I CATTIVI RAGAZZI

  • Scritto da Fabiola il 21/07/2022 - 12:29
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Alcune sera fa, ero in un locale con un'amica, entrambe rigorosamente en femme, molto truccate nonostante il caldo. Eravamo sedute al tavolino di un bar di bassa categoria, collocato nella zona periferica della città in cui viviamo. Amiamo, ogni tanto, vestirci in modo provocante e aggirarci di notte per luoghi malfamati ed equivoci, attirando sguardi, fischi e qualche pacca sul culo.

Io, in particolare, amo la fauna maschile dei sobborghi. Mi piacciono i cattivi ragazzi, i bad boys, coi loro tatuaggi, i loro modi di fare bruschi, la loro aggressività fisica. Sono dei veri maschi, al contrario mio, che mi sento donna. L'altra sera, con la mia amica, guardavo un gruppo di ragazzi, vestiti con magliette nere attilate e pantaloncini, osservavo le loro braccia muscolose, le loro gambe solide, i loro peli, così diverse dalle mie braccia sottili e dalla mie gambe lisce avvolte dai lacci dei miei sandali "alla schiava".

Le mie fantasie sono spesso popolate da ragazzacci e criminali. Mi figuro spesso di finire in una cella con tre o quattro stalloni nerboruti e diventare il loro giocattolo sessuale. Qualcuno potrebbe trovarle riprovevoli, ma probabilmente non conosce i piaceri della sottomissione.

Raramente sono riuscita a farmi scopare da loro, perché quando capiscono che in realtà sono un maschietto se ne vanno prendendomi in giro, chiamandomi "frocio" o "checca". Non mi offendono, tutt'altro, anzi vorrei che me lo dicessero mentre mi sbattono sul cofano della loro automobile tamarra. Qualcuno, a volte, mi chiede di fargli un pompino. I più non se la sentono di avere un rapporto completo con un travestito, per quanto femminile, gradiscono però farsi succhiare il cazzo.

La scorsa primavera ho spompinato tra due automobili un trentenne, palestrato e rasato, con un cazzo spesso, sudato e dall'odore pungente. Quando mi rialzai, notai che avevo l'autoreggente sinistra strappata all'altezza del ginocchio. La calza lacerata, il sapore di sperma in bocca, la notte... mi sentivo troia ed ero contenta. L'ebbrezza di stare in strada vestita da troia è impagabile.

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