Il pranzo della domenica

  • Scritto da sensoo il 29/04/2020 - 02:09
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Oggi è una domenica come tante, apparentemente. Come spesso accade, siamo a pranzo dai miei zii.

Lei, mia zia, per me bellissima, sempre più attraente: 38 anni, un bel corpo, ma soprattutto delle gambe e dei piedi che catturano il mio desiderio. Ogni volta di più. Non so perché, ma guardare i suoi piedi nelle ciabatte che lasciano scoperto quasi tutto, avvolti nelle calze trasparenti color carne o, più raramente, ma con maggior effetto, nere, velatissime, mi eccita da morire.

Mio zio, simpatico, tutto assorbito dal lavoro, mentalità antica, zero cultura e sensibilità, ma oggetto di tutta la mia invidia: ogni notte ha lei a disposizione.

Il pranzo in sè per me è sempre noioso. In genere arriviamo una mezz’ora prima di andare a tavola. Mio zio e mio padre discutono dei fatti loro in sala, mia zia e mia madre in cucina fanno altrettanto ed io, da solo, faccio finta di leggere una rivista in cucina, con l’unico scopo di sbirciare i piedi di mia zia.

Per me il bello inizia sul finire del pranzo. Infatti , mentre gli altri rimangono in cucina a parlare ancora seduti a tavola del più e del meno, io mi sposto in sala per guardare la tv e, dopo poco, inevitabilmente mi chiudo in bagno. Ma scelgo sempre il bagno di servizio, dove c’è la lavatrice e la biancheria da lavare. E da lì inizia la festa: frugo nella biancheria sporca di mia zia per trovare ciò che mi eccita di più: le sue calze usate ed impregnate del suo magnifico odore. Le guardo, le tocco e le annuso tutte, ma preferisco quelle nere, molto trasparenti che mi mandano in estasi. Sono la mia droga. Completo il lavoro, selezionando delle mutandine, meglio se perizoma, per perdermi nel profumo della sua figa.

A questo punto, mi preparo al piacere più profondo: odorando le sue calze, mi faccio venire duro il cazzo. Poi mi infilo sul cazzo il collant scelto, fino in fondo, facendo aderire bene il nylon sul mio glande gonfio ed ormai viola scuro. Poi apro la scarpiera che c’è lì in bagno e scelgo delle scarpe nere decoltee con un affilatissimo tacco. Adoro il fantastico profumo di lei e dei suoi piedi che si mescola a quello della pelle delle scarpe: questo mi provoca il top dell’erezione, la cappella avvolta nel nylon pulsa sempre di più. Mi accarezzo prima la cappella e poi mi strofino delicatamente i coglioni con un altro collant: è una goduria pazzesca! Ma non voglio ancora sborrare. Immagino di chiavarla ed infilo in una delle sue scarpe il mio cazzone fasciato nel collant, mentre continuo ad annusare l’altra. A fatica riesco a farlo entrare nella scarpa: lei porta il 37 ed è un po’ strettino per il mio cazzo, ma mi dà l’idea di essere nelle sua figa, anzi nel suo culo, visto come sta stretta la scarpa. Ogni tanto sniffo anche la sua mutandina: è un odore più acre, ma insieme al resto mi porta ad una sborrata colossale che impregna non solo le calze ma anche la scarpa completamente. Rimango un po’ così, con il cazzo annegato nella sborra calda, pensando a lei. Infine, dopo aver pulito il tutto alla meglio e rimesso tutto al suo posto, torno dagli altri come se nulla fosse accaduto e finora nessuno sembra essersi accorto di niente.

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