Il lupo perde il pelo ma non il vizio-sesta parte

  • Scritto da Porcello55 il 01/07/2022 - 14:14
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Erano le undici e mezza e avrei voluto restare a giro per vedere la mia amata città natale, non avevo molte occasioni per fermarmi li. Stavo per decidermi a restare quando il pensiero di terminare il racconto prima possibile mi fece desistere. Andai a piedi al capolinea dell’autobus e vi salì sopra, mi ci voleva oltre un’ora per tornare a casa. Durante il tragitto mi venne in mente che dovevo assolutamente comprare il pane e altre due o tre cose e mi fermai vicino al centro commerciale non lontano da casa mia, circa dieci minuti a piedi. Il lunedì è sempre un giorno tranquillo e feci in fretta. Appena fuori un ragazzo nero mi salutò ed io risposi al saluto. “Ciao, come stai?”. “Bene” rispose lui. “Di dove sei?”. “Ghana”. “Ti trovi bene in Italia?”. “Si ma sono solo e non conosco nessuno”. “da quanto sei qui?”. “Due settimane”. “Capisco ma parli bene l’italiano, sei di Accra?”. “Si, studiavo e sono venuto qui per finire gli studi perché al mio Paese non ci sono specialità”. “Per cosa studi?”. “Anatomia, vorrei diventare patologo forense”. “Accidenti, impegnativo. Sai che diversi anni fa ho conosciuto in internet due ragazzi di Accra? Ci siamo visti in cam…. e abbiamo fatto sesso virtuale” gli sussurrai. Lui mi guardò un attimo e poi mi disse con tono deciso “ti piacciono i ragazzi neri”. “Per dirti la verità mi piace il cazzo dei ragazzi neri”. Sul momento non disse niente, era sorpreso che gli parlassi in quel modo e senza peli sulla lingua poi diede voce ai suoi pensieri e mi disse “anche io ne ho uno, vuoi vederlo?”. “Non certo qui, vuoi venire a casa mia?”. “Ok, andiamo. E’ lontana casa tua?”. “Dieci minuti al massimo” e ci incamminammo. Durante il tragitto parlammo del più e del meno ma appena arrivati nell’appartamento, ebbi appena il tempo di chiudere la porta che lui mi fu subito dietro, appoggiandosi a me. “Ehi, tesoro, prima sarebbe meglio fare una doccia non credi?”. “Pensavo avessi tanta voglia di assaggiarlo subito”: “Questo è vero ma lo possiamo fare anche partendo dalla doccia” e lo portai in bagno. Lo spogliai osservando il suo corpo, nero come l’ebano, solo gli occhi e i denti si stagliavano da quel nero profondo. Era alto, corpo possente e se avesse voluto mi avrebbe potuto tenere fermo anche con una sola mano. Quando gli tolsi i pantaloni, già così potei notare lo straordinario arnese che aveva sotto gli slip. Li tolsi e rimasi folgorato. Neanche i miei ragazzi lo avevano così. Poi fu lui a spogliarmi e fu più rapido di me. Accanto alla sua pelle nerissima, la mia pelle bianca contrastava in modo accecante. Mi mise subito le mani sulle chiappe per saggiarne la consistenza e io lo trascinai sotto la doccia. Lasciai scorrere l’acqua per portarla a temperatura e intanto avevo preso il bagnoschiuma per lavarlo. “Lo faremo insieme, tu lo passi sul mio corpo ed io lo passo sul tuo ok?”. “Ok”. L’acqua stava diventando calda e la chiusi per un attimo mentre insaponavamo i nostri corpi. Era bellissimo massaggiarlo specialmente quando iniziai a passare le mie mani sul suo cazzo che, nel frattempo stava diventando duro. “Hai un cazzo bellissimo, mi piace”. “E a me piace come lo accarezzi, si vede che ti piace il cazzo nero. Cosa hai fatto con quei ragazzi? Gli hai mostrato il culo?”. “Certo e loro si sono masturbati fino a sborrare. Non avevano un cazzo come il tuo ma mi è piaciuto” e mentre lo stavo masturbando mi accorsi delle sue notevoli dimensioni. Forse trenta centimetri con palle da toro, se me lo avesse spinto in pancia lo avrei sentito fin nella bocca dello stomaco. Poi fu il suo turno. Si dedicò soprattutto al mio culo girando intorno al buco e infilandoci un dito dentro ogni tanto. “Devo pulirlo bene se lo voglio leccare, troietta”. Era questo l’atteggiamento del maschio dominante ed io mi stavo sottomettendo totalmente a lui. Poi lasciammo che l’acqua scorresse sui nostri corpi. Non resistetti ad uscire dalla doccia e mentre l’acqua ancora scorreva, mi chinai davanti a lui e fui a portata di cazzo. Era durissimo, enorme, la cappella svettava guardando leggermente in su. Iniziai a baciarla, come pure feci con tutta l’asta e le palle. Poi colpi di lingua, lenti, guardando il suo viso. “Mi piaci, sei bravissimo e il tuo viso dice chi sei”. “E chi sono secondo te?”. “Una maialina amante del cazzo nero e più grosso è più godi” ma io non risposi perché avevo imboccato la cappella e la stavo succhiando. Non potevo ingoiare oltre, era davvero grosso, ma potevo leccarlo e succhiarlo tutto lo stesso. Quando mi dedicai alla palle, ebbe un sussulto, evidentemente era un punto più sensibile, così spesi del tempo per quelle enormi bocce taurine. Erano solo i preliminari ma durarono almeno mezz’ora. Fu lui a decidere di uscire, prese un asciugamano e diede a me l’accappatoio e mi trascinò in camera. Come si fa con una piuma, mi adagiò sul letto, lasciò scivolare l’asciugamano e mi aprì l’accappatoio, poi me lo sfilò da sotto. Iniziò a toccarmi, leccarmi, baciarmi, praticamente in ogni centimetro del corpo ed io fremevo come una foglia nelle mani di quel gigante di carne nera. Non avrei potuto, e neanche avrei voluto ribellarmi, a lui, ero nelle sue mani. Il suo cazzo e le sue palle sbattevano ovunque sul mio corpo e per me era un massaggio sublime. Ad un certo punto lo afferrai costringendolo ad un sessantanove. Lui era sopra di me e mi aveva allargato le gambe per raggiungere il buco del culo mentre io avevo il suo uccellone che stava per piantarmisi in gola, e così fu. Senti la sua cappella entrare ma non oltre. Lui avrebbe voluto spingere oltre ma non riuscivo proprio ad ingoiarlo viste le sue dimensioni. Poi feci uno sforzo, mi rilassai e cercai di aprire la bocca più possibile. Non potevo crederci, lo stava infilando dentro ed io ne fui contento perché altrimenti mi sarei perso molto. Forse contribui anche la sua lingua che stava prendendosi cura del mio buchetto, lo stava lavorando bene ed io inconsciamente mi ero rilassato tanto da concedergli la penetrazione della mia bocca. Fu un sessantanove stupendo, lui leccava e succhiava dal mio buco e nel frattempo mi scopava in bocca, lasciando a me il compito di succhiare, ed io succhiavo, succhiavo cercando di non svenire dal piacere. Le sue grosse palle mi sbattevano sul naso e sugli occhi ed erano bellissime, pesanti ed avrebbero svuotato il seme nella mia bocca. Così avvenne dopo oltre quaranta minuti. Lui ebbe due o tre colpi decisi puntando la sua cappella quasi all’inizio della gola e poi ci furono diversi schizzi violenti, abbondanti che sentì arrivare in fondo alla gola ingoiando ogni goccia di quella sborrata. Io godetti quasi nello stesso momento e lui bevve i miei umori intestinali come fosse alla fonte dell’eterna giovinezza. Rimanemmo alcuni minuti esausti. Fu solo una breve tregua che lui mi concesse perché il suo arnese era ancora in tiro. Quello che successe nel pomeriggio fu solo la mia completa resa a quel maschio nero che voleva solo godere di me e con me. Mi prese tante di quelle volte che persi il conto come persi il conto delle sborrate. Vi giuro, mai visto un uomo sborrare così tante volte in poche ore ma mi fece letteralmente il pieno. Alla fine si sdraiò accanto a me e mi disse “Non credevo saresti stato capace di prenderlo tutto e di farmi godere così tanto, pensi che potremo rivederci? Sai, potrei farti conoscere dei miei amici ai quali potresti piacere”. “Io non credo ci siano queste possibilità ma non si sa mai. Stai sempre nei paraggi del centro commerciale?”. “Si, non sempre ma spesso mentre i miei amici stanno di solito verso quello più su, se ti va di conoscerli”. Dai, su, datti un lavata e poi vestiti che fra poco arrivano i miei di amici”. “Non vivi da solo?”. “No, quattro ragazzi neri stanno con me, non sono muscolosi come te ma sanno scopare molto bene”: “Lo sapevo che eri innamorato dei cazzi neri, non ne puoi fare a meno vero?”. “Credo proprio di no. Su vai che poi rimetto a posto” ed andò in bagno per rinfrescarsi. Mentre stava uscendo gli dissi “non disperare, io ci passo ogni tanto dai centri commerciali” e gli detti un bacio sulla guancia “a presto Mandingo”.

 

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