Innocenti primi passi (Parte I)

  • Scritto da FrancyRul il 16/09/2021 - 07:36
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Come spesso accade per le estati degli adolescenti, l’estate 2008 era passata via in un attimo. Non vi era stato un giorno in cui con la mente ero tornato a quel momento in bagno, era come se non fosse mai successo. Non che cercavo di non pensarci, ma era come avessi seppellito quella seppur minima esperienza nei recessi reconditi della mia mente. Durante i mesi di vacanza dallo studio avevo conosciuto due ragazze, e nonostante la mia imbranataggine ero riuscito a concludere con entrambe. A 18 anni il sesso è sempre bello, godurioso, potente e maiale.

 

Erano i primi di settembre e io ero tornato a casa dopo due mesi di villeggiatura alla residenza estiva. Avrei posticipato il ritorno, ma gli allenamenti di calcio e l’inizio imminente della scuola mi imponevano di tornare. Così passavo le mie giornate un po' fuori con i pochi amici che mi ero fatto lungo il corso della mia esistenza, un po' in casa ad annoiarmi ed impigrirmi diviso tra playstation e porno. Mi masturbavo parecchio, forse troppo. Usavo la masturbazione come metodo per combattere la noia. Quando perdevo soprattutto il senso di frustrazione mi scaricava qualcosa dentro me e riusciva a procurarmi un’altra erezione. In un certo senso era come se la sconfitta mi eccitasse, ma era per l’appunto un’eccitazione strana. Sentivo come il bisogno di punirmi per non essere stato capace di vincere quelle stupide partite. Così ricordo benissimo quella partita della Master League dove la mia squadra costruita a puntino con le poche risorse che il gioco ti mette a disposizione nelle fasi iniziali, perdeva pur lottando il match decisivo per la promozione alla lega superiore. Buttai via il joipad. Stavo male, sembravo uno di quegli asiatici che su internet spaccano il computer perché non riescono a vincere online. Mi ero già masturbato a sufficienza quel giorno e il pene mi faceva anche male. Nonostante ciò, esibivo ancora un’ennesima potente erezione. Non volevo farlo ma in quei momenti perdevo il controllo e non ero più in me. Così andai in bagno senza sapere nemmeno io cosa fare. Mi spogliai e mi guardai nudo allo specchio e nonostante fossi bellissimo mi vedevo orrendo e frustrato. Mi masturbai per qualche secondo allo specchio e non ne trassi nessun godimento, così l’occhio mi finì sulla destra, nell’armadietto a muro dove mia madre e mia sorella conservavano le spazzole. Tra tutte le cose messe alla rinfusa lì dentro, il manico bianco, cilindrico di una spazzola rotonda attirò la mia attenzione. Era un semplice manico eppure lo tenevo in mano e lo guardavo come se fosse qualcosa di estremamente prezioso. Ci pensai un attimo, non troppo a dire il vero. Poi presi la spazzola dalla parte delle setole con la mia mano destra, mi chinai leggermente in avanti sul lavandino e cominciai a strusciarmi quel manico bianco in mezzo alle natiche.

Li feci fare su e giù per un paio di volte e poi mi fermai proprio lì. Mi fermai mentre puntellavo quel pezzo di plastica sul mio ano che si opponeva fiero. Provai a spingere un poco, con delicatezza ma il mio sedere concesse al massimo un millimetro. Sinceramente trovai il tutto fastidioso, così mi convinsi che forse bagnando il manico e bagnandomi il sedere potevo agevolare quel momento. Durante il bidet mi lavai bene in profondità, il che mi tranquillizò: pensandoci bene ogni volta che mi facevo il bidet inserivo qualche millimetro delle dita dentro di me, per lavarmi… lo fanno tutti, non c’è niente di male. Poi bagnai il manico della spazzola, lo lavai con il sapone e ripresi a fare quello che avevo interrotto. A conti fatti la situazione era anche peggiorata: era come se la pelle fosse ancor più delicata di prima. Pensai dunque di provare con la saliva. Mi sputai abbondantemente sulla mano destra che poi passai sul mio ano. Forse lì percepii un primo campanello di allarme: certo non stavo facendo niente di male, ma a avevo come la percezione che insalivarsi l’ano fosse qualcosa di diverso da un bidet. Mi sputai di nuovo sulla mano e poi feci quello che tutto sommato poteva essere una sega a quel pezzo di plastica.

 

Poi ricominciai.

 

Senza ombra di dubbio, la situazione era migliorata parecchio. La saliva si rivelò un ottimo additivo e il manico della spazzola adesso era libero di premere sul mio buchetto senza provocare troppo fastidio. Piegato davanti lo specchio del lavandino, trovai il coraggio di spingere ancora un po'. Il manico si fece largo timidamente. Ogni millimetro che procedeva dentro di me sembrava che fossero 10 cm. Continuai a spingerlo fino a che il dolore non mi fece desistere. Mi sentivo un palo nel sedere, così decisi di girarmi per vedere allo specchio quello spettacolo inusuale. In fondo alla mia schiena abbronzata, il mio sedere bianco accoglieva una spazzola. Quella che però pensavo fosse stata inserita interamente si rivelava di fatto inserita appena. Era impressionante quanto poco era entrata in confronto a quanto pensavo di avere inserito. Non persi tempo a giudicarmi e mi rimisi all’opera. Provai a spingere ulteriormente ma il mio sedere rifiutava di accettarlo. Mi convinsi che forse era giusto così, che non ero quel tipo di persona. Anche se saranno stati poco più di un paio di centimetri, tolsi quella poca plastica con delicatezza perchè ad ogni movimento brusco sentivo dolore. Cosi mi misi di nuovo davanti agli occhi quella che non era più solo una spazzola. Guardai il manico e mi dissi che ormai, arrivati a questo punto, potevo anche andare fino in fondo. Così la presi e lì sì che trovai il tempo per giudicarmi.

 

- “Sei imbarazzane, che vergogna” penavo tra me e me.

 

Aprii la bocca, tirai fuori la lingua e leccai dalla base fino alla punta di quella plastica diabolica. Lo feci ad occhi chiusi perché mai avrei potuto affrontare di vedere quella scena allo specchio. Poi lo presi interamente in bocca. Stavo facendo un pompino al manico della spazzola con cui mia madre e mia sorella si aggiustavano i capelli ogni mattina. Continuai fino al sentirmi ridicolo, poi lasciai cadere un grosso quantitativo di saliva sulla punta già abbondantemente bagnata. A quel punto mi decisi a riprovare: se il mio corpo non accettava più di quei 2/3 miseri cm, avrei voluto perlomeno cercare di far scorrere quel pezzo di plastica dentro e fuori di me come vedevo nei porno su internet. Non importava se 2/3 cm erano praticamente niente, volevo provare a sentirmi perverso visto il punto a cui ero arrivato, tanto poi non lo avrei più fatto e avrei rimosso questo episodio come quello delle mutandine di mia mamma indossate di nascosto qualche mese prima. Così rieccomi, con la bocca sbavata dai sapori di plastica e ano, mentre piegato sulla ceramica del lavandino alzo il mio sedere e offro ancora il mio buchetto. Puntello di nuovo il manico proprio lì, e nonostante una rinnovata resistenza, la dose di saliva aiuta a far scivolare dentro la spazzola che si fa largo dentro di me. Arrivo prima, ma sempre con dolore, al massimo di profondità. A quel punto faccio un respiro e provo a ritirare la spazzola. Dolore, ma sopportabile. Rispingo e il dolore è sempre presente ma stavolta è più un fastidio. Ritiro la spazzola al punto di partenza e il dolore torna ad essere insopportabile. Non capisco cosa ci sia di bello in tutto questo. Provo ad affondare un’ultima volta e penso che ormai il problema sia più nel toglierlo che nel metterlo. Arrivo a fine corsa e lo lascio lì. Il manico era probabilmente entrato quel mezzo centimetro in più per far si che la spazzola riuscisse a mantenersi dentro di me senza bisogno che la tenessi con la mano. Decisi che non faceva ne bene ne male. Non era sicuramente una cosa da rifare, mi ero eccitato molto di più nella mia sessione di sesso orale.

 

Così senza pensarci e con le mani finalmente libere mi guardavo allo specchio con quel feticcio nel sedere. Mi massaggiavo le natiche. Me le toccavo e nel mentre sessualizzavo l’immagine scandalosa che vedevo allo specchio. Poi mi presi le chiappe con entrambe le mani e feci per allargarmele. Mi sentivo scandaloso e con il sedere così allargato la spazzola ricomincio ad uscire impercettibilmente. Con una mano mantenni la chiappa sinistra allargata, con la destra ressi la spazzola e la inserii di nuovo per quel mezzo centimetro che aveva perso. Fu a quel punto che provai a spingere un po'. Il mio sedere continuava a resistere ma con la natica sinistra allargata avevo un minimo più di gioco, cosi spinsi un po' più forte e fu un attimo. Senza possibilità di controllo fu come si fosse rotta una barriera. In risposta all’ultima mia pressione, il manico era interamente scivolato dentro di me, penetrandomi con tutti i suoi circa 12 cm. Le setole della spazzola arrestarono quell’affondo quando arrivarono a pungere la pelle del mio sedere. Non so cosa sentii, fu talmente veloce e inaspettato che l’unica cosa che feci fu quella di rimanere sbigottito a bocca aperta e occhi spalancati. Inspirai profondamente con la bocca e mi guardai, pentito e violato. Mi ero appena fatto penetrare, o un manico di spazzola non contava per considerarsi penetrati? E ora?? Non avevo avuto modo di fermare quella discesa negli inferi. L’ultima mia spinta non voleva essere così forte! Avrei sicuramente voluto proseguire qualche cm ma mai avevo pensato di arrivare fino in fondo! Eppure fu come se il mio sedere a un certo punto avesse aspirato quel pezzo di plastica e se lo fosse preso tutto. Dal canto suo, il mio pene era rinvigorito. Rilassai il sedere e mi accorsi che dentro di me era in atto come un moto di espulsione. Il mio corpo stava espellendo la spazzola da se. Era una sensazione fastidiosa, allora la presi con la destra e spinsi di nuovo. Gemetti, sottovoce per non farmi sentire da nessuno poiché ero solo in casa, ma tale era la vergogna da sentire il bisogno di nascondermi anche da nessuno. Faceva male ed era come violarsi. Il mio corpo spingeva fuori, io lo avevo ributtato dentro. Sentivo una stranissima sensazione all’ interno della cappella del pene eretto. Aspettai che il corpo espellesse di nuovo qualche centimetro poi con forza e senza preoccuparmi del dolore spinsi di nuovo fortemente. Faceva male e in più ad ogni colpo che davo sentivo sempre quella strana sensazione alla cappella. Lo rifeci la ma sensazione alla cappella si fece insopportabile. Decisi di stringere le natiche per bloccare la spazzola completamente all’interno di me. Con la destra cominciai a masturbarmi. Non so cosa pensavo, niente in particolare. Stavo annegando in un mare di sensazioni sporche, sudicie, nuove, dolorose, umilianti, vergognose… Venni nel lavandino, un po' finì anche sullo specchio e qualcosa anche tra gli spazzolini da denti. La stanchezza fece largo alla lucidità e lasciai che la spazzola cadesse in terra. La lavai e la rimisi al posto. Mi sentivo vuoto e mi facevo schifo. Sentivo di vergognarmi, al punto da non guardarmi allo specchio. Mi tirai su le mutande e uscii dal bagno. Mi promisi di non farlo mai più.

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