Il mattino seguente, mercoledì, avevo quel famoso impegno col mio editore ed ero deciso a sistemare le cose per quanto riguardava il nostro rapporto professionale. Dopo colazione, doccia , indossato un abito elegante e salutato le miei gioie, uscì per andare all’appuntamento. Quando arrivai nel suo ufficio fui accolto dalla sua segretaria che mi informava di dover attendere ma che sarei stato ricevuto a breve. Mentre ero seduto ripensavo a ciò che avrei discusso con lui, contratto compreso. Stavo ancora mettendo in ordine le cose quando vidi uscire il mio editore con Arturo. Rimasi molto sorpreso nel vederlo li e non capivo cosa fosse andato a fare. “Arrivederci signor Arturo, piacere di averla conosciuta” gli disse mentre si stringevano la mano “a presto, spero che terrà conto del mio sondaggio per promuovere i suoi libri nel prossimo futuro” rispose Arturo e voltandosi incrociò il mio sguardo. “Ciao Roberto che piacere rivederti”. “Lei conosce il mio miglior scrittore di racconti per adulti?” gli domandò. “Ma certo, leggo tutti i suoi racconti e gli chiesi di incontrarci per una specie di intervista, diciamo così, molto… spinta” rispose dandomi un’occhiata complice e esplicita. “Allora perché non torna dentro, io e il signor Roberto dobbiamo parlare di cose di lavoro e mi piacerebbe avere un suo parere”. “Ma certo, molto volentieri” mi alzai ed entrammo nel suo ufficio. Appena seduti diedi un calcione ad Arturo da sotto la scrivania e lui emise un’imprecazione soffocata. “Tutto a posto signor Arturo?”. “Si, certo ho solo battuto il ginocchio sul bordo della scrivania nel sedermi”. Parlammo per molti minuti del mio contratto, dei prossimi racconti e della strategia di marketing che Arturo aveva proposto alla casa editrice su come raggiungere un pubblico più ampio riguardo i miei racconti. “Sono convinto” disse Arturo “che i lettori apprezzerebbero di più se si parlasse un po' di più dell’autore. Mi spiego. Se fra i racconti e l’autore ci sia una certa, relazione o se l’autore stesso non tragga i suoi spunti da, esperienze vissute”. Il mio editore rimase in silenzio ed io invece mi pietrificai. Vero, ero andato li per mettere in chiaro certe cose ma non avrei mai pensato di affrontare quell’argomento in modo così diretto, esplicito. Dopo una pausa che a me sembrò interminabile, il mio editore si rivolse a me dicendomi “lei è d’accordo su ciò che è stato detto? Dico, se lei trae spunto davvero da esperienze vissute per i suoi racconti? Perché questo cambia tutto, i nostri lettori verrebbero sapere tutto di lei e non solo leggendo i suoi racconti ma che lei stesso ha quei tipi di rapporti”. Non sapevo cosa dire ma guardando Arturo mi resi conto che l’unica cosa da fare era essere me stesso, solo me stesso. “Si, sono pienamente d’accordo. E’ vero, prendo spunto da mie esperienze per raccontare ai miei lettori storie di rapporti animal. Non so e non mi importa niente se non vorrà mantenere un rapporto professionale con me, so solo che dovevo essere onesto con lei ed ero venuto oggi proprio con quell’intento”. Il mio editore giunse le mani davanti a se portandole sul volto e rimase in silenzio. Poi le appoggiò sui braccioli della poltrona e si alzò di scatto. “Bene, ho deciso. Le presenterò un nuovo contratto con clausole che riguardano proprio questo aspetto, oltre che quello economico naturalmente. Sono convinto che i suoi lettori apprezzeranno questo suo lato”. Ci alzammo stupiti ma contenti di come erano andate le cose “Signori, auguro a voi una buona giornata. Ah, signor Roberto, l’aspetto sabato per visionare la bozza del nuovo contratto”. “Mi scusi, non sarebbe possibile rimandarlo? Sa, ho un impegno per questo fine settimana, materiale che mi serve per il mio nuovo racconto, non so se mi spiego”. “Ah, ma certo, ho capito benissimo. Allora dirò alla mia segretaria di chiamarla la prossima settimana per fissarne uno. E si diverta” concluse sorridendo e stringendomi la mano. Quando fummo fuori guardai Arturo “non so come, ma hai risolto tutto con un colpo di genio venendo qui oggi. Ti ho mai detto che mi piaci?”. “Si almeno una dozzina di volte” e mi diede un bacio sulla bocca incurante di quello che le persone avrebbero visto. Ci salutammo ed ognuno tornò ai suoi impegni. Io però non ne avevo più almeno fino a sabato, quindi pensai che fare un po' di shopping fosse l’ideale per proseguire una giornata così. Mi fermai in un negozio particolare dove vendevano oggetti vintage e un oggetto in particolare attirò la mia attenzione, una manina in porcellana con il segno della pace o victory. Il commesso mi disse che serviva per mettere dei bastoncini di incenso negli appositi fori e profumare l’ambiente di aromi orientali. Ne avevo avuta una simile da ragazzo così decisi di acquistarla insieme ad una scatola di stecchini d’incenso. Durante il tragitto mi fermai a fare uno spuntino per pranzo. La giornata era soleggiata, calda ma ventilata e mi sedetti ad un tavolino all’aperto. Ordinai due tramezzini e un’insalata mista con vino rosé e mi gustai ogni attimo che passava. La gente spesso da valutazioni sbagliate sugli altri e questo è un peccato, frutto dei tanti pregiudizi che ci portiamo dietro per un’educazione secolare fatta di puritanesimo e cattolica condanna verso tutto ciò che è diverso.
Tornai a casa verso l’ora di cena dopo una splendida passeggiata attraversando un parco. Sedendomi su una panchina isolata, sotto un albero, notai che due persone avevano portato a passeggio i cani. Mentre stavano parlando fra di loro notai che i cani stavano giocando ma uno dei due stava saltellando sull’altro. Capì subito che aveva desiderio di montare sopra per accoppiarsi. I loro padroni neanche se ne erano accorti perché erano occupati nei loro discorsi e i cani si erano leggermente allontanati, ma non dalla mia vista. Un’altra cosa che notai fu che erano due maschi, di taglia media. Uno dei due sicuramente, era il maschio dominante. Anche fra gli animali esiste l’omosessualità ma non come la intendiamo noi, loro lo fanno per determinare una scala gerarchica, dove esiste il maschio dominante e gli altri. Succede quasi sempre fra maschi e femmine ma anche fra maschi. In questo caso uno dei due stava affermando il suo dominio sull’altro, il sesso per loro è anche gioco, gioco di sesso ma sempre un gioco. Intanto io mi godevo la scena. Quello dominante continuava ripetutamente a saltare sulla schiena dell’altro che non sembrava del tutto convinto a cedere, se non che, dopo alcuni tentativi andati a vuoto, il primo salì sopra l’altra che cedette. Da prima prese a montarlo velocemente mentre l’altro sembrava non accettare di buon grado il suo ruolo ma dopo alcuni minuti i ruoli erano stabiliti. Il dominante montava il dominato e sembrava che gli piacesse anche. Poi si fermarono e, naturalmente, restarono attaccati. I loro padroni nel frattempo si erano accorti che i cani si erano allontanati, non quel tanto da non accorgersi dove erano finiti. Quando arrivarono li uno dei due iniziò a sbraitare urlando frasi del tipo “Io tuo cane è un pervertito” e l’altro”si mentre il tuo è una checca”. Che esseri bastardi e deficienti. Decisi di andare in soccorso dei cani altrimenti quei due avrebbero creato danni irreparabili perché mi ero accorto che volevano staccarli. “Signori, scusatemi ma dovreste calmarvi un po'”. “E lei chi sarebbe uno della protezione animali?”. “No ma del Ministero per la protezione dei cani e voi stavate cercando di staccare questi cani. Lo sapete che se lo fate potete danneggiare per sempre la loro salute e sareste costretti a portarli in ospedale? No, ovviamente no, stavate solo pensando alla vostra immagine. Oh mio Dio, il mio cane si fotte un altro cane maschio mentre il mio se lo sta godendo tutto dentro”. Il linguaggio era un po' forte lo ammetto, ma distolse quei due moralisti bastardi dai loro intenti. “Ci scusi, non volevamo, lei crede che dovremmo aspettare che si stacchino?”. “Certo dopo di che vi consiglio di dimenticare tutto perché fra gli altri animali è tutto normale, solo noi pensiamo sia un’oscenità, chiaro? Adesso fornitemi i documenti che prendo appunti affinché poi al mio Ministero controllino che non siate anche fra quelli che hanno avuto denunce per maltrattamento”. Dovevo finire immediatamente altrimenti se ne sarebbero accorti perché cercavo di trattenere una risata fragorosa. Mi allontanai poco dopo avergli riconsegnato i documenti e gli appunti. Mi nascosi dietro un albero per liberare la mia risata, anche se parzialmente soffocata. Era stato troppo divertente quello che era accaduto e molto eccitante quello che avevo visto fra i due cani. Me ne tornai a casa divertito e felice di una giornata lontana dai miei canoni ma spassosa. Rientrai e subito Rock e King vennero a farmi le feste. “Ciao tesorini miei, sono tornato. Avete fatto i bravi? Vi sono mancato? Dai, ora vi preparo la pappa, vi metto acqua fresca e poi mi metto comodo per la cena”. Nel vederli così tranquilli, ben tenuti, pieni di vigore, ripetevo a me stesso che ero fortunato ad averli visti per caso e presi quel giorno. Abbiamo legato subito e ancora oggi, dopo tre anni, ero felice di averli sempre attorno in casa con me, nel mio letto la notte. Cenai a base di pesce, a me piaceva ma non me lo preparavo spesso, preferivo piatti rapidi e insalate varie. Quella sera mi andava di cucinare. Avevo comprato un branzino il giorno prima facendomelo portare dalla pescheria e lo avevo ripulito e messo nel congelatore subito dopo che Jonathan se ne era andato. In frigo avevo del buon bianco che tirai fuori dopo aver cotto il pesce nel forno. Branzino al forno con limone, prezzemolo e un piatto di insalata mista, tutto annaffiato con del Vignagiulia Offida Pecorino delle Marche, tredici gradi del mille e novecento ottantatre. Accesi la tv, non lo facevo quasi mai ma ogni tanto mi andava di vedere delle trasmissioni. C’era un documentario che parlava di fattorie ed agriturismi nella mia regione, molto interessante. Una troup televisiva era andata ad intervistare la padrona di questa fattoria e quando senti il nome di questa, alzai immediatamente la testa. “Non è possibile, con tutte le fattorie proprio in quella e stavano intervistando la padrona”. Avete capito? Era la Fattoria le Gioie, si proprio quella. La padrona stava spiegando le qualità eccellenti della sua fattoria ma non quelle per cui io la conoscevo, forse non voleva farsi troppa pubblicità oppure che iniziassero a fare domande su che tipo di clientela avessero. Al termine l’intervistatore le chiese “Non ci farebbe dare un’occhiata alle vostre stalle? Tanto perché possiamo trasmettere la vita in una fattoria con animali”. “Certo che si” rispose “venite da questa parte” e li condusse proprio nella stalla dove era avvenuto lo spettacolo, con Stallion e gli altri due. Lui era li, nel suo box, bellissimo come sempre mentre gli altri due dovevano essere fuori perché oltre a Stallion c’erano solo tre cavalle. Poi li condusse verso una stalla più lontana, oltre il maneggio. Non c’ero stato fin la ma dalla direzione avevo capito che era quella dei maiali. Quando giunsero, entrarono e i maiali erano li dentro box con cancelletti. “Questo sono i quattro maschi che abbiamo”. “Ma non avete femmine?” chiese l’intervistatore. “No, solo maschi che portiamo in un’altra fattoria per la riproduzione e loro ci regalano un lattone, si chiamano così i maialini piccoli appena svezzati. Proprio sabato li faremo montare una scrofa” disse la signora sorridendo. “Molto interessante, grazie. E’ tutto ragazzi, andiamo” e la signora li riaccompagnò all’uscita.
Quindi avevano anche maiali, come mi aveva detto la signora, ma solo maschi. E la scrofa che aveva accennato? Proprio sabato. Non poteva essere una coincidenza pensai. Presi il portatile e mandai una mail ad Arturo sperando la leggesse subito. Terminai il mio pesce mentre aspettavo. Infatti, dopo dieci minuti, ricevetti la risposta. “Ciao Roberto, ho letto adesso la tua mail. Si ho visto il documentario, veramente ben fatto. Lo devono aver registrato ieri. Si ho rivisto Stallion e ho pensato a noi e a quella sera indimenticabile ma, davvero non hai capito a cosa alludeva la signora? Non crederai mica che, sapendo del tuo arrivo sabato, potesse portare via i suoi maiali? Tesoro, la scrofa di cui parlava, sei tu e sarà una monta memorabile. Preparati che sabato è vicino”. Intanto i miei cani gironzolavano fra il salotto, dove ero seduto io, e la camera segno che volevano li seguissi. Se la signora aveva preparato questa festa in mio onore, significava mi riteneva all’altezza di tener testa a quattro maiali maschi. Ok, i loro cazzi sono stretti ma lunghi circa quarantacinque centimetri e con una specie di vite in punta. Avevo letto e visto da quei filmati, che mentre montano schizzano frequentemente liquido trasparente mentre una volta trovato il buco, girano il loro cazzo come un trapano. In quanto al loro sperma, è molto caldo e tanto abbondante, più di mezzo litro e diventa denso col passare dei minuti fino alla fine della monta stessa che può durare anche quasi un’ora. Feci due conti e non potevo crederci, avrei dovuto starmene a pecorina per quasi quattro ore mentre i quattro maschi mi montavano. Un vero record non vi pare? Comunque la cosa non mi dispiaceva affatto. Il mio pc era ancora acceso e decisi di andare a prendere la videocamera di Arturo per scaricare il filmino che mi aveva fatto lunedì sera, lo avrei custodito gelosamente come tutti miei ricordi più intimi. Mentre si stava scaricando infilai piatto, e posate nel lavandino per lavarle mentre il bicchiere, col vino dentro, me lo portai in camera, con la bottiglia. Ci mise un po' per terminare e andai a lavarmi denti e togliermi la biancheria intima, mentre il vestito e le scarpe li avevo tolti poco dopo essere rientrato. Misi la mia vestaglietta trasparente e tornai per controllare se era tutto finito. “Ottimo, adesso spengo, stacco la videocamera e me ne vado a letto” e mi diressi verso la mia alcova col mio bicchiere. “Amori miei, non ci crederete ma la vostra compagna sarà la star di sabato dove si accoppierà con ben quattro maiali maschi. Non siete gelosi vero? No, voi non lo siete perché questo è uno dei difetti umani che non avrete mai” e mi lasciai cadere sul lettone in mezzo a loro che già mi stavano aspettando con la punta di fuori. “Venite qui, lasciatevi abbracciare, fatemi vostro” e passammo un’altra serata di fuoco.
Il giovedì mattina era uno dei giorni della settimana che non riuscivo a definire, troppo lontano dal lunedì ma troppo vicino alla domenica ma la mia mente era rivolta solamente al sabato che stava arrivando. Preso così com’ero da questi pensieri prorompenti, volli uscire con i miei cani per una passeggiata nel parco, cosa che non facevamo mai. Di solito loro stavano nel giardino a giocare e io qualche volta restavo con loro ma mai eravamo andati a passeggiare nel parco per paura di non riuscire a comandarli se fosse venuta loro voglia. Vero, erano addestrati a non farlo quando qualcuno era in casa e io li impartivo gli ordini. Ma ora sentivo che era giunto il momento di affrontare la gente negli spazi fuori casa. Dopo aver fatto colazione presi i loro guinzagli e uscimmo, qualsiasi cosa fosse successo fuori dovevo affrontarlo. Erano bravi per strada, non tiravano e restavano al mio fianco, uno a destra e l’altro a sinistra, come per scortarmi. In breve giungemmo al parco e in una giornata come quella, calda e col cielo limpido, c’erano diverse persone con bambini e cani. Non sapevo come si sarebbero relazionati con altri della loro specie ma per fortuna gli altri padroni li tenevano a distanza. Portai i miei cuccioloni in un posto isolato vicino ad un laghetto e mi sedetti sopra una panchina mentre loro si erano sdraiati vicino a me. Poi accadde quello che mi aspettavo. King voltò il muso verso la mia gamba dando due colpetti di lingua, Rock invece era montato sulla spalliera della panchina e mi stava leccando l’orecchio. “Dovrei ordinarvi di smettere perché siamo all’aperto e qualcuno potrebbe vederci ma non lo farò. Vediamo come prosegue” e li lasciai fare. Loro sapevano che se impartivo ordini che avessero un NO, non potevano continuare a fare quello che stavano facendo, quindi King leccava la mia gamba ma salì più su mentre Rock leccava l’orecchio e il mio collo. Era tutto così eccitante sapere che qualcuno ci potesse vedere, che l’adrenalina fece salire l’eccitazione. Sia Rock che King se ne accorsero e iniziarono a spingere con i loro musi affinché scendessi da quella panchina. Avendo indossato una tuta da ginnastica senza boxer sotto, sentivano perfettamente i miei odori. Insieme decisero di buttarmi a terra dove avrebbero potuto agire meglio e di comune accordo. Mi ritrovai sdraiato sull’erba e prima che reagissi loro erano sopra di me e mi tenevano bloccato con la loro mole. “Avete intenzione di sbattermi qui, col pericolo che arrivi qualcuno? Per voi non è un problema ma io potrei essere denunciato per atti osceni in luogo pubblico” ma il mio era un parlare da solo perché erano solo cani ed io non riuscivo più a controllarli. La mia speranza era che nessuno passasse di li per almeno un’ora o che chi fosse passato, avesse la mente aperta da non avvertire nessuno. Così mi arresi e li lasciai fare. Erano diventati esperti, si perché King addentò i miei pantaloni e, mentre Rock mi stava bloccando le braccia con le sue zampone, me li tolse lasciandomi nudo a metà. Si intrufolò immediatamente fra le mie cosce per raggiungere il posto che desiderava, il mio culo. Rock invece si mise sopra il mio viso a zampe divaricate ed io potei osservare il suo cazzo in tutto il suo splendore. Sentivo perfettamente la lingua di King inumidire il mio buco e se fosse arrivato qualcuno in quel momento non me ne sarei accorto e lo spettatore avrebbe assistito a scene hard da infarto. King che leccava golosamente il mio buco ed io che leccavo il cazzo di Rock da sotto, accarezzando le sue palle. Quello che prosegui dopo lo conoscete bene, sia King che Rock mi montarono in bocca e ne culo sborrando copiosamente in entrambe i buchi. Per mia fortuna non passò nessuno, forse avevo scelto un posto davvero isolato e mai frequentato dalla gente. Era passata solo mezz’ora, cosa inusuale per noi tre e mi rivestii rapidamente temendo che la fortuna mi voltasse le spalle, poi mi sedetti sulla panchina appena in tempo. Una donna stava passando di li correndo, forse era il suo percorso di corsa e sembrò non accorgersi di niente, anche se i due cani avevano il loro cazzi fuori, fino a quando si chinò per allacciarsi una scarpa. Fu in quel momento che voltò lo sguardo verso di me e i miei cani. Notò subito i loro attributi fuori dalla guaina e si avvicinò dicendomi “I suoi cani sono sempre così eccitati?”. “Di solito no e mai in pubblico, forse hanno sento l’odore di qualche cagnetta”. “Può darsi. Però sono molto ben forniti, farebbero invidiare molti uomini, mi creda. Buona giornata”. Buona giornata anche a lei” e riprese la sua corsa. “Avete sentito tesorini miei? Molti uomini vi invidierebbero, anche perché potete scoparvi me quando volete e dove volete”. E si, adesso avevo provato anche quell’esperienza grazie ai miei due labrador e alla fortuna. Riprendemmo velocemente la via di casa subito dopo che i loro membri furono tornati dentro i loro astucci.
Quando rientrammo in casa la prima cosa che feci fu quella di andare in bagno senza neanche togliere i guinzagli ai miei cani. Finalmente con la vescica vuota, tolsi collari e guinzagli e poi mi denudai completamente. “Ora posso anche vedere cosa c’è nel frigo da mangiare” ed estrassi del prosciutto crudo, formaggi e del melone, cose fresche e senza cucinare. Poi misi i croccantini e acqua fresca per i miei cucciolotti che si erano meritati tutta la mia gratitudine dopo l’esperienza nel parco. Mentre cenavo volli rivedere il filmino del lunedì e accesi il portatile. In quel momento mi arriva una mail da parte della fattoria le Gioie “Gentilissimo cliente signor Roberto, le confermiamo l’invito per sabato sera alla festa Sagra del Maiale per la durata dell’intero weekend. Sarà nostra premura prendersi cura del suo soggiorno completamente gratuito. Distinti saluti… Samanta”. In allegato c’era un volantino dell’evento con prenotazioni a numero chiuso, dieci per l’esattezza. Altro pubblico, pensavo, sicuramente tutti amanti del genere. Continuai mangiare mentre aprivo la cartella dei miei ricordi più intimi e li trovai il filmino. Presi il piccolo vassoio con tutto quello che c’era sopra, il pc ed andai a distendermi comodo sul divano. “Questa volta mettetevi tranquilli a cuccia tanto abbiamo già consumato oggi pomeriggio, e feci partire il filmatino. Era stata una bellissima ripresa, Arturo ci sapeva fare. Ogni inquadratura metteva in risalto sia le mie forme che quello che stavamo facendo. Non credevo di apparire così eccitante ed erotico e le mie espressioni vogliose mentre i miei cani mi fottevano, lo avrebbero fatto rizzare anche a un morto. Potendomi rivedere, cosa che non poteva succedere quando partecipavo, mi diede la conferma di quanto avessi la capacità di coinvolgere sessualmente la gente e gli animali naturalmente. Finito di cenare andai a riportare il vassoio in cucina posando piatto e posate nell’acquaio. Nel salotto mi era rimasta la bottiglia di vino bianco che avevo tappato e riposto nel frigo la sera prima. Tornai a distendermi sul divano e accesi la tv, quella sera avevo voglia di vedermi un film romantico e per fortuna davano Serendipity, un film che avevo già visto due volte. Sorseggiando il mio vino lo guardai fino alla fine poi riposi il vino nel frigo e andai in camera. “Stanotte dormo da solo, come pure domani notte. Niente da fare il buchetto resta chiuso almeno fino a lunedì”. Mi guardarono di traverso ma capirono che quelli erano gli ordini e andarono a sdraiarsi nelle loro cucce. Non presi subito sonno ma quando lo feci, fu quasi istantaneo senza che me ne accorgessi. Notte tranquilla e rigenerante soprattutto per la mia testa e i miei occhi.
Il venerdì mattina fui svegliato dal suono del campanello, chi poteva essere. Guardai l’orologio, le nove, ma chi cavolo era di mattina presto. Indossai la vestaglia ed andai a rispondere “Chi è e chiunque tu sia torna dopo” non finì la frase che senti una voce interrompermi “sono il postino avrei un biglietto da consegnare e da firmare, se mi apre vengo su”. Non avevo mai ricevuto cose da firmare e attesi il postino sulla porta. “Buongiorno signore mi scusi l’ora ma ho da fare altre consegne. Ecco qui il biglietto e la firma qui”. Ritirai il biglietto e apposi la mia firma. “Grazie”, “grazie a lei e scusi il disturbo” e se ne andò. Da chi poteva venire quel biglietto, e lo aprì richiudendo la porta. Era della fattoria le Gioie che mi aveva inviato il biglietto per partecipare come attrazione principale alla festa di domani sera. Accidenti, quale onore, addirittura attrazione principale, quindi dovevano esserci altre attrazioni, lo avrei scoperto domani alla festa. I miei cani, per fortuna del postino, erano rimasti nelle loro cucce, di solito si presentano alla porta quando arrivano estranei e lo avrebbero di certo spaventato. Comunque ormai ero alzato e sveglio anche perché avevo passato una notte di sonno che non mi capitava da tempo. Mi preparai la colazione e aprì l’acqua della doccia. “Voi non avete niente da fare se non fissarmi?” chiesi ai miei due guardiani “su, andate in giardino che dopo vi porto a spasso. Dopo la nostra prima esperienza in pubblico sono convinto che sapremo comportarci meglio e non dare spettacolo. Su, andate a giocare” e richiusi la porta a vetro. Volevo prima fare la doccia e poi colazione quindi non accesi il gas per riscaldare l’acqua. Lasciai andare la vestaglia sul pavimento e mi avviai nudo verso il bagno. Sentivo un certo senso di libertà quando giravo nudo per casa, pur sapendo che oltre la siepe del mio giardino c’erano occhi indiscreti che mi spiavano. Avevo saputo da poco che un ragazzo del palazzo di fronte teneva d’occhio il mio salotto con un cannocchiale, me lo aveva detto una mia amica che era passata a trovarmi due mesi fa e del quale mi ero completamente dimenticato. Mi era tornato in mente adesso perché avevo visto un bagliore, un riflesso del sole proprio dal palazzo di fronte al quarto piano. Mi fermai, mi voltai per guardare in quella direzione e feci un cenno di saluto con la mano e poi un bacio. Se stava ancora guardando forse gli piacevo oppure era solo curiosità. Comunque vedevo ancora quei bagliori. Segno che era ancora li e decisi di andare a chiudere l’acqua, avrei fatto la doccia dopo. Tornai e lui doveva essere ancora li perché il luccichio era ormai fisso. Cominciai a muovermi mimando una danza per poterlo eccitare. Mi toccavo e mettevo in mostra il mio culo proprio nella sua direzione, Dopo dieci minuti gli feci un gesto con il dito, invitandolo a venire da me. Attesi che si facesse vivo, sapeva dove abitavo ma niente, forse era timido e pensai che sarebbe stato meglio farmi quella doccia ma fui interrotto dal suono del campanello. Era lui? Forse aveva trovato il coraggio. Andai ad aprire senza neanche mettermi la vestaglia “SI, chi è?”. “Ho ricevuto un invito da lei se non sbaglio, posso entrare?”. “Certo” e premetti il pulsante lasciando la mia porta accostata. Senti i passi e la sua voce “Posso entrare?”. “Vieni, entra”. Appena spostò la porta mi vide sul divano, nudo, che lo aspettavo. Rimase sulla porta senza fiatare “entra e chiudi altrimenti può vederti qualcuno non credi?”. Non se lo fece ripetere. “sapevo che mi guardavi, ti piaccio oppure è solo curiosità la tua?”. “Credo ti essere attratto da persone più mature di me e quando l’ho vista la prima volta, non pensavo che potessero piacermi anche gli uomini”. “ma tu sei etero, bisex o gay?”. “Credo di essere etero, comunque sono attivo”. “Bene, perché non ti siedi qui sul divano accanto a me?” e mi venne vicino senza staccarmi gli occhi di dosso. “Sei carino sai? Quindi mi hai detto di essere etero e solo attivo Giusto?”. “Si”. “Meglio, io sono solo passivo e mi piace fare esperienze di ogni tipo purché gli altri siano solo attivi, come te”. “Anche lei è bello, bella, come devo dirlo?”. “Come ti viene meglio”. “Allora direi, bella. Se ho capito.. lei fa esperienze sessuale di ogni tipo purché con attivi, giusto? Quindi, mi ha invitato per fare sesso con me?”. “certo, a te non va?”. “Non saprei, forse sono un po' agitato, forse neanche mi diventa duro, forse…”. “Basta con tutti questi forse, perché no lasci che ti spogli e poi ne parliamo dopo?”. “Come vuole..”. “Dammi del tu, come ti chiami?”. “Gianluca e tu?”. Roberto. Gianluca, preferisci il culo o la fica?”. “Come? Non capisco..”. “E’ un gioco delle rime dei nomi che facevo con uno dei miei incontri. Gianluca, preferisci il culo alla fica? Io, Roberto culo sempre aperto, capisci ora?”. “Oh si, certo. Io Gianluca preferisco il culo alla fica specialmente quello di Roberto culo sempre aperto” e si gettò sopra di me senza aspettare che lo spogliassi. Cazzo, il ragazzo era arrapato e stava imparando in fretta. “Ehi, aspetta un attimo con quei tentacoli” gli dissi bloccandolo. “Scusami, non volevo saltarti addosso ma gli ormoni quando si risvegliano non si controllano”. “Tranquillo, non hai fatto niente di sbagliato, solo, volevo prima spogliarti, posso?”. “Certo”. Iniziai a togliergli la maglietta e notai che non aveva peluria. Lo accarezzai, aveva una pelle liscia, doveva essere molto giovane. “Quanti anni hai?”. “Diciannove, troppo giovane?”. “No, anzi. Non avevo mai avuto un ragazzo giovane come te” e continuai a toccarlo. Poi lo feci alzare e cominciai a slacciargli i pantaloni, facendoli scivolare giù. Mi ritrovai il suo cazzo che puntava i boxer già in erezione. Lo accarezzai, lo annusai e lui si lasciava fare ma capivo che gli piaceva molto questo gioco di erotismo molto orientale. “Ti piace?” gli chiesi. “Molto, sei bravissimo” e continuai sfiorandogli le palle con le dita. Aveva sussulti di eccitazione e avevo paura che potesse venire subito, così mi fermai. “Non voglio che tu sborri troppo presto, dimmelo quando lo senti ok?”. “Tranquillo, sono giovane ma riesco a controllarmi, puoi continuare, mi piace da matti come ci giochi”. Hai capito il ragazzino. Ripresi a toccarlo e ed annusarlo, solleticando sia le palle che l’asta attraverso i suoi boxer. Poi feci scivolare la sua punta dalla parte superiore ed uscì facendo capolino. Misi entrambe le mie mani attorno a quell’asta stando in ginocchio, quasi fossi in preghiera. Era bellissimo ma non ancora completamente duro. Non era tempo di prolungarsi e feci scendere i suoi boxer mettendolo tutto a nudo. Nel farlo lo sentì sbattere sul mio viso. Caldo, giovane, pulsante, con tanta voglia da fare esplodere e lo volevo tutto per me. Lui se lo prese in mano e lo sbatte sul mio viso come a volermi schiaffeggiare. “Ti piace il cazzo vero? Ti piace tanto vero? Lo vuoi mangiare eh? Allora tira fuori la lingua e leccamelo prima, fammelo diventare duro che poi lo vedrai crescere ancora”. Lo assecondai perché era quello che volevo anch’io e feci uscire la mia lingua per farla saettare sulla punta e insalivarla bene. Aveva un sapore magnifico, di cazzo giovane e voglioso. Mentre lo facevo lo guardavo e lui guardava me. “Ci avrei giurato che dovevi avere una gran voglia, quando mi hai invitato. Leccamelo bene che mi sta diventando durissimo” e infatti stava anche acquistando in volume e dimensioni, duro come non ne avevo sentiti prima. “Brava, così che poi te lo faccio sentire in ogni tuo buco, per ore ed ore”. Nel sentirlo così eccitato mentre lo leccavo, fece salire la libidine in me e lo presi in bocca fino a metà della sua lunghezza succhiandolo. Mi prese la testa fra le mai e prese a scoparmi tenendomi fermo. Su e giù, su e giù. Dentro e fuori, dentro e fuori. Tentò anche di spingerlo fino in fondo ma lo fermai facendolo uscire. “Non ancora” gli dissi riprendendo fiato “vai troppo in fretta” e ripresi il controllo della situazione facendolo scivolare di nuovo in bocca. Cambiammo varie posizioni ma sempre con il suo cazzo in bocca. Lui provò anche a leccarmi il buco del culo ma dovevamo trovare la posizione giusta. “Aspetta, prendi quel cuscino e mettimelo sotto al culo per tenerlo su”. “Questo?”. “Si, mettimelo sotto, bravo. Ora mettiti sopra di me a sessantanove, così puoi leccarmelo mentre io te lo succhio” e così fece, posizione perfetta. Da sotto potevo riceverlo bene mentre lui pompava, non dovevo fare altro che succhiarlo. Lui invece aveva cominciato a leccarmi il buco e stava diventando sempre più esperto tanto che, piegando il cuscino in due, sollevò il mio culo ancora di più e con le dita lo allargo per potermi penetrare con la lingua. Dio Santo se leccava bene il ragazzo, mi stava facendo sentire le campane del piacere. In breve mi portò all’orgasmo e i miei umori colarono fuori mentre lui li leccava con gusto. Stavo aspettando che lui venisse e lo fece inaspettatamente, copiosamente “godooooo…”. Lo senti sborrare nella mia bocca ma volli trattenerla senza berla, volevo fargli vedere come la ingoiavo. Quando si spostò ci sedemmo l’uno di fronte all’altro. Mi guardo mentre aprivo la bocca e la vide li. “E’ tanta, ma la tieni in bocca?” non dissi niente sul momento, ovviamente, chiusi la bocca e la ingoiai, poi riapri la bocca. “Prima c’era, ora non c’è più”. “L’hai bevuta, tutta”. “Certo che si, avrei potuto berla subito quando sborravi ma volevo fartela vedere prima”. “Ti è piaciuta?”. “Tantissimo, leggermente salata, saporita direi, calda e soprattutto abbondante. E a te è piaciuto?”. “Certo che si, hai una bocca vellutata e con la mia ragazza non sono mai riuscito a venirle in bocca figuriamoci fargliela bere. Tu invece te la gusti come fosse la cosa più naturale di questo mondo”. “Ma lo è, il sesso e le sue sfaccettature non sono una cosa brutta da nascondere. Certo non è da farsi all’aperto o in mezzo a persone che non gradiscono certe cose, però si, è la cosa più bella e naturale che ci sia, purché venga fatto in modo consenziente e condivisibile, in coppia, in gruppo e con chiunque”. “Ti avevo detto che riuscivo a gestirmi e se guardi giù vedrai che non è ancora finita”. Spostai il mio sguardo in basso e vidi che il suo cazzo era ancora in erezione, e che erezione. Passammo il resto della mattina a scopare in tutte le posizioni possibili e lui venne ben quattro volte, tre delle quali dentro il mio buco che gradì con gioia il suo seme. Poi arrivò il momento dei saluti. “Grazie per avermi invitato, non avrei mai pensato di trovare una persona stupenda come te”. “Grazie a te, mi mancava un giovane stallone come te che rimanesse duro per così tante ore” e lo bacia sulla guancia. “Posso tornare a trovarti? Quando sei solo naturalmente!”. “Certo, tu guardami e se vedi che ti faccio il cenno scendi giù e ci divertiamo”. “Ciao Roberto”. “Ciao Gianluca”. Che bel ragazzo e che fortunata la sua ragazza ad averlo. Peccato che non volesse prenderla in bocca e ingoiarla, non sapeva cosa si stava perdendo. Era quasi l’ora di pranzo e non avevo fatto ne colazione ne la doccia ma almeno alla doccia non volevo rinunciarvi e tornai in bagno per aprire l’acqua. Disteso sul divano attendevo che arrivasse alla temperatura giusta e sentì ancora il suo odore mescolato al mio, una gran bella avventura aggiunta alle tante che avevo già sperimentato. Poi mi alzai ed entrai in doccia. Il resto della giornata, dopo aver pranzato, la passai fuori con i miei cani, come avevo promesso loro, rincasando verso le diciotto circa. Di solito portavo con me il cellulare ma lo avevo dimenticato sotto carica e quando rientrammo mi accorsi che avevo ricevuto messaggi e chiamate tutte dallo stesso numero, Arturo. Dovevo chiamarlo subito anche se c’era il rischio non fosse solo o si sarebbe precipitato da me preoccupato che mi fosse capitato qualcosa. “Pronto, Roberto?” senti dal tono della sua voce che era preoccupato. “Ciao Arturo, scusami ma ero fuori con i cani e avevo lasciato il cellulare in casa sotto carica. Tranquillo, sto bene non devi preoccuparti”. “Ok, adesso che ti sento sto meglio. Ma cavolo, non puoi farmi questi spaventi, ero preoccupato”. “Hai ragione, sono stato un idiota, avrei dovuto fare attenzione e portare il telefono con me, scusami”. “Ok, basta, ora va tutto bene. Senti, volevo dirti che passo da te domani un po prima se non hai niente in contrario. Un mio amico mi ha chiesto se portavo anche suo figlio alla festa per festeggiare il suo diciannovesimo compleanno così possiamo fare il viaggio insieme. Sei d’accordo?”. Va bene, ho comunque il tempo per fare tutto. Tu chiamami quando sei vicino a casa mia e mi faccio trovare giù. A proposito come si chiama questo ragazzo?”. “Gianluca”. Rimasi di stucco. “Roberto… hai perso la voce?”. “Scusami, Gianluca hai detto e compie diciannove anni”. “Si perché? Lo conosci?”. “Io no ma lui forse conosce me. Gli hai forse detto che tipo di festa sarebbe?”. “No di certo, suo padre è molto chiuso per queste cose?”. “Niente, ma non hai detto che sarei venuto anch’io, oppure si?”. “Non glielo detto ma lo saprà appena ti vede, se ti conosce come hai detto tu, lo verrà a sapere domani. E’ un problema?”. “No di certo” se mette le cose insieme non tarderà a capire che mi piace fare sesso anche con gli animali. Spero solo che sia di vedute larghe, ma da come si è comportato oggi sono quasi sicuro di si. “Bene allora ci vediamo domani verso le nove e quarantacinque ok?”. “Ok, a domani” e riagganciai. Così anche Gianluca avrebbe assistito allo spettacolo, un ragazzo di soli diciannove anni e già pronto per godere di esperienze che io avevo atteso per tanto tempo prima di poterle fare. I tempi cambiano, beata gioventù di oggi che sta vedendo cadere tabù di ogni tipo. Andai in camera, mi spogliai e indossai la mia vestaglia. Passai davanti alla grande vetrata che guardava sul giardino e immaginai Gianluca che stava guardando verso casa mia. Non potevo saperlo perché con il calare del sole non si vedevano riflessi, potevo solo immaginarlo e decisi di togliermela facendola scivolare a terra. Se mi stai guardando sappi che mi è piaciuto molto oggi con te e domani potrai ammirare quello che ho da offrirti. Poi sollevai la vestaglia e la indossai di nuovo, avevo da prepararmi la cena e sistemare i miei cani. E poi basta con l’eccitazione, mi sentivo come se fossi ninfomane, e forse lo ero. Accesi la tv, misi l’acqua fresca e i croccantini per i miei cucciolotti (che forse si sentivano un po' trascurati) e andai in cucina per preparare una carbonara, Avevo bisogno di carboidrati. Vino bianco, quello rimasto nel frigo era ancora buono, e poi a tavola. La sera la passai guardando un film di fantascienza, anche quel genere mi piaceva molto, come pure quelli romantici, thriller, avventura, insomma, quasi tutti. Intorno alle ventitre, sentivo la stanchezza assalirmi e mi diressi in camera prima di addormentarmi sul divano. Domani sarebbe stata una bellissima giornata e la serata ancora meglio. Spostai le lenzuola e mi infilai nel letto. “Buona notte tesorini miei, andate nelle vostre cucce perché anche stasera andate in bianco. Giuro che mi farò perdonare da lunedì ok? Notte” e spensi la luce addormentandomi quasi subito.
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