La Fame - 2 (Mangiarti la testa)

  • Scritto da Nonono il 04/05/2020 - 19:38
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Vorrei mangiarti la testa, orpello inutile al tuo scopo, così come fanno le mantidi religiose durante la copula. Sai bene che disprezzo l’accoppiamento, che è noioso e meccanico; così come sono insensibile al sapore dei baci teneri e degli amplessi appassionati, mentre i miei desideri vertono sul guastare la tua carne.

 

Conosci bene il gusto che provo nel solcare la tua pelle, trafiggendola con spilli, percossa da fremiti e vibrazioni. Quando ti afferro pei capelli, vorrei sradicarli, nella stessa maniera con cui è stato strappato il telo sottile e candido che qualche volta hai indossato: osserverei il tuo cranio nudo e vorrei aprirlo come una noce – solo per scrutarvi dentro e, dopo averne contemplata la vuotezza, richiuderlo soddisfatto.

 

Ti amo, come amo un calice o un tagliere per vivande, il cui utilizzo coincide con le ragioni della loro esistenza; allo stesso modo, vorrei fossi tu: desidero sorbire i tuoi pensieri, conservando solo un corpo semplicemente capace di percepire i colpi legnosi inferti metodicamente.

 

Ma è vero: non un corpo completamente vuoto; non c’è gusto in muscoli inermi serviti su un piatto d’argento. Il sapore della portata è nelle tue reazioni, nelle vibrazioni della tua pelle, nelle lacrime che arrossano il tuo sguardo, nella lingua annaspante in ricerca d’aria, nelle tue unghie che feriscono i tuoi stessi palmi, nelle tue gambe tese come se potessi e volessi sfuggirmi, nei lividi scuri che ti fanno frignare, nei tuoi capezzoli martoriati e ricettivi, nelle contrazioni del tuo culo prostrato, nella tua gola riarsa, nelle tue vene del collo inturgidite, nei tuoi nervi che si agitano scomposti, nelle tue labbra secche e solcate dai segni delle tue stesse fauci.

 

Dopotutto, il tuo fine intelletto è solo un pretesto e un’inutile messinscena: lo dimostrano la tua disposizione e il tuo disinvolto scimunimento durante i nostri atti.

 

Per tutte queste ragioni – e molte altre, vorrei mangiare la testa che sormonta il tuo corpo, oggetto di splendido utilizzo, che così tanto mi è gradito quando sfama le mie voglie.

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