Il filo del rasoio

  • Scritto da geniodirazza il 29/06/2021 - 13:20
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Il filo del rasoio 1

Ester, ora 22 anni, operaia di famiglia meridionale di recente immigrazione, è una splendida ragazza con tutti i migliori caratteri delle bellezze della sua terra; capelli corvini, occhi neri e sguardo profondo, viso angelico perfettamente disegnato in tutte le fattezze, corpo giovane ed armonioso con seno prorompente, fianchi ampi e modellati, gambe lunghe e affascinanti; da quando si è trasferita nella città industriale del nord, ha imparato rapidamente il modo per mettere in risalto la sua bellezza.

Con l’abilità acquista nel truccarsi, un grande gusto nello scegliere i capi di vestiario e un innato senso dell’equilibrio, riesce ad essere sempre in tiro, in perfetta forma e a dimostrare una classe assai superiore a quella delle coetanee rimaste al sud, anche comprando abbigliamento ai grandi magazzini; lo scontro con suo padre è quotidiano e viscerale, perché lui è portatore di una cultura atavica con punti fermi indiscutibili, soprattutto da una figlia femmina.

Ester sogna, come tutte le ragazze della sua età, il principe azzurro; ma per l’oppressione che in casa deve subire per l’ostracismo di suo padre e le raccomandazioni lacrimose della madre, si vede quasi costretta ad accettare, a 19 anni, la proposta di matrimonio di Franco, ora 25 anni, operaio specializzato, anche lui meridionale immigrato di recente, che naturalmente è benvisto da suo padre, per l’origine meridionale, e gradito da sua madre, che, per lei, vede nel matrimonio la sola via di fuga dalla tirannia del padre.

Pur di sottrarsi al dominio del despota, che avverte farsi ogni giorno più pesante, accetta il matrimonio anche se i suoi sogni la porterebbero a vivere la vita con più leggerezza ed entusiasmo; si trova di colpo ad essere moglie, fortunatamente per lei, di uno spirito aperto e disposto a consentirle alcune libertà che suo padre avrebbe sempre avversato; non lo ama, perché il suo sogno d’amore ha altri colori; ma riesce a viverci bene per qualche anno; si sottopone di buon grado ai doveri coniugali.

Gervaso, il padrone della fabbrica in cui lavorano sia lei che suo marito, è noto per essere un tombeur de femmes che non nasconde il suo amore per le conquiste e per le esagerazioni, per i regali faraonici che fa alle donne, prevalentemente operaie della sua fabbrica, con cui stabilisce volentieri relazioni adulterine, sopportate di malavoglia dalla moglie Lucilla, dirigente della fabbrica, che lascia correre perché, stranamente, anche lei sembra in attesa di una ‘rivelazione’ o di un principe azzurro.

E’ giovane, in fondo, poco più di quarant’anni, ma per amore si è abbracciata la croce di uno scapestrato inetto che stava per mandare in fallimento il lavoro di un secolo della sua famiglia; prese le redini dell’azienda, l’ha rilanciata ed ora dirige con oculatezza; ma anche lei guarda con interesse i giovani muscolosi operai che lavorano per lei e non si meraviglierebbe se un giorno uno di quei corpi scolpiti nella roccia la incantasse, attraverso gli occhi neri e profondi, e la convincesse all’amore.

Ester è stata avvertita che il padrone prende di mira più volentieri le giovani spose con corpo e viso particolarmente belli; in questo senso, lei è destinata ad entrare prima o poi nel mirino del ‘cacciatore’ e ci finisce puntualmente; un complimento particolarmente galante è la prima chiave per aprire le porte alla sua conquista; segue subito dopo il regalo di un particolare intimo coordinato di fronte al quale lei sbarra semplicemente gli occhi.

Si accordano che andrà a trovarla quando il marito è impegnato nei turni di fabbrica; a lui non è difficile stabilire quando ha via libera al letto della ragazza; si presenta con regali particolari, un gioiello, una confezione di trucchi costosi, profumi ed accessori che solleticano la femminilità di lei; Franco, per natura, neppure guarda cosa la moglie indossi e non si rende conto della progressiva escalation del suo intimo, dei profumi diversi e delicati.

E’ un buono, in sostanza, e fa totale affidamento sull’educazione della moglie, della quale conosce la tendenza a fantasticare su sogni impossibili, ma che ritiene incapace di qualunque colpo di testa per raggiungere obiettivi che le sono oggettivamente preclusi; è tanto fiducioso da non osservare piccole cose che non sfuggono al padre di lei, continuamente attento sorvegliare la figlia per tutelare la ‘famiglia’, intesa nel senso più lato, da ogni scandalo.

Ines, 24 anni, è un’amica di Ester, perdutamente innamorata senza speranza di suo marito e caposquadra del suo reparto, donna energica e piena di iniziative, quasi una spalla asciutta per Franco che la trova sempre disponibile per ogni evenienza; quando ha saputo, dalle voci del capannone, che Ester si è lasciata andare, ha cercato di essere vicina a lui senza far trapelare niente di quel che sapeva, visto che il cornuto, come avviene di solito, è l’ultimo a conoscere la verità.

Ester, in un impeto quasi infantile di giocare col sesso, ha invitato a casa sua Gervaso e, per l’occasione, ha indossato il suo intimo più prezioso, quello che il padrone le ha regalato, si è spruzzata il profumo più acuto, sempre dono di lui, e si è coperta solo con una vestaglia trasparente che non nasconde niente delle sue forme carnali ed invitanti; per l’occasione, si è anche depilata per avere la vulva più fresca e giovanile di sempre.

Quando lui bussa, lo va ad accogliere con tutti gli onori e lo riceve con un largo sorriso; lui, galantemente, le bacia la mano, poi l’attira a se e la bacia sulla bocca; istintivamente, è portata a confrontare il bacio con quelli, appassionati, pieni d’amore che le da suo marito appena torna dal lavoro e deve ammettere che questo è ben poca cosa; ma il garbo, l’eleganza di lui le fanno dimenticare le differenze; anzi, si rimprovera di metterlo in cattiva luce pensando a Franco.

Lo guida per mano alla camera, dove il letto conserva ancora il calore dei loro corpi, il suo più evidente e più recente perché il marito è già da ore al lavoro; l’amante la ferma ai piedi del letto, riprende a baciarla e le accarezza lussuriosamente la schiena, dalle spalle fino alle natiche che afferra con libidine e tira verso di se; Ester sente un sesso non eccessivo, inferiore a quello di Franco, ma strofina la vulva alla ricerca di un primo piacere.

Si impone di non pensare più a suo marito e decide di godersi la copula con tutte le sue implicazione, di cui si rende conto solo vagamente; non ha mai amato Franco e non prova nessun sentimento per questo maschio che la domina; ma gode molto a sentirsi ammirata e corteggiata anche nei gesti; lui scioglie il nodo della cintura di stoffa che lega la vestaglia e la fa scivolare a terra, portando in piena vista il corpo statuario della ragazza che ammira con evidente soddisfazione.

Lei si lascia guidare affidandosi, come d’altronde è solita fare con Franco, maledetto torna sempre nel suo pensiero, anche quando tenta di scacciarlo; lui la stende supina sul letto e lentamente si spoglia quasi con devozione; è un procedimento lungo, perché indossa un abito completo e ripiega ogni capo ordinatamente appoggiandolo sulla poltrona ai piedi del letto; resta solo con lo slip; la fa sedere sul bordo del letto; le accosta al viso la mazza che si è indurita nello slip.

Ester allunga una mano e prende il sesso, che trova dolce e delicato, quasi da bambino; il confronto con la mazza coniugale le scatta inevitabile; lo respinge e si dedica a questa nuova realtà; accarezza l’arnese da sopra l’indumento, poi lo scopre lentamente; quando lo ha davanti, dopo averlo manipolato sapientemente, come Franco le ha insegnato in tre anni di matrimonio, di masturbazioni e delle copule più varie, accosta le labbra e lecca dolcemente la cappella già umida.

Non deve fare un grande sforzo a prenderlo tutto in bocca; addirittura, senza spingere lo sente superare l’ugola e infilarsi in gola; trova spazio per continuare a leccare l’asta dentro la cavità orale e se ne meraviglia, abituata a superare conati di vomito quando il marito le spinge troppo in gola la mazza; la fellazione è sapiente ed efficace; lui deve fermarla, per non avere un orgasmo troppo rapido.

Mentre Ester deve ricacciare indietro, ogni volta, il confronto decisamente sfavorevole all’amante, lui non finisce di meravigliarsi, a mano a mano che lei mette in mostra la sua abilità amatoria e lui scopre una ragazza assai giovane ma in grado di trarre dal sesso piaceri che ha provato solo con donne mature ed abituate ad avere un rapporto antico col sesso; si eccita ancora di più quando si rende conto del misto tra candore ed esperienza che la donna gli sta offrendo.

Quasi per provare, a lei ma anche a se stesso, che è in grado di darle molto piacere, la spinge supina sul letto, si avventa sulla vulva totalmente depilata e ficca la lingua in vagina, mentre le dita catturano nella presa il clitoride e lo stimolano velocemente; Ester comincia a sentire gli effetti degli orgasmi e geme il suo godimento quasi senza interruzione.

Soddisfatto, Gervaso, si stacca dalla vulva e monta sul letto, la sistema al centro, si inginocchia fra le cosce e la penetra; Ester deve mettere in funzione tutti i muscoli del canale vaginale per sentire il bastone che non la riempie come è abituata; ma la stretta muscolare la porta a ‘mungere’ il sesso fino a godere di sentirlo catturato dentro di se; l’utero, non sollecitato come al solito, risponde però con dolci fremiti di goduria e lei esplode in un orgasmo entusiasmante.

La coscienza di tradire, di calpestare principi atavici e basilari della sua formazione la eccita profondamente ed è lei a dettare il ritmo della copula; lui, preso nel vortice del piacere di lei, si abbandona al possesso che subisce e lo gratifica; si stacca prima di eiaculare e la invita a girarsi; la mette carponi e si accosta alle natiche col viso; lecca a lungo, profondamente, dalla vulva all’ano e infila più volte la lingua nell’una e nell’altro; si solleva in ginocchio, accosta la cappella e la penetra a pecorina.

Ester avverte più direttamente la mazza che l’ha penetrata e gode molto di più; quando è vicino all’orgasmo, lui le chiede se può venire dentro; lei lo rassicura perché la prima cosa che ha fatto Franco è stata farle assumere la pillola per copulare a piacimento; lo spruzzo dello sperma contro la cervice dell’utero è più leggero del solito, ma lei se lo gode fino in fondo; si stendono sul letto supini, fianco a fianco, e lui e accarezza dolcemente i seni, succhiandole i capezzoli sensibili.

Mentre la masturba sapientemente, provocandole intenso godimento, le chiede se può penetrarla analmente, assodato che il suo arnese è inferiore, lei gli dice che lo fa spesso e che è disposta a dargli il didietro; risvegliandosi quasi di colpo, lui torna dietro di lei, la solleva per metterla carponi e le appoggia la cappella all’ano; entrerebbe senza problemi, ma lei fa in modo da farsi forzare l’ano, quasi che la mazza la turbasse mentre invade il canale rettale.

Dopo un paio d’ore di copule, alle undici e mezza, lei lo invita a lasciarla perché deve provvedere alle funzioni di massaia in attesa che il marito rientri intorno alle due; l’altro capisce, va a sciacquarsi in bagno, si riveste e va via salutandola con un bacio; all’ultimo momento, le lascia in mano un prezioso braccialetto che aveva comprato appositamente per quel loro primo incontro, per quella prima sessione di sesso.

Nei mesi successivi, si incontrano a scadenza quasi settimanale e copulano con sempre maggiore ardore; lei è ormai convintamente adultera ed ha appreso rapidamente i trucchi per lasciare il marito all’oscuro, a cominciare dalla cura con cui rassetta dopo ogni seduta di sesso alle moine che si inventa per il marito con cui copula puntualmente la sera di ogni tradimento per dargli la sensazione di una passione che è ben lungi dal provare; in realtà, celebra la sua libertà personale di tradirlo.

Una notte maledetta, in cui Franco ha il turno dalle venti alle sette, lui ha deciso di provare a passare con la giovane amante se non tutta la notte almeno una buona parte di essa; hanno espletato tutto il rito e sono a letto intenti alla copula; tutto è buio tranne una luce diffusa che viene da un balcone proprio davanti alla finestra che lei ha lasciato appositamente aperta; stanno finalmente copulando in vagina, quando lei si accorge di due ombre che scivolano lungo il letto, dalle due parti.

Il colpo la coglie all’improvviso, nel fianco e vede tutte le stelle del cielo, urla con quanto fiato ha in gola e si agita come tarantolata sotto i colpi che si abbattono feroci su tutto il corpo; perde i sensi, mentre i suoi occhi appena distinguono l’amante che viene percosso con analoga violenza; sviene per il terrore, per la vergogna, per un insieme di sentimenti opposti; l’immagine del marito tradito è l’ultima cosa che le passa per la mente; ma non è lui a colpire.

Franco è ancora alla pressa quando viene avvertito che deve precipitarsi a casa perché la polizia lo cerca; corre col cuore in gola; trova l’appartamento occupato da poliziotti e qualche vicino che lo guarda con compassione; il letto è disfatto e coperto di sangue; nota per terra un portafogli, lo raccoglie e lo consegna al commissario; diventa così ufficiale che sua moglie stava copulando col padrone della fabbrica e che qualcuno li ha massacrati.

Lo rassicurano che la moglie è in ospedale e che del suo occasionale ‘ospite’ non c’è traccia; ma non ci vorrà molto a trovarlo molto malconcio; il commissario gli consiglia di andare ad accertarsi delle condizioni della moglie perché quello è il suo interesse primario; mentre sta per montare in auto, lo raggiunge Ines che si è precipitata appena la notizia si è diffusa; la fa salire accanto e si avvia; è nero come un cielo in tempesta; l’amica innamorata non riesce a fare altro che prendergli una mano.

La ringrazia con lo sguardo e guida con la massima serenità che la situazione gli consente; trova Ester in una camera del pronto soccorso, tutta fasciata; chiede a un medico che gli riassume; è stata ferita da dieci colpi di scudiscio che hanno interessato soprattutto i fianchi, il ventre e la schiena; ci sono delle lacerazioni, ma si possono medicare e, se non risultano complicazioni, può anche tornare presto a casa; solo allora si accorge che nella stanza ci sono anche i suoceri.

“Io questa fogna a casa mia non ce la voglio più vedere; domani chiedo la separazione; riprendetevi questo modello di moglie!”

Vede che Ester, nonostante la sedazione, ha sentito e si agita; con lo sguardo cerca di dirgli che no, questo non può volerlo; non la cura e si allontana nel corridoio; Ines lo segue, si avvicina e gli dice pacatamente.

“Franco, questa è un chiara punizione e, a mio avviso, anche mafiosa; lo sguardo di tua moglie diceva che sospetta una vendetta di suo padre, perché ha disonorato la ‘famiglia’, tu sai quale; se la rimandi da lui, è morta.”

“Ines, per me lei è morta nel momento stesso che si è prostituita al padrone; immagino che tu qualcosa sapessi, ma non mi mai hai detto niente.”

“Sì, correvano voci, nelle ultime settimane; ma certe cose è meglio tacerle; vengono fuori da sole e, come adesso, in maniera tragica.”

Parlano con il medico di turno; gli dice che l’indomani faranno gli accertamenti per evidenziare possibili danni interni; se tutto sarà in ordine, potranno dimetterla anche nel pomeriggio; avverte che passerà a prenderla, nel caso; Ines gli chiede di accompagnarla al lavoro e di passare a prenderla l’indomani; vorrebbe esserci per aiutare tutti e due; il suocero domanda se ha deciso di cacciare la moglie; guarda Ines che gli fa segno di no con la testa.

“Voglio prima capire; per ora viene a casa; se la cosa è peggiore di quel che temo, dovrò cacciarla.”

“Una troia così non merita pietà.”

“Ha commesso un gravissimo errore e deve pagare; ma non voglio precipitarmi; non voglio essere io, a sbagliare, stavolta.”

Non accennano all’episodio, mentre l’accompagna al cancello della fabbrica; solo quando deve salutarla, le prende la mano con sommo affetto.

“Se le cose precipitano, cambierà qualcosa tra noi due?”

“Franco, lo sai che ti amo; adesso mi sento libera di dirtelo; deciderai tu, come ti detta la coscienza; non vorrei fare l’avvoltoio sulle disgrazie altrui.”

“Se un avvoltoio mi sta così vicino in questa vicenda, o è una colomba travestita o io devo farmi ribattezzare. Ti amo anch’io; e non avevo il coraggio di ditelo, prima.”

Franco deve tornare a casa, che è ancora presidiata dalla polizia; deve riposare, perché ha fatto il turno di notte e deve lavorare anche la notte successiva; Ines se ne rende conto; gli consegna le chiavi del suo appartamento, un monolocale in un zona periferica, e gli suggerisce di passare da casa, prendere un cambio per la sera e dormire nel suo letto.

“Senza di me, stavolta!”

Aggiunge scherzosamente; molto più seriamente, lui ribatte.

“Pensi che potremmo dormire insieme, più avanti?”

“Non fare il finto tonto; lo sai che sarei pronta a qualunque azzardo con te; ma lascia che le cose sedimentino, almeno!”

Prende le chiavi e fa come gli ha suggerito; passa da casa sua, dove non riesce nemmeno a fare una doccia, visto che la zona del crimine riguarda anche il bagno; preleva un cambio dell’intimo e si reca a casa dell’amica, che conosce per essere stato a cena con lei e con sua moglie; il letto è comodo ed ampio; si addormenta sognando di starci con Ines, che adesso, con la prospettiva di separazione vicina, gli appare più interessante come compagna.

Dorme fino a tardi; quando si sveglia, lei è già tornata ed ha preparato da mangiare per due; tenta di abbracciarla, ma lei si sottrae agilmente e gli vieta di andarle troppo vicino; c’è una situazione difficile da affrontare, lui potrebbe essere sospettato di essere mandante dell’aggressione e l’ideale non è dare vita ad una intimità certamente voluta ma che risulterebbe ambigua; capisce che il ragionamento non fa una grinza e si siede a tavola.

Torna a casa sua; un poliziotto lo avverte che stanno per andare via, esaurite le indagini, ma lo avverte che potrebbe essere chiamato come persona informata dei fatti, visto che si tratta di sua moglie e della sua casa; rimasto solo, si siede affranto sul divano e, per la prima volta da quando è esplosa la vicenda, si trova a domandarsi mille perché; si prende la testa fra le mani e, involontariamente, scoppia in singhiozzi, all’idea che una parte della sua vita è andata in fumo.

Si deve essere appisolato e si riscuote solo quando il telefonino squilla; è Ines che gli chiede cosa farà per cenare; andrà in mensa, prima del turno, e passerà serata e nottata in fabbrica; lei gli chiede se non preferirebbe cenare con lei, in casa di uno dei due o anche in mensa; sceglie la fabbrica, perché ormai deve affrontare l’impatto con gli altri operai; averla vicino può essere d’aiuto a superare le difficoltà inevitabili.

Si danno appuntamento per il giorno seguente, a pranzo in mensa, per andare insieme all’ospedale a risolvere il problema della destinazione di Ester dopo la dimissione dal nosocomio; Franco non smette di ringraziarla per la premura e sente montare un sentimento che non è solo di gratitudine; ora che il rapporto con sua moglie è decisamente rotto, pensa con insistenza e con convinzione al possibilità di sostituirla proprio con Ines.

Trovano Nicola e Lucia, genitori di Ester, che si sono ovviamente precipitati per partecipare alla discussione e decidere eventualmente anche loro; il padre è freddamente e tenacemente determinato a sottrarre la figlia all’immunità che gli concede il marito troppo condiscendente; la madre spera in un ravvedimento di sua figlia per salvarla dalla dittatura oppressiva di suo padre, troppo ligio alle leggi dell’omertà a cui obbedisce.

Franco guarda sua moglie con un sentimento di rancore, misto a compassione, non solo per la sciocchezza enorme che mette in discussione tutta la sua vita, ma anche perché la vede decisamente provata e sofferente; la tuta che deve avergli portato sua madre nasconde le ferite, che lui non ha neppure visto; lei se ne sta appartata e raccolta su se stessa, ostile al mondo e soprattutto ai suoi familiari, marito compreso.

Quando il medico consegna le carte e avverte che la degente può lasciare l’ospedale, firmando una liberatoria e impegnandosi a certe cure, il padre Nicola si rivolge al genero con piglio decisamente autoritario.

“Allora, cosa hai deciso, sei finalmente sei in grado di fare l’uomo e di assumere una decisione?”

Franco trattiene a stento un gesto d’ira.

“Domani mi rivolgo all’avvocato e presento la domanda di separazione; sappi, però, che fino alla sentenza di divorzio, tua figlia resta sempre mia moglie e l’ultima parola spetta a me, lo sai bene.”

“Non devi essere tu ad insegnarmi le norme della vita, visto che ti sei fatto mettere i piedi in faccia da una stupida ragazzina. Intanto, che ne fai di quella troia?”

“Per me te la puoi riportare a casa tua, forse saprai insegnarle come si rispettano le promesse fatte davanti al prete ed al sindaco … “

All’improvviso, Ester sembra risvegliarsi da un coma, scatta come una molla e lo prende per un braccio.

“No, Franco; ti prego, per pietà, non mi rimandare a casa di mio padre; quello mi ammazza; già ci ha provato … “

“Imbecille, come ti permetti di dire una cosa del genere? Ti mando in galera per diffamazione!”

“Ester, non puoi dire queste cose di tuo padre … “

“Ti prego, non mi mandare via!”

“Perché? Hai detto chiaro che non mi hai mai amato, che hai accettato di sposarmi solo per uscire dalla casa di tuo padre … ”

“E’ vero, non posso negarlo perché è così; ma se mi rimandi da lui, non vivrò a lungo … “

“Non c’è posto per te a casa ma; nel mio letto non ti voglio e non c’è posto nemmeno per dormire … “

Sta piangendo a lacrimoni grossi, la poveretta; Ines è intenerita; prende l’amico per un braccio.

“Franco, abbi pietà di una povera sciagurata; dalle un po’ di tempo; forse qualche rimedio si trova; andiamo a casa vostra e parlatene, prima di decidere … “

“Si, Franco; andiamo a casa nos …. tua e parliamone, prima; forse una via c’è e basta cercarla … “

“Se ti piace essere cornuto, fai pure … “

“Se sono cornuto è perché non avete saputo fare i genitori; me l’avete sbattuta davanti sapendo che non provava niente per me e tu, Lucia, non stare a piangere; lo sapevi che tua figlia sognava come una cretina un principe azzurro che non esiste; hai voluto che mi sposasse, per liberartene; ora sono io a pagare tutto; mi devo anche assumere la responsabilità di condannarla a morte, in mano a certi personaggi; quello che è successo lo dimostra.”

“Se tu fossi un vero uomo, avresti provveduto tu a liberarti di una adultera schifosa … “

“Già! Tu, da vero uomo, di tua figlia ti sei liberato scaricandola ad un altro e sapendo che era un sacco di immondizia; hai scaricato i tuoi rifiuti a casa mia ed ora vieni a fare il dominatore. Imbecille, vieni a casa con me, ma non ti perdono niente e pagherai tutto, fino all’ultimo … “

Ines si è avvicinata alla ragazza e le ha chiesto delle ferite; lei le mostra i grossi cerotti che sulle spalle e sul ventre segnalano i colpi inferti e probabilmente hanno causato lacerazioni non lievi; l’amica scherza.

“Beh, con queste decorazioni, al mare puoi andare solo se ti metti uno scafandro; nessun costume riuscirà a coprire queste cicatrici.”

“Dici che non spariranno?”

“Imbecille, quello che è sparito è il tuo matrimonio; rischi di sparire tu, fisicamente; e tu ti preoccupi delle cicatrici?”

“Ines, parliamone a casa; una soluzione c’è, ci deve essere; non posso morire così … “

“… come disse il suicida mentre si buttava sotto al treno; non riesci proprio a renderti conto che hai causato tu tutto questo?”

Sono in un impasse irrisolvibile; un’infermiera che ha ascoltato i dialoghi, suggerisce ad Ester di rivolgersi ad una delle associazioni che si prendono cura delle donne in difficoltà; indica nella ‘Nuova Famiglia’ il referente migliore perché dispone di case alloggio per donne abbandonate; Ester vi si reca, parla con una responsabile e viene indirizzata ad un appartamentino già occupato da due donne abbandonate dai mariti e in difficoltà economiche, come lei.

Suo marito si dichiara d’accordo perché, razionalmente, non la vuole più con sé; il padre, obtorto collo, deve accettare anche se preferirebbe punirla personalmente; Ester si avvia alla sua nuova esperienza di vita.

 

 

Il filo del rasoio 2

Sandra e Gabriella sono due persone simpatiche ed aperte, decisamente libertarie e decise a difendere la propria autonomia; abbandonate dai mariti perché si erano concesse qualche ‘libertà’, hanno lo stesso problema di un salario non idoneo a consentire di vivere serenamente; nell’alternativa tra prostituirsi, accettare la pubblica carità e rivolgersi all’associazione, hanno fatto la scelta e da qualche mese convivono nel piccolo appartamento dove almeno l’affitto è risparmiato.

Ester si adatta immediatamente, continua a lavorare in fabbrica, con qualifica di apprendista, quindi scarsamente remunerata, e cerca di adattarsi ad un tenore di vita congruo alle poche risorse, senza scivolare in condizioni, anche per lei inaccettabili, di trivialità e di prostituzione; ma è altamente difficile, nelle sue condizioni.

Franco, rimasto solo, sente crudele il morso del rimpianto della vita di coppia; avere saputo che sua moglie non era mai stata innamorata di lui gli fa male più di qualunque offesa ed umiliazione; cerca di continuare la vita di sempre e si attacca ad Ines, per la quale sente ora un particolare trasporto; lei però è troppo lucida per non capire che la sua crisi è dovuta solo alla caduta di certe abitudini familiari; nel suo vocabolario non esiste termine che indica vita di coppia.

Ne è innamorata, di questo è certa; ma non è convinta che lui la ami altrettanto; forse rimpiange di più la sintonia con la moglie, al di là delle corna; deciderà con calma quale rapporto stabilire con Franco e, se si accorgesse di desiderarne la compagnia, in maniera più o meno frequente, più o meno duratura, sceglierà il livello su cui fare attestare la loro relazione; glielo dice a chiare lettere e lui non può che accettare la sua lucida coerenza.

In parte lo sorprende, la convocazione della direttrice della fabbrica, quando lo manda a chiamare e lo riceve nel suo ufficio privato; lei evidentemente vuole notizie precise sulla storia tra la moglie e suo marito; ma, sin dal primo momento, assume un atteggiamento difficile da comprendere; Lucilla, infatti, è fortemente colpita da questo giovane operaio, decisamente bello come solo i meridionali ‘saracini’ possono essere; e lei è sensibile al fascino dei bei ragazzi, anche se è assai presa dal lavoro.

Quando poi il discorso si allarga dai pettegolezzi sulle corna ad una più generale visione delle cose, anche in fabbrica, ne apprezza l’eloquio convincente, la capacità di affabulazione e la competenza specifica specialmente in ordine a fatti amministrativi; gli chiede conto di queste sue conoscenze e lui rivela che è diplomato ragioniere, con un anno quasi inutile di frequenza ad Economia e Commercio; ha accettato per disperazione il posto di operaio.

Lei si sente particolarmente ispirata da questo giovane puledro e comincia ad essere particolarmente affettuosa, lo sfida sul terreno dell’intimità spinta e cerca di capire e di fargli capire che non disdegnerebbe approfondire a letto la reciproca conoscenza; i precedenti, d’altronde, suggerirebbero quasi di ricambiare la scortesia dei rispettivi coniugi e di ripagare gli errori con decisioni opposte e parallele; chiude a doppia mandata la porta dell’ufficio.

Franco non se la sentirebbe di provarci, ma è apertamente provocato e la recente delusione lo porta a guardare con occhio lubrico la quarantenne bella, elegante ed armoniosa che in quel momento gli sta parlando; Lucilla ha infatti abbandonato la ‘maschera’ della dirigente e gli si sta rivolgendo da femmina desiderosa di sesso e di affetto; lui ne ha da vendere e in pochi minuti si trova abbracciato a lei, sul divano degli ospiti, a baciarla con tutta l’anima.

Lucilla è molto più determinata e vogliosa di lui; presa da un imprevedibile raptus, decide di possederlo lì, subito, senza preamboli e senza precauzioni o formule; arrotola la gonna in vita, si stende sul divano e se lo trascina addosso; armeggia in qualche modo e gli abbassa i pantaloni fino alle ginocchia; si impossessa del sesso, lo manipola un poco, tra il meravigliato per la grossezza forse imprevista e il goloso per la libidine che e è scattata dentro, incontrollabile.

Franco non ha smesso di mulinarle in bocca la lingua e la sente sciogliersi in un torrente di lussuria che si fa saliva che corre da una bocca all’altra, quasi lubrificando le lingue che si muovono come falli in azione in piccole vagine; sono solo le loro bocche che si scambiano desiderio e voglia; lui avverte anche un intenso piacere che sfiora l’amore ed ha la sensazione di possedere quel corpo statuario e di esserne, allo stesso tempo, posseduto con desiderio vicino all’amore.

Lucilla porta la punta del membro all’imbocco della vagina, spostando solo il perizoma di lato, e spinge dal basso verso l’alto finché il sesso, quasi troppo grosso per le sue abitudini, le urta la cervice e la spingerebbe ad urlare; per fortuna lui sta ancora riempiendole la bocca col bacio straordinario che non si è quasi interrotto dall’inizio; l’urlo non esce fuori dall’ufficio ma si risolve in un gemito lungo, sensuale che fa godere lui assai più della penetrazione stessa.

La guarda interrogativo, perché sente l’orgasmo incalzare e non sa se è protetta; lei capisce la tacita domanda, accenna di sì con la testa e stringe a se il corpo dalle natiche sode di lui; si gode l’eiaculazione come il raggiungimento di una meta a lungo desiderata; se lo tiene stretto al ventre anche quando si è scaricato, perché lei sta continuando a rilasciare fluidi e umori senza sosta; se ne stanno così, strettamente abbracciati baciandosi su tutto il viso, per alcuni momenti.

Poi lei allunga una mano su un tavolino lì accanto e prende dei fazzolettini, con cui avvolge il sesso mentre lo sfila dalla vagina; ne appallottola altri e se li appoggia dalla vulva rimettendo a chiusura la stoffa del perizoma; lo fa scendere e, mentre lui si rimette a posto il pantalone, lei si riassetta la gonna; si trovano, faccia a faccia, un poco imbarazzati per la situazione, col viso sconvolto e scarmigliati per la copula recente; lei rompe il silenzio.

“E’ stato il momento più bello che ho vissuto negli ultimi anni; ho fatto l’amore in maniera meravigliosa. Sei sempre così dolce, a letto?”

“Non ho copulato, se è questo che vuoi sapere; ho fatto l’amore e ci ho messo tutto quello che il tuo corpo, ma anche la tua passione mi ispiravano; non mi pare che sia stata solo una sveltina per te, ci mettevi troppo sentimento.”

“Ma quale sveltina?! Ti ho amato con tutte le fibre del corpo; mi dispiace solo che non sia stato possibile fare le cose come sarebbe mio desiderio!”

Sta aprendo di nuovo la porta dell’ufficio, ma nell’aria ristagna odore di sesso; aziona l’aeratore anche se non fa caldo.

“Senti, Franco, con che mansione lavori in fabbrica?”

“Sono operaio semplice; ma ti ho già spiegato che è stato un ripiego necessario; ho un diploma da ragioniere e ho frequentato un anno ad Economia e Commercio che non ha nessun valore per il mio lavoro.”

“Questo lo dici tu; ora che ti ho assaggiato, non credere che sia disposta a lasciarti andare; non capisco come tua moglie abbia potuto apprezzare quella lumaca inutile di mio marito, mentre disponeva di questo strumento di piacere; forse si è fatta irretire dai regali che lui dispensa a piene mani con le mie carte di credito. Succede, purtroppo. Comunque, io voglio un amante appassionato come te; e ti voglio vicino a me.

Adesso dispongo perché ti venga affidato un ruolo che mi invento, per esempio consulente economico; occupi una scrivania nell’ufficio vicino al mio e diventi il mio uomo di fiducia, ma soprattutto il mio amante neanche tanto segreto; ti chiedo solo di darmi l’amore che mi hai testimoniato pochi minuti fa ogni volta che ne avrò bisogno; puoi tenerti tutte le compagne, le conviventi, le amanti, le mogli che vuoi; in certe ore devi essere solo mio e tutto per me. Ti sta bene o ti ritieni offeso?”

“Perché dovrei offendermi? Mi stai proponendo il bengodi del lavoro e la dolcezza dell’amore; chiedi e sarai accontentata; posso chiamarti Lucilla, in privato?”

“Anche in pubblico; te l’ho detto, non sarai l’amante clandestino ma il giovane amore per cui perdo la testa, come l’ho persa adesso al punto di copulare in ufficio, chiudendo solo la porta. Adeguati e vivremo ore meravigliose; col ruolo, crescerà anche lo stipendio e penso che ti farà piacere.”

Diventano amanti a tutti gli effetti e lei gli fa assegnare la scrivania nell’ufficio adiacente al suo; talvolta lo chiama perché sente l’urgenza di un copula veloce anche in orario di ufficio; più spesso, se ne vanno in una casetta che lei ha in una località turistica vicina e ci passano ore da infarto di amplessi infiniti e vari; quando è costretta, per ragioni di rappresentanza, a viaggiare per convegni, naturalmente sceglie Franco come accompagnatore.

Normalmente, cercano di mandare giù a forza le occasioni ufficiali con conferenze, discorsi, chiacchiere varie, pranzi e cene di lavoro; il vero scopo lo raggiungono quando si ritirano nella camera d’albergo che hanno riservato, quasi sempre una sola doppia per entrambi; qualche volta, per salvare la forma, camere separate di cui una con letto matrimoniale; in quelle camere si consumano le notti d’amore più belle e più intriganti, che affascinano lei, più che lui, e comprendono amplessi della durata di ore; per mesi il loro menage procede serenamente; e tutti ne sono a conoscenza.

Ines, dopo la scena all’ospedale, si è tenuta alquanto lontana dall’amico, per evitare che la sua passione, emergendo all’improvviso, potesse creargli qualche disagio nella vicenda legale che si va profilando per la determinazione delle femministe dell’Associazione a fare di quella separazione un modello esemplare di sconfitta del maschio oppressivo, nonostante le chiare evidenze delle colpe di lei sin dalla genesi del matrimonio, usato dichiaratamente per sfuggire alla tirannia paterna.

Ester aveva detto apertamente di essersi sposata senza provare nessun affetto per il marito e che ne aveva chiaramente tradito la fiducia portandosi nel letto matrimoniale il padrone che le faceva regali costosi; ma le donne dell’associazione sono certe di poter dimostrare un atteggiamento prevaricatore e maschilista nel marito che avrebbe, per loro, incaricato degli esecutori di punire gli adulteri a scudisciate; saltati i tentativi si soluzione pacifica, si profila un lungo e difficile processo.

Quando sa che l’amica ha accettato di avviare contro suo marito un processo per maltrattamenti, le toglie persino il saluto e sottoscrive una petizione delle operaie perché la manifesta immoralità, pessimo esempio per tutte, venga rimarcata non confermando il contratto ad un’apprendista quale Ester è; anche su questo, le donne di ‘Nuova Famiglia’ decidono di dare battaglia sindacale, ma hanno poche chance di spuntarla, per la precarietà dell’assunzione.

Dopo qualche settimana, si viene anche a sapere della promozione toccata a Franco e delle motivazioni che sono a monte; Ines ne è profondamente turbata e decide di fare chiarezza con lui personalmente; fa in modo da incrociarlo in mensa, dove lui consuma regolarmene tutti i suoi pasti, e gli chiede senza preamboli cosa gli sia successo e che cosa abbia in progetto, specialmente in riferimento alla loro amicizia.

Franco, che era stato sempre leale come lei aveva più volte sperimentato, le confida serenamente che ha ceduto alla passione per la direttrice della fabbrica anche e soprattutto per mandare un segnale agli autori del blitz contro sua moglie; sa perfettamente, essendoci nato e vissuto, che nel paese da cui proviene le cose hanno uno sviluppo difficile da spiegare fuori da quel clima di tacita sottomissione ad altre leggi, quelle dei malavitosi dominatori.

Il padre di Ester era stato compagno di banco e fratello di latte di un personaggio che era assurto al ruolo di capo assoluto del territorio; la sua opinione è che neppure il suocero sia responsabile ma che la spedizione punitiva sia stata decisa ed ordinata in Calabria e realizzata con emissari che nessuno avrebbe mai potuto individuare; secondo la logica ferrea di quel mondo, lui avrebbe dovuto lavare l’onta personalmente, se voleva essere considerato un vero maschio.

Se non lo fa, ogni errore della donna sarà punito; non l’avrebbero ammazzata, a meno che lui non avesse dato il placet alla soluzione definitiva; anche il padre della moglie è fermo in quelle convinzioni e la ribellione di Ester la pone a grave rischio; da lui si aspettano il rifiuto definitivo della donna, col divorzio, o almeno una scelta ‘da maschio’; diventare l’amante della moglie dell’amante di sua moglie, al di là del gioco di parole, diventa la via per tacitarli, almeno sul momento.

Questo comporta che, con Ines, lui può scegliere solo il percorso dell’amore vivo, come era sempre stato, senza giungere al concreto; le confessa che, nonostante tutto, lui è ancora visceralmente innamorato della moglie che non l’ama e l’ha tradito; per questo, non può chiederle di andare a vivere con lui senza creare pericolosi squilibri, anche nel suo intimo; Ines si limita a ribattere che non chiede né matrimonio né convivenza, vuole solo il suo amore.

“Se intendi che ci vediamo, che pranziamo e ceniamo insieme, che qualche volta, molte volte, dormiamo anche insieme, io sono pronto a farlo perché l’affetto per te è tanto ed è di vecchia data; solo, non posso assicurarti la fedeltà e la continuità per non incorrere, sia io che tu, nelle ire dei ‘santi protettori’ di Ester che godrebbero a massacrarci.”

“Senti, caro amico, visto che il tuo amore è Ester, io non ti chiedo carte bollate e garanzie di fedeltà o di eternità; voglio sapere solo se nel ventaglio delle tue passioni un posto per me lo trovi; poi possiamo discutere di modi e tempi, senza burocrazie e senza limiti. Mi vuoi un po’ di bene?”

“Amore mio, e lo dico senza ironia e senza niente togliere a mia moglie, io non voglio darti solo affetto; io ti amo e voglio fare l’amore con te, ti è chiaro? Dimmi quando dove e come vogliamo toglierci di dosso le fisime degli amici eterni e vuoi diventare anche la persona che amo, anche fisicamente, in barba al mondo.”

“Okay, adesso ragioniamo; io non sono un’impiegata cara alla padrona; dopo pranzo ho il turno di lavoro che finisce alle 22; ti va di trovarci davanti ai cancelli per andare a mangiare qualcosa, da te o da me, e passare una meravigliosa notte di sesso e d’amore?”

“Come vedi, bastava essere chiari! Al di là degli scherzi, a fine turno mi troverai davanti ai cancelli e sarò tuo fino al mio turno di lavoro domani mattina … A proposito, con tutto il rispetto alla troia tua amica, io ti amo veramente. Cosa devo comprare per cenare stasera a casa mia, che è più comoda ed ampia?”

“Quello che più ti piace; amo tutto quello che ami tu; il dolce non lo comprare; ci penserò io a portarti tanta dolcezza … “

Puntualmente, all’uscita dai cancelli, Ines trova Franco che l’aspetta come ad un primo appuntamento; le consegna anche un mazzetto di fiori di campo, perché sa che lei li adora; lo ricambia con un bacio sulla guancia, per non fornire ulteriore combustibili alle voci maligne; lui le cinge la vita con un braccio, anche per sentire finalmente il corpo che desidera, e si avviano all’auto di lui parcheggiata nei pressi.

Chiusa dietro le spalle la porta di casa, finalmente possono scatenarsi in un bacio di lussuria e di affetto che da tempo correva sotto traccia tra i due; lui le carezza dolcemente il corpo e si attarda sui seni, ancora coperti dai vestiti, le percorre la spina dorsale dal collo fino all’osso sacro e palpa con amore le natiche compatte e morbide al tempo stesso; è lei a staccarsi e ad invitarlo a mangiare, perché è già tardi.

Cenano rapidamente; ma non possono impedirsi di cercarsi con gli occhi e con le mani che sfiorano l’altro ad ogni occasione; le proclamazioni di affetto limitato perdono valore quando si perdono nello sguardo altrui e si comunicano passione, desiderio e quel pizzico d’amore che, per Franco, è già tanto, visto l’atteggiamento di rifiuto che Ester ha dichiarato apertamente; il bacio con cui si incontrano alzandosi da tavola dice tutto sulla tenerezza dell’incontro.

Siedono sul divanetto, vicinissimi e prendono il caffè, nonostante l’ora ormai tarda; non hanno nessuna intenzione di addormentarsi presto; deposta la tazzina, lui la abbraccia e riprende a carezzarla, stavolta sbottonando il vestito per avere spazio di accesso al seno matronale di lei che accarezza in tutto il suo volume prima di dedicarsi alle aureole delicate e ai capezzoli puntuti che sprizzano desiderio.

Lo prende per la mano e lo accompagna alla camera; si spoglia con provocante dolcezza, mentre lui si priva rapidamente della tuta e dell’intimo; è già nudo, con il sesso duro in un’erezione da ricordare; lei agguanta il fallo e lo masturba delicatamente mentre lui la bacia con voluttà e le rovista la bocca con lingua avida di piacere; lei risponde e avviano un duello di lingue che provoca libidine e goduria a tutti e due.

Ines si sfila reggiseno e slip, si porta una mano di lui sulla vulva e lo stringe per le spalle, mentre cerca il sesso e riprende a masturbarlo; Franco è all’apice della libidine e vorrebbe assaporare l’amore di quella donna amata in silenzio per mesi; lei si siede sul bordo del letto, tira a sé, per le natiche, l’uomo ed accosta il sesso al viso; se lo fa correre sulle guance, sugli occhi, sulla bocca; lo lecca delicatamente in punta godendo dell’afrore che emana, di maschio, di amore, di sesso.

Poi apre le labbra e si fa penetrare in bocca, accompagnando con la lingua la cappella che scivola contro il palato e l’asta che stringe con le labbra; usa la mano per eccitare la parte che lascia fuori, perché la mazza è troppo, per la sua bocca e per il suo desiderio di copulare, non di farsi violentare; quando la punta supera l’ugola e minaccia di invadere l’esofago, lo trattiene con la mano che lo stringe fuori e succhia voracemente; lui si limita a lanciare gemiti di piacere.

Vanno avanti per un poco; un paio di volte lei gli strizza i testicoli per impedirgli di godere in bocca; Franco sfila il sesso dalla bocca, la spinge sul letto, solleva le ginocchia e si china con la bocca sulla vulva; percorre con la lingua un tratto dell’interno coscia, da una parte e dall’altra, finché si dedica alle grandi labbra che mordicchia dolcemente; scava con la lingua tra le piccole labbra e raggiunge il clitoride che prende a tormentare con le labbra e coi denti.

Ines sembra impazzire di piacere; si agita come tarantolata, gli stringe la testa tra le mani e lo incita a continuare, a farla godere, a dargli amore; lui è felice di sentire il piacere di lei alzarsi fino all’orgasmo che gli esplode in bocca con uno squirt che quasi non conosceva, perché Ester lo nascondeva; prosegue per un tempo infinito a leccarla tutta, dal monte di Venere all’ano, insistendo sulla vagina che reagisce con effluvi di umori.

“Prendimi, ti prego; adesso ti voglio sentire dentro; voglio sentirmi tua e voglio possederti completamente!”

E’ quasi una preghiera, quella di Ines che sta davvero toccando vertici mai provati di passione, di affetto, di amore; lui è quasi stordito dalla rivelazione del sentimento che lei manifesta senza riserve; sentirla godere e urlare il suo piacere era il sogno segreto, in fondo; ed ora si trova di fronte a una donna appassionata come quella che sta fra le sue braccia, sul talamo che sua moglie aveva profanato e svilito con copule inspiegabili.

La fa spostare al centro del letto e le va sopra; la abbraccia con tutto il corpo ed è felice di sentire le punte aguzze dei capezzoli contro il torace, il ventre teso e piatto contro il suo leggermente molle, ma comunque morbido e accogliente, il pube evidente che strofina quasi dolorosamente il suo, insieme alla radice del fallo che si è appoggiato tra le cosce statuarie; lei gode infinitamente si sentirsi ‘oppressa’ dal corpo di lui, tonico e muscoloso per il lavoro duro; lo abbraccia con desiderio.

Franco si sistema tra le sue cosce ed appoggia la cappella alla vagina; Ines allarga le gambe di quel tanto che consenta a lui il varco per penetrarla; spingono insieme, lui dall’alto lei dal basso, e il fallo percorre tutto il canale vaginale fino alla cervice dell’utero; lei si sente aprire tutta, fino al cervello e urla il piacere che ogni progresso dell’asta le dà in vagina; lui sente il membro stranamente risucchiato dal desiderio di lei che lo cattura nel suo corpo.

Stanno immobili per qualche minuto, quasi per assaporare la dolcezza della penetrazione non violenta; poi lui comincia a montarla, prima con movimenti dolci e lenti, poi con sempre più foga e forza; lei decide di limitarsi a gemere per il piacere che le provoca la monta e urla quando esplode i suoi orgasmi; nel tempo che lui la cavalca con passione ed amore, sono tre le volte che si sente esplodere il ventre dal piacere; poi lui eiacula e gli spruzzi sono altrettanti orgasmi per lei.

Si rilassano, alla fine, lei languida e abbandonata, lui che si sforza di non pesarle sul corpo con la sua stazza; con un gesto imperioso, lei lo spinge supino al suo lato.

“E’ stata la copula più bella della mia vita!”

“Non avevo provato tanta passione neanche nei momenti migliori con mia moglie; credi che sia amore?”

“Che cosa sia per te, non mi interessa; per me è stato il momento più alto dell’amore.”

Le ore successive sono di passione pura; Ines decide di prendersi quel sesso completamente, in ogni parte del corpo; per questo, gli chiede di prendere il lubrificante e si fa penetrare analmente, a pecorina, la prima volta, per rendere più agevole la penetrazione; subito dopo, gli chiederà di farlo sul bordo del letto, lui in piedi e lei sdraiata per guardarlo in viso mentre la possiede; in quelle ore, si fa possedere ancora in vagina, fino a sentir male; le sue tette lo accolgono nelle spagnole più belle.

Prima di cedere al sonno, lei gli chiede come si regolerà con Lucilla, notoriamente sua amante; la rassicura che il rapporto è chiaro, leale ed aperto; le dirà che ha una compagna che ama ma che non le negherà il sesso che gli volesse chiedere; confida anche ad Ines che è quasi certo che la sua ‘stagione di sesso con la padrona’ è agli sgoccioli perché lei si stanca presto dei giocattoli e li sostituisce rapidamente; lei è convinta ma ne resta turbata.

Da quell’occasione, Franco si divide agevolmente tra la passione di Ines, che si rivela più intensa e profonda di quanto detto e confermato all’inizio, e le voglie di Lucilla che lo usa ancora alcune volte per farsi accompagnare, copulando alla grande, in alcuni incontri in località diverse; poi gli presenta un ragazzo di un reparto diverso dal suo, del quale è evidentemente invaghita; si limita solo a chiederle cosa sarà della sua collocazione lavorativa.

Lo rassicura che niente cambierà di quello che è stato deciso; lui entrerà nella squadra del reparto ragioneria, che merita per la formazione e le qualità dimostrate; forse qualche volta gli chiederà ancora ore di sesso meraviglioso; ma sarà lei che lo implorerà e lui, se non potesse o non volesse, potrebbe anche impunemente rifiutare; Franco le obietta che, oltre a copulare con grande gusto, ha maturato anche un reale affetto per lei e, a meno di impedimenti gravi, non sparirà nel nulla.

Finisce per stabilire con Ines un menage strano; ottimi colleghi di lavoro, si incontrano appena possibile a pranzo e a cena, in mensa o nella casa di uno dei due; mantengono separate le vite, anche se passano molte ore del giorno e tutte quelle della notte a copulare, in una delle due abitazioni; l’equilibrio instabile raggiunto sembra soddisfare ampiamente sia lui che lei; resta appesa nel nulla la condizione di Ester, adesso col problema del posto di lavoro perché non le hanno rinnovato il contratto.

 

 

Il filo del rasoio 3

Si mettono sempre peggio le cose, per Ester, alla quale è stato comunicato che la fabbrica non le rinnova il contratto; gira per tutta la città alla ricerca di un lavoro alternativo che le consenta di mantenersi quel minimo che le serve per non dover cedere alle pressioni di suo padre che vorrebbe relegarla in casa e privarla, in definitiva, di ogni libertà di movimento; in uno dei suoi pellegrinaggi, incontra un ragazzo che aveva qualche volta incrociato in fabbrica; lui si offre di accompagnarla a casa.

Non gli dice di no e percorrono poche centinaia di metri insieme; sul portone, lui azzarda un leggero bacio su una guancia; lei, sorridendo, lo lascia fare, lo saluta con la mano ed entra; alle amiche coinquiline racconta la tristezza di non trovare nessuno sbocco perché non ha nessuna qualifica da proporre, nessun titolo di studio adeguato e la sola esperienza di lavoro come apprendista in fabbrica, da cui però è stata praticamente licenziata senza nessuna referenza; è alle corde, ormai.

La sera vanno a letto presto, come è nelle loro abitudini; si sveglia di colpo, perché avverte qualcosa di anomalo; prima che riesca a rendersi conto, si ritrova nella situazione già vissuta con Gervaso, il marito della padrona della fabbrica; le mani sono legate, la bocca è imbavagliata e qualcuno, dal buio, manovra abilmente uno scudiscio per colpirla cinque volte sui fianchi, sulle natiche, sulla schiena.

Si abbatte semisvenuta e dolorante sul letto, mentre la sua stanza improvvisamente si affolla perché sono entrate le due ragazze spinte con malgarbo da due energumeni che la minacciano con un coltello; il terrore si tocca con mano, mentre gli incappucciati strappano di dosso alle donne i vestiti e le spingono per terra violentemente; le ragazze non hanno neppure la forza di urlare, minacciate come sono; le imbavagliano per impedire ulteriormente grida di allarme e le stendono supine.

I due si sfilano i pantaloni ed Ester comincia a tremare all’idea di quello che possano fare; puntualmente, come temeva, l’obiettivo prima diventano le due amiche; Ester è costretta a guardare supinamente mentre i due le aprono con malagrazia e si fiondano su di loro; hanno delle mazze notevoli e prendono a copularle con una violenza disumana; una delle due fa segno che se si calmano le cose posso funzionare assai meglio.

Quello che sembra il capo e che è rimasto sempre fermo accanto a lei, fa segno di calmarsi; vede che le penetrano con meno violenza e, stranamente, si accorge che le due non oppongono resistenza, anzi sembrano partecipare attivamente alla copula; sa che sono molto calde, al punto che hanno tradito i mariti in cerca di mazze più possenti; sa anche che non fanno sesso da qualche mese e che i tutti i loro sensi sono vivamente accesi.

Una delle due sporge la testa all’aggressore con tale dolcezza che quello sembra sciogliersi; le slega le mani e lei lo avvolge in un incredibile abbraccio quasi d’amore; il maschio allora le toglie anche il bavaglio e si baciano lussuriosamente; l’esito appare assolutamente surreale, perché Ester sa perfettamente che sono venuti ad imporle una punizione, non sa per quale colpa presunta; le due invece sembrano usare l’aggressione per godere finalmente un po’ di sesso.

Mentre focalizza mentalmente i punti che le scudisciate hanno leso, lei non può fare a meno di scandalizzarsi nel vedere le due donne che rapidamente si stanno adeguando e si concedono agli aggressori; prende coscienza a quel punto quanto orribile possa essere apparsa la sua posizione quando l’hanno colta a tradire suo marito nel letto nuziale; lei, in fondo, non aveva neppure concesso troppo piacere alle copule, come queste sembrano fare.

Vanno per le lunghe i tre, visto che anche il capo si è aggregato ed è andato ad assaggiare con gusto i piaceri che le donne ora offrono senza mezzi termini; Ester assiste a copule che non avrebbe nemmeno immaginato, quando una si fa prendere a pecorina mentre sta piegata sul sesso di un altro che ingoia fino al pube, con disinvoltura; l’idea di una doppia copula era assolutamente fuori da ogni sua convinzione.

Invece vede che l’altra ha fatto stendere un maschio a sesso ritto, si è impalata di vulva ed ha invitato il terzo, rimasto inoperoso, a penetrarla analmente; quasi urla di rabbia, nonostante il bavaglio quando la vede posseduta da tutte e due le parti e sente i gemiti soffocati che nascondono urla di godimento che le fanno stravolgere lo sguardo al cielo; quello che sta succedendo potrebbe essere letto da chi comanda la spedizione come una sua connivenza con donne perdute.

Ha capito che forse il bacio del ragazzo al portone, intercettato dalle spie che la controllano, è stato riferito come l’accompagnamento di un corteggiatore o addirittura di un amante e che la ‘punizione’ è scattata automaticamente; è sicura senza ombre che non c’entra Franco, incapace di pensare certe cose; forse non c’è nemmeno lo zampino di suo padre che non arriverebbe a tanto; lui si limiterebbe a tenerla in clausura e arriverebbe a ucciderla, ma non la torturerebbe.

L’unico mandante, per lei, può essere solo il ‘fratello di latte’ di suo padre, quel ‘don Calogero’ temuto e rispettato che si considera padrone del territorio e custode dei sani costumi di un passato da cavernicoli; per quelle ‘leggi’, l’unico boia ammesso è suo marito, quello il cui onore risulta calpestato; Franco potrebbe ammazzarla personalmente o limitarsi a ripudiarla; in quel caso sarebbe alla mercé dei malavitosi; per sua fortuna, lui si è rifiutato in sua presenza; ma non può fare niente, adesso.

Devono averci preso gusto, i ‘punitori’, a copulare con le ‘perverse’, tanto è vero che ora sembra quasi di assistere ad un’orgia indifferenziata con tre maschi notevoli, probabilmente di origine meridionale spediti apposta al nord, e due ragazze che del sesso non si fanno nessun problema; addirittura, una delle due li prega di usare i preservativi o di non venire in vagina per evitare maternità pericolose.

Per sua fortuna, il dolore è tanto intenso e continuo che finisce per perdere conoscenza, forse si addormenta perché nessuno si cura di lei e, se avesse subito gravi danni, morirebbe senza che se ne accorgessero; si risveglia in uno scenario deja vu con la polizia che fa rilievi e gli infermieri che la caricano su un’ambulanza per portarla all’ospedale, dei tre nessuna traccia; le ragazze stanno rilasciando dichiarazioni inevitabilmente confuse che riferiscono di un’aggressione armata e violenta.

All’ospedale cominciano anche gli interrogatori che ha già vissuto; come l’altra volta, i sospetti si appuntano su Franco non come esecutore ma come mandante; nei fatti, lui è in grado di dimostrare che era centinaia di chilometri perché accompagnava Lucilla ad un’assemblea di industriali; per quel che attiene al ruolo di mandante, è la stessa Ester che deve ammettere che lui non era tanto coinvolto con la malavita del paese da poter ordinare due spedizioni punitive di quella portata.

Per la causa in tribunale, sulla richiesta di separazione e di divorzio, l’associazione ‘Nuova famiglia’ le ha assegnato a rappresentarla Licia, un avvocato donna che è famosa per le nobili battaglie che ha condotto, con successo, anche contro personaggi in vista e potenti; per avere ulteriori informazioni su quell’episodio terribile, non esita ad andare in ospedale e chiedere di assistere alla deposizione di Ester; sospetta che almeno il padre abbia agito spinto da ataviche convinzioni punitive.

Rimasta sola con l’assistita, chiede ad Ester se c’entra la famiglia; lei chiarisce che, presumibilmente, è stata la ‘famiglia’ che l’ha giudicata e condannata; precisa che per famiglia non intende quella anagrafica e di sangue; per chiarire quel poco che conosce, le parla di don Calogero, fratello di latte di suo padre e dominatore assoluto del territorio da dove proviene; spiega che, per ataviche leggi tribali, la perseguitano perché la ritengono indegna.

Non la uccidono perché ci vorrebbe l’autorizzazione del marito, il cui onore è stato calpestato; vorrebbero o che fosse lui a lavare personalmente l’offesa o che, se non se la sente, lasciasse via libera ai ‘punitori’ che l’ammazzerebbero; se suo padre la riportasse a casa sua, sarebbe destinata ad una lunga clausura almeno fino a che il marito la rinnegasse; comunque, è destinata a morire tra mille sofferenze per pagare l’offesa al clan.

Si rende conto, ed è la prima volta, che la sua vita è nelle mani del marito; sa che lui non decreterà mai una condanna a morte; ma se e quando fosse pronunciata la sentenza definitiva di divorzio, lei sarebbe preda libera per i calabresi; le resterebbe solo decidere di ammazzarsi, perché ormai è condannata; lei non ha il coraggio di uccidersi, non vuole morire e spera solo che, per un qualche miracolo, suo marito perdoni l’offesa e la riprenda con se, a costo di apparire vile e da condannare a sua volta.

L’avvocatessa telefona ad una collega in Calabria, la quale, con sua meraviglia, è al corrente della vicenda che ha fatto scalpore in un certo ambito; le consiglia molta prudenza e un atteggiamento rigoroso, perché la ragazza ha commesso un errore ritenuto imperdonabile in certi ambienti e quello non è un caso di maschilismo ma forse addirittura di mafia; mentre parla ancora con Ester, arriva Franco che chiede ancora a sua moglie di farsi ospitare da suo padre.

All’avvocatessa spiega che lui è in pericolo, perché non gode di protezioni, anzi rischia di essere iscritto nel ’libro nero’ per l’atteggiamento poco virile in un caso di tradimento; per questo, non può ospitare Ester da separati in casa; anzi, sta cercando di dare di sé l’immagine preferita dai malavitosi, di grande macho anche se non è nel suo carattere; avverte che per casi come quelli sono esplose faide che hanno travolto intere famiglie.

A testimonianza, fa osservare che le ragazze coinvolte nell’aggressione sono vittime innocenti di qualcosa che non le sfiora; non si meraviglierebbe se il livello si alzasse e toccasse la stessa famiglia di Licia e l’Associazione; lei non è affatto disposta ad abbandonare una lotta che la intriga; ma ha numerose avvisaglie in poco tempo; al tribunale, senza che lo abbia richiesto e senza nessuna possibilità di pagare la parcella, arriva un principe del foro a tutelare lui.

Franco capisce che la situazione si fa ancora più brutta per Ester; a Licia suggeriscono in molti di lasciare perdere; poi cominciano gli ‘avvertimenti’; lei si trova con le gomme dell’auto squarciate, denuncia al giudice l’attentato, ma si trova di fronte al muro di non avere prove che i fatti siano collegati; suo marito viene investito da un’auto, il figlio subisce velate minacce; l’Associazione si rende conto che il caso è particolare e costituisce pericolo per tutti.

Per di più, Ester è stata licenziata dal lavoro e non ha nessuna possibilità di mantenersi senza il sostegno del marito o della famiglia; viene convinta a subire la tirannia del padre e a tornare alla casa paterna; come aveva temuto, Ester si trova in balia di un despota che, in nome dell’onore, le impone gravissimi limitazioni della libertà; in concreto, si limita a privarla di qualunque cosa, anche degli abiti, e la costringe a rimanere rintanata in una camera senza poter vedere nessuno, completamente nuda.

La conseguenza è che perde qualunque legame col mondo esterno; si rifugia nella lettura e nel pianto, pentita di avere fatto una scelta stupida mentre forse avrebbe potuto dialogare con suo marito che molte concessioni le aveva fatto, a cominciare dal lavoro da apprendista che le aveva procurato per arrivare all’abbigliamento giovane e provocante che le consentiva, insieme alla facoltà che aveva di truccarsi; essere giunta a farsi un amante indicava che era sostanzialmente libera.

Adesso, chiusa in una camera da cui lei stessa non aveva il coraggio di uscire, impotente a fare anche più spesso una doccia, senza possibilità di depilarsi, di occuparsi del suo corpo, di truccarsi, nel giro di poche settimane si trova a cercare nella lettura e nello studio, attività che aveva sempre snobbato come inutili, l’unica via per non impazzire; persino i testi scolastici dei fratelli le sembrano interessanti e liberatori; si chiude in un mondo ideale separato da quello imposto da suo padre.

Va però evidentemente degradandosi e, in qualche modo, ‘imbestialendosi’, al punto che sua madre si risolve a rivolgersi alle uniche persone che ritiene possano aiutarla, quelle dell’Associazione e, in particolare, all’avvocatessa che ha a cuore la sorte di Ester; la professionista, alla luce dei colloqui con la ragazza, capisce subito che solo Franco può accampare dei diritti, anche nella logica malavitosa, e può chiedere condizioni diverse di ‘prigionia’ per Ester; lo convoca.

Non gli ci vuole molto a cogliere la situazione, perché da ragazzo aveva visto cose del genere, al paese; non riesce a trovare una via di uscita; Ines, che ha voluto con sé al colloquio, ha l’intuizione decisiva; lui ha diritto, come marito, a incontrare sua moglie e, contrastando il suocero, può imporre certe condizioni di vita, facendosi carico delle spese; lo sguardo delle signore, l’avvocato e la Presidente, è di gratitudine ad Ines e di ansia verso Franco.

In particolare, Licia lo sollecita a fare opera di educazione soprattutto nei confronti di Ester, che appare molto disorientata sul piano culturale; decidono che quella volta sarebbe andato solo lui; accordandosi, poteva fissare un incontro anche con l’avvocato e con Ines, che non ha smesso, nonostante tutto, di essere per la ragazza l’amica del cuore; fanno presente a Franco che Ester, costretta a vivere nuda, potrebbe fare difficoltà ad incontrarlo.

La solita Ines gli suggerisce di portare in regalo una tuta elegante; è suo diritto e sua moglie, una volta vestita, affronterebbe la prova di un faccia a faccia; è così; Franco va un mattina, che il suocero non c’è, e dice alla suocera che ha desiderio di parlare ad Ester, che le ha portato un regalo e desidera glielo consegni; quando vede l’indumento, sua moglie capisce che Franco è lì per aiutarla; indossa la tuta ed entra nella sala da pranzo dove lui la attende.

Rimane inebetito e spaventato, quando si siede davanti a lui, a tavola; è sempre bella, ma sporca e trasandata, quasi irriconoscibile rispetto alla donna che ha lasciato solo qualche mese prima; guarda con odio sua suocera che abbassa lo sguardo.

“Questa donna non è mia moglie; adesso io la porto con me a casa mia e le consento di riprendere i tratti umani e bellissimi che ha la ‘mia’ Ester; e guai se qualcuno cerca di impedirmelo!”

“No, Franco, non aprire un’altra guerra; ora Ester si mette a posto e torna ad essere la donna che ami ancora, non lo puoi negare; potrà tenere la tuta anche dopo perché suo padre non può impedirle di usare un regalo di suo marito; ma, ti prego, non cercare di portarla fuori da questa casa; poterebbe scatenarsi un’ira di dio.”

Mentre Ester va in bagno per fare una doccia, finalmente, lui telefona alla solita Ines e le da indicazioni; quando Ester esce dal bagno finalmente pulita e pettinata, al tavolo c’è seduta la sua amica di sempre; si abbracciano piangendo come se tornassero dall’inferno; Ines le consegna il pacco in cui ha raccolto gli indumenti che ha comprato in un negozietto là vicino; Ester non smette di piangere mentre carezza slip e reggiseno, un vestitino di cotone e scarpe leggere.

“Tuo padre non ti può impedire di indossare i regali di tuo marito; adesso puoi sentirti più libera; cerca di moderare i tuoi linguaggi e il comportamento; te lo chiedo per me, per loro che ti vogliono bene e soprattutto per te stessa; non puoi ridurti a bestia solo per il gusto di lottare contro i mulini a vento.”

“Va bene, mamma; cercheremo di trovare una convivenza pacifica; me ne starò ancora nella mia stanzetta a leggere; devo farti un lungo discorso, Franco; se tornerai ancora a trovarmi, spero di trovare le parole giuste per cominciare a parlare con te; è tanto difficile … “

“Se voglio venirla a trovare solo da amica, mi è consentito?”

“Se lo vuole suo marito, sei la benvenuta!”

“Tu che ne dici?”

“Dico che devi farlo, per amore mio, per amicizia ad Ester, per fare quello che è sano e giusto.”

E’ arrivato il suocero e lo scontro degli sguardi è feroce; è evidente che il confronto tra le due mentalità è duro.

“Dove hai preso quei vestiti?”

“Glieli ha regalato suo marito e non hai nessun diritto a censurarli!”

“Ah, sei complice di mio genero e di tua figlia … “

“Sono sua madre e la voglio vedere calma, se non serena; suo marito glielo consente ed io lo voglio; lo sai che l’ultima parola spetta a lui.”

“Già … solo a casa mia il cornuto detta legge e non sa fare il maschio … “

“Beh, la mascolinità di Franco mi pare che sia ampiamente dimostrata; hai provato a parlarne alle tue amiche? A parte me che posso testimoniare, la moglie del caprone lo ha fato diventare un personaggio di rilievo, per la sua mascolinità; lui ama Ester e contro l’amore non c’è legge che tenga, soprattutto quella cavernicola delle corna … “

“Lei che c’entra?”

“Lei è nostra amica, ha da me l’autorizzazione a frequentare mia moglie, quando voglia; i tuoi amici possono fare quello che vogliono; finché si nascondono dietro le maschere, io non posso fare niente; ma guai a chi mette in pericolo la vita della donna che amo!”

“Tu ami ancora questa adultera che ti ha umiliato così pesantemente?”

“Io adoro la ragazza che ho conosciuto, che ho sverginato, che ho amato per anni; non saranno le vostre leggi assurde ad impedirmi di difenderla anche se non mi ha mai amato … “

“NON E’ VERO; questo non lo devi dire più; sono successe troppe cose; ti voglio parlare, con calma e a lungo, anche di questo; forse abbiamo ancora un margine per riparare gli errori nati da un mio capriccio … “

“Ester, non sono venuto solo a trovarti; tuo padre sa bene che le corna di cui parla sono largamente compensate; sa anche che l’amore è troppo bella cosa per ridursi alle leggi dei malavitosi; se dobbiamo parlare, lo faremo, ma a tempo debito; ora io e Ines dobbiamo andare a lavorare; ti prometto che ci rivedrai presto; Ines ti farà avere quello che a una ragazza bella come te necessita per non diventare il mostro che vuole qualcuno che con noi non c’entra e vuole controllarci.

Per ora ci salutiamo così, da amici; io non dispero che troveremo ancora il modo di recuperare un amore che per me non è mai finito.”

Tornano ancora, dopo poco più di una settimana; stavolta c’è anche l’avvocato dell’Associazione, che non ha smesso di esaminare la cartella che li riguarda; intanto, come la legge le consente, ha fatto insabbiare la richiesta di separazione per lasciare ancora altro margine alla riconciliazione; si trovano intorno al tavolo una Ester rinata con l’aiuto di Franco e di Ines, la sua amica, l’avvocato e suo marito.

Licia fa il riepilogo della vicenda; fa notare alla ragazza che il primo grave errore l’ha commesso da piccola, quando decise di interrompere gli studi al terzo dei cinque anni del corso di ragioneria; questo le ha impedito di trovare un lavoro che le consentisse di uscire dalla famiglia e rendersi autonoma, per essere indipendente; Ines interviene facendo presente che, in fabbrica, i sindacati hanno ottenuto da tempo che i lavoratori possano frequentare corsi serali per diplomarsi.

Ester ammette onestamente che di quell’errore è largamente pentita; guarda con tenerezza suo marito e sua madre è colpita da quello sguardo; Licia le chiede se sarebbe possibile fare uscire la ragazza per frequentare i corsi sindacali; in un anno, anche meno, potrebbe avere quel certificato che le consentirebbe di entrare nel mondo del lavoro; la madre fa presente che deve imporlo il marito, che un fratello deve offrirsi di farle da custode e guardia del corpo; il padre non potrebbe opporsi.

Esultano tutti insieme; Franco farebbe qualunque cosa per aiutare la moglie a tirarsi fuori dal baratro; Ester assicura che le sue letture comprendono anche testi ad hoc per quello scopo, ribadisce a Franco che vuole e deve parlargli di loro, delle possibili prospettive; la madre si impegna a lottare anche contro il marito se non cede; uno dei fratelli, quello che da sempre è assai affezionato ad Ester, si offre per garantire che le fisime del padre siano placate accompagnandola anche in bagno.

Il confronto col vecchio è molto tiepido, in questo caso; anche lui si è reso conto che l’integralismo sta uccidendo l’amore per la figlia che lo ha portato ad esagerare; decidono per il sì, Ines farà le pratiche; al momento di accomiatarsi, Ester avvicina a suo marito con aria timida e vergognosa.

“Franco, non voglio interrompere il corso della legge; un piccolo abbraccio, te la senti di darmelo?”

La accoglie con gioia tra le braccia e la sente viva e innamorata, per la prima volta.

Sono passati sei mesi da quell’incontro; Ester frequenta regolarmente il corso per lavoratori di diploma in ragioneria; suo padre discretamente la controlla o fa controllare che si comporti ‘castamente’, seguita come un’ombra dal fratello che le è molto affezionato; appare a tutti evidente che si diplomerà e suo padre muove le discutibili amicizie calabresi che gli garantiscono l’assunzione come segretaria di un notaio avanti negli anni; sta entrando anche lui nella logica che si riconcilino gli sposi.

In un incontro più pacato a casa loro, Franco gli rimprovera che se avesse cercato di piegare la figlia a quelle scelte, da ragazza, non sarebbero arrivati a tanto; su richiesta dell’altro confessa che volentieri cancellerebbe il passato se ci fosse veramente amore tra loro; Ester, che ha ascoltato in silenzio quasi monacale, chiede a suo marito se vuole finalmente ascoltare un’autentica confessione; chiama sua madre a sedere con loro e spiega.

Le sue letture le sono servite anche a fare chiarezza dentro di sé; da ragazza, sognava il principe azzurro e lo immaginava col cavallo bianco, il mantello celeste e il cappello con piuma rossa; solo adesso aveva preso coscienza dell’immagine allegorica che nascondeva una realtà più profonda; allora, aveva seguito il consiglio di sua madre che le suggeriva il matrimonio come via alla liberazione; confessa che non era certa di essere stata innamorata di Franco ma di avere atteso che arrivasse il principe.

I sorrisi che scatena non la smuovono; ha fatto errori banali, da ragazzina confusa e abbagliata dallo splendore di qualche gioiello e dai discorsi per lei nuovi sull’amore libero; ma di aver dovuto passare per sofferenze inenarrabili, prima di arrivare a rendersi conto che il principe delle favola adombra invece qualcuno che ti aiuta ad uscire dal pozzo della tua vita banale per assumere dignità di persona.

“Solo adesso che sono impegnata nello studio capisco che era il primo passo vero e che solo l’autonomia economica può offrirti campo per la libertà; mi sono appoggiata parassitariamente a mio marito quasi considerandolo un mio diritto solo per essere sua moglie; non ho ancora imparato il valore del lavoro e spero che stavolta ci riuscirò; ma non è questa la ‘scoperta’ che ho fatto effettivamente.

Finalmente ho capito che il principe azzurro è la persona che si assume forti responsabilità e rischi per aiutarti, l’uomo che per esserti vicino sacrificherebbe anche se stesso; io l’ho avuto, quell’uomo, ho avuto per me il mio principe azzurro e non l’ho saputo vedere; Franco è stato il marito, il convivente, l’amico, il complice, la persona determinata che mi guidava, quella comprensiva che accettava i miei capricci, che non mi giudicava, che non mi ha mai condannato anche quando lo meritavo.

Adesso capisco che mia madre mi aveva affidato ad un possibile principe azzurro che non riconoscevo; ma l’hai dimostrato dopo, il tuo amore, quando ti sei esposto anche personalmente; lo so perfettamente che sei stato a rischio perenne; ti hanno dato del cornuto, dell’impotente, dell’imbecille, ma tu hai continuato a starmi vicino, anche quando sbraitavo contro di te; solo adesso capisco che questo è quello che fa un principe azzurro.

Ti ho detto che ti ho sposato senza sapere cosa fosse amare, senza avere la certezza di provare amore per te; oggi so che sono veramente innamorata; non voglio che tu debba decidere la mia vita o la mia morte; se la mia presenza è per te motivo di rischio, perché potrebbero farti pagare quello che considerano mancanza di carattere e che finalmente vedo invece come inossidabile pazienza; se devo essere la causa del tuo fallimento, sparisco ora stessa dalla tua vita e dal mondo.

Sappi però che ti amo veramente, che non sono alcune copule imbecilli, senza senso e senza conseguenze, ad inquinare un amore puro e vero che da sempre tu mi hai dato e che io so adesso di averti dato, inconsciamente, prima, e che ti potrei dare coscientemente adesso; ti ripeto, sei tu il principe azzurro che cercavo e ti amo come il principe dei miei sogni e come l’uomo della mia vita; se non puoi cancellare un episodio, sparisco; se te la senti di rischiare ancora, voglio ricominciare, con te.”

“Ragazza, nessuno parla qui né di morte né di suicidio; hai fatto molto male a tutti; ma nessuno più ti toccherà, qualunque scelta tu faccia, Franco ha visto giusto; anche noi abbiamo grosse colpe; sei mia figlia e lo sarai sempre.”

“Figlia mia, Franco ha il diritto di decidere quello che vuole; ma non parlare di morte a tua madre; non ti ho partorito per vederti morire per un capriccio; se tuo marito divorzia, è giusto, ma tu allora resti qui a casa come mia figlia, anche contro tuo padre e contro i suoi discutibili amici; NON PARLARE MAI PIU’ DI MORTE; mi uccidi.”

“Ester, ormai ne abbiamo fatte e ne abbiamo dette fin troppe. Siamo alla scelta finale; abbiamo colpe o capricci da farci perdonare; cancelliamo tutto con un colpo di spugna? Dimentichiamo dame e cavalieri e andiamo a casa nostra, facciamo l’amore fino allo sfinimento e alla fine mettiamo in cantiere un figlio che salvi la nostra vita futura?”

“Sai, Franco, ho imparato che ogni viaggio comincia dal primo passo; so anche che ogni amore comincia dal primo bacio; quando ti decidi finalmente a darmelo, questo benedetto primo bacio d’amore?”

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