Mi chiamo Filippo Santi e dovrei essere l'ordinario figlio minore di una famiglia anomala, che ormai dovreste conoscere. Mia madre è Lucia, una bellissima donna bionda dal seno sodo e perfetto che si eccita enormemente mettendosi in mostra, e perciò ama gironzolare per casa con vestitini trasparenti, farsi la doccia con la porta aperta e prendere d'estate il sole in topless per farsi guardare il suo corpo del tutto depilato. Mia sorella maggiore si chiama Sandra, una copia in piccolo di mia madre, ma dai biondi capelli corti e il seno piatto da bambina, dotata di un culetto sodo e perfetto che chiunque in casa può ammirare poiché, essendo ipersessuale, ama gironzolare d'estate con t-shirt lunghe o vestitini e d'inverno con felpe tirate fino al bacino, ma in entrambi i casi senza pantaloni o mutandine, per potersi titillare la vagina e il clitoride sempre e ovunque. Mio padre, infine, è Giovanni, il vero centro della famiglia, un uomo fantastico a cui un giorno spero di assomigliare anche solo lontanamente: è alto, muscoloso, dai capelli neri, dotato di una personalità fortissima e di un pene da 25 centimetri che è l'orgoglio di tutti in famiglia. Fatemi raccontare un episodio per spiegarvi che tipo è.
Qualche tempo fa capitò che, più spesso di quanto fosse di nostro gradimento, un certo movimento religioso avesse preso a bussare alla nostra porta per cercare di convertirci. All'inizio era sufficiente che ci pensasse mia madre: aprendo la porta seminuda, e togliendosi a metà della chiacchierata il tanga, faceva scappare la ragazza o il ragazzo di turno per l'imbarazzo o per un'erezione; ancora più facile era se si presentavano in coppia. Ovviamente, se uno dei giovani invece di imbarazzarsi si fosse fatto più coraggioso, lei era felice di invitarlo in cucina dove avrebbe trovato mio padre: l'ultimo che aveva avuto un simile ardire lo sentii distintamente gemere di piacere e urlare che si sarebbe svegliato ancora più in fretta se papà gli fosse venuto dentro. Una mattina, alla porta si presentò una bella ragazza qualche anno più grande di Sandra dai capelli neri ma il corpo ingiudicabile sotto il suo vestito estremamente castigato, e caso volle che la mamma non fosse in casa, perciò fu mio padre ad aprire. La ragazza pareva davvero troppo motivata e papà, che con le parole è sempre gentile e pacato, non trovò argomenti validi per farla andar via, dunque, sospirando per quel guaio, le chiese se volesse entrare; lei, ovviamente, tirando fuori il suo materiale di divulgazione, accettò. Arrivati in cucina, dove stavamo anche io e mia sorella, quel giorno vestita con una felpa che continuava a tirarsi verso il basso poiché le copriva solo metà del sedere e a malapena il pelo biondo del suo monte di Venere, mio padre le indicò una sedia e la lasciò parlare; tuttavia, non si sedette anche lui, si spogliò: aprendo bene le muscolose cosce in modo tale che tanto il suo formoso corpo sia il suo grosso cazzo eretto fosse ben visibile all'ammutolita ragazza, la sfidò a rimanere con uno sguardo. Dopo aver fissato noi due, che facemmo finta di niente, quella continuò coraggiosamente a sproloquiare le sue cose religiose; ma visto il rossore sulle sue guance, troppo intenso per una che fosse semplicemente imbarazzata, era stata evidentemente ipnotizzata da papà, che in silenzio e senza neanche ascoltarla, la squadrava da capo a piedi. Quando iniziò a balbettare in modo confusionario, mio padre si alzò, la afferrò e la piegò sul tavolo, senza che nessuno avesse emesso una parola. La gonna della ragazza fu tirata verso l'alto, i collant e i mutandoni verso il basso, e l'enorme e venosa asta di mio padre sbattuta con un solo colpo, tanto era bagnata la ragazza, fino all'utero di lei, che gridò di piacere qualcosa sull'aver trovato la vera torre di guardia. Muggendo e commentando come suo solito tutto, papà si scopò a pecorina la ragazza, che sbavava verso di noi a bocca spalancata, stritolandole i fianchi e facendo tremare il tavolo da cucina a ogni colpo di bacino. Mentre io con una mano reggevo la tazza di latte e l'altra mi segavo sotto il tavolo, alla mia sinistra Sandra aveva rinunciato alla colazione per spalancare le cosce e fottersi la fica con tutte e due; alla mia destra, invece, dopo l'ennesima penetrazione, la ragazza venne convulsamente con uno sguaiato urlo di piacere e, quando papà tirò fuori dalla sua vagina il cazzo lucido per gli umori, lei si voltò e gemette per il dispiacere. Non era venuto. Non appena la ragazza riprese un minimo di lucidità, si tirò su i collant, giù la gonna e, raccolte le sue cose in fretta, scappò via senza voltarsi. Scuotendo la testa di biasimo, papà mormorò qualcosa riguardo alle tante chiacchiere e pochi fatti, visto che non era neanche vergine, per voltarsi verso mia sorella e farle segno di avvicinarsi. Sandra si alzò, si tolse la felpa con impazienza lanciandola via e, ora completamente nuda, corse a mettersi in ginocchio di fronte a mio padre per pulirgli con la bocca il cazzo dagli umori della ragazza. Papà le mise una mano dietro la testa per afferrale i corti capelli biondi e le penetrò la bocca con tre energici colpi di bacino accompagnati da tre gemiti poderosi, quindi lo tirò fuori e lo puntò contro mia sorella per sborragli addosso: la prima secchiata di sperma le ricoprì totalmente le piccole tettine da bambina e lei subito se lo sparse sul petto per ungersi i capezzoli turgidi; la seconda secchiata le fu sparata dritta in faccia con tanta forza che degli schizzi arrivarono persino su di me e ricoprendola tanto che dovette chiudere gli occhi; la terza e la quarta, infine, centrarono la bocca inesperta di Sandra inondandola con il suo caldo succo, che iniziò a colarle dalle labbra e sul collo perché era troppo e non riusciva a ingoiarlo abbastanza in fretta. Andandosi a pulire soddisfatto, papà si allontanò da mia sorella che corse in doccia e io, spogliandomi, le corsi dietro, certo che ci saremmo occupati l'uno dell'altra. In seguito, comunque, nessuno venne mai più a bussare alla nostra porta di mattina.
Quella sera eravamo tutti in salotto a goderci un po' di tv: io occupavo metà del nostro lungo divano bianco con la testa sul bracciolo in modo che potessi guardare sia la tv sia Sandra, che stava stesa a pancia sotto sulla penisola del divano, rivolta anche lei verso la televisione. Come sempre mia sorella non portava gli slip ed era vestita solo con un vestitino corto che non copriva completamente il suo sedere perfetto: da dov'ero, allungando una mano, avrei potuto infilargli un dito nella vagina lucida per gli umori senza neanche sforzarmi, e probabilmente lei avrebbe anche gradito. Poco lontano da noi, mio padre stava seduto a torso nudo ma con i boxer sulla sua poltrona, quella su cui solo i miei genitori potevano sedersi, mentre mia madre, completamente nuda, gli stava a cavalcioni: non stavano scopando, si strofinavano l'un con l'altro per eccitarsi a vicenda; mio padre le stritolava le natiche e di tanto in tanto la sculacciava facendola guaire; lei invece, scopandogli la bocca con la lingua, si agitava sulla sua asta come una spogliarellista su un palo, e godeva nel farlo lì in salotto dove potevamo guardarli. Erano i loro preliminari: dopo sarebbero andati in camera a fare sesso per tutta la notte, per la gioia mia e di mia sorella che, ascoltandoli, ci saremmo uniti a loro a modo nostro.
«Lu, sei fantastica: sei così bagnata che dopo dovrò buttare le mutande» commentò mio respirando pesantemente.
«Fallo adesso e scopami forte proprio qui» gemette la mamma, rossa come una che ha appena finito una maratona.
«Non ancora» rispose lui iniziando a succhiare le sue enormi tette perfette. «Voglio che duri ancora un po'».
«Che c'è? non ti eccito più come una volta?» scherzò la mamma.
«Assolutamente no, mi ecciteresti anche se ti vedessi scopare con un altro; anzi, perché non inviti quel povero vicino sfigato a cui lo fai diventare duro tutte le mattine per scopartelo di fronte a me?»
D'improvviso, mio madre si fermò e papà, sorpreso, la guardò interrogativo. Nei suoi grandi occhi erano apparsi due lucciconi, che tuttavia non erano di gioia per la proposta tanto altruista, ma di tristezza. Prese quindi a piangere, in modo capriccioso come fanno le bambine, e scese dalla poltrona per correre da me e mettersi a singhiozzare sul mio grembo, cosa che mi bloccò il respiro: cose che possono accadere quando una donna bella e adulta, odorosa di sesso, affonda il viso e le tette sul mio pene eretto.
«Fi!» gemette tra le lacrime strofinando il naso nei miei genitali, «papà non mi desidera più e mi vuole dare agli altri».
Trattenendo il desiderio di tirarlo fuori e metterglielo in bocca, le carezzai delicatamente la testa e provai a consolarla:
«Ma no, mamma, voleva solo eccitarti».
«Non è vero» urlò ancora lei capricciosa. «Lo sa che non farei mai sesso con nessun altro se non con lui».
La ragione di una simile reazione era un po' complicata: non è che a mamma il sesso non piacesse, lo amava normalmente, ma preferiva dieci volte di più essere guardata e mettersi in mostra, e cento volte di più che fosse papà a fissarla; diciamo che, ci fossero stati due papà, uno a scoparla e uno guardarla, avrebbe raggiunto il nirvana.
Benché alla regola ci fossero delle eccezioni.
«Ti ricordo che la prima volta l'ho fatto con te…» gli ricordai io.
«Ma che c'entra, la famiglia è un'altra cosa» replicò lei alzando il viso verso di me in modo che le sue tette perfette si poggiarono ai lati del mio pene.
Papà, che aveva compreso l'errore, si alzò dalla poltrona e venne dalla mamma, che prese in braccio come una principessa.
«Hai ragione, Lu, ho sbagliato» ammise senza esitazione. «Perciò, ti chiedo scusa: per fare ammenda, esaudirò un tuo desiderio».
La mamma, che alla proposta del marito smise immediatamente e in modo alquanto sospetto di piangere capricciosamente, si portò un dito alla tempia per pensare e, dopo qualche momento, fece:
«Su una cosa hai ragione, sto torturando troppo quel poveretto e devo fare qualcosa per lui: invita i vicini a bere qualcosa».
Senza domandare ragioni o spiegazioni, papà annuì e andò al telefono per chiamarli: dieci muniti dopo bussavano alla porta.
Il marito si chiamava Gerry ed era un tipo belloccio, castano e con un fisico notevole, ma sostanzialmente sciocco: aveva una cotta veramente grossa per la mamma, la desiderava molto e lo faceva capire spesso, ma non esitava a spiare anche Sandra, che al contrario di mia madre non gradiva, o le altre donne. La moglie era Maria, aveva capelli ricci e neri, e un corpo minuto; da quando papà le aveva mostrato come fanno sesso i veri uomini, era follemente innamorata di lui. Si erano presentati vestiti in modo ordinario: lui camicia e jeans, lei gonna al ginocchio e giacchino; ma al contrario, i miei si erano preparati per arrapare: papà aveva attillatissimi pantaloni di pelle e una polo che mettevano in evidenzia ogni forma del suo corpo, mentre la mamma, oltre agli ovvi tacchi a spillo, era vestita con un tubino blu, che metteva in evidenza le sue tette sode e finiva appena un millimetro sotto il bacino affinché, sedendosi, le si vedesse tutto.
Dopo i convenevoli, i quattro si accomodarono in salotto. Papà indicò la penisola a Gerry, quindi prese per mano Maria e l'aiutò a sedersi accanto a lui sul divano, cosa che le piacque molto. L'ultima a sedersi fu la mamma sulla poltrona di papà, che era voltata verso la penisola, e ovviamente, quando si sedette, lo fece a gambe aperte, in modo che Gerry potesse rendersi ben conto che non portava il tanga. Tanto l'odore di sesso che ancora permeava la sala e i toni parecchi allusivi dei miei genitori quanto le luci soffuse e l'alcool, che subito iniziò a scorrere per tutti, aiutarono a sciogliere la situazione.
«I vostri figli?» chiese Maria finito il primo bicchiere.
«Dagli zii» rispose la mamma sorridente, «perciò non preoccupatevi di fare rumore».
I due ospiti trattennero il respiro, eccitati dal sapersi soli con loro, mentre io e Sandra, che dagli zii non eravamo, in realtà stavamo spiando – ovviamente con il permesso dei nostri genitori, soprattutto di mamma, che l'aveva anzi preteso – tutta la situazione dalla cucina buia che comunicava con il salotto. Scambiataci un'occhiata complice, tornammo a guardare nel salone, dove Maria era ormai quasi salita addosso a papà, ignorando completamente suo marito; mentre Gerry, con una erezione evidentissima, non riusciva a togliere gli occhi di dosso alla mamma. E le chiacchiere scorrevano assieme ai drink.
«Ma sì» fece Maria parlando a mia madre, ma voltando spesso gli occhi verso papà, «il passato è passato: sai che ti dico, Lucia, la prossima volta vengo anch'io a prendere il sole nuda con te».
«Avete una piscina sul retro che dall'esterno non si vede» provocò Gerry, cercando di non farsi notare mentre strofinava il bacino sulla penisola per darsi piacere. «Quest'estate facciamolo tutti lì».
«Vi siete mai esibiti?» domandò ingenuamente la mamma, per poi voltarsi verso Maria e dire allusiva: «Oh, che stupida…»
«Che intendi?» chiese Gerry sorpreso, piantando gli occhi su sua moglie che era diventata completamente rossa.
«Un altro giro?» li interruppe papà, alzandosi.
«Per me, grazie» rispose subito Maria, felice di poter cambiare discorso e non essere costretta a confessare che Lucia, in effetti, l'aveva già vista nuda quando papà se l'era scopata alla finestra.
«Allora, vieni a darmi una mano» gli chiese cortese lui indicandole l'angolo bar alle spalle della penisola dov'era seduto suo marito.
Confuso, Gerry pareva intenzionato a continuare il discorso quando sarebbero tornati, ma qualcosa gli tolse dalla testa qualsiasi pensiero che riguardasse la moglie: cogliendo l'occasione e aprendo contemporaneamente le cosce, la mamma mise due dita sulla sua scollatura e se la tirò giù per tirar fuori e far vedere le sue tette perfette all'uomo, passandosi intanto la lingua sulle labbra. Alzò allora un dito e con un gesto sensuale se lo portò alla fica umidissima per penetrarsi, mordendosi le labbra; quindi lo estrasse e si alzò in piedi, raggiunse con lunghi passi Gerry e, ancora con il seno al vento, gli porse il dito lucido dei suoi umori alla bocca. L'uomo lo succhiò ubbidiente, strofinandosi con foga l'erezione oppressa dai jeans, ma quando allungò una mano verso i capezzoli turgidi di lei, papà rise per qualche ragione e la mamma, fingendo spavento per quel comportamento che in realtà era concordato, si nascose rapidamente il seno e tornò sculettando alla poltrona, lasciando l'uomo a bocca aperta.
Quando papà e Maria, che per qualche ragione si era veramente accaldata, tornarono a sedersi, lei ansimava e lui mostrava una notevole erezione attraverso la pelle attillata. Io e Sandra, da dov'eravamo, aveva visto tutto: una volta all'angolo bar, con il cui specchio lui poté vedere tutto quello che succedeva al divano, e assicuratosi così che Gerry, a lui di spalle, fosse concentrato sulla mamma, mio padre aveva ficcato la lingua nella bocca di Maria e, tiratale rudemente su la gonna, gli torturò la fica di Maria per un minuto buono. Le rimise quindi in ordine i vestiti e le passò le mani sulle tette, ma si fermò:
«Non porti il reggiseno…»
Per l'eccitazione, Maria, che si era fatta fare tutto senza lamentarsi e si sarebbe fatta fare anche di più con piacere, scosse solo il capo per dire no e papà, annuendo di approvazione, le ficcò di nuovo la lingua in bocca per baciarla con foga, quasi soffocandola. Quindi si staccò da lei e, lanciata un'occhiata allo specchio, emise la risata che avvisato la mamma del suo ritorno. Infine tornarono indietro.
Vista quella scena, mia sorella fu la prima a cedere e, portandosi le mani alla vagina nuda, sotto lo stesso vestito che ne copriva solo metà sedere, iniziò a masturbarsi. Guardandola mugolare mentre con una spalla poggiata al muro si succhiava le dita e le riportava tra le gambe, non potei fare altro che cedere anche io, perciò mi tolsi i pantaloni per lasciar libera l'erezione e iniziai a segarmi. Dal momento che avevo la mano sinistra libera, la allungavi verso Sandra e iniziai a tastare una delle sue natiche sode: aveva davvero un culo perfetto.
«Ma perché aspettare l'estate!» propose la mamma fingendo di essere più brilla di quanto in realtà fosse, quando papà e Maria tornarono a sedersi. «Una volta o l'altra facciamolo a casa nostra, in questo modo l'estate prossima non avremo problemi di imbarazzo».
«Non lo so, cara» replicò subito papà con un tono serio e apprensivo. «Non a tutti riesce farlo così d'improvviso».
«Ci sto!» esclamò subito Maria, eccitata oltre ogni dire e disposta anche a pregarlo pur di vedere mio padre di nuovo nudo.
«Perché non farlo adesso?» aggiunse Gerry parecchio più ubriaco di tutti gli altri, fissando la mamma con tale intensità che presto le avrebbe bruciato via i vestiti con il solo sguardo.
«Sì» rispose mia madre illuminandosi e accendendo gli occhi di Gerry e Maria di desiderio, che fu subito ripagato.
La mamma si alzò in piedi, prese due lembi del suo abito all'altezza del bacino e con un unico movimento fluido se lo tolse e lo lanciò via: dritta in piedi sui tacchi a spillo, rimase vestita solo dei suoi capelli biondi, con le sue bellissime tette in mostra e il monte di venere completamente depilato. Mio padre partì nello stesso istante di lei, ma andò con più calma e aveva più capi di vestiario, ma alla fine anche lui finì nudo: toltosi i pantaloni, sotto cui non portava gli slip, pose la sua asta eretta e venosa di 25 centimetri sotto il naso di Maria, che si leccò le labbra. I due vicini furono più impacciati e arrivarono per ultimi, ma si spogliarono. E da bravi figli, anche Sandra e io ci togliemmo i vestiti restanti, ma stavolta me la tirai vicino e le piantai le dita sulla vagina bagnata, mentre lei iniziò a segare me.
Maria si risiedette accanto a mio padre, che con noncuranza le mise un braccio dietro le spalle tirandola a sé, mentre teneva le gambe spalancate e si toccava poderosamente l'asta per tenerla dura; Gerry, invece, non fece neanche caso alle mani e alla fica della moglie così pericolosamente vicine ai genitali di papà, fissava bensì mia madre, tornata a sedersi sulla poltrona, massaggiandosi e scappellandosi il pene eretto: discreto ma non eccezionale.
Come sempre fu mi padre a iniziare lo spettacolo. Voltandosi verso Maria, che ubriaca com'era gli aveva già tastato il cazzo diverse volte, le ficcò contemporaneamente la lingua in bocca e due dita nella fica bagnata facendola guaire come una cagnetta. Gerry li guardò appena e non disse nulla: pareva non fregargliene molto che sua moglie stesse morendo dal desiderio di scoparsi mio padre.
«Lucia, perché non ti vieni a sedere vicino a me?» domandò Gerry alla mamma prendendo a masturbarsi apertamente verso di lei.
«No» rispose semplicemente lei, che, eccitata per tutti quegli occhi sul suo corpo nudo – compresi quelli di suo marito, che faceva godere Maria ma guardava lei – aveva aperto le cosce portando una gamba sul bracciolo e iniziato a scoparsi con le dita la fica bagnata, mentre si stuzzicava i capezzoli eretti delle sue tette perfette.
«Mi sembra giusto» sentenziò serio mio padre, staccando le sue labbra da quelle di Maria con uno schioccò e un risucchio per metterle una mano nei capelli ricci e spingerle la bocca sulla sua asta, cosa che la fece mugolando felice. «D'altronde abbiamo parlato di esibirci, mica di scambiarci le mogli».
«Cosa?» ribatté Gerry colto di sorpresa, indicando poi sua moglie, la cui gola stava venendo fottuta di fronte ai suoi occhi con tale foga da farla gorgheggiare e mugolare. «E voi allora?»
«Maria, al contrario di Lucia, lo vuole» rispose semplicemente mio padre alzando le spalle. «È così da quando me la scopai tempo fa».
Rosso per la rabbia, Gerry si alzò senza dire una parola e parve indeciso se andarsene offeso o prendersi la mamma con la forza; tuttavia, quando parve optare per la seconda, essendo la prima ingiustificata dal fatto che di sua moglie gliene importava poco, papà sfoderò il suo istinto da animale dominante e, tolta Maria dall'asta, si alzò per mettersi di fronte all'uomo con serietà e calma; e quello si fermò. Il paragone era ingiusto: da una parte c'era una verga di 25 centimetri unta della saliva della moglie dell'altro, dall'altra un membro ordinario. Mio padre fece in modo che il suo sfiorasse l'altro in modo da fargli sentire che anche la durezza non era da meno.
«Maria, vieni qui» ordinò papà alla donna ansimante e sudata sul divano, e quella eseguì correndogli in braccio.
«Lu, vai sul divano» ordinò una seconda volta, e la mamma si gettò dove prima stavano papà e Maria, rimanendo distesa e continuando a masturbarsi. «Lì ti vedrò benissimo».
«Tu» fece infine a Gerry, «in ginocchio!»
L'ospite, in un primo momento indeciso, deglutendo e percependo per intuito che, se non avesse eseguito, sarebbe stato il suo culo e non la fica di sua moglie a venire penetrato, eseguì.
«Non osare alzarti» lo avvertì calmo mio padre per poi fargli una magnanima concessione. «Ma se ti va, puoi masturbarti».
Dunque prese Maria, che tra l'eccitazione e l'alcol si era dimenticata di suo marito nonostante fosse lì a due passi, e, afferrandola per le sue ordinarie natiche, se la tirò in bracciò. La donna, che lo sentiva in arrivo, si lanciò al suo collo avvolgendolo con le braccia e gli allacciò le gambe intorno alla vita, aprendo le cosce di tripudio. E finalmente, con un solo colpo secco e un potente grugnito, papà piantò l'asta nella fica di Maria, tanto bagnata che il suo cespuglio nero era fradicio, cominciando a fotterla con tutte le sue forze.
«Oh dio, quanto mi sei mancato» urlò sguaiatamente Maria cavalcando selvaggiamente mio padre. «Fottimi più forte, ti prego!»
«Sei sempre la solita insaziabile ragazza, Maria» replicò mio padre, ora decisamente sudato. «Per questo devo dartelo con parsimonia».
«Ora però saziami che sono affamata» ansimò Maria per lanciarsi poi sulla bocca di papà e riiniziando a scopargli la bocca.
Nascosti e in silenzio nella stanza buia dov'eravamo, io e mia sorella non resistemmo più: le feci poggiare le mani contro il muro e cercai con la punta della mia asta la sua fica. Trovatala, la penetrai con la stessa foga che mio padre avrebbe usato al mio posto, ma spinsi Sandra completamente contro il muro, dove il mio bacino schiacciava il suo contro la parete, rendendo così non necessario tenerla per i fianchi. Con le mani libere, ora potevo torturarle i capezzoli turgidi e scoparla contemporaneamente. Lei apprezzò e fu tentata di baciarmi per dimostralo, ma i nostri occhi erano completamente rapiti da quello che succedeva nel salone di casa.
Papà ormai sbatteva tanto forte Maria che lei aveva preso completamente il controllo e guaiva parole balbettanti vagamente traducibili come incitazioni ad andare più forte. Sudata e ansimante, la mamma si masturbava come un'ossessa con gli occhi fissi su papà, che nonostante si stesse fottendo un'altra, desideravano solo la figa di sua moglie. Gerry, ormai persa la speranza di scoparsi qualcosa, se lo menava inginocchiato dov'era. Fu Maria la prima a venire.
«Oh santo cielo, mi stai aprendo in due! Vengo!» urlò lei.
Stritolando il corpo di mio padre, che la teneva ancora le natiche, muovendosi convulsamente sul suo cazzo e gridando ancora il suo piacere, la donna, sudata e sbavante, godette tanto che parve ne volesse ancora e ancora; tuttavia, quando l'orgasmo le diede pace, papà, che al contrario non era venuto, invece di continuare a fotterla, estrasse l'asta dalla donna senza metterla giù, la girò e le allargò le gambe in modo che la sua figa arrossata per la penetrazione e bagnata di umori fossi dritta in faccia a suo marito, quindi disse:
«Fallo!»
Maria sospirando di piacere, un piacere diverso, si lasciò andare a una bella pisciata dritta in faccia al marito, che rimase fermo e ansimante dov'era a prendersela. Anche Gerry era venuto: due fiotti di sperma era schizzato sul pavimento di fronte alle sue ginocchia.
Quando la pioggia dorata finì, mio padre, che aveva ancora l'asta eretta e dura, poggiò la donna con delicatezza sulla penisola e si voltò verso la mamma, che non aveva mai smesso di ansimare e fottersi la fica depilata con le dita. Capito subito le intenzioni del marito, si mise a pecorina.
«Vieni a prendermi» gli ordinò la mamma ormai al limite, allargandosi la vagina con le dita per far penetrare tutta l'asta di papà, che si lanciò su di lei con foga.
Mio padre entrò completamente dentro di lei e, afferratole i fianchi con forza, se la scopò con colpi energici e muggiti possenti, mentre la mamma, guardandolo per farsi guardare, ansimò e gemette intimandogli di andare sempre più forte; tuttavia, erano entrambi quasi al limite già prima di iniziare.
«Oh dio, mi fai godere!» urlò lei. «Vienimi dentro, ti prego!»
«Eccoti accontentata» ribatté lui.
Quando la mamma iniziò a dimenarsi e a gemere per l'orgasmo, papà le inondò l'utero con quattro secchiate di seme, accompagnando ognuno di esse con un colpo di bacino e un urlo di piacere. Estrasse quindi la sua asta unta dell'umore di due donne e del suo sperma e voltò a sé la mamma, rossa e ansimante, per baciarla.
A quel punto, toccò a me e Sandra nascosti nella cucina buia.
«Il tuo culo è vergine, vero, Sa?» domandai io, che ormai mi fottevo la fica di mia sorella oltre il mio limite.
«Sì, a Piero la do solo davanti» rispose lei ansimando e torturandosi il clitoride. «Se lo vuoi, prendilo e fammi venire».
Estraendo il mio cazzo da Sandra, lo puntai contro il suo ano e, grazie agli umori di lei, lo penetrai senza problemi mentre lei dava gli ultimi colpi alla sua vagina e veniva. Per tacitare i propri gemiti, iniziò a baciarmi con foga mentre io ricambiavo scopandole la bocca con desiderio, e intanto la stringevo forte per trattenerne i fremiti dell'orgasmo; ad ogni modo, anche io ero al limite. Ci volle meno di un minuto di sesso con quel culo sodo e perfetto per farmi venire: la riempii con tutto lo sperma che le mie palle potessero produrre.
Alla porta, entrambi nudi e guardando i due vicini – Maria seminuda, sudata, ansimante e scopata; Gerry sporco, umiliato e irritato – correre via nella notte verso casa loro, entrambi ubriachi, mio padre mise una mano sulla spalla di mamma.
«Sei stata meravigliosa, Lu» le fece lui serio e orgoglioso.
«Ho detto che avrei fatto qualcosa per lui, non ho mai detto che sarebbe stato qualcosa di buono. Così impara».
Per commenti, idee o altro: Andrea Sada (Skype), [email protected]
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