Silvia tornò a casa di primo mattino, dopo il turno di notte. Io ero ancora a letto e dormivo. Si infilò sotto alle coperte, era completamente nuda, aveva appena fatto la doccia. Sentii le sue mani frugare con discrezione sulla mia erezione notturna ancora forte. Abbozzai un mezzo sorriso e la baciai in bocca. A Silvia piaceva stuzzicarmi, sapeva che apprezzavo il sesso mattutino. Si avvicinò a un orecchio sussurrando.
“Non ti ho mai raccontato di cosa ho fatto in salotto quella notte.”
La frase mi fece uscire dal torpore. Mi chiesi come mai proprio in quel momento, dopo così tanti giorni, volesse raccontarmi di quella serata. Pensai che forse, mezzo addormentato com’ero, lei trovasse la cosa più semplice, meno imbarazzante di una confessione seduti sul divano a guardarsi negli occhi. Silvia iniziò a raccontare
“Quando sono entrata in casa, sapevo che c’eri: la tua macchina era in garage. Ho deciso quindi di rimanere al piano di sotto. Ho acceso la musica per coprire i rumori. Hai sentito qualcosa?”
Feci cenno di no mentre mi giravo verso di lei. Con una mano scostai le coperte e ricambiai le sue carezze. Lei aprì le gambe per favorire la curiosità delle mie dita: era eccitata. Silvia sospirò interrompendo il racconto e stringendo forte l’asta tra le mani. La incitai.
“Ti ha spogliata?”
“Sì, mi hanno spogliata, sono rimasta in intimo. Hanno apprezzato la scelta e mi hanno pregato di ringraziarti. Poi io ho fatto altrettanto.”
Ci misi un secondo per elaborare quello che avevo appena sentito. Mi alzai di scatto mettendomi in ginocchio sul letto.
“Erano in due?” Lei guardava fisso un punto sull’armadio di fianco al letto.
“Sì.”
“Chi sono? Come li hai conosciuti?”
“Ricorda il nostro accordo. Vuoi che continui?”
Abbassai la testa in segno di resa e, rimanendo in ginocchio, mi spostai tra le sue gambe.
“Continua.”
Allungò le mani e riprese a massaggiarmi il sesso, io ero immobile, con le mani sulle sue gambe.
“Mi sono stesa sul divano, avevo mani e bocche dappertutto. Mi sono lasciata fare. A turno si avvicinavano alla mia bocca chiedendomi di ricambiare. È stato incredibile. Eravamo tutti e tre molto eccitati e nessuno ha deluso le aspettative.”
Rinunciai a chiedere dettagli su chi fossero i due amanti. Nel frattempo le immagini che si formavano in testa di Silvia presa contemporaneamente da due uomini mi avevano definitivamente fatto uscire dal torpore. Ero sveglio, le mani di mia moglie avevano lasciato il mio membro che adesso strusciava sulla sua fessura già pronta.
“Ci siamo spostati sulla tavola. Mi sono seduta, loro hanno tolto il perizoma, poi mi hanno leccata. A turno mi hanno preparata, infine sono stata presa di dietro.”
Ancora una volta Silvia aveva dato a degli sconosciuti quello che a me continuava a negare. Questa situazione mi faceva allo stesso tempo avvampare di rabbia e riempire di masochistico piacere. Qualcun altro poteva avere qualcosa che a me era proibito. Penetrai d’impeto la donna, fino a fondo, rabbioso ed eccitato.
“Piano! Fai piano.”
Cercai di controllare la mia furia animale, lei riprese.
“Poi mi hanno girata e stesa sul tavolo, supina. Sono diventata la loro portata principale. Ero leccata e scopata, io facevo altrettanto con quello che mi veniva porto. Penso di aver vissuto una sorta di orgia a tre.”
La mia scopata aveva nel frattempo preso ritmo. Immaginavo mia moglie stesa sulla tavola con un cazzo in bocca e un altro nella fica o peggio nel culo. Ricordai il suo ansimare di piacere, i colpi che facevano tremare il tavolo.
“Quando ho soddisfatto entrambi, mi sono stesa nuovamente sul divano. Sono venuta più volte.”
Misi le sue gambe sulle spalle per affondare più a fondo. La stavo prendendo in modo rabbioso. La volevo più che mai, volevo il buco proibito.
“Voglio prenderti nel culo, ti prego!”
Lei mi guardò negli occhi, seria.
“No, quello è solo per i miei amanti. Un cornuto spompato come te non lo merita!”
Era la prima volta che si rivolgeva a me in quel modo, chiamandomi per quel che ero effettivamente. Fui certo che avesse sentito il guizzo di eccitazione che si trasmise all’istante lungo il mio corpo, forse grazie a questo rincarò la dose.
“Il mio di dietro è riservato a calibri lunghi e grossi, non come il tuo. Tu non sei degno di riempirlo con il tuo sperma.”
Silvia era irriconoscibile, non le avevo mai sentito dire sconcezze di quel tipo. Poi arrivò la mossa finale, lo scacco matto.
“Anzi, adesso esci, vai fuori dalla porta e masturbati guardandomi. Voglio vederti sborrare sul pavimento.”
Colto alla sprovvista, obbedii. Lei nel frattempo iniziò a toccarsi: era rivolta verso la porta con le gambe aperte, due dita di una mano si muovevano dove fino a poco prima c’era il mio membro, le dita dell’altra sfregavano il clitoride con movimenti circolari. Fu una questione di pochi secondi, ebbi un orgasmo devastante che imbrattò le mattonelle. Tornai in stanza e rimasi a guardarla venire. Adoravo vedere le smorfie della sua bocca quando si procurava il piacere. Mi accasciai di fianco a lei con gli occhi sbarrati, guardavo il soffitto chiedendomi chi fosse la donna che era rientrata dal lavoro quella mattina. Sospettai che quella strana richiesta, cioè di uscire dalla stanza e venire sul pavimento, fosse un messaggio. Lei si alzò e si mise cavalcioni sopra di me. Il suo sguardo duro e severo era scomparso, era tornata la mite ragazza che avevo sposato. Mi baciò sorridente sulle labbra.
“Sono stata brava?”
“Molto. Prima ti ho mentito. In realtà ero in casa nel mio ufficio, quella notte, e ho sentito tutto benissimo, e…”
Lei rimase in attesa che finissi la frase. Non era importante sapere cosa avesse realmente fatto quella notte in salotto. L’idea di due uomini che possedevano mia moglie aveva provocato una deflagrazione dentro di me, soprattutto perché, per la prima volta, ero presente. Non dovevo che dire quello che sentivo, sperando che lei mi facesse diventare parte dei suoi giochi.
“Mi è piaciuto.”.
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