Se c’è una cosa che non sopporto sono i villaggi vacanze, anche quelli di alto livello come quello che, mio malgrado mi toccò frequentare per una vacanza di qualche anno fa quando, ancora sposato, acconsentii di passare 10 giorni in Grecia all’interno di una struttura molto bella e ricca di comfort. Alla fine dovevo solo ricaricare le batterie mi dissi, feci scorta di libri e cuffiette e mi misi in modalità vacanza. I dopocena erano i momenti più ‘rischiosi’ per la tracotanza di balli, spettacoli etc… dribblai i primi due giorni, mentre il terzo per mio sommo gaudio si parlava d’arte, di quadri etc. con una galleria d’arte temporanea che faceva bella mostra al centro del villaggio. Incuriosito mi avvicinai guadagnando la primissima fila, c’erano acquarelli molto belli e decisamente ben realizzati. Di altissimo livello anche la curatrice della mostra che conosceva bene il suo mestiere, e tra l’altro palesava un fisico scolpito avvolto da un vestitino rosso che arrivava poco sopra il ginocchio, della stessa tinta di un paio di scarpe con tacco a spillo, sulle quali si muoveva in maniera decisamente agile. Il risultato era a dir poco scontato, mariti attratti dall’affascinante donna in rosso più che i quadri da lei magistralmente raccontati, e mogli inferocite al seguito. Al mattino dopo, come sempre terminai la mia corsa al centro del villaggio, dove scoprii che la ‘donna in rosso’ aveva il suo studio zeppo di quadri che stava amabilmente riponendo in scatole su misura. Presi ad osservarla, mi piaceva l’amore con cui maneggiava quelle opere… era affascinante. Pochi istanti dopo bussai, la donna si girò e facendo ‘no’ con l’indice della mano destra venne verso di me mimando con le labbra “siamo chiusi”. Arrivò alla porta ribadendomi a voce, dopo avermi regalato un bellissimo sorriso, il concetto mimato.
“Ho letto, siete chiusi, ma ero interessato a quel bel acquarello che ha richiamato in me uno stile che amo, quello di Cézanne”.
“Bhe – disse la donna in rosso – per chi apprezza Cézanne siamo sempre aperti!”.
“Pensavo si arrabbiasse… miss… io sono Marco, piacere”.
“Annamaria, il piacere è mio Marco”.
“Dicevo, pensavo si arrabbiasse per l’ardito paragone”.
“No, al contrario! Quando ho deciso di metterlo nella mia galleria è stato proprio perché ho notato uno stile ed una pennellata che lo richiamava”.
“Le va di bere qualcosa con me? Anche se non sono in condizioni presentabili, magari facciamo colazione assieme?”.
“Certo, mi dia qualche minuto e sono da lei, ci vediamo al bar qui fuori”.
Facemmo colazione, che più che una colazione in effetti pareva un dipinto zeppo di pennellate e colori più o meno sfumati, da cui nacque come capita raramente, subito un ottimo feeling innanzitutto mentale.
Condividemmo la passione per alcuni pittori, e ci confrontammo su posizioni anche assai diverse. Era tutto cerebralmente eccitante. Notai moltissimi particolari, la postura, le sue belle mani ed altri bei dettagli. Annamaria chiese commiato prendendomi le mani, in maniera innocente, e salutandomi con un sorriso.
“Erano settimane che non avevo occasione di parlare di arte – mi disse - sei acqua nel deserto, spero tu non vada via domani Marco!”.
“No, rimango ancora qualche giorno, continueremo il nostro discorso”.
Per tutto il giorno, sino a quello successivo non ebbi modo di incontrarla, fino al tardo pomeriggio quando sentii la sua voce chiamarmi in maniera delicata. Riemersi dal mio libro e ricambiai il saluto. Dal bagnasciuga risalì per qualche metro fino al mio ombrellone, ero solo. Non potei non notare il suo fisico, dal quale emergeva in maniera ancor più evidente il lavoro svolto in palestra, assieme al movimento quasi sinuoso della sua camminata e, lo ammetto, costume piuttosto minimalista che le stava benissimo.
“I tre moschettieri!” disse indicando il mio libro.
“Si, per la quarta volta, o quinta non ricordo… penso sia uno dei miei preferiti in assoluto”.
“Personalmente – rispose con il suo solito bel sorriso – sarei in imbarazza a dire quale libro amo di più in assoluto sai?”
“Non ti preoccupare, qualora mi avessi incontrato ieri, ti avrei detto che il migliore di sempre per me è Conan Doyle con il suo ‘Il mastino dei Baskerville’ ”.
Si mise a ridere e parlammo per una buona mezz’ora, nella quale per la prima volta pensai seriamente alla parte più sessuale della nostra ‘storia’, che però non ci sarebbe stata visto che tutto era troppo mentale e culturale.
Passarono altri due giorni, e fu ancora lei a passare, casualmente, dalle mie parti a bordo piscina.
“Un buon moschettiere dovrebbe aiutare una donzella in difficoltà”, disse avvicinandosi alla mia sdraio.
Sorrisi ascoltando la sua voce, mi alzai ‘di scatto’ perdendo l’equilibrio e planando su di un lato…
“Colpa della spada Annamaria! – dissi diventando probabilmente più rosso della tintarella dell’australinao che avevo di fianco - Perdonami, dimmi chi ti importuna e lo passerò a fil di spada”
“Niente di così grave, ti volevo solo domandare un aiuto per confezionare alcuni quadri, al negozio”.
“A sua disposizione madame”, dissi accennando un inchino, simulando di levarmi un cappello immaginario.
Arrivammo al negozio, e notai una scia di profumo primaverile che proveniva dal suo corpo, decisamente perfetto per lei. Entrammo, e lei si chiuse alle spalle la porta in vetro.
“Niente scocciatori – mi disse sorridendo – sai alle volte ci sono runner che disturbano il mio lavoro!”.
La seguii nel magazzino adiacente, piccolo ma ben ordinato, nel cui centro capeggiava un dipinto che raffigurava una donna seduta, di spalle, che si teneva le mani nei capelli.
“Ti piace?” mi disse spostandosi verso uno sgabello poco distante dal cavalletto che sorreggeva il quadro.
“C-certo…” balbettai, visto che nel dirlo si tolse il telo che la vestiva, scoprendo il suo bel corpo, totalmente nudo. Ora posava, simulando la posizione del quadro.
“Sai dipingere?” mi disse volgendomi le spalle senza voltarsi.
“Si ma non sarei così bravo a ritrarre la tua bellezza Annamaria”.
Mi avvicinai, sfiorando la sua bellissima schiena con le dita. Lei si limitò ad estendere il collo piegandolo prima a destra e poi a sinistra. Salii e scesi lungo la schiena, sfiorando le sue natiche. Cominciò a fremere quando le mie mani le avvolsero i seni, mentre con indice e medio presi a giocare con i suoi capezzoli, poggiai la lingua sul suo collo, assorbendo tutto il suo profumo. Ora il mio petto era contro la sua schiena, mentre faceva ricadere le sue braccia con le mani che ora carezzavano le mie cosce. Continuai a baciarla, mentre il suo godimento ora era incredibilmente percepibile… la mia mano sinistra giocava con il suo seno, mentre la destra scivolava giù, tra le sue gambe.
Carezzai i lati del suo sesso con le dita, fino a quando la sua mano destra si posizionò sulla mia, spostandomi al centro.
“Entrami dentro…”
Eseguii infilando delicatamente una delle mie dita, mentre lei prese a strizzarsi i seni con vigore, la scena mi eccitò molto, e presi ad infilarle due dita. Potevo sentire la sua eccitazione attraversarmi il corpo. Dopo qualche istante mi tirò fuori la mano, portandosela in bocca e baciandomi appassionatamente. Mentre le nostre lingue si inseguivano, mi spogliò, afferrando con forza il mio arnese, ormai al massimo dell’erezione. Sorrise e dopo poco ne fece sparire una buona parte nella sua bocca. Il movimento delle sue labbra era qualcosa di incredibilmente delicato e vigoroso al tempo stesso… la sua lingua giocava attorno al mio membro mentre si allontanava, per accomodarsi sulla parte bassa mentre lo infilava per metà della sua lunghezza in bocca. Mentre faceva questo le sue mani giocavano con il mio culetto che carezzava dolcemente, per stringerlo mentre affondava con la bocca. Sempre con delicatezza mi stese lungo il pavimento, una volta disteso prese a masturbarmi, per passare a leccarmi in maniera incredibilmente eccitante.
Poco dopo la sua mano sinistra era sul mio petto, mentre la destra impugnava sicura il mio arnese che pulsava di passione. Si spostò poi sopra di me, mettendosi sulle punte dei piedi per chinarsi sopra di me. Tra le parti più eccitanti c’erano i suoi polpacci tesi e la lenta discesa verso la punta del mio pene… al contatto con la sua bellissima fica Annamaria chiuse gli occhi facendosi penetrare. Scese molto piano ‘aggiustando’ la traiettoria d’ingresso con impercettibili movimenti della schiena, così sino ad arrivare fino in fondo, per poi rimanere qualche istante con la bocca semi aperta e tutto il mio membro tra le gambe. Riprese fiato e cominciò la sua danza… la sentivo ballare sopra di me, mentre agitava il collo e disegnava cerchi immaginari con le dita della mano destra. Era eccitatissima così come lo ero io, il suo liquido copioso ammantava il mio sesso, fuoriuscendo copioso e caldo sulle mie cosce. Presi a palparle i seni, stringendo i suoi capezzoli per poi passare alla schiena, e spingerla verso di me, manovra che all’inizio non gradì perché le limitava in parte il movimento, ma che poi apprezzò perché mentre le leccavo i seni, si poteva muovere in una posizione diversa e, forse, ancor più eccitante per lei.
“Ora leccamela!” ordinò perentoria. Io eseguii assetato del suo nettare, che mi riempì la bocca. Iniziai a leccarla da fuori, giocando con la lingua sul suo clitoride turgido e pulsante, per poi entrarle all’interno, allargando la sua calda fessura con le dita. Spostai poi le mani sul suo culetto, mentre lei spingeva in maniera regolare il suo sesso verso me.
“Si! Scopami con la lingua!” disse continuando a muoversi in maniera sussultoria su di me… Continuai a farlo sino a quando, prendendo l’iniziativa, non la misi con la schiena sul pavimento, aprendole le gambe per poi penetrarla sopra di lei. La cosa la eccitava a dismisura, prese a leccarmi il petto spingendomi dentro di lei, con le mani ben ancorate ai miei fianchi. La cosa mi eccitava moltissimo, dovetti per un attimo smettere di prenderla con quella foga, per non anticipare il mio apice… avevo voglia di gustarmi ancora a lungo quel momento.
Con le dita carezzai il suo culetto, e dopo averle passate tra le sue labbra cercai il suo buchino… lei si fermò per un attimo guardandomi fissa negli occhi…
“Si… fammelo” disse girandosi ed inarcando la schiena. Qualora non mi fossi distratto per un attimo sarei potuto venire anche solo per quel gesto carico di erotismo, visto che mentre lo diceva si allargava le natiche con le due mani.
Presi a leccarla copiosamente, spostandomi poi verso il suo collo mentre con l’indice le entravo delicatamente.
“Lo vuoi allora?” le dissi prendendo la sua mano facendole impugnare il mio arnese.
“Si… tutto, ora cazzo!” mi disse, spostando la cappella in direzione del suo culetto…
“Fai piano” si raccomandò… riempii il mio pollice di saliva, anticipando l’ingresso del mio membro che dopo un primo momento di tensione reciproca, prese a scorrere dentro di lei, che ad ogni affondo estendeva le dita delle mani. Continuammo per una buona decina di minuti, sino a quando con le stesse mani cominciò a palpeggiarmi le palle, sussurrandomi… “Vienimi dentro ti prego”… bastarono pochi istanti per riversare dentro di lei tutta la mia eccitazione.
Rimanemmo sul pavimento per qualche minuto, sorridendo e indicando le opere che ci stavano tutt’attorno, mentre commentavo quello che forse era stato da parte mia il sesso più artistico di sempre.
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