Kristina aspetta il ragazzo per una nuova lezione, le ho dato un consiglio su cosa fare e lei lo ha eseguito alla lettera.
Accolgo Giacomo con un top e una gonna corta.
Sotto non ho nulla ed è perfettamente intuibile guardando il mio petto.
Giacomo mi guarda con sguardo furbetto, io lo ghiaccio subito.
“E’ inutile che ti fai certi pensieri: prima si studia!”.
Il fatto di aver utilizzato l’avverbio “prima” (che sottintende un “dopo”) tradisce le mie intenzioni, ma mi è sfuggito.
Il ragazzo sembra molto migliorato, gli errori che faceva durante le prime lezioni sono spariti.
Avanzo due ipotesi: una è che l’abbiano rimandato perchè è un coglione che fa casino a scuola, ma che potenzialmente sarebbe un ottimo studente; l’altra è che lo stimolo che gli sto dando sia superiore a qualunque altro.
Probabilmente sono vere entrambe le ipotesi, dopotutto non nasce dal nulla il proverbio sul carro di buoi e il pelo di figa.
Lavoriamo per un’ora e mezza, senza sosta.
E’ bene togliersi il prima possibile la grammatica, visto che ci toccherà anche affrontare la letteratura.
Alla scadenza dell’ora e mezza mi guarda sorridendo furbo.
“Che peccato, è finita la lezione!”, mi dice.
Lo prendo per mano e andiamo nella mia stanza.
Sembra essere senza freni: subito mi sfila il top e dopo un attimo sono anche senza gonna.
Quando si accorge che non porto nulla sotto sorride in maniera ancora più aperta e mi sbatte la schiena contro il materasso.
Nel frattempo si è privato della maglietta e le sue mani sono già sulle mie tette.
Il tocco questa volta non è gentile, mi afferra i capezzoli e me li torce, mentre l’altra mano è già sulla mia figa.
Quando sento un dito entrare dentro mi rendo conto di essere più bagnata di quello che avrei pensato e ne ho piena certezza quando le dita diventano due.
Lo sento frugare dentro di me, le agita come se fosse un omino piccolissimo che cammina.
La sua lingua è sui miei capezzoli, i suoi denti me li stringono e li mordicchiano.
Riesco appena a vedere come nel frattempo si è tolto sia i bermuda che i boxer e che il suo cazzo si sta pericolosamente avvicinando alla mia passera.
“Fermo - gli dico - Ho una cosa per te!”.
Tutto si ferma, anche purtroppo le sue mani.
“Coricati!”, gli dico.
Si sdraia anche lui, io mi metto accanto e gli afferro il cazzo.
E’ durissimo, non ho bisogno neppure di stimolarlo.
Apro il cassetto del comodino e ne prelevo uno spazzolino elettrico.
Lo accendo.
“Che cazzo vuoi fare?”, mi chiede. E’ preoccupato.
“Ti ho detto che ti devi fidare”.
Accosto le setole alla pelle del suo inguine, provocandogli un piacevole solletico.
Lui chiude gli occhi, ma si vede che non è tranquillo.
Passo lo spazzolino lungo l’asta del suo organo e lentamente salgo verso la cappella.
Quando gli tocco la pelle più sensibile emette un gemito, ma non si sottrae.
L’ho provato su di me un paio di sere fa, so che bisogna essere cauti.
Per di più, le sensazioni che prova un uomo posso solo immaginarle.
Ancora vado a toccargli la cappella, proprio dove c’è la fessurina.
Un tocco veloce, ma intuisco sortisca il suo effetto dell’espressione del suo viso.
Lo tocco ancora, cercando di rimanere su di lui un secondo di più.
Lui si lamenta meno e mi sembra goda di più.
Lo tocco ancora per qualche volta, ogni volta facendo durare il contatto solo qualche secondo.
Intuisco dall’espressione del suo viso che soffre ma allo stesso tempo gli piace.
All’ennesimo tocco viene, senza nessun preavviso.
Io sono china su di lui, lo schizzo di sperma mi colpisce il collo e il petto.
Rimane immobile, come se fosse distrutto.
Forse lo è.
Gli dico di stare rilassato e non preoccuparsi.
Chiacchieriamo per qualche minuto, mi racconta della sua ragazza e della scuola.
Lascio che si rilassi di nuovo, poi con la mano gli afferro nuovamente il cazzo.
Gli scopro la cappella, vado avanti e indietro.
Non è marmoreo come prima, ma diventa nuovamente duro.
Vantaggi dell’età!
Continuo a lavorarlo, cercando di non fargli perdere il tono.
Lo sego sempre più velocemente, quando sento che è nuovamente in forma mi sdraio.
“Mettiti qui, su di me”, gli dico indicando il mio petto.
Lui si mette a cavalcioni della mia pancia e mi appoggia il cazzo tra le tette.
Stringo le braccia e lo avvolgo.
Lui prende a muoversi avanti e indietro, io sento il suo corpo caldo da morire e non posso non sentirmi lusingata da tanta attenzione.
Ormai un po’ lo conosco e quando sento che ansima un po’ troppo veloce lo disarciono e lo sdraio sulla schiena.
Prima che possa reagire glielo afferro e me lo metto in bocca.
“A te piacciono proprio i pompini!”, mi dice con la voce roca.
Non è vero, non mi piacciono, però preferisco un pompino a farmi venire in faccia.
Mi sa troppo di film porno.
Il lavoro di bocca non dura troppo, qualche minuto.
Viene nuovamente, questa volta nella mia bocca.
Siamo entrami molto sudati, lui quando si rialza addirittura barcolla, come se fosse ubriaco.
Io so che non appena se ne andrà mi toccherò, magari usando anche io lo spazzolino.
Sono contenta che non abbia più accennato al ricatto, se riesco a fargli credere che siamo entrambi d’accordo potrebbe forse dimenticarsi di come abbiamo iniziato.
Non mi sembra un cattivo ragazzo, magari non direbbe comunque nulla a mio marito, ma non mi sento di rischiare.
Giacomo ha telefonato a Kristina che si presenterà alla lezione con un amico,lei mi ha subito contattato e le ho consigliato di valutare lei la situazione e di comportarsi come riteneva meglio.
Caro Gladius,come ti avevo scritto ieri, oggi si sono presentati in due.
Assieme a Giacomo c'era un altro ragazzo, direi della sua stessa età, che si è presentato come Fabio.
Devo ammettere che una parte di me ha sperato che Fabio fosse effettivamente venuto per delle ripetizioni fino a quando non l'ho visto mettersi mollemente sul divano, tirare fuori il telefonino e mettersi a giocare.
E' evidente che lui è lì per il "dopo",mi sforzo di fare lezione lo stesso, anche se non posso fare a meno di pensare a cosa potrà succedere.
Scelgo di spiegare poco e far lavorare Giacomo, cosa che tra l'altro non gli fa male di sicuro.
Gli faccio fare esercizio e correggo, in questa maniera non sono costretta a parlare e spiegare. Non sarei in grado.
A margine ti dico che Giacomo non è così ignorante come sembrava da subito, ma in quel momento non è quello che cattura la mia attenzione.
Ad un certo punto Giacomo guarda l'ora e sorride.
"E' finita la lezione!", dice.
Si alza e viene imitato da Fabio.
"Ragazzi, io non so se me la sento", dico.
Giacomo sorride.
"Secondo me te la senti", dice.
Non so se sono io che sono condizionata, ma suona vagamente minaccioso
Giacomo mi prende per mano e mi conduce nella stanza da letto, Fabio ci segue a un metro.
Mi fa sedere sul letto e mi sfila la maglietta, Fabio si siede accanto a me e mi slaccia la gonna.
Quando prova a sfilarla esito ad alzarmi, ma Giacomo mi dà un buffetto sulla testa e mi dice: ”Dai, tanto sai che succede lo stesso”.
Sollevo il sedere e lascio che Fabio mi sfili la gonna.
Fabio preme con una mano sulla mia spalla e mi fa sdraiare sul letto.
I due ragazzi si coricano ai miei lati.
Giacomo, alla mia sinistra, mi dà un bacio in bocca.
Anche io lo bacio, poi sento Fabio che mi bacia sulla guancia destra.
Giro la testa e trovo le sue labbra.
Bacio anche lui.
Mentre mi abbraccia, Giacomo mi slaccia la chiusura del reggiseno e dopo un secondo me lo sfila.
“Ragazzi, facciamo un patto - dico - Ora capiterà quello che capiterà, ma dovete promettermi che nessuno al di fuori di noi tre ne saprà nulla”.
I due annuiscono e si portano una mano al cuore, come per giurare, poi le loro mani si piazzano subito sulle mie tette, cominciano a giocarci.
La situazione è completamente nuova, mi rendo conto di essere fredda come un surgelato.
Chiudo gli occhi, mi ripeto che va tutto bene.
Sento le mani loro accarezzarmi la pancia, il viso; le loro bocche mi baciano le labbra e sento i miei capezzoli tra i loro denti.
Ad un certo punto una mano mi si infila nelle mutandine e mi tocca la figa.
Dopo un attimo arriva anche l’altra e entrambi mi calano le mutandine fino alle ginocchia.
Me ne libero con i talloni e subito dopo sento le loro mani sulla figa.
Mi allargano le gambe e si concentrano su quella: mi allargano le labbra, mi stropicciano il clitoride.
Quando sento le loro dita entrare dentro non riesco a trattenere un urletto; dopo un attimo ognuno di loro ha un dito dentro di me.
Si muovono e si agitano, mentre con l’altra mano continuano a toccarmi le tette.
E’ nuovo per me, questo raddoppio di attenzioni mi frastorna.
Aumentano la rapidità del tocco in basso, sento che mi sto veramente eccitando.
Guardo verso Giacomo e vedo che si è tolto la maglietta.
Anche Fabio sfila le dita da dentro di me e comincia a spogliarsi.
Rimango quasi delusa da questa interruzione.
Fabio si spoglia completamente, poi si sdraia sul letto e indica il suo cazzo.
Mi avvicino a carponi e lo prendo in bocca.
“Brava, sei proprio una puttana!”, mi dice.
forse sono le prima parole che mi rivolge.
Prendo il suo cazzo fino in fondo, capisco dal sapore che è già parecchio eccitato.
Vado su e giù, ma dopo poco sento le mani di Giacomo cingermi i fianchi.
Ho solo il tempo di chiedermi quale dei miei orifizi verrà privilegiato, quando sento la sua pressione sulla mia figa.
L’avrei evitato in assoluto, ma l’alternativa è decisamente peggio.
Giacomo preme con decisione e mi penetra.
Sono ancora eccitata dai tocchi di prima, gemerei se non avessi la bocca....occupata!
Giacomo parte in quarta, con il bacino colpisce il mio sedere in maniera molto violenta.
Con una mano afferro la base del cazzo di Fabio, devo tenerlo per non farlo uscire.
Mi concentro su di lui, non voglio farlo durar molto.
Mentre lo stimolo con le labbra gli faccio anche una sega con la mano.
Dopo un paio di minuti sento Fabio cominciare a sospirare e dopo qualche secondo mi viene in bocca.
Ingoio e mi concentro su Giacomo.
Ho la sensazione che stia per venire anche lui, così prendo la mano di Fabio e la porto verso il mio clitoride.
Lui capisce cosa deve fare e mi accarezza.
Basta quello e vengo, mentre Giacomo è ancora indietro, almeno rispetto alle altre volte.
Forse è intimidito dalla presenza dell’amico, sarebbe comprensibile.
Mi piazza le mani sulle tette, spinge ancora più forte e poi viene, stringendomi il seno.
Esce da me e ci abbandoniamo sul letto per qualche minuto.
I due ragazzi si alzano per primi, si rivestono e tornano in soggiorno a prendere le loro cose.
Io mi metto un accappatoio e li accompagno alla porta.
Ci diamo un bacio e li saluto.
Ci vedremo mercoledì prossimo, anche se preferirei ci fosse solo Giacomo.
Caio Gladius,
eccomi ancora. come ti avevo accennato, dalla volta precedente non avevo più sentito Giacomo, e non l'avevo cercato per evitare di "svegliarlo", di fargli pensare al fatto che ci saremmo incontrati.
Non so se il motivo è stato questo, ma per fortuna ieri è arrivato da solo,ero curiosa, ma mi sono ben guardata dal chiedergli del suo amico.
Abbiamo fatto lezione normalmente, a differenza della scorsa volta non mi sembrava neppure così impaziente,finita la lezione ci alziamo ed andiamo in camera da letto.
Ho cercato di fare esattamente cosa mi avevi suggerito tu,gli chiedo se si fida di me e lui mi risponde di sì, così gli dico di spogliarsi completamente.
Avevo già preparato delle fettucce di stoffa, non troppo spesse da risultare minacciose, ma neppure troppo delicata da risultare solo una specie di gioco.
Con questa gli ho legato i polsi alla testiera del mio letto e poi, visto che non opponeva resistenza, anche le caviglie alla base.
Devo dirti che una parte di me è stata tentata di andare a prendere un trinciapollo, mettere i suoi genitali tra le lame e chiedergli:"Adesso vogliamo trattare? Sei ancora convinto di andare a parlare con mio marito?".
Ovviamente non gli ho fatto nulla, però ci ho pensato.
Mi sono spogliata anche io, gli ho preso il cazzo in mano e ho cominciato a stimolarlo.
Non ho dovuto aspettare molto prima che venisse, probabilmente era già discretamente eccitato.
Una volta venuto non l'ho slegato, ma sono rimasta a parlare con lui.
Abbiamo parlato della scuola e della sua ragazza (che poi come ti ho detto non stanno assieme ) come se fosse normale tutta la situazione.
Dopo una dozzina di minuti mi sono avvicinata e gli ho dato un bacio sulla cappella.
Ha subito reagito, così ho continuato a leccarlo.
Ci ha messo un poco, ma dopo non molto era nuovamente in tiro.
Continuo a leccarlo, pur senza prenderlo in bocca.
Gli passo la lingua lungo l'asta, gli avvolgo la cappella.
Quando sento il suo fiato aumentare divento più veloce e viene di nuovo.
Lo pulisco, lo so che non avrei dovuto ma faceva schifo a me.
Però non lo slego.
Faccio passare ancora un po' di tempo, parlando con lui ma allo stesso tempo cercando di stimolarlo.
Gli passo le mani sul corpo, gli stuzzico le palle, lo bacio sulle labbra.
Dopo una ventina di minuti sono di nuovo a maneggiarglielo.
Ovviamente non è duro da morire, però c'è ancora vita.
Mi inumidisco il polpastrello con la saliva e lo passo sulla cappella.
Lui reagisce come se fosse colpito dalla scossa.
Continuo a toccarlo, descrivendo movimenti circolari sempre sul suo glande.
Si agita, si lamenta ma non mi chiede mai di smettere.
Il fatto che sia legato mi fa sentire padrona di lui, delle sue sensazioni.
Viene violentemente, quasi urla.
Ora mi chiede di slegarlo, ma non lo accontento.
Lo lascio legato e mi fumo una sigaretta.
Mi passa per la testa di spegnergliela su un capezzolo, ma non lo faccio.
Prendo lo spazzolino elettrico e lo accendo.
Mi inginocchio accanto a lui e me lo premo sul clitoride.
Io sono già eccitata, il contatto con la testina vibrante mi eccita ancora di più.
Dopo qualche secondo, senza spegnere lo spazzolino, lo appoggio sul suo cazzo.
E' come una bacchetta magica, il suo membro torna ad essere rigido nell'arco di qualche secondo.
Lo appoggio nuovamente su di me.
Qualche secondo, il tempo di accrescere l'eccitazione, poi ancora su di lui.
Poi su di me, che nel frattempo sono molto eccitata.
Su di lui, per un paio di minuti.
Su di lui non esercito mai una pressione costante, ma uso piccoli tocchi ma frequenti.
Ora lui ha la bocca spalancata e gli occhi sgranati, gli piace e gli fa male.
Lo appoggio su di me. Sento che manca poco, allora torno su di lui.
Lui si contorce, lo "torturo" per qualche istante poi torno su di me.
L'orgasmo mi arriva inaspettato e violento, vengo accartocciandomi su me stessa.
Lui mi guarda senza poter intervenire, quando mi riprendo appoggio nuovamente lo spazzolino sulla sua cappella.
Neppure a lui manca molto, poi non sono più "distratta" da me stessa.
Viene dopo un paio di minuti, quasi urla.
Lascio che smetta di ansimare, poi questa volta lo slego.
E' tutto impiastrato del suo sperma e di sudore, lo bacio poi gli dico che può farsi una doccia.
E' rapidissimo perchè ha paura che torni mio marito, quando esce si veste rapido.
Ci diamo un bacio e ci diamo appuntamento per venerdì.
Quando esce mi butto io sotto la doccia.
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