunitensi e il suo compito, forse l’ultimo in quel paese, fu recuperare i codici nucleari in possesso dei rivoluzionari cubani.
Per ottenere ciò doveva andare alla grande festa di gala organizzata da Ninõ Garcia, ovvero l’attuale comandante delle forze rivoluzionarie. Dunque prese la sua auto di importazione statunitense e si diresse verso il palazzo. Durante il tragitto pensò a vari scenari.
Scenario numero uno: fingersi una ragazza che si vuole divertire con il comandante, andarci a letto, ucciderlo e rubare i documenti.
Scenario numero due: piazzare del C4 nelle fondamenta e far saltare tutto un aria, ma cosi rischiava di distruggere i documenti.
Scenario numero tre: lanciare un potente gas sonnifero, aspettare che tutti si addormentino poi introdursi nella stanza dove sono nascosti i documenti sensibili, rubare quello che le serviva e poi andarsene.
Nello stesso istante ma in un altra parte dell’isola, un altra persona cercava un modo per avere quei dati ed era; Jacob Nielson agente della CIA. Lui sapeva che sull’isola c’era la presenza della Mantide Bianca, ma non ne sapeva l’aspetto. La sua mossa fu simile a quella di Katrina ovvero dirigersi al palazzo della festa per sottrarre le informazioni.
Katrina arrivò davanti al luogo della cerimonia, scese dall’auto dopo averla accuratamente parcheggiata, andò verso l’entrata e si fermò dinanzi alla guardia che chiedeva i nominativi. Qualche giorno prima aveva rubato i documenti e l’invito di una certa Katrina Smirnova, delegata agli affari esteri nonché invitata alla festa.
Tutto filò liscio come aveva programmato ma ora doveva scegliere il da farsi, prese una coppa di champagne e si finse ebbra dello stesso, prendendo l’attenzione del comandante e organizzatore della festa. Non ci volle molto per conquistarlo, spogliarlo e scoparlo, naturalmente in un altra stanza. Katrina era nuda vicino all’uomo che non smetteva di osservare i seni della donna come dargli torto quelle tette erano perfette; erano nella media con la corona del capezzolo che tendeva verso il color caramello, i capezzoli ritti e rosei. Ma non furono certo questi particolari a interessare ma bensì il suo fondoschiena rotondo e pronto per essere posseduto. Tentò il secondo round e la donna lo lasciò fare – sarebbe stata l’ultima scopata dell’uomo -.
La vagina si contraeva al contatto del pene di Garcia, sembrava quasi lo ripudiasse, ma, gli ordini erano chiari; doveva fare qualsiasi cosa per portare nella propria nazione quei documenti. Perciò iniziò a cavalcarlo, il rumore dei loro corpi si univa alla sinfonia della festa, nel frattempo che Katrina fingeva di godere successe un qualcosa che la lasciò perplessa. Un cecchino sparò in testa al comandante, uccidendolo, cercò di uccidere anche a Katrina ma forse non sapeva contro chi andava. Rotolando arrivò fino ai suoi vestiti e impugnata la sua Tokarev rispose al fuoco, sparò due colpi verso la finestra senza ottenere nulla se non un grande rumore che neanche la musica della festa riuscì a coprire, non aveva tempo doveva prendere i vestiti e uscire da lì prima però doveva prendere la chiave dello studio di Garcia, solo così sarebbe riuscita a prendere quelle importanti informazioni.
Le truppe rivoluzionarie si misero subito alla ricerca dell’assassino del loro comandante, non sapevano chi fosse o come fosse fatto, ma avevano un indizio: poco prima della festa avevano sorpreso un Americano che ronzava intorno al palazzo non riuscendo però a fermarlo, infatti quel cane Americano ne aveva fatto fuori tre prima di scappare tra la vegetazione.
«Chiedo supporto fisico, ho mezza Cuba che mi da la caccia».
«Si identifichi con il nome e con il codice».
«Sono l’agente Jacob, codice identificativo 847392782».
Jacob stava iniziando a temere per la sua vita, ma come in molti sapranno la vita è imprevedibile…
«Agente Jacob, sono il generale Gray e la informo che non possiamo intervenire fisicamente. Come concordato prima della sua partenza l’unica cosa che possiamo fare è portarla fuori dal paese ma senza i documenti non ci muoviamo, ergo si dia da fare e porti a zio Sam quello che le ha richiesto. Passo e chiudo»
In quel momento Jacob pensò di essere fottuto, ma gli ordini erano chiari doveva entrare in quel palazzo e così fece o almeno ci provò.
Xu Xian si trovava al secondo piano del palazzo in cerca dello studio del comandante, lei era una classica cinese steoritipata; vestiva con il classico kimono rosso, come calzatura indossava le ballerine e talmente tanto trucco da non far capire se fosse reale o una bambola di porcellana. In tutto quel baccano non era riuscita a entrare nel palazzo come aveva pianificato, quella russa, Katrina, le aveva rovinato i piani uccidendo il suo obbiettivo, cosa peggiore: ora poteva trovarsela di fronte e sapeva che non sarebbe stata una passeggiate metterla KO. Decise di proseguire verso il terzo e ultimo piano, per arrivarci prese le scale stranamente sgombre, girò a destra e si ritrovò in un corridoio cupo, silenzioso e inquietante.
«Se fai un altro passo il tuo cervello diventerà la base dei involtini primavera».
Xi non voleva girarsi per verificare chi fosse l’assalitore, ma notò una voce col timbro maschile. Alzò le mani e si mise a terra.
«Bene sappi che ti sto puntando con un fucile d’assalto Steyr, ciò significa che posso farti saltare il cervello in meno di un secondo. Ora se fai la brava ti lascerò in pace ma se non risponderai a ciò che ti chiederò, bhe adios amiga».
«Ho… Capito, cosa vuoi sapere»
«Chi sei? E cosa cerchi?»
«Mi chiamo Xi Xuan e sono un agente segreto, cerco quello che cerchi tu Yankee».
«Cosa ti dice che io sia un Yankee?».
«La tua… ».
Xi non riuscì a terminare la frase un proiettile la colpì in testa uccidendola immediatamente, i rivoli di sangue iniziarono ad uscirle dalla bocca, sembrava una scena teatrale. Jacob si girò e vide la Russa puntargli la pistola.
«Nina, Katrin, Slovena, Maria… Qui come ti fai chiamare?»
Dopo tanti anni i due si ritrovarono faccia a faccia, entrambi avevo ordine di uccidersi a vicenda ma consapevoli che l’amore non prende ordini dai propri presidenti, si lasciarono sempre in vita.
«Jacob Nielson ne è passato di tempo, chiamami come preferisci. Comunque con quale arma vuoi colpirmi?». Katrina notò subito che Jacob non aveva intenzione di ucciderla e neppure lei ne aveva l’intenzione, l’unica cosa che voleva era riprovare quella goduria che quell’uomo sapeva far scaturire in lei. Si tolse l’abito di dosso, si avvicinò e gli leccò l’orecchio.
L’uomo buttò a terra l’arma e la prese tra le sue braccia baciandola per tutto il corpo, scendendo verso l’ombelico sino ad arrivare nella vulva rasata e liscia della russa. Leccò lentamente le piccole labbra andando prima verso l’alto poi il basso, con un dito si aiutava nel tenere aperte le grandi labbra che quasi per protezione si chiudevano. La donna era estasiata dal lavoro orale dell’Americano e per incitarlo gli diede un colpetto sulla testa, in questo modo Jacob sapeva che doveva aumentare il ritmo e iniziare la penetrazione orale. Ora la sua lingua si trovava dentro la vagina e si muoveva in senso orario, sentiva che gli umori iniziavano a mostrarsi, pensò: - forse non è il caso di andarci piano, in qualsiasi momento potrebbero trovarci e ucciderci -.
Con questo pensiero si tolse i pantaloni e mostrato l’uccello la donna aprì per bene le cosce lasciandosi penetrare con tutta la foga e l’energia che l’uomo aveva in corpo.
Il sudore scendeva dalla nuca andava verso il collo e finiva nella schiena dando quel brivido che fa tremare tutto il corpo. Ormai erano sul punto di conclusione, la sbatteva forte contro il muro e proprio nel momento dell’estasi un colpo sordo di un arma da fuoco li svegliò da quel torpore.
«Bhe Jacob boy ogni volta ci devono disturbare, sarà per un altra volta».
«Come dici tu… Bhe non sarà la prima ne l’ultima volta, sweet baby».
I due sapevano che da lì a poco si sarebbero dati battaglia per quei documenti, ma, ora dovevano mettersi al riparo e capire chi fosse l’artefice di quello sparo.
Fine Prima Parte
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