Non avrei mai immaginato di vivere quello che sto per raccontare, ma partiamo dall'inizio. Mi chiamo Lorenzo Buonarotti, ho venticinque anni e sono da qualche anno volontario in un canile, mi occupo principalmente di cuccioli abbandonati. Con me da qualche settimana c'è mia sorella Ornella di ventidue anni, anche lei come me ama gli animali e visto che ormai sta sempre a casa a non fare nulla le ho detto di venire con me in canile. Andava tutto bene fin quando un giorno Lulù un pastore tedesco ha partorito, questo ha implicato una maggiore presenza nella struttura, da soli non saremmo riusciti ad accudire i cuccioli perciò mia sorella invitò ad aiutarci la sua amica, ovvero, Chiara.
La ragazza si è mostrata fin da subito disponibile, era gentile, sorridente e soprattutto era bellissima, e aveva ventuno anni. Avevo fin da subito notato il suo tatuaggio sull'avambraccio, una scritta che recitava "siamo l'infinito in uno sguardo". Fatto sta che lentamente mi avvicinai sempre di più a lei, fin quando non mi invitò a casa sua, ma non nella casa dove viveva con i genitori, ma in quella delle vacanze, situata tra le campagne del mio piccolo paese.
Ci andai pensando che avremmo passato la tipica serata; pizza, bibita e qualche risata davanti alla tv, però Chiara dava un altro significato alla parola "serata".
Mi presentai alle diciannove come da lei richiesto, ero vestito con una camici a maniche corte, jeans anch'essi corti e delle banali infradito. La porta si aprì e ciò che vidi mi rese fin da subito nervoso, indossava soltanto la biancheria intima, rosa per l'esattezza. Le mutandine erano un qualcosa da far esplodere il cervello, coprivano soltanto il dieci percento delle sue parti intime, infatti il culo era ben visibile. Era piccolo, rotondo, in pratica era perfetto. Il seno invece non era il suo pezzo forte, forse aveva a malapena la seconda.
Imbarazzato chiesi se ero arrivato in ritardo e se doveva finire di vestirsi, ma lei mi rassicurò dicendomi che era già pronta, mi disse pure di sedermi e di mettermi comodo e per comodo intendeva in mutande.
Da qui è andato tutto in un modo che non so ben definire perciò mi limiterò a raccontare.
«Chiara per caso hai caldo?» Domandai mentre sorridevo.
«Si, è colpa tua!» Mi rispose.
Io captai come un segnale che diceva: «vuole scopare», ma non lo ascoltai… Per ora.
«Bhe, se è colpa mia mi scuso»
«E di che?»
«Che io ti faccia provare del calore»
«L’unica cosa a cui devi pensare per scusarti è farmi provare questo calore dentro di me…»
Questa frase ha doppio senso mi lasciò a bocca aperta, così per cambiare discorso mi avvicinai alla finestra, dove guarda caso c’era la terrazza con una vista mozzafiato.
Chiare però mi riportò dentro e mostrò il suo reale intento.
«Lorenzo è inutile che ci giriamo attorno, io voglio te. Voglio sentire il tuo membro dentro di me, voglio che tu mi svergini la fica, e nel farlo non ti devi risparmiare».
Rimasi totalmente scioccato da questa sua richiesta, ma come forse qualcuno di voi saprà; l’occasione rende l’uomo ladro. Mi fiondai sopra di lei e presi il suo collo come bersaglio per i miei baci, nel stesso istante che lei lentamente si sfilava il reggiseno, vedendo il campo sgombro scesi verso le sue piccole tette vergini di baci e stuzzicai con la lingua quei piccoli capezzoli rosei.
«Prendimi sono tutta tua». Sospirò mentre era in preda all’eccitazione.
Con il fiato ansimante le risposi: «non me lo faccio ripetere due volte».
Scendevo sempre più fino ad arrivare dinanzi alle sue mutandine inzuppate di umori, gliele tolsi lentamente consapevole del dono che mi stava dando, della possibilità di sverginarle la fighetta.
Le mie dita sembravano un coltello sopra il burro, giocai un po' con le piccole labbra, sentivo come le piaceva quando ci passavo sopra l'indice, ma sapevo anche che mi bramava dentro di lei. La penetrai prima con un dito, era ben lubrificata con i suoi umori... Andavo piano... Poi aumentavo. Sentivo che ormai Chiara non aspettava altro che essere sverginata dal mio cazzo, così l'accontentai; mi scesi i pantaloncini e le feci vedere come era fatto un cazzo, lei era un po' timorosa. Lo prese in mano e lo segò un poco prima di metterselo da sola dentro. Io cautamente presi a scoparla, sentivo che a ogni colpo che davo lei soffriva, forse era un misto tra dolore e goduria, o forse era soltanto un mio pensiero fallace. Sta di fatto che ormai sentivo che la rottura dell’imene era avvenuta con successo, Chiara non era più vergine. A testimoniare ciò c’era anche la fuoriuscita di sangue dalla sua vagina, la ragazza ormai era presa da spasmi di piacere, ma a un certo punto mi chiese di fermarmi.
«Perfetto mi hai deflorata, ti ringrazio». Mi diceva mentre era ansimante.
«Che significa?» Domandai
«Intendi perché ti ho bloccato? Bene ora ti spiego. Io da qualche settimana mi vedo con Pietro, un ragazzo molto dolce ma per tirarmela un po’ ho detto di aver perso la verginità con il mio ex ragazzo, cosa che non è vera perché non ho mai avuto un ragazzo e come avrai capito ero vergine fino a qualche seconda fa».
«Dunque mi hai usato soltanto per farti sverginare e per non fare scoprire la verità a questo Pietro».
«Esattamente, ora ti chiedo di andartene»
Dall’incazzatura me ne andai ma non prima di averla insultata a dovere. Era peggio delle cagne che accudiamo al canile!
Racconto finito.
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