Il maiale che è dentro di me-seconda parte

  • Scritto da Porcello55 il 18/05/2022 - 14:26
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Ero stato talmente preso da queste due ultime notizia che mi ero dimenticato dei miei due infaticabili amanti e andai in salotto dove loro mi stavano aspettando. “Vi chiedo scusa tesorini, per farmi perdonare tutte le sere, a iniziare da ora, mi concederò ad entrambe per tutta la notte” e mi accoccolai in mezzo a loro. “Ora mi tolgo questo straccetto che ho addosso e sono tutto per voi”. Feci appena in tempo a farlo che subito presero possesso del mio corpo. Erano molto intelligenti ed avevano capito perfettamente il senso delle mie parole e quel gesto esplicito. Avere due amanti così speciali è una benedizione. Non ti chiedono niente in cambio, non ti mettono mai il broncio, non si arrabbiano, non ti mentono mai e soprattutto sono sempre arrapati e disponibili, cosa si può desiderare di più? Come al solito a turno si dedicarono al mio buchetto mentre l’altro mi insalivava il resto del corpo. Quella sera poi King venne a darmi delle leccate alla bocca ed io ricambiai con slancio. Baci come quelli mai avuti. La sua lingua si insinuava dentro la mia bocca mentre cercavo di ricambiare le leccate e quasi mi arrivava fino in gola. Una sensazione mai provata di piacere. Rock invece era molto preso dal mio buco del culo e stava facendo un lavoro di allargamento bellissimo. Sentivo la sua lingua penetrarmi scivolando dentro la prima parte del mio intestino, leccando come se stesso bevendo. La sentivo toccare le pareti arrivando a solleticare la prostata che, ben sapete, è molto sensibile e provoca molto piacere essendo una parte erogena dell’uomo. Erano solo i preliminari e la notte era lunga. Quella notte fu la prima di una interminabile serie di scopate che sia King che Rock si prodigarono a fare nel riempire sia la mia bocca che il mio culo, e ogni sera mi concedevo due volte ciascuno per ogni buco. Questo fino al giovedì ventisei perché il venerdì volevo riposare e farmi trovare pieno di voglia per la festa del sabato.

Nel frattempo avevo pensato di scrivere una mail ad Arturo per chiedergli se caso mai fosse libero da impegni per il ventotto. Quando mi rispose lessi immediatamente la sua risposta. “Ciao Roberto, ti ringrazio di aver pensato a me come tuo compagno per il ventotto. Credo di essere libero, dovrei solo inventarmi qualcosa con mia moglie per quel fine settimana ma non dovrebbero esserci problemi. Porto la macchina per le foto come l’altra volta? Fammi sapere”. Risposi immediatamente sperando che potesse leggerla al più presto dicendoli che se avesse avuto una videocamera, sarebbe stato meglio, avevo voglia di vedere e sentire cosa sarebbe successo durante quella festa, se ci fosse stato l’occasione. Attesi un po' ma non avevo molto tempo quindi spensi tutto ed uscì, avevo degli appuntamenti da rispettare, sempre col mio editore e poi a pranzo con due amici per discutere su come organizzare una raccolta fondi per i rifugiati. Il pomeriggio tardi, verso le diciotto e trenta, rientrai e i miei cuccioloni vennero subito a farmi festa. “Calma calma, lo so che aspettate sempre che io mi metta giù per montarmi sopra, ma ho ancora i vestiti addosso quindi siate buoni. Dopo King, ho detto dopo ok? Adesso fate i bravi” ed andai in camera per mettermi in abiti comodi come facevo sempre. Mi ero appena spogliato che sentì suonare il campanello. Indossai una vestaglia ed andai alla porta per aprire. “Chi è?” chiesi. “Sono Arturo, mi puoi aprire per favore?”. “Arturo! Ma come hai fatto a sapere dove abito”. “E’ il mio lavoro ricordi? Faccio indagini sulle persone per un’azienda di marketing. Puoi aprire per favore?”. “Ok, vieni su” e premetti il pulsante apri porta lasciando la mia socchiusa. King e Rock avevano già assunto la posizione di controllo e si erano posizionati di fronte alla porta. “Ehi voi due” dissi loro “mettetevi seduti e state buoni è un mio amico intesi? Trattatelo bene altrimenti niente premio serale” e loro sapevano bene a cosa mi riferivo. Quando Arturo arrivò fece il gesto di aprire la porta e si affacciò ma, vedendo di fronte a se due grossi labrador si bloccò. “E’ sicuro? Posso entrare?”. “Certo, vieni” gli dissi io dalla cucina “tranquillo sono buoni anche se sembrano minacciosi. Entra e chiudi la porta”. Appena fu entrato subito sia Rock che King andarono ad annusarlo per cercare di conoscere il nuovo arrivato. “Sono due bellissimi esemplari, da quanto li hai?”. Fin da quando avevano due mesi”gli risposi io sempre dalla cucina “ormai hanno quasi tre anni. Accomodati sul divano mentre ti preparo un aperitivo. Vuoi qualcosa di particolare?”. “Fai tu basta che non sia troppo alcolico” e si sedette sul divano con i due bestioni che gli si erano messi seduti davanti a guardarlo. Tornai con due bicchieri di aperitivo, limone e ghiaccio “non temere, fanno così perché non ti conoscono ma sono molto affettuosi e buoni, specialmente con i bambini”. “E con te immagino”. “Certo che si, sono i miei amanti” gli dissi secco mentre gli porgevo il bicchiere e mettendomi seduto accanto a lui. ”Allora, come mai sei qui? Non avevamo detto che il nostro unico contatto dovevano essere le mail?”. “E’ vero, scusami, ma mancano solo pochi giorni al ventotto e volevo farti vedere la mia videocamera e provarla prima di portarla, se a te va bene”. Lo guardai negli occhi e gli sorrisi “stupido, hai fatto bene a venire a trovarmi, mi mancava il tuo volto, le tue mani, poterti sentire e questo le mail non lo danno” e gli presi la mano. Lui mise l’altra sulla mia e mi disse “sai che ti ho pensato spesso in queste settimane? E sono strafelice che tu mi abbia proposto di accompagnarti. A mia moglie ho detto che avevo da fare un viaggio in Germania. Aspetta, ti faccio vedere la videocamera” e apri la piccola borsa che la conteneva tirandola fuori. “Vedi, è piccola, compatta ed ha una durata di due ore di ripresa”. “Fa al caso nostro, ma la sai usare?” gli chiesi. “Si certo ma sarebbe meglio fare della prove non credi?”. “Prove, e di che tipo… ah, ho capito, vorresti fare le riprese mentre io mi faccio montare dai miei cani?”. “Beh, detto così non suona bene ma, perché no. Mi hai detto ora che sono i tuoi amanti quindi quale migliore occasione per provarla”. Dimmi la verità, ti mancava vedermi nei miei amplessi animaleschi, vero?”. “Sai com’è, oggi è lunedì e non sapevo come fare per arrivare a sabato in astinenza. E poi non siamo certi che sabato possa succedere qualcosa di erotico, magari è solo una festa come ti ha detto la signora”. “Si, vero, ma ha anche aggiunto con intrattenimento, quindi potrebbe alludere ad uno spettacolo che riguarda proprio la saga del maiale, non credi?”. Ok, va bene, non vuoi. Peccato, sarebbe stata un’occasione unica”. “Ma dai, scherzavo. Certo che la prendi sempre sul serio Arturo. Dai, vieni con me, andiamo in camera. E’ li che passiamo le nostre notti noi tre” e mi alzai lasciando cadere la vestaglia mostrando a lui e ai mie cani il mio corpo nudo. Li condussi con me dove non tramonta mai il desiderio.

Ciò che accadde quella notte fu travolgente per tutti e quattro e Arturo fece un filmato degno dei migliori film hard del genere. A notte inoltrata, saranno state le tre e mezza, Arturo mi disse che doveva rientrare per non insospettire la moglie se non lo avesse trovato nel letto al mattino, così, mentre i cani stavano facendo toilette, misi la mia vestaglia e lo accompagnai alla porta. “Tieni tu la videocamera non vorrei che mia moglie la trovasse”. “Ok. Ci vediamo sabato qui da me? Ormai sai dove abito”. “Certo, passo a prenderti verso le dieci se per te va bene”. “Perfetto” e lo bacia sulla bocca. Era la prima volta che baciavo un uomo e trovai strano quel gesto da parte mia. Lui rimase un attimo a fissarmi poi mi prese il viso fra le mani e ricambiò il bacio con più ardore e passione al quale risposi nello stesso modo. “A sabato tesoro”. “A sabato gioia” gli feci eco, e richiusi la porta mentre lui se ne andava. Mi stavo innamorando? Non lo so, forse solo una passione oltre misura, non saprei dire ma stavo veramente bene con Arturo ed era lo stesso anche per lui.

Era troppo tardi e dovevo assolutamente dormire se volevo avere una vita durante il giorno. Anche se fino a sabato avevo pochissimi impegni, dovevo comunque essere riposato per mantenermi presente. Tornai in camera e vidi Rock e King che occupavano oltre metà del letto, lasciai cadere la vestaglia a terra e mi gettai nell’unico spazio libero che mi avevano lasciato, in mezzo a loro. Per mia fortuna erano stanchi anche loro e ci addormentammo l’uno accanto all’altro. Quando mi svegliai il mattino seguente, avevo un forte mal di testa ed era comprensibile per le poche ore di sonno e le attività sessuali notturne. Diedi un’occhiata all’orologio, le undici. Per fortuna non avevo impegni quel giorno, solo uno il giorno dopo, sempre con il mio editore che attendeva io finissi l’ultimo racconto. Riteneva che avessi un talento innato per quel genere ma non sapeva che erano frutto, in gran parte, delle mie avventure. Lo avesse saputo non sarei stato del tutto sicuro mi avrebbe fatto firmare il prossimo contratto da mezzo milione di dollari. I miei due cani erano nel giardino a saltare e giocare ed io avevo del tempo per farmi un caffè, una bella vasca nell’idromassaggio e qualche massaggio rigenerante. Quindi chiamai il mio amico Jonathan, un ragazzo di colore molto bravo per questo lavoro e fissai per il primo pomeriggio. Per fortuna era libero ed accettò anche se lo avevo chiamato con poco preavviso. Bevvi il mio caffè e andai in bagno, dove mi attendevano le bollicine di puro ossigeno, versai dei sali di gelsomino e olio di eucalipto con petali di rose. L’acqua era calda e immersi il mio corpo lentamente per abituarmi alla temperatura, poi una volta dentro fino al collo, azionai l’idromassaggio col telecomando e chiusi gli occhi lasciandomi andare a quelle bollicine. Non so quanto tempo passò, fui svegliato dal campanello. Dio Santo, chi sarà. Guardai l’orologio e mi accorsi che erano le quattordici e trenta. Accidenti, era Jonathan per i massaggi. Senti suonare ancora e mi affrettai ad uscire dalla vasca indossando l’accappatoio e andai alla porta. “Si, chi è?”. “Sono Jonathan, avevamo fissato per i massaggi, puoi aprirmi per favore?”. Si certo” e premetti il pulsante, lasciando accostata la mia porta. Per mia fortuna i due labrador erano ancora nel giardino e ne approfittai per chiudere la porta finestra che separava il salotto dal giardino. “Posso entrare? E’ permesso?”. “Vieni Jonathan sono in bagno, arrivo fra due minuti. Accomodati”. Mi tolsi l’accappatoio ed indossai una vestaglia leggera e trasparente. Jonathan mi piaceva anche se non c’era mai stato niente fra noi. Era etero e quindi potevo anche permettermi di indossare abiti che non lasciavano niente all’immaginazione. “Eccomi, sono pronto, dove vuoi che ci accomodiamo? Domandai. “Dove ti senti a tuo agio ma che ci sia posto per un lettino e perché ti possa distendere”. “Allora nella stanza che adopero per fare esercizi fisici, li c’è anche un piccolo lettino”. “Perfetto”. La stanza era accanto alla camera e ci tenevo due attrezzi per fare esercizi con un lettino. “Bene, togliti tutto e distenditi pancia sotto, io preparo l’occorrente”. Mi tolsi la vestaglietta e mi distesi. Jonathan indossava maglietta e pantaloncini con scarpe da ginnastica e faceva quel lavoro ormai da cinque anni, fin da quando era arrivato dal Senegal per studiare fisioterapia. Prossimo a laurearsi aveva un sogno, di tornare nel suo paese ed aprire una sua attività per curare problemi ossei dovuti alla mal nutrizione nei bambini, un progetto lodevole ed ambizioso. Io ero convinto che potesse farcela, era un bravissimo ragazzo e meritava di ottenere dei risultati. “Allora Roberto, cosa mi racconti, il libro come va”. “Tutto bene ma non è un libro scrivo solo racconti, racconti di un genere che non fanno al caso tuo, sono per adulti” e ci mettemmo a ridere insieme. Le sue mani erano abili e il suo tocco sapeva come toccare ogni parte del mio corpo ristabilendo quella tonicità di cui avevo bisogno. Mise particolare attenzione ai miei glutei e ai miei fianchi “Sento questa parte tesa e piuttosto sotto pressione. Dovresti fare esercizi mirati per queste zone” mi disse. “Tipo?” gli chiesi. “Tipo piegarti sui ginocchi, mentre stai in piedi, cercando di arrivare sui talloni con i glutei”. “Lo faccio caro Jonathan lo faccio, credimi”. “Mah, allora potresti passare da me quando hai tempo e facciamo una tabella di esercizi fatta su misura per te, se ti va”. “Certo ma non questa settimana” e riprese con i massaggi. Sentivo le sue dita avvicinarsi al mio buchetto mentre mi massaggiava i glutei e mi procurava un sottile piacere. Lui se ne accorse ed evitò di passarci ancora, anche se per i massaggi è importante la zona fra ano e genitali. “Ora mettiti supino” e mi voltai. Jonathan notò subito che avevo una leggera erezione per via dei massaggi precedenti. “Ti faccio questo effetto?” mi chiese. “Lo so che sei etero ma le tue mani, i tuoi massaggi non mi lasciano indifferente. Se vuoi smettere ti pago ugualmente”. “Ma che dici, nel mio lavoro accadde spesso che mi trovi in situazioni simili. Con le donne è diverso ma in fondo è solo lavoro. Tranquillo, da questo lato mi limito solo alle cosce, polpacci e piedi e poi al torace, pancia e braccia”. Chiusi gli occhi e lasciai che finisse il suo lavoro. Quando ebbe finito mi sentivo benissimo. “Sai che se rimanessi qui da noi potresti fare molti soldi? Non hai idea di quanto la gente sia disposta a pagare per avere le tue mani, e non solo per massaggi” conclusi strizzando un occhio. Ma lui aveva quel sogno da realizzare ed io ammiravo la sua tenacia e forza di volontà, qualità rare. “Ok Roberto, io ho finito. Sono cinquantamila”. Ecco a te, e questo per il tuo progetto” e gli misi in tasca un biglietto da centomila. “Roberto, sei una brava persona e ti ringrazio. Vuol dire che ti farò due sedute gratis quando verrai per quel programma di esercizi va bene?”. “Affare fatto”. Mentre lui riponeva le sue cose nella borsa, io mi rimisi la vestaglietta e scesi dal lettino. “Se vuoi darti una lavata alle mani il bagno è da quella parte”. “Grazie”. Mi sarebbe piaciuto vedere cosa aveva nei pantaloni. Il culetto non era male visto da dietro mentre andava al bagno. Non volevo lasciarlo andare senza aver sentito cosa portava sempre con se nei pantaloni e mi diressi nel bagno. Lui stava lavandosi le mani e quindi lo avrei colto di sorpresa. Appena gli fui alle spalle portai entrambe le mani davanti e gli afferrai quel pacco che aveva. “Cosa fai Roberto…”. “Sto saggiando la mercanzia. Da quello che sento è di grosso calibro”. “Non è professionale, fra massaggiatore e cliente” ma non tentò neanche di fermarmi. Ne approfittai per prendere coscienza dei suoi genitali. Era messo davvero bene, di più direi. Il mio tocco non lo lasciò indifferente e sentivo muoversi qualcosa. “Perché non ti volti e mi lasci fare?” gli sussurrai. Jonathan non si oppose e si voltò. Quella seduta di massaggi mi aveva davvero rigenerato. Le mie mani cercarono di contenere tutto il pacco che avevo agguantato ma a stento coprivano appena la parte delle palle mentre il suo cazzo si stava indurendo. Non potevo aspettare e gli tirai già pantaloncini e mutande mettendo a nudo sia cazzo che palle. “Jonathan, non sapevo avessi degli attributi così”. “E ancora non è diventato duro del tutto” disse lui. Bastarono solo pochi minuti ed era completamente duro. Un bastone nero di quasi trenta centimetri e un diametro di cinque. Le palle poi parevano quelle di un cavallo, grosse che penzolavano. “hai niente in contrario se te lo prendo in bocca?”. “ A questo punto direi proprio che non ho scelta che accettare”. Mi abbassai mettendomi in ginocchio. La sua cappella era davanti al mio volto e sentivo il suo odore, buono, di pulito. Cominciai con alcuni bacetti per poi passare la lingua sulla punta e poi su tutta l’asta. Jonathan era etero ma questo trattamento non gli dispiaceva di certo. Poco dopo ero li che lo stavo succhiando voracemente e Jonathan me lo stava mettendo tutto in gola. Mi teneva la testa con le mani mente lo faceva scivolare dentro ed io lo succhiavo attendendo solo il momento del mio regalo che arrivò a breve. Fiotti di sborra copiosa e calda mi inondarono la bocca e lasciai che scendessero già nella gola. Alla fine, quando lo tirò fuori, stava perdendo la sua durezza e potei pulire bene la cappella finendo di ingoiare lo sperma rimasto. “Buona, avevo bisogno di conoscere meglio il mio massaggiatore e questo mi sembrava il modo migliore. Non è piaciuto anche a te?”. “Direi che è una situazione insolita per me ma… si mi è piaciuto, sei stato bravissimo”. Ci ricomponemmo e lo accompagnai alla porta. “Grazie Jonathan, di tutto”. Grazie a te Roberto, sei sempre il miglior amico che ho e lo sai. Alla prossima” e se ne andò mentre io lo seguivo con lo sguardo. Ecco, erano arrivate le diciassette e… “porca miseria, i miei cani sono ancora chiusi fuori in giardino”, ed mi affrettai per farli rientrare.

Non erano arrabbiati come succede a noi umani ed è una fortuna perché se avessero questo sentimento mi avrebbero sbranato. Misi loro delle ciotole per l’acqua e qualche croccantino mentre per me preparai due sandwich col prosciutto, insalata e succo di frutta. Azionai lo stereo con il telecomando e mi distesi sul divano ad ascoltare blues di B.B. King, la musica nera, nera come Jonathan. La sera passò fra telefonate ad amici, film e lettura del mio ultimo libro, acquistato oltre tre mesi prima. Divorare i libri non era il mio forte, il sesso invece era la cosa che adoravo di più e non ne potevo fare a meno. Dopo aver fatto una cena leggera con vino rosso, mi preparai per la notte e andai a mettermi sotto le lenzuola completamente nudo, come piaceva a me e ai miei amanti. Pensavo che avevo una bella vita, piena, appagante, soddisfacente, con tante persone che mi volevano bene e anche se ormai non ero più giovane, avevo un corpo che piaceva molto e di questo avevo avuto la certezza ogni volta che avevo una storia o un semplice incontro di una notte. Mi addormentai con questi pensieri e con Rock e King attorno a me sul lettone.

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