Quando ci fidanzammo, sapevo che Francesca era una libertina ed oltre alla sua bellezza, fu proprio questa caratteristica che mi fece innamorare di lei. Aveva la stoffa della vera donna dominante e libera.
Mi fece la premessa, guardandomi orgogliosa: «sappi che io fotterò con chi mi pare e quando mi pare».
«Ma sì, amore mio» le dissi remissivo.
«Molto bene» rispose Francesca soddisfatta «qualche volta ti concederò persino il grande onore di farmi infilare il tuo lurido e schifoso cazzo nella mia preziosa e divina vagina».
«La ringrazio, mia divina Dea».
«A condizione che usiamo sempre il preservativo, non voglio che il tuo schifoso seme entri nella mia fica».
«Ma certo, mia Dea».
«Problema che ovviamente non mi porrò con gli altri uomini» disse scoppiando a ridermi in faccia «il loro cazzo lo voglio sentire» aggiunse.
«Mi va bene anche questo, mio essere divino e superiore, la Sua felicità è anche la mia».
Soddisfatta, si avvicinò e mi baciò sulla bocca.
«Qualche volta potrai avere l’onore di essere presente mentre mi faccio fottere dai miei amanti».
«Grazie, mia Dea, lei è fin troppo permissiva».
«Bravo, il mio cagnolino obbediente…ovviamente so che le bestie come te hanno un istinto e potrebbero perdere la testa a vedere una donna bellissima come me che si fa fottere da altri uomini…io non mi farò certo chiavare da te mentre scopo con i miei amanti, ma ti concederò di masturbarti mentre mi guardi».
«Lei è davvero un angelo, mia Dea, la ringrazio davvero».
«Tuttavia, non pensare che sia tutto così facile. A volte dovrò distendermi sulla tua schiena mentre il mio uomo mi fotte. Sarà divertentissimo, godrò e scoppierò dal ridere, già se ci penso mi diverto».
«Persino questo sarà un onore, Padrona divina, mia unica Dea e Signora».
Ebbi una forte erezione e il sangue mi pulsò nelle orecchie e nelle guance, stravolgendo il mio cervello. Dio, quanto la amavo! Com’ero fortunato ad avere una donna così!
«Molto bene».
«Ti amo tanto».
«Un’ultima cosa: se io mi faccio fottere e lui mi sborra nel culo, avresti il coraggio di pulirmi con la lingua?»
«Oh, mia Dea, il coraggio dice? Ma sarebbe un privilegio pulire il suo culo divino con la mia schifosa lingua, mio essere stupendo divino e superiore».
«Ma sappi che non ti limiterai a questo. Dovrai ingoiare la sua sborra e non dovrai sprecarne nemmeno una goccia. Guai a te se lo offendi».
«Lo farò, mia divina signora, sarò obbediente».
«Perfetto…allora ci possiamo anche sposare, il mio è un sì già da ora, ma attendo che sia tu a farmi la proposta, inginocchiandoti davanti a me. Già mi immagino la fede tutta sborrata di un altro uomo ahaha» e scoppiò a ridere meravigliosamente e divinamente, umiliandomi. Quando mi inginocchiai davanti a lei per chiederle di sposarmi, mi guardò fisso e anziché rispondermi, si abbassò i pantaloni. Non capivo cosa volesse fare e mi confuse ancora di più, quando mi sputò violentemente in faccia. Scoppiò a ridere e poi senza darmi nemmeno il tempo di capire, mi pisciò in faccia.
«Apri la bocca e bevi» mi ordinò.
Obbedii, assaporando la sua deliziosa pipì mentre il cazzo mi tirava sempre di più.
«Fammi vedere cosa è successo là sotto». Glielo mostrai e vide la mia erezione. Scoppiò a ridere «eh ti basta poco, haha, sei proprio uno schifoso verme».
«Non è poco, mia Dea, è anche troppo per un verme come me».
«Silenzio!» mi disse tirandomi uno schiaffo.
Dio mio, quanto la amavo! Quanto era adorabile!
«Comunque sia la mia risposta è sì».
Ero l’uomo più felice del mondo. Ringraziai la mia Dea.
«Vai a lavarti, schifoso!»
Obbedii.
Al matrimonio si fece chiavare dal testimone, prima gli fece un pompino e poi si fece scopare sotto l’abito da sposa. Quando ci scambiammo le promesse davanti al prete, le scappava da ridere. Soprattutto quando mi baciò, pensando che con quella stessa meravigliosa e deliziosa bocca aveva appena succhiato un cazzo e assaporato della sborra. Questo lo so, perché a pranzo raccontò tutto a tutti, umiliandomi in pubblico e tutti ridevano. Io la amavo sempre di più. Era adorabile. Anziché baciare me, baciava il testimone, seduta sulle sue gambe.
Di notte dovetti masturbarmi mentre la guardavo fottere con il suo amante. Com’era graziosa la mia dolce sposa mentre leccava e succhiava il cazzo di quell'uomo, mentre lo prendeva nel culo e nella fica!
Quando lui se ne andò, lei mi diede l’onore di dormire nel letto con lei e persino di darle qualche bacio. Mi disse che se non l’avessi lasciata fottere con altri uomini, non si sarebbe mai fatta nemmeno sfiorare da me. Come potevo rifiutare? È così bella! Disse che però dovevo ancora attendere per meritarmi la sua divina vagina, che per adesso potevo al massimo leccare, preferibilmente quando era bagnata di pipì o di sborra, così gliela pulivo. Disse che si faceva sborrare volentieri dentro da altri uomini, ma che al solo pensiero di ricevere il mio disgustoso liquido nella sua meravigliosa fica, le veniva da vomitare. Infatti, quando osai dirle che almeno potevamo farlo per procreare, esclamò nauseata «bleah! Un bambino da te? Che schifo! E una Dea bellissima come me dovrebbe farsi inseminare da un verme schifoso come te? Ma come ti viene in mente una cosa del genere? Non dovresti nemmeno pensarla. Mi fai schifo, adesso esci dal mio letto e vai a dormire sul pavimento».
«Sì, Padrona» e obbedii. Per giorni fu arrabbiata con me e non mi lasciò dormire con lei, così ne approfittava per portarsi gli amanti e farsi chiavare nel letto, mentre io udivo i suoi dolcissimi gemiti di goduria. Ogni sera usciva con un uomo diverso, si vestiva sempre elegantissima.
«Amore, come sto?» mi diceva con dolcezza, perché quando fotteva con altri uomini era sempre di buon umore.
«Sei bellissima, tesoro. Sono sicuro che lo farai impazzire, il tuo amante, così come fai impazzire me».
«Grazie, tesoro» rispondeva baciandomi sulla bocca.
Un giorno venne da me scoppiando a ridere di gusto.
«Amore, ti devo dare una notizia eccezionale» e non la finiva più di ridere «ho fatto il test di gravidanza…sono incinta».
Ero felicissimo.
«Amore mio, ma è una notizia stupenda, che bello! ti amo tanto!» e lei continuava a ridere abbracciandomi e baciandomi «chissà di chi è, con tutti gli uomini che mi hanno scopata e sborrata dentro, ha ha ha».
Ovviamente non era mio, dato che le poche volte che mi aveva dato l’onore di entrare nel suo divino tempio mi aveva costretto a mettere il preservativo, scappando sempre orripilata e disgustata quando vedeva il mio seme nel sacchetto.
La feci sedere sulle mie gambe, coccolandola dolcemente e baciandola sulla bocca.
«Non importa, amore mio, mi prenderò cura di lui come se fosse mio, perché amo te e per questo amerò lui, perché è tuo figlio e io gli farò da padre e baderò a lui quando andrai a divertirti con i tuoi amanti», e così è stato.
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