Alessia

  • Scritto da Prometeo il 15/05/2022 - 05:03
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Alessia ti scopava con gli occhi, con il sorriso che le si disegnava sul viso ogni volta che la incontravo. Era una mia collega di lavoro da dieci anni, in realtà avevamo fatto pochi turni insieme, ma quei pochi erano bastati per capire che donna era.
Se voleva farti cadere, avrebbe impiegato poco tempo, magari facendoti l'occhiolino.
Quel giorno mi servì il suo corpo su un piatto d'argento, ed io suo commensale, avrei potuto saziarmi della sua carne.
Ero andato da lei per questioni mie, le avevo chiesto se poteva posare per delle foto da pubblicare sul mio sito. Faceva caldo ed era estate, un caldo umido della bassa, che si attacca alla pelle.
Mi accolse in casa seminuda,  ma questo da lei  me lo aspettavo, ero abituato a vederla mentre si cambiava di abito davanti. Ma vederla così a casa sua, mi spiazzo' per un attimo, cercai di contenere il mio stupore ma lei noto subito il mio cazzo che si faceva strada sotto la tuta.
Lo guardò soddisfatta e poi rise divertita, mi prese per mano e mi accompagno in mansarda, dove aveva preparato l'ambiente con dei cuscini bianchi posati sul pavimento in parquet.
Aveva addosso una felpa rossa senza reggiseno, un paio di slip bianchi semplici ma su di lei perfetti. Sottolineavano la forma del culo e della figa piccola e poco pelosa.
Io mi preparai,  le diedi due indicazioni, lei si sistemò i capelli lunghi lisci e si stese a terra a pancia in giù.
Fece un movimento, inarco' la schiena e alzò il culo, poi scostò le mutandine su un lato del sedere.
Avevo fatto già qualche scatto, lei mi guardò e disse: " ma non sarebbe ora che mi dessi il cazzo?"
Io sorrisi,  lei anche. Appoggiai la reflex a terra, mi spogliai e con il cazzo semi eretto che mi penzolava tra le gambe mi avvicinai a lei.
Mi accarezzò,  sorrise di nuovo, amavo quel sorriso, aveva mille significati, poi mi avvicinai al collo e le posai un bacio.
Sospirò.  Iniziai a percorrerle la schiena con la punta della lingua, fino ad arrivare al culo. Lo afferrai con le mani, la pelle era bianca e si discostava dal resto del corpo abbronzato.
Le allargai le natiche ed affondai la lingua sul buco del culo, leccai profondamente mentre con due dita rovistavo nella figa.
Aveva un culo caldo ed accogliente,  un buchino stretto ma facilmente penetrabile che riuscivo a lavorare a colpi di lingua.
Le sfilai le mutandine solo su una gamba, la  strinsi tra le mie braccia e le infilai il cazzo nel culo.  Ho sempre preferito iniziare da lì, dal culo. Iniziai a pompare, prima piano,  poi quando il buco si era ben allargato ed oliato Iniziai a colpire a fondo. Lo infilai per tutta la lunghezza, senza pietà.
I suoi gemiti,  il suono della sua voce, una voce piccola e seducente mi induriva il cazzo come il marmo e continuavo a pompare come un folle. Mezz'ora dopo mi fermai, lo tirai fuori e gli leccai il  culo per raccogliere con la lingua tutto il sapore di figa che era colato.  Cambiammo posizione,  io a terra. Mi prese il cazzo con una mano, con forza, quasi rabbia e lo infilò in bocca, iniziò a succhiare e sputarci sopra, poi la lingua sulle palle che quasi  esplodevano sotto la sua presa.
Mi infilò un dito nel culo, chiusi gli occhi e con un colpo strinse la cappella tra i denti. La guardai, lei mi guardo'. Vedevo la cappella schiacciata tra i suoi denti, stavo per esplodere.
Si alzò di scatto prese il cazzo e se lo infilo dentro la figa, fradicia che nel frattempo si era insalivata con due dita.
Inizio a saltare su di me, ci stringemmo le mani, ogni tanto le strizzavo un capezzolo e quando si abbassava su di me glielo succhiavo stringendoli tra le labbra.
Non aveva freni,  sentivo I liquidi della sua figa bagnarmi le palle, ogni tanto le prendevo i fianchi con le mani per farla ricadere più forte. Ad un certo punto la presi per i capelli e la tirai giu per baciarla. Lei affondò la sua lingua nella mia bocca, bevvi quella saliva.
Si alzò , si abbassò sul cazzo e mi disse: " sborrami sul culo "
Non me lo feci dire due volte, mi alzai, lei si mise a pecorina e con una mano si allargò il culo. Avevo davanti agli occhi quella vista magnifica,  due buchi allargati e fradici.
Le sborrai addosso, due fiotti caldi direttamente sul buco del culo, poi le strofinai la cappella sulla sborra e la spalmai fino alla schiena.  Si girò e ripulì tutto con la lingua.
Si puli le labbra con un dito, ingoio' lo sperma rimasto, poi si avvicinò, mi fissò,  sorrise e mi diede un bacio, lungo, pieno di se.
Caddi a terra,  lei su di me con la testa appoggiata al petto.
Per quel giorno avevamo dato, ci saremmo rivisti però altre volte.

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