L’altro giorno hanno elevato la mia amica Clara.
Sono contento ed è giusto che sia così, sebbene sia un poco invidioso. Sicuramente è stata meritevole: c’è di che andarne fieri – e io sono orgoglioso che la mia amica sia stata scelta. In questi giorni mi sono ritrovato spesso a fantasticare tra i vari se: se scegliessero me, se scegliessero qualcuno che mi piace, se finissi assieme a qualcuno che conosco nella stessa Casa del Bene Superiore. Ogni tanto mi viene in mente il mio vicino Giobbe. Oggi dovrebbe essere poco più di un anno che è tornato. Dicono che sia diventato inutile laggiù – occasione nefasta: la vergogna che ne deriverebbe mi farebbe piangere e morire avvilito.
Come dicono spesso: il Bene Superiore eleva l’uomo, lo porta vicino agli Eletti.
Mi sento grato per vivere in questo periodo di pace e prosperità. Non ho mai sofferto la fame, o vissuto in miseria. Ho un tetto sulla testa, sono libero di muovermi senza paure.
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Un drone condusse Clara fuori dalla città, in un luogo remoto: al di là della campagna, al centro di un bosco, vi era la Casa del Bene Superiore. Iniziò a scorgerlo stagliarsi in cima alla collina: ciò che nella sua vita aveva potuto ammirare solo in lontananza dalla città e su cui si era interrogata spesso, finalmente non solo si ergeva nella sua magnificenza, ma era come se si avvicinasse a lei, per accoglierla e, infine, abbracciarla.
Era un alto edificio a base ottagonale, di pietra bianca e liscia, senza finestra alcuna. Quando la ragazza entrò, una lacrima di gioia percorse la sua guancia: l’orgoglio di essere riuscita ad arrivare fino a quel punto le riscaldava il petto, in una morsa di gioia e commozione. Il centro della casa ospitava un cortile interno, circondato da portici disposti su diversi piani, caratterizzati dall’essenzialità che contraddistingueva anche l’esterno: solo alcune porte di ferro interrompevano la regolarità delle pareti con le loro rientranze.
Finalmente, vide un Mentore avvicinarsi a lei, scivolando silenziosamente sui suoi cingoli: si congratulò per i suoi risultati, le tolse i vestiti di dosso lasciandola nuda e la condusse nel suo alloggio, collocato in una delle grandi stanze del piano terra. Quando sarebbe stata pronta, avrebbe meritato una camera ai piani superiori.
La sua stanza era uguale a quella di tutti gli altri novizi: una piccola cavità di qualche metro all’interno di un muro, con un letto su misura e un gabinetto. Dal muro, fuoriusciva un distributore – un tubo in plastica trasparente di forma cilindrica, al fianco del quale vi erano due pulsanti, uno rosso per il cibo e uno blu per l’acqua. La voce metallica del Mentore illustrò come utilizzare quel dispositivo: era sufficiente aprire la bocca, posizionarsi correttamente e premere uno dei due cerchi, a seconda delle necessità.
Il Mentore si allontanò senza una parola; la ragazza non avrebbe potuto comprendere quanto a lungo avrebbe dovuto restare da sola in quella stanza, priva di finestre o fonti di luce naturale.
Appena fu sola, quando il silenzio la avvolse – soltanto interrotto da mugolii soffocati e suoni di macchinari provenienti da qualche angolo della Casa – decise di provare: avvolse il distributore tra le labbra e premette brevemente il pulsante del cibo. Dopo qualche istante, una pappa densa e zuccherina colò abbondante sulla sua lingua, riempiendole le guance. La deglutì a fatica, soddisfatta: era il massimo che avrebbe potuto sperare.
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Scriviamo questo rapporto per informarvi dei recenti sviluppi e per la registrazione negli annali.
1.1 Caratteristiche della specie senziente e dominante
La specie senziente e dominante di questo pianeta conta un numero esiguo di individui. Presenta le caratteristiche tipiche di tutte le specie di vetta non acquatiche. Simili a noi come fenotipo, si differenziano per la presenza di fine peluria sulla maggior parte del corpo, presente anche al di sopra dell’organo esterno dell’apparato visivo e concentrata per la maggior parte sul cranio. Gran parte degli individui appartiene a uno dei due sessi maggiormente diffusi, anche se vi sono configurazioni ibride. La loro dieta è onnivora: apparentemente avrebbe dovuto essere un vantaggio evolutivo, ma l’organizzazione della società che ne deriva è fragile e conflittuale, giacché non sono presenti né una cultura unica né un governo centrale, sebbene vi siano delle politiche dominanti. L’unico aspetto che la maggior parte dei gruppi condivide è l’organizzazione gerarchica dei gruppi.
In generale, si può affermare con certezza che questa specie è arretrata da un punto di vista evolutivo.
1.2 Diplomazia ed Accordi
I primi approcci sono stati confusionari: a seconda delle fazioni, la nostra presenza è stata accolta o respinta. Le comunicazioni, come solito, erano state inefficaci nei primi giorni di contatto.
Abbiamo sottoposto alle loro attenzioni un accordo di sottomissione, secondo il protocollo di relazione con le specie inferiori, che ingenuamente è stato rifiutato.
Per qualche settimana, è stata organizzata una timida resistenza, resa ancor più difficoltosa e penosa dalla frammentazione e dall’assenza di un unico protocollo condiviso per prendere decisioni.
Dopo una decimazione sommaria della loro popolazione, la maggior parte dei gruppi ha deciso di sottoscrivere il patto loro offerto.
1.3 Sviluppo dei rapporti
I primi anni sono stati caratterizzati in gran parte da aperta ma rassegnata ostilità. Ci siamo concentrati nel fornire loro sviluppi tecnologici per il supporto e la crescita della loro popolazione, a discapito del mantenere l’ordine sociale.
Lentamente, comprendendo la nostra superiorità, l’ostilità è diventata riverenza. Nella maggior parte dei casi, le strutture e i modelli organizzativi che abbiamo imposto sono stati salutati con entusiasmo. Gli individui sono stati concentrati in pochi nuclei; gli spazi sono stati ottimizzati; la nostra struttura è stata integrata nelle loro culture preesistenti ed accettata.
Dopo qualche anno di bonaccia, è stata estesa la considerazione che alcuni gruppi di questa specie avevano nei nostri confronti ed è stata diffusa la visione che ci definisce come “Eletti” e perseguitori di un “Bene Superiore”, assestando così definitivamente la nostra posizione come guide.
1.4 Profitti alimentari
L’unico utilizzo possibile per questo pianeta è come magazzino e allevamento: pur essendo adatte al consumo in casi di estrema necessità, le altre specie occupano posizioni evolutive infime e, proprio per questa ragione, non sono appetibili. Gli ecosistemi disponibili sono stati dunque rivolti al sostegno della popolazione di vetta, unica fonte di sostentamento eticamente accettabile per la nostra specie.
1.5 L’organizzazione degli allevamenti e gastronomia
La maggior parte degli individui, come già riportato, è immagazzinata in alcuni nuclei. Per la loro struttura genetica, questo è il modo migliore di tenerli sotto controllo ed è un metodo conveniente per organizzare una rete di prelievo da destinare agli allevamenti.
Nel primo periodo ci siamo limitati alla selezione genetica per poter improntare la specie ad uso alimentare.
I risultati sono soddisfacenti: sono stati sviluppati individui con maggiore massa muscolare ed ossa più resistenti, che potessero supportare maggior peso corporeo.
Ad uso nostro interno, ci siamo limitati alla macellazione e all’esplorazione delle diverse possibilità culinarie. I tagli di carne migliori sono petto, spalle, glutei e ventre. Seguono successivamente arti e lombi. Infine, interiora, genitali, organi interni ed estremità degli arti.
L’unico inedito sviluppo tecnologico rinvenuto che è stato considerato valido è il singolare utilizzo della sostanza biancastra che uno dei due sessi secerne da particolari ghiandole a scopo di nutrizione della prole. Attualmente, è stato organizzato un sistema di riproduzione controllato: vengono indotte ripetutamente gravidanze nello stesso individuo, in modo da mantenere tale secrezione a livelli consoni. La prole generata viene ricollocata all’interno dei nuclei assieme al resto della popolazione e in quei luoghi cresciuta fino all’età adulta.
Al momento, si sta procedendo proficuamente con sperimentazioni gastronomiche per elaborare ulteriormente questa sostanza, principalmente tramite coagulazione acida. Congiuntamente, si sta selezionando una popolazione di individui di quel sesso che possa incrementare la produzione della stessa.
Se queste sperimentazioni porteranno i risultati sperati, prevediamo di destinare la maggior parte degli individui di un sesso alla macellazione, conservando soltanto quelli che sembrano più adatti geneticamente alla riproduzione; quelli appartenenti all’altro sesso saranno destinati alla produzione di questo singolare alimento, garantendo in questo modo anche un approvvigionamento costante e quantitativamente adeguato ai reparti di macellazione.
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Per critiche, osservazioni, commenti o due semplici chiacchere potete contattarmi a [email protected]
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