La gelosia di mia moglie

  • Scritto da Aspirantebsx il 25/11/2020 - 21:00
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LA GELOSIA DI MIA MOGLIE

 

Era passata più di una settimana dalle orge nella Spa AmoSodio (v. racconto Sesso di gruppo molto particolare).

Ci volle qualche giorno perché mi riprendessi.

Il culo, che il cerimoniere, con il suo cazzo maestoso, mi aveva sfondato, continuava a farmi male, e anche il mio cazzo, completamente svuotato dalle venute plurime nel corso dell’orgia, stentò non poco a riprendersi nei primi giorni.

Ma il ricordo di quel giorno indimenticabile continuava ad eccitarmi.

L’occasione di incontrare Erika, la trans con cui facevo ormai coppia fissa, si presentò la domenica in cui mia moglie preannunciò che sarebbe andata al mare con la sua amica, che sarebbe rientrata la sera, premurandosi di lasciarmi il pranzo pronto.

Mi precipitai ad invitare Erika a casa mia: avremmo passato insieme momenti piacevoli, senza fretta e con reciproca soddisfazione.

Erika si presentò in forma smagliante, calze nere retate, gonna corta e stretta, tacchi alti, maglietta attillata che ne esaltava le tette ben tornite, una lucente parrucca bionda e trucco non vistoso.

Avevamo tutto il tempo, ma anche una gran voglia, perciò ci denudammo in camera da letto e cominciammo a limonare, scambiandoci baci appassionati e mozzafiato, mentre le nostre mani tastavano dappertutto i nostri corpi, percossi da fremiti prolungati e le nostre lingue si intrecciavano, ci mordicchiavamo le orecchie, i rispettivi colli profumati.

Non tardò molto che i nostri cazzi erano diventati turgidi e duri come il marmo (il mio anche per effetto della pasticca di cialis che avevo ingoiato un’ora prima),

“Benvenuto” disse Erika, chinandosi verso il mio cazzo, scappellandolo dolcemente ed infilandoselo in bocca. Anch’io mi chinai verso il suo, leccandolo lentamente e assaporandolo, cercandolo di ritardare l’avido desideri di ingoiarlo e succhiarlo.

All’improvviso Erika smise di pomparmelo e, guardandomi negli occhi, sussurrò, con la sua voce suadente: “oggi ho una gran voglia di incularti”. “Va bene”, dissi io, staccandomi un po’ a malincuore dal suo cazzo, “lasciami solo prendere un po’ di vaselina” e così dicendo mi recai in bagno.

Mentre armeggiavo tra le varie creme di mia moglie in cerca della vaselina, vidi allo specchio Erika che si avvicinava alle mie spalle con il cazzo dritto e subito dopo mi sentii abbrancare dalle sue forti braccia e contemporaneamente avvertii qualcosa di duro e caldo che premeva tra le mie chiappe.

“Erika, tesoro, non essere impaziente, abbiamo tutto il tempo” dissi. “ti voglio subito, amore”, rispose. Feci appena in tempo a spalmarmi un po’ di vaselina tra le chiappe e già il suo cazzo prepotente premeva contro il mio buco per farsi strada. Mi piegai contro il lavandino per facilitarle la manovra e subito dopo lo sentii scivolare tutto intero, senza troppo sforzo, all’interno del mio ano.

Sostò un poco per assaporare quel momento, momento che permise anche a me di godere di quel pulsante corpo estraneo che mi aveva riempito il culo. Poi partì, muovendo ritmicamente le anche, accelerando sempre di più e con forza, tanto che dovetti puntellarmi con entrambe le braccia sul lavandino per non sbattervi contro. Sentendo i miei gemiti Erika aumentava il ritmo, dicendomi con la sua voce roca “sei mio--- godi… godi… ti sto sventrando”, “sììììì” dissi io, tra un gemito e l’altro.

Nel turbinio di passioni che ci aveva travolto, non sentimmo lo scatto della serratura della porta d’ingresso, ma subito dopo una voce improvvisa sulla porta del bagno: “ma… ma… che cosa?” ci lasciò di stucco. Io rimasi pressoché paralizzato nella posizione prona in cui mi trovavo, mentre Erika sfilava di scatto il suo cazzo turgido dal mio culo.

Mia moglie Gianna era tornata all’improvviso (seppi dopo che era ricorsa a questo trucco in quanto sospettava, da certi miei comportamenti ambigui, dalle mie frequenti assenze per cause non convincenti e dall’avermi una volta sentito pronunciare il nome di Erika al telefono, che sospettava che la tradissi con un’altra donna). Dopo la scena a cui aveva assistito e soffermandosi a guardare i nostri cazzi ancora tesi, si era portata le mani nei capelli, mormorando; “oh mio dio… oh mio dio”: mai si sarebbe aspettata di vedere ciò che aveva visto!

Io ero rimasto pietrificato, riuscendo solo a pronunciare, stupidamente: “ma tu

… mmmma tu…”.

Quando tolse le mani dal viso, Gianna sembrò sul punto di mettersi a piangere.

A questo punto fu Erika, con una abilità che non le conoscevo, a spezzare la tensione e quel silenzio assordante.

Le si avvicinò, le mise affettuosamente una mano sulla spalla e le disse, con la dolcezza di cui disponeva: “non giudichi suo marito, non lo condanni. Lui le vuole bene, la ama, non la lascerebbe mai. Lui con me fa solo sesso, quello che mi ha detto che non può fare con lei, per i suoi problemi fisici, ma le assicuro che mi parla spesso di lei in termini positivi, si sente che la ama e la apprezza e non vorrebbe mai perderla. Tra noi c’è solo sesso”. “ma con un uomo?” singhiozzò lei; “no, sono una donna con il pisello. Avrebbe preferito che facesse sesso con una donna vera?”. Lei fece di no col capo, “su” disse Erika, “lo perdoni, ci perdoni” e così dicendo la spinse dolcemente verso di me. “Coraggio, lo baci, non aspetta altro”.

Quando mi fu davanti, notai che la sua faccia era più distesa, la guardai negli occhi, le sorrisi e finalmente ci baciammo; lei ci mise una passione che non ricordavo da tempo- Stemmo così abbracciati per un po’, abbraccio cui si aggiunse Erika che abbracciava entrambi. Mi chiesi se avesse percepito nella mia bocca il sapore di cazzo di Erika.

Dopo un po’ Gianna sussurrò: “va bene, ho capito, ti perdono”, poi con voce decisa, pronunciò una frase che mai mi sarei aspettato: “però voglio partecipare ai vostri giochi”. Nel volto di Erika si dipinse un largo sorriso: “ma certo, tesoro, con molto piacere” e senza indugio, nuda com’era, la prese per mano e la condusse dolcemente verso la camera da letto ed io li seguii, con ansia ed un po’ di imbarazzo.

La fece mettere carponi sul letto, le si mise davanti, le prese le mani e le portò sul suo seno sodo e poi le fece scendere giù giù sul suo cazzo, tornato dritto, poi, sempre delicatamente, le prese la testa e la avvicinò ai suoi seni, che invitò a succhiare, cosa che Gianna fece, tenendo, sempre impugnando il cazzo teso di Erika: si comportava come un automa, seguendo disciplinatamente le indicazioni della trans; a me la scena sembrava surreale, tanto era imprevista, ma eccitante, tanto che il mio cazzo cominciò a risvegliarsi.

Ora Erika le aveva preso delicatamente la testa, avvicinandola al suo cazzo turgido e spingendo la sua bocca al contatto con la cappella; mia moglie inghiottì quella meraviglia, ancora pregna degli umori del mio culo, e cominciò a succhiarlo voracemente, mentre con la mano destra segava la parte rimasta fuori; forse troppo voracemente (non era mai stata molto brava nei pompini, tanto che poi, per poter venire, ero costretto a segarmi), tanto che Erika dovette intervenire: “no, non così, ti faccio vedere come si fa”. Fece cenno di avvicinarmi facendomi posto sul letto e dopo che mi ero inginocchiato davanti a lui, prese il mio cazzo, tornato duro, avvicinò la sua bocca, in posizione che Gianna potesse vederla, mi scappellò con la consueta delicatezza, mi leccò la punta guardando maliziosamente mia moglie, poi leccò l’asta, cominciando dalle mie palle pelose, ci giocò un po’ con la lingua per tutta la sua lunghezza, poi cominciò a ingoiarlo sempre di pi, affondandolo nella sua gola fino a farlo sparire, poi estraendolo e ingoiandolo di nuovo, quasi senza respirare e quando stavo godendo come un porco, interruppe le pompa e rivolgendosi a Gianna: “hai visto come si fa?” Mia moglie fece sì con la testa e si chinò nuovamente sul cazzo di Erika cercando di mettere in pratica quello che aveva imparato. Si applicò veramente con impegno e dedizione. Io ero ormai eccitatissimo. Poiché si era messa a pecorina, mi avvicinai al suo culo, le allargai le chiappe, vi affondai in mezzo la mia faccia e cominciai a leccare avidamente il suo buco, spingendovi dentro la lingua e le irrorai con la saliva tutta la fessura; lei mi lasciò fare, altre volte lo avevo fatto prima di metterle il cazzo nel culo, le poche volte che me lo aveva fatto fare (ma poi dovetti smettere, perché diceva che le faceva troppo male: il mio cazzo non era molto lungo, ma piuttosto tozzo e siccome la pratica mi eccitava molto, le si ingrossava dentro allo spasimo); ma quella volta non protestò, anzi inarcò le anche, protendendosi verso di me come per invitarmi ad entrare). Io corsi a prendere la vaselina e gliela spalmai tra le chiappe e una parte gliela infilai nel retto con un dito, poi una parte la stesi sul mio cazzo. Quindi glielo appoggia sul buco e cominciai a spingere, mentre lei protendeva i fianchi verso di me e piano piano, facilitato dallo strato di vaselina, scivolo tutto, fino alle palle, nel suo retto, provocandole un grido strozzato, a causa del fatto che stava inghiottendo il cazzo di EriKa.

Mi sistemai al meglio e quando vidi che stava rilassando i muscoli, cominciai a muovere i lombi, ritirando e spingendo il mio membro, con graduale accelerazione, procurando in mia moglie mugolii gutturali. In quei momenti sentii di amarla e glielo dissi: stava facendo tutto questo per me e voleva condividere il mio piacere e non potendo offrirmi la fica, perché provava troppo dolore, mi offriva l’altro buco. Ero talmente eccitato che la inculai con foga, mandandola più volte a sbattere contro la pancia di Erika; lei peraltro non mollava il cazzo della trans, cacciandoselo in gola più che poteva, come aveva imparato, allentando la presa solo quando sentiva mancarle il respiro e nel frattempo stringeva lo sfintere intorno al mio cazzo, quasi per bloccarlo dentro di sé. Non tardai a venire, riversandole nel culo tutta la sborra di cui disponevo, Rimasi per un po’ dentro di lei, esausto e soddisfato. Poi piano piano lo estrassi e mi avvicinai a quelle due per godermi la scena. Erika mi fece l’occhiolino, dicendomi:” vedi come è diventata brava!”; poi la fermò e indirizzò la sua faccia verso il mio membro, che ormai si stava ammosciando, invitandola a ripulirmelo; Gianna, docile, ubbidì, succhiando i residui di sborra e della merda raccolta nel suo culo (un tempo non l’avrebbe fatto).

Ma dopo aver eseguito scrupolosamente il suo compito, prese lei il pallino in mano e con piglio autoritario disse: “ora continuate a fare quello che stavate facendo quando vi ho interrotto”.

Era chiaro che voleva che anche Erika avesse la sua dose di godimento. Quest’ultima non se lo fece ripetere e guardandomi come per dire “hai capito!”, si posizionò dietro di me; io, felice per questo seguito inaspettato, mi predisposi a ricevere quel ben di dio tuttora duro come acciaio, protendendo le anche verso il pube di Erika, che subito si chinò verso il mio culo leccandolo voracemente e poi spalmandovi la vaselina. Sentii chiaramente il caldo della cappella che si faceva largo tra le mie becche e poi tutto il cazzo che mi scivolava dentro, provocandomi dei brividi incontrollabili. Gianna intanto aveva avvicinato la sua faccia alla mia e cominciò a baciarmi con trasporto e mentre il mio corpo vibrava sotto i colpi di Erika, mi sussurrava: “ti amo… ti amo… amore mio dolce… tesoro mio”.

Anch’io la amavo e amavo Erika, che aveva reso possibile tutto questo; Gianna soffocava coi baci i miei gemiti, sempre più frequenti. Erika mi trombava sempre più forte, facendo vacillare le nostre teste appiccicate. Ad un tratto si fermò di colpo. Cercava con tutte le forze, irrigidendo i muscoli, di trattenersi, ma dalle pulsazioni crescenti che pulsavano nei miei sfinteri, sentii che stava per venire e alla fine non potè trattenersi: un liquido caldo, uscito a fiotti, invase rapidamente il mio ano ed era talmente tanto che in parte fuoriuscì, colando sulle mie cosce, fino ai polpacci. Quando dopo un po’ il suo cazzo uscì, avvertii quel senso di vuoto che avevo imparato ormai a conoscere ogni volta che un cazzo fuoriusciva dal mio culo. Ma Erika, con il cazzo in via di ammosciamento, si interpose tra noi due, invitandoci a ripulirglielo; cosa che facemmo volentieri, disputandoselo tra le nostre bocche e continuando a baciarsi con quell’intruso in mezzo, che passava velocemente da una bocca all’altra; il gioco ci piaceva e ci divertiva e dopo qualche minuto lo restituimmo alla proprietaria lucido fino alle palle depilate; quindi ci accasciammo sul letto, sfiniti, ma soddisfatti.

“Lo rifaremo ancora, vero?” disse Gianna dopo un po’; “ma certo tesoro” disse Erika, baciandola teneramente. E lo avremmo sicuramente rifatto; meno l’esperienza di gruppo nella Spa, alla quale Gianna non poteva essere ammessa e che rimase un segreto tra me ed Erika e che avremmo continuato a frequentare di nascosto, all’insaputa di Gianna.

 

 

 

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